1. Il riconoscimento internazionale
17 marzo 1861 proclamazione del regno, Vittorio Emanuele II re d’Italia. L’Italia aveva bisogno di
un riconoscimento internazionale, necessario per la creazione di rapporti politici e commerciali,
partecipazione alla vita e all’attività della comunità delle nazioni, nonché per assicurare la stabilità
e la sicurezza dei confini. Purtroppo solo alcuni stati approvavano il Risorgimento italiano e ci
vollero anni affinché tutti gli stati mettessero da parte le loro antipatie.
Inghilterra: favorevole al nuovo stato in quanto avrebbe potuto contenere l’influenza francese nel
Mediterraneo.
Francia: esitò all’inizio nonostante fu una grande alleata durante la guerra, perché questa si verificò
essere un grande errore, in quanto non avevano constatato l’eventuale potenza di un’Italia
unificata.
Austria: nemica del nuovo Stato perché con l’unificazione perse una delle sue province più ricche.
Stato della Chiesa: nemica perché perse i due terzi del suo territorio.
2. Cavour e l’eredità cavouriana
Cavour è stato uno dei protagonisti eroici per la storia italiana, sia per quanto riguarda
l’unificazione, sia in campo estero, famoso per la sua “politica senza scrupoli”. In tutta la politica di
Cavour vi è un aspetto avventuristico che riemergerà nel corso della storia del paese e che darà alla
politica estera italiana un carattere di improvvisazione e di rischio tale da suscitare nei nostri
partner occasionali sospetto e sfiducia. La genialità di Cavour era stata quella di aver fatto la grande
politica a livello europeo in nome di un piccolo paese che non disponeva né di un esercito né di
una diplomazia a livello delle nazioni con cui il conte aveva stabilito rapporti e che aveva coinvolto
nel suo gioco politico. Al momento del suo ingresso nella comunità internazionale il paese era in
sensibile ritardo rispetto a quelli dell’Europa occidentale e centrale con cui aveva scelto di
confrontarsi e si sarebbe ritrovato a competere, soprattutto in campo economico. Altri due
problemi del nuovo Stato erano le minacce che provenivano da una possibile rivincita austriaca e
del papato, e quello di difendere i confini raggiunti e anzi allargarli per completare il programma di
costruzione nazionale. Nonostante questi problemi, i ministri degli esteri e gli ambasciatori
sapranno mantenere presso le corti e le cancellerie europee uno status superiore alle risorse e
potenzialità del nuovo Stato.
3. Roma o Venezia?
Roma: la città era nelle mani del Papa, protetto dalle truppe francesi. Cavour e il suo successore
cercarono di trovare degli accordi con il Papa e Napoleone III (libera Chiesa in libero Stato) ma non
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Si sapeva che all’Alleanza dei tre imperatori, stipulata tra Germania, Russia e Austria nel 1873,
Bismark avrebbe aggiunto volentieri quella con l’Italia così da completare l’accerchiamento della
Francia. Nell’estate del 1877 Crispi proponeva un’alleanza Italia-Germania in funzione anti-francese
e anti-austriaca, ma la Germania intendeva rimanere in buoni rapporti con l’Austria e pertanto se
l’Italia ambiva a un’alleanza con la Germania doveva fare altrettanto.
Preminenti ragioni di politica estera, la condizione di relativo isolamento internazionale dell’Italia si
associavano a motivazioni di politica interna (stava crescendo la preoccupazione per l’irrequietezza
di forze estremiste che sembravano preannunciare nuove turbolenze per il paese) e alle
contingenti reazioni determinate dall’occupazione francese della Tunisia, inducendo l’Italia ad
aderire a un’alleanza che, se accresceva la sicurezza del paese, ne limitava la libertà di azione e lo
costringeva a rinviare il raggiungimento delle sue principali ambizioni: l’ampliamento delle sue
frontiere orientali e un ruolo nell’area balcanica. Il Trattato della triplice (1882) era un patto
difensivo che assicurava l’Italia nei confronti di un’aggressione francese e impegnava la stessa Italia
all’intervento in caso di un attacco della Francia non provocato contro la Germania, ma anche di
un’eventuale aggressione francese e russa all’Austria. Inoltre il trattato prevedeva l’impegno di
ciascuno dei contraenti a non entrare in un’alleanza diretta contro gli altri e l’obbligo di non
concludere paci separate nel caso di una comune partecipazione a un conflitto.
