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3.1 ANEMOMETRO A FILO CALDO [6]

L’anemometro a filo caldo è uno strumento di misura di velocità di un fluido


gassoso costituito da un filo teso tra due sostegni, comunemente costruiti in
acciaio inossidabile o nichel.
L’elemento sensibile è costituito dal filo, il quale può essere, a seconda delle
specifiche necessità, o in tungsteno o in platino; leghe di platino sono necessarie
quando una maggiore accuratezza e precisione richiedono fili molto sensibili, con
diametri fino a 0,25 m.
Scopo primario e fondamentale dell’anemometro è lo studio di flussi turbolenti: è,
quindi, importante che l’elemento sensibile ed il circuito elettrico, a questo
associato, diano una risposta quasi istantanea ai velocissimi cambiamenti, che si
verificano nella corrente fluida.
Per ottenere misure di turbolenza accurate, le dimensioni del filo caldo non
dovrebbero essere più larghe della lunghezza della scala di Kolmegerov dei vertici
più piccoli.
Per misure di quantità, statistiche (componenti di velocità, sforzi di Reynolds) e
dimensioni standard della sonda (d = 4-5 m; l = 1,25 mm)
danno, spesso, ottimi risultati.

Fig.3.1.1: Tipi di anemometro a filo caldo: a) standard; b) a filo rivestito;


c) per misure di strato limite; d) con supporti piegati.
70

Per misure di turbolenza di bassa e media intensità, l’anemometro presenta dei


vantaggi rispetto ad altri strumenti, quali per esempio (LDA):
- bassa intrusività, dovuta alle ridotte dimensioni della sonda;
- ottimo rapporto segnale-rumore;
- bassa incertezza, che può raggiungere lo 0,1-0,2%, ma che non supera l’1%.
Il principio fisico su cui si basa l’anemometro è la trasmissione di calore dal
flusso all’elemento sensibile. La trasmissione di calore da un filo riscaldato, posto
in una corrente fluida, dipende dalle proprietà dell’ambiente fluido (, ,
conduttività termica e cp) e dai parametri del flusso (velocità, temperatura,
pressione).
Considerando un filo di lunghezza infinita, veloci relazioni di trasmissioni
possono essere espresse in termini di relazioni adimensionali tra i gruppi Nu., Re.,
Pr., Gr., Ma..
Basandoci sugli esperimenti e sul lavoro teorico di King (1917), la trasmissione di
calore, per convenzione, è spesso espressa nella forma:

Nu = A + B*Re 0,5
dove A e B sono costanti di calibrazione.
Nel 1946 Kramer la applicò a fili posti in aria, acqua e olio, ottenendo risultati
soddisfacenti nel range 0,01 Re 1000 e 0,71 Pr 1000 usando:

Nu = 0,72 Pr 0,2 + 0,57 Pr 0,33 Re 0,5


Per fluidi a bassa densità acquista una rilevante importanza il numero di Knudsen
(Ku = /d), legato al numero di Mach e di Reinolds dalla seguente relazione:

Kn = (/2)1/2 M/Re (3.1.1)

con  = cp/cv

A bassa velocità la convenzione naturale dalla sonda filo-caldo diventa


importante.
Collins e Williams (1959), attraverso diversi esperimenti, effettuati in aria con
sonde filo-caldo, arrivarono alla conclusione che le relazioni fin qui trovate non
sono verificate per Re  Gr 1/3
Dalla sperimentazione risalivano facilmente all’equazione:
71

Nu w/a -0,17 = 0,24 + 0,56 Re 0,15 (3.1.2)

per 0,02  Re  44, dove  m = (wa/2) è la temperatura di riferimento per le


proprietà del fluido (,,).
Nel caso di sensore a filo caldo di lunghezza finita, gli aspetti di trasmissione del
calore sono sostanzialmente differenti dal caso di filo infinito, principalmente per
la presenza dei supporti.
In contrapposizione con il filo, i sostegni sono massicci e la loro temperatura (t p)
sarà vicina alla temperatura (ta) della corrente fluida. A causa di questa differenza
di temperatura tra l’elemento filo e supporti, si avrà una distribuzione della stessa
non uniforme lungo il filo.
Questa distribuzione può essere determinata dall’equazione di bilancio termico
per un elemento infinitesimo del filo:

dQe = dQfc + dQc + dQv + dQs (3.1.3)

dove abbiamo che:


- dQe = calore prodotto per l’effetto joule
- dQfc = calore scambiato per convezione
- dQc = calore scambiato per conduzione
- dQr= calore scambiato per inraggiamento
- dQs = calore assorbito

