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Luino, 8 giugno 2019

COMUNITARIA:
❖ Direttiva 2000/60/CE del parlamento europeo e del consiglio del 23 ottobre 2000 che istituisce un
quadro per l'azione comunitaria in materia di acque

NAZIONALE:
❖ D. Lgs. 152/2006, Testo Unico Ambientale
❖ D.P.R. n. 59/2013, Disciplina Autorizzazione Unica Ambientale (AUA)

REGIONALE:
❖ L. R. n. 26 /2003 ,Disciplina dei servizi locali di interesse economico generale. Norme in materia di
gestione dei rifiuti, di energia, di utilizzo del sottosuolo e di risorse idriche
❖ R.R. n. 6/2019 (aggiornamento del R.R. n. 3/2006), Disciplina e regimi amministrativi degli scarichi
di acque reflue domestiche e di acque reflue urbane, disciplina dei controlli degli scarichi e delle
modalità di approvazione dei progetti degli impianti di trattamento delle acque reflue urbane
❖ R.R. n. 4/2006, Disciplina dello smaltimento delle acque di prima pioggia e di lavaggio delle aree
esterne
❖ Dgr n. 8/2772 del 21/06/2006: Direttiva per l’accertamento dell’inquinamento delle acque seconda
pioggia
Legge 319/1976, c.d. Legge Merli (abrogata dal D.Lgs.152/99):
 prima disciplina organica in materia di “Acque” e di tutela alla risorsa idrica.
 indicava in maniera dettagliata le sostanze inquinanti, ponendo dei limiti allo
scarico nelle acque in funzione della concentrazione
 scarichi ripartiti, ai fini della relativa disciplina e del conseguente trattamento
sanzionatorio, in funzione della provenienza
 disponeva che lo scarico effettuato in assenza della necessaria autorizzazione
fosse sempre soggetto a sanzione penale

Legge n. 36 del 5 gennaio 1994, c.d. Legge Galli (abrogata dal D.Lgs. 152/99):
 superamento frammentazione gestionale che caratterizzava il settore dei servizi
idrici con l’identificazione di ambiti territoriali ottimali (ATO)
 gestione unitaria ed integrata, all’interno dell'ATO, del ciclo idrico inteso come
l’insieme dei servizi di captazione, adduzione e distribuzione di acqua ad usi civili,
di fognatura e depurazione delle acque reflue
D. Lgs. 152/99 (abrogato dal D.Lgs.152/99):
 obiettivo di tutela di tutte le acque (superficiali, marine e sotterranee) per prevenire e
ridurre l’inquinamento
 attuare il risanamento dei corpi idrici inquinati
 conseguire un miglioramento dello stato delle acque e perseguire usi sostenibili e
durevoli delle risorse idriche
 ripartizione delle competenze a livello centrale (Stato) e periferico (Regioni, Province,
ecc)
 sistema di sanzioni amministrative e penali per garantire il rispetto della normativa
 individuazione di tre tipologie di acque reflue: industriali, domestiche e urbane con
regolamentazione differente
 scarichi differenziati in: scarichi sul suolo, vietati salvo particolari eccezioni; scarichi nel
sottosuolo e nelle acque sotterranee, generalmente vietati, ma con eccezioni, previa
autorizzazione; scarichi in acque superficiali, diversamente disciplinati a seconda della
tipologia
 tutti gli scarichi devono essere autorizzati e che la competenza al rilascio delle
relative autorizzazioni spetta alle Province, ad eccezione degli scarichi in pubblica
fognatura, per i quali era richiesta l’autorizzazione dell’ente gestore.
 penalmente rilevanti tutte le violazioni ritenute tali da arrecare danno o pericolo di
danno all’ambiente, sulla base di due elementi fondamentali: la mancanza di
autorizzazione (industriali) ed il superamento dei limiti tabellari
Direttiva Quadro sulle Acque 2000/60/CE:
 perseguire salvaguardia, tutela e miglioramento della qualità ambientale
 utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali, muovendo dai principi della precauzione e
dell’azione preventiva
 riduzione, soprattutto alla fonte, dei danni causati all’ambiente
 principio “chi inquina paga”

D.Lgs. n. 152 dell’ aprile 2006, Parte Terza:


 territorio nazionale, ivi comprese le isole minori, è ripartito in distretti idrografici
 in ciascun distretto idrografico è istituita l’Autorità di bacino distrettuale ed adottato il Piano di bacino
distrettuale, che è lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo mediante il quale sono
pianificate e programmate le azioni e le norme d’uso finalizzate alla conservazione, alla difesa e alla
valorizzazione del suolo ed alla corretta utilizzazione della acque, sulla base delle caratteristiche fisiche
ed ambientali del territorio interessato
 prevenzione e riduzione dell’inquinamento e attuazione del risanamento dei corpi idrici inquinati
 conseguimento del miglioramento dello stato delle acque
 protezione delle acque destinate a particolari usi
 perseguimento di usi sostenibili e durevoli delle risorse idriche, con priorità per quelle potabili;
 mantenimento della capacità naturale di autodepurazione dei corpi idrici, nonché della capacità di
sostenere comunità animali e vegetali ampie e ben diversificate
 mitigazione degli effetti delle inondazioni e della siccità contribuendo quindi a garantire una fornitura
sufficiente di acque superficiali e sotterranee di buona qualità per un utilizzo idrico sostenibile
 protezione delle acque territoriali e marine; impedire un ulteriore deterioramento, proteggere e
migliorare lo stato degli ecosistemi acquatici, degli ecosistemi terrestri e delle zone umide direttamente
dipendenti dagli ecosistemi acquatici sotto il profilo del fabbisogno idrico
❖ Parte prima - Disposizioni comuni e principi generali

❖ Parte seconda - Procedure per la valutazione ambientale strategica (VAS), per la valutazione
d'impatto ambientale (VIA) e per l'autorizzazione ambientale integrata (IPPC)
❖ Parte terza - Norme in materia di difesa del suolo e lotta alla desertificazione, di tutela delle
acque dall'inquinamento e di gestione delle risorse idriche
❖ Parte quarta - Norme in materia di gestione dei rifiuti e di bonifica dei siti inquinati

❖ Parte quinta - Norme in materia di tutela dell'aria e di riduzione delle emissioni in atmosfera

❖ Parte Quinta-bis - Disposizioni per particolari installazioni

❖ Parte sesta - Norme in materia di tutela risarcitoria contro i danni all'ambiente

❖ Parte sesta-bis. - Disciplina sanzionatoria degli illeciti amministrativi e penali in materia di tutela
ambientale.
❖ Allegati
Parte Terza D. Lgs. 152/06: Norme in materia di difesa del suolo e lotta alla
desertificazione, di tutela delle acque dall'inquinamento e di gestione
delle risorse idriche

Sezione I - Norme in materia di difesa del suolo e lotta alla desertificazione


Titolo I - Principi generali e competenze
Titolo II - I distretti idrografici, gli strumenti, gli interventi
Sezione II - Tutela delle acque dall'inquinamento
Titolo I - Principi generali e competenze
Titolo II - Obiettivi di qualità
Titolo III - Tutela dei corpi idrici e disciplina degli scarichi
Titolo IV - Strumenti di tutela
Titolo V - Sanzioni
Sezione III - Gestione delle risorse idriche
Titolo I - I principi generali e competenze
Titolo II - Servizio idrico integrato
Titolo III - Vigilanza, controlli e partecipazione
Titolo IV - Usi produttivi delle risorse idriche
Competenze, art. 75:
1. Nelle materie disciplinate dalle disposizioni della presente sezione:
a) lo Stato esercita le competenze ad esso spettanti per la tutela dell'ambiente e
dell'ecosistema attraverso il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e
del mare, fatte salve le competenze in materia igienico-sanitaria spettanti al
Ministro della salute
b) le regioni e gli enti locali esercitano le funzioni e i compiti ad essi spettanti nel
quadro delle competenze costituzionalmente determinate e nel rispetto delle
attribuzioni statali.
6. Le regioni favoriscono l'attiva partecipazione di tutte le parti interessate
all'attuazione della parte terza del presente decreto in particolare in sede di
elaborazione, revisione e aggiornamento dei piani di tutela di cui all'articolo 121.
7. Le regioni provvedono affinché gli obiettivi di qualità di cui agli articoli 76 e 77
ed i relativi programmi di misure siano perseguiti nei corpi idrici ricadenti nei bacini
idrografici internazionali in attuazione di accordi tra gli stati membri interessati,
avvalendosi a tal fine di strutture esistenti risultanti da accordi internazionali
Artt. 76 - 79: Obiettivo di qualità ambientale e obiettivo per specifica destinazione

Obiettivo di qualità per specifica destinazione, art. 79:


Sono acque a specifica destinazione funzionale:
a) le acque dolci superficiali destinate alla produzione di acqua potabile
b) le acque destinate alla balneazione
c) le acque dolci che richiedono protezione e miglioramento per essere idonee alla vita
dei pesci
d) le acque destinate alla vita dei molluschi

