Sei sulla pagina 1di 19

lOMoARcPSD|8272962

La politica estera dell'Italia

Storia Contemporanea (Università degli Studi di Milano)

StuDocu non è sponsorizzato o supportato da nessuna università o ateneo.


Scaricato da Michele Barba (michelebarba92@libero.it)
lOMoARcPSD|8272962

LA POLITICA ESTERA DELL’ITALIA


(Mammarella, Cacace)

Capitolo 1 - LA POLITICA ESTERA DELL’UNITÀ (1861-1870)

1. Il riconoscimento internazionale
17 marzo 1861  proclamazione del regno, Vittorio Emanuele II re d’Italia. L’Italia aveva bisogno di
un riconoscimento internazionale, necessario per la creazione di rapporti politici e commerciali,
partecipazione alla vita e all’attività della comunità delle nazioni, nonché per assicurare la stabilità
e la sicurezza dei confini. Purtroppo solo alcuni stati approvavano il Risorgimento italiano e ci
vollero anni affinché tutti gli stati mettessero da parte le loro antipatie.
Inghilterra: favorevole al nuovo stato in quanto avrebbe potuto contenere l’influenza francese nel
Mediterraneo.
Francia: esitò all’inizio nonostante fu una grande alleata durante la guerra, perché questa si verificò
essere un grande errore, in quanto non avevano constatato l’eventuale potenza di un’Italia
unificata.
Austria: nemica del nuovo Stato perché con l’unificazione perse una delle sue province più ricche.
Stato della Chiesa: nemica perché perse i due terzi del suo territorio.
2. Cavour e l’eredità cavouriana
Cavour è stato uno dei protagonisti eroici per la storia italiana, sia per quanto riguarda
l’unificazione, sia in campo estero, famoso per la sua “politica senza scrupoli”. In tutta la politica di
Cavour vi è un aspetto avventuristico che riemergerà nel corso della storia del paese e che darà alla
politica estera italiana un carattere di improvvisazione e di rischio tale da suscitare nei nostri
partner occasionali sospetto e sfiducia. La genialità di Cavour era stata quella di aver fatto la grande
politica a livello europeo in nome di un piccolo paese che non disponeva né di un esercito né di
una diplomazia a livello delle nazioni con cui il conte aveva stabilito rapporti e che aveva coinvolto
nel suo gioco politico. Al momento del suo ingresso nella comunità internazionale il paese era in
sensibile ritardo rispetto a quelli dell’Europa occidentale e centrale con cui aveva scelto di
confrontarsi e si sarebbe ritrovato a competere, soprattutto in campo economico. Altri due
problemi del nuovo Stato erano le minacce che provenivano da una possibile rivincita austriaca e
del papato, e quello di difendere i confini raggiunti e anzi allargarli per completare il programma di
costruzione nazionale. Nonostante questi problemi, i ministri degli esteri e gli ambasciatori
sapranno mantenere presso le corti e le cancellerie europee uno status superiore alle risorse e
potenzialità del nuovo Stato.
3. Roma o Venezia?
Roma: la città era nelle mani del Papa, protetto dalle truppe francesi. Cavour e il suo successore
cercarono di trovare degli accordi con il Papa e Napoleone III (libera Chiesa in libero Stato) ma non
1

Scaricato da Michele Barba (michelebarba92@libero.it)


lOMoARcPSD|8272962

ci riuscirono perché avevano contro i fedeli francesi.


Venezia: si puntava a un nuovo conflitto contro l’Austria. Garibaldi iniziò a raccogliere dei volontari
per la spedizione in Dalmazia.
Garibaldi era presidente dell’Associazione emancipatrice italiana che raccoglieva volontari anche
per Roma capitale.
4. Una politica estera ambigua
L’acquisizione di Roma per mano militari era impossibile e inopportuna fino a quando la Francia
avesse mantenuto il suo protettorato sullo Stato della Chiesa. La marcia su Roma era stata impedita
dal re che non nascondeva però la sua approvazione.
Nei primi anni del Regno, la scarsa chiarezza dei meccanismi istituzionali renderà le linee di politica
estera incerte e poco trasparenti. Paradossalmente la politica estera del nuovo Stato risentirà di
due condizioni opposte. Da una parte, l’assunzione di rischi eccessivi e la permanenza di quello
spirito garibaldino che aveva realizzato grandi conquiste nella fase eroica del movimento unitario,
dall’altra la timidezza e l’eccessiva acquiescenza nei confronti della Francia, lo stato protettore.
5. La Convenzione di settembre
Si credeva che la Francia fosse l’unica in grado di poter ottenere Roma e Venezia per l’Italia.
Una svolta importante nel conflitto per Roma capitale si verificò con la Convenzione del 15
settembre 1864 a Parigi tra Francia e Italia. Con essa il governo italiano si impegnava al
trasferimento entro 6 mesi della capitale da Torino a una città da scegliere (Firenze), a non
effettuare e a impedire ogni attacco al territorio pontificio e ad accollarsi una parte del debito
pubblico dello Stato della Chiesa. La Francia, a sua volta, prometteva di ritirare le truppe di stanza a
Roma entro due anni, per dar tempo allo Stato pontificio di organizzare un proprio esercito che il
governo italiano si impegnava a riconoscere. Ma nel 1867 il governo presieduto da Rattazzi verrà
accusato da quello francese per aver fatto il doppio gioco incoraggiando Garibaldi che dovrà quindi
arrestare, minacciato di far intervenire le truppe francesi in favore del Papa. La minaccia si
realizzava con l’invio di un corpo di spedizione francese che sconfissero duramente i garibaldini.
6. L’alleanza con i prussiani e la terza guerra d’Indipendenza
Nel luglio 1865, Otto von Bismark (Prussia) volle conoscere l’eventuale atteggiamento dell’Italia nel
caso di una guerra tra la Prussia e l’Austria. Il governo La Marmora rispose che l’Italia avrebbe
deciso solo dopo essersi consultata con la Francia. La risposta confermava la ben nota situazione di
dipendenza da Parigi del governo italiano, quindi Bismark decise di stabilire un rapporto diretto
con Napoleone III. Napoleone presumibilmente incoraggiò Bismark nel suo progetto nella speranza
di ottenere compensi per la Francia sul Reno e lo stesso fece con il governo italiano che nel
frattempo aveva iniziato, senza troppa fortuna, a sondare il governo austriaco sulla possibilità di
ricevere il Veneto in ambio della neutralità italiana e di una forte indennità.
Il governo italiano, l’8 aprile 1866 firmava un trattato di alleanza con Berlino, che in cambio
dell’ingresso italiano in guerra al fianco della Prussia, prevedeva la cessione di Venezia, della
regione veneta e della provincia di Mantova. In quanto al Trentino, reclamato dagli italiani, Bismark
sarebbe stato disposto a sostenere la richiesta se il nostro esercito lo avrebbe conquistato durante
il conflitto. All’indomani della firma del trattato con la Prussia, il governo italiano si vide proporre
da quello di Vienna la cessione del Veneto qualora l’Italia fosse rimasta neutrale nel caso di Guerra

Scaricato da Michele Barba (michelebarba92@libero.it)


lOMoARcPSD|8272962

tra Austria e Prussia.


