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Il titolo di credito è uno strumento volto a favorire la mobilizzazione dei diritti di credito,
cautelando l’acquirente dai rischi che incorrono nel ricorso allo strumento generale della cessione
dei crediti (1262).
La cessione dei crediti è un trasferimento a titolo derivativo il che comporta che l’acquirente non
può acquisire una posizione maggiore o diversa da quella del dante causa, da che consegue che:
1. L’alienante della cessione, deve essere titolare del credito ceduto, questo non deve essere
stato oggetto di cessioni opponibili, pena annullamento dell’effetto acquisitivo per il
cessionario.
2. Al cessionario sono opponibili tutte le eccezioni opponibili al cedente.
L’eliminazione di questi inconvenienti viene conseguita dai titoli di credito estendendo alla
circolazione dei crediti, la disciplina della circolazione delle cose mobili, che garantisce
all’acquirente possessore di buona fede:
L’acquisto della titolarità del bene pur in difetto della stessa nell’alienante
La prevalenza nel conflitto tra più acquirenti.
Di non dover far prova dell’acquisto. (tutela possessoria)
a condizione che:
Il passaggio tra titolarità del credito (circolazione crediti) e proprietà del documento
(circolazione delle cose mobili) è reso possibile da un particolare collegamento detto
incorporazione.
Il documento stesso diventa il veicolo necessario per la nascita e la circolazione del diritto.
Il credito cartolare quindi nasce da una dichiarazione unilaterale con la quale chi è
gravato da un’obbligazione nei confronti di un altro soggetto in base ad un rapporto tipico
(c.d. rapporto fondamentale) ne trasferisce i termini essenziali in un documento in virtù
del quale si impegna ad effettuare la prestazione indicata a favore del proprietario dello
stesso (c.d. rapporto cartolare).
1. Letteralità. I limiti della pretesa azionabile dal portatore sono le risultanze del
documento. Dal contesto letterale del titolo emerge chiaramente il diritto che si può
esercitare. Ossia il possessore del titolo di credito nell'esercizio del suo diritto non può fare
riferimento ad elementi o circostanze che non risultano dal titolo. Può essere:
1. Diretta. Quando il documento contiene tutti gli elementi atti ad individuare il
contenuto della pretesa.
2. Indiretta. Quando esplicitamente o implicitamente, lo stesso rimanda ad altri
documenti, soggetti a pubblicità legale o comunque facilmente consultabili.
2. L’autonomia, ossia l’indipendenza della posizione di ciascun portatore del titolo da quella
del portatore precedente, sia sotto il profilo della titolarità del diritto che sotto quella del
contenuto, scaturisce dalla modalità d’acquisto del diritto cartolare che avviene sempre a
titolo originario quindi dell’acquisita proprietà del documento secondo le regole di circolazione
delle cose mobili.
L’articolo 2004 dispone che è vietata l’emissione di titoli di credito al portatore aventi ad oggetto
una somma di denaro «al di fuori dei casi previsti dalla legge», deve ritenersi per il rimanente
vigente nell’ ordinamento il c.d. principio delle libertà di emissione dei titoli di credito.
Poiché il rilascio del titolo di credito non ha, salva espressa volontà, effetto novativo rispetto al
credito
del quale si mira a favorirne la circolazione, vengono a far capo due rapporti obbligatori:
1. Rapporto cartolare. Che scaturisce dal rilascio del titolo, che può essere trasferito anche
ad un secondo portatore.
2. Rapporto fondamentale. Scaturisce dal rapporto esistente tra sottoscrittore e il primo
prenditore.
Il collegamento tra rapporto fondamentale e rapporto cartolare è dato dal c.d. contratto di
rilascio (o convenzione esecutiva) che è l’accordo tra debitore e creditore con il quale si conviene
la sottoscrizione e la consegna del titolo.
I due rapporti coincidono solo in capo al primo prenditore, successivamente con la spendita del
titolo, divergono in quanto il trasferimento del titolo non comporta il trasferimento del credito
causale: di conseguenza l’obbligazione cartolare si presenta nei confronti del terzo portatore come
sostanzialmente astratta, ossia svincolata da una relazione diretta preesistente che ne costituisca
la giustificazione economica.
A seconda che dalla lettura del documento sia individuabile o meno la natura del rapporto
fondamentale i titoli di credito si dividono in:
Ferma restando l’insensibilità del rapporto cartolare alle vicende del rapporto
Accanto alla titolarità del credito cartolare riconosciuta al proprietario del documento, la
legge riconosce una posizione soggettiva minore definita legittimazione attiva, attribuita al
possessore del documento.
