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Le ville claustrali della campagna palermitana coltivato per mezzo di estesi firriati.
Anche i più importanti ordini
religiosi, sulla scia della nobiltà, vollero
edificare delle residenze extra moenia,
Tra le ville nobiliari sei-settecentesche che punteggiano la Palermo extra moenia, da Bagheria alla secondo il binomio del vago et
Piana dei Colli, un ruolo di rilievo, ancora non del tutto indagato dalla storiografia, assumano le “ville fruttuoso. Fu così che cominciarono a
pie”, appartenenti ai più importanti ordini religiosi della città che, al pari dell’aristocrazia, non vollero proliferare un certo numero di “ville
pie”, così come le definisce il Villabianca,
rinunciare alla villeggiatura fuori porta onde trovare «bell’agio nelle fiorite stagioni» (Villabianca). ossia «i luoghi villereschi, che pel culto
di religione e di virtù cristiane tengono
luogo in contado, vicinissime al suo
abitato » (1) . Tra quelle citate dal
di Fabrizio Giuffrè Villabianca, un ruolo di rilievo assume,
dinnanzi il convento di San Francesco Fig. 2 - Pianta del piano terra della Badia dei Sett’Angeli ad Uditore (da M. De Simone, Ville
di Paola, la villa Filippina dei padri Palermitane dal XVI al XVIII secolo, SIAI, Palermo 1974).
Oratoriani di Sant’Ignazio all’Olivella
S
ino all’avvento dei Borboni cui si rese necessaria la realizzazione di residenza dove trascorrere lunghi (1755), dove poteva aver accesso Badia del Cancelliere in via Sampolo, celle affacciate sui due opposti fronti
(1734-35) ed almeno per pozzi, per attingere l’acqua che periodi di svago, senza mai perdere di «qualsiasi persona onesta, perché se la entrambe portatrici di una precisa dell’edificio. All’essenzialità del
qualche decennio dopo, la città scorreva nel sottosuolo e l’innalzamento vista l’aspetto fruttuoso, legato alla passi lecitamente in giuochi e tipologia che potremmo definire convento faceva da contrappunto l’aula
di Palermo risultava ancora definita di torri a difesa delle proprietà. Alla fine gestione ed allo sfruttamento agricolo trattenimenti di buona compagnia, peculiare delle ville pie claustrali della chiesa, preceduta nei due casi
entro il proprio circuito di mura. A del secolo XVII il territorio extra moenia del fondo. Il fenomeno di espansione terminando in sentire da quei buoni dell’agro palermitano, almeno per succitati da un anti oratorio, dove si
partire dal XVI secolo la appariva già intensamente coltivato, seguì tre distinte direttrici: Bagheria, padri la divina parola». Nei pressi quanto riguarda la seconda metà del concentrava l’estro creativo degli artisti
frammentazione della campagna in disseminato da bagli e masserie ed dove sorsero le ville più importanti, esistevano: la villa San Giuseppe secolo XVIII. La presente valutazione è oltre che l’impegno finanziario della
tante piccole proprietà, aveva spinto attraversato da una fitta rete di Mezzomonreale, luogo già prescelto (seconda metà del ‘700) della comunque da considerarsi parziale, committenza. Dal piano superiore si
la nobiltà e gli ordini religiosi ad collegamenti interpoderali. Nel corso diversi secoli prima dai Normanni per congregazione di Maria Ss. Del Fervore considerata l’assenza di ulteriori dati che accedeva anche alla loggia, così come
investire i propri capitali sullo del XVIII secolo, migliorate le l’edificazione dei propri solatia, e la che aveva sede nel complesso di San possano permettere il raffronto con le in tutti i conventi di clausura, da cui le
sfruttamento fondiario. Quelle terre condizioni di sicurezza del Regno, iniziò Piana dei Colli, appena fuori dal centro Giuseppe dei Teatini e la villa San Luigi altre fabbriche distrutte o integralmente religiose potevano assistere alle funzioni,
poco distanti dalla città murata, che a diffondersi un rinnovato interesse per cittadino. La contrada dei Colli, così Gonzaga (1796), edificata per volere trasformate (2) . La concezione protette alla vista da grate. Alle spalle
prima di allora erano state lasciate al la villeggiatura fuori porta per cui gli chiamata per via dei tre bassi del sacerdote Vincenzo Fontana per architettonica della villa pia, lontana dai dell’edificio, circondato da alte mura
pascolo ed alla sterpaglia, nel giro di esponenti della più alta aristocrazia promontori che cingono la pianura, tener occupati «li figliuoli e ragazzi della coevi esempi “laici”, andava a ricalcare di recinzione che garantivano la
due secoli vennero interessate da prima, e la nobiltà di toga allo scadere Pellegrino, Gallo e Billiemi, alla fine del povera e minuta gente ne’ giorni festivi, le necessità della committenza religiosa clausura delle religiose, si estendeva il
un’epica opera di colonizzazione, per del secolo, ambirono a possedere una XVIII secolo contava più di novanta per così allontanarsi dalle occasioni del e, generalmente allineata su strada, si giardino, generalmente un frutteto,
ville, ognuna delle quali facente capo vizio e del libertinaggio». Nella zona di organizzava attorno ad un nucleo attraversato da passiatori adorni di
ad un fondo coltivato. La costruzione Corso dei Mille sorgevano la villa delle centrale costituito dalla chiesa, a cui si panche e fontane.