Proprio alla vigilia delle operazioni militari i governi francese e austriaco firmavano un trattato
segreto, ma di cui presto si conoscerà il contenuto, in cui Vienna, in caso di vittoria, prometteva
compensi territoriali alla Francia a spese della Prussia e si impegnava a cedere il Veneto a
Napoleone perché lo trasferisse all’Italia in cambio dei buoni uffici dell’imperatore per indurre gli
italiani alla neutralità. Il 17 giugno 1866 la Prussia decise di attaccare. L’Italia subì la sconfitta di
Custoza e di Lissa, la battaglia navale che si svolse il 20 luglio di fronte all’isola dalmata, provocò
l’affondamento della cannoniera e della nave ammiraglia: la sconfitta era umiliante. Vinse la Prussia
che stipulò un armistizio e la pace con l’Austria senza nemmeno consultare l’Italia, che dovette
trattare direttamente con Vienna. Il 3 ottobre, il Trattato di pace italo-austriaco prevedeva la
cessione del Veneto all’imperatore Napoleone III che l’avrebbe trasferito all’Italia e il
riconoscimento dello Stato italiano fino ad allora negato dall’Austria.

Capitolo 2 – L’ITALIA NELLA GRANDE ALLEANZA (1871-1900)

1. “Indipendenti sempre, isolati mai”


Nel 1870 veniva trattato l’acquisto della baia di Assab (in Eritrea). Ma era soprattutto verso la
Tunisia, in cui viveva una numerosa e attiva comunità italiana, che si appuntavano le intenzioni del
nostro governo, il quale già nel 1869 aveva ottenuto il via libera alla creazione di una
amministrazione coloniale in terra d’Africa. Nel 1870 ci fu la pace in Europa grazie al progetto di
Bismark, ma nel 1877 la Russia dichiarò guerra alla Turchia aprendo una nuova crisi balcanica.
Pochi mesi dopo, la Turchia era costretta alla pace che lasciava la Russia arbitra dei Balcani. Le
conquiste russe destavano preoccupazioni in Inghilterra e in Austria. Intervenne quindi Bismark
con una conferenza nel 1878 che mirava a mantenere gli equilibri esistenti nel Mediterraneo e nei
Balcani. La conferenza ridimensionava drasticamente le conquiste russe concedendo allo zar solo la
Bessarabia e alcune province dell’Anatolia, l’Inghilterra otteneva l’occupazione di Cipro, all’Austria
veniva concessa la Bosnia Erzegovina in temporanea amministrazione, la Francia otteneva il
permesso per un’eventuale occupazione della Tunisia. L’Italia, con accettazione del ministro degli
Esteri, non ottenne alcun vantaggio, scelta che in patria sfociò in un’aperta contestazione del
governo Cairoli che fu quindi costretto alle dimissioni. In oltre si aggiungeva il malumore della
classe imprenditoriale che, incoraggiata dal governo, in Tunisia aveva fatto significativi investimenti
creando una rete di importanti interessi.
2. Le ragioni della Triplice
Negli anni tra l’Unità e la prima guerra mondiale Crispi è, insieme a Giolitti, la più incisiva figura
italiana. Di tutti gli uomini che si alternarono al timone del governo è quello che ha un’idea più
precisa delle condizioni necessarie a una politica di potenza e dell’importanza della politica estera
per un paese come l’Italia la cui posizione nella comunità internazionale in quegli anni è ancora
incerta. Dimostrerà una esagerata ammirazione, che inevitabilmente si tradurrà in un rapporto di
subordinazione oltre che politica anche psicologica, nei confronti di Bismark e un’altrettanta forte e
passionale ostilità nei confronti della Francia, vista come il principale ostacolo alle ambizioni
italiane.
3

Scaricato da Michele Barba (michelebarba92@libero.it)


lOMoARcPSD|8272962

Si sapeva che all’Alleanza dei tre imperatori, stipulata tra Germania, Russia e Austria nel 1873,
Bismark avrebbe aggiunto volentieri quella con l’Italia così da completare l’accerchiamento della
Francia. Nell’estate del 1877 Crispi proponeva un’alleanza Italia-Germania in funzione anti-francese
e anti-austriaca, ma la Germania intendeva rimanere in buoni rapporti con l’Austria e pertanto se
l’Italia ambiva a un’alleanza con la Germania doveva fare altrettanto.
Preminenti ragioni di politica estera, la condizione di relativo isolamento internazionale dell’Italia si
associavano a motivazioni di politica interna (stava crescendo la preoccupazione per l’irrequietezza
di forze estremiste che sembravano preannunciare nuove turbolenze per il paese) e alle
contingenti reazioni determinate dall’occupazione francese della Tunisia, inducendo l’Italia ad
aderire a un’alleanza che, se accresceva la sicurezza del paese, ne limitava la libertà di azione e lo
costringeva a rinviare il raggiungimento delle sue principali ambizioni: l’ampliamento delle sue
frontiere orientali e un ruolo nell’area balcanica. Il Trattato della triplice (1882) era un patto
difensivo che assicurava l’Italia nei confronti di un’aggressione francese e impegnava la stessa Italia
all’intervento in caso di un attacco della Francia non provocato contro la Germania, ma anche di
un’eventuale aggressione francese e russa all’Austria. Inoltre il trattato prevedeva l’impegno di
ciascuno dei contraenti a non entrare in un’alleanza diretta contro gli altri e l’obbligo di non
concludere paci separate nel caso di una comune partecipazione a un conflitto.
3. Crispi e la politica di potenza
Alla vigilia della stipula della Triplice il quarto governo Depretis fa approvare alla Camera un
programma di spese militari straordinarie comprendente anche un progetto di riorganizzazione
dell’esercito. Quando salì Crispi al governo nel 1887, era stata rinnovata la Triplice con netti
miglioramenti a favore dell’Italia: l’impegno di Vienna a prevedere compensi per l’Italia nel caso di
acquisizioni territoriali da parte dell’Austria o della Germania, con l’esclusione dei territori di
frontiera, e intervento austro-tedesco a favore dell’Italia nel caso che essa fosse stata costretta a
entrare in guerra con la Francia se questa avesse tentato di estendere il suo controllo su Tripoli e
sul Marocco. In caso di guerra della Germania con la Francia e la Russia, il governo italiano avrebbe
attaccato la Francia sulla comune frontiera alpina, e avrebbe mandato sul Reno sei corpi d’armata e
tre divisioni di cavalleria (era dubbio che l’Italia potesse mantenere l’impegno date le condizioni
dell’esercito italiano).
INTESA MEDITERRANEA: appoggio italiano alla Gran Bretagna in Egitto e quello inglese all’Italia in
Nord Africa, in particolare in Tripolitania-Cirenaica, in caso di invasione di una terza potenza. Aderì
anche l’Austria-Ungheria in senso anti-russo.
Durante i governi Cirspi le spese militari aumentarono fino a creare un serio problema di deficit di
bilancio.
4. L’avventura coloniale
Marzo 1882  acquisto della baia di Assab in Eritrea (base per ulteriori espansioni)
1885 occupazione del territorio tra Massaua e Assab
Seguirono le proteste in Parlamento per i costi dell’impresa ma ormai erano in gioco “le sorti
dell’Italia come grande potenza”.
1887 massacro di Dogali (a discapito dell’Italia)
1889 Trattato di Uccialli riconosceva le conquiste italiane che da Massaua si erano, dopo Dogali,