Artt. 80 – 90: Acque a specifica destinazione


Art. 91 : Aree sensibili
1. Le aree sensibili sono individuate secondo i criteri dell'Allegato 6 alla parte terza del
presente decreto. Sono comunque aree sensibili:
a) i laghi di cui all'Allegato 6 alla parte terza del presente decreto, nonché i corsi d'acqua a
esse afferenti per un tratto di 10 chilometri dalla linea di costa
b) le aree lagunari di Orbetello, Ravenna e Piallassa-Baiona, le Valli di Comacchio, i laghi
salmastri e il delta del Po
c) le zone umide individuate ai sensi della convenzione di Ramsar del 2 febbraio 1971, resa
esecutiva con d.P.R. 13 marzo 1976, n. 448
d) le aree costiere dell'Adriatico Nord-Occidentale dalla foce dell'Adige al confine meridionale
del comune di Pesaro e i corsi d'acqua ad essi afferenti per un tratto di 10 chilometri dalla
linea di costa
e) il lago di Garda e il lago d’ldro
f) i fiumi Sarca-Mincio, Oglio, Adda, Lambro-Olona meridionale e Ticino
g) il fiume Arno a valle di Firenze e i relativi affluenti
h) il golfo di Castellammare in Sicilia
i) le acque costiere dell'Adriatico settentrionale

Artt. 92 - 93: Zone vulnerabili


Art. 94 : Aree salvaguardia delle acque superficiali e sotterranee destinate al consumo umano
3. La zona di tutela assoluta è costituita dall'area immediatamente circostante le captazioni o derivazioni: essa, in caso
di acque sotterranee e, ove possibile, per le acque superficiali, deve avere un'estensione di almeno dieci metri di raggio
dal punto di captazione, deve essere adeguatamente protetta e dev'essere adibita esclusivamente a opere di captazione o
presa e ad infrastrutture di servizio.
4. La zona di rispetto è costituita dalla porzione di territorio circostante la zona di tutela assoluta da sottoporre a
vincoli e destinazioni d'uso tali da tutelare qualitativamente e quantitativamente la risorsa idrica captata e può essere
suddivisa in zona di rispetto ristretta e zona di rispetto allargata, in relazione alla tipologia dell'opera di presa o
captazione e alla situazione locale di vulnerabilità e rischio della risorsa. In particolare, nella zona di rispetto sono vietati
l'insediamento dei seguenti centri di pericolo e lo svolgimento delle seguenti attività:
a) dispersione di fanghi e acque reflue, anche se depurati
b) accumulo di concimi chimici, fertilizzanti o pesticidi
c) spandimento di concimi chimici, fertilizzanti o pesticidi, salvo che l'impiego di tali sostanze sia effettuato sulla
base delle indicazioni di uno specifico piano di utilizzazione che tenga conto della natura dei suoli, delle colture
compatibili, delle tecniche agronomiche impiegate e della vulnerabilità delle risorse idriche
d) dispersione nel sottosuolo di acque meteoriche proveniente da piazzali e strade
e) aree cimiteriali
f) apertura di cave che possono essere in connessione con la falda
g) apertura di pozzi ad eccezione di quelli che estraggono acque destinate al consumo umano e di quelli finalizzati
alla variazione dell'estrazione ed alla protezione delle caratteristiche quali-quantitative della risorsa idrica
h) gestione di rifiuti
i) stoccaggio di prodotti ovvero, sostanze chimiche pericolose e sostanze radioattive
j) centri di raccolta, demolizione e rottamazione di autoveicoli
k) pozzi perdenti
l) pascolo e stabulazione di bestiame che ecceda i 170 chilogrammi per ettaro di azoto presente negli effluenti, al
netto delle perdite di stoccaggio e distribuzione. É comunque vietata la stabulazione di bestiame nella zona di
rispetto ristretta
Art. 94 : Aree salvaguardai delle acque superficiali e sotterranee destinate al consumo
umano
5. Per gli insediamenti o le attività di cui al comma 4, preesistenti, ove possibile, e comunque ad
eccezione delle aree cimiteriali, sono adottate le misure per il loro allontanamento; in ogni caso deve
essere garantita la loro messa in sicurezza. Entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della
parte terza del presente decreto le regioni e le province autonome disciplinano, all'interno delle zone di
rispetto, le seguenti strutture o attività:
a) Fognature
b) edilizia residenziale e relative opere di urbanizzazione
c) opere viarie, ferroviarie e in genere infrastrutture di servizio
d) pratiche agronomiche e contenuti dei piani di utilizzazione di cui alla lettera c) del comma 4

6. In assenza dell'individuazione da parte delle regioni o delle province autonome della zona di rispetto
ai sensi del comma 1, la medesima ha un'estensione di 200 metri di raggio rispetto al punto di
captazione o di derivazione
Art. 100 : Reti fognarie

1. Gli agglomerati con un numero di abitanti equivalenti superiore a 2.000 devono essere
provvisti di reti fognarie per le acque reflue urbane

3. Per insediamenti, installazioni o edifici isolati che producono acque reflue domestiche,
le regioni individuano sistemi individuali o altri sistemi pubblici o privati adeguati che
raggiungano lo stesso livello di protezione ambientale, indicando i tempi di adeguamento
degli scarichi a detti sistemi
Art. 101 : Criteri generali della disciplina degli scarichi
1. Tutti gli scarichi sono disciplinati in funzione del rispetto degli obiettivi di qualità dei corpi
idrici e devono comunque rispettare i valori limite previsti nell'Allegato 5 alla parte terza del presente
decreto. L'autorizzazione può in ogni caso stabilire specifiche deroghe ai suddetti limiti e idonee
prescrizioni per i periodi di avviamento e di arresto e per l'eventualità di guasti nonché per gli ulteriori
periodi transitori necessari per il ritorno alle condizioni di regime.

2. Ai fini di cui al comma 1, le regioni, nell'esercizio della loro autonomia, tenendo conto dei carichi
massimi ammissibili e delle migliori tecniche disponibili, definiscono i valori-limite di
emissione, diversi da quelli di cui all'Allegato 5 alla parte terza del presente decreto, sia in
concentrazione massima ammissibile sia in quantità massima per unità di tempo in ordine ad ogni
sostanza inquinante e per gruppi o famiglie di sostanze affini.
Le regioni non possono stabilire valori limite meno restrittivi di quelli fissati nell'Allegato 5 alla
parte terza del presente decreto:
a) nella Tabella 1, relativamente allo scarico di acque reflue urbane in corpi idrici superficiali
b) nella Tabella 2, relativamente allo scarico di acque reflue urbane in corpi idrici superficiali
ricadenti in aree sensibili
c) nella Tabella 3/A, per i cicli produttivi ivi indicati
d) nelle Tabelle 3 e 4, per quelle sostanze indicate nella Tabella 5 del medesimo Allegato
Art. 101 : Criteri generali della disciplina degli scarichi

6. Qualora le acque prelevate da un corpo idrico superficiale presentino parametri con valori
superiori ai valori-limite di emissione, la disciplina dello scarico è fissata in base alla natura delle
alterazioni e agli obiettivi di qualità del corpo idrico ricettore. In ogni caso le acque devono
essere restituite con caratteristiche qualitative non peggiori di quelle prelevate e senza
maggiorazioni di portata allo stesso corpo idrico dal quale sono state prelevate
Art. 103 : Scarichi sul suolo

1. È vietato lo scarico sul suolo o negli strati superficiali del sottosuolo, fatta eccezione:

a) per i casi previsti dall'articolo 100, comma 3 (Insediamenti isolati)


b) per gli scaricatori di piena a servizio delle reti fognarie
c) per gli scarichi di acque reflue urbane e industriali per i quali sia accertata l'impossibilità tecnica o
l'eccessiva onerosità, a fronte dei benefici ambientali conseguibili, a recapitare in corpi idrici
superficiali, purché gli stessi siano conformi ai criteri ed ai valori-limite di emissione fissati a tal
fine dalle regioni ai sensi dell'articolo 101, comma 2. Sino all'emanazione di nuove norme regionali
si applicano i valori limite di emissione della Tabella 4 dell'Allegato 5 alla parte terza del presente
decreto
d) per gli scarichi di acque provenienti dalla lavorazione di rocce naturali nonché dagli impianti di
lavaggio delle sostanze minerali, purché i relativi fanghi siano costituiti esclusivamente da acqua e
inerti naturali e non comportino danneggiamento delle falde acquifere o instabilità dei suoli
e) per gli scarichi di acque meteoriche convogliate in reti fognarie separate
f) per le acque derivanti dallo sfioro dei serbatoi idrici, dalle operazioni di manutenzione delle reti
idropotabili e dalla manutenzione dei pozzi di acquedotto
Art. 104 : Scarichi nel sottosuolo e nelle acque sotterranee

