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{UGO FOSCOLO}

Nasce a Zante il 1778 dal padre Andrea e dalla


madre Diamantina, greca.
Importante è il suo legame con la terra natia,
che verrà sempre cantata nella sua poesia, ma
soprattutto sono le sue origini a creare un
legame profondo tra il poeta e la cultura
classica. Si trasferisce prima a Spalato, poi a
Venezia con la madre, dopo la morte del padre,
e qui avviene la sua formazione letteraria e
quella politica giacobina.
Sostenitore di Napoleone, rimane molto deluso
dal Trattato di Campoformio con il quale la
Repubblica veneta fu ceduta all’Austria.
Questo “tradimento” cancellò tutte le sue
speranze politiche.

Si trasferisce a Milano e qui incontra Parini, che incarna il modello di intellettuale


idealizzato da Foscolo, e Monti, con il quale ebbe delle inimicizie nonostante l’iniziale
affetto.
• Nel 1808 - grazie a Monti- ottiene la cattedra di Eloquenza a Pavia, che fu
soppressa solo poco dopo dal governo.
• Trascorre serenamente gli anni seguenti a Firenze.

Ritorna a Milano dopo la sconfitta delle truppe napoleoniche a Waterloo. Qui il


generale Bellegarde gli offre la direzione della rivista culturale "biblioteca italiana",
con la quale si cercava il consenso degli intellettuali. Lui rifiutò restando coerente con
i suoi ideali del passato e le sue posizioni politiche.
Fugge da Milano e si reca in esilio prima in Svizzera e poi a Londra, qui viene accolto
con onori e simpatie, ma sorgono ben presto attriti con gli esuli italiani, che lo
ammiravano come modello poetico e politico.

• A causa delle sue difficoltà economiche cerca collaborazioni con riviste inglesi
per pubblicare saggi sulla letteratura del passato e del presente e prende posizioni
contro la scuola romantica che si stava affermando a Milano.

Negli ultimi anni è costretto a nascondersi dai creditori nelle zone più povere di Londra,
qui però trova conforto continuando a scrivere la traduzione dell’Iliade.
• Muore nel villaggio di Turnham Green nel 1827.
I suoi resti vennero portati in Italia e sepolti in Santa Croce a Firenze.
{LE ULTIME LETTERE DI JACOPO ORTIS}
La prima opera importante di Foscolo, giovanile ma centrale nell’esperienza del poeta
è un romanzo epistolare, una forma di narrativa che aveva goduto di larga fortuna nel
settecento europeo: il racconto si costruisce attraverso una serie di lettere che il
protagonista scrive all’amico Lorenzo Alderani.

Il nodo fondamentale dell’intreccio è ispirato al Werther di Goethe, cioè un uomo che


si suicida per l’amore di una donna già destinata come sposa ad un altro. Ma da Werther
riprende anche il nucleo tematico profondo: un giovane intellettuale in conflitto con
un contesto sociale in cui non può inserirsi.

Conflitto tra intellettuale società: Goethe coglie questa situazione con largo anticipo
ed ebbe la geniale intuizione di rappresentare il conflitto attraverso una vicenda
privata (i rapporti amorosi) e psicologica (impossibilità di avere una relazione con la
donna amata e quindi di non concluderla con il matrimonio).
• Questo conflitto viene ripreso da Foscolo con adattamento alla società italiana.
• Il conflitto sociale si trasferisce anche sul piano politico.

• Werther: non può identificarsi -a causa dei propri valori- né con la borghesia né
con l’aristocrazia; la sua disperazione nasce dal bisogno di un mondo diverso,
senza alcuna possibilità concreta.
• ORTIS: lo respinge il senso è angoscioso di non avere una patria entro cui
inserirsi; la sua disperazione nasce dalla delusione rivoluzionaria dal vedere
tradite tutte le speranze patriottiche e democratiche.

In entrambi l’unica via d’uscita diventa la morte.

L’Ortis e non è solo un’opera nichilistica, ma si ritrovano una serie di valori positivi:
la famiglia, gli affetti, la tradizione culturale italiana, l’eredità classica e la poesia.
{I SONETTI}
Mentre le Odi rappresentano le tendenze più squisitamente neoclassiche della poesia
foscoliana, i sonetti sono più vicini alla materia autobiografica e alla passionalità
dell’Ortis ed essi sono presagio del gusto preromantico. Tra questi sonetti spiccano
tre autentici vertici poetici, Alla Sera, A Zacinto, In morte del fratello Giovanni. In essi
la classica forma del sonetto è reinventata in modi fortemente originali.