Avremo quindi che i valori degli scambi termici sono determinabili tramite
l’espressioni:

dQe = (I2Xw/Aw) dx (3.1.4)

dove Xw la resistività alla temperatura tw e Aw è la sezione del filo.

dQfc = dh (tw - t a) dx (3.1.5)

ed anche

dQc = - KwAw (2tw/xt) dx (3.1.6)


dove nella precedente, K è la conducibilità termica del filo alla t.
Introduciamo ora l’espressione per il dQr:
72

dQr = d (twe – tse) dx (3.1.7)

 è la costante di Bellzman,  è l’emissività del sensore e ts è la temperatura del


mezzo.
Nella maggior parte delle applicazioni con l’anemometro a filo-caldo questo
termine è molto piccolo e si può trascurare.
Inoltre abbiamo:

dQa = wcwAw (tw/t) dx (3.1.8)

Si ha, quindi, che l’equazione di bilancio termico diventa:

2
 2Ta I w T
K w Aw   dh  Tw  Ta    w AwC w w  0 (3.1.10)
x 2
Aw t

in condizioni stazionarie tw/t=0 e, notando che w può esprimersi secondo


l’espressione:

w = a+00 (tw+ta) (3.1.11)

dove a e 0 sono i valori delle resistività alle temperature ta e 0°C e o


è il coefficiente di temperatura a 0°C, abbiamo, sostituendo in (3.1.10), che:

d 2Tw  I 2  0 0  I 2a
K w Aw     dh T  T 0 (3.1.12)
dx 2  Aw  w a
 Aw

essendo ta costante lungo il filo si ha che la precedente può essere scritta nella
forma:

d 2T1
 K1T1  K 2  0 ; Ti  Tw  Ta (3.1.13)
dx 2

la cui soluzione, prendendo un valore medio di h, atto a tenere K1= costante, è:


73

  12  
cosh K1 x  
K2   T
Tw  1  a (3.1.14)
K1   2 l 
1

 cosh K1 2  
 

Dall’integrazione di (3.1.14) abbiamo il valore medio della temperatura del filo:

  1 l 
tgh  K1  
K2  2
Tw,m  1   1   Ta (3.1.15)
K1  l 
K1 2
 2 

Essendo la perdita di calore per conduzione ai supporti

dTw
dx 1
2

(3.1.16)

e calcolando

dTw
Qc  2 K w Aw
dx x
l
2

(3.1.17)

e dalla (3.1.15) e tenendo conto che dalla condizione di filo infinitamente lungo
abbiamo che:

K2
 Tw  Ta (3.1.18)
K1

Ponendo (lunghezza fredda):

1
1 d  K w Rw 1  2
 lc    (3.1.19)
K1 2  K Ra N u 
74

dove Rw ed Ra sono le resistenze alla temperatura Tw e Ta.


Sostituendo tutto in (3.1.15) abbiamo:

x
cosh 
Tw  Ta  l0 
 1 (3.1.20)
Tw,  Ta  l 
cosh 
 2l c 

Analogamente per la temperatura media:

 l 
tgh 
Tw,m  Ta  2l 0 
 1 (3.1.21)
Tw,  Ta l
2l c

Dalla formula di Lc si vede che essa non dipende da l e, per un filo di tungsteno di
5 m, con Rw/Ra=1,8, lc sarà di circa 30 d..
Se l = 1,25 mm. e lc = 4l, avremo:

Tw1 max  Ta
 1,3
Tw1 m  Ta
(3.1.22)

Quindi si evince che più l cresce in rapporto a lc e più il comportamento della


sonda reale si avvicina a quello della sonda ideale.
Per le applicazioni dell’anemometro risulta vantaggioso minimizzare la
percentuale di calore perso per conduzione ai supporti, in relazione a quello
ceduto per convezione dalla:

 Tw   Ta   l 
Qc  2 K w Aw  1 tgh 
 lc   2l c 
(3.1.23)

Usando:
75

l
 2l l 
Q1c  2
dh Tw  Ta  dx  dlhTw1  Ta  1  c Tgh
2lc 
l

2  l
(3.1.24)

Si evince da queste due ultime equazioni che Qc varia lentamente al crescere di


l2lc, mentre Qfc cresce circa linearmente con l.
Quanto detto significa che, per minimizzare l’effetto del calore perso per
conduzione con i supporti, l deve essere più lungo possibile e che il materiale del
filo deve avere un basso valore di Kw.
Nella maggior parte dei casi, Qc è circa il 15% del calore trasmesso dal filo:
Qc0,15Qcf.