Scaricato da Michele Barba (michelebarba92@libero.it)


lOMoARcPSD|8272962

allargate fino a comprendere un più vasto territorio che diventerà la colonia Eritrea;
rappresentanza italiana dell’impero abissino in materia di politica estera, cioè lo stato di
protettorato (questo solo nella versione italiana del trattato, quando Menelik salirà al trono non
riconoscerà questa clausola) il governo italiano inizia quindi a cercare di separare i capi eritrei
più influenti dall’imperatore promettendo armi e denaro
1893 Menelik denuncia il Trattato e con l’aiuto di Francia e Russia costituisce un grande
esercito 1896 disastrosa sconfitta italiana nella battaglia di Adua
 eclissi dell’espansionismo coloniale, crisi del governo Crispi, fine della carriera pubblica
dell’uomo politico siciliano.
5. La politica di raccoglimento
Licenziamento di Bismark (1890) nuovo corso espansionistico e aggressivo della politica tedesca
inaugurata da Guglielmo II
1892 Intesa
1891secondo rinnovo della Triplice: riconoscimento tedesco di eventuali interessi italiani in
Africa settentrionale dove la Germania avrebbe appoggiato l’Italia “in ogni azione sotto forma di
occupazione o altra presa di garanzia che quest’ultima dovesse intraprendere in queste stesse
regioni in vista di un interesse di equilibrio o di legittimo compenso”.
In questi anni la partecipazione alla Triplice dava al regno anche il beneficio di uno status politico
oltre che giuridico; non quello di grande potenza che Crispi aveva ricercato, ma quello di potenza
associata ai “Grandi” e come tale partecipe, anche se in una posizione e in un ruolo di secondo
piano, delle azioni e dei vantaggi che essi garantivano.
Subito dopo Crispi la politica estera italiana si limiterà a operare una certa revisione dei propri
obiettivi, si ridurrà ad affrontare alcuni di temi di interesse nazionale, più immediati e pressanti
come sul versante delle relazioni con la Francia la questione dei rapporti commerciali e dello status
giuridico ed economico degli italiani in Tunisia in scadenza nel 1896, e su quello dei rapporti con la
Russia, il comune interesse a contenere il dinamismo austriaco nei Balcani.
6. Il “giro di Valzer” e la svolta di Vittorio Emanuele III
1902 il ministro degli Esteri del governo Zanardelli (Prinetti), con il governo francese, negoziò un
vero e proprio trattato di contro-assicurazione che prevedeva la neutralità italiana non solo nel
caso in cui la Francia fosse aggredita, ma anche nel caso in cui fosse la Francia ad attaccare per
reagire a una grave provocazione.
Prinetti negoziò un accordo con la Gran Bretagna che ripristinava e rilanciava le intese
mediterranee del 1887. Nel 1909 l’Italia e la Russia stipulavano un accordo, di Racconigi che
prevedeva il mantenimento dello status quo nonché consultazioni e azioni comuni nell’area
balcanica, e per il futuro la partecipazione di ambedue i contraenti ad accordi che Russia e Italia
dovessero concludere con una terza potenza. Appena qualche mese dopo l’Italia stipulava con
l’Austria un trattato dello stesso tenore, per cui ciascuno dei due governi si impegnava a non
contrarre con una terza potenza un accordo qualsiasi concernente le questioni balcaniche senza
che l’altro governo vi partecipi su di un “piede di uguaglianza assoluta”.
Dietro tutto questo c’è la forte influenza di Vittorio Emanuele III che alimenta la svolta dei primi del
Novecento con una fitta trama di missioni all’estero e di contatti diplomatici con i principali capi di
Stato europei.
5

Scaricato da Michele Barba (michelebarba92@libero.it)


lOMoARcPSD|8272962

Capitolo 3 – L’ITALIA E LA PRIMA GUERRA MONDIALE (1901-1921)


1. Il primo miracolo economico
Nel 1896 iniziava la prima grande industrializzazione del paese. La congiuntura internazionale era
favorevole e i capitali in cerca di investimenti abbondanti. La loro disponibilità e i bassi costi della
manodopera nazionale furono la combinazione vincente dietro il miracolo economico, ma il
dinamismo nazionale si dimostrò anche nell’apertura verso l’innovazione e nella disponibilità ad
adottare nuove macchine e nuovi processi di produzione già sperimentati con successo all’estero.
Negli anni del primo miracolo economico, emerge un ceto sociale in ascesa: LA CLASSE MEDIA.
Agli inizi del XX secolo la classe media italiana gode di un livello di vita modesto ma dignitoso ed è
comunque determinata a migliorarlo, possiede solidi principi religiosi e patriottici, privilegia
l’ordine e la disciplina, teme il socialismo a cui attribuisce una carica eversiva che lo stesso
socialismo, almeno quello italiano, ha solo nei programmi e nelle occasionali proteste delle masse
diseredate. In politica la classe media è moderata, ma si dimostra sempre più insofferente alle
inconcludenze e ai compromessi dei politici.
Nazionalismo, futurismo e una diffusa ostilità nei confronti del sistema democratico e delle
istituzioni parlamentari furono le idee emergenti di quegli anni.
Gli entusiasmi che sollevò la guerra di Libia dimostrarono quanto il paese fosse cambiato
diversamente da quelle in Eritrea e Somalia la partecipazione a questa guerra fu entusiastica e
coinvolse tutti i ceti.
2. L’impresa di Libia
Nel primo decennio del nuovo secolo, l’impero italiano otteneva via libera all’occupazione della
Libia. L’accordo italo-francese del 1902 sulla reciproca neutralità in caso di guerra riconosceva la
piena libertà di azione dell’Italia in Libia e della Francia in Marocco. Anche nei negoziati per il
rinnovo della Triplice nel 1902 il nostro governo otteneva dagli alleati non più la generica
benevolenza verso gli interessi italiani, ma anche l’impegno a non interferire in una eventuale
azione in Libia.
Sensazione sempre più diffusa che il paese avesse bisogno dell’impegno in una impresa militare
per offrire un obiettivo alle energie accumulate negli ultimi anni di crescita economica e civile.
1911decisione di Vittorio Emanuele III e Giolitti di dare il via alla spedizione
ottobre 1911  resistenza turca spalleggiata dalle resistenze arabe arresta l’avanzata italiana e
provoca gravi perdite.
L’Italia conquista dodici isole (Dodecaneso) appartenenti alla Turchia per forzarla al negoziato di
pace
ottobre 1912 pace di Losanna: il governo turco, pur non riconoscendo la sovranità italiana in
Libia, si impegnava a ritirare le proprie truppe e i propri funzionari dallo Stato, in cambio del ritiro
italiano dal Dodecaneso.
 peggioramento dei rapporti con la Francia e miglioramento di quelli con la Germania (aveva
sostenuto le ragioni italiane)  1912 rinnovo della Triplice.
3. Sarajevo dà fuoco alle polveri
1913 le relazioni con la Francia erano migliorate e si era rinsaldato il rapporto tradizionale con la
Gran Bretagna; erano peggiorati i rapporti con l’Austria sia nell’area balcanica dove i tentativi

Scaricato da Michele Barba (michelebarba92@libero.it)


