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dT
qk k * A * (1.1.1)
dx
Il segno meno nella 1.1.1 serve per rispettare la convenzione sulla direzione
del flusso termico in funzione della temperatura.
Riportiamo, appunto, in fig 1.1 lo schema della convenzione sui segni per la
conduzione.
L Tfreddo
qk
A dx kdT
0 Tcaldo
(1.1.2)
5
A* k T
qk (Tcaldo Tfreddo ) (1.1.3)
L L / A*k
L
Rk
A* k
(1.1.4)
A* k
KK (1.1.5)
L
fig 1.2
fig 1.3
T ( x, t )
qk ( x , t ) k * A *
x
(1.1.6)
Questo per l’equazione 1.1.6 significa che nella lastra all’istante iniziale entra
una grande quantità di calore dalla parete posta a temperatura maggiore,
mentre in tutto il resto del corpo non si hanno flussi di calore.
fig 1.4
fig 1.2.1
Figura 1.2.2
10
In questo caso, dalla parte della parete calda la velocità va verso l’alto; caso
inverso dalla parte della parete fredda.
La differenza di temperatura che regola lo scambio è (T1-T2).
3) Deflusso esterno in convezione forzata con un’unica superficie delimitante
(figura 1.2.3).
Figura 1.2.3
Figura 1.2.4
11
du
= dy
(1.2.5)
du
dove il termine dy è il gradiente della velocità u rispetto la direzione n ad
essa normale.
Tutti i fluidi che hanno la viscosità costante, cioè indipendente dall’entità
degli sforzi si dicono “fluidi newtoniani”.
Sono di questa categoria tutti i gas e quasi tutti i liquidi omogenei non
macromolecolari.
Quindi ogniqualvolta un fluido incontra una parete cioè scorre su di essa, si
viene a creare uno strato limite di velocità cioè una zona interno alla quale il
moto è laminare viscoso (tutte le particelle si muovono parallelamente ed
ordinatamente senza intersecarsi mai).
12
Per via dell’attrito che la parete esercita sul fluido, la velocità dello stesso a
contatto sarà nulla.
Possiamo quindi definire un “coefficiente d’attrito alla parete” Cf che permette
la valutazione della forza di attrito superficiale:
2
Cf = s* (1.2.6)
* u2
Figura 1.2.7
V*D
Re= (1.2.8)
u * x
Re= Rex = (1.2.9)
u * xc
Rec= (1.2.10)
Esso infatti rappresenta il valore del rapporto tra le forza d’inerzia e forze
viscose in corrispondenza del quale i disturbi cominciano a crescere.
Risultati sperimentali hanno mostrato che il punto di transizione dipende dal
contorno della superficie, dalla rugosità della superficie, dal livello di disturbo
ed anche dallo scambio termico.
14
fig 1.2.11
Figura 1.2.12
dT
q superficie-fluido= -Kf*A ( dy )y=0 (1.2.14)
Tra l’altro esso non è neppure costante ma dipende da tutte le variabili dello
scambio termico.
Queste sono:
L= dimensioni che caratterizzano la geometria del sistema;
u= velocità del flusso;
= densità del fluido;
= viscosità dinamica del fluido;
Kf= conduttività interna del fluido;
Cp= calore specifico del fluido a pressione costante;
g= forza gravitazionale (convezione naturale);
Più espressamente:
hc=hc(L,u,,,Kf,Cp,g) (1.2.16)
dT Ts T
d( )
dy Ts T
hc *L*(Kf)-1= y 0
= y=0
Ts T y
d( )
L L
(1.2.17)
L
Nu = h c
Kf
(1.2.18)
Ts - T
q=Kf ' = h c (Ts-T) (1.2.19)
dalla quale
L
Nu (1.2.21)
t'
F(1,2,3,…..)=0 (1.2.21)
F(1,2)=0 (1.2.22)
hc D
1=
K
(1.2.23)
VD
2=
(1.2.24)
che rappresenta il numero di Reynolds, ReD con il diametro del tubo come
lunghezza caratteristica;
21
Cp
3=
K
(1.2.25)
Nu f ( Re D , Pr) (1.2.26)
Per valutare la potenza termica scambiata per convezione occorre determinare
il gradiente di temperatura della superficie.