delle ville, per la maggior parte dei casi Teste o dei Santi Pietro e Paolo (post saldavano delle ali, occupate
nate dal ripristino dei preesistenti bagli, 1767) dei congregati del Fervore e la principalmente dagli alloggi e dai servizi, La villa pia dei Sett’Angeli in
portò ad un graduale aumento villa Sacra Famiglia, fondata dal disimpegnate da un corridoio, secondo contrada Uditore
demografico, legato essenzialmente alla
moltitudine di contadini e popolazione
servile richiamata a lavorare a servizio
sacerdote Vincenzo Cottù per i confrati
di un oratorio che aveva sede nella
chiesa di Sant’Antonino. Di “ville pie”
un uso mutuato dalla tipologia
conventuale. Al piano terra si
disponevano ambienti di vario utilizzo,
L e cronache di metà ‘700, raccon-
tano che le giovani monache di
San Francesco di Paola del monastero
dei padroni: quelle prime comunità, ve ne erano tante altre, non esistenti al tra cui le cucine, la sala da pranzo e la dei Sett’Angeli(3) avevano cominciato ad
raccoltosi ai piedi delle dimore baronali tempo del Villabianca o da lui non biblioteca mentre al primo piano, accusare «oppressioni ed umor nero»,
che avrebbero, nel secolo successivo, censite. Di particolare interesse sono la accessibile per mezzo di un causa della difficile vita claustrale, fatta
dato vita alle borgate. Badia dei Sett’Angeli ad Uditore e la collegamento interno, erano ubicate le di digiuni e di penitenze, concentrata
Improntata a logiche tipicamente
feudali, la villa palermitana costituiva
un’entità indipendente dal punto di
vista produttivo e, così come i bagli,
appariva isolata dall’esterno; il nucleo
residenziale, a due elevazioni, faceva
gerarchicamente da corona agli estesi
corpi servili destinati alle attività agricole.
Elemento distintivo costituiva lo scalone
scoperto, a rampe doppie simmetriche,
elemento di mediazione tra la corte
aperta sul fronte ed il piano nobile con
la sua successione di ambienti destinati al
soggiorno della famiglia ed alla
rappresentanza. Alle spalle si estendevano
Fig. 1 - Pianta topografica dell’attuale Palermo, datazione incerta: al centro sono chiaramente visibili giardini geometrici, adorni di panche, Fig. 3 - Il prospetto di impronta marvugliana della Badia dei Sett’Angeli Fig. 4 - Il prospetto della Badia dei Sett’Angeli sul giardino posteriore
la villa San Giuseppe e la villa San Luigi Gonzaga, nei pressi del convento di San Francesco di Paola. fontane e padiglioni, separati dal fondo ad Uditore (foto dell’autore). (foto dell’autore).
NOTE
1) Per questa e le altre notizie sulle “ville pie”:
.M.E. Gaetani di Villabianca, Il Palermo
d’oggigiorno(1788-1802), in «Biblioteca storica
e letteraria di Sicilia», a cura di G. Di Marzo,
Luigi Pedone Luariel editore, Palermo 1874,
vol. XVI, pp. 135-140.
2) Cfr. S. Rao, Le «Ville Pie» e la grande
villeggiatura aristocratica, in Ville suburbane
residenze di campagna e territorio, atti del
convegno di studi, Istituto di Scienze
Geografiche, Palermo 1986, pp. 401-407.
