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> I titoli di credito

Il titolo di credito è uno strumento volto a favorire la mobilizzazione dei diritti di credito,
cautelando l’acquirente dai rischi che incorrono nel ricorso allo strumento generale della cessione
dei crediti (1262).

La cessione dei crediti è un trasferimento a titolo derivativo il che comporta che l’acquirente non
può acquisire una posizione maggiore o diversa da quella del dante causa, da che consegue che:

1. L’alienante della cessione, deve essere titolare del credito ceduto, questo non deve essere
stato oggetto di cessioni opponibili, pena annullamento dell’effetto acquisitivo per il
cessionario.
2. Al cessionario sono opponibili tutte le eccezioni opponibili al cedente.

Altre caratteristiche della cessione riguardano gli oneri di tipo formale:

1. Il cessionario deve dare prova dell’avvenuta cessione, per legittimarsi a pretendere la


prestazione;
2. Il cessionario deve sottostare all’onere di tempestiva comunicazione al debitore
dell’avvenuta cessione al cedente, per evitare che il debitore stesso possa effettuare un
pagamento liberatorio e per prevalere eventualmente su altri acquirenti del medesimo
credito.

L’eliminazione di questi inconvenienti viene conseguita dai titoli di credito estendendo alla
circolazione dei crediti, la disciplina della circolazione delle cose mobili, che garantisce
all’acquirente possessore di buona fede:

 L’acquisto della titolarità del bene pur in difetto della stessa nell’alienante
 La prevalenza nel conflitto tra più acquirenti.
 Di non dover far prova dell’acquisto. (tutela possessoria)

a condizione che:

 Sia presente la buona fede.


 Sussista un titolo idoneo al trasferimento.

Il passaggio tra titolarità del credito (circolazione crediti) e proprietà del documento
(circolazione delle cose mobili) è reso possibile da un particolare collegamento detto
incorporazione.

Il documento stesso diventa il veicolo necessario per la nascita e la circolazione del diritto.

Il credito cartolare quindi nasce da una dichiarazione unilaterale con la quale chi è
gravato da un’obbligazione nei confronti di un altro soggetto in base ad un rapporto tipico
(c.d. rapporto fondamentale) ne trasferisce i termini essenziali in un documento in virtù
del quale si impegna ad effettuare la prestazione indicata a favore del proprietario dello
stesso (c.d. rapporto cartolare).

Per effetto dell’incorporazione il credito cartolare presenta due caratteristiche principali:

1. Letteralità. I limiti della pretesa azionabile dal portatore sono le risultanze del
documento. Dal contesto letterale del titolo emerge chiaramente il diritto che si può
esercitare. Ossia il possessore del titolo di credito nell'esercizio del suo diritto non può fare
riferimento ad elementi o circostanze che non risultano dal titolo. Può essere:
1. Diretta. Quando il documento contiene tutti gli elementi atti ad individuare il
contenuto della pretesa.
2. Indiretta. Quando esplicitamente o implicitamente, lo stesso rimanda ad altri
documenti, soggetti a pubblicità legale o comunque facilmente consultabili.
2. L’autonomia, ossia l’indipendenza della posizione di ciascun portatore del titolo da quella
del portatore precedente, sia sotto il profilo della titolarità del diritto che sotto quella del
contenuto, scaturisce dalla modalità d’acquisto del diritto cartolare che avviene sempre a

titolo originario quindi dell’acquisita proprietà del documento secondo le regole di circolazione
delle cose mobili.

L’articolo 2004 dispone che è vietata l’emissione di titoli di credito al portatore aventi ad oggetto
una somma di denaro «al di fuori dei casi previsti dalla legge», deve ritenersi per il rimanente
vigente nell’ ordinamento il c.d. principio delle libertà di emissione dei titoli di credito.

Rapporto cartolare e rapporto fondamentale

Poiché il rilascio del titolo di credito non ha, salva espressa volontà, effetto novativo rispetto al
credito

del quale si mira a favorirne la circolazione, vengono a far capo due rapporti obbligatori:

1. Rapporto cartolare. Che scaturisce dal rilascio del titolo, che può essere trasferito anche
ad un secondo portatore.
2. Rapporto fondamentale. Scaturisce dal rapporto esistente tra sottoscrittore e il primo
prenditore.

Il collegamento tra rapporto fondamentale e rapporto cartolare è dato dal c.d. contratto di
rilascio (o convenzione esecutiva) che è l’accordo tra debitore e creditore con il quale si conviene
la sottoscrizione e la consegna del titolo.

