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COVID-19 e sostenibilità

La pandemia
Possiamo definire il 2020 come un anno orribile segnato da una tremenda
pandemia che ha colpito tutto il mondo. Paesi ricchi e poveri si sono trovati ad
affrontare una situazione che non si vedeva da almeno un secolo quando nel
1918 un'epidemia di influenza spagnola uccise 50.000.000 di persone,
specialmente i giovani.
Ancora non si riescono a capire precisamente le cause per cui questo virus ha
iniziato ad attaccare l'uomo, sappiamo che è partito dalla Cina a fine 2019,
precisamente dalla città di Wuhan. All'inizio si è ipotizzato che il virus sia
sfuggito involontariamente da un laboratorio della stessa città e poi si è
pensato che fosse partito dal mercato della città dove vengono macellati e
mangiati pangolini e pipistrelli. Ancora si stanno facendo indagini e nulla è
completamente certo ma sta di fatto che i mercati che commerciano e
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processano animali vivi o carne fresca di specie selvatiche rappresentano


un'interfaccia ad alto rischio.

Quindi perchè non si può parlare di pandemia e di


sostenibilità nella stessa frase?

Il trasferimento di agenti patogeni dagli


ospiti della fauna selvatica all'uomo
avviene nelle interfacce che aumentano
man mano che gli esseri umani invadono
e distruggono questi habitat. Sempre più
scienziati sostengono che il crescente
numero di virus che si trasferiscono
all'uomo dagli animali selvatici può
essere spiegato dalla perdita di
biodiversità: la crescita della popolazione, la costruzione di strade, il
disboscamento e l'estrazione mineraria stanno interrompendo gli habitat e
facendo sì che gli animali selvatici si ammassino insieme e entrino in più
stretto contatto con gli insediamenti umani creando maggiori opportunità per
la trasmissione della malattia.
I governi di tutto il mondo dovrebbero
chiudere definitivamente i mercati che
commerciano questi animali per il
consumo umano. Sono necessari
maggiori sforzi per comprendere e
valutare i rischi del commercio di
animali da compagnia, in termini di
trasmissione di malattie e rischi per la salute pubblica,e agire di conseguenza.
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Per la salute e la sicurezza globale, l'uso della fauna selvatica dovrebbe essere
limitato ai bisogni di sussistenza delle popolazioni indigene e delle comunità
locali, che generalmente non hanno altre fonti di proteine.
Il cinema già da diversi anni ci propone film su virus pandemici (Contagion
del 2011, Virus legale del 1995) e oggi la realtà sembra aver superato la
fantasia, è incredibile come i fatti narrati siano così realistici anche se creati
prima di tutto questo.

Gli allevamenti intensivi


Un altro problema fondamentale sono gli allevamenti intensivi e di
conseguenza l'espansione dell'agricoltura diventa la causa principale della
perdita di habitat e biodiversità, con foreste spesso abbattute per il pascolo o
per coltivare colture da reddito, compresi i mangimi per il bestiame allevato
industrialmente.
Secondo l'Organizzazione per
l'alimentazione e l'agricoltura,
l'80% della deforestazione è
dovuta alla conversione delle
foreste in terreni agricoli e
questa distruzione dell'habitat
causata dall'agricoltura è
accusata dell'emergere di nuovi
agenti patogeni nell'uomo.
Circa il 60% delle malattie
infettive umane sono di origine
animale, mentre tre quarti delle
malattie infettive nuove ed
emergenti sono trasmesse
all'uomo dagli animali. La maggior parte dei nuovi virus sono emersi per
causa di sistemi di allevamento intensivo e le loro pessime condizioni
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favorendo la vulnerabilità alle infezioni. Infatti più del 50% delle malattie
infettive zoonotiche emerse dal 1940 sono state associate a misure per
intensificare l'allevamento. Il genere umano dovrebbe farsi un esame di
coscienza e iniziare a rispettare di più la natura senza abbattere ogni giorno
foreste per far spazio ad allevamenti intensivi e per coltivare mangimi non per
il nostro sostentamento ma per allevare animali da macello. Ogni giorno si
inquinano fiumi, laghi e mari senza pensare che abbiamo un solo pianeta. Noi
consumiamo tutte le risorse che questo pianeta ci offre in 7 mesi, i successivi
5 sono solo di sfruttamento, sono solo risorse che leviamo alle generazioni
future.

Nonostante le molte domande senza risposta che rimangono, alcune


conclusioni sono già molto chiare, proteggere la nostra salute e costruire la
resilienza significa proteggere la biodiversità e la salute della fauna selvatica e
del nostro bestiame. Un ecosistema sano che supporta una diversità di specie
può ridurre la portata e la velocità di diffusione della malattia e quindi ridurre
la probabilità di pandemie ma se invece scegliamo un futuro di crescenti
monocolture di animali d'allevamento industriale, potrebbe essere solo una
questione di tempo prima di trovarci di fronte al prossimo virus.

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