La legittimazione attiva riconosce il diritto alla prestazione contenuta nel documento con la
presentazione del titolo, purché sia legittimato dalle forme prescritte dalla legge.
La legittimazione è una situazione giuridica tutelata come tale e non in quanto ad essa si
accompagni una presunzione di titolarità da ciò consegue che il possesso del documento in
conformità della legge di circolazione del titolo (possesso qualificato o legittimo) è condizione non
solo sufficiente, ma anche necessaria per l’esercizio del diritto cartolare.
Il debitore è comunque liberato se in buona fede adempie nelle mani di chi appare legittimato a
ricevere la prestazione, verificata la coincidenza.
Per questi documenti è frequente la clausola di incedibilità, il che li priva della loro funzione
circolatoria.
Si differenziano dal titolo credito anche per il mancato fenomeno dell’incorporazione,
poiché il diritto alla prestazione trova la sua fonte non nel documento stesso (mero
strumento di riconoscimento dell’acquirente), ma nel contratto originario (pagamento del
biglietto).
2. I cc.dd. titoli impropri. Sono quei titoli che servono a consentire il trasferimento del
diritto senza l’osservanza delle forme proprie di cessione. È comunque espressione di un
diritto d’acquisto a titolo derivativo, quindi sono opponibili tutte le opposizioni al cedente.
Le eccezioni
Le eccezioni reali.
Le eccezioni reali sono indicate in maniera tassativa nel primo comma dell’articolo 1993, sono
caratterizzate dall’opponibilità a qualsiasi portatore del titolo, indipendentemente da una sua
particolare posizione nella catena di circolazione del documento e dai suoi eventuali recedenti
rapporti con il debitore.
Le eccezioni personali
Le eccezioni personali sono quelle eccezioni che derivano da rapporti specifici tra il debitore e il
possessore, come ad esempio la compensazione con un credito del debitore nei suoi confronti o la
concessione di una dilazione di pagamento; sono definite personali perché possono essere
opposte dal debitore solo nei confronti di un determinato possessore.
- Le eccezioni personali in senso stretto. Questa categoria si riduce all’eccezione per
difetto di titolarità, ossia alla mancanza della qualità di proprietario del documento. Il
debitore rifiuta il pagamento perché il possessore legittimo non ha titolarità nel credito.
Esempio: si è portatori, ma non è stato rilasciato un contratto di rilascio o di trasmissione
- Le eccezioni personali fondate sui rapporti personali, cioè su rapporti diversi da
quello cartolare. Esempio tipico sono le eccezioni derivanti dal rapporto fondamentale
sottostante. Fanno riferimento a rapporti intercorsi con un determinato portatore per il
loro contenuto.
Il debitore non può opporre al portatore le eccezioni personali che avrebbe potuto opporre
ai precedenti possessori, a meno che non vi sia stato l'intento del portatore di
danneggiare il debitore privandolo di eccezioni che questi avrebbe potuto
opporre al precedente possessore (il presupposto è una collusione tra
portatore attuale e precedente).
È quello che avviene ad esempio nella girata di comodo in cui il possessore per evitare che il
debitore gli opponga un'eccezione, gira il titolo ad una persona compiacente che potrà
riscuoterlo senza che il debitore possa opporgli alcuna eccezione.
Il titolo di credito nasce con la sottoscrizione del documento che deve essere autografa,
basta anche un segno grafico che consenta di risalire all’identità del sottoscrittore. Proprio
apponendo la sua firma, il sottoscrittore acquisisce la proprietà del titolo cartaceo
attraverso la specificazione.
Tale disciplina si ritiene applicabile al titolo incompleto, che è stato sottoscritto ma privo
degli estremi atti ad individuare l’obbligazione cartolare, uscito dalla sfera di materiare
disponibilità del debitore senza o contro la sua volontà.
Nei casi d’incapacità legale, totale o parziale del debitore, la sottoscrizione avverrà
facendo ricorso ai meccanismi prescritti dal diritto comune, considerando però che
l’emissione di un titolo è un atto compreso tra gli atti di straordinaria amministrazione.
Quindi il curatore dovrà far risultare dal titolo la sua qualità, per evitare la responsabilità.
La sottoscrizione del titolo di credito può essere connessa a un’operazione intervenuta con
uno o più soggetti determinati ovvero a un’unica operazione intervenuta con la massa del
pubblico di risparmiatori.
Nel primo caso si parlerà di titoli individuali, nel secondo di titoli di massa. Mentre i
primi sono infungibili, in quanto caratterizzati da particolare contenuto, gli ultimi sono
fungibili, è data ai loro possessori la possibilità di raggruppamento o di frazionamento.
