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Il Diabete di Tipo 1 nel Contesto della Sardegna

Dr. Marco Songini e Dr.ssa Cira Lombardo

 Riassunto
 Introduzione
 Studio sui Coscritti
 Studio sugli Emigranti
 Studi sul Pre-Diabete Mellito di Tipo 1
 Studio sul Diabete Mellito Insulino-Dipendente nei Neonati della Sardegna
 Studio sul Diabete Mellito Insulino-Dipendente nei Bambini in Età Scolare
 Trial per Ridurre il Diabete Insulino-Dipendente in Etnicamente a Rischio
 Studio dei Fattori Ambientali e delle Variabili Ecologiche/Ambientali/Veterinarie legate al Diabete Mellito Tipo 1
 Conclusioni

Riassunto

Sardegna e Finlandia sono le aree “più calde” al mondo per il diabete mellito tipo 1 (T1DM). Il contesto genetico ed
epidemiologico della Sardegna la rendono una regione ideale per esaminare fattori ambientali, immunologici e genetici
relativi all’eziopatogenesi del T1DM. Di conseguenza, nel 1990 è stato avviato il progetto “Diabete Mellito Insulino-
Dipendente in Sardegna” al fine di mappare la distribuzione geografica del T1DM nell’isola e di esaminare le fasi
precliniche del T1DM in una vasta coorte di persone geneticamente a rischio.

L’obiettivo finale sarà la progettazione di modelli di predizione e la formulazione di misure preventive efficaci, rivolte in
particolare alla popolazione generale residente in aree ad alto rischio.

J Diabetes Sci Technol 2010;4(5):1248-1255

Introduzione

Il diabete mellito di tipo 1 (T1DM) è causato dalla distruzione autoimmune delle cellule β produttrici di insulina. 1 Benché il
T1DM comprenda il 5-10% dell’insieme complessivo delle forme di diabete mellito, è la malattia endocrina prevalente
nell’infanzia e nell’adolescenza.

A partire dal 1980, c’è stato un aumento nell’incidenza del T1DM,2 con un aumento complessivo annuale stimato del 2-
5% nel mondo3 e del 3,2% in Europa4 e con una percentuale di aumento maggiore tra i bambini al di sotto dei 5 anni.5
L’aumento è più rapido nelle popolazioni con minore incidenza e nei paesi a massima incidenza non c’è stata alcuna
stabilizzazione.2,3,6

Da un punto di vista epidemiologico, la Sardegna, seconda isola italiana per grandezza nel Mediterraneo, presenta il
secondo tasso di incidenza di T1DM più elevato al mondo dopo la Finlandia. 4,7 Inoltre, la storia della popolazione sarda,
caratterizzata da un prolungato isolamento con un numero esiguo di fondatori e da una lunga storia di insediamenti,
insieme all’influenza di fattori di selezione (come la malaria), ha reso la Sardegna un’isola con una distribuzione unica e
stabile di alleli.8 Queste peculiarità genetiche insieme all’elevata incidenza rendono la Sardegna un modello ideale per
studiare il T1DM,5,9,10 permettendo di avere un quadro più preciso della sua storia naturale e delle potenziali soluzioni per
prevenire e controllare il T1DM e le sue complicanze.

Dati validi sulla prevalenza e l’incidenza del T1DM con una risoluzione geografica affidabile possono costituire per
personale e fornitori sanitari uno strumento efficace per l’allocazione razionale di risorse limitate. Dati epidemiologici
sono generalmente tratti da registri, ovvero liste contenenti informazioni di tutti i pazienti affetti da una particolare
condizione cronica che spesso possono interfacciarsi con un registro medico elettronico.11,12

