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• l’obiettivo: una comunicazione risulta efficace quando abbiamo chiaro cosa vogliamo
ottenere. In altre parole, cosa desideriamo che l’interlocutore/pubblico sappia, creda
o faccia dopo aver ascoltato il messaggio o la presentazione. L’obiettivo della tua
comunicazione è il risultato che desideri raggiungere.
• la struttura: le parole sono meglio trasferite e comprese dall’interlocutore/pubblico
se presentate all’interno di chiara struttura logica. Questo risulta fondamentale
soprattutto quando dobbiamo affrontare un colloquio importante o una presentazione
in pubblico. La struttura comprende:
- un’apertura: buona parte del successo di un discorso si gioca nei primi 30 secondi
e dipende dunque dal modo in cui si comincia. In apertura è importante attirare
l’attenzione del pubblico in forma immediata (con una domanda, un aneddoto,
un’immagine) e trasmettergli di cosa si parlerà.
- lo sviluppo delle argomentazioni: è fondamentale puntare su pochi concetti chiari e
qualche esempio o dato a supporto della propria argomentazione.
- una chiusura: al termine del discorso, riepilogare quando detto , serve a rafforzare il
messaggio sottolineando gli elementi importanti della nostra comunicazione.
uni o SKILL CASE COMUNICAZIONE EFFICACE • TUTORIAL 2 2
Introduzione
1. Attirare l’attenzione del pubblico (domanda,
aneddoto, immagine)
2. Introdurre il tema del discorso (di cosa
si vuole parlare)
Conclusione
1. Riassunto dei tre punti
2. Chiamata all’azione o domanda
o asserzione o aneddoto
cortesia: trattare l’interlocutore con rispetto è una regola fondamentale. Un buon clima
predispone infatti l’interlocutore ad essere attento e disponibile ad una comunicazione
positiva. Essere cortesi trasmette anche accoglienza e rispetto verso i valori e la cultura
della persona, quindi rispetto dell’identità dell’interlocutore. Non aggredire l’interlocu-
tore, non forzare mai la risposta, crea un clima ideale per una proficua comunicazione.
L’efficacia di una comunicazione dipende soprattutto dal mittente. Nel corso del processo
comunicativo avviene però una dispersione, ovvero una perdita di informazioni, di cui il
mittente deve tenere conto:
voglio dire 100
dico 70
riceve 40
recepisce 20
ricorda 10
In sostanza se poniamo il contenuto complessivo pari a 100, in una comunicazione
efficace il ricevente immagazzina e ricorda 10. È naturale che in questo 10% devono
rientrare i messaggi fondamentali che abbiamo inteso trasmettere.
uni o SKILL CASE COMUNICAZIONE EFFICACE • TUTORIAL 2 4
LA TRAPPOLA DEL BIASIMO Giudicare, criticare, etichettare, usare frasi fatte. Sono mes-
saggi che chiaramente creano una barriera alla comunicazione. Sono i classici messaggi che
ignorano la complessità della situazione e la riducono esclusivamente al proprio punto di vista,
svalutano la persona e non solo il suo comportamento e che possono ferire profondamente.
ESEMPIO
Di fronte ad una persona che compie, a nostro avviso, «Tu sei fondamentalmente…», «Stai sbagliando tutto …»,
una azione non corretta, esprimere la nostra «Ti stai comportando come un bambino …»
disapprovazione: «Sei fatto così, non sei in grado di fare…», «Ecco sei il solito sbadato», «Ci risiamo …».
LA TRAPPOLA DELLA MORALE Fare prediche. Sono messaggi in cui una persona im-
pone agli altri precisi doveri morali, vale a dire indica che cosa loro «devono fare» per risulta-
re corretti dal punto di vista etico; trappola molto diffusa fra chi è convinto che la sua morale
debba necessariamente essere anche quella degli altri. Questi messaggi creano un obbligo
imposto e sensi di colpa, costringendo la persona a sottostare al potere esercitato da idee e
valori altrui. Comunicano mancanza di fiducia nel senso di responsabilità e scelte dell’altro.
ESEMPIO è tuo dovere»; «Non ci si comporta in questo modo …»,
Di fronte ad una persona che compie, a nostro avviso, una «Sarebbe opportuno …», «lo dico per il tuo bene …»,
azione non corretta, esprimere la propria idea come se fosse «Tutti noi dobbiamo riconoscere il valore della pace come il più
quella “giusta” ed “eticamente corretta”: «Ricordati che importante di tutti».
1 Aperte: iniziano con “cosa”, “chi”, “come”, “quando”. Le domande aperte sono,
dal punto di vista discorsivo, degli “strumenti strategici” che aiutano a raccogliere
il maggior numero di informazioni possibili dall’interlocutore per riuscire a orientarsi
in un contesto discorsivo in parte sconosciuto. Sono domande che richiedono analisi e
spesso possono far riflettere l’interlocutore, aprendo a nuove intuizioni e punti di vista.
ESEMPIO
«Come vuoi procedere?», «Che cosa ritieni sia essere utile modificare?», «Chi ritieni sia importante partecipi
più importante in questo caso?», «Che cosa pensi possa a questo progetto?».
2 Chiuse: prevedono come risposta solo “Sì” o “No” o una dichiarazione di fatto.
Sono utili per chiedere conferma di informazioni su argomenti specifici o ottenere un
aggiornamento sullo stato delle cose. In genere non permettono di raccogliere altre
informazioni e stimolare nuove intuizioni.
ESEMPIO
«Sei riuscito ad incontrare Luigi?», «Hai capito? Mi sono spiegato bene?»,
«Hai svolto il tuo lavoro?», «Hai passato buone vacanze?».
chiuse
9%
aperte
90%
aperte con
«perché»
1%