Azioni fisiologiche:
- termoregola: ha un effetto calorigeno con un aumento del consumo di O2 e aumento
del metabolismo basale; lo stimolo adeguato è dato dall’attivazione del centro del
freddo a livello di ipotalamo posteriore che induce una maggior secrezione di TRH
(quindi più TSH e più T3 e T4); questa risp c’è dopo 3-4 giorni, mentre la prima risp
al freddo è la pilo erezione e vasocostrizione cutaneo di natura simpatica.
- Modulano l’attività psichica in quanto facilitano la mielinizzazione delle fibre nervose
e quindi facilitano la conduzione degli impulsi (deficit = scarsa reazione agli stimoli)
- Facilitano l’accrescimento corporeo: per la loro azione specifica e per il
potenziamento che hanno sul GH, inoltre incidono sulla morfogenesi (deficit =
nanismo disarmonico)
- Permettono la trasformazione di provitA in VitA (deficit = ipovitaminosa A = cute
gialla)
- Facilitano l’assorbimento di glucosio e vit B12
- Influiscono il comportamento sex, su fertilità e produzione lattea in quanto
accelerano il catabolismo degli steroidi sex;
- Cardiocircolatorio: aumentano la frequenza e la gittata in sinergismo con le
catacolamine (favoriscono la sintesi di recettri beta a livello miocardico), facilitano
l’attività respiratoria (aumento consumo O2)
- Aumentano la funzionalità del GE
- Facilitano la diuresi in quanto bloccano l’azione dell’ADH sulle cell bersaglio
- Tegumento: regolano la cheratizzazione, la produzione sebacea e la crescita del pelo.
L’ipotiroidismo si tratta di una patologia in cui è presente una forte riduzione della
produzione di ormoni tiroidei da parte delle tiroide: è una patologia comune nel cane ma
estremamente rara nel gatto.
EZIOPATOGENESI
L’ipotiroidismo può derivare da una qualsiasi
disfunzione lungo l’asse ipotalamo-ipofisi-
tiroide: nella maggior parte dei casi (90%)
l’ipotiroidismo è primario, conseguente ad una
tiroidite linfocitaria o ad una atrofia
idiopatica.
Nel caso di una tiroidite linfocitaria la
ghiandola può apparire macroscopicamente
normale o diminuita di volume mentre
microscopicamente sono visibili infiltrazione
linfocitarie, di plasmacellule e macrofagi sia nell’epitelio sia nella sostanza colloide: man
mano che l’infiammazione progredisce si possono riscontrare distruzione irreversibile del
parenchima che viene sostituito da tessuto connettivo. Le cause di questa tiroidite non
sono ben note ma nella maggior parte dei casi si ritiene possano essere di natura
immunomediata. La rapidità della progressione della patologia varia notevolmente a seconda
della razza, influenzando così l’età di insorgenza dei sintomi clinici che risultano evidenti
quando si ha una perdita di più del 75% del tessuto follicolare.
Nel caso di un’atrofia follicolare idiopatica invece, c’è perdita di parenchima tiroideo e sua
sostituzione con tessuto adiposo/connettivale: non se ne conoscono le cause, forse è esito
della tiroidite linfocitaria stessa.
Altre cause meno frequenti di ipotiroidismo primario acquisito sono: neoplasie tiroidee
(primarie o metastatiche) in cui si ha una distruzione di più del 75% del tessuto
ghiandolare; o forme iatrogene secondarie a trattamento con iodio radioattivo, alla
somministrazione di farmaci anti-tiroidei, o transitoriamente in seguito ad intervento di
tiroidectomia.
SEGNALAMENTO
Si riscontra questa problematica attorno ai 7 anni di età , indifferentemente in maschi e
femmine e con predisposizioni di razza nei Golden, Dobermann, Labrador, Cocker e apre sia
dovuto alla perdita della tolleranza immunitaria da parte delle cellule linfocitarie CD4+
verso la tireoglobulina.
SEGNI CLINICI
Poiché l’azione degli ormoni tiroidei influenza numerosi organi l’ipotiroidismo va preso in
diagnosi differenziale con molte patologie. I segni sono multisistemici quindi posso avere:
Sistemici = letargia, apatia, incremento di peso non associato a polifagia, intolleranza al
freddo: sono tutti conseguenza di una ridotta attività metabolica.