L’equazione che regola la distribuzione di temperatura nello strato limite si
ricava mediante il primo principio della termodinamica.
Poiché si tratta di un fluido in moto, l’energia immagazzinata dalle particelle
di fluido viene asportata dal loro movimento; la portata dipende dalla velocità
delle particelle fluide ed è per ciò necessario risolvere prima il problema
idrodinamico per ottenere la distribuzione di temperatura.
Per ricavare l’equazione che fornisce la distribuzione di temperatura, si
consideri il volume di controllo elementare nello strato limite, delimitato dalle
superfici ab, bc,cd e da, e si faccia il bilancio di energia nelle stesse ipotesi
fatte scrivendo l’equazioni idrodinamiche.
L’equazione dell’energia per il sistema preso in considerazione può esprimersi
come:
T0 T 2T u
* c p (u * v* 0) k * 2 (u * * ) (1.2.27)
x y y y y
T T 2T
u* v* a* 2 (1.2.28)
x y y
con a=k/*cp.
Le velocità nell’equazione dell’energia, u e v, anno in ciascun punto (x,y) lo
stesso valore che nell’equazione dinamica.
Nel caso della lastra piana se =a e la temperatura della piastra Ts è costante,
una soluzione per la distribuzione di velocità u(x,y) è anche una soluzione per
la distribuzione della temperatura T(x,y).
Ciò può essere facilmente verificato sostituendo u a T nella 6.23 ed
osservando che le condizioni al contorno per T ed u sono identiche.
Usando la temperatura della superficie come riferimento e ponendo in 1.2.28
(T-Ts)/(T -Ts) come variabile, le condizioni al contorno sono:
=tPr(1/3) (1.2.29)
T - Ts
T Ts
=0.332 (1.2.30)
y 1
Re x Pr 3
x
1 1
T Rex 2 Pr 3 (1.2.31)
0.332 (T Ts )
y x
1 1
q k
h cx= 0.332 Rex 2 Pr 3
A(Ts T ) x
(1.2.33)
24
1 1
h cx x
Nu x= 0.332 Rex 2 Pr 3
k
(1.2.34)
1 1
Nu L 0.664 Re PrL2
3
(1.2.35)
h c 2 h cL (1.2.36)
hc
NuL * L 0.555 * (GrL * Pr) 0.25
k
(1.2.37)
* g * * (T T ) * L3
GrL (1.2.38)
2
e=hc/ (1.3.1)
Figura 1.3.2
occorre conoscere inoltre come essa è distribuita fra le varie lunghezze d’onda
e nelle diverse direzioni.
Infatti i corpi hanno in generale proprietà selettive sia nei confronti
dell’emissione che nei confronti dell’assorbimento e del rinvio di energia
raggiante, nel senso che essi emettono, o rispettivamente assorbono e rinviano
energia raggiante in misura diversa alle varie lunghezze d’onda.
Parimenti la distribuzione nelle varie direzioni dell’energia raggiante irradiata
da una sorgente, come pure la misura nella quale l’energia raggiante incidente
viene assorbita o rinviata o riesce ad attraversare un corpo dipende di regola
dalla direzione.
La potenza emissiva emisferica totale E(W/m2), è definita come l’energia
raggiante emessa per unità di tempo dalla unità di area di un corpo.
Essa permette di caratterizzare globalmente l’emissione, quale che sia la sua
distribuzione in funzione della lunghezza d’onda e della direzione.
In secondo luogo, occorre considerare una grandezza atta a caratterizzare la
distribuzione della potenza raggiante emessa fra le varie lunghezze d’onda,
ossia la distribuzione spettrale della radiazione.
Con la potenza emissiva emisferica spettrale E(W/m2*m), siamo in grado
di adempiere a tale scopo.
Essa è infatti definita come rapporto fra quella parte dE della potenza
emisferica emissiva totale che viene emessa nell’intervallo di lunghezze
d’onda compreso tra e +d e l’ampiezza d dell’intervallo.
La potenza emissiva emisferica spettrale è quindi funzione della lunghezza
d’onda, ed anche della natura del corpo emittente e della sua temperatura.
