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Diocesi di Cassano All’Ionio

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Il ruolo del fondatore e la sua funzione legislativa


“Ciò che avete imparato,
ricevuto, ascoltato e veduto
in me, è quello che dovete fare.
E il Dio della pace sarà con voi!”
(Fil 4,9)

INTRODUZIONE
Con la Chiesa e con tutta la Cristianità anche voi celebrate così la vostra storia, breve ma
significativa, fatta di un passato e di un presente di grazia e di misericordia e insieme vi aprite con
speranza al futuro per rispondere con tutte le forze alle attese che Dio ha sulle vostre persone e sulla
vostra Famiglia religiosa.
Da qui la necessità, per tutti voi, di conoscere meglio il Fondatore, di studiare i suoi scritti, di
ritornare a lui come alla sorgente.
L'oggetto particolare della nostra riflessione è il carisma che il vostro Fondatore vi ha
trasmesso1. Ciò sarà certamente utile nel cammino di fedeltà creativa che il vostro Istituto è
chiamato a percorrere, perché il carisma va vissuto da voi nell’oggi incarnandosi nella storia2:
perché questo avvenga è necessario attingere continuamente alle sue fonti.
Ve ne parlerò nella sua comprensione concettuale e teologica, in quanto si può considerare
che tale realtà è fondante per qualsiasi istituzione religiosa. Gli argomenti, pertanto, saranno il
carisma dei fondatori, la loro esperienza dello Spirito, il loro specifico carisma e, infine, il carisma
dell’Istituto.

1 In questo lavoro, specie per la parte sul carisma, mi riferisco principalmente ai seguenti studi: G. ROCCA, Il
carisma del fondatore, in: Claretianum, XXXIV, pp. 31-105; P. T. GRZESZCZYK, Il carisma dei fondatori, Roma, s. e.,
1974; P.-R. RÉGAMEY, Carismi, in: G. PELLICCIA-G. ROCCA (edd.) , Dizionario degli Istituti di Perfezione, vol. 2,
Roma, Paoline, 1975, coll. 299-315; E. GAMBARI-J. LOZANO-G. ROCCA-S. BURGALASSI-M. OLPHE GALLIARD,
Fondatore, in: Dizionario degli Istituti di perfezione, op. cit., vol. 4, 1977, coll. 96-108; F. CIARDI, I fondatori uomini
dello Spirito. Per una teologia del carisma di fondatore, Roma, Città Nuova, 1982; V. BERTOLONE, II carisma
cusmaniano nelle speranze della Chiesa, in: La "Chiesa" del Cusmano. Atti del convegno di studi cusmaniani -
Palermo, 11-12 Marzo 1994, Palermo, ed. EDI-OPTES, 1995, pp. 237-274.
I testi magisteriali di riferimento sono stati: CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Costituzione dogmatica sulla
Chiesa Lumen Gentium (citeremo LG) , 21. 11. 1964, in: AAS 57 (1965) ; CONCILIO ECUMENICO VATICANO II,
Decreto sul rinnovamento della vita religiosa Perfectae Caritatis, 28. 10. 1965, in: AAS 58 (1966) (citeremo PC) ;
SACRA CONGREGAZIONE PERI RELIGIOSI E GLI ISTITUTI SECOLARI, Istruzione Elementi essenziali
dell'insegnamento della Chiesa sulla vita religiosa, 31. 5. 1983, in: Enchiridion Vaticanum, vol. 9 (citeremo EL) ;;
SACRA CONGREGAZIONE PER I RELIGIOSI E GLI ISTITUTI SECOLARI E SACRA CONGREGAZIONE PER I VESCOVI,
Istruzione Mutuae Relationes, 14. 5. 1978, in: AAS 70 (1978) (citeremo MR); PAOLO VI, Istruzione Ecclesiae
Sanctae, 6. 8. 1966, in: AAS 58 (1966) (citeremo ES) ; IDEM, Esortazione apostolica Evangelica Testificatio 29. 6.
1971, in: AAS 63 (1971) (citeremo ET) 11; GIOVANNI PAOLO II, Esortazione Apostolica Redemptionis Donum,
25. 3. 1984, in: AAS (1984) (citeremo RD) ; IDEM, Esortazione apostolica postsinodale Vita Consecrata, Città
del Vaticano, ed. Libreria Editrice Vaticana, 1996.
2 «La funzione dei singoli carismi religiosi è storicamente condizionata. “Vi è una curva vitale che li riguarda. In momenti di
cambio culturale vi sono stati gruppi che sono stati annientati o sono scomparsi per mancanza di adattamento e di creatività»:
L. PREZZI, Lettera ai Padri sinodali. Dal convegno USG - Roma, 22-27 novembre 1993, in: Regno - attualità 22 (1993) p.
650.
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1. CHE COS’È IL CARISMA?


