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Se Galilei ha chiarito il metodo della ricerca scientifica, Bacone ha intravisto per primo il potere
che la scienza offre all’uomo sul mondo. Bacone ha concepito la scienza come diretta a
realizzare il dominio dell’uomo sulla natura.
Francesco Bacone nacque a Londra. Studiò a Cambridge e in seguito trascorse alcuni anni a Parigi.
Di ritorno in patria, volle intraprendere la carriera politica. Salito al trono Giacomo I Stuart seppe
sfruttare l’appoggio del favorito del re per ottenere cariche e onori. Ma quando Giacomo I dovette
convocare il parlamento per chiedere l’imposizione di nuove tasse, il parlamento incolpò Bacone
di corruzione ed egli si riconobbe colpevole. Il re condonò a Bacone l’ammenda e la prigionia, ma la
vita politica del filosofo era finita. Morì a Gorhambury.
Quest’uomo ambizioso e amante del denaro voleva rendere la scienza attiva e operante al servizio
dell’uomo e la concepì diretta alla costituzione di una tecnica che doveva dare all’uomo il dominio
di ogni parte del mondo naturale.
Quando nella Nuova Atlantide volle dare l’immagine di una città ideale, ricorrendo al pretesto della
descrizione di un’isola sconosciuta, Bacone immaginò un paradiso della tecnica, in cui fossero portati
a compimento le invenzioni e i ritrovati di tutto il mondo. In questo scritto l’isola della
Nuova Atlantide è descritta come un enorme laboratorio sperimentale, nel quale gli abitanti cercano di
conoscere tutte le forse nascoste della natura. I numi tutelari dell’isola sono i grandi inventori di
tutti i paesi; e le sacre reliquie sono gli esemplari di tutte le più rare e grandi invenzioni.
I Saggi sono sottili ed erudite analisi della vita morale e politica, nelle quali la sapienza degli
antichi è ampiamente utilizzata.
La sua maggiore attività fu dedicata al progetto di un’enciclopedia delle scienze che doveva
rinnovare la ricerca scientifica ponendola sulla base sperimentale. Lo scritto Sulla dignità e
sull’accrescimento delle scienze comprende: le scienze che si fondano sulla memoria, quelle che si
fondano sulla fantasia e quelle che si fondano sulla ragione. Bacone chiama “mancanti” le scienze
che, finora, risultano insufficientemente o inadeguatamente trattate.
Di questo vasto progetto Bacone ha realizzato adeguatamente solo il Nuovo Organo.
Il Nuovo Organo è una logica del procedimento tecnico-scientifico che viene polemicamente
contrapposta alla logica aristotelica. Con la vecchia logica si espugna l’avversario, con la nuova si
espugna la natura. Questa espugnazione della natura è il compito fondamentale della scienza, che
è così posta interamente al servizio dell’uomo.
La scienza e la potenza umana coincidono: l’ignoranza della causa rende impossibile conseguire
l’effetto. Non si vince la natura se non obbedendole; e ciò che nell’osservazione sta come causa,
nell’operare vale come regola. L’intelligenza umana ha bisogno di strumenti efficaci per penetrare
nella natura e dominarla. Gli strumenti della mente sono gli esperimenti adattati tecnicamente
allo scopo che si vuole realizzare. I sensi soltanto non bastano a fornire una guida sicura.
Ma il connubio tra la mente e l’universo non si può celebrare finché la mente rimane
irretita in errori e pregiudizi che le impediscano di interpretare la natura. Bacone oppone
l’interpretazione della natura all’anticipazione della natura.
➢ L’anticipazione prescinde dall’esperimento e passa dalle cose particolari sensibili ad
assiomi generali.
➢ L’interpretazione si addentra con metodo e con ordine nell’esperienza e ascende
senza salti e per gradi dal senso e dalle cose particolari agli assiomi, giungendo solo alla
fine a quelli generali.
La via dell’anticipazione è sterile, giacché gli assiomi da essa stabiliti non servono a inventare
nulla. La via dell’interpretazione è feconda, perché dagli assiomi desunti con metodo e ordine
scaturiscono nuove cognizioni particolari.
Questi idòla dipendono dall’educazione, dalle abitudini e dai casi fortuiti in cui ciascuno
viene a trovarsi. Ogni uomo ha le sue propensioni per gli antichi o per i moderni, per ciò che
è semplice o per ciò che è complesso.
Le anticipazioni avventizie
Essi derivano dal linguaggio. Gli uomini credono di imporre la loro ragione alle parole, ma accade
anche le parole riflettano la loro forza sull’intelletto: nascono così le dispute verbali, che si
possono troncare soltanto con un ricorso alla realtà. Questi idoli sono di due tipi: o sono nomi di cose
che non esistono (“fortuna”) o nomi confusi e male determinati (“umido”). Questi idoli sono
generati da quelle convenzioni umane che sono rese necessarie dai rapporti tra uomo e uomo.