Essa è quindi espressa dalla funzione E=f(,T), restando inteso che la forma
della funzione dipende dalla natura del corpo emittente.
Mostriamo in figura 1.3.3 l’andamento di E generico.
28
fig 1.3.3
E= E * d
0
(1.3.4)
Ed non altro che l’area sottesa dalla curva di figura 1.3.3 ovviamente riferita
ad una determinata temperatura.
Come abbiamo detto precedentemente la radiazione è anche funzione della
distribuzione spaziale.
In questo senso definiamo l’intensità spettrale I,e, come la quantità di energia
radiante emessa alla lunghezza d’onda nella direzione (,) per unità di
area della superficie emittente normale alla stessa direzione, per unità
dell’angolo solido intorno la direzione (,), per unità dell’intervallo di
lunghezza d’onda d intorno al valore di lunghezza d’onda .
Per unità di area della superficie emittente normale alla direzione (,) si
intende che la proiezione della superficie emittente in direzione (,) deve
avere un’area unitaria
Quindi avremo:
dq
I ,e ( , , ) (1.3.4)
dA1 cos * d * d
29
2 2
(1.3.5)
E ( ) I
0 0
,e ( , , ) cos * sen * d * d
Noto che E è riferito alla superficie emittente ed I ,e è riferito alla proiezione
di tale superficie nella direzione (,) nella 1.3.5 è presente il termine cos
che tiene conto di questa differenza
Analogamente possiamo determinare l’espressione potenza emisferica
emissiva totale E in funzione dell’intensità spettrale I,e:
2 2
E (1.3.6)
I
0 0 0
,e ( , , ) cos * sen * d * d * d
I ,e ( , , ) I ,e ( )
(1.3.7)
Per questo caso particolare ma comunque valido per la maggior parte delle
superfici, la 1.3.5 diventa:
E ( ) * I ,e ( ) (1.3.8)
30
E * Ie (1.3.9)
Figura 1.3.10
Quindi per riassumere i concetti fin qui esposti in riguardo all’emissione si
può dire che un corpo che si trova ad una temperatura T emette radiazioni
termiche in tutte le direzioni alle varie lunghezze d’onda.
La potenza emissiva totale emisferica E da una indicazione della potenza
raggiante emessa dal corpo per unità di area.
La distribuzione di questa potenza in funzione della lunghezza d’onda ad una
certa temperatura è data dalla potenza emissiva emisferica spettrale E(,T).
Quando un fascio di energia raggiante colpisce un corpo, in generale, una
parte dell’energia viene da esso rinviata per riflessione(speculare o diffusa),
una parte viene assorbita ed una terza parte riesce, eventualmente, ad
attraversare il corpo.
Pertanto definiamo tre coefficienti in grado di esprimerci tali quantità.
31
ASSORBIVITA’
G ,ass ( )
(1.3.12)
G ( )
G ( ) * G ( ) * d
ass 0
(1.3.12)
G
G ( ) * d
0
( )* E ,n ( ,5800 K )* d
s 0
(1.3.13)
E
0
,n ( ,5800 K ) * d
RIFLESSIVITA’
G ,rif ( )
( ) (1.3.14)
G ( )
Figura 1.3.15
TRASMISSIVITA’
G ,tr ( )
(1.3.16)
G ( )
( ) * G ( ) * d Gtr
0
(1.3.17)
G
G ( ) * d
0
W ( x ) W ( 0) e * x (1.3.18)
1 (1.3.19)
questo esprime la relazione dipendente per ogni lunghezza d’onda .
Estendendo il tutto ad una configurazione spaziale emisferica abbiamo le
grandezze totali che sono nella relazione:
1 (1.3.20)
1 (1.3.21)
T1 T2 ..... Ts
(1.3.22)
1 * G * A1 E1 (Ts ) * A1 0 (1.3.23)
Ma poiché abbiamo considerato la cavità nera abbiamo che:
G E n (Ts )
(1.3.24)
Quindi come per il corpo 1 questo risultato può essere applicato a tutti gli altri
i corpi e quindi:
E1 (Ts ) E 2 (Ts ) E (T )
...... n s E n (Ts )
1 2 1
(1.3.25)
1 2
..... 1
1 2
(1.3.26)
e cioè in generale:
(1.3.27)
Questa relazione afferma che per ogni corpo alla stessa temperatura T
l’emissività emisferica totale coincide con l’assorbività totale emisferica .