Sono considerati titoli di serie chiusa.
La legge non stabilisce i requisiti per la valida formazione, ma possono ricavati al contrario
dall’elencazione delle eccezioni reali e quindi:
- Riferibilità psicologica della sottoscrizione al soggetto il cui nome appare sul titolo;
- Capacità legale del sottoscrittore all’emissione;
La differenza consiste nel fatto che per i primi è possibile un adempimento uno actu, con
contestuale restituzione del documento, mentre per i secondi una restituzione del titolo sarà
possibile solo quando tutte le pretese sono state soddisfatte.
L’unicità dell’interesse sottostante alle varie pretese azionabili dal portatore differenzia dai
titoli complessi quei titoli caratterizzati da una pretesa principale e da pretese accessorie.
Il trasferimento del titolo deve comprendere sia i diritti principali sia quelli accessori ad essi
aderenti.
Per facilitare l’esercizio e la negoziazione delle singole pretese inerenti al titolo complesso e
dei diritti accessori, sono annesse al titolo le c.d. cedole che, una volta staccate dal
documento principale, acquistano la natura di titolo di credito suscettibile di circolazione
autonoma.
Con l’emissione, cioè il passaggio del documento dal possesso del debitore a quella del
primo prenditore, il titolo di credito comincia a circolare. La circolazione può essere:
Il fenomeno della circolazione impropria non può verificarsi per i titoli al portatore e per i
titoli all’ordine girati in bianco, per i quali l’attribuzione della legittimazione cartolare
coincide con la mera acquisizione del possesso materiale del titolo.
Titoli al portatore,
Titoli all’ordine
Titoli nominativi.
È il sottoscrittore del titolo che decide all’atto della creazione del documento, per l’una o per
l’altra delle predette forme di legittimazione. Si tratta di una scelta modificabile tramite
l’istituto della conversione del titolo, che consente di modificare la legge di circolazione
inizialmente fissata.
Il mutamento della legge di circolazione non può mai essere effettuato unilateralmente dal
portatore ma solo, su sua richiesta, dall’emittente.
1. I titoli al portatore
Il titolo di credito al portatore è quello per il quale la legittimazione all’esercizio del diritto
Quindi è sufficiente avere in possesso un titolo in buona fede per esercitare i diritti incorporati.
Anche laddove il documento rechi l’intestazione ad un nome, esso resta “al portatore” se vi è
apposita clausola (es. pagabile al portatore).
La c.d. libertà di emissione trova un limite che, pena la nullità del titolo, vieta l’emissione di titoli
atipici al portatore aventi ad oggetto il pagamento di una somma di denaro, ciò con il fine evidente
di evitare la formazione di documenti che, data la facile circolabilità, siano suscettibili di fare
concorrenza alla moneta legale.
Per somme di denaro superiori ai venti milioni, i titoli sono trasferibili solo a particolari
intermediari finanziari.
2. I titoli all’ordine
L’indicazione nominativa del destinatario della prestazione può variare durante la circolazione
ad opera dello stesso portatore, mediante una dichiarazione apposta sul titolo che prende il nome
di girata.
La girata è un ordine impartito dal girante al debitore di effettuare una prestazione a favore di un
altro soggetto (giratario).
Essa deve essere totalitaria (per tutta la somma) e incondizionata, altrimenti viene considerata
come “non apposta”.
1. La girata per incasso o per procura, nella quale viene attribuita al giratario la
legittimazione attiva di un mandato da incassare per nome e per conto del portatore precedente, a
titolo derivativo. Il giratario potrà girare il titolo solo per l’incasso.
Non attengono alla legittimazione, ma piuttosto alla particolarità del rapporto sottostante alla
girata:
Salvo diversa disposizione di legge, la girata non comporta alcuna responsabilità cartolare
del girante nei confronti del giratario per l’eventuale mancato pagamento del titolo.
3. I titoli nominativi
Tra questi sono compresi anche i titoli all’ordine, la loro intestazione deve necessariamente
contenere l’indicazione del nome dell'avente diritto alla prestazione: tale nome deve risultare anche
negli appositi registri dell'emittente che ha rilasciato il titolo (2021)
Il trasferimento della legittimazione, dunque, richiede la collaborazione (sia pure obbligatoria) del
debitore.
Il cambiamento della intestazione nominativa si chiama transfert e può essere richiesto sia
dall’alienante che dall’acquirente, ma in base a diverse condizioni.
1. Dall’alienante, la richiesta deve essere accompagnata oltre che dall’esibizione del titolo,
anche da certificazione rilasciata da un notaio o agente di cambio (SIM) che accerti
l’identità del richiedente e la sua capacità di agire.
