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de Rome
Résumé
Après quelques observations d'ordre méthodologique sur la nature des Internationales, l'A. propose une tripartition :
Internationales idéologiques groupant des mouvements et des partis inspirés par la même philosophie politique, Internationales
professionnelles groupant des associations et des hommes exerçant le même métier, Internationales intellectuelles groupant
des individus inspirés par une même foi politique ou morale. Son exposé ne pouvant pas être exhaustif il se limite à tracer
l'histoire de certaines d'entre elles dans le contexte des rapports Est-Ouest. Il parcourt ainsi l'histoire des Internationales
syndicales, du Comintern, des tentatives faites après sa dissolution pour relancer la coopéra tion entre les différents partis
communistes, de la Tricontinentale, des Internationales socialiste, libérale et démocrate-chrétienne. À la fin de son exposé il
évoque le cas de quelques Internationales « intellectuelles » telles que les mouvements pour la paix, le Tribunal Russell, le Club
de Rome et la Commission trilatérale.
Romano Sergio. Le Internazionali ed i rapporti Est-Ovest dopo la Seconda Guerra mondiale. In: Les Internationales et le
problème de la guerre au XXe siècle. Actes du colloque de Rome (22-24 novembre 1984) Rome : École Française de Rome,
1987. pp. 221-239. (Publications de l'École française de Rome, 95);
https://www.persee.fr/doc/efr_0000-0000_1987_act_95_1_2898
ria delle idee e storia della politica. Occorre che lo storico tenga
d'occhio contemporaneamente tutti i versanti della sua ricerca. Qui, come
ho detto, cercherò semplicemente di disegnare lo schema di una
ricerca possibile, limitandomi ad alcune Internazionali e indicando i punti
che mi sembrano meritevoli di approfondimento.
mente chi sosterrebbe che essa divenne, grazie a un segreto gioco delle
parti, il braccio secolare dell' URSS nel terzo mondo, la facciata
militante e aggressiva d'una politica ambivalente. Ma i vantaggi d'ordine
pratico che Mosca ne trasse durante gli anni successivi non valsero a
compensarla degli svantaggi d'ordine ideologico. Con un eloquente silenzio
sui meriti del «socialismo reale» i testi ideologici della Tricontinentale
constatavano che il proletariato dei paesi industriali non aveva
realizzato la grande profezia di Marx e che il vero proletariato - a cui era
affidata ormai la fiaccola della rivoluzione - era quello del terzo
mondo. L'occidente capitalista diveniva così, nella storia rivoluzionaria del
mondo, un personaggio secondario e la contrapposizione sovietico-occi-
dentale un conflitto ideologicamente periferico. I teorici della
Tricontinentale non affermavano esplicitamente che l'Unione Sovietica era una
potenza rivoluzionaria sfiatata, ma declassavano il suo nemico
geo-politico a un ruolo ideologico di second'ordine e toglievano in tal modo a
Mosca la sua originale centralità storica. Non è tutto. Ai popoli del
terzo mondo - protagonisti della storia rivoluzionaria di domani - essi
non proponevano più, come modello polivalente, la rivoluzione
d'ottobre, ma un nuovo modello - la rivoluzione cubana - che già vantava i
suoi primi trionfi storici in Algeria, nel Vietnam, nelle colonie
portoghesi, nella guerriglia urbana dell'America Latina. La Tricontinentale
detronizzò la rivoluzione d'ottobre e ne fece, per così dire, l'archeologia
della storia rivoluzionaria, la nobile magna charta d'una vicenda che
doveva ispirarsi, ormai, ad esempi ben più attuali. Per questo appunto
mi sembra potersi affermare che la conferenza di Cuba del 1965 e
quella di Mosca del 1969 furono momenti complementari di uno stesso
processo storico. La prima segnò la nascita di un comunismo terzo-mondi-
sta, la seconda mise in evidenza i dissensi esistenti in seno al
comunismo europeo; l'una e l'altra tolsero alla rivoluzione d'ottobre e al paese
che ne deteneva la «proprietà intellettuale», la loro egemonia storica e
politica.
Sergio Romano