3. Crispi e la politica di potenza
Alla vigilia della stipula della Triplice il quarto governo Depretis fa approvare alla Camera un
programma di spese militari straordinarie comprendente anche un progetto di riorganizzazione
dell’esercito. Quando salì Crispi al governo nel 1887, era stata rinnovata la Triplice con netti
miglioramenti a favore dell’Italia: l’impegno di Vienna a prevedere compensi per l’Italia nel caso di
acquisizioni territoriali da parte dell’Austria o della Germania, con l’esclusione dei territori di
frontiera, e intervento austro-tedesco a favore dell’Italia nel caso che essa fosse stata costretta a
entrare in guerra con la Francia se questa avesse tentato di estendere il suo controllo su Tripoli e
sul Marocco. In caso di guerra della Germania con la Francia e la Russia, il governo italiano avrebbe
attaccato la Francia sulla comune frontiera alpina, e avrebbe mandato sul Reno sei corpi d’armata e
tre divisioni di cavalleria (era dubbio che l’Italia potesse mantenere l’impegno date le condizioni
dell’esercito italiano).
INTESA MEDITERRANEA: appoggio italiano alla Gran Bretagna in Egitto e quello inglese all’Italia in
Nord Africa, in particolare in Tripolitania-Cirenaica, in caso di invasione di una terza potenza. Aderì
anche l’Austria-Ungheria in senso anti-russo.
Durante i governi Cirspi le spese militari aumentarono fino a creare un serio problema di deficit di
bilancio.
4. L’avventura coloniale
Marzo 1882 acquisto della baia di Assab in Eritrea (base per ulteriori espansioni)
1885 occupazione del territorio tra Massaua e Assab
Seguirono le proteste in Parlamento per i costi dell’impresa ma ormai erano in gioco “le sorti
dell’Italia come grande potenza”.
1887 massacro di Dogali (a discapito dell’Italia)
1889 Trattato di Uccialli riconosceva le conquiste italiane che da Massaua si erano, dopo Dogali,
allargate fino a comprendere un più vasto territorio che diventerà la colonia Eritrea;
rappresentanza italiana dell’impero abissino in materia di politica estera, cioè lo stato di
protettorato (questo solo nella versione italiana del trattato, quando Menelik salirà al trono non
riconoscerà questa clausola) il governo italiano inizia quindi a cercare di separare i capi eritrei
più influenti dall’imperatore promettendo armi e denaro
1893 Menelik denuncia il Trattato e con l’aiuto di Francia e Russia costituisce un grande
esercito 1896 disastrosa sconfitta italiana nella battaglia di Adua
eclissi dell’espansionismo coloniale, crisi del governo Crispi, fine della carriera pubblica
dell’uomo politico siciliano.
5. La politica di raccoglimento
Licenziamento di Bismark (1890) nuovo corso espansionistico e aggressivo della politica tedesca
inaugurata da Guglielmo II
1892 Intesa
1891secondo rinnovo della Triplice: riconoscimento tedesco di eventuali interessi italiani in
Africa settentrionale dove la Germania avrebbe appoggiato l’Italia “in ogni azione sotto forma di
occupazione o altra presa di garanzia che quest’ultima dovesse intraprendere in queste stesse
regioni in vista di un interesse di equilibrio o di legittimo compenso”.
In questi anni la partecipazione alla Triplice dava al regno anche il beneficio di uno status politico
oltre che giuridico; non quello di grande potenza che Crispi aveva ricercato, ma quello di potenza
associata ai “Grandi” e come tale partecipe, anche se in una posizione e in un ruolo di secondo
piano, delle azioni e dei vantaggi che essi garantivano.
Subito dopo Crispi la politica estera italiana si limiterà a operare una certa revisione dei propri
obiettivi, si ridurrà ad affrontare alcuni di temi di interesse nazionale, più immediati e pressanti
come sul versante delle relazioni con la Francia la questione dei rapporti commerciali e dello status
giuridico ed economico degli italiani in Tunisia in scadenza nel 1896, e su quello dei rapporti con la
Russia, il comune interesse a contenere il dinamismo austriaco nei Balcani.
