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ISPRA. Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale. Via di Casalotti, 300.
00166 Roma
e-mail: massimo.gabellini@isprambiente.it
SOMMARIO
In Italia, come in Europa, molte aree marino-costiere coesistono con grandi insediamenti
industriali e portuali che hanno, nel tempo, compromesso la qualità dei fondali antistanti.
Alcune di esse sono state identificate dal Programma Nazionale di bonifica e ripristino
ambientale come Siti di Interesse Nazionale (SIN) su cui avviare attività di recupero. La
valutazione della qualità dei sedimenti è di fondamentale importanza per la definizione
dello stato di salute di tali aree, in quanto costituiscono la destinazione finale nel
e la matrice di scambio con
. I risultati delle caratterizzazioni eseguite hanno
evidenziato la presenza di elevate concentrazioni di sedimenti contaminanti la cui
gestione risulta di particolare complessità, principalmente a causa delle ingenti
volumetrie, del relativo elevato grado di contaminazione, della mancanza di una
normativa adeguata e di linee guida specifiche nonché dei notevoli importi economici
richiesti. È, quindi, importante individuare le migliori tecnologie di gestione dei siti
contaminati, considerando il materiale rimosso e/o movimentato come risorsa
prevedendo da subito un iter in grado di definirne un adeguato recupero.
1. INTRODUZIONE
La fascia costiera italiana, con il suo sviluppo di circa 8.000 chilometri, rappresenta
per il paese, in quanto densamente popolata e base per
, principalmente legata a insediamenti urbani, turistici,
portuali e industriali, ma anche sede di alcuni habitat ecologici tra i più fragili e preziosi
ha
determinato un degrado antistante, in cui i
sedimenti giocano un ruolo fondamentale in quanto bacino recettore finale di tutti i
contaminanti provenienti dalle attività antropiche, che per definizione sono tossici,
persistenti e spesso bioaccumulabili
suoi organismi.
La qualità ambientale dei sedimenti è quindi un aspetto fondamentale di cui tener conto
in quanto tali inquinanti, oltre a produrre effetti diretti sugli organismi acquatici,
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comportano un rischio a lungo termine per la vita acquatica e, subordinatamente, per
del
conseguente trasferimento attraverso la rete trofica.
Le aree costiere che maggiormente risentono di tale impatto sono generalmente i porti,
dove insistono spesso gran parte delle attività antropiche, le aree con gli insediamenti
industriali, e le zone antistanti gli sbocchi fluviali che rappresentano un veicolo di
trasporto e migrazione della contaminazione dalle aree interne.
Molte di queste aree marino-costiere coesistono con grandi insediamenti industriali e
importanti aree portuali che ne hanno compromesso la qualità dei fondali, tanto che
alcune di esse sono state identificate dal Programma Nazionale di bonifica e ripristino
ambientale dei siti inquinati (leggi L. 426/98, L. 388/2000, L. 179/02 e decreti D.M.
471/99, D.M. 468/01 e successive modifiche ed integrazioni) come Siti di Interesse
Nazionale (SIN). Attualmente ne sono stati identificati 54, di cui 26 con perimetrazione a
mare. Le relative perimetrazioni degli specchi acquei marini e salmastri inclusi nei SIN,
Nel panorama normativo italiano, il tema della valutazione della qualità dei sedimenti per
la definizione dello stato di salute dei corpi idrici, fino a pochi anni fa non era
sufficientemente considerato mentre i sedimenti, come è ormai universalmente
riconosciuto, giocano un ruolo fondamentale per tale stima in quanto ricettori finali nel
. Particolare attenzione va, pertanto,
indirizzata alla loro caratterizzazione, indispensabile eventuali
Per tali aree è stata quindi individuata, una strategia di caratterizzazione in grado di
definire la distribuzione spaziale (orizzontale e verticale) della contaminazione, con un
approccio integrato che tenesse conto degli aspetti di tipo fisico, chimico, microbiologico
ed ecotossicologico, per una valutazione non solo delle concentrazioni dei contaminanti
ma anche di eventuali effetti tossici . Tale indagine
consente, inoltre, una stima qualitativa e quantitativa dei volumi di sedimento
contaminato, sulla base della variabilità batimetrica e morfologica dei fondali e
qualitativa dei sedimenti, finalizzata ad una loro successiva gestione.