1.1. “Carisma” nella sacra Scrittura
Il termine greco chárisma si trova solo nel nuovo Testamento3 e designa qualsiasi grazia
(cháris) o dono che la benevolenza divina concede ai credenti per l'edificazione della Chiesa.
Il grande teologo del “carisma” è Paolo. Dalla letteratura del corpus paolino ricaviamo che per
lui è qualcosa di intimamente connesso all'insieme dell'economia salvifica, come dono “speciale che
viene da Dio”, propriamente dallo Spirito Santo, ed è affidato ad alcuni che, utilizzandolo,
coopereranno al bene dell’intero Corpo ecclesiale. Egli mostra come nella comunità cristiana vi
siano doni molto diversi fra loro, alcuni direttamente legati a ministeri (presidenza) o stati di vita
(verginità, matrimonio, cfr 1Cor 7,7) e altri più “liberi” (profezia); alcuni “ordinari”
(insegnamento) e altri “straordinari” e perciò occasionali e spesso anche altamente spettacolari
(glossolalia, guarigioni, miracoli) . Le sue preferenze vanno in modo evidente a quelli che sono più
intimamente ordinati alla crescita della comunità nella fede (profezia, cfr 1Cor 14,1-5) e a quelli
che permettono di dedicarsi al Signore “senza distrazioni” (verginità, cfr 1Cor 7,7.32.35) . Gli Atti
degli Apostoli mostrano come molte manifestazioni carismatiche abbiano contribuito alla
predicazione, al nascere e al consolidarsi delle prime comunità4. Paolo, che conosce molto bene
questa realtà, e cerca, soprattutto nella “magmatica” comunità di Corinto, di indirizzare i cristiani a
servirsi dei carismi per il bene comune. Per questo mette la carità “al di sopra di tutto” (cfr Col
3,14; Gal 5,14; 1Cor 14,1) , invitando così i fedeli a non credersi superiori agli altri a motivo delle
spirituali esperienze spirituali e dei doni carismatici loro concessi (cfr 1Cor 12-14) .

1.2. Il lungo cammino verso la formazione del concetto tecnico di carisma


Al termine dell’epoca apostolica, con la scomparsa dei carismi straordinari e spettacolari, la
riflessione su questo tema si è evoluta lentamente.
Nel periodo patristico- latino5, il termine greco scompare presto e, soprattutto Gregorio
Magno, lascia il posto al concetto teologico di “dono dello Spirito”, identificato talvolta con le virtù
e denominato signa virtutum. Ecco perché s. Tommaso, seguito dalla Scolastica e dalla teologia
cattolica fino alla fine del secolo scorso, non ritiene necessario formulare un concetto tecnico di
carisma, limitandosi a considerarlo nella categoria delle “grazie gratuitamente date”.
Alla fine dell’Ottocento, partendo dalla radicalizzazione del concetto biblico di “chárisma” si
arriverà con Sohm e Harnach alla contrapposizione tra carisma e gerarchia6, cui Leone XIII

3 Ricorre in tutto diciassette volte, prevalentemente nelle lettere di Paolo (16 volte).
4 Cfr ad es. At 2,14-36; 5,12; 9,31; 10,44-48; 11,28; 13,1-3; 13,9; 21,9.
5
I Padri greci, pur mantenendosi ancorati al dato biblico, hanno man mano applicato il termine chàrisma a tutte le
realtà umane e spirituali che ritenevano direttamente provenienti da Dio, allargandone così l’interpretazione
fino ad includervi quelle qualità e “talenti” grazie ai quali una persona è in grado di svolgere i compiti che le
vengono assegnati, anche al di fuori dell’ambito ecclesiastico.
6 È la scuola teologica nordamericana, nata negli ambienti del protestantesimo di corrente calvinista. Da questa

posizione avranno origine il neopentecostalismo americano e altri movimenti.


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reagisce affermando che solo nel Magistero gerarchico è possibile riscontrare la presenza
dell'autentica guida carismatica7.
Pochi anni dopo, Max Weber, uno dei padri della moderna sociologia, elabora un concetto
laicizzato di carisma8. La persona carismatica, nella sua prospettiva, assume la connotazione di
capo, di leader che assoggetta a sé i suoi gregari o “discepoli”, sfruttandone l'emotività mediante la
propria forza psicologica.
Nella Mystici Corporis papa Pio XII (1943) riconosce nei carismi ordinari e straordinari uno
degli elementi costitutivi del mistero della Chiesa9. Da queste affermazioni si sviluppa una ricca
discussione teologica, di cui è protagonista Karl Rahner, il quale ritiene che l'elemento carismatico
appartenga all’essenza della Chiesa, come i ministeri e i sacramenti10. È perciò impossibile
qualsiasi opposizione tra la realtà ministeriale gerarchica e i carismi, che sono doni dell’unico
Spirito11. Rahner sottolinea anche che il sorgere del monachesimo e delle varie forme di vita
religiosa successive è di origine carismatica e che i loro fondatori erano dotati di carismi, ma non
parla di uno specifico carisma fondazionale. Grazie a quest’intenso lavorio, a partire dagli anni
Cinquanta (del secolo scorso), il concetto di carisma entra a pieno titolo nella teologia e nel
magistero ed oggi è considerato indispensabile per la comprensione della vita ecclesiale e, in essa,
della vita consacrata.
Il concilio Vaticano II accoglie pienamente l’idea biblica di carisma (LG 12) 12, sebbene non
adotti l’espressione “carisma della vita religiosa”. Ciò nonostante, diverse espressioni conciliari
mettono il concetto di carisma in rapporto agli Istituti religiosi e sottolineano come la speciale
grazia ad esso legata ponga il religioso in una posizione privilegiata per agire in vista
dell'edificazione del Regno. Il “Perfectæ Caritatis” (2b) , preferisce perciò la parola “spirito” per
designare lo specifico della fondazione di un istituto religioso

7
Cfr LEONE XIII, enc. Testem Benevolentiæ, 22.1.1899.
8 Cfr S. BURGALASSI, Carisma. Aspetto sociologico, in: Dizionario degli Istituti di Perfezione, op. cit., vol. 2, 1975 , coll.
298-299. Weber continua, forse inconsapevolmente, la strada aperta dai Padri greci. S. Tromp, nel 1966, segnala
nel Dictionnaire de Spiritualitè l’ormai avvenuto allargamento di significato del termine “carisma” ad indicare
ogni tipo di talento umano (cfr DSp 3807) .
9 Cfr PIO XII, enciclica Mystici Corporis, 29.6.1943, in: AAS 35 (1943) pp. 214 ss. .