6. Il “giro di Valzer” e la svolta di Vittorio Emanuele III
1902 il ministro degli Esteri del governo Zanardelli (Prinetti), con il governo francese, negoziò un
vero e proprio trattato di contro-assicurazione che prevedeva la neutralità italiana non solo nel
caso in cui la Francia fosse aggredita, ma anche nel caso in cui fosse la Francia ad attaccare per
reagire a una grave provocazione.
Prinetti negoziò un accordo con la Gran Bretagna che ripristinava e rilanciava le intese
mediterranee del 1887. Nel 1909 l’Italia e la Russia stipulavano un accordo, di Racconigi che
prevedeva il mantenimento dello status quo nonché consultazioni e azioni comuni nell’area
balcanica, e per il futuro la partecipazione di ambedue i contraenti ad accordi che Russia e Italia
dovessero concludere con una terza potenza. Appena qualche mese dopo l’Italia stipulava con
l’Austria un trattato dello stesso tenore, per cui ciascuno dei due governi si impegnava a non
contrarre con una terza potenza un accordo qualsiasi concernente le questioni balcaniche senza
che l’altro governo vi partecipi su di un “piede di uguaglianza assoluta”.
Dietro tutto questo c’è la forte influenza di Vittorio Emanuele III che alimenta la svolta dei primi del
Novecento con una fitta trama di missioni all’estero e di contatti diplomatici con i principali capi di
Stato europei.
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italiani di stabilire una durevole influenza sull’Albania si scontravano sistematicamente con gli
ostacoli frapposti dall’impero asburgico, sia sul fronte del movimento irredentista.
1914 convenzione militare italo-tedesca: invio di un’armata italiana sul fronte del Reno nel caso
di guerra contro la Francia, e truppe italiane impiegate sul fronte orientale contro la Russia.
28 luglio 1914 governo austriaco dichiara guerra
2 agosto 1914Italia dichiara la sua neutralità la Triplice aveva scopo difensivo e non obbligava
l’Italia all’intervento. L’Italia si riservava di considerare la possibilità di aiutare i suoi alleati nel caso
che i suoi interessi fossero salvaguardati con previ e precisi accordi.
Il governo tedesco tentava di convincere gli austriaci a pagare il prezzo per la partecipazione
italiana con la cessione del Trentino, ma il governo austro-ungarico respingeva nettamente la
proposta e per il momento l’attenzione e gli sforzi austro-tedeschi si concentrarono nel vigilare sul
mantenimento della neutralità da parte del governo di Roma sospetto tedesco di un passaggio
dell’Italia all’Intesa.
4. La gestione della neutralità
4 marzo 1915 TELEGRAMMONE (Sidney Sonnino, ministro italiano degli affari esteri) 26 aprile
Trattato di Londra: venivano assegnati all’Italia il Trentino, l’Alto Adige fino al Brennero, Trieste, le
contee di Gorizia e Gradisca, la penisola istriana fino al Quarnaro, metà della Dalmazia con le città
di Zara e Sebenico, un certo numero di isole al nord e a ovest della stessa Dalmazia. L’Albania
sarebbe stata divisa tra Italia, Grecia e Serbia. Nel caso della spartizione dell’impero turco, una
parte della provincia mediterranea di Adalia sarebbe stata assegnata all’Italia. Sul piano militare
veniva garantita la collaborazione delle flotte francesi e inglesi per le operazioni contro la flotta
austriaca in Adriatico e un’offensiva della Russia contro le truppe asburgiche sul fronte orientale
per evitare che l’Austria rivolgesse tutte le sue forze contro l’Italia.
Vittorio Emanuele III spingeva per un intervento al fianco dell’Intesa.
5. Interventisti e neutralisti
Interventisti: ceto borghese, studenti e docenti universitari, gruppi industriali della siderurgia e
della meccanica, sinistra democratica, repubblicani e radicali, artistici e letterari, alcuni grandi
giornali a diffusione nazionale (Il Corriere della Sera, Il Giornale d’Italia, Il Resto del Carlino), il
movimento futurista di Filippo Tommaso Marinetti (il Manifesto), Gabriele d’Annunzio (radiose
giornate di maggio).
Neutralisti: liberali, socialisti, cattolici, papa Benedetto XV (un’inutile strage), Giolitti (leader
liberale).
Benito Mussolini (direttore dell’AVANTI!) venne espulso dal Psi per la pubblicazione del suo
giornale “il Popolo d’Italia”.
24 maggio 1915 dichiarazione di guerra all’Austria per volontà di una minoranza (pressione e
ribellione del movimento interventista).