Quasi tutti le aree marine incluse nei Siti di Interesse Nazionale sono state caratterizzate
ha messo in evidenza nella maggior parte dei casi la presenza
di elevate concentrazioni di contaminanti, ascrivibili, per tipologia e ubicazione, alle
attività antropiche (attuali o pregresse) presenti sulla costa. I livelli di inquinamento nei
sedimenti nonché le volumetrie in gioco, evidenziano la necessità di particolari cautele
nelle operazioni di dragaggio e nelle successive operazioni di gestione.
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3. AREE MARINE CONTAMINATE
La problematica della gestione dei sedimenti in tali siti risulta di particolare complessità,
principalmente a causa delle ingenti volumetrie di sedimenti risultati inquinati, del relativo
elevato grado di contaminazione, della mancanza di una normativa adeguata e di linee
guida specifiche nonché dei notevoli importi economici richiesti.
In generale, un intervento meno invasivo in funzione della
gravità della contaminazione e consistere in:
un monitoraggio finalizzato alla valutazione degli eventuali processi di attenuazione
naturale;
torie, velocità,
pescaggi consentiti), in concomitanza con un monitoraggio intensivo;
interventi di trattamento in situ;
rimozione dei sedimenti contaminati e ricollocamento degli stessi in strutture di
confinamento realizzate in ambito portuale o costiero (vasche di colmata);
rimozione dei sedimenti contaminati e invio a idoneo impianto di trattamento e/o a
discarica di opportuna categoria.
intervento applicabili a sedimenti contaminati possono essere di tipo in situ
e ex situ. Le prime prevedono il trattamento, ovvero il semplice confinamento dei
sedimenti senza rimozione di questi dal sito, mentre le tecniche ex situ si basano su un
preliminare intervento di dragaggio dei sedimenti inquinati, eventualmente seguito da un
trattamento per la rimozione dei contaminanti che può on site
off site
La bonifica dei sedimenti contaminati, utilizzando tecnologie di trattamento in situ, è una
procedura molto complessa a causa della natura dinamica dei sistemi acquatici e quindi
della mobilizzazione, risospensione, trasporto e sedimentazione delle specie inquinanti.
La particolarità del trattamento in situ risiede nel fatto che non è necessaria una
rimozione del sedimento contaminato e quindi rappresenta una buona soluzione dal
punto di vista sia economico che ecologico. Gli svantaggi, aldilà dei limiti ambientali
(condizione di saturazione, ambiente anaerobico e temperatura), riguardano soprattutto
la difficoltà di assicurare la completa miscelazione con il sedimento dei reagenti
eventualmente utilizzati nel trattamento, controllare i parametri di processo, prevedere i
tempi d intervento e la possibilità, nel caso di trattamento chimico o biologico, di una
contaminazione secondaria.
Generalmente, i costi di risanamento con trattamento in situ ammontano a circa il 20%
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ambientale può suddividersi in chimico-fisico (lavaggio, estrazione con solventi,
estrazione per flottazione, dealogenazione, solidificazione/stabilizzazione,
ossidazione, riduzione, decontaminazione elettrocinetica), biologico (ripening,
lanfarming, biopile, compostaggio, bioreattori) e termico (estrazione con vapore,
desorbimento, vetrificazione, incenerimento, termodistruzione al plasma).
Una volta trattati, in funzione della contaminazione residua, i sedimenti potranno essere
riutilizzati (beneficial use) o conferiti in discarica di opportuna categoria.
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complessità notevole. Dalla caratterizzazione ambientale e da uno screening preliminare
5. CONCLUSIONI
La tematica della gestione dei sedimenti rappresenta un grosso problema che investe
erritorio, da quelle
industriali e commerciali a quelle naturalistiche e turistiche. Tutto ciò evidenzia le
ripercussioni socio-economiche ed ambientali del problema senza considerare però i
suoi aspetti multidisciplinari.
Per affrontare tale problematica, e quindi offrire valide soluzioni gestionali, è necessario
mettere in campo differenti competenze che spaziano dal settore ingegneristico a quello
chimico, da quello biologico e ecotossicologico a quello geologico e naturalistico, per
arrivare infine alle delicate interazioni funzionali con gli aspetti amministrativo-economici
e normativi.
tturali e
ambientali ha reso difficile il recepimento della materia in una normativa unitaria di
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BIBLIOGRAFIA
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