1. È vietato lo scarico diretto nelle acque sotterranee e nel sottosuolo


2. In deroga a quanto previsto al comma 1, l'autorità competente, dopo indagine
preventiva, può autorizzare gli scarichi nella stessa falda delle acque utilizzate per scopi
geotermici, delle acque di infiltrazione di miniere o cave o delle acque pompate nel corso
di determinati lavori di ingegneria civile, ivi comprese quelle degli impianti di scambio
termico
Art. 105 : Scarichi in acque superficiali
1. Gli scarichi di acque reflue industriali in acque superficiali devono rispettare i valori-limite di
emissione fissati ai sensi dell'articolo 101, commi 1 e 2, in funzione del perseguimento degli
obiettivi di qualità

2. Gli scarichi di acque reflue urbane che confluiscono nelle reti fognarie, provenienti da
agglomerati con meno di 2.000 abitanti equivalenti e recapitanti in acque dolci ed in acque di
transizione, e gli scarichi provenienti da agglomerati con meno di 10.000 abitanti equivalenti,
recapitanti in acque marino-costiere, sono sottoposti ad un trattamento appropriato, in
conformità con le indicazioni dell'Allegato 5 alla parte terza del presente decreto

3. Le acque reflue urbane devono essere sottoposte, prima dello scarico, ad un trattamento
secondario o ad un trattamento equivalente in conformità con le indicazioni dell'Allegato 5 alla
parte terza del presente decreto

4. Gli scarichi previsti al comma 3 devono rispettare, altresì, i valori-limite di emissione fissati ai
sensi dell'articolo 101, commi 1 e 2.
Art. 106 : Scarichi di acque reflue urbane in corpi idrici ricadenti in
aree sensibili
1. Ferme restando le disposizioni dell'articolo 101, commi 1 e 2, le acque reflue urbane
provenienti da agglomerati con oltre 10.000 abitanti equivalenti, che scaricano in acque
recipienti individuate quali aree sensibili, devono essere sottoposte ad un trattamento
più spinto di quello previsto dall'articolo 105, comma 3, secondo i requisiti specifici
indicati nell'Allegato 5 alla parte terza del presente decreto

2. Le disposizioni di cui al comma 1 non si applicano nelle aree sensibili in cui può essere
dimostrato che la percentuale minima di riduzione del carico complessivo in ingresso a
tutti gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane è pari almeno al settantacinque
per cento per il fosforo totale oppure per almeno il settantacinque per cento per l'azoto
totale

3. Le regioni individuano, tra gli scarichi provenienti dagli impianti di trattamento delle
acque reflue urbane situati all'interno dei bacini drenanti afferenti alle aree sensibili,
quelli che, contribuendo all'inquinamento di tali aree, sono da assoggettare al trattamento
di cui ai commi 1 e 2 in funzione del raggiungimento dell'obiettivo di qualità dei
corpi idrici ricettori
Art. 107 : Scarichi in reti fognarie
1. Ferma restando l'inderogabilità dei valori-limite di emissione di cui alla tabella 3/A
dell'Allegato 5 alla parte terza del presente decreto e, limitatamente ai parametri di cui alla nota
2 della Tabella 5 del medesimo Allegato 5, alla Tabella 3, gli scarichi di acque reflue industriali
che recapitano in reti fognarie sono sottoposti alle norme tecniche, alle prescrizioni
regolamentari e ai valori-limite adottati dall'ente di governo dell'ambito competente in
base alle caratteristiche dell'impianto, e in modo che sia assicurata la tutela del corpo idrico
ricettore nonché il rispetto della disciplina degli scarichi di acque reflue urbane definita ai sensi
sensi dell'articolo 101, commi 1 e 2

2. Gli scarichi di acque reflue domestiche che recapitano in reti fognarie sono sempre
ammessi purché osservino i regolamenti emanati dal soggetto gestore del servizio idrico
integrato ed approvati dall'ente di governo dell'ambito competente

3. Non è ammesso lo smaltimento dei rifiuti, anche se triturati, in fognatura, ad eccezione


di quelli organici provenienti dagli scarti dell'alimentazione trattati con apparecchi dissipatori
di rifiuti alimentari che ne riducano la massa in particelle sottili, previo accertamento
dell'esistenza di un sistema di depurazione da parte dell'ente gestore del servizio idrico
integrato, che assicura adeguata informazione al pubblico anche in merito alla planimetria delle
zone servite da tali sistemi. L'installazione delle apparecchiature è comunicata da parte del
rivenditore al gestore del servizio idrico, che ne controlla la diffusione sul territorio
Art. 110 : Trattamento di rifiuti presso impianti di trattamento delle
acque reflue urbane
1. Salvo quanto previsto ai commi 2 e 3, è vietato l'utilizzo degli impianti di trattamento di acque
reflue urbane per lo smaltimento di rifiuti
2. In deroga al comma 1, l'autorità competente, d'intesa con l'ente di governo dell'ambito, in relazione
a particolari esigenze e nei limiti della capacità residua di trattamento, autorizza il gestore del servizio
idrico integrato a smaltire nell'impianto di trattamento di acque reflue urbane rifiuti liquidi,
limitatamente alle tipologie compatibili con il processo di depurazione
3. Il gestore del servizio idrico integrato, previa comunicazione all'autorità competente ai sensi
dell'articolo 124, è comunque autorizzato ad accettare in impianti con caratteristiche e capacità
depurative adeguate, che rispettino i valori limite di cui all'articolo 101, commi 1 e 2, i seguenti rifiuti
e materiali, purché provenienti dal proprio Ambito territoriale ottimale oppure da altro Ambito
territoriale ottimale sprovvisto di impianti adeguati:
a) rifiuti costituiti da acque reflue che rispettino i valori limite stabiliti per lo scarico in
fognatura
b) rifiuti costituiti dal materiale proveniente dalla manutenzione ordinaria di sistemi di
trattamento di acque reflue domestiche previsti ai sensi dell'articolo 100, comma 3
c) materiali derivanti dalla manutenzione ordinaria della rete fognaria nonché quelli
derivanti da altri impianti di trattamento delle acque reflue urbane, nei quali l'ulteriore
trattamento dei medesimi non risulti realizzabile tecnicamente e/o economicamente
4. L'attività di cui ai commi 2 e 3 può essere consentita purché non sia compromesso il possibile
riutilizzo delle acque reflue e dei fanghi
Art. 113 : Acque meteoriche di dilavamento e acque di prima pioggia

1. Ai fini della prevenzione di rischi idraulici ed ambientali, le regioni, previo parere del Ministero
dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, disciplinano e attuano:
a) le forme di controllo degli scarichi di acque meteoriche di dilavamento provenienti da reti
fognarie separate
b) i casi in cui può essere richiesto che le immissioni delle acque meteoriche di dilavamento,
effettuate tramite altre condotte separate, siano sottoposte a particolari prescrizioni, ivi
compresa l'eventuale autorizzazione

2. Le acque meteoriche non disciplinate ai sensi del comma 1 non sono soggette a vincoli o
prescrizioni derivanti dalla parte terza del presente decreto

3. Le regioni disciplinano altresì i casi in cui può essere richiesto che le acque di prima pioggia e di
lavaggio delle aree esterne siano convogliate e opportunamente trattate in impianti di depurazione
per particolari condizioni nelle quali, in relazione alle attività svolte, vi sia il rischio di dilavamento
da superfici impermeabili scoperte di sostanze pericolose o di sostanze che creano pregiudizio per il
raggiungimento degli obiettivi di qualità dei corpi idrici

4. È comunque vietato lo scarico o l'immissione diretta di acque meteoriche nelle acque


sotterranee
Art. 117 : Piani di gestione

1. Per ciascun distretto idrografico è adottato un Piano di gestione, che


rappresenta articolazione interna del Piano di bacino distrettuale di cui
all'articolo 65. Il Piano di gestione costituisce pertanto piano stralcio del
Piano di bacino e viene adottato e approvato secondo le procedure
stabilite per quest'ultimo dall'articolo 66. Le Autorità di bacino, ai fini
della predisposizione dei Piani di gestione, devono garantire la
partecipazione di tutti i soggetti istituzionali competenti nello specifico
settore
Art. 121 : Piani di tutela delle acque

1. Il Piano di tutela delle acque costituisce uno specifico piano di settore ed è articolato secondo i contenuti
elencati nel presente articolo, nonché secondo le specifiche indicate nella parte B dell'Allegato 4 alla parte
terza del presente decreto

3. Il Piano di tutela contiene, oltre agli interventi volti a garantire il raggiungimento o il mantenimento
degli obiettivi di cui alla parte terza del presente decreto, le misure necessarie alla tutela qualitativa e
quantitativa del sistema idrico