Dermatologici = alopecia non pruriginosa (simmetrica e bilaterale a carico delle aree di
maggior attrito prima, mentre testa e arti sono risparmiati, a parte il naso in cui
abbiamo alopecia e iperpigmentazione), coda di topo, mancata ricrescita del pelo,
seborrea (secca o oleosa), pelo ruvido per perdita di sottopelo e dei peli primari
(mantello da cucciolo), piodermiti ricorrenti (demodex), otiti ricorrenti (Malassezia). Ci
può essere anche mixedema per deposizione di acido ialuronico nel derma (facies
tragica). Ci può essere anche iperpigmentazione/ipercheratosi e comedoni.
Riproduttivi = si manifestano nella femmina con anestro persistente, aborti,
galattorrea (per iperprolattinemia), infertilità. Nel maschio è frequente ritrovare
atrofia testicolare, azospermia, scarsa libido.
Neurologici = essendo gli ormoni tiroidei responsabili della corretta mielinizzazione
delle fibre nervose una loro carenza può portare a polineuropatie (sptt a carico dei
nervi lunghi) con difficoltà nella deambulazione, debolezza muscolare, atassia,
tetraparesi. Se i nervi coinvolti sono quelli cranici possiamo avere anche sindromi
vestibolari, ma anche megaesofago e paralisi laringea (cambiano voce), miastenia gravis,
fino ai casi più gravi dove si hanno convulsioni.
Cardiocircolatorio = si hanno bradicardia sinusale e indebolimento dell’itto con maggior
predisposizione all’insorgenza di una cardiomiopatia dilatativa (in realtà di solito
l’aggrava).
Urinario = recenti studi hanno confermato che anche nel cane una carenza di ormoni
tiroidei induce una riduzione del tasso di filtrazione glomerulare (GFR) non
accompagnato da un innalzamento dei livelli sierici di creatinina. In questi soggetti è
opportuna un’attenta valutazione della funzionalità renale soprattutto se nefropatici o
portatori di patologia cardiaca.
Coma mixedematoso= raramente, cani ipotiroidei sono presentati d’urgenza in stato
comatoso. Il coma mixedematoso è una sindrome rara caratterizzata da uno stato di
profonda debolezza, ipotermia, bradicardia, diminuzione del livello di coscienza ed
alterazioni elettrolitiche che possono rapidamente progredire in uno stato di coma
stuporoso. Spesso questa emergenza si verifica nei soggetti esposti a basse
temperature che diventano progressivamente ipotermici per incapacità di
termoregolazione.
DIAGNOSI di LABORATORIO
1. Emocromocitometrico:
- Moderata anemia normocitica e normocromica ma non rigenerativa (per assenza di
un’attività eritropoietica degli ormoni tiroidei). Quindi diminusce Hb, PVC (ematocrito)
e RBC (globuli rossi)
- Se concomitante infezione (ex piodermiti): lieve aumento dei leucociti.
2. Profilo Biochimico:
- Ipercolesterolemia (per diminuita lipolisi)
- Ipertrigliceridemia a digiuno ( “ “ “ )
- Iponatriemia
- Meno comunemente abbiamo un lieve aumento della SAP, AST e CK
1. Ecografia
In medicina veterinaria già da tempo si esegue l’esame ultrasonografico della tiroide, ma
solo negli ultimi anni è stata proposta e discussa la possibilità di una sua utilizzazione nel
cane per caratterizzare e distinguere l’ipotiroidismo dall’euthyroid sick sindrome (ESS).
Nel caso delle tiroiditi autoimmuni e dell’atrofia tiroidea si possono osservare riduzione del
volume e dell’ecogenicità dei lobi ghiandolari mentre nei soggetti eutiroidei o con ESS
l’ecotessitura del parenchima tiroideo è omogenea ed iperecogena se comparata a quella del
muscolo sternale adiacente.
2. Scintigrafia
Nel cane l’esame scintigrafico è utilizzato prevalentemente nei casi di sospetta neoplasia a
localizzazione cervicale. Diversi studi, in cui viene descritto l’utilizzo della scintigrafia per
la valutazione della funzionalità tiroidea, riportano che in caso di ipotiroidismo primario gli
scintigrammi mostrano tipicamente la riduzione o l’assenza di concentrazione di
pertecnetato all’interno della ghiandola. In una minoranza di cani ipotiroidei in cui invece il
pertecnetato si concentra nella tiroide, questa appare di dimensioni ridotte. Negli altri
casi, in cui le concentrazioni basali di ormoni tiroidei sono diminuite in seguito all’assunzione
di farmaci o per patologie non-tiroidee, l’accumulo di pertecnetato nella tiroide risulta
essere invece normale od aumentato.