6. Versailles, l’isolamento dell’Italia
18 gennaio 1919 conferenza di Versailles a Parigi
L’Italia aveva raggiunto lo status di grande potenza, ma in realtà le carenze militari logistiche ed
economiche posero l’Italia in un ruolo di potenza intermedia tra i paesi di prima grandezza e le
medie potenze. La tardiva dichiarazione di guerra alla Germania, la riluttanza a impegnarsi su altri
fronti (diversi da quelli sul confine italiano) susciteranno negli alleati diffidenze e sospetti. Nel 1918
Sonnino si era opposto a una dichiarazione a favore dell’indipendenza della Jugoslavia, restando
isolato nei confronti di inglesi, francesi e americani.
7. Il fattore Wilson
Punto nono dei suoi quattrodici punti: i confini italiani sarebbero stati fissati nel rispetto di chiari e
riconoscibili elementi di nazionalità.
Punto primo: riconoscimento di accordi trasparenti raggiunti in modo trasparente gli americani
non riconoscevano come legittimo il segreto patto di Londra.
A Versailles, Wilson concesse all’Italia l’Alto Adige fino al Brennero, ma contestò le richieste
dell’Istria, dei territori dalmati e soprattutto Fiume.
14 aprile 1919 “Linea Wilson”: spartizione dell’Istria tra Italia e Jugoslavia, riconosceva Trieste
all’Italia, costa dalmata e isole ad eccezione di Lissa alla Jugoslavia, Valona all’Italia.
8. Il mito della vittoria mutilata
29 maggio 1919 ci veniva assegnato tutto ciò che era stato previsto dal Trattato di Londra.
Gabriele D’Annunzio con 2500 volontari occupano Fiume con un colpo di mano e ne proclamano
l’annessione all’Italia, nonostante la condanna del governo italiano.
12 novembre 1920 TRATTATO DI RAPALLO: trattativa tra il governo italiano e quello jugoslavo: la
Dalmazia veniva assegnata alla Jugoslavia, a eccezione della città di Zara e della isole di Lagosta e
Pelagosa, Fiume veniva dichiarata città libera.
2 agosto trattato bilaterale con l’Albania stipulato a Tirana: in mani italiane restava solo l’isola di
Saseno.
Il governo italiano si interessa alla tutela dell’indipendenza dell’Austria, poiché per l’Italia,
l’annessione tedesca dell’Austria significava trovarsi la Germania alla frontiera del Brennero,
annullando il guadagno di uno Stato militarmente impotente ai propri confini.
1927 la politica italiana contribuiva alla destabilizzazione dell’area in nome della revisione dei
trattati di pace e del sostegno a governi e movimenti fascisti e parafascisti.
3. I rapporti italo-francesi e quelli con la Gran Bretagna
1925 Conferenza di Locarno: Francia, Belgio e Germania riconoscevano le frontiere fissate a
Versailles e si impegnavano a risolvere pacificamente le future controversie. Gran Bretagna e Italia
erano chiamati a garantire questi accordi.
Il maggior motivo di contrasto tra Roma e Parigi era la questione degli anti-fascisti italiani rifugiati
in Francia e della protezione loro riservata dal governo francese. A Parigi c’era anche il Partito
Comunista italiano e la polizia politica fascista dell’Ovra aveva i suoi agenti. Un altro problema
erano i possedimenti francesi: Tunisia, Corsica, Nizza, Savoia e Gibuti.
Al mondo anglosassone e quindi anche a quello americano, Mussoli era apparso come il salvatore
dell’Italia dall’eversione comunista. Londra nel gennaio 1926 concesse all’Italia una sostanziale
riduzione dei debiti di guerra. Nel mese di aprile dello stesso anno un accordo italo-britannico
sull’Etiopia, riconobbe all’Italia la facoltà di accrescere la penetrazione nell’economia etiopica e di
costruire una ferrovia che collegasse la colonia eritrea alla Somalia.
4. La politica del “peso determinante”
Idea di Grandi (Prima sottosegretario (1926-29) e poi ministro degli Esteri (1929-32)) l’Italia non
era ancora in grado di svolgere un ruolo di primissimo piano in Europa, ma la sua partecipazione
era divenuta indispensabile ai maggiori protagonisti. Problema dell’Italia: debolezza dell’apparato
militare e mancanza di una capacità industriale e tecnologica a livello delle altre grandi potenze.
