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S o n e t t i 

Nel 1803 Foscolo pubblica una raccolta intitolata ​Poesie che comprende 2 odi e 12
sonetti.
L'opera riflette in modo significativo il percorso della poetica foscoliana, dall'arcadia al
neoclassicismo e al preromanticismo; si tratta di una selezione rigorose operata sulla
vasta produzione poetica dell'autore che prende l’avvio della prima adolescenza e
consente di riconoscere le influenze delle varie tendenze letterarie e dei temi
maggiormente diffusi ai suoi tempi.

Nei sonetti è possibile notare l’influenza dei poeti latini e di Petrarca, soprattutto sotto
l'aspetto formale, ma rispetto alle ore di si registra un impulso soggettivo molto più
forte che deriva probabilmente dal modello della lirica alfieriana.
Questi componimenti sono dunque molto più vicini alla materia autobiografica e alla
passionalità dell’Ortis, da cui riprendono anche i temi centrali:

Ricompare dunque quella linea di meditazione poetica che oscilla tra l'abbandono a
posizione pessimistiche e nichilistiche e la ricerca dei valori positivi che era già in atto
entro il romanzo e che si chiarirà ulteriormente nei Sepolcri.
Tra i sonetti spiccano tre autentici vertici poetici: ​Alla Sera, A Zacinto ​e In morte del
fratello Giovanni.
In essi la classica forma del sonetto è rielaborata in modi fortemente originali, nella
struttura sintattica e metrica, nella scelta delle immagini e nel gioco timbrico, ritmico e
melodico del verso.
In morte del fratello Giovanni 
Il sonetto fu scritto nel 1802. Il fratello Giovanni Dionigi, tenente nell'esercito
cisalpino, si era ucciso per debiti di gioco, all’età di vent'anni, l'8 dicembre 1801.
Metro: sonetto; schema delle rime: ABAB, ABAB, CDC, DCD.

Un dì, s’io non andrò sempre fuggendo


di gente in gente, me vedrai seduto
su la tua pietra, o fratel mio, gemendo
il fior de’ tuoi gentili anni caduto.

La madre or sol, suo dì tardo traendo,


parla di me col tuo cenere muto:
ma io deluse a voi le palme tendo;
e se da lunge i miei tetti saluto,

sento gli avversi Numi, e le secrete


cure che al viver tuo furon tempesta,
e prego anch’io nel tuo porto quïete.

Questo di tanta speme oggi mi resta!


Straniere genti, l’ossa mia rendete
allora al petto della madre mesta.

Parafrasi

Un giorno, se non sarò più costretto a fuggire di popolo in popolo, mi vedrai seduto
sulla tua tomba (pietra), o fratello mio, piangendo (gemendo) la tua gentile
giovinezza troncata dalla morte (caduto) nel suo fiorire.

Solo la madre, ora, trascinando la sua vecchiaia (suo dì tardo), parla di me con le
tue spoglie (tuo cenere muto): ma io tendo a voi le mie mani (palme) deluse; e se
già saluto da lontano la mia casa (tetti),

sento gli dei (Numi) nemici che mi respingono indietro, e i tormenti interiori
(secrete / cure) che sconvolsero la tua vita (al viver ... tempesta), e invoco anch'io
la pace della morte.

Di tanta speranza mi resta (soltanto) questo! O popoli stranieri, alla mia morte
(allora) restituite le mie ossa al petto della madre addolorata (mesta).
Analisi

● Il tema della morte: ​Il sonetto è interamente giocato sull'opposizione di due motivi
fondamentali: da un lato l'esilio, dall'altro la tomba, come centro intorno a cui si
raccoglie il nucleo familiare. Il tema dell’esilio si carica di valori simbolici e rappresenta
una condizione di sradicamento, di precarietà, che è storica ed esistenziale insieme.
Esso richiama la figura eroica che Foscolo ama costruire di sé, quella dell'eroe infelice a
cui il momento storico negativo non consente di avere una patria, e neppure un nucleo
familiare in cui trovare sicurezza e conforto. La situazione storica si proietta
nell'immagine mitologica degli avversi Numi che perseguitano l'eroe: si presenta cioè
simbolicamente come un potere arcano, contro cui è vano lottare, e dinanzi a cui l'eroe,
nonostante i suoi slanci generosi, è necessariamente sconfitto.
● Il motivo della tomba e il ricongiungimento con il nucleo familiare: ​In opposizione alla
condizione di sradicamento si colloca il motivo della tomba, che si identifica con
l'immagine del nucleo familiare e soprattutto della madre: sulla tomba il poeta spera di
poter ricongiungere il legame affettivo con il fratello, con la cenere del figlio morto la
madre parla del figlio lontano. Nella condizione precaria dell’esule, del senza patria, il
ricongiungimento con la madre e con la terra natale è l'unico punto fermo, l'unica
certezza confortante che può vincere l'inquietudine angosciosa. Ma è un approdo che
risulta impossibile. Il polo degli affetti familiari non riesce ad avere il sopravvento su
quello dell'esilio.
● Una struttura chiusa, la morte come rifugio: Nelle prime tre strofe i due motivi
fondamentali in opposizione si presentano in una struttura chiusa, circolare, che si può
riassumere in questo schema: esilio (vv. 1-2), tomba del fratello (vv. 3-4), la madre (vv.
5-6), esilio (vv. 7-10).
Il motivo negativo dell'esilio, collocandosi all'inizio e alla fine della sequenza poetica,
chiude al suo interno il motivo del ricongiungimento col nucleo familiare, annullandolo.
Giunto alla terza strofa, il sonetto presenta una situazione bloccata, di sconfitta, che
pare definitiva ed insuperabile. Perciò alternativa possibile è il rifugio nella morte.
Sembrerebbe la stessa conclusione del sonetto Alla sera: la morte come unico approdo
di pace, espresso con lo stesso termine chiave, «quiete», per di più collocato in posizione
di estremo rilievo, alla fine del verso e lontano dal verbo.
● L’illusione del ritorno: Rompendo la struttura chiusa delle prime tre strofe, l’ultima
ripropone quel ricongiungimento col nucleo familiare che sembrava impossibile e
definitivamente negato. Ed è proprio la morte a riaffermarlo: la morte non è
annullamento totale, «nulla eterno», ma, nel momento in cui il morto è compianto dai
vivi, consente un legame con la vita. Il ritorno, impossibile nella vita, cioè nella realtà, si
attua nella morte, cioè nell'illusione, perché la restituzione delle ossa consente l'illusione
di un ritorno al petto della madre. Il sonetto ripropone dunque quell'immagine positiva
della morte, come illusione di sopravvivenza, che era già presente nell'Ortis e che
tornerà al centro dei Sepolcri, insieme con l'identificazione mitica della tomba, della
terra materna e della figura della madre.

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