4. Per le finalità di cui al comma 1 il Piano di tutela contiene in particolare:


a) i risultati dell'attività conoscitiva
b) l'individuazione degli obiettivi di qualità ambientale e per specifica destinazione
c) l'elenco dei corpi idrici a specifica destinazione e delle aree richiedenti specifiche misure di prevenzione
dall'inquinamento e di risanamento
d) le misure di tutela qualitative e quantitative tra loro integrate e coordinate per bacino idrografico
e) l'indicazione della cadenza temporale degli interventi e delle relative priorità
f) il programma di verifica dell'efficacia degli interventi previsti
g) gli interventi di bonifica dei corpi idrici
g-bis) i dati in possesso delle autorità e agenzie competenti rispetto al monitoraggio delle acque di falda
delle aree interessate e delle acque potabili dei comuni interessati, rilevati e periodicamente aggiornati
presso la rete di monitoraggio esistente, da pubblicare in modo da renderli disponibili per i cittadini
h) l'analisi economica di cui all'Allegato 10 alla parte terza del presente decreto e le misure previste al fine di
dare attuazione alle disposizioni di cui all'articolo 119 concernenti il recupero dei costi dei servizi idrici
i) le risorse finanziarie previste a legislazione vigente
Norme di riferimento:
❖R.D. n. 523 del 25/07/1904
❖Dgr n. VII/7868 del 25/01/2002

Reticolo idrico principale individuazione con Dgr n. VII/7868 del


2002, modificata da Dgr. N. 8/8127 del 1/10/2008, competenze di polizia
idraulica UTR / AIPO

Reticolo idrico minore: individuazione per differenza da quello


principale, competenze polizia idraulica Comune
Norme di riferimento:
❖R.D. n. 1775/1933
❖ R.R. n. 2 del 24.03.2006: Disciplina dell’uso delle acque superficiali e
sotterranee, dell’utilizzo delle acque ad uso domestico, del risparmio
idrico e del riutilizzo dell’acqua in attuazione dell’art. 52, comma1),
lettera a) della L.R. n. 26 del 12.12.2003

Non rientrano nella disciplina del R.R.n. 2:


❖utilizzo acqua piovana raccolta in invasi e cisterne a servizio di fondi agricoli o
singoli edifici
❖attività forestali antincendio
❖lavatoi pubblici
❖acque minerali e termali: L.R. n. 44 del 29 aprile 1980, (Disciplina della ricerca,
coltivazione e utilizzo delle acque minerali e termali)
❖acque calde geotermiche: L. n. 896 del 9 dicembre 1986, (Disciplina della ricerca e
della coltivazione delle risorse geotermiche)
Definizioni , art. 2 R.R.n. 2:

b) acque destinate al consumo umano:


1) le acque trattate o non trattate, aventi i requisiti di qualità di cui al decreto legislativo 2 febbraio
2001, n. 31 (Attuazione della direttiva 98/83/CE relativa alla qualità delle acque destinate al consumo
umano), destinate ad uso potabile, per la preparazione di cibi e bevande o per altri usi domestici, a
prescindere dalla loro origine, siano esse fornite tramite una rete di distribuzione acquedottistica,
mediante cisterne, in bottiglie o contenitori, o derivino da approvvigionamento autonomo;
2) le acque, aventi i requisiti di qualità di cui al d.lgs. 31/2001, utilizzate in un’impresa alimentare
per la fabbricazione, il trattamento, la conservazione o l’immissione sul mercato di prodotti o
di sostanze destinate al consumo umano, escluse quelle la cui qualità non può avere conseguenze sulla
salubrità del prodotto alimentare finale;
Definizioni , art. 2 R.R.n. 2:

d) acque sotterranee: le acque che si trovano al di sotto della superficie terrestre, immagazzinate nei
pori fra le particelle sedimentarie e nelle fenditure delle rocce compatte, nella zona detta di
saturazione, delimitata inferiormente da un substrato impermeabile. Rientrano in tale fattispecie le
manifestazioni sorgentizie, concentrate e diffuse, ivi compresi i fontanili di pianura originati dalla
fuoriuscita fino al piano di campagna delle acque di falda freatica in relazione alle particolari
condizioni geomorfologiche e idrogeologiche locali, nonché i laghi e gli affioramenti idrici in genere
ottenuti in conseguenza dell’attività estrattiva da cava. Sono comprese in tale definizione tutte le acque
rinvenute a profondità inferiori a 400 metri nel caso in cui presentino una temperatura naturale
inferiore a 25 gradi centigradi;

e) acque superficiali: il reticolo idrografico costituito dai corsi d'acqua naturali (fiumi, torrenti, rii,
fossi, colatori), laghi, lagune, con esclusione dei laghi di cava e dei canali destinati
all’allontanamento delle acque reflue urbane e industriali;
Definizioni , art. 2 R.R.n. 2:

f) acquifero: corpo permeabile in grado di immagazzinare e trasmettere un quantitativo idrico tale da


rappresentare una risorsa di importanza socio-economica e ambientale;

g) acquifero freatico (o non protetto, o primo, o libero) o falda freatica: acquifero limitato solo
inferiormente da terreni impermeabili, che può ricevere apporti lateralmente o dalla superficie;

h) acquifero protetto (o confinato, o secondo) o falda protetta: acquifero idraulicamente separato


dalla superficie o dalla falda libera soprastante da terreni impermeabili, che può ricevere apporti solo
laterali. Ove tale separazione non sia ravvisabile a scala regionale, secondo quanto previsto dalla
pianificazione di settore, si deve considerare protetto un acquifero separato dall’acquifero soprastante
da uno o più corpi geologici, con una congrua continuità areale, di cui almeno uno abbia uno spessore
minimo di 10 metri e una conducibilità idraulica inferiore a 10-8 m/s
Definizioni , art. 2 R.R.n. 2:

q) derivazioni: qualsiasi prelievo di acqua da corpi idrici esercitato mediante opere, manufatti o impianti fissi.
Costituiscono la derivazione l’insieme dei seguenti elementi: opere di raccolta, regolazione, estrazione,
derivazione, condotta, uso, restituzione e scolo delle acque. Sono definite piccole derivazioni quelle che non
eccedono i limiti di cui all’articolo 6 del r.d 1775/1933 e grandi derivazioni quelle che superano i predetti limiti;

u) falda: le acque che si trovano al di sotto della superficie del terreno, nella zona di saturazione e in diretto
contatto con il suolo e sottosuolo, circolanti nell’acquifero e caratterizzate da movimento e presenza continua e
permanente. Essa può essere distinta, secondo le condizioni idrauliche ed al contorno in libera, confinata,
semiconfinata/semilibera;

v) piezometro: pozzo generalmente di piccolo diametro, che filtra solo un tratto di acquifero significativo ai
fini della misura del livello di falda o del prelievo di campioni finalizzato al monitoraggio di una specifica falda;

y) pozzo: struttura realizzata mediante perforazione, generalmente completata con rivestimento, filtri, dreno e
cementazione e attrezzata al fine di consentire l’estrazione di acqua dal sottosuolo;

dd) sorgente: punto o area più o meno ristretta, in corrispondenza della quale si determina la venuta a giorno
d’acque sotterranee;
Disciplina delle aree di salvaguardia delle acque superficiali e sotterranee
destinate al consumo umano: D.lgs.152/06 art. 94; Dgr 7/12693 del 10/04/2003

ZTA= zona di tutela assoluta, area 10 metri di raggio intorno punto di presa (sempre per sotterranee,
possibilmente anche per superficiali) dove sono ammesse solo le strutture ed infrastrutture al servizio della
captazione. Di solito pavimentata e recintata (la norma dice che deve essere “adeguatamente protetta”)

ZR= zona di rispetto, individuata attorno alla ZTA dove sono vietate attività di cui all’art.94 (es: dispersione
fanghi e acque reflue anche se depurate; accumulo spandimento concimi, fertilizzanti, pesticidi; dispersione
nel sottosuolo di acque meteoriche provenienti da piazzali e strade; cimiteri; cave; altri pozzi che non siano
dell’acquedotto; gestione rifiuti; stoccaggio sostanze chimiche pericolose ….; centri demolizione veicoli; pozzi
perdenti; pascolo e stabulazione bestiame che ecceda …..). Se tali attività sono preesistenti all’opera di
captazione si adottano le misure atte all’allontanamento (a meno dei cimiteri). Inoltre Regione disciplina le
attività di fognatura, edilizia residenziale e opere di urbanizzazione, opere viarie e ferroviarie; pratiche
agronomiche all’interno delle ZR

Perimetrazione ZR → 3 criteri:
Geometrico = 200 m intorno punto captazione (quando no esiste nessuno studio idrogeologico)
Temporale = isocrona 60. Linea di inviluppo dei punti tali per cui un inquinante impiega 60 giorni ad arrivare
al punto di captazione. Di norma viene richiesto almeno un piezometro (posizionato a valle di attività da cui ci
si aspetta un possibile impatto negativo) sull’isocrona 60 in modo tale da rilevare per tempo eventuali
inquinanti in arrivo
Idrogeologico = nel caso in cui si dimostri che la falda da cui avviene la captazione delle acque è confinata
(strato argilla di almeno 10 m con buona continuità areale). In questo caso ZR coincide con ZTA
Uso delle acque captate (concessione e canone)

L’uso delle acque superficiali e sotterranee è soggetto al regime di concessione, fatta eccezione per l’uso di cui
all’articolo 4 (uso domestico).