10 A suo modo di vedere, l'unica differenza con questi ultimi sta nel fatto che, mentre i ministeri traducono i doni

dello Spirito in forme di servizio stabili e chiaramente determinate, il carisma appartiene alla libera e
imprevedibile azione dello Spirito. Cfr K. RAHNER, Das Dinamische in der Kirche, (= Quæstiones Disputatæ, 5) ,
Freiburg / Br., 1958, p. 52. Anche: S. TROMP, L’Esprit Saint âme de l’Eglise, in: Dictionnaire de Spirtualitè, vol.
4°/2, 1961, pp. 1296-1302.
11 Promuovere, infatti, la circolarità e la reciprocità dei carismi, intesa come scambio dei doni, significa riflettere

anche su quanto la stessa vita consacrata realizzi nell'animazione del popolo di Dio, la comune vocazione alla
santità (LG 39) .
12 Utilizza quattordici volte il termine: 11 volte il sostantivo e 3 volte l’aggettivo corrispondente.

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1.3. Il “carisma del fondatore”


Nel 1971, con l'esortazione Evangelica Testificatio, Paolo VI conia l’espressione “carisma dei
fondatori” e la introduce nel linguaggio magisteriale13, nel quale e dal quale è da allora adottata
stabilmente, in sostituzione o, meno spesso, in abbinamento con “spirito”. Le due parole, infatti,
hanno un contenuto analogo, ma “carisma” risulta molto più pregnante, perché contribuisce a una
corretta presentazione dei fondatori come uomini “suscitati da Dio” e mette in risalto il valore
originario della loro opera, rapportandola, nel contempo, all'iniziativa divina e al contesto
ecclesiale.
L’istruzione Mutuæ Relationes (1978) affronta la questione in modo esauriente precisando
una serie di elementi circa il carisma dei fondatori ed evidenziando che un carisma si può ritenere
autentico solo se è ordinato alla vita della Chiesa14 e confermato dalla gerarchia. Viene sottolineata
la trasmissibilità del carisma dell’Istituto e il ruolo dei “discepoli”, mostrando il carisma come
“esperienza dello Spirito, trasmessa [dal Fondatore] ai propri discepoli per essere da questi
vissuta, custodita, approfondita e costantemente sviluppata in sintonia con il corpo di Cristo in
perenne crescita” (n° 11) 15. Essi devono integrare in tale carisma anche i propri doni personali
all’interno del progetto generale dell'Istituto (n° 22) .

13 “Solo così voi potrete ridestare i cuori alla verità e all'amore divino, secondo il carisma dei vostri fondatori,
suscitati da Dio nella sua Chiesa”. Prosegue: “Non altrimenti il Concilio giustamente insiste sull'obbligo, per i
religiosi e per le religiose, di esser fedeli allo spirito dei loro fondatori, alle loro intenzioni evangeliche,
all'esempio della loro santità, cogliendo in ciò uno dei principi del rinnovamento in corso ed uno dei criteri più
sicuri di quel che ciascun istituto deve eventualmente intraprendere” (n° 11) . In occasione dei Capitoli generali
speciali dei Padri Monfortani e dei Fratelli di S. Gabriele aveva utilizzato per la prima volta l'espressione
“carisma dei Fondatori”.
La Evangelica Testificatio consacra anche l’espressione “carisma della vita religiosa”: «Il carisma della vita
religiosa, in realtà, lungi dall'essere un impulso “nato dalla carne e dal sangue” (Gv 1, 13) né derivato certo da
una mentalità che “si conforma al mondo presente” (Rm 12, 2) , è frutto dello Spirito Santo, che sempre agisce
nella Chiesa» (n° 11) , in genere e nei singoli istituti. «Durante questo cammino, un aiuto vi è offerto dalle
forme di vita che l'esperienza, fedele ai carismi dei diversi istituti, ha fatto adottare» (n° 32) . Risulta evidente la
concordanza con Lumen Gentium 12. Così, il carisma dei fondatori, mentre viene ufficialmente riconosciuto,
incontra la sua più profonda radice in un'ecclesiologia di comunione.
14 Il contributo della vita consacrata alla Chiesa è molteplice e comincia ben “più in alto” della capacità

ministeriale o diaconale del consacrati stessi, perché risale direttamente al fatto della loro esistenza: «Il fenomeno
dei fondatori avanguardie storiche dello Spirito e delle loro comunità consiste appunto nel continuo evento che esibisce,
dice e riattualizza, come memoria vivente ed in maniera percepibile che cosa è la Chiesa in rapporto a Cristo, rendendo visibile
e comprensibile questa relazione nella storia. Le congregazioni rivestono così una funzione innovatrice nella Chiesa, essi sono
modelli produttivi per la sua prassi evangelica, esperienze di frontiera, nel cuore dei mutamenti sociali, terapia d’urto dello
Spirito santo - come afferma Metz - contro tutti i falsi e pericolosi accomodamenti antievangelici. […] nel futuro del
cristianesimo le comunità di vita consacrata giocheranno un ruolo fondamentale di riserva di senso, di memoria
d’orientamento della vita. E lo potranno fare solo vivendo con audacia la propria identità più profonda, mostrando nella
diversità degli stili di vita, con il proprio volto carismatico e profetico un frammento del mistero di Cristo»: A. ROMANO,
Carismi diversi: un solo servizio, in: AA. VV., Carismi e profezia. Verso il Sinodo sulla vita consacrata, Roma, Centro
studi USMI, [1993] , pp. 10-11.
15 P. R. Régamey suggerisce l’idea che non è automaticamente la stessa cosa partecipare in forma istituzionale -