3. Radiologia
L’esame radiografico convenzionale della regione cervicale non viene eseguito di routine per
la diagnosi delle forme acquisite di ipotiroidismo poiché non permette di valutare lo stato
della tiroide. Questo strumento diagnostico può essere invece particolarmente utile nei
casi di ipotiroidismo congenito (cretinismo) e di neoplasia tiroidea.
Ricordiamo che, in corso di ipotiroidismo, si devono
rilevare basse concentrazioni di T4 totale e libero e
alte concentrazioni di TSH, che non subisce l’effetto
feedback - da parte degli ormoni tiroidei, e quindi
rispetto al T3 è meno soggetto a fluttuazioni in
termini di concentrazioni (inoltre il T3 si trova più
che altro a livello tissutale).
Tuttavia il solo rilievo di quantitativi di T4 inferiori
alla norma non è significativo di ipotiroidismo poiché
l’abbassamento di questi ormoni può essere la
fisiologica risposta alla presenza di altre patologie:
alcune malattie infatti, inducono un’inibizione
dell’attività tiroidea e dei suoi ormoni per
un’inibizione diretta del TSH mediata da
glicocorticoidi, per una minor percentuale di legame
degli ormoni alle proteine e per un alterato
metabolismo periferico degli stessi ormoni, causate
anche dalla presenza di citochine infiammatorie in
circolo. Questa condizione viene definita “euthyroid sick syndrome”-> si manifesta in
concomitanza a patologie come:
- morbo di Cushing
- morbo di Addison (se combinati l’ipotiroidismo può mascherare i cambiamenti
elettrolitici dell’Addison)
(parliamo di poliendocrinopatie)
- patologie epatiche
- insufficienza renale
- diabete mellito
- chetoacidosi diabetica
- infezioni croniche
- neoplasia
- anestesia e procedure chirurgiche
- farmaci: glicocorticoidi, furosemide, fenobarbitale, sulfonamide (bloccano la
iodizzazione della tireoglobulina), carprofen, clomipramina, fenibutazone.
In sostanza davanti alle più svariate patologie e terapie l’organismo reagisce abbassando i
livelli degli ormoni tiroidei rendendo la diagnosi di ipotiroidismo reale molto difficile.
Quindi:
Misurazione del T4 totale = è un ottimo test di screening che ci consente di escludere
l’ipotiroidismo in soggetti che presentano un livello di ormoni tiroidei nella norma ma non
ci permette di affermare che si tratta di ipotiroidismo in caso di abbassamento di tali
livelli (devo sempre mettere in conto la sindrome dell’eutiroideo!). Viene quindi molto
utilizzato per il monitoraggio terapeutico.
Misurazione del T4 libero = l’ormone legato alle proteine agisce da riserva poiché è quello
in forma libera ad entrare nelle cellule e ad agire biologicamente. Quindi la
concentrazione di ormone libero risente in minor misura, rispetto al T4 totale, delle
alterazioni a carico delle proteine plasmatiche e ci indica con maggior precisione le
fluttuazioni ematiche degli ormoni tiroidei. Essa viene effettuata tramite il metodo
dell’equilibrio dialitico ma si tratta di una procedura molto costosa: inoltre, ci possono
essere falsi positivi nel caso di somministrazione all’animale di fenobarbitale o
cortisonici (aumentano il proteocatabolismo, quindi la distruzione degli ormoni tiroidei
che sono proteici) che inducono una riduzione della concentrazione di ormoni tiroidei.
Misurazione del TSH basale = si presume che gli animali ipotiroidei abbiano alte
concentrazioni di cTSH per la mancata inibizione che gli stessi inducono sull’ipofisi.
Tuttavia in un 25-30% di cani ipotiroidei la concentrazione di TSH rimane normale,
probabilmente per la presenza di diversi isomeri di TSH, non tutti riscontrabili con lo
stesso test, o per la fluttuazione delle concentrazioni ematiche di TSH o ancora per
malattie concomitanti o farmaci che portano il TSH nei range di normalità. Esso ha una
specificità elevatissima solo se associato a bassi quantitativi di T4 totale e fT4. Può
inoltre portare a falsi positivi nei soggetti eutiroidei.