Sono individuati i seguenti usi delle acque:

a) potabile: finalizzato al consumo per il fabbisogno idrico delle persone. Detto uso rispetta la normativa posta a tutela
della qualità delle acque destinate al consumo umano;
b) irriguo: finalizzato all’irrigazione fondiaria e all’irrigazione di coltivazioni all’interno di serre;
c) idroelettrico: finalizzato alla produzione di energia elettrica o di forza motrice;
d) industriale: finalizzato a processi produttivi industriali. Nel caso in cui detti processi produttivi siano messi in atto
da imprese alimentari per la fabbricazione, il trattamento, la conservazione o l’immissione sul mercato di prodotti o di
sostanze destinate al consumo umano, l’uso delle acque rispetta la normativa posta a tutela della qualità delle acque
destinate al consumo umano, escluse quelle la cui qualità non può avere conseguenze sulla salubrità del prodotto
alimentare finale;
e) piscicolo (o ittiogenico): finalizzato ad allevamento ittico;
f) zootecnico: finalizzato all’allevamento di bestiame nell’ambito di imprese agricole o zootecniche. purché, per
modalità di prelievo, quantità d’acqua utilizzata e numero di capi, non sia riconducibile all’uso domestico di cui
all’articolo 4;
g) igienico: finalizzato ai servizi igienici, anche all’interno di impianti sportivi, industrie e strutture varie;
h) antincendio: finalizzato ai servizi antincendio anche all’interno di impianti sportivi, industrie e strutture varie;
i) finalizzato al funzionamento di impianti di autolavaggio;
j) finalizzato al lavaggio strade;
k) finalizzato all’inaffiamento di aree destinate al verde o di aree sportive;
l) finalizzato al recupero energetico mediante scambio termico in impianti a "pompa di calore";
m) navigazione interna: finalizzato all’impinguamento e al funzionamento di canali artificiali serventi linee di
navigazione interna regionale;
n) didattico/scientifico: finalizzato ad iniziative didattiche, di ricerca e sperimentazione scientifiche e di diffusione
della cultura dell’acqua.
Uso delle acque captate (concessione e canone)

L’uso delle acque superficiali e sotterranee è soggetto al regime di concessione,


fatta eccezione per l’uso di cui all’articolo 4 (uso domestico).

Durata concessione: art. 20 + art. 21 RD 1775/1933


❖Tutte le concessioni sono temporanee
❖Concessione con durata fino ad un massimo di 30 anni o di 40 per uso irriguo e piscicoltura
(eccezione: grandi derivazioni uso idroelettrico)

Licenza di attingimento: art. 32


(opere presa non fisse, durata < 1 anno, rinnovabile fino a 5 volte)

Licenza di attingimento acqua pubblica da corpo idrico superficiale con pompe mobili o
semifisse se:
❖Q < 40 l/s
❖Non intaccati argini e difese corso d’acqua
❖Non alterate condizioni corso d’acqua, incluso DMV
Uso domestico: art. 4

Per uso domestico si intende l’estrazione di acqua sotterranea da parte del proprietario di un fondo,
ovvero da parte dell’ affittuario o dell’usufruttuario dietro consenso espresso del proprietario, e la
sua destinazione all’uso potabile, ivi compreso quello igienico, all’innaffiamento di orti e giardini,
all’abbeveraggio del bestiame, purché tali usi siano rivolti al nucleo familiare dell’utilizzatore e non
configurino un’attività economico-produttiva o avente finalità di lucro.

L’uso domestico delle acque sotterranee non è soggetto al regime di concessione e al relativo canone, a
condizione che:

❖l’uso non riguardi acque estratte da risorse qualificate;


❖la portata massima non sia superiore a 1 l/s;
❖il volume di prelievo non ecceda il limite di 1.500 m3/anno.

IN SINTESI:
❖no Concessione solo comunicazione con silenzio assenso nei 60 giorni,
❖no canone,
❖no misuratore portata,
❖Q max = 1 l/s,
❖Uso potabile solo se non servito da acquedotto
Definizioni art. 74, D.Lgs. 152/06:

Scarico: qualsiasi immissione effettuata esclusivamente tramite un sistema stabile di collettamento


che collega senza soluzione di continuità il ciclo di produzione del refluo con il corpo ricettore in
acque superficiali, sul suolo, nel sottosuolo e in rete fognaria, indipendentemente dalla loro natura
inquinante, anche sottoposte a preventivo trattamento di depurazione. Sono esclusi i rilasci di acque
previsti all’articolo 114(Dighe)

Inquinamento: l'introduzione diretta o indiretta, a seguito di attività umana, di sostanze o di calore


nell'aria, nell'acqua o nel terreno che possono nuocere alla salute umana o alla qualità degli ecosistemi
acquatici o degli ecosistemi terrestri che dipendono direttamente da ecosistemi acquatici,
perturbando, deturpando o deteriorando i valori ricreativi o altri legittimi usi dell'ambiente

Abitante equivalente: il carico organico biodegradabile avente una richiesta biochimica di ossigeno a
5 giorni (BODS) pari a 60 grammi di ossigeno al giorno

Agglomerato: l'area in cui la popolazione, ovvero le attività produttive, sono concentrate in misura
tale da rendere ammissibile, sia tecnicamente che economicamente in rapporto anche ai benefici
ambientali conseguibili, la raccolta e il convogliamento delle acque reflue urbane verso un sistema di
trattamento o verso un punto di recapito finale
Molto schematicamente possiamo dividere gli scarichi in base alla tipologia delle acque
scaricate (legata anche al tipo di insediamento da cui si origina il refluo) oppure in base al
recapito delle acque scaricate

Tipologia acque:
❖Industriali ( D. Lgs. 152/06)
❖Domestiche (R.R. n. 6/2019, fino a marzo 2019 era vigente il R.R. n. 3/2006)
❖Urbane ( D. Lgs. 152/06, R.R. n. 6/2019, fino a marzo 2019 era vigente il R.R. n. 3/2006)
❖Meteoriche (D. Lgs. 152/06, R.R. n. 6/2019, R.R. n. 4/2006, Dgr 8/2772)

Recapito acque:
❖fognatura (competenza autorizzazione Ufficio d’Ambito)
❖corso d’acqua superficiale (competenza autorizzazione Provincia / Città Metropolitana)
❖suolo e primi strati del sottosuolo (competenza autorizzazione Provincia / Città
Metropolitana)
❖falda (competenza autorizzazione Provincia / Città Metropolitana)
Si segnala che:

❖la Provincia autorizzata tutte le tipologie di scarico summenzionate, ad eccezione dello


scarico in fognatura e/o collettore (Ufficio d'Ambito)
❖la competenze sugli scarichi di acque reflue domestiche (pozzi perdenti) è passata dai
Comuni alla Provincia con il R.R. n. 3/2006
❖lo scarico di acque reflue in falda è ammissibile in un numero molto ristretto di casi
(vedere art. 104 della 152/06) e si tratta di norma di restituzione delle acque nella stessa
falda da cui sono state prelevate
❖un‘eccezione allo scarico in falda viene stabilita dalla parte Quarta del D.Lgs. 152/06
nell’ambito delle procedure di bonifica della falda stessa
❖l’autorizzazione allo scarico in corpo idrico superficiale rilasciata dalla Provincia è
un’autorizzazione QUALITATIVA allo scarico; l’autorizzazione QUANTITATIVA allo
scarico viene rilasciata dall’Ente cui compete la polizia idraulica del corso d’acqua
interessato dallo scarico (UTR/AIPO oppure Comune)
"Tutti gli scarichi devono essere preventivamente autorizzati“ (D. Lgs. 152/06, art. 124, comma 1)

In generale, si può affermare che tutti gli scarichi, ad eccezione di quelli di acque meteoriche che
non ricadono nelle casistiche dei R.R. n. 6/2019 e 4/2006 o della Dgr 8/2772 (disciplina delle
acque meteoriche di seconda pioggia), devono essere autorizzati.

Di norma, se da uno stesso insediamento si originano scarichi di diversa tipologia, devono


essere previsti pozzetti di ispezione e campionamento separati (salvo nel caso di
domestiche) prima della confluenza delle acque al punto di scarico finale.