lOMoARcPSD|8272962

italiani di stabilire una durevole influenza sull’Albania si scontravano sistematicamente con gli
ostacoli frapposti dall’impero asburgico, sia sul fronte del movimento irredentista.
1914 convenzione militare italo-tedesca: invio di un’armata italiana sul fronte del Reno nel caso
di guerra contro la Francia, e truppe italiane impiegate sul fronte orientale contro la Russia.
28 luglio 1914 governo austriaco dichiara guerra
2 agosto 1914Italia dichiara la sua neutralità la Triplice aveva scopo difensivo e non obbligava
l’Italia all’intervento. L’Italia si riservava di considerare la possibilità di aiutare i suoi alleati nel caso
che i suoi interessi fossero salvaguardati con previ e precisi accordi.
Il governo tedesco tentava di convincere gli austriaci a pagare il prezzo per la partecipazione
italiana con la cessione del Trentino, ma il governo austro-ungarico respingeva nettamente la
proposta e per il momento l’attenzione e gli sforzi austro-tedeschi si concentrarono nel vigilare sul
mantenimento della neutralità da parte del governo di Roma sospetto tedesco di un passaggio
dell’Italia all’Intesa.
4. La gestione della neutralità
4 marzo 1915 TELEGRAMMONE (Sidney Sonnino, ministro italiano degli affari esteri) 26 aprile
Trattato di Londra: venivano assegnati all’Italia il Trentino, l’Alto Adige fino al Brennero, Trieste, le
contee di Gorizia e Gradisca, la penisola istriana fino al Quarnaro, metà della Dalmazia con le città
di Zara e Sebenico, un certo numero di isole al nord e a ovest della stessa Dalmazia. L’Albania
sarebbe stata divisa tra Italia, Grecia e Serbia. Nel caso della spartizione dell’impero turco, una
parte della provincia mediterranea di Adalia sarebbe stata assegnata all’Italia. Sul piano militare
veniva garantita la collaborazione delle flotte francesi e inglesi per le operazioni contro la flotta
austriaca in Adriatico e un’offensiva della Russia contro le truppe asburgiche sul fronte orientale
per evitare che l’Austria rivolgesse tutte le sue forze contro l’Italia.
Vittorio Emanuele III spingeva per un intervento al fianco dell’Intesa.
5. Interventisti e neutralisti
Interventisti: ceto borghese, studenti e docenti universitari, gruppi industriali della siderurgia e
della meccanica, sinistra democratica, repubblicani e radicali, artistici e letterari, alcuni grandi
giornali a diffusione nazionale (Il Corriere della Sera, Il Giornale d’Italia, Il Resto del Carlino), il
movimento futurista di Filippo Tommaso Marinetti (il Manifesto), Gabriele d’Annunzio (radiose
giornate di maggio).
Neutralisti: liberali, socialisti, cattolici, papa Benedetto XV (un’inutile strage), Giolitti (leader
liberale).
Benito Mussolini (direttore dell’AVANTI!) venne espulso dal Psi per la pubblicazione del suo
giornale “il Popolo d’Italia”.
24 maggio 1915 dichiarazione di guerra all’Austria per volontà di una minoranza (pressione e
ribellione del movimento interventista).
6. Versailles, l’isolamento dell’Italia
18 gennaio 1919 conferenza di Versailles a Parigi
L’Italia aveva raggiunto lo status di grande potenza, ma in realtà le carenze militari logistiche ed
economiche posero l’Italia in un ruolo di potenza intermedia tra i paesi di prima grandezza e le
medie potenze. La tardiva dichiarazione di guerra alla Germania, la riluttanza a impegnarsi su altri

Scaricato da Michele Barba (michelebarba92@libero.it)


lOMoARcPSD|8272962

fronti (diversi da quelli sul confine italiano) susciteranno negli alleati diffidenze e sospetti. Nel 1918
Sonnino si era opposto a una dichiarazione a favore dell’indipendenza della Jugoslavia, restando
isolato nei confronti di inglesi, francesi e americani.
7. Il fattore Wilson
Punto nono dei suoi quattrodici punti: i confini italiani sarebbero stati fissati nel rispetto di chiari e
riconoscibili elementi di nazionalità.
Punto primo: riconoscimento di accordi trasparenti raggiunti in modo trasparente gli americani
non riconoscevano come legittimo il segreto patto di Londra.
A Versailles, Wilson concesse all’Italia l’Alto Adige fino al Brennero, ma contestò le richieste
dell’Istria, dei territori dalmati e soprattutto Fiume.
14 aprile 1919 “Linea Wilson”: spartizione dell’Istria tra Italia e Jugoslavia, riconosceva Trieste
all’Italia, costa dalmata e isole ad eccezione di Lissa alla Jugoslavia, Valona all’Italia.
8. Il mito della vittoria mutilata
29 maggio 1919 ci veniva assegnato tutto ciò che era stato previsto dal Trattato di Londra.
Gabriele D’Annunzio con 2500 volontari occupano Fiume con un colpo di mano e ne proclamano
l’annessione all’Italia, nonostante la condanna del governo italiano.
12 novembre 1920 TRATTATO DI RAPALLO: trattativa tra il governo italiano e quello jugoslavo: la
Dalmazia veniva assegnata alla Jugoslavia, a eccezione della città di Zara e della isole di Lagosta e
Pelagosa, Fiume veniva dichiarata città libera.
2 agosto trattato bilaterale con l’Albania stipulato a Tirana: in mani italiane restava solo l’isola di
Saseno.

Capitolo 4 – LA POLITICA ESTERA DI MUSSOLINI (1922-1943)


1. Mussolini si presenta
Mussolini era capo del governo e del ministero degli esteri a interim. All’inizio prevale una linea di
prudenza che si confermerà per più di un decennio, e che mira a mantenere normali rapporti con
gli alleati del tempo di guerra, verso i quali l’Italia avanzerà richieste e contestazioni, ma pur
sempre nell’ambito di una politica di cooperazione internazionale e di conservazione della pace.
L’Europa e l’America si avviavano verso un periodo di stabilità internazionale e di crescita
economica che non offrivano alternative e occasioni per manovre eversive e per il momento
neppure per politiche revisioniste; chi si lamentava per essere stato danneggiato da Versailles
poteva criticare ma non sovvertire i trattati di pace.
2. La politica danubiano-balcanica
Negli anni Venti l’Italia stipula una serie di Trattati economici con i paesi dell’Est: Cecoslovacchia,
Ungheria, Romania, Jugoslavia, Bulgaria, Grecia, Turchia, Albania. In Austria, nei paesi baltici, in
Grecia e in Ungheria e Romania il fascismo susciterà forti simpatie. Diverso il rapporto con la
Jugoslavia, nei confronti della quale resteranno sempre il sospetto e l’inimicizia (comune e
conflittuale interesse per l’Albania). I patti di Tirana confermano l’esistenza di una specie di
protettorato italiano sull’Albania.

Scaricato da Michele Barba (michelebarba92@libero.it)


lOMoARcPSD|8272962

Il governo italiano si interessa alla tutela dell’indipendenza dell’Austria, poiché per l’Italia,
l’annessione tedesca dell’Austria significava trovarsi la Germania alla frontiera del Brennero,
annullando il guadagno di uno Stato militarmente impotente ai propri confini.
1927 la politica italiana contribuiva alla destabilizzazione dell’area in nome della revisione dei
trattati di pace e del sostegno a governi e movimenti fascisti e parafascisti.
3. I rapporti italo-francesi e quelli con la Gran Bretagna
1925 Conferenza di Locarno: Francia, Belgio e Germania riconoscevano le frontiere fissate a
Versailles e si impegnavano a risolvere pacificamente le future controversie. Gran Bretagna e Italia
erano chiamati a garantire questi accordi.
Il maggior motivo di contrasto tra Roma e Parigi era la questione degli anti-fascisti italiani rifugiati
in Francia e della protezione loro riservata dal governo francese. A Parigi c’era anche il Partito
Comunista italiano e la polizia politica fascista dell’Ovra aveva i suoi agenti. Un altro problema
erano i possedimenti francesi: Tunisia, Corsica, Nizza, Savoia e Gibuti.
Al mondo anglosassone e quindi anche a quello americano, Mussoli era apparso come il salvatore
dell’Italia dall’eversione comunista. Londra nel gennaio 1926 concesse all’Italia una sostanziale
riduzione dei debiti di guerra. Nel mese di aprile dello stesso anno un accordo italo-britannico
sull’Etiopia, riconobbe all’Italia la facoltà di accrescere la penetrazione nell’economia etiopica e di
costruire una ferrovia che collegasse la colonia eritrea alla Somalia.
4. La politica del “peso determinante”
Idea di Grandi (Prima sottosegretario (1926-29) e poi ministro degli Esteri (1929-32)) l’Italia non
era ancora in grado di svolgere un ruolo di primissimo piano in Europa, ma la sua partecipazione
era divenuta indispensabile ai maggiori protagonisti. Problema dell’Italia: debolezza dell’apparato
militare e mancanza di una capacità industriale e tecnologica a livello delle altre grandi potenze.
Nella strategia di Grandi era necessario che l’Italia mantenesse il passo con le potenze di testa se
voleva raggiungere il “peso determinante”. Ma la politica del Ministro degli Esteri aveva una
premessa inaccettabile per Mussolini: quella di un’attesa indefinita nel tempo. Nel luglio 1932
Mussolini destituiva Grandi.
1933 idea di Mussolini del “Patto a Quattro”: Francia, Gran Bretagna, Italia e Germania, per il
mantenimento della pace, la collaborazione per la soluzione delle maggiori questioni politiche
continentali, la revisione concordata dei trattati.
15 luglio 1933 il patto veniva ratificato solo dall’Italia e dalla Gran Bretagna, per via della
decisione di Hitler di abbandonare addirittura anche dalla Società delle Nazioni.
7 gennaio 1935 a Roma, Mussolini e l’allora ministro degli Esteri francese Laval, firmavano una
serie di accordi per la cessione all’Italia di alcuni territori francesi confinanti con la Libia e l’Eritrea e
per la convocazione di una conferenza danubiano-balcanica in funzione anti-tedesca. Veniva inoltre
riconfermato l’impegno a difendere l’indipendenza austriaca.
aprile 1935 Conferenza di Stresa: Francia, Italia e Gran Bretagna si dichiaravano d’accordo
nell’opporsi con tutti i mezzi possibili a qualsiasi ripudio unilaterale dei trattati che potesse mettere
in pericolo la pace.