giuridica all’istituto religioso e partecipare carismaticamente alla vocazione di esso; a suo parere, infatti, non
coinciderebbero l’appartenenza giuridica all’istituto e la partecipazione al carisma di esso. Infatti egli reputa
errato che i religiosi ritengano di avere «un diritto a partecipare del carisma del loro istituto, per il semplice fatto che
fanno parte di quest’ultimo»: P.-R. RÉGAMEY, Carismi, op. cit., col. 313.
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Da Paolo VI in poi, perciò, il concetto di carisma per quanto riguarda la vita consacrata
assume l’accezione di fonte, sorgente cui attingono fondatore e istituto16.

2. IL CARISMA DEI FONDATORI: ISPIRAZIONE ORIGINARIA


2.1. L’ispirazione originaria ricevuta dai Fondatori
Secondo i documenti ufficiali della Chiesa essere Fondatore significa avere tale specifica
vocazione, il cui segno è l’“ispirazione originaria” dell’istituto
(cfr Perfectæ Caritatis 2) , vista come l'esperienza intima e spirituale attraverso la quale i
Fondatori scoprono la vocazione e, in forza di essa, danno vita ad una nuova realtà di vita
consacrata nella Chiesa17.
L'ispirazione originaria è l'elemento essenziale che caratterizza la figura del Fondatore, il
carisma suo e dell'Istituto religioso. Essa è una particolare gratia gratis data da Dio al Fondatore,
orientata all'edificazione della Chiesa e «non al bene personale di colui che è gratificato»18. Si tratta
quindi di una «comunicazione del pensiero e della volontà di Dio e della conseguente grazia» e

Una delle possibili conseguenze di questa partecipazione del carisma ad ogni religioso: «La particolare situazione
pluralistica in cui oggi si vive ha comunque portato alcuni autori ad accettare che in uno stesso istituto vi siano letture diverse
del carisma, secondo i luoghi, quindi con la possibilità di opere che possono anche essere notevolmente diverse tra una
provincia e l’altra»: G. ROCCA, Il carisma del fondatore, op. cit., p. 50.
16 Carisma nel Codice di Diritto Canonico: all'interno della sua normativa non è usato il termine “carisma”. Non lo si

definisce, né descrive, perché si ritiene di non poterne esaurire la realtà spirituale, che suppone e utilizza,
secondo le sue specifiche finalità. Il termine, viene perciò sostituito con alcuni sinonimi: “doni” (can. 577) ,
“Natura, indole e fine” (can. 588,3) , “patrimonio” (can. 631,1) , “indole e Spirito proprio” (can. 707) , “spirito” (can.
717,3) , “fine, spirito, indole” (can. 722,2=) .
Carisma nel Catechismo della Chiesa Cattolica: il testo assegna ai carismi un posto di primo piano, infatti il termine
viene usato quattordici volte. È utile evidenziare che questo catechismo si colloca sulla scia della Tradizione, già
recuperata dal Vaticano II e del quale è l’ultimo frutto, secondo il pensiero di papa Giovanni Paolo II. Si parla di
“gratia (dono) dello Spirito santo”. Riecheggia pure la terminologia tomista (Gratiæ gratis datæ) (cfr CCC 2003)
. Non viene fornita, comunque, un'elencazione tipologica, come risulta nella Lumen Gentium. Nonostante ciò, il
CCC propone una riflessione circa la sottomissione ordinata dei carismi ai Pastori, che ne operano il
discernimento per il bene e l’utilità della comunità. I carismi «straordinari o semplici e umili, sono gratiæ dello
Spirito santo che, direttamente o indirettamente, hanno un'utilità ecclesiale perché ordinati all'edificazione della
Chiesa, al bene degli uomini e alle necessità del mondo» (CCC 799) .
Anche i recentissimi Lineamenta che hanno preceduto il Sinodo sulla Vita Consacrata parlano di carisma della
vita religiosa (n° 23) , di carisma di fondazione (o delle origini) e di carisma dei fondatori, riprendendo quanto
già detto sia dall’Evangelica Testificatio, sia dalla Mutuæ Relationes (cfr nni 14-17) .
L'argomento è stato ripreso ripetutamente da Giovanni Paolo II, soprattutto nel documento post-sinodale Vita
Consecrata ni 36-37.
17 Cfr Eucaristia – Sacerdozio – Liturgia. L’unità come mistica del servizio. Atti del seminario internazionale sull’unità

delle tre dimensioni apostoliche, Roma, Pie discepole del Divin Maestro, 1998, pp. 32-60. Cfr PIO VI, enc. Quod
aliquantum, 1791; PIO IX, enc. Ubi Primum, 1847; PIO XI, ep. Unigenitus, 1924.
Cfr anche P. T. GRZESZCZYK, Il Carisma dei Fondatori, Roma, s. e., 1974. Egli descrive il carisma dei fondatori
«come un complesso di grazie particolari» (p. 11) . «Attribuisce al Carisma un potere soprannaturale» (p. 34) . Detto
carisma «non è distinto da quello del fondatore, ma ne è il prolungamento» (p. 59) . Cfr E. GAMBARI-J. LOZANO-G.
ROCCA, Fondatore, op. cit., col. 96. V. BERTOLONE, II carisma cusmaniano nelle speranze della Chiesa, op. cit., pp.
251-252.
18 Cfr F. CIARDI, I fondatori, uomini di Spirito, op. cit., p. 36.