Si osserva inoltre che un insediamento può avere più punti di scarico anche con recapiti
diversi.
Esempio:
❖zona non servita da fognatura: domestiche →Imhoff + pozzo perdente / subirrigazione,
industriali + prime piogge → impianti trattamento e scarico in corso d’acqua superficiale,
pluviali + seconde piogge in pozzo perdente
❖zona servita da fognatura: domestiche + prime pioggia → fognatura, industriali → scarico in
corpo idrico superficiale, seconde piogge + pluviali → pozzo perdente
❖Secondo quanto previsto dal R.R.n. 3/2006 e ripreso dal R.R. n. 6/2019 i pozzi perdenti non sono
più ammessi se non per la dispersione su suolo delle acque meteoriche (pluviali, seconde piogge non
sottoposte alla DGR, ecc …)

❖Per quanto riguarda i pozzi perdenti utilizzati per la dispersione delle acque reflue domestiche dopo
biologica/Imhoff dovrebbero essere sostituiti dalle trincee di subirrigazione

❖In generale, si chiede lo scarico tramite trincea di subirrigazione in caso di nuovo insediamento
oppure sugli esistenti qualora venga modificato il punto di scarico; per gli scarichi esistenti, laddove è
dimostrato il buon funzionamento, il pozzo perdente esistente viene mantenuto

❖Si rileva che il R.R. n. 3/2006 per gli scarichi di acque reflue domestiche con carico < 50 AE,
prevedeva il divieto di recapito in corpo idrico superficiale (e naturalmente in falda). Ne consegue che
lo scarico era ammissibile solo in fognatura oppure su suolo (pozzi perdenti, se già esistenti prima
dell’entra in vigore del R.R. n. 3, oppure trincea di subirrigazione) previo passaggio in fossa settica /
Imhoff

❖Con l’entrata in vigore del R.R. n. 6/2019 è cambiato l’approccio: sotto i 200 AE le acque reflue
domestiche decadenti da insediamenti isolati possono scaricare su suolo, previo trattamento in vasca
Imhoff / biologica, oppure possono scaricare, con opportuni sistemi di trattamento, in corpo idrico
superficiale
❖Procedura ordinaria:
•acque reflue domestiche "residenziale", reti fognarie, impianti di depurazione
•Autorizzazione rilasciata come previsto dal D. lgs.152/06 e dal R.R. n. 6/2019
•Autorizzazione rilasciata da Provincia, fatto salvo il caso delle acque reflue domestiche in
fognatura che sono sempre ammesse senza necessità di autorizzazione allo scarico (solo
autorizzazione all’allaccio)
❖Procedura AUA (Autorizzazione Unica Ambientale) ai sensi del DPR 59/2013
•richiedente: piccola - media impresa
•Interfaccia utente: SUAP (sportello unico attività produttive del Comune di ubicazione
dell'insediamento). Atto adottato da Provincia, rilasciato da SUAP
•titoli ambientali sostituiti dall'AUA:
- autorizzazione allo scarico
- comunicazione l'utilizzazione agronomica degli effluenti di allevamento, delle acque
di vegetazione dei frantoi oleari
- emissioni in atmosfera (art. 269, D. Lgs. 152/06)
- emissioni in atmosfera (art. 272, D. Lgs. 152/06 - autorizzazioni genarali)
- inquinamento acustico (L. 447/95)
- utilizzo fanghi depurazione in agricoltura
- comunicazioni rifiuti art.. 215 - 216, D. Lgs. 152/06
❖Procedura AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) ai sensi della Parte
Seconda, D.Lgs.152/06

Per Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) si intende il provvedimento che autorizza


l’esercizio di un impianto, o di parte di esso, a determinate condizioni che devono garantire che
l’impianto sia conforme ai requisiti enunciati dal D.Lgs 152/06 e s.m.i. alla parte II, titolo III-bis.

L’Autorizzazione Integrata Ambientale sostituisce le seguenti autorizzazioni:


•Autorizzazione alle emissioni in atmosfera, fermi restando i profili concernenti aspetti sanitari
•Autorizzazione allo scarico
•Autorizzazione alla realizzazione e modifica di impianti di smaltimento o recupero dei rifiuti
•Autorizzazione all'esercizio delle operazioni di smaltimento o recupero dei rifiuti
•Autorizzazione allo smaltimento degli apparecchi contenenti
•Autorizzazione alla raccolta ed eliminazione oli usati
•Autorizzazione all'utilizzo dei fanghi derivanti dal processo di depurazione in agricoltura

❖Autorizzazione allo scarico rilasciata nell’ambito dell’autorizzazione unica per i


nuovi impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti ai sensi dell’art. 208 del
D.Lgs.152/06
La durata dell’autorizzazione:

❖"in ordinaria" è normalmente di 4 anni, salvo casi specifici in cui l’Autorità competente decide
per una durata minore. Fanno eccezione l’autorizzazione per l’avvio e la messa a regime degli
impianti di trattamento delle acque reflue urbane dove si rilascia un’autorizzazione
“provvisoria” di 3 mesi, prorogabile di altri 2 mesi, e le domestiche in insediamento isolato dove
è previsto il tacito rinnovo qualora non vengano modificato quanto autorizzato

❖rilasciata tramite procedura AUA è di 15 anni

❖rilasciata tramite procedura AIA è di 10, 12 e 16 anni


❖acque reflue industriali: qualsiasi tipo di acque reflue scaricate da edifici od impianti in cui si
svolgono attività commerciali o di produzione di beni, diverse dalle acque reflue domestiche e
dalle acque meteoriche di dilavamento

❖Solitamente autorizzate con procedimento AUA / AIA / art. 208

❖Obbligo pozzetto di prelievo prima dello scarico o comunque prima della miscelazione con
scarico di altra natura (es. domestiche e/o meteoriche)

❖Ai fini del rispetto dei limiti è vietata la diluzione con acque prelevate allo scopo ed inoltre
vietata la diluzione con acque di raffreddamento, di lavaggio o prelevate allo scopo degli scarichi
parziali contenenti sostanze pericolose a monte del trattamento (art 101 152/06)

❖No obbligo scarico in fognatura MA ordine preferenziale (CIS poi suolo): scarico su suolo
(limiti tab. 4) SOLO SE dimostrata impossibilità tecnica o eccessiva onerosità dello scarico in
corpo idrico superficiale (limiti TAb. 3)
Sostanze tabella 3/A, Parte Terza, D.Lgs. 152/06 (sostanze pericolose):
cadmio
mercurio
esaclorocicloesano (HCH)
DDT
Pentaclorofenolo (PCP)
Aldrin, diedri, entri, isodrin
Esaclorobenzene (HCB)
Esaclorobutadiene (HCBB)
Cloroformio
Tetracloruro di carbonio (TETRA)
1,2 dicloroetano (EDC)
Tricloroetilene (TRI)
Triclorobenzene (TCB)
Percloroetilene (PER)
Art. 113 D.Lgs. 152/06

❖Regioni disciplinano forme di controllo scarichi acque meteoriche provenienti da


fognatura bianca e i casi in cui è richiesta autorizzazione

❖Acque meteoriche non disciplinate al punto precedente NON soggette alla disciplina
scarichi

❖Regioni disciplinano acque di prima pioggia e di lavaggio delle aree esterne

❖È comunque VIETATO LO SCARICO O L’IMMISSIONE DIRETTA di acque meteoriche


NELLE ACQUE SOTTERRANEE
Definizioni (R.R. n. 4, art. 2)
a) "evento meteorico" una o più precipitazioni atmosferiche, anche tra loro temporalmente di-
stanziate, di altezza complessiva di almeno 5 mm, che si verifichi o che si susseguano a di-stanza
di almeno 96 ore da un analogo precedente evento;
b) "acque meteoriche di dilavamento" la parte delle acque di una precipitazione atmosferica
che, non assorbita o evaporata, dilava le superfici scolanti;
c) "acque di prima pioggia" quelle corrispondenti, nella prima parte di ogni evento meteorico,
ad una precipitazione di 5 mm uniformemente distribuita sull'intera superficie scolante ser-vita
dalla rete di raccolta delle acque meteoriche;
d) "acque di seconda pioggia" la parte delle acque meteoriche di dilavamento eccedente le ac-
que di prima pioggia;
e) "acque pluviali" le acque meteoriche di dilavamento dei tetti, delle pensiline e dei terrazzi
degli edifici e delle installazioni;
f) "superficie scolante" l’insieme di strade, cortili, piazzali, aree di carico e scarico e di ogni
altra analoga superficie scoperta, alle quali si applicano le disposizioni sullo smaltimento delle
acque meteoriche di cui al presente Regolamento;
g) "acque di lavaggio" le acque, comunque approvvigionate, attinte o recuperate, utilizzate per
il lavaggio delle superfici di cui alla lettera f) e qualsiasi altra acqua di origine non meteori-ca
venga ad interessare le medesime superfici direttamente o indirettamente;
h) "rete di raccolta delle acque meteoriche" l’insieme delle condotte utilizzate per la raccolta
separata ed il convogliamento delle acque meteoriche di dilavamento e di quelle di lavaggio
relative alle superfici scolanti.
Art.3 comma 1 R. R. n. 4
1. La formazione, il convogliamento, la separazione, la raccolta, il trattamento e lo scarico delle acque di prima pioggia
sono soggetti alle disposizioni del presente regolamento qualora tali ac-que provengano:

a) da superfici scolanti di estensione superiore a 2.000 mq, calcolata escludendo le coperture e le aree a verde,
costituenti pertinenze di edifici ed installazioni in cui si svolgono le seguenti attività:
1) industria petrolifera;
2) industrie chimiche;
3) trattamento e rivestimento dei metalli;
4) concia e tintura delle pelli e del cuoio;
5) produzione della pasta carta, della carta e del cartone;
6) produzione di pneumatici;
7) aziende tessili che eseguono stampa, tintura e finissaggio di fibre tessili;
8) produzione di calcestruzzo;
9) aree intermodali;
10) autofficine;
11) carrozzerie;
b) dalle superfici scolanti costituenti pertinenza di edifici ed installazioni in cui sono svolte le attività di deposito di
rifiuti, centro di raccolta e/o trasformazione degli stessi, deposito di rottami e deposito di veicoli destinati alla
demolizione;
c) dalle superfici scolanti destinate al carico e alla distribuzione dei carburanti ed operazioni connesse e complementari
nei punti di vendita delle stazioni di servizio per autoveicoli;
d) dalle superfici scolanti specificamente o anche saltuariamente destinate al deposito, al cari-co, allo scarico, al travaso
e alla movimentazione in genere delle sostanze di cui alle tabelle 3/A e 5 dell’allegato 5 al d.lgs. 152/1999.2. Le acque di
lavaggio delle superfici di cui al comma 1 sono soggette alle disposizioni stabili-te dal presente regolamento per le acque
di prima pioggia
Acque di seconda pioggia :

❖Soggette ad autorizzazione se Autorità competente ritiene possano essere


inquinate: applicazione della Dgr n. 8/2772 del 21/06/2006

❖ al di fuori dei casi della Dgr n. 8/2772 del 21/06/2006: non serve
autorizzazione e possono essere scaricate in CIS / suolo
Le acque di prima ed eventualmente di seconda pioggia (qualora soggetta
alla Dgr n. 8/2772 del 21/06/2006 ) e lavaggio aree esterne:

❖Obbligo pozzetto di prelievo prima dello scarico o comunque prima della


miscelazione con scarico di altra natura (es. domestiche e/o industriali)

❖Ai fini del rispetto dei limiti è vietata la diluzione con acque prelevate allo
scopo (art 101 152/06)

❖Ordine preferenziale di recapito: obbligo scarico in fognatura qualora


l’insediamento ricada in zona servita scarico (autorità competente: Ufficio
d’Ambito), in seconda battuta scarico in corpo idrico superficiale (limiti Tab. 3),
infine su suolo (limiti Tab. 4)
Def. acque reflue domestiche (D. Lgs. 152/06): acque reflue provenienti da
insediamenti di tipo residenziale e da servizi e derivanti prevalentemente dal
metabolismo umano e da attività domestiche

❖NO obbligo pozzetto di prelievo prima dello scarico

❖Ai fini del rispetto dei limiti è vietata la diluzione con acque di
raffreddamento, di lavaggio o prelevate allo scopo (art 101 152/06)

❖Obbligo scarico in fognatura qualora l’insediamento ricada in zona servita.


Altrimenti scarico su suolo o in corpo idrico superficiale in funzione delle
casistiche del R.R. n. 6/2019
Secondo quanto previsto dalla normativa nazionale e regionale, l’Autorità d’ATO
individua gli agglomerati, definiti come “area in cui la popolazione ovvero le
attività produttive sono concentrate in misura tale da rendere ammissibile, sia
tecnicamente che economicamente in rapporto anche ai benefici ambientali
conseguibili, la raccolta e il convogliamento in una fognatura dinamica delle
acque reflue urbane verso un sistema di trattamento o verso un punto di
recapito finale” (art. 74, comma 1, lettera n, del D. Lgs. 152/2006)

Gli agglomerati approvati dall’Ufficio d’Ambito della Provincia di Varese sono


consultabili all’indirizzo:
http://www.provincia.va.it/code/23707/Agglomerati-approvati
Insediamenti isolati (art. 2 R.R. n. 6/2019)

"insediamenti, installazioni o edifici isolati": le costruzioni edilizie ubicate


esternamente agli agglomerati, le cui acque reflue domestiche o assimilate

Schema tipo:
abitazione in insediamento isolato con scarico su suolo: vasca settica o fossa
Imhoff + trincea di subirrigazione o pozzo perdente (se già esistente)
In insediamento isolato è ammesso lo scarico di acque reflue
domestiche su suolo previo trattamento appropriato.
Le fosse biologiche private chiamate vasche imhoff , dal
nome dell’ideatore l’ingegnere tedesco Karl Imhoff, sono
vasche a compartimenti separati sovrapposti che realizzano
in un unico contenitore quello che avviane in più vasche di
un depuratore.
La vasca Imhoff è costituita da due compartimenti
prefabbricati in cemento armato interrati e sovrapposti. In
quello superiore abbiamo la vasca di sedimentazione
primaria, mentre in quello inferiore abbiamo la vasca di
digestione anaerobica dei fanghi.
La vasca superiore è generalmente costituita da una parte in
alto a sezione rettangolare e da una parte in basso dotata di
una fessura longitudinale attraverso la quale passano i fanghi
sedimentabili.
acque reflue urbane: acque reflue domestiche o il miscuglio di acque reflue domestiche, di acque
reflue industriali ovvero meteoriche di dilavamento convogliate in reti fognarie, anche separate, e
provenienti da agglomerato

rete fognaria: un sistema di condotte per la raccolta e il convogliamento delle acque reflue urbane;
Tipologia reti fognarie: nere, bianche (o meteoriche), miste.
Sulle reti miste di norma sono presenti manufatti sfioratori in grado di separare le acque nere dalle
acque in “eccesso”. Dimensionamento sfioratori (R.R. 6/2019) tale da avviare a depurazione 750 l/ab
giorno ( o 1.000 l/ab giorno) oppure portata calcolata come rapporto di diluizione 2 della portata nera
(il più elevato dei due valori)

Sfioratore, Def. secondo l’art. 2 R.R. n. 6/2019: manufatto idraulico realizzato allo scopo di ridurre
le portate convogliate nella rete fognaria a valle del manufatto stesso, durante o a seguito di eventi
meteorici
❖A far data dal 1 gennaio 2006 NON sono più ammessi gli scarichi “tal quale”. Ciò significa che i reflui
delle reti che sottendono meno di 2.000 AE dovranno essere sottoposti a “Trattamenti appropriati”
(vedi Dgr); sopra i 2.000 AE

❖La normativa vigente prevede che tutti gli scarichi di acque reflue debbano essere autorizzati. La
Provincia, in particolare, è tenuta ad autorizzare gli scarichi in corso d’acqua superficiale delle
condotte di acque meteoriche a servizio dei centri urbani, gli scarichi di emergenza delle stazioni di
sollevamento sui tratti di fognatura nera o mista e gli sfioratori di piena delle condotte di acque miste.

❖ Tali scarichi, nonostante debbano essere autorizzati, non devono sottostare a nessun limite
qualitativo.

❖Lo scarico di acque reflue domestiche, industriali o meteoriche in fognatura viene autorizzato
dall'ufficio d'Ambito sentito il Gestore del SII ALFA / della rete (Comuni, Società di Tutela).

❖Le acque reflue domestiche sono sempre ammesse in fognatura nel rispetto del Regolamento di
Fognatura e non hanno l'obbligo di rispetto dei limiti.

❖Le restanti acque reflue ammesse in fognatura sono tenute al rispetto dei limiti di cui alla TAb. 3
(colonna fognatura), All.5 parte Terza D.Lgs 152/06 o di limiti più restrittivi che l'Autorità Competente
ritiene opportuno applicare ai fini del rispetto dei limiti di scarico dell’impianto di depurazione.
GESTORE DEL SERVIZIO IDRICO INTEGRATO DELLA PROVINCIA DI VARESE: ALFA S.r.l.

❖Società "in house" dove i soci sono i Comuni della Provincia di Varese

❖a regime, arriverà a gestire fognature, acquedotti e depurazione di tutto l'Ambito Territoriale


Ottimale (ATO) della Provincia di Varese

❖attua gli interventi previsti dal Piano d'Ambito redatto dall'Ufficio d'ambito della Provincia di
Varese

❖https://www.alfasii.it/
PIANO D’AMBITO (redatto da Ufficio d’Ambito)

Il Piano d’Ambito, oltre a contenere informazioni sull’attuale stato delle infrastrutture


idriche della Provincia, è lo strumento di pianificazione degli interventi di adeguamento,
completamento e ammodernamento delle reti acquedottistiche, delle reti di
collettamento delle acque reflue nonché degli impianti di trattamento e depurazione delle
acque.
Si segnala che nel documento sono inseriti gli interventi di adeguamento degli esistenti
impianti di trattamento delle acque reflue urbane.