Scaricato da Michele Barba (michelebarba92@libero.it)


lOMoARcPSD|8272962

5. La politica imperiale
Scontro tra truppe indigene italiane e bande provenienti dall’Abissinia attorno ai pozzi di Ual-Ual
casus belli che fece precipitare la crisi governo di Addis Abeba investiva del caso la Società delle
Nazioni. La commissione arbitrale italo-etiopica, costituita per indagare le responsabilità degli
scontri di Ual-Ual e per risolvere pacificamente la controversia, concludeva i suoi lavori sollevando
l’Italia da ogni responsabilità ma sostanzialmente assolvendo anche il governo etiopico da ogni
intenzione aggressiva, pertanto il negoziato si concludeva con nulla di fatto.
Tra il 1922 e il 1932 riconquista della Libia
L’Inghilterra e la Francia volevano sanzionare economicamente e militarmente l’Italia per
un’eventuale aggressione in Etiopia
11 ottobre 1935 la Società delle Nazioni prende delle decisioni riguardo la sanzione per l’Italia:
riguardava l’embargo sulle armi e materiali strategici con esclusione di petrolio, di acciaio e
carbone, limitavano le importazioni di prodotti italiani e alcune transazioni finanziarie come prestiti
e aperture di credito.
Per aiutare Francisco Franco durante la guerra civile, Mussolini invierà aerei, uomini, mezzi, denaro
e con sottomarini affondano le navi con gli aiuti per la Repubblica di Spagna dall’Unione Sovietica.
6. L’asse Roma-Berlino
24 ottobre 1936 Asse Roma-Berlino: impegna l’Italia e la Germania a collaborare al bolscevismo
e a un’azione comune nell’area danubiana.
1938ANSCHLUSS: annessione tedesca dell’Austria, in cambio la Germania riconosce i confini
italiani e il Mediterraneo come area di esclusivo interesse dell’Italia.
7. Dall’ “Anschluss” a Monaco e a Praga
Problemi nei rapporti con Inghilterra e Francia
1936Patto Anticomintern: con Germania e Giappone, impegno a una comune lotta
anticomunista e a reciproche consultazioni prima di ogni eventuale accordo con l’Unione Sovietica.
1936 uscita dell’Italia dalla Società delle Nazioni avvicina l’Italia a Giappone e Germania
anch’esse già uscite dalla Società delle Nazioni, e l’allontana ulteriormente da Francia e Gran
Bretagna.
29 settembre 1938 incontro a Monaco tra presidente del Consiglio francese, Chamberlain,
Mussolini e Hitler: rientrava la crisi scoppiata per le rivendicazioni tedesche sulla regione dei
Sudeti.
marzo 1939 la Germania procede all’annessione dell’intera Cecoslovacchia
Rivendicazione di Mussolini per Nizza, Savoia, Corsica e Tunisia: porterebbe a uno scontro con la
Francia  questo unisce ancora di più l’Italia alla Germania.
aprile 1939 l’Italia invade l’Albania.
8. Il “Patto d’Acciaio”
1939 Patto d’Acciaio tra Germania e Italia: se una delle due nazioni venisse coinvolta in un’azione
bellica, l’altra sarà al suo fianco, un’eventuale uscita dalla guerra di una delle due parti doveva
essere approvata dall’altra.
Problema: impreparazione italiana a partecipare prima di tre anni a una guerra generale ormai
inevitabile perché la Germania vuole attaccare la Polonia
10

Scaricato da Michele Barba (michelebarba92@libero.it)


lOMoARcPSD|8272962

Patto tedesco-sovietico di non aggressione (Molotov-Ribbentrop) neutralità dell’Urss nel caso di


attacco contro Francia e Inghilterra

9. Dalla non belligeranza all’armistizio


L’obiettivo di elevare l’Italia al livello delle grandi potenze europee, viene mancato nel momento in
cui, aderendo al “Patto d’Acciaio”, il governo di Mussolini abbandona la politica del “peso
determinante”. Legandosi a Hitler, il cui obiettivo è quello di preparare la guerra(non interessandosi
degli interessi italiani), l’Italia si trasforma da soggetto autonomo e non protagonista secondario
della politica europea in satellite della Germania hitleriana.
Vittorio Emanuele III rimane completamente escluso.

Capitolo 5 – DALLA SCONFITTA ALLA COSTITUZIONE REPUBBLICANA (1943-1948)


1. Il Regno del Sud e Stalin
8 settembre 1943 Italia divisa in due: nord e centro: occupato dai tedeschi (ormai nemici); sud:
alleati (in realtà tecnicamente nemici d’Italia).
Repubblica sociale italiana di Mussolini sottomessa a Hitler
Regno del Sud con capitale Brindisicollegamenti con le ambasciate all’estero e con il resto della
penisola impossibili, come anche sapere le intenzioni degli anglo-americani.
29 settembre 1943 Badoglio è costretto a firmare l’ ”Armistizio lungo” con gli anglo-americani, i
quali non riconoscono l’Italia come possibile alleate ma riconoscono comunque il Governo
Badoglio come unica autorità politica esistente in Italia, la Corona si impegna a restaurare la
Costituzione Albertina e a indire nuove elezioni per un’Assemblea costituente alla fine della guerra.
1944 primo Comitato di Liberazione Nazionale (Cln)
novembre 1943 a Mosca i ministri degli Esteri dei tre Grandi (Molotov, Eden, CordellHull),
approvano un documento in cui si sottolinea la necessità di formare in Italia un governo
democratico includendo i rappresentanti della popolazione anti-fascista.
Stalin riconosce il Governo Badoglio solo se consentono di far rientrare in Italia Palmiro Togliatti
il partito comunista italiano e il governo Badoglio avrebbero dovuto combattere contro il nazi-
fascismo. L’URSS era comunque l’unico stato ad aver preso rapporti diplomatici con il Regno del
Sud.
2. Tra cobelligeranza e riconoscimento
Giugno 1944 governo Bonomi nominato dal Cln
estate 1944 Roosevelt assume un atteggiamento più favorevole all’Italia: per assicurarsi
l’appoggio dell’elettorato italo-americano in vista delle elezioni presidenziali e per diffondere la
democrazia.
ottobre 1944 ripresa dei rapporti diplomatici tra USA e Italia
De Gasperi alla guida del ministero degli Esteri. Il governo Bonomi vuole trasformare la
cobelligeranza in alleanza ma la richiesta viene respinta. L’Italia non viene invitata alla conferenza
di San Francisco del 1945 indetta per varare la Carta delle Nazioni Unite
1945si riducono in modo consistente i controlli della Commissione alleata e si sancisce
11

Scaricato da Michele Barba (michelebarba92@libero.it)


lOMoARcPSD|8272962

l’impegno degli alleati ad aiutare il nostro paese attraverso l’importazione di merci, i rifornimenti di
materie prime e l’aumento della produzione. De Gasperi può quindi nominare gli ambasciatori, che
fino ad allora erano fascisti.