Nella strategia di Grandi era necessario che l’Italia mantenesse il passo con le potenze di testa se
voleva raggiungere il “peso determinante”. Ma la politica del Ministro degli Esteri aveva una
premessa inaccettabile per Mussolini: quella di un’attesa indefinita nel tempo. Nel luglio 1932
Mussolini destituiva Grandi.
1933 idea di Mussolini del “Patto a Quattro”: Francia, Gran Bretagna, Italia e Germania, per il
mantenimento della pace, la collaborazione per la soluzione delle maggiori questioni politiche
continentali, la revisione concordata dei trattati.
15 luglio 1933 il patto veniva ratificato solo dall’Italia e dalla Gran Bretagna, per via della
decisione di Hitler di abbandonare addirittura anche dalla Società delle Nazioni.
7 gennaio 1935 a Roma, Mussolini e l’allora ministro degli Esteri francese Laval, firmavano una
serie di accordi per la cessione all’Italia di alcuni territori francesi confinanti con la Libia e l’Eritrea e
per la convocazione di una conferenza danubiano-balcanica in funzione anti-tedesca. Veniva inoltre
riconfermato l’impegno a difendere l’indipendenza austriaca.
aprile 1935 Conferenza di Stresa: Francia, Italia e Gran Bretagna si dichiaravano d’accordo
nell’opporsi con tutti i mezzi possibili a qualsiasi ripudio unilaterale dei trattati che potesse mettere
in pericolo la pace.
5. La politica imperiale
Scontro tra truppe indigene italiane e bande provenienti dall’Abissinia attorno ai pozzi di Ual-Ual
casus belli che fece precipitare la crisi governo di Addis Abeba investiva del caso la Società delle
Nazioni. La commissione arbitrale italo-etiopica, costituita per indagare le responsabilità degli
scontri di Ual-Ual e per risolvere pacificamente la controversia, concludeva i suoi lavori sollevando
l’Italia da ogni responsabilità ma sostanzialmente assolvendo anche il governo etiopico da ogni
intenzione aggressiva, pertanto il negoziato si concludeva con nulla di fatto.
Tra il 1922 e il 1932 riconquista della Libia
L’Inghilterra e la Francia volevano sanzionare economicamente e militarmente l’Italia per
un’eventuale aggressione in Etiopia
11 ottobre 1935 la Società delle Nazioni prende delle decisioni riguardo la sanzione per l’Italia:
riguardava l’embargo sulle armi e materiali strategici con esclusione di petrolio, di acciaio e
carbone, limitavano le importazioni di prodotti italiani e alcune transazioni finanziarie come prestiti
e aperture di credito.
Per aiutare Francisco Franco durante la guerra civile, Mussolini invierà aerei, uomini, mezzi, denaro
e con sottomarini affondano le navi con gli aiuti per la Repubblica di Spagna dall’Unione Sovietica.
6. L’asse Roma-Berlino
24 ottobre 1936 Asse Roma-Berlino: impegna l’Italia e la Germania a collaborare al bolscevismo
e a un’azione comune nell’area danubiana.
1938ANSCHLUSS: annessione tedesca dell’Austria, in cambio la Germania riconosce i confini
italiani e il Mediterraneo come area di esclusivo interesse dell’Italia.
7. Dall’ “Anschluss” a Monaco e a Praga
Problemi nei rapporti con Inghilterra e Francia
1936Patto Anticomintern: con Germania e Giappone, impegno a una comune lotta
anticomunista e a reciproche consultazioni prima di ogni eventuale accordo con l’Unione Sovietica.
1936 uscita dell’Italia dalla Società delle Nazioni avvicina l’Italia a Giappone e Germania
anch’esse già uscite dalla Società delle Nazioni, e l’allontana ulteriormente da Francia e Gran
Bretagna.
29 settembre 1938 incontro a Monaco tra presidente del Consiglio francese, Chamberlain,
Mussolini e Hitler: rientrava la crisi scoppiata per le rivendicazioni tedesche sulla regione dei
Sudeti.
marzo 1939 la Germania procede all’annessione dell’intera Cecoslovacchia
Rivendicazione di Mussolini per Nizza, Savoia, Corsica e Tunisia: porterebbe a uno scontro con la
Francia questo unisce ancora di più l’Italia alla Germania.
aprile 1939 l’Italia invade l’Albania.