RETI DI COLLETTAMENTO
All’interno del Piano d’Ambito, vengono previsti prevede interventi sui sistemi di raccolta
delle acque reflue urbane volti allo sdoppiamento delle reti comunali e alla sostituzione di
tratti vetusti o sottodimensionati. Sono previsti interventi di adeguamento degli sfioratori
di piena al Regolamento regionale ed il completamento delle singole reti comunali nelle
parti di agglomerato che ne risultano ancora sprovviste.
Trattamento delle acque reflue urbane
trattamento appropriato: il trattamento delle acque reflue urbane mediante un processo ovvero un sistema
di smaltimento che, dopo lo scarico, garantisca la conformità dei corpi idrici recettori ai relativi obiettivi di
qualità ovvero sia conforme alle disposizioni della parte terza del presente decreto

trattamento primario: il trattamento delle acque reflue che comporti la sedimentazione dei solidi sospesi
mediante processi fisici e/o chimico-fisici e/o altri, a seguito dei quali prima dello scarico il BODS delle acque
in trattamento sia ridotto almeno del 20 per cento ed i solidi sospesi totali almeno del 50 per cento

trattamento secondario: il trattamento delle acque reflue mediante un processo che in genere comporta il
trattamento biologico con sedimentazione secondaria, o mediante altro processo in cui vengano comunque
rispettati i requisiti di cui alla tabella 1 dell'Allegato 5 alla parte terza del presente decreto

trattamento terziario: trattamenti finalizzati all’abbattimento dei carichi di Azoto Totale, alla
defosfatazione, alla disinfezione e all’affinamento delle acque reflue

❖non è ammesso lo smaltimento di rifiuti anche se triturati in fognatura (ART. 107 D.Lgs. 152/06)

❖Trattamento rifiuti presso impianti di depurazione delle acque reflue urbane (art. 110 D. LGS. 152/06): solo
tipologie compatibili con il processo di depurazione (acque reflue che rispettino limiti per scarico in fognatura,
rifiuti fosse settiche ed Imhoff, rifiuti da manutenzione rete fognaria) purchè non sia compromesso il possibile
riutilizzo delle acque reflue e dei fanghi dell’impianto e comunque quantitativo deve essere tale da inserirsi
nella capacità residua dell’impianto (differenza tra potenzialità e carico effettivo dell’impianto)
Trattamento delle acque reflue urbane
Schema tipo di impianto di trattamento delle acque reflue urbane di potenzialità superiore a
2.000 AE:

❖arrivo reflui, grigliatura, separazione sabbie ed olii (trattamenti primari)


❖trattamento biologico (ossidazione)
❖sedimentazione (separazione da fanghi che vanno in parte al ricircolo, in parte all’essicazione e
smaltimento)
❖eventuale defosfatazione
❖eventuale filtrazione/sedimentazione finale
❖disinfezione
❖eventuale affinamento (es. fitodepurazione)
❖scarico finale
Le tabelle che stabiliscono i limiti di emissione espressi in concentrazione (mg/l) sono contenute:
❖Nell’Allegato 5 alla parte Terza (tab. 1 e 2: scarico impianti depurazione acque reflue urbane >
2.000 AE, Tab .3: scarico in corpo idrico superficiale + scarico in fognatura, TAb. 4: scarico
suolo)
❖R.R. n. 6/2019 Allegato D (reflue domestiche e reflue urbane)

In particolare:
❖Per le acque reflue domestiche: tab. 1, Allegato D del R.R. n. 6/2019, in funzione del carico
espresso in AE (sotto i 200 AE, nessun limite)
❖Per le acque reflue urbane con carico inferiore a 2.000 AE: tab. 1 e 2, Allegato D del R .R. n.
6/2019
❖Per le acque reflue urbane con carico maggiore o uguale a 2.000 AE in corso d’acqua
superficiale: Tab. 1 e 2 Allegato 5 Dlgs 152/06 (+ Tab. 3 nel caso in cui siano allacciati
insediamenti industriali). Inoltre tab. 3 e 4, Allegato D del R .R. n. 6/2019
❖Per le acque reflue urbane con carico superiore a 2.000 AE e scarico su suolo: Tab. 4, Allegato 5
D.lgs. 152/06
❖Acque reflue industriali: TAb .3 (corpo idrico), Tab. 4 (suolo) Allegato 5 Dlgs. 152/06
❖Acque prima pioggia e lavaggio aree esterne: seguono le industriali
❖Acque meteoriche non soggette a separazione (pluviali, 2 piogge non soggette alla Dgr
seconde piogge) + sfioratori reti fognarie + scarichi emergenza stazioni sollevamento reti
fognarie + scarico finale reti bianche + by-pass depuratori: NO limiti
Inosservanza delle prescrizioni autorizzazione, art. 130 D.Lgs.152/06

Applicazione sanzione di cui titolo V , parte terza (artt. 133 – 136 sanzioni amministrative, artt. 137 – 140
sanzioni penali) + in funzione della gravità dell’infrazione:
•Diffida
•Diffida con sospensione autorizzazione per tempo determinato
•Revoca autorizzazione in caso di mancato adeguamento alle prescrizioni della diffida e in caso di
reiterate violazioni che determinino situazioni di pericolo
SANZIONI AMMINISTRATIVE (D.Lgs. 152/06)

ART. 133, è punito con sanzione amministrativa:


•Chiunque effettui uno scarico con superamento limiti (salvo che il fatto non costituisca reato)
•Chiunque effettui uno scarico di acque reflue domestiche o di reti fognarie senza
autorizzazione
•Chiunque effettui scarico senza osservare prescrizioni autorizzazione (salvo che il fatto non
costituisca reato)
•Chiunque non osservi il divieto di smaltimento fanghi di cui all’art. 127 (salvo che il fatto non
costituisca reato)
•Chiunque violi prescrizioni in merito installazione e manutenzione dispositivi di misurazione
portate e volumi o l’obbligo trasmissione dati
•Chiunque non ottemperi alla disciplina dettata dalle Regioni in materia di disciplina acque
meteoriche e di prima pioggia
ART. 134 sanzione per inosservanza disposizioni tutela ZTA e ZR pozzi
ART. 135 competenza e giurisdizione
ART. 136 proventi
SANZIONI PENALI (D.Lgs. 152/06)

ART. 137, è punito con sanzione penale:


❖Chiunque effettui scarico ACQUE REFLUE INDUSTRIALI senza autorizzazione
❖Chiunque effettui scarico ACQUE REFLUE INDUSTRIALI contenenti sostanze pericolose (TAb. 3/A
e 5) senza autorizzazione (più severe rispetto punto precedente)
❖Chiunque effettui scarico ACQUE REFLUE INDUSTRIALI contenenti sostanze pericolose (TAb. 3/A
e 5) senza osservare prescrizioni autorizzazione
❖Chiunque violi prescrizioni in merito installazione e manutenzione dispositivi di controllo in
automatico scarico contenente sostanze pericolose e di conservazione dati
❖Chiunque effettui scarico ACQUE REFLUE INDUSTRIALI con superamento limiti Tab. 3 o Tab. 4
relativamente alle sostanze di cui alla tab. 5 All. 5
❖Gestore impianto depurazione acque reflue urbane che effettui scarico con superamento limiti Tab. 3
o Tab. 4 relativamente alle sostanze di cui alla tab. 5 All. 5
❖Gestore impianto depurazione acque reflue urbane che NON effettui comunicazione art. 110
(trattamento rifiuti presso impianti depurazione acque reflue urbane)
❖Titolare scarico che non consente accesso all’incaricato controlli
❖Chiunque non ottemperi alla disciplina dettata dalle Regioni in materia di acque di prima pioggia e
di dilavamento
❖Chiunque violi divieti scarico suolo e acque sotterranee
❖Effettuazione utilizzazione agronomica degli effluenti di allevamento al di fuori dei casi e delle
procedure previste dalla norma
INDIVIDUAZIONE SCARICO

RACCOLTA INFORMAZIONI SCARICO:


Ubicazione e recapito acque scaricate
Tipologia condotta / manufatto di scarico
Origine, tipologia (colore / odore / presenza solidi sopsesi) e quantitativo acque
scaricate
Frequenza scarico: continuo / intermittente / saltuario / legato alle condizioni
meteo

FORMULAZIONE IPOTESI DI INQUADRAMENTO DELLO SCARICO:


Origine (acque reflue domestiche / fognarie / industriali / meteoriche) e
Titolarità scarico
Necessità e presenza di autorizzazione “qualitativa”
Presenza autorizzazione “quantitativa”

VALUTAZIONE SE INFORMARE AUTORITA' COMPETENTE O POLIZIA LOCALE /


AUTORITA' GIUDIZIARIA.

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