3. Liberazione, pacifismo e internazionalismo


Ferruccio Parri primo governo dell’Italia libera, era capo partigiano a Milano e capo del Partito
d’Azione si vuole dar voce a chi aveva contribuito alla definitiva sconfitta del nazi-fascismo al
Nord.
Partiti maggioritari: Partito comunista, Partito socialista, Democrazia cristiana.
Partito comunista (Togliatti)internazionalismo= internazionalismo proletario, eliminazione della
società in classi e superamento degli antagonismi nazionali, fedeltà al comunismo dell’URSS.
Partito socialista (Nenni) Italia indipendente, puntava all’esempio della Gran Bretagna guidata
dal partito laburista
Democrazia cristiana (De Gasperi) ripudio della guerra, società internazionale
De Gasperi rimane ministro degli Esteri e deve affrontare due problemi: uno ai confini-nord
occidentali, e uno lungo la frontiera orientale.
Le truppe francesi cercano di occupare la Val d’Aosta e le zone alpine del Piemonte
12 giugno 1945 dopo un ultimatum di Truman (presidente americano) i francesi ritirano le
truppe e l’intera regione passa sotto il controllo del governo militare alleato.
1° maggio 1945i partigiani di Tito occupano Trieste e vogliono annetterla alla Jugoslavia (con
l’aiuto di Stalin). Migliaia di vittime civili. Truman lancia un ultimatum al governo di Belgrado se non
ritira subito le truppe, Tito è costretto a ritirarle perché ha perso l’aiuto di Stalin che non vuole fare
una guerra contro gli anglo-americani.
20 giugno 1945 accordo a Duino: “Zona A” sotto amministrazione alleate e “Zona B” sotto quella
jugoslava, Fiume e Pola restano a Tito.
4. Il duro prezzo della pace
Dicembre 1945De Gasperi sostituisce Parri e rimane ministro degli Esteri punto di riferimento
degli americani ripristinano la sovranità italiana nel Nord, intensificano gli aiuti economici al
nostro paese attraverso l’UNRRA finanziata per il 73% dagli Stati Uniti.
Dopo la guerra l’Italia verrà considerata come uno degli altri ex satelliti della Germania nazista
(Romania, Ungheria, Bulgaria, Finlandia). De Gasperi non contesta l’indipendenza dell’Etiopia o
dell’Albania e il ritorno del Dodecaneso alla Grecia, ma chiede che l’Italia mantenga le colonie pre-
fasciste, cioè l’Eritrea, la Somalia e la Libia.
Sud Tirolo: americani e francesi dalla parte italiana, inglesi appoggiano le rivendicazioni austriache.
5 settembre 1946compromesso italo-austriaco: sancisce l’inviolabilità della frontiera del
Brennero, pur riconoscendo alla minoranza sud-tirolese un’ampia autonomia e la difesa delle
proprie caratteristiche culturali unico risultato positivo dai trattati di pace
Venezia Giulia per l’80% alla Jugoslavia (compresa Istria). Trieste e le Zone A e B avrebbero
costituito il Territorio libero di Trieste con uno statuto internazionale con responsabilità dell’ONU.
L’Italia perde tutte le sue colonie.
Risarcimento/Riparazioni belliche Usa, Gran Bretagna e Francia rinunciano, non rinunciano
l’URSS, Grecia, Jugoslavia e ex colonie
12

Scaricato da Michele Barba (michelebarba92@libero.it)


lOMoARcPSD|8272962

Clausole militarilimitazioni sul futuro assetto delle forze armate e smilitarizzazione delle
frontiere.
5. Costituzione e politica estera
Ripudio della guerra come strumento di offesa alla libertà di altri popoli e come mezzo di
risoluzione delle controversie internazionali. L’Italia promuove e favorisce le organizzazioni che
assicurano la pace e la giustizia fra le Nazioni (Nazioni Unite). Si legittima dal punto di vista
costituzionale le limitazioni di sovranità derivanti dall’adesione dell’Italia ai trattati istitutivi delle
Comunità europee e poi dell’Unione Europea.
1947 terzo governo De Gasperi, ministro degli Esteri Sforza.
Gli aiuti economici da parte di Truman di cui l’Italia ha urgentemente bisogno, sono condizionati
all’uscita dei comunisti dal governo.
6. Le sirene del neutralismo
1947 DOTTRINA TRUMAN: non consentire che il Mediterraneo orientale finisse sotto il controllo
sovietico aiuti alla Grecia, sconvolta dalla guerra civile alimentata da sovietici e Jugoslavia, aiuti
alla Turchia, oggetto delle mire di Stalin.
1947 PIANO MARSHALL: aiuti economici ai paesi europei non comunisti.
1948 Colpo di stato sovietico in Cecoslovacchia (putsch) Patto di Bruxelles tra Regno Unito,
Francia, Belgio, Olanda e Lussemburgo: accordo politico militare che vincolava i paesi firmatari a
un’assistenza militare automatica in caso di aggressione volontà europea di opporsi
all’espansionismo sovietico. Gli USA non ne facevano parte ma appoggiavano l’accordo.
De Gasperi rifiuta sia di entrare in questa organizzazione sia gli aiuti militari da parte degli Stati
Uniti per via delle imminenti elezioni (non voleva scatenare la propaganda socialcomunista).
Campagna elettorale: gli alleati promettevano la Zona A del Territorio libero di Trieste e l’URSS le
colonie pre-fasciste (cosa più improbabile).

Capitolo 6 – LE SCELTE DELLA RAGIONE: ATLANTISMO ED EUROPEISMO (1948-1955)


1. De Gasperi e il 18 aprile
18 aprile vittoria della Dc, De Gasperi al governo
Usa vuole far parte del Patto di Bruxelles (futuro Patto atlantico)
Progetto di Sforza: Europa federale, per rafforzare L’Oece (organizzazione europea per la
cooperazione economica)
2. Il sofferto sì al Patto atlantico
Appoggio all’entrata italiana a un’alleanza militare Papa Pio XII e Capo Maggiore dell’Esercito,
Francia
Dubbi e perplessità Canada e i paesi del Benelux e il nuovo segretario di Stato americano
Acheson
Italia, Norvegia, Danimarca, Islanda e Portogallo erano invitati a far parte della nuova
organizzazione come “membri originari” insieme ai sette paesi fondatori (Stati Uniti, Canada e i
cinque del Patto di Bruxelles).