Ovviamente si può particolareggiare la precedente nel senso che è comunque
valida ad ogni lunghezza d’onda che sia presa come riferimento, cioè:
(1.3.28)
, , (1.3.29)
C1
E ,n
5 e C2 / T 1
(1.3.30)
Sempre nei riguardi del corpo nero possiamo mettere in relazione la sua
potenza emissiva totale En in funzione della sua temperatura.
Questa legge prende il nome di legge di Stefan-Boltzmann, ed è:
En * T 4 (1.3.31)
=5.6696*10-8W/m2K4 (1.3.32)
C1=3.742*108W*m4/m2 (1.3.33)
C2=1.439*104m*K (1.3.34)
mT=C3 (1.3.35)
Dal principio di Kirchhoff si può dire che il corpo nero è quello che a parità di
temperatura emette molte più radiazioni qualunque sia la loro lunghezza
d’onda.
Inoltre la potenza emissiva spettrale di un corpo qualunque non nero può
essere dedotta da quella del corpo nero purchè sia nota la funzione che
esprime il coefficiente di assorbività del corpo che si considera.
Oppure il coefficiente di assorbività di un corpo può essere dedotto dalla sua
potenza emissiva spettrale e da quella del corpo nero.
Dalle leggi di emissione del corpo nero si deduce che quando aumenta la
temperatura si ha un aumento della potenza raggiante globalmente emessa;
la potenza emessa aumenta, oltre che globalmente, anche per ogni singola
lunghezza d’onda in maniera tale da far traslare verso l’alto l’andamento
39
e la posizione del massimo si sposta verso valori più piccoli della lunghezza
d’onda per cui risultano proporzionalmente più incrementate le radiazioni di
lunghezza d’onda minore.
Le stesso osservazioni e lo stesso andamento generale dei diagrammi di
emissione restano qualitativamente validi per tutti i casi di emissione per
temperatura da parte di corpi condensati, anche se non neri.
Accettando il fatto che l’emissività e l’assorbività spettrale e direzionale siano
uguali, dalle proprietà emisferiche si ricava che la precedente sarebbe:
2 / 2 2 / 2
* E ,n ( , T ) * d * G ( ) * d
0
? 0
E n (T ) G
Dal fatto che segue che affinchè la precedente sia valida devono
sussistere due condizioni da aggiungere alle due precedenti:
40
E ,n d E ,n d T
E ,n
F(0)=
0
0
T d T f T (1.3.37)
T 4 5
E ,n d
0
fig. 1.3.38
I ,er ( , , , T )
, ( , , , T )
I , n ( , T )
(1.3.39)
42
fig 1.3.40
E ( , T )
( , T )
E ,n ( , T )
(1.3.41)
2 / 2
( , , , T ) cos * sen * d * d
,
( , T ) 0 0
2 / 2
cos * sen * d * d
0 0
(1.3.42)
/2
( , T ) 2 , ( , , T ) cos * sen * d
0
(1.3.43)
E( T )
( T ) (1.3.44)
En ( T )
( ,T )E ,n ( ,T )d
( T ) 0
En ( T )
(1.3.45)
44
n (T) (1.3.46)
Questo è tra l’altro estendibile anche alle emissività spettrali cioè funzioni
esplicite della lunghezza d’onda.
Per dare un ordine di grandezza all’emissività spettrale (,T) di alcuni
materiali
1) L’emissività di superfici metalliche è generalmente piccola (0.02 per oro
argento)
2) La presenza di strati di ossido incrementano l’emissività della superficie
metallica
3) L’emissività dei materiali non conduttori è > 0.6
4) L’emissività dei conduttori aumenta all’aumentare della temperatura T;
comunque, nel caso dei non conduttori, dipende dal materiale l’aumento o
la diminuzione di (,T) con l’aumento della temperatura.