I due rapporti coincidono solo in capo al primo prenditore, successivamente con la spendita del
titolo, divergono in quanto il trasferimento del titolo non comporta il trasferimento del credito
causale: di conseguenza l’obbligazione cartolare si presenta nei confronti del terzo portatore come
sostanzialmente astratta, ossia svincolata da una relazione diretta preesistente che ne costituisca
la giustificazione economica.

A seconda che dalla lettura del documento sia individuabile o meno la natura del rapporto
fondamentale i titoli di credito si dividono in:

1. Causali. Emesso solo in relazione ad un determinato tipo di negozi.


2. Astratti. Alla base della cui emissione vi può essere una gamma indefinita di relazioni
tipiche.

Ferma restando l’insensibilità del rapporto cartolare alle vicende del rapporto

fondamentale, a meno che non si tratti del primo prenditore.


La legittimazione cartolare

Accanto alla titolarità del credito cartolare riconosciuta al proprietario del documento, la
legge riconosce una posizione soggettiva minore definita legittimazione attiva, attribuita al
possessore del documento.

La legittimazione attiva riconosce il diritto alla prestazione contenuta nel documento con la
presentazione del titolo, purché sia legittimato dalle forme prescritte dalla legge.

Per contro la legittimazione passiva riconosce al debitore la possibilità di liberarsi se adempie la


prestazione nelle mani del portatore così qualificato, anche se questi non titolare del diritto, salvo
dolo o colpa grave.

La legittimazione è una situazione giuridica tutelata come tale e non in quanto ad essa si
accompagni una presunzione di titolarità da ciò consegue che il possesso del documento in
conformità della legge di circolazione del titolo (possesso qualificato o legittimo) è condizione non
solo sufficiente, ma anche necessaria per l’esercizio del diritto cartolare.

Sotto il profilo della legittimazione si distingue tra:

1. Titoli a legittimazione reale. Per i quali il diritto a pretendere la prestazione è


riconosciuto a chiunque ne sia in possesso.
2. Titoli a legittimazione nominale. Per i quali si impone la necessità di verificare la
coincidenza fra l’identità del portatore e il nome che risulta dal titolo.

Il debitore è comunque liberato se in buona fede adempie nelle mani di chi appare legittimato a
ricevere la prestazione, verificata la coincidenza.

La possibilità di pretendere la prestazione in base ad una semplice posizione di possesso


documentale è prevista anche per:

1. I cc.dd. documenti di legittimazione definiti come quelli che servono ad identificare


l’avente diritto alla prestazione. Sono emessi in connessione a contrattazioni con carattere
di massa (per esempio il biglietto dello stadio), in cui l’intervallo temporale e/o luogo tra
conclusione e adempimento del contratto rende necessario ricorrere ad un mezzo
convenzionale di individuazione del creditore, che consenta l’esecuzione della prestazione
con garanzia e celerità.

Per questi documenti è frequente la clausola di incedibilità, il che li priva della loro funzione
circolatoria.
Si differenziano dal titolo credito anche per il mancato fenomeno dell’incorporazione,
poiché il diritto alla prestazione trova la sua fonte non nel documento stesso (mero
strumento di riconoscimento dell’acquirente), ma nel contratto originario (pagamento del
biglietto).

2. I cc.dd. titoli impropri. Sono quei titoli che servono a consentire il trasferimento del
diritto senza l’osservanza delle forme proprie di cessione. È comunque espressione di un
diritto d’acquisto a titolo derivativo, quindi sono opponibili tutte le opposizioni al cedente.

Le eccezioni

Le eccezioni reali.

Le eccezioni reali sono indicate in maniera tassativa nel primo comma dell’articolo 1993, sono
caratterizzate dall’opponibilità a qualsiasi portatore del titolo, indipendentemente da una sua
particolare posizione nella catena di circolazione del documento e dai suoi eventuali recedenti
rapporti con il debitore.