Questi idòla derivano dalle dottrine filosofiche del passato o da dimostrazioni errate. Bacone
divide le false filosofia in tre specie: la sofistica (Aristotele), l’empirica (gli alchimisti) e la
superstiziosa (Pitagora e Platone).
Tra le cause che impediscono all’uomo di liberarsi dagli idoli Bacone pone la riverenza per la
sapienza antica. A questo proposito egli osserva che, se per antichità di intende la vecchiaia del
mondo, il termine dovrebbe applicarsi ai tempi nostri, non alla gioventù presso gli antichi. E come è
lecito aspettarsi una maggiore conoscenza del mondo in un uomo anziano, così dovremmo
aspettarci dall’età nostra molto più che dal passato, perché la conoscenza è stata arricchita
nel corso del tempo da molteplici esperimenti e osservazioni. La verità è figlia del tempo, non
dell’autorità e si rivela gradualmente all’uomo.
Per intraprendere la via nuova della ricerca tecnico-scientifica, bisogna mettersi sul terreno
dell’esperimento. La semplice esperienza non basta, perché procede senza direttive. L’ordine vero
dell’esperienza consiste nel cominciare dall’esperienza ordinata e matura, non da quella saltuaria e
disordinata. Quindi solo l’esperimento può porre le basi per la grandezza dell’uomo, conducendolo
a estendere il proprio dominio sulla natura.
IL METODO INDUTTIVO
La ricerca scientifica non si fonda né soltanto sui sensi né soltanto sull’intelletto. Se l’intelletto
non produce che nozioni arbitrarie e infeconde e se i sensi non danno che indicazioni disordinate e
inconcludenti, la scienza potrà costituirsi come conoscenza vera e feconda solo quando imporrà
all’esperienza sensibile la disciplina dell’intelletto e viceversa. Il procedimento che realizza
questa esigenza è quello dell’induzione.
L’induzione aristotelica era puramente logica che non morde sulla realtà, ed è per questo
un’induzione per semplice numerazione dei casi particolari: Bacone la giudica un’esperienza
continuamente esposta al pericolo degli esempi contrari che possono smentirla.
L’induzione utile all’invenzione e alla dimostrazione delle scienze e delle arti si fonda sulla
scelta e sull’eliminazione dei casi particolari ripetute più volte sotto il controllo dell’esperimento
fino a giungere alla determinazione della vera natura e della vera legge del fenomeno.
Questa induzione procede senza salti e per gradi.
Sulla scorta di queste tavole si avvia una fase “negativa”, consistente nell’escludere quelle cause
che risultano incompatibili con il fenomeno studiato. Dopo questa fase, si procede alla formulazione di
una prima ipotesi. Si tratta di un’ipotesi di lavoro, che guida lo sviluppo della ricerca.
L’induzione dovrà procedere mettendo alla prova l’ipotesi mediante esperimenti chiamanti
“istanze prerogative”.
Tra queste quella decisiva è l’istanza cruciale: quando si è in dubbio sulla causa del
fenomeno studiato per i suoi rapporti con altri fenomeni, l’istanza cruciale dimostra la sua
connessione necessaria con uno dei fenomeni e la sua separabilità dagli altri; e perciò consente
di riconoscere la causa ver del fenomeno.
Il metodo di Bacone non vuol essere né una semplice raccolta di fatti (empirismo), né un
astratto ragionamento (razionalismo), bensì una razionale interpretazione e selezione dei dati.
Assimilando gli empirici alle formiche (accumulano soltanto) e i razionalisti ai ragni (traggono la
tela da se stessi), Bacone paragona il proprio metodo al lavoro delle api, che succhiano il nettare
dei fiori, ma poi lo lavorano trasformandolo in miele.
Bacone accetta la distinzione aristotelica delle quattro cause: materiale, formale, efficiente e finale.
Ma elimina la causa finale come quella che nuoce alla scienza.
Bacone non nega che si possano contemplare i fini degli oggetti naturali e l’armonia generale
dell’universo. Ma questa ricerca deve rimanere consacrata al servizio di Dio e non può essere
trasportata sul piano della scienza naturale, perché questa non è contemplativa, bensì attiva, e
deve scoprire le cause che consentono all’uomo il dominio sul mondo.
Tra le altre cause aristoteliche, Bacone ritiene che l’efficiente e la materiale siano
superficiali e inutili per la scienza vera.
Rimane dunque la sola causa formale. Cosa egli intenda veramente per forma è il più
difficile problema della critica baconiana.
Bacone insiste sulla tesi secondo cui soltanto la forma rivela l’unità natura e rende
possibile all’uomo la scoperta e la produzione di quello che non c’è mai stato prima.
Bacone vede nella forma da un lato la struttura che costituisce essenzialmente un
determinato fenomeno naturale, e dall’altro la legge.