8. Il “Patto d’Acciaio”
1939 Patto d’Acciaio tra Germania e Italia: se una delle due nazioni venisse coinvolta in un’azione
bellica, l’altra sarà al suo fianco, un’eventuale uscita dalla guerra di una delle due parti doveva
essere approvata dall’altra.
Problema: impreparazione italiana a partecipare prima di tre anni a una guerra generale ormai
inevitabile perché la Germania vuole attaccare la Polonia
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l’impegno degli alleati ad aiutare il nostro paese attraverso l’importazione di merci, i rifornimenti di
materie prime e l’aumento della produzione. De Gasperi può quindi nominare gli ambasciatori, che
fino ad allora erano fascisti.
Clausole militarilimitazioni sul futuro assetto delle forze armate e smilitarizzazione delle
frontiere.
5. Costituzione e politica estera
Ripudio della guerra come strumento di offesa alla libertà di altri popoli e come mezzo di
risoluzione delle controversie internazionali. L’Italia promuove e favorisce le organizzazioni che
assicurano la pace e la giustizia fra le Nazioni (Nazioni Unite). Si legittima dal punto di vista
costituzionale le limitazioni di sovranità derivanti dall’adesione dell’Italia ai trattati istitutivi delle
Comunità europee e poi dell’Unione Europea.
1947 terzo governo De Gasperi, ministro degli Esteri Sforza.
Gli aiuti economici da parte di Truman di cui l’Italia ha urgentemente bisogno, sono condizionati
all’uscita dei comunisti dal governo.
6. Le sirene del neutralismo
1947 DOTTRINA TRUMAN: non consentire che il Mediterraneo orientale finisse sotto il controllo
sovietico aiuti alla Grecia, sconvolta dalla guerra civile alimentata da sovietici e Jugoslavia, aiuti
alla Turchia, oggetto delle mire di Stalin.
1947 PIANO MARSHALL: aiuti economici ai paesi europei non comunisti.
1948 Colpo di stato sovietico in Cecoslovacchia (putsch) Patto di Bruxelles tra Regno Unito,
Francia, Belgio, Olanda e Lussemburgo: accordo politico militare che vincolava i paesi firmatari a
un’assistenza militare automatica in caso di aggressione volontà europea di opporsi
all’espansionismo sovietico. Gli USA non ne facevano parte ma appoggiavano l’accordo.
De Gasperi rifiuta sia di entrare in questa organizzazione sia gli aiuti militari da parte degli Stati
Uniti per via delle imminenti elezioni (non voleva scatenare la propaganda socialcomunista).
Campagna elettorale: gli alleati promettevano la Zona A del Territorio libero di Trieste e l’URSS le
colonie pre-fasciste (cosa più improbabile).
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gennaio 1949il Consiglio dell’Unione Occidentale invita l’Italia ad associarsi al Consiglio d’Europa
4 aprile 1949 PATTO ATLANTICO: trattato di natura difensiva, di durata ventennale;
un’aggressione armata contro uno o più Stati firmatari sarebbe stata considerata come diretta
contro tutti gli altri; area geografica in cui il trattato avrebbe avuto efficacia (territori nazionali dei
paesi europei membri, i Dipartimenti francesi d’Oltremare e il Nord America), ma in successive crisi
internazionali come la guerra di Corea, Truman estenderà l’area del patto; impegno degli Stati
partecipanti a sviluppare relazioni internazionali pacifiche, a promuovere il benessere dei rispettivi
paesi e ad incoraggiare la collaborazione economica tra essi.
Il recupero della “nuova Italia” è quasi completo, manca solo l’ammissione all’Onu, ancora bloccata
per qualche anno dai veti sovietici.
3. Addio alle colonie
Il governo britannico non voleva riconoscerci le colonie del periodo pre-fascista (Eritrea, Somalia,
Libia), poiché una nostra presenza in Africa non facilitava il loro scopo di estendere il controllo sul
Mediterraneo.