1. L’eccezione di forma si riferisce alla limitazione dell’autonomia privata che l’ordinamento


pone su taluni titoli per l’appunto formali, imponendo che la dichiarazione abbia un
contenuto determinato e che quindi rispetti il c.d. formalismo cartolare.
2. Le eccezioni fondate sul contesto letterale del titolo si configurano nel divario tra
attuale pretesa avanzata dal portatore e il contesto originario del titolo al momento del
rilascio, ossia facendo riferimento all’alterazione del documento durante la circolazione.
3. L’eccezione di falsità di firma va intesa come eccezione di non riferibilità psicologica
della sottoscrizione a colui il cui nome appare nel titolo, piuttosto che nel significato
comune di apposizione della sottoscrizione con il nome di un terzo imitandone la grafia.
Questa interpretazione estende l’opponibilità ai casi in cui non sia presente la
contraffazione materiale della firma (omonimia, apposizione abusiva della sottoscrizione
mediante riproduzione meccanica).
4. L’eccezione di difetto di capacità, fa riferimento al momento dell’emissione, si riferisce a
tutte le ipotesi di esclusione o limitazione della capacità legale contemplate dal diritto
comune con riferimento all’obbligazione cartolare come tale. Se presente al momento
dell’emissione il sottoscrittore può revocare l’impegno cartolare distruggendo il documento
o non mettendolo in circolazione.
Non rientra in questa ipotesi il difetto di capacità naturale che non rilevabile dai pubblici
registri e quindi resta ignota a terzi che non hanno partecipato alle vicende del rilascio del
titolo
5. L’eccezione di difetto di rappresentanza si presenta al momento dell’emissione del
titolo va intesa come effetto sanante ex tunc di eventuale ratifica da parte del soggetto il
cui nome appare speso nel contesto del titolo. Se presente al momento dell’emissione il
sottoscrittore può revocare l’impegno cartolare distruggendo il documento o non
mettendolo in circolazione.
6. L’eccezione di mancanza delle condizioni necessarie per l’esercizio dell’azione
allude a tutte le ipotesi in cui la legge, o l’autonomia privata, mediante apposita indicazione
sul titolo, condizioni l’esercizio del diritto cartolare all’adempimento di determinate
formalità o al verificarsi di certi eventi.

Le eccezioni personali

Le eccezioni personali sono quelle eccezioni che derivano da rapporti specifici tra il debitore e il
possessore, come ad esempio la compensazione con un credito del debitore nei suoi confronti o la
concessione di una dilazione di pagamento; sono definite personali perché possono essere
opposte dal debitore solo nei confronti di un determinato possessore.

L’interprete ha tuttavia individuato due categorie:

 -  Le eccezioni personali in senso stretto. Questa categoria si riduce all’eccezione per
difetto di titolarità, ossia alla mancanza della qualità di proprietario del documento. Il
debitore rifiuta il pagamento perché il possessore legittimo non ha titolarità nel credito.
Esempio: si è portatori, ma non è stato rilasciato un contratto di rilascio o di trasmissione
 -  Le eccezioni personali fondate sui rapporti personali, cioè su rapporti diversi da
quello cartolare. Esempio tipico sono le eccezioni derivanti dal rapporto fondamentale
sottostante. Fanno riferimento a rapporti intercorsi con un determinato portatore per il
loro contenuto.
Il debitore non può opporre al portatore le eccezioni personali che avrebbe potuto opporre
ai precedenti possessori, a meno che non vi sia stato l'intento del portatore di
danneggiare il debitore privandolo di eccezioni che questi avrebbe potuto
opporre al precedente possessore (il presupposto è una collusione tra
portatore attuale e precedente).
È quello che avviene ad esempio nella girata di comodo in cui il possessore per evitare che il
debitore gli opponga un'eccezione, gira il titolo ad una persona compiacente che potrà
riscuoterlo senza che il debitore possa opporgli alcuna eccezione.

La formazione del titolo di credito

Il titolo di credito nasce con la sottoscrizione del documento che deve essere autografa,
basta anche un segno grafico che consenta di risalire all’identità del sottoscrittore. Proprio
apponendo la sua firma, il sottoscrittore acquisisce la proprietà del titolo cartaceo
attraverso la specificazione.

Quando il documento è prima sottoscritto e successivamente la stesura e il completamento


sono affidati al portatore siamo in presenza di un titolo in bianco. Questo particolare tipo
di titolo deve essere redatto in base agli accordi tra sottoscrittore e primo prenditore
(accordo di riempimento).

Tale disciplina si ritiene applicabile al titolo incompleto, che è stato sottoscritto ma privo
degli estremi atti ad individuare l’obbligazione cartolare, uscito dalla sfera di materiare
disponibilità del debitore senza o contro la sua volontà.

Nei casi d’incapacità legale, totale o parziale del debitore, la sottoscrizione avverrà
facendo ricorso ai meccanismi prescritti dal diritto comune, considerando però che
l’emissione di un titolo è un atto compreso tra gli atti di straordinaria amministrazione.
Quindi il curatore dovrà far risultare dal titolo la sua qualità, per evitare la responsabilità.

La sottoscrizione del titolo per mezzo di rappresentante, deve avvenire in base al


principio di spendita del nome del rappresentato, la quale deve risultare nel titolo.