2. Dall’acquirente, la richiesta deve essere accompagnata dal titolo e da un atto autentico
(atto pubblico o scrittura privata autenticata) dal quale risulti il trasferimento del
precedente intestatario.
Il trasfert avviene mediante l’annotazione del nome dell’acquirente sul titolo prima e poi sul
registro, ovvero mediante rilascio di un nuovo titolo del quale viene fatta annotazione sul registro.
Essa però si differenzia da quella dei titoli all’ordine sia per la forma che per gli effetti, in quanto
Non attribuisce il diritto a pretendere la prestazione ma solo quello di ottenere l’iscrizione
nel registro del nome dell’ultimo portatore in base ad una serie continua di girate.
Devono indicare necessariamente il giratario.
Devono essere autenticate e firmate da un notaio.
Pur essendo un titolo di credito nominativo, il giratario speciale dell’azione può esercitare i
suoi diritti
fin da subito.
Il problema del deterioramento del titolo nasce dall’applicazione rigorosa del principio di
letteralità. È attribuito al possessore il diritto ad ottenere dall’emittente un “titolo
equivalente”, control a restituzione del primo o rimborso delle spese.
La fattispecie del titolo deteriorato si realizza quando il documento sia ancora in grado di
consentire l’individuazione dell’impegno cartolare, ma vi sia il rischio che il processo di
degrado si aggravi.
La necessità del possesso qualificato del documento per l’esercizio del diritto cartolare determina il
problema di regolarne la sorte nel caso in cui il possesso venga meno per sottrazione, smarrimento
o distruzione.
Confliggono:
- l’interesse del portatore, il quale non vuole vedersi pregiudicata la possibilità di riscuotere la
prestazione;
- l’interesse del terzo di buona fede a mantenere fermo l’acquisto; - l’interesse del debitore a
non pagare doppiamente.
In caso di comprovata distruzione del titolo al portatore, la legge consente all’ex possessore
di ottenere, sulla base della sola dimostrazione del precedente possesso, a sue spese, dal debitore
“un duplicato o un titolo equivalente” (secondo che si tratti rispettivamente di un titolo
individuale o di un titolo di massa).
Laddove il titolo presunto distrutto risulti invece in circolazione prevarrà il diritto acquistato sullo
stesso da eventuale terzo acquirente di buona fede, salvo effetto liberatorio, per il debitore, del
pagamento fatto al portatore del duplicato o del titolo equivalente.
Se la prova della distruzione non viene pienamente raggiunta, si applicherà la disciplina dello
smarrimento e sottrazione, che, escludendo ogni forma di applicabilità di ricostruzione della
legittimità cartolare (procedura di ammortamento) riconosce all’ex portatore decorso il termine di
prescrizione, di ottenere la prestazione.
Al debitore è concessa l’efficacia liberatoria del pagamento al portatore nelle more di tale termine.
bianco o non ancora scaduto, può ottenere un duplicato dello stesso (art. 2019).
Ai titoli nominativi si applicano le stesse norme previste per i titoli all'ordine (art. 2027). Le fasi
della procedura:
Il crescente incremento degli scambi nell’ambito del mercato mobiliare ha determinato l’esigenza
di sostituire al meccanismo tradizionale della circolazione cartacea quello di una mera circolazione
scritturale, dando così luogo alla cosiddetta dematerializzazione dei titoli di credito.
Il sistema si presenta come una strutturale piramidale facente capo ad una società di gestione
presso la quale sono accesi una serie di conti intestati agli intermediari specializzati, ripartiti per
specie e qualità, in cui vengono registrati i titoli della rispettiva clientela, mentre, ad un livello più
basso, si collocano i conti individuali nei quali sono registrati quelli di spettanza dei singoli clienti.
Questa movimentazione viene poi riportata dai rispettivi intermediari sui conti individuali delle
parti interessate.
La sostituzione della posizione possessoria su species di titoli individuati con una mera posizione
contabile implica che l’adozione del sistema scritturale, in quanto comportante una
disindividualizzazione dei titoli, è possibile solo per i titoli di massa.
Un primo passo verso il superamento della circolazione cartacea è stato compiuto dal legislatore
italiano mediante una legge speciale, con la quale si è attribuito alla Monte Titoli S.p.a. l’esercizio
in esclusiva dell’attività di gestione centralizzata dei titoli di massa, sotto il controllo
congiunto di CONSOB e Banca d’Italia.
Tale sistema prevedeva la possibilità di subdepositarli presso il gestore accentrato, previo consenso
scritto del cliente. Tuttavia, era previsto che il cliente non avesse diritto a ricevere in sostituzione, a
richiesta, gli stessi esemplari cartacei a suo tempo consegnati, ma altrettanti titoli della stessa
specie.
