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di Jacopo Ortis
di Ugo Foscolo
Parte prima 1
Parte seconda 87
Al lettore
Lorenzo Alderani
13 Ottobre
16 Ottobre
18 Ottobre
23 Ottobre
24 Ottobre
26 Ottobre
28 Ottobre
1 Novembre
12 Novembre
20 Novembre
22 Novembre
27 Novembre
3 Dicembre
Padova, 7 Dicembre
Padova, 11 Dicembre
Ore 2
Padova
...
Padova, 23 Dicembre
10 Gennajo
19 Gennajo
22 Gennajo
17 Marzo 4
3 Aprile
6 Aprile
11 Aprile
17 Aprile
Come sa di sale
Lo pane altrui. 7
29 Aprile
4 Maggio
8 Maggio
11 Maggio
12 Maggio
13 Maggio
14 Maggio
14 Maggio, ore 11
14 Maggio, a sera
15 Maggio
21 Maggio
25 Maggio
della mia età che mi verrà rapito dalle mie passioni e dal-
le mie sventure; ma la mia sepoltura sarà bagnata dalle
tue lagrime, dalle lagrime di quella fanciulla celeste. E
chi mai cede a una eterna obblivione questa cara e trava-
gliata esistenza? Chi mai vide per l’ultima volta i raggi
del Sole, chi salutò la Natura per sempre, chi abban-
donò i suoi diletti, le sue speranze, i suoi inganni, i suoi
stessi dolori senza lasciar dietro a sé un desiderio, un so-
spiro, uno sguardo? Le persone a noi care che ci soprav-
vivono, sono parte di noi. I nostri occhi morenti chiedo-
no altrui qualche stilla di pianto, e il nostro cuore ama
che il recente cadavere sia sostenuto da braccia amoro-
se, e cerca un petto dove trasfondere l’ultimo nostro re-
spiro. Geme la Natura perfin nella tomba, e il suo gemi-
to vince il silenzio e l’oscurità della morte.
M’affaccio al balcone ora che la immensa luce del So-
le si va spegnendo, e le tenebre rapiscono all’universo
que’ raggi languidi che balenano su l’orizzonte; e nella
opacità del mondo malinconico e taciturno contemplo
la immagine della Distruzione divoratrice di tutte le co-
se. Poi giro gli occhi sulle macchie de’ pini piantati dal
padre mio su quel colle presso la porta della parrocchia,
e travedo biancheggiare fra le frondi agitate da’ venti la
pietra della mia fossa. E mi par di vederti venir con mia
madre, a benedire, o perdonar non foss’altro alle ceneri
dell’infelice figliuolo. E predico a me, consolandomi:
Forse Teresa verrà solitaria su l’alba a rattristarsi dolce-
mente su le mie antiche memorie, e a dirmi un altro ad-
dio. No! la morte non è dolorosa. Che se taluno metterà
le mani nella mia sepoltura e scompiglierà il mio schele-
tro per trarre dalla notte in cui giaceranno, le mie arden-
ti passioni, le mie opinioni, i miei delitti – forse; non mi
difendere, Lorenzo; rispondi soltanto: Era uomo, e infe-
lice.
26 Maggio
27 Maggio
28 Maggio
29 Maggio, all’alba
29 Maggio, a sera
2 Giugno
LORENZO
A CHI LEGGE
Precipitoso
Già mi sarei fra gl’inimici ferri
Scagliato io da gran tempo; avrei già tronca
Così la vita orribile ch’io vivo.
Mezzanotte
Ore 2
All’alba
Ore 9
Rovigo, 20 Luglio
Ore...
PARTE SECONDA
Bologna, 12 Agosto
Firenze, 27 Agosto
Firenze, 7 Settembre
Firenze, 17 Settembre
Firenze, 25 Settembre
Milano, 27 Ottobre
Milano, 11 Novembre
Milano, 4 Dicembre
Ore 1
Ore 3
Genova, 11 Febbraro
Ventimiglia, 19 e 20 Febbraro
Alessandria, 29 Febbraro
Rimino, 5 Marzo
14 Marzo
Mezzanotte
20 Marzo, a sera
Mercoledì, ore 5
Venerdì, ore 1
Ore 1
to, perché il suo padrone s’era ferito, e che non gli parea
ancora morto: ed essa ascoltavalo immobile con le pupille
fitte sempre verso il cancello: poi senza mandare lagrima
né parola, cascò tramortita fra le braccia di Odoardo.
Il signore T*** accorse sperando di salvare la vita del suo
misero amico. Lo trovò steso sopra un sofà con tutta quasi
la faccia nascosta fra’ cuscini: immobile, se non che ad ora
ad ora anelava. S’era piantato un puguale sotto la mam-
mella sinistra ma se l’era cavato dalla ferita, e gli era cadu-
to a terra. Il suo abito nero e il fazzoletto da collo stavano
gittati sopra una sedia vicina. Era vestito del gilè, de’ cal-
zoni lunghi e degli stivali; e cinto d’una fascia larghissima
di seta di cui un capo pendeva insanguinato, perché forse
morendo tentò di svolgersela dal corpo. Il signore T*** gli
sollevava lievemente dal petto la camicia, che tutta inzup-
pata di sangue gli si era rappressa su la ferita. Jacopo si ri-
sentì; e sollevò il viso verso di lui; e riguardandolo con gli
occhi nuotanti nella morte, stese un braccio, come per im-
pedirlo, e tentava con l’altro di stringergli la mano – ma
ricascando con la testa su i guanciali, alzò gli occhi al cielo,
e spirò.
La ferita era assai larga, e profonda; e sebbene non
avesse colpito il cuore, egli si affrettò la morte lasciando
perdere il sangue che andava a rivi per la stanza. Gli pen-
deva dal collo il ritratto di Teresa tutto nero di sangue, se
non che era alquanto polito nel mezzo; e le labbra insan-
guinate di Jacopo fanno congetturare ch’ei nell’agonia ba-
ciasse la immagine della sua amica. Stava su lo scrittojo la
Bibbia chiusa, e sovr’essa l’oriuolo; e presso, varj fogli
bianchi; in uno de’ quali era scritto: Mia cara madre: e da
poche linee cassate, appena si potea rilevare, espiazione; e
più sotto; di pianto eterno. In un altro foglio si leggeva
soltanto l’indirizzo a sua madre, come se pentitosi della
prima lettera ne avesse incominciata un’altra che non gli
bastò il cuore di continuare.
Appena io giunsi da Padova ove m’era convenuto indu-
giare più ch’io non voleva, fui sopraffatto dalla calca de’
contadini che s’affollavano muti sotto i portici del cortile;
ed altri mi guardavano attoniti, e taluno mi pregava che
non salissi. Balzai tremando nella stanza, e mi s’appre-
sentò il padre di Teresa gettato disperatamente sopra il ca-
davere; e Michele ginocchione con la faccia per terra. Non
so come ebbi tanta forza d’avvicinarmi e di porgli una ma-
no sul cuore presso la ferita; era morto, freddo. Mi manca-
va il pianto e la voce; ed io stava guardando stupidamente
quel sangue: finché venne il parroco e subito dopo il chi-
rurgo, i quali con alcuni famigliari ci strapparono a forza
dal fiero spettacolo. Teresa visse in tutti que’ giorni fra il
lutto de’ suoi in un mortale silenzio. – La notte mi strasci-
nai dietro al cadavere che da tre lavoratori fu sotterrato
sul monte de’ pini.
– FINE –
NOTE: