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Il periodo della storia europea compreso fra la disfatta di Napoleone e le rivoluzioni del 1848 è chiamata età
della Restaurazione: questo termine indica una fase storica nella quale dominò la volontà di segnare una netta
inversione di tendenza rispetto all’età rivoluzionaria e napoleonica, “restaurando”, per quanto possibile, un
ordine sociale e politico ispirato a quello esistente prima della Rivoluzione francese. Tale ordine venne sancito
con il congresso di Vienna.
Il problema fondamentale del congresso di Vienna fu quello di ridefinire la carta politica del continente e il
sistema dei rapporti internazionali dopo gli sconvolgimenti portati dalla Rivoluzione francese e dalle conquiste
napoleoniche.
• Quali sono i princìpi fondamentali che furono affrontati nel congresso di Vienna?
Lo zar di Russia Alessandro I nel 1815 propose la costituzione di una Santa alleanza, cioè di un patto, stretto in
nome della religione cristiana, che impegnava i sovrani a mantenere gli equilibri fissati a Vienna e a intervenire
in reciproco aiuto là dove il potere delle monarchie venisse minacciato. Firmarono il patto lo zar di Russia, di
religione ortodossa, l’imperatore cattolico d’Austria, l’imperatore luterano di Prussia.
Nella prima metà dell’Ottocento venne delineandosi il quadro ideologico della società moderna con diverse
visioni politiche in competizione fra di loro:
- quella liberale, fondata sul primato dell’individuo e della libertà personale, su una concezione
dello stato quale sistema di garanzie e sul modello della monarchia costituzionale;
- quella democratica, che metteva in primo piano l’uguaglianza politica fra i cittadini e la forma
repubblicana;
- quella socialista, centrata sulla necessità di affermare l’uguaglianza sostanziale e la giustizia
sociale, anche permettendo in discussione la proprietà privata.