3) Cfr. F.P. Castiglione, Le suore della Badia dei
Sett’Angeli, in «Segno», n° 236-237, luglio-
agosto 2002.
4) A. Mongitore, Diario, in «Biblioteca storica
e letteraria di Sicilia», a cura di G. Di Marzo,
Luigi Pedone Luariel editore, Palermo 1872,
vol. X, pp. 123-124.
5) M. De Simone, Ville palermitane dal XVI al
XVIII secolo, SIAI, Palermo 1974, p. 231.
6) F.M.E. Gaetani di Villabianca, Diario, in
«Biblioteca storica e letteraria di Sicilia», a cura
di G. Di Marzo, Luigi Pedone Luariel editore,
Fig. 8 - La chiesa di Maria Ss. Ausiliatrice alla Badia del Cancelliere (foto di Lorenzo Scherma). Palermo 1874, vol. XII, pp. 54-55.
7) G. Russo, L’Uditore e i Redentoristi: tra storia
Epifanio ed Eugenio Fumagalli, figli del dopo essere stato assegnato e cronaca, Amici di S. Alfonso, Palermo 1997,
celebre quadraturista romano Gaspare, all’Ospedale Militare (1871), venne pp. 341-342.
affiancati da Prospero Tumminia, adibito a convalescenziario. 8) A. Chirco, La borgata di Uditore: quando le
Gaetano Salerno ed Antonio Magistro, Restituita in seguito all’autorità monache arrivavano in carrozza, in «Per», n°
17, gennaio-aprile 2007, p. 24.
su disegno dello stesso Bruno. All’altare ecclesiastica, la chiesa divenne parrocchia
9) F.M.E. Gaetani di Villabianca, Diario, in
maggiore, due colonne scanalate con il titolo di Maria Ss. Ausiliatrice «Biblioteca storica e letteraria di Sicilia», a cura
sormontate da un timpano triangolare (1936), affidata ai Salesiani del vicino di G. Di Marzo, Luigi Pedone Luariel editore,
definiscono lo spazio entro cui è inserito Istituto Don Bosco, mentre il convento Palermo 1875, vol. XVI, p. 327.
Il sogno del Cancelliere (1781-82), olio venne affidato alle Figlie di Maria 10) Per questa e le altre notizie: A. Favata, G.
su tela di Giuseppe Crestadoro(13). Ausiliatrice (1944) che intrapresero negli D’Anna, La Chiesa di Maria Ss. Ausiliatrice:
Nel 1866, con la soppressione delle anni ’50 un radicale intervento di storia, arte, architettura, Palermo 2005.
11) «Non spregevole artista», così come lo
corporazioni religiose, il convento restauro e trasformazione del
definisce Agostino Gallo, il sacerdote Giovan
passò al Demanio Statale e nel 1887, complesso. Battista Bruno (1725 – post 1790) era stato
collaboratore del più famoso Salvatore
Attinelli. La sua più celebre opera era stato il
rifacimento interno della chiesa della Madonna
della Provvidenza presso l’omonimo
conservatorio a Palermo alla metà del XVIII
secolo (intervento poi seguito da un altro di
Salvatore Marvuglia). Cfr. E. Mauro, Bruno
Giovan Battista, in L. Sarullo, Dizionario degli
artisti siciliani: architettura, vol.1 a cura di M.C
Ruggieri Tricoli, Novecento, Palermo 1993,
p. 60 ad vocem.
12) La chiesa costituisce un ibrido tra un
impianto centrico, definito dall’aula
ottagonale, ed un impianto longitudinale
leggibile nella relazione tra il precedente ed i
due spazi del vestibolo e del presbiterio.
13) Giuseppe Crestadoro (quarto decennio del
XVIII secolo – 1808), allievo del celebre Vito
D’Anna, artista ampiamente richiesto in più
parti dell’isola, proprio in quegli anni realizzava
gli affreschi della sala da ballo della vicina villa
Ajroldi con Il Concilio degli Dei la
Presentazione di Psiche e Giove, su
commissione di quello stesso Stefano,
Presidente della Real Gran Corte, di cui si fa
menzione nella lapide all’ingresso della chiesa.
Cfr. C. Siracusano, La pittura del Settecento in
Fig. 9 - Particolare della volta a padiglione ottagonale della chiesa di Maria Ss. Ausiliatrice alla
Sicilia, De Luca, Roma 1986, pp. 300-308.
Badia del Cancelliere (foto di Lorenzo Scherma).