La sottoscrizione del titolo di credito può essere connessa a un’operazione intervenuta con
uno o più soggetti determinati ovvero a un’unica operazione intervenuta con la massa del
pubblico di risparmiatori.

Nel primo caso si parlerà di titoli individuali, nel secondo di titoli di massa. Mentre i
primi sono infungibili, in quanto caratterizzati da particolare contenuto, gli ultimi sono
fungibili, è data ai loro possessori la possibilità di raggruppamento o di frazionamento.
Sono considerati titoli di serie chiusa.

La legge non stabilisce i requisiti per la valida formazione, ma possono ricavati al contrario
dall’elencazione delle eccezioni reali e quindi:

 -  Riferibilità psicologica della sottoscrizione al soggetto il cui nome appare sul titolo;
 -  Capacità legale del sottoscrittore all’emissione;

 -  Esistenza di un valido potere di rappresentanza, conforme all’emissione;


 -  Possibilità, liceità e determinatezza della prestazione;
 -  Uso di espressione precise nei titoli formali;
 -  Desumibilità dal contesto generale del documento della prestazione.

La struttura del diritto cartolare. Titoli semplici e complessi. Diritto


principale e diritti accessori

A seconda che il diritto cartolare attribuisca al portatore il diritto ad una prestazione


determinata idonea a soddisfare un unico interesse (es. la cambiale), ovvero quello di
esercitare una pluralità di pretese (es. azioni di società), si parla rispettivamente di titoli di
credito semplici o complessi.

La differenza consiste nel fatto che per i primi è possibile un adempimento uno actu, con
contestuale restituzione del documento, mentre per i secondi una restituzione del titolo sarà
possibile solo quando tutte le pretese sono state soddisfatte.

L’unicità dell’interesse sottostante alle varie pretese azionabili dal portatore differenzia dai
titoli complessi quei titoli caratterizzati da una pretesa principale e da pretese accessorie.

Il trasferimento del titolo deve comprendere sia i diritti principali sia quelli accessori ad essi
aderenti.

Per facilitare l’esercizio e la negoziazione delle singole pretese inerenti al titolo complesso e
dei diritti accessori, sono annesse al titolo le c.d. cedole che, una volta staccate dal
documento principale, acquistano la natura di titolo di credito suscettibile di circolazione
autonoma.

La circolazione del titolo di credito

Con l’emissione, cioè il passaggio del documento dal possesso del debitore a quella del
primo prenditore, il titolo di credito comincia a circolare. La circolazione può essere:

 -  Volontaria, fondata su un valido contratto di rilascio ed in tal caso comporta l’acquisto


sia della proprietà del documento che del possesso e quindi della legittimazione.
 -  Involontaria, se tale contratto di rilascio manca, cioè quando un terzo in buona fede
acquisti il titolo da un soggetto non titolare, in tal caso comporterà l’acquisto del solo
possesso e quindi della sola legittimazione. Tale effetto non è trasferibile all’infinito. Infatti
il terzo che entri in possesso in buona fede del titolo può prendersene la titolarità attraverso
la stipula di un contratto per ogni aspetto valido.
 -  Impropria, il credito cartolare non si esclude possa formare oggetto di un trasferimento
a titolo derivativo, tale fattispecie si verifica non solo nella ipotesi (di scuola) in cui le parti
espressamente dichiarino di volere questo effetto, ovvero laddove la legge dichiari
espressamente il trasferimento del titolo soggetto alle regole di cessione, in ogni caso in cui
si ometta di attribuire all’acquirente il possesso qualificato (il trasferimento di un titolo
all’ordine con un mezzo diverso dalla girata produce gli effetti della cessione), come avviene
nel caso di successione a causa di morte o di fusione di società.

Il fenomeno della circolazione impropria non può verificarsi per i titoli al portatore e per i
titoli all’ordine girati in bianco, per i quali l’attribuzione della legittimazione cartolare
coincide con la mera acquisizione del possesso materiale del titolo.

Le forme di legittimazione cartolare e le regole del loro trasferimento

I titoli di credito si dividono in:

 Titoli al portatore,
 Titoli all’ordine
 Titoli nominativi.

È il sottoscrittore del titolo che decide all’atto della creazione del documento, per l’una o per
l’altra delle predette forme di legittimazione. Si tratta di una scelta modificabile tramite
l’istituto della conversione del titolo, che consente di modificare la legge di circolazione
inizialmente fissata.
Il mutamento della legge di circolazione non può mai essere effettuato unilateralmente dal
portatore ma solo, su sua richiesta, dall’emittente.

1. I titoli al portatore
Il titolo di credito al portatore è quello per il quale la legittimazione all’esercizio del diritto

cartolare è data dalla pura e semplice materiale detenzione del documento.