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«non è frutto di studio o di riflessione o di programmazione»19. Comprendiamo, così, le parole di


un grande fondatore, Vincenzo de’ Paoli: “Ciò in cui gli uomini non hanno avuto parte, è opera di
Dio e procede immediatamente da Lui”20.
Tale comunicazione può avvenire in varie forme o modalità21 e contiene gli elementi
fondamentali dai quali derivano l'essenza del carisma e della missione del Fondatore che
matureranno in seguito nelle varie fasi della stessa ispirazione (consapevolezza della fondazione,
stesura della Regola, approvazione) 22 fino a quando l'ispirazione originaria non verrà
istituzionalizzata con l'erezione e approvazione dell'istituto nei suoi vari gradi da parte dell'autorità
della Chiesa23. La fase dell’ispirazione originaria è fondamentale, in quanto rappresenta il principio
di unitarietà e continuità dell'evoluzione graduale del “dono” e il punto di riferimento costante e di
confronto dei Fondatori nelle nuove iniziative e negli sviluppi dell'evoluzione dell'opera24. Infatti,
un nuovo Istituto è opera dello Spirito Santo. Prima di qualsiasi erezione giuridica, c'è l'ispirazione
originaria che ha ricevuto un Fondatore o una Fondatrice, seguita dalla valutazione della Chiesa25.

19 E. GAMBARI, Consacrati e inviati, Milano, p. 48-49, nota 18.


20 V. DE’ PAOLI, Conferenze ai Preti della Missione, Roma, 1959, pp.193s; cfr pp. 59, 477, 911s. Un teologo
ammetteva la presenza di un carisma nelle “grandi” fondazioni, ma ironizzava sull'esistenza del medesimo in
quelle dei piccoli istituti (I. COLOSIO, Appunti sulla spiritualità domenicana: AA.VV., Saggi sulla spiritualità
domenicana, Firenze, 1961, p. 17) . Eppure si dà il caso che, ad esempio, la Società dei sacerdoti di s. Giuseppe
Benedetto Cottolengo, fondata nel 1840, fu approvata soltanto nel 1969. Dal fondatore ricevette, come unico
scritto specifico, soltanto un orario (A. GENNARI, Povero tra i poveri. Il carisma del Cottolengo nella Società dei suoi
preti. Tesina di licenza all’Istituto di Teologia della Vita Religiosa - Claretianum, Roma, 1981) . È comprensibile
questa sopravvivenza in termini di semplice organizzazione oppure sarà più ragionevole riconoscere l'esistenza
di un carisma dalla sublime carità?
21 Cfr F. CIARDI, op. cit., pp. 49, 63.

22 F. CIARDI, op. cit., p. 46.

23 Cfr LG 12. 43. 45; PC 1-2. 19; ES 12.a; MR 11. 12. 51; ET 11; EL 11; RD 15. Inoltre cfr: CONCILIO ECUMENICO

VATICANO II, Decreto sull’Ufficio pastorale dei Vescovi nella Chiesa Christus Dominus, 28. 10. 1965, in: AAS 58
(1966) 33; CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Decreto sull’Attività missionaria della Chiesa Ad Gentes, 7. 12.
1965, in: AAS 58 (1966) 40; Codex Juris Canonici, cann. 576, 578, 579; SACRA CONGREGAZIONE DEI RELIGIOSI,
decr. 24. 6. 1917.
24 Cfr F. CIARDI, op. cit., pp. 73-74.

25 Cfr LG 12; PC 19; MR 12. 51. Gli studiosi sono quasi unanimi nell'indicare sia che questo dono è nelle sue

dimensioni: 1) personale, in quanto trasforma la persona del fondatore, preparandola ad una particolare
vocazione e missione nella Chiesa; 2) collettivo-comunitario, per il fatto che coinvolge più persone nella
realizzazione del medesimo progetto divino; 3) ecclesiale, perché, tramite il fondatore e la sua comunità, è
offerto all'intera Chiesa per la sua edificazione; 4) sia che gli elementi che compongono il carisma di un
fondatore e che adesso esponiamo in sintesi: 1) L'esperienza divina, la chiamata che avviene tramite
un'illuminazione particolare: un sogno, una voce interiore. 2) Particolare sensibilità verso un bisogno, spirituale
o materiale del proprio tempo. 3) L'aver concepito l'ordinamento dell'istituto con le proprie finalità. 4) L'aver
dato vita all'istituto. 5) Il senso di paternità/maternità del fondatore/trice verso i propri discepoli. 6) Sofferenze
del fondatore/trice per arrivare alla fondazione. 7) Ecclesialità della fondazione. 8) Carattere missionario della
fondazione finalizzato ad espandersi e a diffondere il vangelo. 9) L'aver dato all'istituto le norme di vita e di
governo (è questo un elemento accessorio, in quanto possono essere altri a comporle). 10) Nuova forma di
sequela di Cristo; cfr A. ROMANO, I fondatori profezia della storia. La figura e il carisma dei fondatori nella riflessione
teologica contemporanea, Milano, ed. Ancora, 1989, pp. 8-87.
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2.2. L’esperienza dello Spirito nella vita dei Fondatori