L’utilizzo di un registro basato sul metodo cattura-ricattura è l’ideale per studiare il diabete mellito di tipo 1 e il T1DM è
particolarmente adatto per esser analizzato perché non è troppo grave, non è troppo frequente, è caratterizzato da un
classico insieme di sintomi e un semplice test permette di diagnosticare rapidamente la malattia, perciò esistono pochi
casi di diagnosi sbagliata. I registri necessitano di una definizione di casi: diagnosi precisa del T1DM e la descrizione
della popolazione a rischio (intervallo di età, dati geografici, periodo di tempo valutato). I dati necessari per un registro
sono molto semplici: nome, data di nascita, data della diagnosi, luogo di residenza e accertamento dello stato di salute.
Diverse fonti di accertamento sono disponibili per monitorare il diabete. La scelta delle fonti dei dati è importante nel
determinare l’accuratezza della stima della diffusione.10

Abbiamo concentrato i nostri sforzi sulla base dell’assunzione che la Sardegna sia un osservatorio epidemiologico per il
T1DM e, nel 1990, è stato avviato il progetto “Diabete Mellito Insulino-Dipendente in Sardegna”13 con due obiettivi
principali: (1) mappare la distribuzione geografica dell’incidenza di T1DM nell’isola e (2) investigare il pre-T1DM in
un’ampia coorte di bambini. Raggiungere questi due obiettivi principali dovrebbe permettere un’eventuale identificazione
di aree ad alta o bassa prevalenza di T1DM e pre-T1DM in Sardegna (Progetto “hot and cold spots”). Questo dovrebbe
condurre alla progettazione di modelli di predizione per formulare efficaci misure preventive rivolte specialmente alla
popolazione generale residente in aree ad alto rischio. A tal fine sono stati avviati diversi studi e altri sono stati derivati
dal progetto iniziale. Gli studi possono essere divisi in quattro gruppi principali, con sottogruppi sulla base dell’area di
investigazione:

1. Studi per il monitoraggio dell’incidenza del T1DM: il Registro T1DM della Sardegna
a. Studio sui coscritti
b. Studio sugli emigranti
2. Studi sul pre-T1DM
a. Studi di predizione:
i. Studio sul Diabete Mellito Insulino-Dipendente nei Neonati della Sardegna
(NSIS)
ii. Studio sul Diabete Mellito Insulino-Dipendente negli Alunni della Sardegna
(SSIS)
b. Studi di prevenzione:
i. Trial per Ridurre il Diabete Insulino-Dipendente in Etnicamente a Rischio
(TRIGR)
ii. Studio dei Fattori Ambientali
iii. Studio sulle Variabili Ecologiche/Ambientali/Veterinarie legate al T1DM

In questo articolo vengono passati in rassegna questi studi.

Studi per il Monitoraggio dell’Incidenza del T1DM: Epidemiologia e Prevenzione del Diabete; Eziologia del Diabete
infantile su una Base Epidemiologica; Risorse Epidemiologiche e Genetiche del Diabete di Tipo 1

L’Epidemiologia e Prevenzione del Diabete (EURODIAB) ha avuto inizio nel 1989 ed è stato supportato dall’Unione
Europea con l’obiettivo di definire l’incidenza, le complicanze e l’impatto sociale del T1DM in Europa. Lo studio ha
coinvolto gruppi di diversi paesi appartenenti all’Unione Europea e di alcune nazioni al di fuori dell’Unione Europea (ad
esempio Israele) e comprende 40 diversi gruppi che collaborano raccogliendo dati di circa 30 milioni di bambini in totale,
inizialmente di età compresa tra 0 e 14 anni, limite esteso in seguito fino a 29 anni di età.14

Diverse fasi del progetto iniziale si sono susseguite e, dal 1996 fino alla stesura di questo articolo, l’ultima, EURODIAB
TIGER (Risorse Epidemiologiche e Genetiche del Diabete di Tipo 1), è ancora in corso, con l’obiettivo di definire con
precisione l’incidenza di T1DM nella popolazione europea.

