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Il corso è psicologia cognitiva mutuato per 6cfu sotto il nome “psicologia generale”
3 principi:
• Influenze sociali sul comportamento (il senso della vergogna, il E etto pop out
sentirsi l’unico che fa qualcosa rispetto agli altri
LEZIONE 3 - 01/10
ff
COMPORTAMENTISMO:
Se in una fase intermedia inizia il condizionamento: ogni volta che gli viene
seguito, quando non verrà più riprodotto quel suono, basterà la vista del coniglio
per far disperare il piccolo Albert. Questo può essere riprodotto quante volte si
Approccio classico:
Paura del ragno → ragnatela → ti senti soffocare dalla tua “rete” di relazioni.
Nuove tecniche:
Ti viene posto un ragno sempre più vicino e viene associato a delle sensazioni piacevoli, così
che diventi più facile fronteggiarlo gradualmente.
Se curi un sintomo, resta una causa più profonda? E se risolvo questa causa risolvo anche
ogni sintomo? Il sintomo fa parte di una rete e agendo sul sintomo cominci a disgregare la rete!
• Biologia (1 lezione) [il prof è convinto che non tutto ciò che c’è da sapere sulla mente è
ottenibile dalla conoscenza dei substrati neurali]
• ...
LEZIONE 4 - 05/10
LEZIONE 5 - 06/10
LEZIONE 6 - 08/10
Il cavallo reagisce non risponde! E lo fa non alla domanda (il cavallo non sa che quella è una
domanda né che cos’è il linguaggio) ma al semplice stimolo sonoro, o meglio ancora, alle
vibrazioni nell’aria, reagisce battendo gli zoccoli. Dobbiamo essere in grado di descrivere
oggettivamente cosa sta accadendo senza avere implicazioni e rimandi ad altre sovrastrutture.
Dove? In Germania
Pfungst constatò, pertanto, che il cavallo reagiva agli stimoli visivi del linguaggio corporeo di
von Osten, riuscendo a cogliere le involontarie modifiche posturali ed espressive che
intervenivano nel corso degli esperimenti
Anche se tu sei convinto di essere neutrale mentre fai la domanda al cavallo, sai che devi
aspettarti uno o due zoccoli, e, avendo un’aspettativa, tu impercettibilmente quando il cavallo
conferma la tua ipotesi ti rilassi un’istante o rimani teso in attesa del secondo zoccolo in base
alla risposta che ti aspetti.
LEZIONE 7 - 12/10
http://presentazionidippsico.altervista.org/?q=node/17#overlay=%3Fq%Dadmin%252Fcontent
http://presentazionidippsico.altervista.org
Parlano della natura dell’uomo, tu sei insoddisfatto, ti offro la possibilità di non esserlo, ma
dopo una settimana ritorni a essere insoddisfatto, l’illusione come possibile fuga dalla verità,
non è per gli uomini la felicità a cui essi aspirano.
Allora Giove crea malattie e sofferenza con l’intento di indurre ad apprezzare di più i valori
positivi della vita. Ignoranza a cui si contrappongono la sapienza e la verità.
Per via del loro temperamento invia tra di loro la verità, così che a loro possa apparire vano
ogni terreno piacere e acuire i dolori, l’impossibilità di essere felici, questa consapevolezza,
datagli per mezzo della merità che tanto agognavano, è l’amore punizione che Giove riserva
all’umanità. L’immaginazione funziona quando c’è spazio per l’illusione ma se la verità è tra gli
uomini l’illusione è impossibile. Non serve illuderti se sai che ti stai illudendo.
Nelle operette morali la verità (/destino) esiste ed è immutabile, mentre Morfeo in Matrix si
rifiuta di credere al destino.
La tragedia di Edipo è considerata la nascita del segno della coscienza nella società
occidentale. Ha avuto moltissime influenze nel campo della psicologia e sociologia.
Non dobbiamo discutere solo per prevalere, ma per raggiungere un’approssimazione di verità.
Il fulcro della discussione riguarda altro dalla verità (non ci sto capendo un cazzo send help)
La verità è una nozione. Qual è il ruolo del concetto di verità nelle nostre interazioni?
LEZIONE 10 - 19/10
A loro volta ci sono diversi metodi empiri e altrettanti metodi non empirici.
Per quanto riguarda la logica occorre fare una distinzione tra verità e validità:
Flip è un gatto.
Flip è un felino.
In questo caso abbiamo un ragionamento valido e vero, ma non sempre le due cose
coincidono:
Antonio è ateo.
Antonio è comunista.
La logica assume per vero degli assoluti che non sempre sono veri.
Validità ≠ Verità
Il valore di una grandezza fisica è il rapporto tra la grandezza fisica stessa ed un’altra
grandezza della medesima specie, ovvero l’unità di misura scelta.
Questo rapporto viene stimato per mezzo di uno strumento di misurazione opportunamente
tarato.
Misurare significa far corrispondere dei numeri a degli oggetti o eventi secondo delle regole.
Una volta convertito queste caratteristiche in numero è possibile confrontarle tra le misurazioni
di caratteristiche affini. Matteo è alto 180cm, Luca 177cm. Matteo è più alto di Luca, di 3cm.
In linea di massima uno psicologo non misura cose come l’altezza o il peso, è un problema
capire quanto una persona sia felice e se lo sia più o meno di un’altra.
IL CONCETTO DI VARIABILE:
La variabile è un insieme di proprietà che si escludono a vicenda: o sei obeso o sei normopeso,
o sei alto o sei basso, o biondo o bruno, o hai gli occhi azzurri o marroni...
Tuttavia, talvolta si potrebbe generare un’ambiguità! Una persona affetta da eterocromia, ossia
gli occhi di due colori diversi, ha gli occhi chiari o scuri? Dove la colloco?