Per comprendere il carisma (che, ripetiamo, è un'esperienza dello Spirito), il metodo più
adeguato è esaminare la sua manifestazione nella vita dei fondatori26, perché l'azione dello Spirito
conosce modalità molteplici: talvolta raggiunge direttamente gli individui, talaltra si serve della
mediazione di persone o di particolari circostanze. In tutti agisce donando una particolare
configurazione a Cristo27.
Può essere un'illuminazione istantanea che condiziona tutto lo svolgersi dell'esistenza28
oppure l'intervento divino si esplica in un'irradiazione sacramentale29. Le modalità di tali
comunicazioni sono diversissime. Ad esempio, l'ispirazione di fondare le Suore dei poveri di san
Francesco arriva a Francesca Schervier attraverso una visione avuta da una sua amica30. Per
Vincenzo de' Paoli la confessione di un contadino morente sarà il motivo che spingerà i signori de
Gondi a costituire una comunità di missionari31.
Di solito i fondatori vengono a conoscere gradualmente il disegno di Dio in un itinerario che
li aiuta a maturare la loro risposta e insegna loro a percepire, attraverso vari segni, la voce di Dio32.
Ciò accade specialmente al momento di dover redigere le regole33.

26 È la strada seguita in modo esemplare da F. CIARDI nell’opera citata.


27 Caso emblematico è quello di s. Francesco d’Assisi, il primo stigmatizzato della storia, pur se la cristificazione -
che è sempre opera di Dio solo - può essere realizzata in molte forme differenti.
28 Un’esperienza. Sant'Ignazio ricorda l’esperienza al fiume Cardoner: “Tanto che se fa conto di tutte le cose

apprese e di tutte le grazie ricevute da Dio, e le mette insieme, non gli sembra di aver imparato tanto, lungo
tutto il corso della sua vita, fino a sessantadue anni compiuti, come in quella sola volta”: IGNAZIO di Loyola,
Autobiografia, in: Gli scritti (M. GIOIA) , Torino, 1977, p. 674. Cfr R. GARCIA VILLOSLADA, San Ignacio de Loyola.
Nueva biografia, Madrid, 1986, pp. 217-222; cfr S. GONZALES SILVA, Il carisma dei fondatori. Un’esperienza dello
Spirito¸ in: Eucaristia – Sacerdozio – Liturgia, op. cit. .
29 È il caso di Giacomo Alberione, fondatore degli istituti della Famiglia Paolina che ricorda così l’evento della

notte di passaggio all’anno 1900: «Una particolare luce venne dall'Ostia: maggior comprensione dell'invito di Gesù:
“Venite ad me omnes ...” (Mt 11, 28) [...] Si sentì profondamente obbligato a prepararsi a fare qualcosa per il Signore e gli
uomini del nuovo secolo, con cui sarebbe vissuto. Ebbe senso abbastanza chiaro della propria nullità, ed insieme sentì:
“Vobiscum sum ... usque ad consummationem saeculi” (Mt 28, 20) [...] che il secolo nascesse in Cristo-Eucaristia; che
nuovi apostoli risanassero le leggi, la scuola, la letteratura, la stampa, i costumi; che la Chiesa avesse un nuovo slancio
missionario; che fossero bene usati i nuovi mezzi di apostolato»: G. ALBERIONE, «Abundantes divitiae gratiae suae». Storia
carismatica della famiglia paolina, nn. 15-19, Roma, 1971, pp. 18s.
30 I. JEILER, Vie de la Mère Françoise Schervier fondatrice de la Congrègation des Soeurs des pauvres de Saint-François,

Paris-Tournai, 1898, pp. 91-100.


31 V. DE PAUL, Documems: Correspondance, entretiens, documents, Paris, 1924, XIII, pp. 197-202. Cfr J. M. ROMAN,

S. Vincenzo De' Paoli. Biografia, Milano, 1986, pp. 101-103.155-157; anche: S. GONZALES SILVA, op. cit. .
32 Ancora un esempio dalla vita di Vincenzo de' Paoli: quando distribuisce il testo delle regole finalmente

approvate, volgendo lo sguardo verso gli inizi della Missione esclama: “O Salvatore! O Salvatore! Chi avrebbe
mai pensato che saremmo giunti al punto in cui siamo ora? Se uno me l'avesse detto allora avrei creduto che si
burlasse di me, eppure fu in questo modo che Dio volle dar principio a quello che vedete”: V. DE' PAOLI,
Conferenze ai Preti della Missione, op. cit., p. 479.
Un altro esempio ci viene da Elena Da Persico, fondatrice dell’istituto secolare delle Filiæ Reginæ
Apostolorum: Il significato del progetto che Dio le ispirava rimase aperto fino «ai 34 anni di lei»; poi fu
«coraggiosamente preso in mano, alla luce di due parole per Elena determinanti, verginità e apostolato come dono dello
Sposo da ricambiare in quotidiano atteggiamento adorante e sguardo attento ai bisogni del tempo»: Z. PANI, Per Cristo nel
mondo, in: Testimoni 7 (1994) p. 16.
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Il carisma non si limita, quindi, alla spiritualità, né alla missione specifica, perché è «un
quadro globale ispiratore in cui ogni dettaglio ha la sua ragion d’essere e il suo posto preciso in
stretto collegamento con l’insieme, mentre il tutto esprime la specificità e la bellezza d’un disegno
che viene dall’alto»34. È la grazia originaria e piena che, attraverso il Fondatore, crea un Istituto che
nella Chiesa ha un particolare modo di incarnare il vangelo nel quotidiano, frutto spesso d’una
specifica idea circa la persona di Cristo.
Questa relazione tra fondatori e relativi istituti, ricca e feconda, si è espressa con proprietà in
termini di paternità/maternità35, per una duplice ragione: perché si tratta di una trasmissione di vita
della propria vita e perché questa generazione si dà nell'ordine della grazia.