I dati correnti confermano il gradiente nord-sud europeo, con il più alto tasso di incidenza nei Paesi Scandinavi e, fatto
interessante, l’eccezione della Sardegna, in cui la malattia è associata ad un rischio maggiore del previsto, avvicinandosi
a quello della Finlandia (Figura 1).
Figura 1. L’incidenza del T1DM nei bambini di età tra 0 e 14 anni in Europa e in alcuni paesi del Mediterraneo secondo i dati EURODIAB.

Dal 1989, in Sardegna, seguendo i criteri EURODIAB, 15 è stato redatto un registro prospettico basato sulla popolazione
relativo all’incidenza di T1DM in bambini al di sotto dei 15 anni e residenti nell’isola.

L’analisi dei dati EURODIAB su un periodo di 11 anni (dal 1989 al 1999) ha presentato i seguenti risultati per la
Sardegna:

1. Il tasso di incidenza medio annuale standardizzato di T1DM è di 38,8/100.000 (95% intervallo di confidenza [CI]
36,7 – 41,1), dalle 5 alle 7 volte maggiore rispetto all’Italia continentale. È interessante notare che il tasso di
incidenza è il secondo più alto al mondo4 (dopo la Finlandia).
2. Il rapporto di incidenza maschi-femmine è 1,4 (95% CI 1,3 – 1,8). Il rapporto maschi-femmine più elevato è
stato registrato nell’intervallo di età 10-14 anni (1,8).
3. L’età media al manifestarsi del diabete era 9 anni per entrambi i sessi.
4. Per entrambi i sessi l’incidenza era piuttosto elevata all’età di 3 anni (41,0/100.000).
5. Un trend in crescita statisticamente significativo (p = .002) è stato osservato dall’inizio alla fine dello studio, con
un aumento stimato annuale medio del 2,8% (95% CI 1,0-4,7), simile all’aumento medio in Europa (Figura 2).
Figura 2. Trend del tasso di incidenza in Sardegna nei bambini di età tra 0 e 14 anni dal 1989 al 1999 (p = .002).

La distribuzione geografica del rischio di T1DM nelle quattro province dell’isola è stata mappata evidenziando che
l’incidenza massima (“hot spot” - “punto caldo”) è stata individuata nella parte centro-orientale dell’isola (Provincia di
Oristano, 45/100.000) seguita da Cagliari (38/100.000) e Nuoro (35/100.000).

La provincia con la minore incidenza (“cold spot” - “punto freddo”) era nella parte nord-occidentale (Provincia di Sassari,
30/100.000) dell’isola (Figure 3 e 4). Tuttavia si può notare che l’incidenza, anche nell’area “cold spot”, era di tre volte
maggiore rispetto all’incidenza media nell’Italia continentale5,6-19 (Figura 5).
Figura 3. Le quattro province sarde.
Figura 4. Rischio stimato di T1DM tra bambini di età tra 0 e 14 anni nelle quattro province sarde dal 1989 al 1999.
Figura 5. L’incidenza di T1DM in Italia secondo il RIDI (Registro Italiano del T1DM).

Studio sui Coscritti

Utilizzando il Registro del Servizio Nazionale Italiano (Registro dei Coscritti), in cui il T1DM è una causa di esclusione,
facendo riferimento soltanto alla Sardegna sono state esaminate una serie di coorti di coscritti maschili per l’esercito di
18-19 anni al fine di ottenere informazioni nuove e più dettagliate riguardo ai trend temporali e alla distribuzione
geografica del T1DM in Sardegna.20

Nel primo studio, è stata condotta un’analisi sulle coorti di nati dal 1936 al 1973,18 identificando un totale di 678 soggetti
diabetici nati e stabilmente residenti in Sardegna. Il tasso di prevalenza (x 1000) all’età di 20 anni nelle coorti considerate
variava da valori vicini allo zero per le prime 10 coorti (1936-1945) fino ad un massimo di 3,08 (95% CI 22,8-4,08) per la
coorte del 1966 e continuava ad essere elevata da lì in avanti, benché sia stata osservata una apparente diminuzione a
partire dalle coorti dei primi anni ’70. Il diabete mellito di tipo 1 era distribuito nelle quattro province della Sardegna senza
alcuna significativa eterogeneità; tuttavia, secondo la distribuzione geografica del diabete dai dati EURODIAB, la
massima prevalenza della malattia era stata osservata nelle province di Cagliari ed Oristano, seguite da Nuoro e
Sassari.

Questi dati suggeriscono un trend di graduale aumento del T1DM in Sardegna con un aumento pari a 29 volte tra le
coorti di fine anni ’30 e quelle di fine anni ’60. Questo conferma l’alta incidenza del T1DM nel gruppo di età 0-14 anni
rilevata negli individui sardi durante EURODIAB-ACE (Eziologia del Diabete Infantile su una Base Epidemiologica).17
Per aggiornare la prevalenza, è stata condotta una seconda analisi retrospettiva su un totale di 83.807 maschi sardi di
18 anni (coorti di nascita dal 1974 al 1979), virtualmente rappresentativa dell’intera popolazione sarda di quell’età e di
quel sesso. In totale sono stati identificati 307 soggetti sardi affetti da T1DM e la prevalenza del T1DM era 3,66/1000
(95% CI 3,28-4,09). Questi dati erano concordi con il primo studio e con i dati EURODIAB confermando il gradiente sud-
nord del T1DM nell’isola.

Non è stato rilevato nessun trend temporale significativo nei sei anni presi in esame. Combinando i dati delle due coorti
studiate, sono stati confermati il trend crescente di prevalenza e l’aumento progressivo del rischio di T1DM tra i maschi
in Sardegna.20(Figura 6).

Figura 6. Trend secolare del T1DM in Sardegna.

Studio sugli Emigranti

L’eziologia del T1DM è ancora largamente sconosciuta, ma l’ipotesi più ampiamente accettata è che questa malattia
abbia un’origine multifattoriale che comprende una complessa interazione tra predisposizione genetica, 21 determinanti
immunologici ed agenti ambientali.22

Un modo per comprendere il ruolo potenziale dei fattori ambientali in relazione alla predisposizione genetica al T1DM è
quello di studiare la popolazione emigrante.

Per questo scopo, diversi studi sono stati condotti sulle persone sarde emigrate nell’Italia continentale e sui loro figli.

Muntoni e i suoi collaboratori23 hanno valutato l’incidenza del T1DM in bambini nati in Lazio (regione a bassa incidenza)
ma i cui genitori provenivano dalla Sardegna (regione ad alta incidenza). I risultati dello studio hanno dimostrato che
l’incidenza di T1DM nei bambini discendenti da sardi, ma nati e residenti nel Lazio, era del 33,8/100.000 (95% CI 0-99,0)
per coloro i cui genitori erano entrambi sardi e della metà (15,7/100.000, 95% CI 8,7-26,6) per coloro aventi un solo
genitore sardo. I tassi di incidenza coincidevano con quelli registrati in Sardegna (34,4/100.000, CI 31,3-37,9) ed erano
quattro volte più elevati così come rilevato tra la popolazione indigena.24

Calori e colleghi25 hanno studiato i bambini discendenti da sardi in Lombardia (regione a bassa incidenza come il Lazio).
Facendo un confronto con i bambini non discendenti da sardi, i bambini i cui genitori erano entrambi sardi correvano un
rischio relativo di sviluppare il T1DM pari a 3,4 (CI 1,3-9), mentre se soltanto un genitore era sardo il rischio era pari a
2,0 (CI 1,2-3,3).

Tenconi e colleghi26 hanno condotto uno studio di prevalenza del T1DM nella popolazione sarda emigrata dall’isola a
Pavia. È stato identificato un gruppo di 10 pazienti affetti da diabete (prevalenza = 4,4/1000, CI 95% 2,1-8,1).