Quindi è sufficiente avere in possesso un titolo in buona fede per esercitare i diritti incorporati.
Anche laddove il documento rechi l’intestazione ad un nome, esso resta “al portatore” se vi è
apposita clausola (es. pagabile al portatore).

La c.d. libertà di emissione trova un limite che, pena la nullità del titolo, vieta l’emissione di titoli
atipici al portatore aventi ad oggetto il pagamento di una somma di denaro, ciò con il fine evidente
di evitare la formazione di documenti che, data la facile circolabilità, siano suscettibili di fare
concorrenza alla moneta legale.

Per somme di denaro superiori ai venti milioni, i titoli sono trasferibili solo a particolari
intermediari finanziari.

2. I titoli all’ordine

Si definisce “all’ordine” quel titolo di credito che reca, all’atto dell’emissione,


l’intestazione ad una persona determinata; esso pertanto integra una forma di
legittimazione nominale in quanto la possibilità di pretendere la prestazione è condizionata
all’accertamento da parte del debitore del soggetto possessore del documento, intestatario.

L’indicazione nominativa del destinatario della prestazione può variare durante la circolazione
ad opera dello stesso portatore, mediante una dichiarazione apposta sul titolo che prende il nome
di girata.

La girata è un ordine impartito dal girante al debitore di effettuare una prestazione a favore di un
altro soggetto (giratario).

Essa deve essere totalitaria (per tutta la somma) e incondizionata, altrimenti viene considerata
come “non apposta”.

La girata può essere:

 In pieno: che contiene l’indicazione del giratario.


 In bianco: con apposta la semplice firma del girante. La legge offre al portatore una
quadruplice possibilità:
 Riempire la girata con il proprio nome.
 Riempirla con il nome di qualcun altro.
 Apporre una successiva girata in pieno o in bianco,
 Consegnare il titolo a qualcun altro.

La girata attribuisce al giratario la legittimazione cartolare laddove provenga


dall’originario intestatario; laddove le girate siano più di una occorre che vi sia una
serie continua.

Se l’ultima girata è in pieno, il debitore deve accertare l’esistenza di tale serie


continua, ma solo dal punto di vista formale verificando che non ci siano omissioni e
che sia rispettata la regolare continuità delle girate. Non è tenuto quest’ultimo alla
verifica dell’autenticità delle girate apposte.
Vi sono poi delle girate speciali che possono limitare la posizione del giratario:

1. La girata per incasso o per procura, nella quale viene attribuita al giratario la
legittimazione attiva di un mandato da incassare per nome e per conto del portatore precedente, a
titolo derivativo. Il giratario potrà girare il titolo solo per l’incasso.

2. La girata a titolo di pegno, consiste nella legittimazione a riscuotere in via primaria in


posizione di autonomia, condivide con la girata per l’incasso la limitazione al potere di disporre
del titolo da parte del giratario.

Non attengono alla legittimazione, ma piuttosto alla particolarità del rapporto sottostante alla
girata:

 La girata simulata: sia ha in contraddizione fra la posizione apparentemente attribuita al


giratario sotto il profilo della legittimazione (giratario puro e semplice o di un giratario per
l’incasso) e quella della titolarità in base al rapporto sottostante tra girante e giratario. Tale
divergenza potrà essere invocata dal debitore per contestare il difetto di titolarità o porre
eccezioni personali al girante o al giratario.
 La girata fiduciaria: particolare pattuizione tra girante e giratario i quali limitano il
giratario obbligandolo a trasferire al girante o a terzi l’incasso. Tali accordi hanno effetto
solo tra le parti.

Salvo diversa disposizione di legge, la girata non comporta alcuna responsabilità cartolare
del girante nei confronti del giratario per l’eventuale mancato pagamento del titolo.

3. I titoli nominativi

Tra questi sono compresi anche i titoli all’ordine, la loro intestazione deve necessariamente
contenere l’indicazione del nome dell'avente diritto alla prestazione: tale nome deve risultare anche
negli appositi registri dell'emittente che ha rilasciato il titolo (2021)

Il trasferimento della legittimazione, dunque, richiede la collaborazione (sia pure obbligatoria) del
debitore.

Il cambiamento della intestazione nominativa si chiama transfert e può essere richiesto sia
dall’alienante che dall’acquirente, ma in base a diverse condizioni.