3. CARISMA DELL’ISTITUTO E CARISMI DEI DISCEPOLI


Quando parliamo di “carisma dell’istituto” ci riferiamo alle caratteristiche assunte dall'istituto
stesso sotto la guida del fondatore. È chiaro, quindi, che in questo caso non si intende più carisma
del fondatore, perché se questo fosse comunicato in quanto tale ai suoi discepoli, farebbe di loro
altrettanti fondatori di nuovi istituti. L’espressione “carisma dell’istituto” ha il senso di spirito,
identità, anima, fisionomia specifica, tutti elementi che trovano fondamento nelle esperienze
spirituali e pastorali del Fondatore e del “gruppo fondazionale”, cioè del primo nucleo di religiosi o
religiose che insieme con lui e interagendo con lui, ha vissuto secondo quel suo spirito, dando
un’impronta caratteristica allo stile di vita del nascente istituto religioso.
Inoltre, per perpetuare l'opera promossa dal Fondatore, lo Spirito partecipa ai religiosi la
grazia atta a fare inabitare in essi il carisma dell’Istituto e li abilita ad assolvere l'apostolato
specifico della congregazione prescelta; questo è ciò che chiamiamo “carisma del discepolo”.
Ciascun religioso, con i propri carismi personali e il proprio “carisma di discepolo”, è
corresponsabile del carisma della Famiglia religiosa cui appartiene.
Di conseguenza, la fedeltà a questo carisma, per essere autentica, deve possedere due
caratteristiche: 1. il rinnovamento, perché il carisma è una realtà viva e come tale non può vivere se
si pensa di custodirlo in modo semplicemente conservativo; 2. l’ecclesialità, perché Dio elargisce i
suoi doni solo in vista del progresso della Chiesa universale, le cui dimensioni direttamente
sperimentabili sono la comunità congregazionale e la Chiesa locale.

33 Ne abbiamo una preziosa testimonianza dal fondatore dei Verbiti, Arnold Janssen: «Per fortuna, ho ottenuto in
prestito alcune regole che prima non avevo [...] . Credo che solo l'assistenza dello Spirito santo, grazie alle molte preghiere, mi
consente ora di procedere con rapidità sia pur relativa; ciò che altrimenti non sarebbe possibile»: in: F. BORNEMANN - A.
JANSSEN, Fondazione dei Missionari del Verbo divino. 1837-1909, s. l., ed. Steyl, 1975, pp. 229-230..
Comunque «anche i più carismatici dei fondatori sono legislatori»: P.-R. RÉGAMEY, Carismi, op.cit., col. 306.
34 A. CENCINI, Comunione e missione, in: Testimoni 10 (1994) p. 9. L’autore continua: «Se il carisma non è concepito

come metodo e stile di vita non è più principio ispiratore che possa lasciar intravedere l’armonia tra comunità e missione».
35 In questo senso specifico è corretto attribuire ai soli fondatori (o, al massimo, anche a coloro che hanno

condotto la vita del nuovo istituto religioso nei suoi primi anni di vita) il titolo di “padre” o “madre”. In tutti gli
altri casi è altrettanto doveroso attenersi alle indicazioni evangeliche che ci invitano a valorizzare al massimo il
tono della fraternità nei rapporti con tutti i “fratelli di fede” (cfr Mt 23,8-9) .
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Come si manifesta il carisma? Mi sia concesso un ardito paragone. Come i grandi momenti
della storia d’Israele e soprattutto la venuta di Gesù sono i mirabilia Dei, così la fondazione di un
Istituto e le relative opere sono la manifestazione divina del carisma.

5. VERSO IL FUTURO
Le fonti documentali ci consentono dunque di andare “oltre” il mero dato in esse contenuto.
Ciò per farci accedere a livelli più profondi e maggiormente illuminati di comprensione
dell'ispirazione fondazionale. Questa conoscenza però non basta.
Per rinnovare e rileggere il carisma, per approfondire l’esperienza autenticamente spirituale
del Fondatore, per procedere verso il futuro, è necessario fare proprio l’invito di Bernardo di
Chiaravalle di “bere nel proprio pozzo” per “Vivere nel tempo dello Spirito e secondo Lui”36. Con
il ritorno alle origini si scopre nel presente la radicale vitalità del carisma per illuminarlo con la
profezia e progettarlo nel futuro. Questo pellegrinaggio verso la piena comprensione del carisma e
della sua diffusione e sviluppo, il Signore l'ha affidato ai religiosi/e.
Chiunque desideri vivere il carisma del Fondatore, si sforzi di avere un incontro più autentico
con lui, perché, la stessa grazia che lo ha mosso, agisce nei “discepoli”. Infatti, Il carisma è la realtà
fondante della vita di un Istituto, come il battesimo lo è per ogni cristiano. L'unica forma di
conservazione del carisma nella genuinità è quella di rileggerlo, meditarlo, condividerlo e spenderlo
nella Chiesa.
Proprio come si fa con una pianta, a volte è necessario per il carisma un terreno nuovo, cioè in
culture nuove e, così agendo, rifondarlo facendolo interagire questa realtà nuova che lo interpella, lo
sfida e ne è sfidata e interpellata. Così la vita dell’Istituto si rivitalizzerà e sarà feconda di nuove
espressioni. La rifondazione, infatti, non consiste nel ripetere ciò che il Fondatore attuò, ma fare ciò
che farebbe, oggi, in fedeltà allo Spirito che “soffia dove vuole” (cfr Gv 3,8) , ma “non può
rinnegare se stesso” (cfr 2Tm 1,13) 37.
Ogni religioso/a di una congregazione, perciò, deve capire che il carisma dell’ Istituto è la sua
identità, il “nome nuovo” (cfr Ap 2,17) che Dio ha dato ed è anche ciò che deve diventare, ciò che
dà una positività stabile e radicale, ciò che rende parte d'una nuova famiglia, l'Istituto. Se non nasce
questa consapevolezza a poco serve, poi, spiegare i contenuti o chiedere l'identificazione con il
carisma stesso. Così concepito il carisma, invece, diventa il punto di riferimento autorevole della
vita a tutti i livelli, la norma dell'essere e dell'agire38. Se il carisma è al centro della vita e ha