Dati preliminari hanno mostrato che la prevalenza di T1DM negli emigranti sardi è ancora più alta rispetto alla
popolazione generale della stessa area geografica e che, sorprendentemente, l’età dell’insorgenza della malattia sembra
esser ritardata negli individui che hanno sviluppato il diabete dopo l’emigrazione paragonati con coloro che vivono
sull’isola.

Nella seconda parte dello studio (chiamata “wet”), un gruppo di 554 immigranti Sardi e i loro 226 figli (21,7% con
entrambi i genitori sardi e 78,3% con soltanto un genitore sardo) sono stati esaminati al fine di valutare la presenza di
aplotipi a rischio e/o di positività di autoanticorpi. I pazienti ad alto rischio (positività genetica e/o di autoanticorpi) hanno
continuato ad esser monitorati per un periodo di sette anni. I risultati hanno mostrato una prevalenza più elevata di
autoanticorpi anti-decarbossilasi dell’acido glutammico (GADA) negli immigranti sardi. La positività GADA può esser
considerata come marker predittivo del pre-diabete e, in individui ad alto rischio, può permettere la diagnosi di una fase
subclinica del T1DM.27,28

Possiamo concludere che gli studi sugli immigranti sardi (geneticamente inclini alla malattia) sembrano essere in
contrasto con l’ipotesi ambientale ed enfatizzano il ruolo cruciale della suscettibilità genetica nello sviluppo del
T1DM.25,29,30

Studi sul Pre-Diabete Mellito di Tipo 1

L’attacco autoimmune delle cellule β spesso inizia parecchi anni prima dell’insorgenza clinica del T1DM. Questa “fase
preclinica” (pre-T1DM) è stata descritta come legata alla presenza di diversi autoanticorpi delle cellule delle isole
pancreatiche. Quattro sono considerati come marker predittivi del T1DM: autoanticorpi anti-isole pancreatiche (ICA), 31
GADA,32 autoanticorpi anti-insulina e autoanticorpi anti-proteina tirosin-fosfatasi (IA-2).34,35

È importante notare che, anche negli individui a rischio, il valore predittivo di autoanticorpi legati al diabete dipende dal
titolo e dalla molteplicità di anticorpi in circolazione.36 Inoltre, l’occorrenza del T1DM è sporadica in circa il 90% dei casi e
studi condotti su individui non selezionati suggeriscono che la determinazione di anticorpi multipli diretti contro le isole
pancreatiche ha anche un valore predittivo significativo nella popolazione generale.36,37

Studio sul Diabete Mellito Insulino-Dipendente nei Neonati della Sardegna

La suscettibilità di sviluppare il T1DM è largamente ereditata e dipende in maniera predominante da genotipi HLA
specifici.38,39

Il passo successivo richiede l’esposizione ad uno o più fattori ambientali che alterano la funzione immune, dando il via, di
conseguenza, alla distruzione delle cellule β. Diversi fattori ambientali, come certi virus, 40,41 componenti della dieta42 e
tossine ambientali,43 sono stati proposti come cause che scatenano il processo autoimmune.

Non è ancora noto con precisione quando questi fattori esterni inizino ad agire e non si può escludere la possibilità che
questi possano addirittura agire già in utero. Il NSIS è stato avviato con l’intenzione di chiarire ulteriormente la storia
naturale della malattia fin dalla nascita e di identificare le aree dell’isola dove gli individui corrono un rischio potenziale
maggiore di sviluppare il TD1M.

Tra il 1994 e il 1996 è stato raccolto il siero del cordone ombelicale di tutti i neonati dell’isola. Una valutazione
preliminare della comparsa degli ICA è stata effettuata in campioni del cordone ombelicale per verificare il ruolo del loro
passaggio transplacentale nel sangue fetale come un possibile fattore di rischio per il TD1M. Successivamente, i
bambini a rischio coinvolti nello studio sono stati esaminati attraverso test clinici, genetici ed immunologici (ICA, GADA e
IA-2A) e sono stati monitorati col passare del tempo per rilevare nuovi casi di T1DM.

I risultati iniziali sulla prevalenza degli ICA rilevata nel siero del cordone ombelicale sono stati i seguenti:
1. La prevalenza complessiva degli ICA è del 3,9% per titoli ≥5 unità JDF , 3,0% per titoli 5-20 unità JDF e 0,9%
44

unità JDF per titoli >20.


2. Il modello geografico della prevalenza degli ICA seguiva un gradiente nord-sud differente da quello
dell’incidenza del T1DM manifesto.15,28

I dati dello studio indicano che (1) GADA tende ad apparire prima degli ICA e degli IA-2A nell’anno 1, (2) c’è un aumento
significativo nello sviluppo degli ICA nell’anno 2 rispetto all’anno 1 e (3) i bambini che hanno sviluppato il T1DM prima
dei 3 anni di età risultavano negativi agli ICA alla nascita (cordone ombelicale), ma positivi all’insorgere della malattia.
Inoltre, da un punto di vista epidemiologico, sembra che ci sia un possibile aumento nell’incidenza del T1DM nei bambini
sotto i 3 anni.15,45

Al meglio delle nostre conoscenze, il NSIS è il primo studio ad aver identificato la comparsa iniziale e successiva dei noti
marker immunologici relativi alle isole pancreatiche in una popolazione residente in un’area ad alta incidenza di T1DM
come la Sardegna.

Studio sul Diabete Mellito Insulino-Dipendente nei Bambini in Età Scolare

Questo studio prospettico è stato condotto tra il 1986 e il 1994 su 8.448 degli stessi alunni che sono stati esaminati per
valutare l’incidenza del gozzo in Sardegna.45 Obiettivi del SSIS sono stati (1) chiarire la storia naturale della malattia in
casi “sporadici” rispetto a casi “familiari” e (2) definire il valore predittivo della positività per anticorpi (singola o
combinata) in relazione al rischio di futuro T1DM.

Tutti gli alunni sono stati sono stati esaminati per valutare la presenza di tre autoanticorpi legati al diabete (cioè ICA,
GADA e IA-2A) e sono stati seguiti per un periodo di 10 anni. Gli alunni affetti da T1DM al momento dell’inizio dello
studio sono stati esclusi dallo studio stesso.

Le principali conclusioni di questo studio sono le seguenti:

1. Ciascuno degli anticorpi testati ha mostrato una sensibilità maggiore del 64,9% e un valore predittivo positivo
inferiore al 16%. La positività ad uno qualsiasi degli anticorpi comportava una specificità relativa allo sviluppo
del T1DM maggiore del 97%.
2. Il rischio di sviluppare il T1DM nei 10 anni a partire dall’inizio dello studio era 55,3 volte maggiore in individui
positivi ad uno qualsiasi degli autoanticorpi testati e aumentava di 14,5 volte in caso di una qualsiasi doppia
positività.
3. Solo 3 dei 43 (7%) alunni che hanno sviluppato il T1DM in questi 10 anni sono risultati negativi a tutti gli
autoanticorpi.
4. La combinazione della positività IA-2A e ICA ha raggiunto un valore predittivo positivo del 51,3%.

Questi dati mettono in evidenza l’importanza di esaminare molteplici autoanticorpi nei giovani sardi per identificare gli
individui progressori (comunicazione personale del Dr. Songini).

Trial per Ridurre il Diabete Insulino-Dipendente in Etnicamente a Rischio

Il progetto TRIGR è uno studio internazionale multicentrico ancora in corso nel quale sono stati coinvolti 2.800 neonati
nel mondo (circa metà dei casi italiani provengono dalla Sardegna).