1948compromesso Bevin-Sforza: la Libia sarebbe stata divisa in tre parti: la Cirenaica sotto
amministrazione fiduciaria della Gran Bretagna, il Fezzan alla Francia, la Tripolitania, dal 1951
all’Italia; Somalia all’amministrazione fiduciaria dell’Italia; Eritrea ceduta in parte all’Etiopia e in
parte al Sudan; aree di Asmara e di Massaua avrebbero ottenuto uno speciale statuto per
salvaguardare le locali comunità italiane.
maggio 1949l’Assemblea dell’Onu rifiuta il patto anglo-italiano per un solo voto (Haiti). De
Gasperi quindi risulta disponibile a concedere la piena e completa indipendenza alle antiche
colonie.
4. Guerra fredda e politica interna
La partecipazione come membro originario del Patto d’Acciaio non poneva comunque l’Italia sullo
stesso piano dei paesi vincitori.
Incertezze sull’impegno atlantico da parte del governo italiano, i cui problemi economici
rendevano difficile il riarmo chiesto da Washington (con le limitazioni imposte dal Trattato di pace).
L’Italia rischiava di perdere posizioni all’interno del campo occidentale, a causa della inadeguatezza
del suo sistema economico e dell’incapacità di affrontare le nuove sfide internazionali.
5. Ceca, Ced, e il ruolo dell’Italia
18 aprile 1951 Piano Schuman: per l’Istituzione della Ceca (Comunità europea del carbone e
dell’acciaio), Francia, Germania, Italia, Belgio, Olanda, Lussembrugo primo passo concreto verso
l’integrazione europea.
27 maggio 1952 Ced: Comunità europea di difesa
1953 finisce l’era di De Gasperi e avvento dei governi centristi di Pella e Scelba: nuova
importanza alla questione di Trieste e peggioramento dei rapporti con Tito
30 agosto 1954 veniva affossato il Ced.
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1954, Parigi Ueo: Unione europea occidentale, Francia, Regno Unito, Belgio, Lussemburgo,
Olanda, Italia e Germania occidentale: la Germania riacquista piena sovranità sul territorio
occidentale (tranne che su Berlino Ovest), rinuncia alla produzione di armi atomiche, chimiche e
batteriologiche sul proprio territorio.
1954, Londra restituzione di Trieste e della zona A all’Italia, zona B alla Jugoslavia
maggio 1955 Gronchi presidente della Repubblica (vuole aprire le porte alla sinistra).
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1997 nuova missione per portare stabilità e pace all’Albania decisione che segna una
spaccatura tra i principali partiti di maggioranza conseguenza che si ha anche nel momento in cui
bisogna votare per un allargamento della Nato (Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca).
1998 Governo D’Alema
1999 guerra decisa dalla Nato per liberare gli albanesi del Kosovo dalla tirannia e pulizia etnica di
Milosevic. D’Alema assicura il nostro appoggio contro la Serbia e concede l’utilizzo delle basi Nato
in Italia senza chiedere una votazione al Parlamento.
Momenti di tensione tra Italia e Stati Uniti: Washington chiese all’Italia di dare rifugio ai kosovari,
invece il nostro governo con “l’operazione Arcobaleno”, assisteva i profughi inviando un
contingente in Albania; tragedia della funivia Cermis, i cui cavi vennero tranciati da un apparecchio
americano provocando la morte di 20 persone, ma un accordo del 1995 sottrae i militari americani
alla nostra giustizia.
5. Berlusconi e la politica estera
11 settembre 2001 attacco terroristico delle Torri Gemelle: nascita di una nuova minaccia alla
super potenza mondiale, il fondamentalismo islamico contingente di 500 italiani in Afghanistan,
su mandato Onu e guida Nato.
In tre anni e mezzo la Farnesina cambiava 4 volte titolare non dava stabilità e coesione alla
nostra politica estera.
Berlusconi cerca un rapporto privilegiato con la Gran Bretagna di Blair, e quindi con gli Usa.
Appoggiava l’operazione anglo-americana di un intervento militare contro Saddam Hussein,
insieme ad altri paesi europei ad eccezione di Francia e Germania. L’obiettivo di Berlusconi era
quello di fare dell’Italia il principale alleato dell’America in Europa (oltre la Gran Bretagna) e di
incassare i dividendi economici e strategici di una vittoria della guerra che si supponeva fosse facile
da raggiungere. Secondo l’art. 11 della nostra Costituzione i nostri militari potevano combattere
solo per difendersi andarono a Nassiriya con il compito di contribuire alla ricostruzione materiale
del paese.
novembre 2003 attentato a Nassiriya davanti al nostro Quartier generale, dei nostri connazionali
persero la vita.
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