13

Scaricato da Michele Barba (michelebarba92@libero.it)


lOMoARcPSD|8272962

gennaio 1949il Consiglio dell’Unione Occidentale invita l’Italia ad associarsi al Consiglio d’Europa
4 aprile 1949 PATTO ATLANTICO: trattato di natura difensiva, di durata ventennale;
un’aggressione armata contro uno o più Stati firmatari sarebbe stata considerata come diretta
contro tutti gli altri; area geografica in cui il trattato avrebbe avuto efficacia (territori nazionali dei
paesi europei membri, i Dipartimenti francesi d’Oltremare e il Nord America), ma in successive crisi
internazionali come la guerra di Corea, Truman estenderà l’area del patto; impegno degli Stati
partecipanti a sviluppare relazioni internazionali pacifiche, a promuovere il benessere dei rispettivi
paesi e ad incoraggiare la collaborazione economica tra essi.
Il recupero della “nuova Italia” è quasi completo, manca solo l’ammissione all’Onu, ancora bloccata
per qualche anno dai veti sovietici.
3. Addio alle colonie
Il governo britannico non voleva riconoscerci le colonie del periodo pre-fascista (Eritrea, Somalia,
Libia), poiché una nostra presenza in Africa non facilitava il loro scopo di estendere il controllo sul
Mediterraneo.
1948compromesso Bevin-Sforza: la Libia sarebbe stata divisa in tre parti: la Cirenaica sotto
amministrazione fiduciaria della Gran Bretagna, il Fezzan alla Francia, la Tripolitania, dal 1951
all’Italia; Somalia all’amministrazione fiduciaria dell’Italia; Eritrea ceduta in parte all’Etiopia e in
parte al Sudan; aree di Asmara e di Massaua avrebbero ottenuto uno speciale statuto per
salvaguardare le locali comunità italiane.
maggio 1949l’Assemblea dell’Onu rifiuta il patto anglo-italiano per un solo voto (Haiti). De
Gasperi quindi risulta disponibile a concedere la piena e completa indipendenza alle antiche
colonie.
4. Guerra fredda e politica interna
La partecipazione come membro originario del Patto d’Acciaio non poneva comunque l’Italia sullo
stesso piano dei paesi vincitori.
Incertezze sull’impegno atlantico da parte del governo italiano, i cui problemi economici
rendevano difficile il riarmo chiesto da Washington (con le limitazioni imposte dal Trattato di pace).
L’Italia rischiava di perdere posizioni all’interno del campo occidentale, a causa della inadeguatezza
del suo sistema economico e dell’incapacità di affrontare le nuove sfide internazionali.
5. Ceca, Ced, e il ruolo dell’Italia
18 aprile 1951 Piano Schuman: per l’Istituzione della Ceca (Comunità europea del carbone e
dell’acciaio), Francia, Germania, Italia, Belgio, Olanda, Lussembrugo primo passo concreto verso
l’integrazione europea.
27 maggio 1952 Ced: Comunità europea di difesa
1953 finisce l’era di De Gasperi e avvento dei governi centristi di Pella e Scelba: nuova
importanza alla questione di Trieste e peggioramento dei rapporti con Tito
30 agosto 1954 veniva affossato il Ced.

6. Le strettoie della politica atlantica

14

Scaricato da Michele Barba (michelebarba92@libero.it)


lOMoARcPSD|8272962

1954, Parigi Ueo: Unione europea occidentale, Francia, Regno Unito, Belgio, Lussemburgo,
Olanda, Italia e Germania occidentale: la Germania riacquista piena sovranità sul territorio
occidentale (tranne che su Berlino Ovest), rinuncia alla produzione di armi atomiche, chimiche e
batteriologiche sul proprio territorio.
1954, Londra restituzione di Trieste e della zona A all’Italia, zona B alla Jugoslavia
maggio 1955 Gronchi presidente della Repubblica (vuole aprire le porte alla sinistra).

Capitolo 7 – SPERANZE, ILLUSIONI E DELUSIONI DI UNA MEDIA POTENZA (1956-


1989)
1. Neo-atlantismo e alternativa mediterranea
Enrico Mattei, presidente dell’Eni (Ente nazionale idrocarburi), mira a estendere l’influenza
dell’industria petrolifera di Stato nell’area mediterranea e per proseguire i suoi obiettivi si pone in
contrasto con il cartello delle grandi compagnie americane estrattrici e venditrici di greggio.
1956 Crisi di Suez: decisione del presidente egiziano Nasser di nazionalizzare il canale anglo-
francesi e israeliani intervengono contro l’Egitto, mancato appoggio degli Usa e minaccia nucleare
dell’Unione Sovietica. L’Italia cerca di trarre vantaggio dalla sconfitta anglo-francese puntando su
un asse privilegiato tra Roma e Washington.
2. Passi incerti per l’apertura a sinistra
1958 elezioni amministrative, vittoria della Democrazia cristiana, portano al governo Amintore
Fanfani, che detiene anche la carica di ministro degli Esteri. Ha l’intenzione di far convivere due
“anime”: quella ancorata all’atlantismo e all’europeismo e quella neo-atlantica, che punta a una
maggiore cooperazione con i piani di penetrazione economica dell’Eni.
Fanfani permette agli Usa di utilizzare un aeroporto italiano per mandare truppe in Medio Oriente
(durante la crisi in Iraq), chiede agli americani di stipulare una sorta di “piano Marshall” per i paesi
arabi, mentre l’Eni continua la sua concorrenza con le multinazionali petrolifere statunitensi,
vengono licenziati ambasciatori di sicura fede atlantica.
3. Centrosinistra e politica estera
1958 entrata in vigore dei trattati dell’Euratom e del Mercato comune europeo (Mec).
Londra chiede di poter entrare nel Mec ma De Gaulle, a differenza di Kennedy, non vuole. Fanfani
si schiera dalla parte di Kennedy perché questo gli permette un’apertura al centrosinistra mentre
De Gaulle rappresenta i vecchi schemi conservatori europei.
Decisione americana di rimuovere i missili Jupiter dalla Puglia declassamento del nostro Stato,
anche se nelle basi Nato nel nostro Paese ci sono ancora dei missili nucleari statunitensi.
Fanfani lascia il comando del governo ad Aldo Moro, ministero degli Esteri a Giuseppe Saragat. Nel
’64, il successore di Kennedy, Lyndon Johnson, incoraggia il nuovo governo con altri prestiti, dando
fiducia all’economia italiana. Saragat ha un’ottica filo-britannica e anti-gollista.
Gaffe italiane verso gli americani: durante la guerra del Vietnam contro gli Usa, in cui La Pira
(sindaco di Firenze), riesce a mediare con il presidente Ho Chi Minh ma in un’intervista attacca gli
americani, Moro e i socialisti; durante la decisione di far entrare la Cina popolare nelle Nazioni
Unite, Fanfani si dimostra neutrale, ma in un settimanale gli vengono attribuite espressioni
15

Scaricato da Michele Barba (michelebarba92@libero.it)


lOMoARcPSD|8272962

favorevoli (ovvero contrarie alle opinioni di Washington).