Il progetto è volto a valutare l’ipotetico ruolo diabetogenico del latte di mucca consumato durante i primi mesi di vita in
neonati geneticamente a rischio (parenti di primo grado affetti da diabete).

In questo studio randomizzato in doppio cieco, un gruppo di neonati è stato nutrito con latte di mucca convenzionale
mentre l’altro gruppo è stato nutrito con latte con caseina idrolizzata.

Questo studio è basato sull’ipotesi che il secondo gruppo dovrebbe sviluppare autoanticorpi legati al diabete e perciò
manifestare la malattia con una minore incidenza rispetto al gruppo di controllo.

Lo studio è ancora in corso e, se l’ipotesi sarà confermata, potrà essere attuata una prevenzione primaria del T1DM.

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Studio dei Fattori Ambientali e delle Variabili Ecologiche/Ambientali/Veterinarie legate al Diabete Mellito Tipo 1

Diversi fattori e la loro relazione con il T1DM sono stati esaminati in Sardegna:

1. Modelli stagionali. Come già riportato in altri paesi, i picchi d’incidenza di T1DM si hanno nel periodo
autunnale/invernale e la prevalenza è più elevata in uomini anziani residenti in aree ad alto rischio.18
2. Temperature e precipitazioni. La provincia di Sassari, che presenta l’incidenza più bassa di T1DM nell’isola, ha
anche la temperatura più bassa ed è la più piovosa.10,19
3. 3. Correlazioni.
a. Sull’isola non c’è sovrapposizione tra le aree con elevata prevalenza di T1DM e aree di disordini
endemici sia passati che presenti, come talassemia, malaria e deficienza di glucosio-6-fosfato
deidrogenasi.10
b. Una correlazione positiva tra l’occorrenza di T1DM in bambini nutriti con latte di mucca piuttosto che
allattati al seno non è stata ancora confermata, benché uno studio sia stato condotto soltanto nella
provincia di Sassari a questo proposito.48
c. Nessuna correlazione tra l’incidenza di T1DM e assunzione di nitrati con l’acqua potabile.49
d. Non è stata trovata nessuna correlazione tra l’incidenza di T1DM e l’assunzione di caseina A1 e B,
sospettata di essere diabetogenica. Sono riportati dati contrastanti riguardo l’associazione tra
l’assunzione di latte di mucca e l’incidenza di T1DM nell’isola, essendo la regione italiana con la più
alta incidenza di diabete e il più alto consumo di latte vaccino. Tuttavia la Sardegna si trova ben
lontana dalla linea di regressione tra il consumo di latte vaccino e l’incidenza di T1DM tracciata dai dati
europei.50,51

L’impatto di fattori ambientali sarà esteso mettendo a confronto le aree “calde” e “fredde” in termini di incidenza della
patologia. Verrà anche presa in esame una possibile relazione tra T1DM e le malattie che colpiscono gli animali
domestici (come cani, gatti, bovini, equini e suini).

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Conclusioni

Peculiarità storiche e geografiche conferiscono alla Sardegna una rara omogeneità etnica rimasta intatta per parecchi
secoli. Insieme alla sua elevata incidenza di T1DM, questo crea un osservatorio epidemiologico unico in cui le dinamiche
degli eventi che conducono al T1DM possono essere investigate in maniera approfondita.

Traendo vantaggio dal nostro approccio, seguendo i trend epidemiologici del T1DM, il nostro obiettivo finale è quello di
mappare l’isola in termini di “punti caldi e freddi” (“hot and cold spots”) del T1DM e del pre-T1DM al fine di identificare le
aree in cui la popolazione residente potrebbe correre un rischio maggiore di sviluppare il T1DM. Identificare le “aree
calde” e studiare le caratteristiche ambientali, genetiche ed immunologiche della popolazione residente dovrebbe
consentire agli scienziati di delineare un quadro decisivo della eziopatogenesi della malattia.

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