Fig.3.4: Distribuzione della temperatura lungo un filo caldo alla variazione del
valore di l/lc
La resistenza R di un elemento del filo, posto a temperatura uniforme, è data da:

l
R (3.1.25)
Aw
76

nella quale equazione l è la lunghezza del filo, Aw è la sezione del filo,  è la


resistività per unità di lunghezza.
La resistività del filo dipende, naturalmente, dalla temperatura, secondo la formula
approssimata:

 w   0 1   0  Tw  T0   (3.1.26)

e sostituendo nella formula (3.1.22), per una temperatura media Twm del filo, si ha:

l l
2
w 2
1   0  Tw  T0   dx  R 1    T  T  
Rw  A l w
dx   l
0
Aw
0 0 w 0
 
2 2

(3.1.27)

L’equazione di bilancio del calore per un segmento di filo di lunghezza l può


essere scritta, usando la (3.1.1.12):

R w ,  R a
Tw,  Ta  (3.1.28)
 0 R0

I 2 Rw,  dhl  Tw,  Ta   lK  Tw,  Ta  Nu


(3.1.29)

Dall’analisi dimensionale avevamo trovato che:

Nu = 0,42 Pr0,2+0,57 Pr0,33 (Re0,5)

e combinando tutto nella (3.1.29) abbiamo un’equazione riferita alla legge di


King:

I 2 R w ,
 A  BU 0,5 (3.1.30)
Rw ,  Ra

che per una sonda reale, quindi con perdita di calore per conduzione con i
supporti, diventa:
77

I 2 Rw
 A  BU n (3.1.31)
R w  Ra

dove Rw è la reale resistenza del filo ed è legata alla temperatura Tw dalla


seguente:

R w  Ra
Tw  Ta  (3.1.32)
 0 Re

e le costanti A, B ed n verranno trovate dalla calibrazione dello strumento.


Dalla (3.27) notiamo che un cambiamento della velocità fa variare R w ed I2, per
cui dalla conoscenza di queste avremo la nostra incognita U.
Si può anche evincere, sempre dalla (3.1.31), che conviene tenere ferma una delle
due variabili I od R, rendendo più semplici ed immediate le risposte dello
strumento.
Avremo, dunque, due casi:
- Anemometro a corrente costante, in cui I=h e la velocità sarà determinata dalle
fluttuazioni di Rw;
- Anemometro a temperatura costante, in cui Tw = costante, Rw = costante e la
velocità sarà determinata dalle variazioni di I.
78

3.2 ANEMOMETRO A TEMPERATURA COSTANTE [6]

Introducendo il voltaggio del filo Ew=IRw ed usando la (3.1.31) nella (3.1.30)


abbiamo:

  A  BU n  Tw  Ta 
E 2w
(3.2.1)
Rw

L’uscita dell’anemometro E sarà collegata ad Ew dalla formula seguente:

R1  Rc  Rw
E Ew (3.2.2)
Rw

dove R1=R.probe ed Rc=cable R.


Avremo, quindi, che:

2
  A  BU n  Tw  Ta 
ERw
(3.2.3)
 R1  Rc  Rw  2

che nel caso di anemometro a temperatura costante, R w rimarrà costante e A, B ed


n avranno valori costanti, dipendenti da velocità e temperatura.
La sensibilità di Ew al variare della velocità e della temperatura corrisponde alle
seguenti equazioni:

1
E nBU n 1  Rw  Tw  Ta   2 (3.2.4)
Su  w   A  BU n 
U 2
79

1
E 1  R  A  BU n   2 (3.2.5)
S  w    w
 2  Tw  Ta 

dove  rappresenta le piccole fluttuazioni rispetto alla temperatura del fluido Ta:

ew  S uU  S  (3.2.6)

o, nella pratica, l’uscita dell’anemometro:

e  S uU  S  (3.2.7)

La (3.2.4) e la (3.2.5) esprimono le variazioni del voltaggio, rispettivamente del


filo e dell’anemometro, con Ew legato ad E tramite la (3.2.1).
Definito Rw/Ra come il rapporto di surriscaldamento (R.S.), avremo che un alto
R.S. è raccomandato per le misure di velocità, mentre per ottenere un’alta
sensibilità alla temperatura occorre un basso R.S.
Quando una sonda a filo caldo viene posta in un flusso turbolento non isotermico,
sia Ra che Rw variano col corpo. Questo significa che nella (3.2.6) ci si riferisce a
temperature medieRw edRa. Quindi:

  Rw  Ra  nBU n 1  nBU n 1 I 3Rw


2 2
S u ,cc  
Ra  A  BU n 
2
IRa
(3.2.8)

  0 I R w Re
S ,cc 
Ra
(3.2.9)
e quindi si perviene alla:
80

ew  S ,cc  S u ,ccU (3.2.10)

3.3 Anemometro a corrente costante [6]

Un tipico circuito a corrente costante, al quale è incorporato il ponte di


Weaston, viene mostrato in figura 3.3.1

Fig.3.3.1: tipico circuito di anemometro a corrente costante

Selezionando, ad una determinata velocità, un rapporto di surriscaldamento R w/Ra,


si calcola Rw e si equilibra il ponte tramite la seguente equazione:

Rw  RL R3
 (3.3.1)
R1 R2

osservando il Galvanometro G.
81

Questa condizione è ottenuta variando R3 e regolando Rs; la corrispondente


corrente I, che attraversa il filo, è misurata dall’amperometro.
Durante la calibrazione la corrente I è tenuta costante per ogni valore di velocità;
il ponte è bilanciato regolando R3 ed Rs ed il corrispondente valore di Rw è
determinato tramite la (3.2.9).
Conoscendo I ed assumendo n=0,5, tramite la calibrazione otteniamo i valori di A
e di B dall’equazione:
2
  A  BU n 
IRw
(3.3.2)
Rw  Ra
Nella risposta in frequenza dell’anemometro a corrente costante a causa
dell’inerzia termica del filo, questo non risponderà istantaneamente ai
cambiamenti, che si verificano nelle condizioni del flusso. La risposta in
frequenza del filo stesso può essere stimata se si assume che esso sia lungo
abbastanza da ignorare le perdite conduttive di calore verso i sostegni e che la
temperatura lungo il filo sia uniforme.
L’equazione di bilancio di calore totale del filo di lunghezza l, usando la (3.3.2)
per lo scambio convettivo, può essere scritta nel modo che segue:

I 2 Rw   Rw  Ra   A  BU n    wC w Aw l
dTw
(3.3.3)
dt

Esprimendo Tw in termini di Rw avremo:

I 2 Rw   Rw  Ra   A  BU n  
C w dRw
(3.3.4)
 0 R0 dt

dove Cw rappresenta la capacità termica del filo.


Ponendo:

Cw
M
 0 R0  A  BU n  I 2 
(3.3.5)

sviluppiamo la (3.3.5) nel modo seguente:

dRw A  BU n
M  Rw  R (3.3.6)
dt A  BU n  I 2
82

La (3.3.6) è un’equazione del primo ordine con i coefficienti, in generale, non


costanti.
La variazione temporale della funzione:

 t 
 A  BU  R
n
a
(3.3.7)
A  BU n  I 2

può essere dovuta a variazioni della velocità U, a fluttuazioni della temperatura


del flusso Ta e, quindi, a fluttuazioni di Ra o, nel caso di flusso non isotermico, a
variazioni di entrambe U ed Ra. In tutti i casi, comunque, la risposta di R w alle
variazioni è caratterizzata dalla costante tempo M.
La (3.3.6) ci mostra come M vari fortemente con la U.
La risposta del sensore filo caldo alle piccole perturbazioni, nel dominio della
frequenza, può essere valutata se si assume che la velocità del flusso sia una
funzione periodica con frequenza angolare w(=2f).
Hinze (1959) mostrò che l’ampiezza del segnale in uscita dal filo caldo è
proporzionale a (1+w2M2)-1/2 ed ha una fase uguale ad arctg (-wM).
Da questa relazione si evince che, se w=1/M, l’ampiezza si riduce di (-3dB) e la
fase sarà –45°.
L’espressione di M può essere scritta nel seguente modo:

 C      R / R  1 
2

M   w w  d 2   w 2a  (3.3.8)
  0 0  4   I 

essendo la risposta dell’anemometro a corrente costante tanto più rapida quanto


più piccola è M.
Corrsin (1963) mostrò che M è proporzionale a d3/2, se d1m e, quindi, per
ridurre M bisogna ridurre il diametro del filo.
83

Fig.3.3.2: Risposta in frequenza di un anemometro filo caldo singolo di diametro


5m , in modalità corrente costante, al variare della velocità del flusso.

Nella figura 3.3.2 troviamo la risposta in frequenza di una tipica sonda filo caldo.
La figura evidenzia come M decresca con l’aumentare di U e dalla stessa si evince
anche che la parte piatta della funzione risposta in frequenza arriva al massimo a
100 Hz, frequenza troppo bassa per lo studio di fenomeni turbolenti.

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