Ecco che, stringendo il campo a cui fa riferimento la mia variabile posso risolvere questo
problema: “colore occhio destro” e “colore occhio sinistro”. Divido la mia variabile in due
variabili e risolvo l’ambiguità.
• Una variabile è qualitativa quando la caratteristica dell’oggetto non viene misurata per
mezzo di numeri ma per mezzo di categorie. Il sesso viene classificato in base a delle
categorie, maschile e femminile, non gli è stato attribuito un numero, un valore, ma una
categoria.
• Quando una variabile può assumere un qualsiasi valore in un insieme continuo, si parla di
variabili continue. L’altezza, il peso sono variabili continue, in quanto i loro valori non sono
limitati a numeri intere o specifiche categorie
• Se invece una variabile può assumere soltanto dei ben delimitati e determinati valori, senza
passaggi intermedi tra l’un a e l’altra si parla di variabili discrete, o discontinue.
Il numero dei figli di una coppia, il numero degli iscritti al corso di storia medievale, sono
variabili discrete. Una coppia non può avere due figli e mezzo, due figlie e tre quarti, due figli
virgola otto. O due o tre.
Sia le variabili qualitative che quantitative possono essere sia continue che discrete.
Al contrario il colore degli occhi è qualitativa continua, il passaggio da una categoria all’altra
può avere assumere anche una gamma di sfumature intermedie impercettibili, pur restando
della categorie, quindi qualitativa, senza dover far ricorso a numeri che la renderemmo
quantitativa.
Il numero di stimoli ricordati dopo un test è quantitativo discreto. Possiamo dire quanti stimoli
ricordi il soggetto, ma questi possono assumere solo valori interi, o si ricorda 5 stimoli o 6 non
è possibile ricordare 5,2 stimoli.
LEZIONE 11 - 20/10
Se prendo quante volte hai risposto con certezza si e quante volte con certezza no e le metto
su un grafico è sempre una variabile discreta come sì e no? Oppure diventa continua?
ABBIAMO CAMBIATO VARIABILE! Prima era “risposta” che poteva essere si o no ora è
“confidence, grado di certezza” sicurezza con cui hai detto sì o no: sono due variabili diverse!
Se pongo il “genere” lungo una scala biologica, ad esempio ormonale, in che modo
qualificheremmo questa variabile? Se si passa da ♂ o ♀ a qualcosa di più ampio, si cambia
variabile? No, semplicemente la si ampia.
Se misuro i livelli ormonali però, sto facendo quanto maschio e quanto femmina? In tal modo
da qualitativa discreta (o ♂ o ♀ ) diventa quantitativa? Sì è quantitativo e continuo perché
non ho dei livelli definiti, quindi è continua, e quantitativa perché sto vedendo numericamente
quanto è, e non ho più delle categorie qualitative.
Il genere resta qualitativo, ho due categorie, o maschio o femmina, cambia la variabile, quello
che sto misurando, e diventa “livello ormonale”.
In sintesi, VARIABILE:
• Continua: il passaggio da un valore all’altro nella scala di misurazione (che sia quantitativa o
qualitativa) è graduale e comprende tutte le gradazioni possibili.
Quando faccio un esperimento tengo in considerazione l’entità delle variabili e la loro relazione,
dipendente o indipendente. Vanno specificate bene, definite bene le categorie che valgono, ciò
che prendo in considerazione.
In ogni disegno di ricerca ogni variabile ha un ruolo sia questo dipendente o indipendente da
un’altra variabile. In due disegni di ricerca diversi, la stessa variabile può avere un ruolo
diverso.
LEZIONE 13 - 26/10
L’emozione è una variabile qualitativa; invece se misuro l’intensità delle emozione è come se
stessi misurando il peso l’altezza l’intensità elettronica ed è quindi una variabile quantitativa.
Qualunque variabile in base all’obiettivo di ricerca può assumere il ruolo di variabile dipendente
o indipendente.I ruoli variano in base al disegno di ricerca, ma in QUEL disegno specifico il
ruolo è definito, stabilito, non varia in base al risultato se questo non conferma la nostra ipotesi.
L’assunzione di x farmaco è secondo la mia ipotesi causale della diminuzione delle ore di
sonno, se questa correlazione poi non c’è non fa nulla, a posteriori non posso modificarlo.
In alcuni testi 4, c’è la categoria dei ”quasi esperimenti” ossia quando tu non puoi fare dei
particolari controlli che ti permettono di dire se c’è una correlazione di causa effetto.
Se entrambe le variabili si influenzano vicendevolmente allora significa che non c’è alcuna
correlazione tra queste due, o sono dipendenti o indipendenti entrambe le cose no.
Concetto di valore ecologico: nella realtà le cose funzionano in un certo modo, quando le
isolo in laboratorio ho molto più controllo, ok, ma adesso che hai studiato le mie reazioni
chiuso in un laboratorio, hai avuto le mie stesse reazioni che se l’avessimo fatto nella realtà,
fuori da qui? Lo studio migliore è quello che garantisce la miglior qualità ecologica.
Cos’è il controllo della variabile da parte dello sperimentatore? Lo si può effettuare attraverso
la manipolazione, la manipolabilità delle variabili. E attraverso ciò il quasi esperimento può
diventare un esperimento.
La variabile età non è manipolabile, non posso stabilire chi ha 10 anni chi 80.
Se il quasi esperimento mi permette di trovare delle relazioni di causalità tra le variabili questi è
un disegno sperimentale altrimenti è un disegno correlazionale. ((Quella del quasi esperimento
è una categoria transitoria)).
Disegno correlazionale: mi fa capire l’entità delle correlazioni, dirette, inverse o nulle, tra le variabili
Bisogna capire che cos’è l’intelligenza se è stabilita alla nascita, da cosa, se cambia col
tempo... Il QI non lo puoi manipolare, idem la personalità ma ci sono alcune variabili
manipolabili.