Il cambiamento può essere richiesto:

1. Dall’alienante, la richiesta deve essere accompagnata oltre che dall’esibizione del titolo,
anche da certificazione rilasciata da un notaio o agente di cambio (SIM) che accerti
l’identità del richiedente e la sua capacità di agire.
2. Dall’acquirente, la richiesta deve essere accompagnata dal titolo e da un atto autentico
(atto pubblico o scrittura privata autenticata) dal quale risulti il trasferimento del
precedente intestatario.

Il trasfert avviene mediante l’annotazione del nome dell’acquirente sul titolo prima e poi sul
registro, ovvero mediante rilascio di un nuovo titolo del quale viene fatta annotazione sul registro.

È prevista la possibilità di attuare trasferimenti intermedi senza la collaborazione del debitore


ricorrendo al meccanismo della girata.

Essa però si differenzia da quella dei titoli all’ordine sia per la forma che per gli effetti, in quanto
 Non attribuisce il diritto a pretendere la prestazione ma solo quello di ottenere l’iscrizione
nel registro del nome dell’ultimo portatore in base ad una serie continua di girate.
 Devono indicare necessariamente il giratario.
 Devono essere autenticate e firmate da un notaio.
Pur essendo un titolo di credito nominativo, il giratario speciale dell’azione può esercitare i
suoi diritti

fin da subito.

Il deterioramento del titolo di credito

Il problema del deterioramento del titolo nasce dall’applicazione rigorosa del principio di
letteralità. È attribuito al possessore il diritto ad ottenere dall’emittente un “titolo
equivalente”, control a restituzione del primo o rimborso delle spese.

La fattispecie del titolo deteriorato si realizza quando il documento sia ancora in grado di
consentire l’individuazione dell’impegno cartolare, ma vi sia il rischio che il processo di
degrado si aggravi.

Smarrimento, sottrazione e distruzione del titolo al portatore

La necessità del possesso qualificato del documento per l’esercizio del diritto cartolare determina il
problema di regolarne la sorte nel caso in cui il possesso venga meno per sottrazione, smarrimento
o distruzione.

Confliggono:

- l’interesse del portatore, il quale non vuole vedersi pregiudicata la possibilità di riscuotere la
prestazione;

- l’interesse del terzo di buona fede a mantenere fermo l’acquisto; - l’interesse del debitore a
non pagare doppiamente.

In caso di comprovata distruzione del titolo al portatore, la legge consente all’ex possessore
di ottenere, sulla base della sola dimostrazione del precedente possesso, a sue spese, dal debitore
“un duplicato o un titolo equivalente” (secondo che si tratti rispettivamente di un titolo
individuale o di un titolo di massa).

Laddove il titolo presunto distrutto risulti invece in circolazione prevarrà il diritto acquistato sullo
stesso da eventuale terzo acquirente di buona fede, salvo effetto liberatorio, per il debitore, del
pagamento fatto al portatore del duplicato o del titolo equivalente.

Se la prova della distruzione non viene pienamente raggiunta, si applicherà la disciplina dello
smarrimento e sottrazione, che, escludendo ogni forma di applicabilità di ricostruzione della
legittimità cartolare (procedura di ammortamento) riconosce all’ex portatore decorso il termine di
prescrizione, di ottenere la prestazione.

Al debitore è concessa l’efficacia liberatoria del pagamento al portatore nelle more di tale termine.

Smarrimento, sottrazione e distruzione dei titoli all’ordine e nominativi: la procedura di


ammortamento
Nel caso di smarrimento, sottrazione o distruzione di un titolo all'ordine o nominativo, il codice
disciplina una particolare procedura di ammortamento diretta a privare di efficacia il vecchio
titolo e a sostituirlo con un duplicato al fine di reintegrare la perduta legittimazione cartolare.

Ai sensi dell'art. 2016, in caso di smarrimento, sottrazione o distruzione di un titolo di credito


all'ordine, il possessore può farne denunzia al debitore e chiedere l'ammortamento del titolo al
presidente del tribunale del luogo in cui il titolo è pagabile.

Quest'ultimo emette un decreto di ammortamento che rende il titolo improduttivo di effetti.


Chi ha ottenuto l'ammortamento può esigere subito il pagamento del titolo o, nell'ipotesi di titolo
in

bianco o non ancora scaduto, può ottenere un duplicato dello stesso (art. 2019).