Per quanto riguarda il trasferimento scritturale dei titoli, la legge speciale riconosceva allo stesso gli
effetti propri del trasferimento secondo la disciplina legislativa della circolazione dei titoli, con
conseguente autonomia della posizione dell’acquirente sia sotto il profilo dell’esercizio che sotto
quello dell’acquisto del diritto.
L’esercizio dei diritti inerenti ai titoli accentrati, per quanto riguarda i diritti patrimoniali, aveva,
inoltre, luogo in forma collettiva ed anonima, tramite la società di gestione, da parte degli
intermediari in base alle risultanze dei loro conti presso il gestore, mentre quello dei diritti
amministrativi era riservato ai singoli investitori previa l’esibizione di apposita certificazione.
Tale disciplina è stata poi inserita nel TUF con conseguente abolizione del monopolio attribuito alla
Monte Titoli S.p.a. e della restrizione del sistema ai titoli di massa.
Tale sistema è stato definito di dematerializzazione debole, in quanto non sostituisce in toto il
sistema scritturale a quello cartaceo, sia perché l’immissione dei titoli nella gestione accentrata
avviene su base volontaria, sia perché l’emissione del titolo è sempre soggetta all’uso dello
strumento cartaceo mentre il possesso individuale della chartula può in ogni momento essere
ripristinato con il ritiro degli esemplari cartolari equivalenti.
Un ulteriore passo verso il superamento del sistema cartonare è stato compiuto con il d. lgs.
n.213/1998, istitutivo dell’euro, che ha introdotto, per gli strumenti finanziari negoziati o destinati
alla negoziazione nei mercati regolamentati italiani, il divieto di essere rappresentati da
titoli ai sensi e per gli effetti di cui al titolo V, libro IV del codice civile (c.d. dematerializzazione
obbligatoria legale o di primo grado). Divieto poi estensibile in funzione della loro diffusione tra il
pubblico (c.d. dematerializzazione obbligatoria regolamentare o di secondo grado), lasciando
libertà agli emittenti di sottoporre gli strumenti finanziari alla disciplina della decartolarizzazione
(c.d. dematerializzazione facoltativa).
Il divieto di uso dello strumento cartaceo operava anche rispetto ai titoli già emessi, mentre per
quanto riguardava le emissioni future veniva previsto che l’emittente avrebbe dovuto comunicare
alla società di gestione, da lui scelta, la specie di titoli e il loro ammontare globale da registrarsi in
appositi conti, da ripartirsi poi su conti degli intermediari e su quelli dei clienti.
La soppressione dello strumento cartaceo non rendeva applicabile le norme codicistiche sui titoli di
credito, tutte fondate sul concetto di incorporazione del diritto nel documento.
Allo scopo di evitare che la scomparsa del supporto cartaceo privasse il titolare degli strumenti
finanziari della particolare tutela propria del sistema cartolare, il d. lgs. n. 213/1998 conteneva una
serie di disposizioni ricalcanti fondamentali del sistema cartolare.
Poiché non è immaginabile che per i titoli decartolarizzati sussista una disciplina di tutela
del creditore più intensa di quella prevista per i titoli cartacei, dovrà ritenersi che l’effetto
liberatorio, derivante dall’adempimento effettuato a favore dell’intestatario del conto, trovi
il limite del dolo o della colpa grave del venditore e che l’insensibilità della posizione
dell’acquirente alle eccezioni personali all’intestatario precedente incontri il limite dell’agire
intenzionalmente a danno del debitore.
Tuttavia il sistema normativo descritto viene ribaltato per effetto del d. lgs. n. 27/2010, il
quale ha riscritto l’intero titolo II della parte III del TUF.
Quindi, mentre nel vigore del d. lgs. 213/1998 e del vecchio testo della parte III del TUF, era
il sistema della dematerializzazione forte ad usufruire della disciplina relativa alla
circolazione scritturale degli strumenti finanziari in deposito accentrato rappresentati da
titoli, ossia muniti di supporto cartaceo, nella nuova normativa descritta avviene
esattamente l’inverso. È il sistema della dematerializzazione debole, compatibilmente con la
presenza della chartula, ad usufruire della disciplina degli strumenti finanziari
decartolarizzati.
Quest’ultima ricalca quella precedente con una più dettagliata disciplina degli adempimenti
a carico degli intermediari, con la sostituzione, per l’esercizio di alcuni diritti
amministrativi, alla certificazione scritta da esibire all’emittente di una comunicazione
telematica inviata direttamente a quest’ultima dall’intermediario.