Assegnazione randomica. Tra le varie tecniche per manipolare le mie variabili spicca
senz’altro la randomizzazione. Devo avere la possibilità di assegnare casualmente ai vari
trattamenti, i soggetti. Tu apparterrai al gruppo di un’ora di esercizio fisico al giorno tu invece al
gruppo delle 4 ore. Ma non è tutto sempre così semplice.
Se io non assegnassi i pazienti ai vari gruppi di trattamento in modo randomico non potrei
parlare di disegno sperimentale e di correlazione causale.
Tu credi che la variabile che causa il miglioramento è quella che hai in testa te invece no.
Assegnando i soggetti a caso si evita che questi cadano nei loro baias.
Se uno crede nella psicoterapia e lo metto nella psicoterapia potrà manifestare degli effetti
alterati, così come uno che ne è perfettamente scettico.
Non posso sapere le credenze e i pensieri delle persone, non posso escludere l’errore ma
posso distribuirlo. Certo può sempre capitare, ma la probabilità diventa bassissima. Per una
questione di privacy non posso sapere tutto quello che può accadere nella realtà, non posso
controllare tutto, quindi faccio il contrario e non controllo nulla se non la variabile che voglio io,
il resto è assegnato al caso così la probabilità che una variabile che non sto controllando
influenzi in modo sistematico i risultati del mio esperimento diventa molto bassa.
Più il numero preso in esame di soggetti è piccolo più le fluttuazioni sono possibili.
Prima ancora del trattamento posso fare un pretest che misura la capacità mnestica (della
memoria) dei soggetti, di ricordare le cose, così da avere una vera baseline che non posso
dare per scontata. Perché magari in un gruppo mi sono capitate persone che hanno già
un’ottima memoria mentre nell’altro hanno una pessima memoria; con il pretest so qual è il loro
punto di partenza veritiero.
LEZIONE 16 - 02/11
Caso B tiratore esperto ma mirino deviato, l’errore si concentra in un punto che è il punto
sbagliato.
Caso C tiratore novizio ma sempre mirino deviato, l’errore è più distribuito ma comunque
deviato sistematicamente.
1) vizio di campionamento
2) vizio nella misurazione
3) vizio nelle aspettative
Vizio di campionamento:
Elezione del presidente usa 1936, Landon vs Roosevelt, usavano dei campionamenti, gli exit
pool preliminari, facevano un’indagine telefonica, e davano 4 a 1 la vittoria di London, i risultati
sono stati diversi e ha vinto Roosevelt. Come mai quest’errore grossolano?
Ho un gruppo sperimentale
Dopo aver continuato con quelli che sono rimasti, avrò ottenuto dei risultati che non sono
attendibili, perché? Anche se io li ho randomizzati loro si sono autoselezionati, sono rimasti
solo i tolleranti, i suscettibili, i sensibili hanno abbandonato. Questo è un grave errore.
Se posso fare questo controllo (la randomizzazione) sono tutelato dall’errore sistematico, se
non posso fare la randomizzazione sono esposto per definizione SEMPRE a questo rischio.
LEZIONE 17 - 03/11
Qualora il Messaggero pubblicasse una fake news, la fonte è affidabile ma la notizia non sarebbe
attendibile.
L’affidabilità dev’essere stabile nel tempo e deve avere una coerenza interna, l’attendibilità è l’accordo
interosservatori, tra più osservatori, come per una notizia se viene riportata da più fonti.
2) di Costrutto, se questo test si differenzia da altre possibili misure; il contenuto deve essere
rispettato (contenuto) e specifico (costrutto) di quello esame, i contenuti devo essere differenziati,
l’esame di psicologia cognitiva non può essere uguale a quello di p. della memoria.
3) Esterna, misura la generizzabilità dei risultati, replicabile anche fuori da quel laboratorio.
4) Predittiva, il test di ingresso deve essere fatto affinché chi passa riesca anche ad avere
successo nel percorso universitario.
Effetto Howthorne e Effetto Rosenthal, che si risolvono col Singolo cieco o col Doppio cieco.
Effetto Howthorne:
È il nome di una fabbrica, inizi del 900, ipotesi: i lavoratori avrebbero potuto beneficiare di
un’illuminazione maggiore mentre si lavorava. Un gruppo si presta, mentre gli altri continuano a
lavorare come di norma. Quale gruppo era stato più produttivo? Ambiente più illuminato o
illuminato normalmente?
L’ipotesi è confermata, i soggetti più produttivi erano quelli del gruppo più illuminato.
Hanno rifatto la prova con meno luce rispetto alla norma e l’effetto è stato il medesimo.
Quindi l’illuminazione non influisce. È passato alla storia perché ci ha spiegato che se il
soggetto consciamente o inconsciamente sa di esser stato monitorato sulle sue capacità,
tende ad alterarle, magari per fare bella figura.
Effetto Rosenthal:
Il preside dice agli insegnanti di aver fatto lo screening sulle capacità e le conoscenze di tutti gli
studenti della scuola, e passa delle liste, a inizio anno, agli insegnanti, dove venivano riportati
gli studenti più talentosi di ogni singola classe.
Il preside voleva capire se era giusto differenziare gli insegnamenti e le modalità in base alle
capacità degli studenti.
A fine anno, si è scoperto che tutti che quelli che nella lista erano i talentuosi erano quelli che
nell’esame di fine anno avevano riportato i risultati più alti.
E allora? E allora il preside aveva mentito, non aveva fatto lo screening, aveva randomizzato i
nomi dei talentuosi, mostrando quindi come le aspettative degli insegnanti possano influire nel
rendimento degli studenti, consciamente o meno, favorendoli, supportandoli ecc...
Se temo l’effetto Howthorne posso tenere il soggetto all’oscuro delle ipotesi, Singolo cieco sui
soggetti, se temo l’effetto Rosenthal uso il Singolo cieco sullo sperimentatore, e quindi faccio
raccogliere i dati a qualcun altro, senza metterlo al corrente sulle ipotesi. Se temo entrambi posso
usare il Doppio cieco.
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STATISTICA DESCRITTIVA:
Correlazione
classificazione, sintesi e rappresentazione dei dati appresi dallo studio di una popolazione
I risultati ottenuti nell'ambito della statistica descrittiva si possono definire certi, a meno di
errori di misurazione dovuti al caso, che sono in media pari a zero. Da questo punto di vista si
differenzia dalla statistica inferenziale, alla quale sono associati inoltre errori di valutazione.
INFERENZA STATISTICA
Inferire è quindi trarre una conclusione come ad esempio accade nel sillogismo. Inferire X
Significatività statistica
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Con la statistica descrittiva, la prima cosa che posso fare con i miei risultati è ordinarli, così
capisco il range.
Mediana: valore centrale, non sommo nulla, la mediana è il valore che spezza in due la
distribuzione
Se facessi la somma degli scostamenti di ogni valore rispetto alla media otterrei 0, che si
annullano, quindi i valori vanno presi assoluti in MODULO!
...
prima ho fatto l’elevamento al quadrato (scarti quadratici) , ora devo fare la radice quadrata
√84,8 = 9,2 che è la varianza della mia serie di numeri anche indicata con SD, Standard Deviation
LEZIONE 18 - 5/11
Se un farmaco ha una varianza troppo alta non va bene, cura alcuni e ammazza altri, sarebbe
assurdo. Un farmaco ottimale dovrebbe far guarire molti, altri farli stare meglio e al massimo
non sortire alcuno effetto in rari casi.
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Scompaiono i numeri di partenza e tutto viene riformulato in altri termini si applica a qualsiasi
scala, non ci sono più i valori di partenza ma gli indici di variabilità, la deviazione standard, così
da rendere possibile qualsiasi tipo di confronto tra qualsiasi unità e scala di misura.
Nel grafico D non c’è alcuna distribuzione che coglie l’andamento tra l’altezza in cm e i risultati
ai test, qui si può dire che non c’è correlazione.
LEZIONE 19 - 09/11
Nel secondo caso quel valore “media” veramente significa qualcosa, nel primo caso, ad alta
variabilità quel numero non conta veramente nulla.
Se non ho una misura continua non ha senso calcolare questo tipo di correlazione.
Ogni soggetto dev’essere libero di poter essere collegato in un qualsiasi punto del grafico.
Per capire se c’è una correlazione tra due variabili (IQ e QPA), ho 10 soggetti, ciascun soggetto
ha due valori, uno per variabili.
Non posso restare vincolato ai miei valori grezzi, magari non posso confrontare due misure,
perché di entità diversa, ma dal momento in cui trasformo i miei dati grezzi nell’indice di
variabilità, ossia la deviazione standard, che è universale, posso rapportare, confrontare e
cogliere la correlazione tra due qualsiasi variabili e misurazioni.
Dunque, ricavo la deviazione standard per poter confrontare due variabili, misure, senza essere
vincolato alla loro scala o alla loro diversa unità di misura che potrebbe renderle altrimenti
inconfrontabili. Fatto ciò posso trovare l’indice di correlazione tra le mie due variabili.
21, la mia differenza rispetto alla media è ancora un punteggio grezzo, lo standardizzo, ossia
lo divido rispetto alla deviazione standard, e l’ho standardizzato perché l’ho rapportato
all’indice di variabilità.
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Lo è il tradimento o l’essere incinta? Nessuna delle due cose! Ma la volontà del suo
LEZIONE 20 - 10/11
Dalla varianza si ricava la deviazione standard “ds” dal quale si ricava l’errore standard “es”.
Osservando solo la differenza non posso capire nulla, devo capire da cosa è data, se da una
fluttuazione enorme o una dispersione contenuta.
Prendo un valore, considero la sua differenza rispetto alla media, e questa differenza la divido
per l’indice di dispersione, ossia SD.
Ipotizziamo di voler scoprire se c’è una correlazione tra altezza e lettera con cui termina il nome.
Raccogliamo dei dati e negli USA scopriamo che se il nome termina in consonante sei
solitamente più alto della media.
Non potendo manipolare il nome delle persone, non scegliendolo io come ti chiami u, lei, lui...
non si tratta di undisegno sperimentale.
Come spiego i dati che ho raccolto? Capisco che quel risultato dipende da altro.
Una variabile è fittizia, c’è un “super errore sistematico”: non ho potuto randomizzare né
manipolare la variabile nome. L’errore è sistematico perché sistematicamente correla con la
variabile che indago io, l’altezza. Ma qual è questo errore sistematico? In Italia quasi tutti i nomi
terminano per vocale, in America è frequente che i nomi terminino in consonanti.
È statisticamente più probabile che un nome di maschio termini per consonante piuttosto che
un nome di femmina termini con consonante: quindi le variabili sono genere e altezza e non
nome e altezza! È questo ciò che spiega il fenomeno, il genere era una variabile
nascosta! Non avendo potuto randomizzare questo è il rischio che mi sono preso.
LEZIONE 21 - 12/11
Quando faccio una correlazione posso disinteressarmi dei punteggi dei singoli, mi interessa il
confronto tra medie. Meno dispersione c’è attorno a un valore medio più è attendibile quella
media. Il valore medio lo posso prendere ovunque ma devo capire se è immagine reale del
trattamento che ho effettuato. Se somministro un farmaco non posso avere uno che muore e
uno che guarisce al massimo uno che guarisce completamente e uno che guarisce un po’
meno.
In un gruppo dove la variabilità è grande, cosa posso fare per sperare che il confronto tra i due
gruppi possa essere significativo? La variabile verde a dx non entra mai nei risultati ottenuti da
quella azzurra, sono veramente due gruppi diversi, quindi devi aumentare la differenza interna
di un gruppo pur facendo restare lo stesso errore interno.
Se l’errore interno ai gruppi è piccolissimo e basta una piccola differenza, significa che quella
differenza è significativa.
i ft
Il metodo grafico per rappresentare tutto ciò è con un
grafico a barre.
a
II
Blu e verde sono entrambe delle medie e c’è la stessa
differenza tra i due gruppi, tra il blu verde di sinistra e il Ora abbiamo messo anche l’errore
blu verde di destra.
Se l’errore standard di uno va oltre al valore medio dell’altro, come nel gruppo di sx, significa
che c’è una notevole dispersione interna. L’errore standard si rappresenta con una barretta.
Tu vorresti che queste due medie fossero ben differenziate tra di loro, che chi è sottoposto a
un farmaco non sia come chi prende un placebo, vorresti chiarezza.
A destra la differenza che c’è, è più significativa - pur essendo numericamente e visivamente
la stessa differenza tra medie. Quello che ci fa capire quale è più significativa è la distanza tra
le due coppie di linee tratteggiate - perché l’abbiamo rapportata all’errore interno del gruppo.
Se varia tanto, se c’è tanta dispersione non è rappresentativa.
Concludiamo quindi che ha più senso confrontare i dati tra le due medie del gruppo di destra
rispetto a quello di sinistra, poiché in quello di destra c’è meno errore standard e sopratutto
l’errore standard di uno non va oltre alla media dell’altro indicando quindi una minore
dispersione interna attorno al valore medio e conseguentemente una maggiore affidabilità e
significatività rispetto al gruppo di sinistra.
Come posso far diventare significativa la differenza tra la media blu e la media verde a sx, dove
c’è una grande dispersione interna, molto errore standard?
C’è confusione, cambia poco l’effetto, il risultato, se prendi il farmaco verde o blu nell’esempio
di sinistra. Serve più distinzione tra i due farmaci altrimenti sortiscono il medesimo effetto.
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caso 1 Caso2
1) classe/livello scolastico
2) lunghezza parole
Lo stesso discorso va fatto con la variabile lunghezza parole, è una variabile discontinua a 2
livelli. Poi c’è il tempo di lettura che è una variabile continua.
Faccio una media complessiva che include sia il tempo impiegato a leggere le parole lunghe
che le parole corte, e lo ripeto per tutti e tre i gruppi, prima terza e quinta elementare.
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Interazione: le variabili si influenzano a vicenda?
Se il tempo di lettura per la lunghezza delle parole restasse invariato rispetto alla classe,
significherebbe che otterrei la stessa differenza tra i tempi di lettura delle parole lunghe e
parole corte, una differenza costante, invariata: ovvero che la lunghezza delle parole non
compromette il tempo che ci si impiega a leggerle indipendentemente dalla classe. (Caso 2)
Invece il grafico (Caso 1) ci dice che l’effetto delle parole esiste ma è influenzato dal livello
scolastico: la differenza tra i tempi di lettura tra parole lunghe e corte non è costante,
varia col variare della classe. In prima si impiega molto di più rispetto alla quinta a leggere le
parole lunghe di quelle corte, in quinta invece questa differenza è praticamente irrisoria.
LEZIONE 22 - 16/11
Se io butto dentro la media parole lunghe e corte senza differenziarle, voglio sapere a
prescindere dalla lunghezza delle parole, quanto tempo, in ogni classe, ci si mette a leggere.
Ripeto per tutte e tre le classi. Confrontando le tre medie, cosa deduco? C’è una correlazione
tra classe e velocità? Sì c’è. Per ora non tengo conto della significatività statistica.
Se voglio tenere in considerazione la lunghezza delle parole, non tenendo conto della classe,
che faccio? Sommo le colonne blu e faccio la media, le colonne verdi e faccio la media, e
confronto la media delle parole lunghe a quella delle parole corte. Scopriremo che, ovviamente,
le parole lunghe richiedono più tempo a essere lette rispetto alle corte.
Ok ora come faccio a capire se c’è un’interazione tra la differenza di parole corte e lunghe e la
classe? Chiaramente si stanno influenzando, la classe influenza l’effetto della lunghezza delle
parole. In quinta c’è poca differenza tra parole corte e lunghe. (Caso 1)
Nuovo grafico. Ora rifaccio la media tra tutti i tempi di reazione della prima, poi della terza e
infine della quinta. E ottengo il valore medio ignorando la lunghezza delle parole: in prima si
legge molto più lentamente. Ora facendo l’effetto combinato, c’è un effetto della lunghezza
delle parole e anche della classe, si chiamano effetti additivi. Nel secondo caso non c’è
l’interazione, c’è l’effetto combinato, sia della lunghezza e della classe scolastica, ma questi
effetti restano entrambi non né che in una classe spariscono. Quello che manca è l’interazione
tra le variabili. Anche l’effetto della classe non si modifica in funzione della lunghezza delle
parole. L’interazione è misurata dall’analisi, mettendo assieme effetto a e b hai l’interazione.
Tra qualsiasi due variabili in qualsiasi esperimento.
Correlazione: riguarda un disegno statistico che non riguarda differenze tra medie, deve avere
variabili continue...
Interazione: è tra due medie, l’interazione ti dice qualcosa riguardo l’andamento tra queste
due variabili confrontandone la media. Una variabile influenza l’altra.
Nel primo test la differenza tra le due colonnine varia in base alla classe, nel secondo la
differenza sembra costante.
Queste due variabili interagiscono, si influenzano a vicenda non sono indipendenti. Ma questo
non posso saperlo prima, serve che sia il programma a dirmelo
In questo grafico (Caso 2) invece, i dati mi dicono che la differenza resta costante. Ma infatti
chi mi dice che in quinta la differenza del tempo di lettura tra parole lunghe e corte deve esser
diminuito? Magari in quinta elementare è ancora troppo presto.
Caso Trofim, personaggio della Russia di Stalin, un agronomo. Alcuni hanno detto che la
Russia ha perso la guerra fredda per colpa sua e della conseguente riforma agraria.
Egli aveva notato che dopo un inverno molto rigido, la primavera successiva il raccolto era
molto proficuo, un po’ come quando, se vogliamo, da piccolo hai ricevuto un’educazione molto
rigida, e da grande sei diventato una persona squisita.
Una teoria scientifica non deve essere puramente descrittiva come il darwinismo ma deve
potersi configurare come una guida per l’azione, com’è per il Lamarckismo.
L'idea di base della teoria di Lamarck era la seguente: l'ambiente cambia, gli organismi
lottano per adattarsi continuamente alle nuove esigenze del loro habitat, Questi sforzi
modificano fisicamente i loro corpi e questi cambiamenti fisici sono ereditati dalla prole.
Vale a dire, che l'evoluzione proposta dalla teoria di Lamarck era un processo sostenuto in
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fl
figli i tratti che acquisiscono dal modo in cui si relazionano all'ambiente
ff
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ff
fl
Tuttavia bisogna riconoscere a Lamarck la posizione
da
MAMMA
Darwinismo:
È una teoria evoluzionistica sviluppata dal noto naturalista britannico Charles Darwin e altri
autori. Secondo questa teoria, tutte le specie viventi derivano dalla selezione naturale di
piccole caratteristiche ereditate, le quali incrementano le abilità dell'individuo di competere,
sopravvivere e riprodursi.
2) Fra gli individui esiste una variazione fenotipica e tale variazione è ereditabile.
4) Qualora avrà luogo l'isolamento riproduttivo, allora si sarà formata una nuova specie.
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daeadoonella
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LEZIONE 23 - 17/11
Ricapitolo:
Poi c’è una variabile indipendente a due livelli “lunghezza delle parole”.
La differenza del tempo impiegato per leggere le parole corte e lunghe, a sinistra, diminuisce
man mano che i ragazzi crescono, in quinta la differenza è irrisoria. È chiaro che la variabile
“scolarizzazione” interagisca con “tempo di lettura”.
Tre effetti principali: effetto della variabile 1 - scolarizzazione, effetto della variabile 2 -
lunghezza parole, e l’eventuale interazione che può essere presente oppure no.
Nel secondo grafico l’effetto della scolarizzazione c’è comunque visto che le rette sono
inclinate a destra. C’è l’effetto della lunghezza delle parole perché le due linee sono distinte e
non sono sovrapposte. Non c’è interazione perché la distanza resta la stessa di classe in
classe. Sono due effetti principali che si sommano tra loro, restano entrambi ma non c’è
interazione tra le due variabili.
Se non ci fosse né l’effetto della prima né della seconda variabile ma solo una forte
interazione? Il grafico verrebbe a croce per via delle medie al centro.
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Esercitazione:
Soggetto 1 = A: 11 B: 51
Soggetto 2 = A: 9 B: 64
Soggetto 3 = A: 10 B: 8
Soggetto 4 = A: 11 B: 20
Biz
sa A
i i test vanno sugli assi,
B
i soggetti sono i puntini.
SBAGLIATO
so È evidente che tra A e B
so dissionarnterpretativa
non ci sia alcuna correlazione
come riesco vedere
io e
io secisonocorrelazioni
i ma ma
noi
e a s a
1
I
Altra esercitazione:
1) A1 B1 = 35
2) A1 B2 = 46
3) A2 B1 = 36
4) A2 B2 = 48
Voglio costruire un grafico per capire se tra queste due variabili c’è un’interazione (non
correlazione! Visto che sono medie non posso parlare di correlazione), se c’è l’effetto principale
di A e/o di B
ERRORI COMUNI: ricordati di assegnare un’asse a una variabile e un’altra asse all’altra
B1 =
Sonoduelineeparallele
B2 =
n
L'effettoprincipale diBe'è
a effetto
di B vistoche le due lineesono
so
distinte
so
Pervederesec'èl'effetto di A
n considero se A1 a prescindereda B
is
n e se A2 a prescindereda B
s
atB235
46 2 40,5 il numerorestalo
jpg
stesso quindinonc'è
1 2 A
Stiamo parlando di differenze tra medie, senza soggetti. I numeri sono dipendenti.
La media di A2 e la media di A1. L’andamento è orizzontale, quindi è circa lo stesso per A1 e A2,
dunque non c’è differenza tra le loro medie e quindi per quanto riguarda A non c’è effetto.
Se danno lo stesso valore significa che prendere poco o tanto caffè non cambia nulla nel
quadro del mio esperimento. Magari la quantità di caffè non sortisce effetto sui voti scolastici.
——————————————————————————————————————————
Noi siamo solo dei meccanismi che agiscono in base alle leggi meccanicistiche della natura, o
siamo anche altro? Anche se fossimo solo meccanismi fisici, non per questo siamo meno di
quello che eravamo, il dolore continua a esistere, la nostra vita continua ad avere il senso che
gli attribuiamo e non implicherebbe una visione della realtà meccanicistica e materialista
LEZIONE 24 - 19/11
Direzione
impulso
entrata
in
Figura A: Neurone motorio
direzione
impulso Figura C: è un Interneurone, che svolge il ruolo
IN
uscita
di connettere dei neuroni diversi
io mia ma
zitte
Sinapsi di un’altra cellula
i Nucleo
paonazze
Dendriti
sinapsi
Assone
fa
Nodi di Ranvier
Guaina mielinica
Rami cazione assonale
Bottone sinaptico
Cellula di Schawnn
Anche l’assone origina dal soma, ma è un singolo prolungamento che si assottiglia molto dopo
aver percorso una breve distanza, la lunghezza varia da qualche micron a diversi centimetri.
La zona deputata agli input sono i dendriti, che ricevono le informazioni e le inviano al soma.
La zona deputata all’output è l’assone, che invia le informazioni all’esterno del neurone.
I terminali assonali hanno un rigonfiamento, detto bottone terminale, all’interno del quale sono
presenti le vescicole sinaptiche.
Il termine sinapsi indica una struttura altamente specializzata che consente la comunicazione
delle cellule del tessuto nervoso tra loro (neuroni) o con altre cellule.
La parte che trasmette è sempre l’assone, quella che riceve solitamente sono i dendriti, talvolta
può essere il soma, o addirittura l’assone. Dette “asso-dendritiche; asso-somatiche; asso-assoniche”
Ganglio:
Noi interpretiamo certe nostre reazioni in termini di esperienze, tolgo la mano perché mi sono
scottato. Il nostro riflesso di togliere la mano avviene prima della nostra percezione del dolore e
prima della nostra consapevolezza di ciò che è accaduto. Io non ritraggo la mano perché provo
dolore, perché fisicamente ci vuole più tempo. È un problema su cui comunque si discute.
Il gatto spinale, con lo spinal cord recisa se gli pungi la zampa la ritrae ma non miagola, non
reagisce in modo appropriato,
Questo sistema essendo autonomo, perché ogni tanto non si attiva da solo? Perché non
interferisce? Intuitivamente siamo abituati a pensare al sistema nervoso come qualcosa che
trasmette le informazioni. C’è un sistema che lo blocca.
LEZIONE 25 - 23/11
Nella maggior parte dei libri ci sono i nomi della strutture, sistema limbico...
fi
encefalo
III co
Lui non fa domande sul tronco encefalico, mentre per quanto riguarda la corteccia serve sia il
nome → funzione, sia dove stanno queste cose, aree. E saperle disegnare.
(Il gatto “spinale” a cui viene sezionato, interrotto, il percorso che va dal cervello al sistema
nervoso periferico e viceversa, se pungo con un ago la zampa lui la ritrae per riflesso ma non si
arrabbia non urla o altro.)
Gli mancherebbe completamente la gestione delle proprie azioni. Non sarebbe distinguere il
bisogno di mangiare e bere. Il gatto mesencefalico mancherebbe di inserire gli stimoli esterni in
un quadro dove considera l’utilità delle proprie azioni.
Il talamo è una struttura del SNC collocata nel diencefalo, svolge una
funzione associativa tra aree corticali diverse. È una sorta di relè che
distribuisce l’impulso nel cervello.
Ipotalamo, “ipo” perché è più piccolo del talamo, sta sopra il talamo.
Sito nella partenza ventrale del diencefalo contro la e regola l’attività
endocrina, la termoregolazione e il sonno.
Cervelletto e gangli della base, siti nella parte basse vicino al collo
precisamente nel rombencefalo. Svolge un ruolo importante nel
controllo dei movimenti (per un 20% del totale delle sue funzioni) non
inizia il movimento ma lo coordina nella precisione; è coinvolto anche
nella memorizzazione, linguaggio, attenzione, nonché le risposte alla
paura e al piacere. Io potrei anche essere privato del cervelletto e vivere
normalmente, con qualche compromissione nell’equilibrio e postura.
C’è una connessione tra i bulbi olfattivi e i ricordi. Anche gli odori possono accendere dei
ricordi perché sono vicini. Ricordati “la ricerca del tempo perduto” di Proust, le petite medelaine.
Il cervello:
può essere definito come quella porzione di encefalo separata dalle restanti parti mediante un
piano orizzontale passante per la superficie superiore del cervelletto, ossia il prosencefalo,
termine che viene utilizzato come suo sinonimo: telencefalo + diencefalo
È, quindi, la porzione derivata dallo sviluppo delle vescicole diencefalica
(per il diencefalo) e telencefalica (per il telencefalo)
Il cervello si occupa, insieme al sistema endocrino, di parte della
regolazione delle funzioni vitali ed è sede delle regolazioni
omeostatiche e delle funzioni cerebrali superiori
La sostanza bianca, più interna è così per via della mielina che riveste
gli assoni neuronali.
Se si interrompe il collegamento tra due fibre della sostanza bianca che speranze abbiamo?
Che si ricolleghino, che se ne costituiscano di altre, grazie alle cellule staminali (cellule che
ancora non si sono specializzate e si sviluppano a seconda di dove vengono impiantate).
Se invece faccio una lesione nella corteccia, materia grigia, il danno è permanente.
Quindi è “preferibile” una lesione alla sostanza bianca che alla materia grigia.
• Telencefalo
• Diencefalo
• Lobo frontale
• Lobo parietale
• Lobo occipitale
• Lobo temporale
Si possono aggiungere:
• Lobo limbico
• Lobo dell’insula
• il talamo
• l’epitalamo
• Il metatalamo
• l’ipotalamo
Lobo limbico
• Il subtalamo
• Scissura calcarina
• Scissura parietoccipitale
• Scissura limbica
Insula
jfaa.FI
I
rapanettate
zigzagato
È la parte che più si è sviluppa nell’evoluzione e rappresenta la distinzione maggiore tra uomini
e le grandi scimmie.
Il lobo temporale è quella intorno alle orecchie e il nome deriva dal fatto che è l’area più
soggetta all’avanzamento dell’età, infatti i primi capelli bianchi ci spuntano vicino alle orecchie.
È sede della percezione uditiva e della memoria, ci fa comprendere l’intonazione del discorso.
Il lobo occipitale è da punta nella parte posteriore del cervello, e ha la funzione primaria visiva.