Ai titoli nominativi si applicano le stesse norme previste per i titoli all'ordine (art. 2027). Le fasi
della procedura:

1. Denuncia al debitore e ricorso all'autorità giudiziaria (essenziale); a seguito


dell'accertamento della verità e del precedente possesso, il presidente del tribunale emana
un decreto detto decreto di ammortamento che toglie valore al titolo in circolazione e ne
autorizza il pagamento al ricorrente laddove, nel termine di 30 giorni dalla pubblicazione
del provvedimento non sia stato contro lo stesso proposta opposizione dal terzo debitore.
Tale decreto è pubblicato in Gazzetta ufficiale, facendo così decorrere il termine per
l’opposizione.
2. Opposizione (eventuale) che il terzo detentore deve spiegare convenendo, innanzi
all'autorità giudiziaria che ha emanato il decreto, il ricorrente, avendo cura di depositare il
titolo in cancelleria, pena l’improcedibilità della domanda.
Se l'opposizione è respinta il documento andrà consegnato al ricorrente che vedrà così
recuperato il perduto possesso. Se invece il termine di 30 giorni scade senza che sia
proposta opposizione il decreto di ammortamento diviene definitivo e costituisce un titolo
giudiziale suppletivo della perduta legittimazione cartolare, in base al quale previa
attestazione della cancelleria del tribunale per la mancata opposizione nel termine,
l'ammortante può esigere la prestazione se il titolo è scaduto o un suo duplicato in caso
contrario

Poiché l'accertamento giudiziale contenuto nel decreto di ammortamento concerne unicamente la


perduta legittimazione, ma non fa stato sulla questione della titolarità, il terzo acquirente di
buona fede, anche se non ha proposto tempestiva opposizione, può agire sia contro
l'ammortante che abbia riscosso la prestazione per la restituzione di quanto in realtà
a lui spettante quale titolare del credito sia contro lo stesso debitore laddove quasi
abbia effettuato il pagamento con dolo o colpa grave.

La dematerializzazione debole dei titoli di credito

Il crescente incremento degli scambi nell’ambito del mercato mobiliare ha determinato l’esigenza
di sostituire al meccanismo tradizionale della circolazione cartacea quello di una mera circolazione
scritturale, dando così luogo alla cosiddetta dematerializzazione dei titoli di credito.

Il sistema si presenta come una strutturale piramidale facente capo ad una società di gestione
presso la quale sono accesi una serie di conti intestati agli intermediari specializzati, ripartiti per
specie e qualità, in cui vengono registrati i titoli della rispettiva clientela, mentre, ad un livello più
basso, si collocano i conti individuali nei quali sono registrati quelli di spettanza dei singoli clienti.

Le operazioni di trasferimento avvengono a seguito di un ordine impartito dal cliente alienante al


proprio intermediario, il quale lo trasferisce alla società di gestione. Questa procede, poi, alla sua
esecuzione mediante una scrittura in accredito sul conto dell’intermediario e ad una
corrispondente scrittura in addebito sul conto del cliente.

Questa movimentazione viene poi riportata dai rispettivi intermediari sui conti individuali delle
parti interessate.

La sostituzione della posizione possessoria su species di titoli individuati con una mera posizione
contabile implica che l’adozione del sistema scritturale, in quanto comportante una
disindividualizzazione dei titoli, è possibile solo per i titoli di massa.

Un primo passo verso il superamento della circolazione cartacea è stato compiuto dal legislatore
italiano mediante una legge speciale, con la quale si è attribuito alla Monte Titoli S.p.a. l’esercizio
in esclusiva dell’attività di gestione centralizzata dei titoli di massa, sotto il controllo
congiunto di CONSOB e Banca d’Italia.

Tale sistema prevedeva la possibilità di subdepositarli presso il gestore accentrato, previo consenso
scritto del cliente. Tuttavia, era previsto che il cliente non avesse diritto a ricevere in sostituzione, a
richiesta, gli stessi esemplari cartacei a suo tempo consegnati, ma altrettanti titoli della stessa
specie.

Questa “contraddizione” veniva superata dalla dottrina riconoscendo ai depositanti di ciascuna


specie un diritto di comproprietà per quote reali sulla massa accentrata, in modo tale da staccare
dalla stessa una certa porzione materiale per riattribuirne il possesso esclusivo, senza procedere
alla liquidazione dell’intero.

Per quanto riguarda il trasferimento scritturale dei titoli, la legge speciale riconosceva allo stesso gli
effetti propri del trasferimento secondo la disciplina legislativa della circolazione dei titoli, con
conseguente autonomia della posizione dell’acquirente sia sotto il profilo dell’esercizio che sotto
quello dell’acquisto del diritto.

L’esercizio dei diritti inerenti ai titoli accentrati, per quanto riguarda i diritti patrimoniali, aveva,
inoltre, luogo in forma collettiva ed anonima, tramite la società di gestione, da parte degli
intermediari in base alle risultanze dei loro conti presso il gestore, mentre quello dei diritti
amministrativi era riservato ai singoli investitori previa l’esibizione di apposita certificazione.