giugno 1967 conflitto arabo-israeliano: dopo la scomparsa di Mattei, la nostra politica estera nel
Mediterraneo aveva perso aggressività ma gli interessi economici erano comunque rilevanti.
Mentre tutto l’Occidente (eccetto la Francia) si dimostrano solidali con Israele, noi siamo neutrali.
gennaio 1969 firma del Trattato di non proliferazione nucleare: con Stati Uniti, Urss e Gran
Bretagna che mira a consolidare lo status quo e a impedire che altri paesi possano dotarsi di armi
atomiche.
4. Un decennio in declino
Instabilità internazionale: maggio francese e agosto cecoslovacco.
1968 capo del Governo Mariano Rumor, agli Esteri Pietro Nenni.
Proteste studentesche scoppiate a Parigi arrivano anche in Italia: Nixon (neo presidente usa), viene
accolto in malo modo dalle folle in Italia.
Nuovi dialoghi europei grazie alla nuova presidenza francese (Pompidou), e alla nuova presidenza
tedesca (Willy Brandt).
Nixon: apertura alla Cina comunista, avvio dei negoziati con l’unione Sovietica per la limitazione
degli armamenti strategici.
dal 1969 al 1980 in Italia instabilità politica in cui il ruolo di Ministro degli Esteri viene
declassato; terrorismo; economia in perdita; crisi monetaria internazionale Italia= anello
debole /grande malata d’Europa.
elezioni 1976 i comunisti ottengono più voti rispetto all’ultima elezione (ma non sorpassano la
Dc) leader dei paesi più industrializzati: non concedere ulteriori aiuti economici all’Italia se i
comunisti entrano al governo.
Berlinguer: maggiore esponente comunista in Italia e dell’eurocomunismo.
16 marzo 1978 rapimento e successivo omicidio di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse
Andreotti al Governo.
5. Europa: grande mito nazionale
1978 Sistema monetario europeo (Sme): la nostra adesione la decide Andreotti malgrado
l’opinione contraria del governatore della Banca d’Italia, Paolo Baffi.
Come De Gasperi a metà degli anni Cinquanta, all’inizio degli anni Ottanta, Altiero Spinelli propone
un’Europa unita. Elabora insieme a 180 “eurodeputati” un progetto di Trattato che prevede la
nascita di un’Europa federale. Lo stop decisivo a questa proposta arriva come sempre dalla Francia
(Francois Mitterrand).
6. Il risveglio: “euromissili” e forza di pace
12 dicembre 1979 riunione del Consiglio atlantico: decisione sul piano di ammodernamento
missilistico della Nato in Europa occidentale, dato il poderoso aumento del potenziale sovietico:
installazione di 112 missili in Sicilia e aeroporto di Comiso base missilistica.
1982 scontro in Medio-Oriente: Usa decide d’intervenire militarmente per favorire l’esodo dei
palestinesi da Beirut e chiedevano alla Francia e all’Italia di partecipare a una forza “multilaterale”.
L’Italia accetta. Era un significativo riscatto per le nostre forza armate, la missione in Libano sarà
seguita da altre nostre missioni in Medio Oriente ma sempre con carattere umanitario.
1985 “Caso Sigonella”: una nave da crociera italiana nel Mediterraneo viene sequestrata da un

16

Scaricato da Michele Barba (michelebarba92@libero.it)


lOMoARcPSD|8272962

commando di quattro palestinesi, questi accettavano di consegnarsi alle autorità egiziane in


cambio dell’immunità, dopo che il nostro governo aveva chiesto una mediazione dell’OLP
(Organizzazione di liberazione della Palestina). Quando il jet con i terroristi fu intercettato, fu
costretto dagli americani ad atterrare a Sigonella. Craxi impedì a Reagan di catturare i terroristi
rivendicando la giurisdizione territoriale sulla base.

Capitolo 8 – LA TRANSIZIONE INCOMPIUTA (1989-2006)


1. Fine della prima Repubblica
Marzo 1985 ascesa di Gorbaciov nell’Urss: fa nuove riforme e tenta di stabilire maggiori rapporti
con l’Ovest.
1987 accordo tra Urss e Usa per eliminare tutti i missili a medio raggio in Europa (quindi anche a
Comiso) agli occhi degli americani riduce l’importanza strategica del nostro paese
declassamento dell’Italia
Azioni internazionali che non davano alcuni benefici all’immagine del paese e si concludevano tra
le polemiche interne 1987: sminamento e tutela del traffico delle navi mercantili nel Golfo
Persico (missione richiesta dagli americani); 1991: “Desert Storm” per rispondere dell’invasione del
Kuwait da Saddam Hussein (altra missione richiesta da Bush).
Le iniziative di Gorbaciov erano insufficienti per salvare il comunismo
1989 liberazione della Polonia, Ungheria e Repubblica democratica tedesca, caduta del muro di
Berlino
1991morte del comunismo e avvento al potere di Boris Eltsin nell’Urss
Fine della prima Repubblica italiana tangentopoli e fine del comunismo
2. Il dopo guerra fredda
1989 De Michelis alla guida della Farnesina
Dopo la caduta del muro di Berlino il cancelliere tedesco Kohl sperava di riunificare la Germania, il
presidente francese Mitterrand poneva resistenza. Per un suo “sì” il cancelliere barattò
l’unificazione con la caduta del marco che sarebbe stato sostituito con una moneta unica europea.
1991dissoluzione della Repubblica federale della Jugoslavia di Tito: Slovenia e Croazia iniziarono
la campagna indipendentistica dalla Serbia, appoggiate dalla Germania e solo successivamente
dall’Italia.
Albania: dopo la dittatura tirannica del comunista Enver Hoxha molti migranti approdarono in
Puglia. 1991 “operazione pellicano” per aiutare gli albanesi in Albania con alimentari e materie
prima per l’industria.
3. La svolta di Maastricht
7 febbraio 1992 firma del Trattato a Maastricht in Olanda (capo del Governo: Andreotti, Ministro
degli Esteri: De Michelis, Ministro del Tesoro: Guido Carli)
1994 Forza Italia di Silvio Berlusconi
Dalla fine del 1994 (caduta del governo Berlusconi), la politica estera viene affidata a Lamberto Dini
4. Riscoperta dell’interesse nazionale?

17

Scaricato da Michele Barba (michelebarba92@libero.it)


lOMoARcPSD|8272962

1997 nuova missione per portare stabilità e pace all’Albania decisione che segna una
spaccatura tra i principali partiti di maggioranza conseguenza che si ha anche nel momento in cui
bisogna votare per un allargamento della Nato (Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca).
1998 Governo D’Alema
1999 guerra decisa dalla Nato per liberare gli albanesi del Kosovo dalla tirannia e pulizia etnica di
Milosevic. D’Alema assicura il nostro appoggio contro la Serbia e concede l’utilizzo delle basi Nato
in Italia senza chiedere una votazione al Parlamento.
Momenti di tensione tra Italia e Stati Uniti: Washington chiese all’Italia di dare rifugio ai kosovari,
invece il nostro governo con “l’operazione Arcobaleno”, assisteva i profughi inviando un
contingente in Albania; tragedia della funivia Cermis, i cui cavi vennero tranciati da un apparecchio
americano provocando la morte di 20 persone, ma un accordo del 1995 sottrae i militari americani
alla nostra giustizia.
5. Berlusconi e la politica estera
11 settembre 2001 attacco terroristico delle Torri Gemelle: nascita di una nuova minaccia alla
super potenza mondiale, il fondamentalismo islamico contingente di 500 italiani in Afghanistan,
su mandato Onu e guida Nato.
In tre anni e mezzo la Farnesina cambiava 4 volte titolare non dava stabilità e coesione alla
nostra politica estera.
Berlusconi cerca un rapporto privilegiato con la Gran Bretagna di Blair, e quindi con gli Usa.
Appoggiava l’operazione anglo-americana di un intervento militare contro Saddam Hussein,
insieme ad altri paesi europei ad eccezione di Francia e Germania. L’obiettivo di Berlusconi era
quello di fare dell’Italia il principale alleato dell’America in Europa (oltre la Gran Bretagna) e di
incassare i dividendi economici e strategici di una vittoria della guerra che si supponeva fosse facile
da raggiungere. Secondo l’art. 11 della nostra Costituzione i nostri militari potevano combattere
solo per difendersi andarono a Nassiriya con il compito di contribuire alla ricostruzione materiale
del paese.
novembre 2003 attentato a Nassiriya davanti al nostro Quartier generale, dei nostri connazionali
persero la vita.

Capitolo 9 – LA POLITICA ESTERA DELLA GLOBALIZZAZIONE (2006-)


1. Politica estera e politica interna 2. Ridefinire gli interessi nazionali
Opinione sulla politica estera passata e futura
3. L’interesse nazionale e l’Europa
Nell’Europa unita abbiamo abolito le dogane, introdotto la libera circolazione delle persone e dei
beni, ci siamo dati una moneta unica, abbiamo avviato la cooperazione giudiziaria, ma in ciascuna
delle nostre capitali continua ad esserci l’ambasciata di ciascuno degli altri Stati europei.

18

Scaricato da Michele Barba (michelebarba92@libero.it)

Potrebbero piacerti anche