Ma vi sono anche ripresi i temi centrali dell’Ortis:


• La proiezione del poeta in una figura eroica sventurate e tormentata;
• Il conflitto con il reo tempo presente;
• Il nulla eterno come unica alternativa;
• L’esilio come condizione politica ed esistenziale insieme;
• Impossibilità di trovare una patria, che si traduce nell’impossibilità di trovare un
rifugio consolante nella famiglia;
• L’illusione della sepoltura “lacrimata”;
• Il rapporto con la terra materna e con il mito antico;
• Il valore eternatore della poesia.
Ricompare dunque sia il motivo nichilistico, sia con la ricerca di valori positivi, al
fine di un superamento dell’approdo nichilistico, che era già in atto entro il romanzo.

In Foscolo il Romanticismo convive con il Neoclassicismo.


• Romanticismo: espressione al massimo grado del proprio io, in tutte le sue
passioni, e della propria personalità;
• Neoclassicismo: dominio delle passioni, è visto come un sogno ideale che parte
dalla suggestione del mondo classico che si ha dal momento in cui sono stati
scoperti gli scavi di Pompei, perché si scopre la quotidianità antica. Ma si
riscopre un classico “figurativo”, a differenza del classicismo in cui si
prediligeva un classico “letterario”.

In entrambe è presente il desiderio di evasione, incapacità di vivere nel proprio


presente nefasto. L’eroe o si scontra con questa realtà o vive nel sogno del mondo
classico.
{ALLA SERA}
Questo sonetto è la descrizione di un paesaggio serale che diventa metafora della fine
della vita dell’uomo. Foscolo inaugura una profonda riflessione sulla morte, che non
spaventa l’autore, bensì viene vista come un momento di raccoglimento e di pace in
cui la natura si ritira.
La prima parte descrive lo stato d’animo
dell’io lirico dinanzi alla sera, colta in due
momenti diversi ma equivalenti nelle
risonanze affettive che sanno suscitare un
senso di dolcezza nelle zone più segrete
del suo cuore. La seconda parte è più
dinamica, poiché rappresenta alcuni
processi di trasformazione. Qui si colloca
il nucleo centrale del componimento, da
cui si sprigiona e tutto il movimento
lirico, il “nulla eterno”.

La morte ha un’efficacia liberatoria,


perché rappresenta l’annullamento totale,
in cui si cancellano conflitti e sofferenze.

La tematica centrale è lo scontro dell’eroe con una realtà storica fortemente


negativa, che genera sradicamento, infelicità, irrequietudine, rivolta; e anche qui
l’unica soluzione che si offre ad una situazione intollerabile è la morte, intesa dal ‘700
materialistico come annullamento totale. Nella poesia lirica, Foscolo costruisce di sé
un’immagine eroica del tutto analoga a quella proposta nell’Ortis.
{IN MORTE DEL FRATELLO GIOVANNI}
Il sonetto è interamente giocato sull’opposizione di due motivi fondamentali: da un
lato l’esilio, dall’altro la tomba, come centro intorno a cui si raccoglie il nucleo
familiare.

Il tema dell’esilio si carica di valori


simbolici, che vanno aldilà del
significato letterale della condizione
biografica del poeta: sta a rappresentare
una condizione di sradicamento, di
precarietà, sia storica che esistenziale.
Esso richiama la figura eroica che
Foscolo ama costruire di sé, quella
dell’eroe infelice e sventurato a cui quel
momento storico negativo non consente
di avere una patria e neppure un nucleo
familiare in cui trovare sicurezza e
conforto.
La situazione storica si proietta
nell’immagine mitologica degli “avversi
Numi” che perseguitano l’eroe, si
presenta cioè come un potere arcano, contro cui è vano lottare e dinanzi a cui l’eroe è
necessariamente sconfitto.

In opposizione a questa condizione si colloca il motivo della tomba, che si identifica


con l’immagine del nucleo familiare e soprattutto della madre: sulla tomba il poeta
spera di poter ricongiungere il legame affettivo con il fratello, con la cenere del figlio
morto la madre parla del figlio lontano. Il ricongiungimento con la madre e con la
terra natale è l’unico punto fermo, l’unica certezza confortante che può vincere
l’inquietudine. Ma è un approdo che risulta impossibile.

Il motivo negativo dell’esilio chiude al suo interno il motivo del ricongiungimento con
nucleo familiare, annullandolo. Anche qui l’unica alternativa possibile è il rifugio nella
morte. ma la soluzione è in realtà profondamente diversa. L'ultima strofa infatti
ripropone quel ricongiungimento con il nucleo familiare che sembrava impossibile e
definitivamente negato. Ed è proprio la morte a riaffermarlo: la morte non è qui
annullamento totale, ma, nel momento in cui il morto e compianto dei vivi, consente
un legame con la vita. Il ritorno, impossibile nella vita, si attua nella morte, cioè
nell’illusione, perché alla restituzione delle ossa consente l’illusione di un ritorno al
petto della madre.

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