Tale disciplina è stata poi inserita nel TUF con conseguente abolizione del monopolio attribuito alla
Monte Titoli S.p.a. e della restrizione del sistema ai titoli di massa.

Tale sistema è stato definito di dematerializzazione debole, in quanto non sostituisce in toto il
sistema scritturale a quello cartaceo, sia perché l’immissione dei titoli nella gestione accentrata
avviene su base volontaria, sia perché l’emissione del titolo è sempre soggetta all’uso dello
strumento cartaceo mentre il possesso individuale della chartula può in ogni momento essere
ripristinato con il ritiro degli esemplari cartolari equivalenti.

La dematerializzazione forte dei titoli (decartolarizzazione)

Un ulteriore passo verso il superamento del sistema cartonare è stato compiuto con il d. lgs.
n.213/1998, istitutivo dell’euro, che ha introdotto, per gli strumenti finanziari negoziati o destinati
alla negoziazione nei mercati regolamentati italiani, il divieto di essere rappresentati da
titoli ai sensi e per gli effetti di cui al titolo V, libro IV del codice civile (c.d. dematerializzazione
obbligatoria legale o di primo grado). Divieto poi estensibile in funzione della loro diffusione tra il
pubblico (c.d. dematerializzazione obbligatoria regolamentare o di secondo grado), lasciando
libertà agli emittenti di sottoporre gli strumenti finanziari alla disciplina della decartolarizzazione
(c.d. dematerializzazione facoltativa).
Il divieto di uso dello strumento cartaceo operava anche rispetto ai titoli già emessi, mentre per
quanto riguardava le emissioni future veniva previsto che l’emittente avrebbe dovuto comunicare
alla società di gestione, da lui scelta, la specie di titoli e il loro ammontare globale da registrarsi in
appositi conti, da ripartirsi poi su conti degli intermediari e su quelli dei clienti.

La soppressione dello strumento cartaceo non rendeva applicabile le norme codicistiche sui titoli di
credito, tutte fondate sul concetto di incorporazione del diritto nel documento.
Allo scopo di evitare che la scomparsa del supporto cartaceo privasse il titolare degli strumenti
finanziari della particolare tutela propria del sistema cartolare, il d. lgs. n. 213/1998 conteneva una
serie di disposizioni ricalcanti fondamentali del sistema cartolare.

 -  art. 32, comma 1→Effettuata la registrazione, il titolare del conto ha legittimazione


piena ed esclusiva all’esercizio dei diritti relativi agli strumenti finanziari in esso
registrati;
 -  art. 33→All’esercizio dei diritti inerenti agli strumenti finanziari da parte del soggetto in
favore del quale è avvenuta la registrazione, l’emittente può porre soltanto le eccezioni
personali al soggetto stesso e quelle comuni a tutti gli altri titolari degli stessi diritti;
 -  art. 32, comma 2→Colui il quale ha ottenuto la registrazione in suo favore, in base ad un
titolo idoneo ed in buona fede, non è soggetto a pretese o azioni da parte degli altri
titolari.

Poiché non è immaginabile che per i titoli decartolarizzati sussista una disciplina di tutela
del creditore più intensa di quella prevista per i titoli cartacei, dovrà ritenersi che l’effetto
liberatorio, derivante dall’adempimento effettuato a favore dell’intestatario del conto, trovi
il limite del dolo o della colpa grave del venditore e che l’insensibilità della posizione
dell’acquirente alle eccezioni personali all’intestatario precedente incontri il limite dell’agire
intenzionalmente a danno del debitore.

Tuttavia il sistema normativo descritto viene ribaltato per effetto del d. lgs. n. 27/2010, il
quale ha riscritto l’intero titolo II della parte III del TUF.

Quindi, mentre nel vigore del d. lgs. 213/1998 e del vecchio testo della parte III del TUF, era
il sistema della dematerializzazione forte ad usufruire della disciplina relativa alla
circolazione scritturale degli strumenti finanziari in deposito accentrato rappresentati da
titoli, ossia muniti di supporto cartaceo, nella nuova normativa descritta avviene
esattamente l’inverso. È il sistema della dematerializzazione debole, compatibilmente con la
presenza della chartula, ad usufruire della disciplina degli strumenti finanziari
decartolarizzati.

Quest’ultima ricalca quella precedente con una più dettagliata disciplina degli adempimenti
a carico degli intermediari, con la sostituzione, per l’esercizio di alcuni diritti
amministrativi, alla certificazione scritta da esibire all’emittente di una comunicazione
telematica inviata direttamente a quest’ultima dall’intermediario.

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