Test di stimolazione con TSH = è considerato il gold standard per la diagnosi di
tiroidismo. È piuttosto costoso soprattutto per la difficile reperibilità del TSH di
sintesi (umano in particolare. rhTSH Recombinant human) e non si può effettuare in
animali in terapia con T4; si effettua il dosaggio del T4 basale, poi si somministrano 75
microgrammi di TSH EV e dopo 6 ore si va a rimisurare il T4. Si ritiene ipotiroideo il
soggetto in cui la tiroide non è in grado di produrre ormone e quindi ho livelli di T4
inferiore a 1,5 microgrammi/dl mentre è eutiroideo il soggetto con valori attorno a 3
microgrammi/dl (poiché la tiroide produce ormone ma questo non riesce ad esplicare
completamente la sua attività).
NB ricorda che eutiroideo significa che capta una concentrazione di iodio normale (ovvero il
24-48h captano il 25-30% dello iodio somministrato); mentre ipotiroideo vuol dire che la
funzionalità tiroidea è minore (ne capta in 24-28h un 10%); ipertiroideo ne capta in 10-12 h
più del 50%.
TERAPIA
La L-levotiroxina è l’ormone tiroideo di scelta per il trattamento dell’ipotiroidismo. La
molecola ha un’emivita plasmatica di 12-16 ore ed il picco di concentrazione viene raggiunto
tra le 4 e le 12 ore. In commercio è ora disponibile una formulazione liquida a
somministrazione orale registrata per uso veterinario. La posologia iniziale raccomandata
per la formulazione è indicativamente di 20 µg/Kg PO SID, la somministrazione deve
essere eseguita 2-3 ore prima del pasto poiché questo ne riduce l’assorbimento gastro-
enterico. Per la maggior parte dei cani questo dosaggio si è dimostrato ottimale per un
adeguato controllo della patologia; solo in pochi casi dopo valutazione clinica e ormonale è
necessario incrementare il dosaggio iniziale. Nel caso in cui il proprietario debba
somministrare il farmaco con l’alimento sarà necessario considerare un ridotto
assorbimento gastro-enterico della levotiroxina. Per la formulazione in compresse il
dosaggio iniziale di levotiroxina consigliato è invece di 15 µg/Kg PO BID.
Monitoraggio terapeutico
Il primo controllo clinico e ormonale dovrebbe essere effettuato dopo 4 settimane
dall’inizio della terapia. Il monitoraggio viene effettuato mediante misurazione della
concentrazione di TT4 a distanza di 4-6 ore dalla somministrazione del farmaco ed
eventualmente anche del TSH endogeno per quei soggetti che prima della diagnosi
mostravano un aumento di tale parametro. Il T4 dovrebbe essere compreso entro la metà
superiore del range ed il TSH entro il limite di riferimento. Ulteriori valutazioni e
correzioni della dose possono essere effettuate in base ai parametri ormonali ed alla
risposta clinica ogni 4 settimane fino al raggiungimento della dose ottimale. Una volta
stabilita la dose ottimale inizia la fase di mantenimento; in questa fase è opportuno
monitorare le concentrazioni ormonali ogni 6 mesi dal momento che la dose giornaliera
necessaria è suscettibile di variazioni nel singolo paziente e può modificarsi nel tempo.
Generalmente i segni clinici metabolici, nella maggior parte dei cani, migliorano entro le
prime 4 settimane dall’inizio della terapia; il miglioramento e la risoluzione dei segni
dermatologici richiedono invece un intervallo di tempo superiore: generalmente dai 3 ai 6
mesi così come anche le alterazioni emato-biochimiche (anemia, ipercolesterolemia).
IPERTIROIDISMO FELINO
riCENNI FISIOLOGIA
La tiroide è composta da numerosi follicoli avvolti da un epitelio monostratificato e
contenenti una sostanza detta colloide: questa è costituita da una proteina, la
tireoglobulina, ricca di un aminoacido detto tirosina. L’epitelio che avvolge i follicoli si
gonfia e si sgonfia in base all’attività della tiroide. L’attività della tiroide è regolata da una
serie di stimoli recepiti dall’ipotalamo: lo stimolano il sistema nervoso autonomo (tensione,
emozione) e il freddo mentre lo inibiscono il caldo, i traumi o l’immobilità forzata: in
risposta ad uno stimolo positivo l’ipotalamo produce l’ormone TRH che fa produrre
all’adenoipofisi il TSH o tireotropina. Tramite il circolo sanguigno il TSH giunge alla tiroide
e induce la produzione degli ormoni T3 e T4. Per la sintesi degli ormoni tiroidei è
fondamentale la presenza dello iodio: esso è presente nel sangue grazie alla dieta e al
metabolismo e lo si trova in forma di ione ioduro I -. Questo, a causa della sua carica
elettrica, non può entrare nella cellula poiché all’interno di questa esso è 25 volte più
concentrato che all’esterno: il suo trasporto deve essere attivo ed è mediato da una
proteina carrier attivata dal TSH. Una volta entrato viene convertito in I2 e passa
all’interno della colloide dove può reagire con la tireoglobulina dando MIT
(monoiodiotirosina) se si lega in posizione 3, DIT (diiodiotirosina) se si lega in posizione 3 e
5. Nella colloide si ha quindi:
- MIT+ DIT = T3 o triiodiotirosina
- DIT + DIT = T4 o tiroxina
- DIT + MIT = T3 invertita (priva di attività biologica)
Le cellule dell’epitelio emettono pseudopodi con cui inglobano piccole porzione di colloide:
all’interno del loro citoplasma T3 e T4 vengono staccate dalla tireoglobulina e immesse in
circolo mentre gli altri MIT e DIT vengono recuperati.
La T3 ha un’emivita di 1 giorno mentre la T4 di 8 gg: quest’ultima può essere trasformata in
T4 da un’enzima. In circolo questi due ormoni si legano alle albumine, al TBG o al TBPA, con
una netta prevalenza di concentrazione di T4 rispetto a T3. Solo gli ormoni in forma libera
però entrano nelle cellule e qui vanno a formare un complesso col DNA cellulare che
influenza l’espressione di alcuni geni. Il T3 ha un’azione molto più potente della T4.
Gli effetti di questi ormoni sono:
- In collaborazione con in GH regolano l’accrescimento: una loro carenza porta ad un
nanismo disarmonico.
- Mielinizzano le fibre nervose: una loro carenza porta a cretinismo.
- Effetto “calorigeno”: aumentano il consumo di ossigeno e il metabolismo basale,
attivano le pompe Na-K con un maggior dispendio energetico, aumentano numero e
dimensioni dei mitocondri con maggior concentrazione di ATP prodotta.
- Metabolismo glucidico: iperglicemizzanti perché aumentano l’assorbimento
intestinale del glucosio, stimolano la glicogenolisi e la gluconeogenesi, inducono
maggior produzione di GH.
- Metabolismo proteico: facilitano la lipolisi.
- Tegumentario: regolano la cheratinizzazione, la produzione sebacea e la crescita del
pelo, favoriscono la conversione del beta-carotene in vit A (ipotiroideo ->cute gialla).
- Reni: facilitano la diuresi perché bloccano l’ADH sulle cellule bersaglio.
- Cardiocircolatorio: aumentano i recettori beta-adrenergici quindi inducono
tachicardia e aumento della gittata (effetto inotropo e cronotropo positivo).
- Gastroenterico: accelerano la motilità.
- Respiratorio: aumentano il consumo di ossigeno e la produzione di CO2 quindi danno
tachipnea e profondità respiratoria.
- Stimolano l’eritropoiesi e la sintesi e la degradazione del colesterolo
SEGNALAMENTO
È una patologia che riguarda più strettamente i gatti di media età o anziani (media 12-13
anni) senza predisposizione di sesso (lieve nelle femmine) o di razza (sono state individuate
il Siamese e l’Himalaiano con minor predisposizione).
SEGNI CLINICI
Si tratta di una patologia che coinvolge
quasi tutti gli apparati a causa delle
molteplici azioni svolte dagli ormoni
tiroidei: essa però si manifesta con una
insorgenza graduale dei sintomi che
possono spesso essere attribuiti dal
proprietario ad un normale processo di
invecchiamento. Ecco perché quindi la
diagnosi può avvenire tardivamente e,
vista la sistematicità della patologia,
l’ipertiroidismo viene sempre considerato
in diagnosi differenziale.
Segniclinici cardiovascolari:
- Tachicardia (200-220 battiti)
- Soffi sistolici
- Ipertensione= le conseguenze di una condizione di
ipertensione prolungata sono frequentemente
riconducibili a cecità per distacco della retina.
- Cardiomiopatia ipertrofica (o tireotossica)= si
ritiene che questa possa essere associata
all’ipertiroidismo e rientri tra le conseguenze di un
aumento della pressione sanguigna e dell’attività
cardiaca. Si manifesta con un ritmo di galoppo ma
anche tosse, dispnea (edema polmonare), ascite.
Qualora venga trattata immediatamente è
reversibile.
- L’ipertensione può portare al distacco retinico per la pressione elevata.
Esiste una condizione particolare definita “ipertiroidismo apatico” che si differenzia dai
precedenti per la presenza di letargia al posto dell’iperattività e anoressia al posto della
polifagia: in essi è presente insufficienza cardiaca congestizia ma sono presenti anche le
altre patologie concomitanti come l’insufficienza renale o le neoplasie, responsabili della
maggior parte dei segni clinici.
DIAGNOSI
Emocromocitometrico:
- Indica la presenza di eritrocitosi e macrocitosi nel 30-50% dei casi: si ritiene che
questa alterazione derivi dalla maggior produzione di eritropoietina in seguito
all’aumentato consumo di ossigeno indotto dagli ormoni tiroidei e quindi una maggior
stimolazione delle linee eritrocitarie midollari: inoltre si può avere una stimolazione
beta-adrenergica diretta da parte degli ormoni tiroidei sulle linee eritrocitarie
midollari. Questa eritrocitosi assoluta per un aumento dell’emopoiesi è accompagnata
anche da una eritrocitosi relativa dovuta alla disidratazione dell’animale che
presenta pu/pd. L’anemia insorge solo negli stati molto avanzati o gravi per
esaurimento del midollo osseo o carenza di ferro.
- Possiamo poi riscontrate leucocitosi con neutrofilia matura (leucocitosi neutrofilia),
linfopenia e eosinopenia, quadro assimilabile ad una risposta da stress: raramente ho
una linfocitosi e eosinofilia come conseguenza di un aumentato metabolismo del
cortisolo dato dagli ormoni tiroidei.
- Lieve aumento dell’ematocrito e del volume corpuscolare medio
Biochimico:
- Si manifesta un aumento eclatante degli enzimi
epatici come ALT, AST, fosfatasi alcalina e
lattato deidrogenasi LDH in maniera
direttamente proporzionale al quantitativi di T4
presente in circolo.
In realtà però l’esame istologico del fegato mostra danni cellulari molto contenuti
quindi l’aumento degli enzimi può conseguire più che altro alla malnutrizione,
all’insufficienza cardiaca congestizia, alle infezioni all’anossia e agli effetti tossici
diretti degli ormoni tiroidei.
- È inoltre visibile un’iperfosfatemia in assenza di una azotemia marcata, associata
anche ad un aumento dell’isoenzima osseo della fosfatasi alcalina e ad un aumento
dell’osteocalcina (derivante dall’attività osteoblastica): tutti questi rilievi sono segni
di una marcata attività di rimaneggiamento del tessuto osseo.
- Si può poi vedere come il calcio totale rimanga normale mentre il calcio ionizzato
(forma attiva del Ca+ che va a stimolare le paratiroidi) tenda a diminuire, stimolando
così un’iperparatiroidismo con livelli di paratormone 19 volte superiori alla norma.
- C’è inoltre un aumento della creatininemia dovuto ad un aumentato catabolismo
proteico e un aumento dell’urea conseguente per lo più al catabolismo proteico, alla
tireotossicosi renale che induce un’uremia prerenale da ipertensione.
Ecocardiografia e radiografia:
dall’ecocardiogramma è possibile
riscontrare segno di cardiomiopatia da
lieve a grave caratterizzata da una
ipertrofia della parete ventricolare
sinistra, dilatazione di atrio e
ventricolo sinistro, aumento dello
spesso del setto interventricolare,
mentre è rara la cardiomiopatia
dilatativa. La radiologia può
evidenziarci invece un aumento del
VHS del cuore in associazione anche
ad un quadro di versamento pleurico o
edema congestizio.
Dosaggio del T4 : nel 90 % dei casi l’ormone risulta essere fortemente aumentato rispetto
alla norma e questo ci consente di far diagnosi di ipertiroidismo immediatamente. Ci sono
però alcuni casi in cui la concentrazione sierica di T4 rimane nella norma: questo è dovuto
principalmente
1) alla presenza di fluttuazioni fisiologiche degli ormoni tiroidei (per fluttuazioni nella
sintesi, nel legame con le proteine sieriche, ecc) -> necessario un secondo prelievo
dopo 1-2 settimane.
2) alla “sindrome dell’eutiroideo”: vengono così definiti quei soggetti che presentano una
patologia non tiroidea che provoca una riduzione dei livelli ematici di T4 (per maggior
metabolismo periferico degli ormoni tiroidei, per minor legame proteico, per
alterazioni dell’asse ipotalamo-ipofisario) mascherando la presenza
dell’ipertiroidismo. In seguito a risoluzione della patologia non tiroidea il T4 torna ad
alzarsi oltre i limiti massimi.
3) alla presenza di un ipertiroidismo lieve o precoce che provoca un aumento del T4 ma
ancora all’interno dei range di riferimento.
Test di stimolazione con TRH: questo test sfrutta la somministrazione esogena di TRH
per stimolare la produzione da parte della tiroide dei suoi ormoni. In un gatto sano la
somministrazione di TRH porta ad un aumento sostanzioso degli ormoni tiroidei in circolo:
in un gatto ipertiroideo questi aumentano ma in quantitativi nettamente inferiori al 50%
poichè la presenza già abbondante di ormoni tiroidei induce un feedback negativo sulla
tiroide, che quindi risponderà in minor misura al TRH esogeno. Un gatto eutiroideo, cioè con
patologie in grado di sopprimere la produzione di ormoni tiroidei, la somministrazione di
TRH indurrà un aumento sostanzioso di questi, oltre il 60 %. Questo test perciò non è in
grado di distinguere i gatti eutiroidei malati da quelli ipertiroidei con malattie non tiroidee
concomitanti che presentano concentrazione di T4 totali nei limiti della norma. Inoltre sono
stati riscontrati notevoli effetti collaterali del TRH (scialorrea, tachipnea, vomito).
Medicina nucleare: è molto sensibile e specifica. Sfrutta la maggior affinità che i gatti
ipertiroidei presentano nei confronti dello ione iodio radioattivo o tecnezio 99: questo
consente di effettuare una scintigrafia con la quale si rileveranno gli ioni radioattivi (si
compara la radioattvità della tiroide con quella delle ghiandole salivari). Ci può essere utile
per confermare l’ipertiroidismo, definire l’estensione anatomica dell’alterazione tiroidea,
verificare la presenza di tessuto tiroideo ectopico e di metastasi di carcinoma tiroideo. Ha
un costo molto elevato però.
TRATTAMENTO
L’ipertiroidismo felino è una patologia sostenuta nel 98% dei casi da una neoplasia benigna
che tuttavia se non adeguatamente trattata comporta una grave e progressiva
compromissione dell’animale come conseguenza dello stato di tireotossicosi. I meccanismi
eziopatogenetici in grado di indurre la patologia nel gatto non sono ancora conosciuti
pertanto la terapia è mirata al controllo diretto dell’eccessiva produzione ormonale da
parte della neoplasia tiroidea. A questo fine esistono tre opzioni terapeutiche ciascuna
delle quali presenta vantaggi e svantaggi che andranno valutati attentamente per ogni
singolo paziente.
- Distruzione del tessuto neoplastico con iodio radioattivo
- Tiroidectomia chirurgica
- Inibizione della secrezione ormonale con farmaci antitiroidei
Terapia chirurgica
La tiroidectomia mono o bilaterale è una procedura rapida, efficace e di relativamente
facile esecuzione spesso preferita come trattamento della patologia nella pratica clinica.
Nel 70% dei casi l’iperplasia adenomatosa interessa entrambi i lobi tiroidei anche se non in
tutti i casi viene svelato il coinvolgimento bilaterale per le ridotte dimensioni della
neoformazione. In questi casi, se viene eseguita una tiroidectomia monolaterale è possibile
assistere a distanza di mesi ad una recidiva della patologia.
Prima di eseguire l’intervento chirurgico è consigliato effettuare un periodo di terapia con
farmaci antitiroidei di almeno due settimane per stabilizzare il paziente soprattutto dal
punto di vista cardiocircolatorio.
La tiroidectomia può essere effettuata per via extra od intra capsulare; quest’ultima
tecnica è tuttavia preferibile per
Segni clinici associati ad ipocalcemia nel gatto
ridurre il rischio di una
compromissione (danno o Anoressia
rimozione) della ghiandola Letargia
paratiroidea adiacente. Nel caso “Irritabilità
in cui venga eseguita una Comportamenti anomali
tiroidectomia bilaterale la Crampi o dolori muscolari
maggiore complicanza post- Tremori muscolari specialmente nella faccia e nelle
operatoria è infatti legata orecchie
all’insorgenza di ipoparatiroidismo Tetania
iatrogeno generalmente Convulsioni
transitorio, motivo per cui, dopo questo tipo di intervento è necessario monitorare le
concentrazioni di calcio sierico per almeno una settimana. L’ipocalcemia deve essere
trattata solo nel caso in cui si manifestano i segni clinici o se le concentrazioni di calcio
sierico sono inferiori a 6,5mg/dl anche in assenza della sintomatologia.
Terapia medica
La terapia medica rappresenta un’opzione terapeutica pratica, che non richiede l’utilizzo di
attrezzature speciali e, almeno inizialmente, è poco costosa. Con l’eccezione dei rari casi di
carcinoma tiroideo, esistono poche controindicazioni per l’utilizzo di questo trattamento
legate soprattutto all’insorgenza di effetti collaterali.
I farmaci più utilizzati sia in medicina umana che veterinaria per il controllo a lungo
termine dell’ipertiroidismo sono i derivati tiouracilici: carbimazolo e metimazolo
(tiamazolo). Questi farmaci inibiscono l’azione dell’enzima tireoperossidasi e di conseguenza
bloccano la sintesi di ormoni tiroidei. Quando si inibisce la produzione ormonale, dopo circa
2-4 settimane dall’inizio del trattamento si manifesta generalmente un rapido ritorno alle
condizioni di eutiroidismo. Rispetto al trattamento con iodio radioattivo e alla tiroidectomia
questi farmaci consentono un controllo “reversibile” della patologia: dopo 24-72 ore dalla
sospensione del farmaco il gatto ritorna allo stato di ipertiroidismo. Nonostante questo sia
considerato un aspetto negativo, vi sono delle situazioni in cui tale risultato può essere
considerato vantaggioso: per testare se con il ripristino dell’eutiroidismo il gatto sviluppi
un’insufficienza renale manifesta o prima della tiroidectomia per stabilizzare il paziente.
In Europa il farmaco registrato ad uso veterinario per il trattamento dell’ipertiroidismo è il
carbimazolo. Dopo somministrazione orale il farmaco viene metabolizzato e convertito a
metimazolo che rappresenta la molecola ad attività antitiroidea. La dose di 5 mg di
carbimazolo è equivalente ad una dose di circa 3 mg di metimazolo.
Il dosaggio iniziale di carbimazolo è di 2,5-5 mg gatto (o 1,25-2,5 mg gatto di metimazolo)
una o due volte al giorno. Il metimazolo, così come il carbimazolo è un farmaco che se ben
tollerato dal soggetto ha un’efficacia superiore al 90% nel trattamento dell’ipertiroidismo.
Gli effetti collaterali più comuni del metimazolo sono l’anoressia, il vomito e la letargia.
Generalmente questi sintomi insorgono entro le prime 4 settimane dall’inizio della terapia e
sono risolvibili con una riduzione del dosaggio o con l’utilizzo della formulazione
transdermica di metimazolo. In alcuni casi sono state segnalate reazioni avverse al farmaco
più gravi tra cui: discrasi ematica (trombocitopenia, leucopenia), escoriazioni facciali da
autotraumatismo ed epatopatie. In questi casi è necessario sospendere la somministrazione
del farmaco.
Metimazolo transdermico: Il metimazolo può essere somministrato con maggiore semplicità
nel gatto per via transdermica utilizzando una preparazione farmaceutica appositamente
formulata con PLO (pluronic lecitin organogel). La pomata deve essere applicata due volte
al giorno dal proprietario con l’utilizzo di guanti sul padiglione auricolare interno del gatto.
La dose di partenza è di 2-2,5 mg/gatto q12. La biodisponibilità del farmaco è inferiore
rispetto alla formulazione per somministrazione orale, per cui l’efficacia terapeutica è
inferiore rispetto a quest’ultima. Questa formulazione tuttavia è particolarmente
vantaggiosa per i gatti in cui la somministrazione di una compressa è difficoltosa e
soprattutto nel caso in cui quest’ultima sia associata alla comparsa di effetti gastro-
enterici.
Monitoraggio terapeutico
Il primo controllo dall’inizio della terapia può essere effettuato dopo 2-4 settimane, per
testare la concentrazione di T4, per escludere l’insorgenza delle possibili reazioni avverse
al farmaco e per monitorare la funzionalità renale. E’ importante valutare la funzionalità
renale e le concentrazioni di T4 simultaneamente durante la terapia per accertarsi che
quest’ultima sia mantenuta anche con valori di GFR associati ad uno stato di eutiroidismo. Il
monitoraggio ormonale può essere effettuato indipendentemente dal momento della
somministrazione del farmaco; concentrazioni di T4 comprese entro la metà inferiore del
range di riferimento generalmente sono associate ad un buon controllo della patologia.