36 G. GUTIERREZ, Beber en su propio pozo, Salamanca, 51989, p. 53, cit. in: S. GONZALES SILVA, op. cit. .
37 Nel documento sulla vita consacrata viene chiesta ai religiosi ed alle religiose la passione per Dio e per il Regno

ed una passione tale, che ci spinga a «riprodurre con coraggio l’audacia, la creatività e la santità dei nostri
Fondatori e Fondatrici in risposta ai segni dei tempi che sorgono nel mondo d'oggi» (VC 37 a) .
38 Dunque qualcosa di molto concreto e - al tempo stesso - di centrale e normativo nella vita, con cui il giovane

deve costantemente confrontarsi, che ogni giorno deve attualizzare e verificare nella capacità propria del
Cristiano d'illuminare il quotidiano, di unire la giornata, di dare un senso pieno e appetibile alle cose,
d'accompagnare tutta la vita, etc., tutte operazioni che significano già un atteggiamento creativo e
personalizzante.
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autorità sulla vita dei consacrati (ne è forma e norma) , allora sarà anche oggetto d'un continuo
processo di ricomprensione che la mantiene giovane e attuale39.
Dio non è per noi conoscibile direttamente nella sua realtà trascendente. La sua presenza è
percepibile solo attraverso dei testimoni che, per mezzo dei loro gesti e delle loro parole,
consentono di percepire la realtà oltre la sua superficie o le apparenze. Essi vivono in modo tale da
mostrare che il bene, il vero, il bello nella vita esistono e rendono la storia degna di essere vissuta.
Bisogna guardare al Fondatore come si guarda al padre, al maestro (che è anche modello), con
affetto filiale, con stima e riconoscenza grande, anche perché lui è stato testimone dell’azione e
della volontà di Dio.
Per arrivare a questa condizione bisogna arrendersi totalmente all’azione dello Spirito,
atteggiamento espresso molto bene dai versi della famosa poesia che il cardinal John Henry
Newman compose nel 1833 sulla nave che lo riportava in Inghilterra dopo l’esperienza di malattia
e, soprattutto, della conversione avuta in Sicilia, e che segnò la svolta della sua vita:
«Conducimi, tu, luce gentile,
conducimi nel buio che mi stringe;
la notte è scura, la casa è lontana,
conducimi tu, luce gentile.
Non sempre fu così, te non pregai
perché tu mi guidassi e conducessi,
da me la mia strada io volli vedere,
adesso tu mi guida, luce gentile.
Tu guida i miei passi, luce gentile,
non chiedo di vedere assai lontano,
mi basta un passo, solo il primo passo,
conducimi avanti, luce gentile.
Io volli certezze, dimentica quei giorni;
purché l’amore tuo non m’abbandoni,
sinché la notte passi tu mi guiderai
sicuramente a te, luce gentile»40.

39 Al contrario, il religioso «cane-sciolto» (o randagio) , privo, cioè, di punti di riferimento o la cui regula vitae non
s’identifica col carisma, non avrà la disposizione necessaria, e forse neppure l'interesse, per ricomprendere e
rifondare alcunché. È un problema molto serio, oggi, quello di consacrati privi d'identità, d'un centro
unificatore, di qualcosa che abbia autorità nella loro vita, e dunque anche inconcludenti e improduttivi, o
semplici ripetitori senza passione né fantasia, allegramente disobbedienti o tranquillamente indifferenti verso
ogni regola. Cfr UNIONE SUPERIORI GENERALI, Per una fedeltà creativa. Rifondare – ricollocare i carismi, ridisegnare
le presenze. 54° Conventus Semestralis, novembre 1998, Roma, 72-73.
40 Questa traduzione piuttosto libera – dovuta a Crispino Valenziano, primo preside della Facoltà – è stata

musicata dal maestro Antonino Ortolano appositamente per la Facoltà Teologica di Sicilia. Per il testo originale
e una più fedele traduzione, cfr. J.H. NEWMAN, Malattia di Sicilia, (C. SCORDATO – R. LA DELFA) , Palermo,
Fondazione L. Chiazzese, 1990, p. 148. Per un’attenta e documentata riflessione sulla poesia, cfr J. SUGG,
«Lead, kindly light». The poem which concluded Newman’s Sicilian Experience, in: AA.VV. Luce nella Solitudine. Viaggio
e crisi di Newman in Sicilia 1833, (R. LA DELFA – A. MAGNO, I. PALMA) , Palermo, s. ed., 1989, pp. 257-270.
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“Ciò che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, è quello che dovete fare. E il Dio
della pace sarà con voi!” (Fil 4,9) .

+ Vincenzo Bertolone SDP

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