Per primaria si intende che è la prima area che riceve le informazioni che dall’occhio
deiarrivano alla corteccia.
Tutte le aree primarie sono le parti dei lobi che per prime ricevono gli stimoli e poi si
diramano in tutto il resto della relativa macroarea.
Il lobo parietale, in particolare la parete sinistra, si occupa della comprensione del linguaggio
parlato e scritto, mentre la parte destra dell’orientamento nello spazio e dell’attenzione.
Il lobo limbico è composto dalla circonvoluzione limbica, uno spesso giro di sostanza grigia
che si dispone sotto il corpo calloso e che ne segue il decorso. È connesso alle funzioni
emozionali, apprendimento e memoria.
Il lobo dell’insula è una porzione di corteccia cerebrale (sì, è materia grigia anche se interna)
che si trova in profondità all’interno della scissura di Silvio, tra il lobo temporale e frontale.
Nel passaggio dal lobo frontale al lobo parietale è presente la scissura centrale, o di Rolando,
che divide l’area motoria primaria dall’area somatosensoriale primaria.
schemi motori.
L’area somatosensoriale primaria è deputata alla ricezione degli stimoli sensitivi del tatto, del
Ogni "emicampo visivo" (una delle due metà del campo visivo) viene decodificato dall’area
visiva dell’emisfero opposto (e i campo sinistro → emisfero destro) in modo tale che ciò che è
a destra nel campo visivo viene letto dall’emisfero sinistro e viceversa.
Esperimento: Split-brain.
Questo drastico intervento, chiamato callosotomia, stacca i collegamenti tra i due lati della
neocorteccia, la sede del linguaggio, del pensiero cosciente e del controllo dei movimenti. Le
difficoltà di Vicki nel supermercato erano dovute a un cervello che si comportava, per certi
aspetti, come se in esso ci fossero due menti separate.
Grazie allo studio di questo gruppo, gli scienziati ora sanno che il cervello sano può somigliare
a una coppia di macchine nettamente diverse, cablate fra loro e costantemente impegnate a
scambiarsi torrenti di dati. Ma una volta tagliato il cavo primario, l’informazione – parole,
oggetti, immagini – presentata a un emisfero viene ignorata dall’altro.
Stimolo a destra
Doppio stimolo
Questo ci lascia intuire quanto i processi non coscienti siano
potenti e presenti nel nostro agire e nel nostro io cosciente.
Il soggetto vede gli stimoli ma non vede gli oggetti sotto il tavolo,
raggiungibili solo dal tatto.
Si può parlare quindi di negligenza spaziale unilaterale (NSU), aka eminattenzione spaziale o
sindrome neglect o eminegligenza spaziale unilaterale, è un disturbo della cognizione spaziale nel
quale, a seguito di una lesione cerebrale, il paziente ha difficoltà ad esplorare lo spazio controlaterale
alla lesione e non è consapevole degli stimoli presenti in quella porzione di spazio esterno o corporeo e
dei relativi disordini funzionali.
LEZIONE 26 - 24/11
Se si chiede al soggetto di prendere con la mano sinistra quello che ha viso nell’emicampo
sinistro riesce a prendere l’oggetto pur avendo affermato di non aver visto nulla.
Con la desta ha scritto una frase e questa cosa torna visto che il
linguaggio ha sede nell’emisfero sinistro.
Non è un deficit visivo. Ti dicono barra tutte le linee oblique che vedi.
Non stiamo parlando degli split brain ma di una lesione del lobo
parietale, che consente l’orientamento spaziale.
Il paziente mangia solo quello che è nella parte destra, si fa la barba solo a
destra e se uno glie lo fa notare non è in grado di correggere.
La sindrome si presenta sia nel disegno da copiare “disegna questo” sia nel
disegno spontaneo “disegnami un orologio”.
Afasia di Brocà, afasia motoria o afemia, coinvolge l’area di Brocà: il parlato diventa poco
fluente, mancano gli articoli, le preposizioni, l’eloquio è privo di intonazione.
Nella stragrande maggioranza dei casi la lesione non è così localizzata su un’area così
specifica.
Una lesione delle aree del linguaggio anteriori corrisponde anche una emiparesi = perdita
parziale della funzione motoria di una metà del corpo, tutta la parte destra del corpo resta
paralizzata. Può insorgere a seguito di un trauma cranico o un ictus.
Ci sono delle zone del nostro corpo che sono molto importanti.
mignotte
jeers
La parte motoria è ancora più sviluppata, ha ancora più proiezioni
poiché l’uomo ha una spiccata manualità, una grande capacità di armi
usare utensili. Homunculus.
trattertimonia
Con una lesione di quest’area possono attivarsi delle risposte alle
opportunità che l’ambiente offre, degli spasmi e il verificarsi della
sindrome della mano aliena, una mano non esegue quell’ok che
gli si chiede, “ha vita propria”. Similmente può accadere a
seguito di una callosotomia
Elettroencefalogramma
Imaging: in base al tipo di stimolo e di complessità, osservo l’area del cervello che si attiva.
L'imaging strutturale rivela l'anatomia del cervello, mentre l'imaging funzionale introducendo la
dimensione tempo consente di osservare l'attività cerebrale di una persona mentre svolge un compito
cognitivo. Queste procedure rientrano nel campo della radiologia.
attivazionespecificaper car
Car
Il soggetto fissa un più, una croce (+) al centro dello schermo e registro l’attivazione.
All’attivazione corrispondente alla parola sottraggo l’attivazione corrispondente per il “+” ottenendo
così le aree che per lo stimolo si sono attivate di più rispetto a quelle che si sono attivate per lo stimolo
semplice del “+”.
LEZIONE 27 - 26/11
Puntinismo
La luce arriva all’atomo, colpisce l’elettrone, si eccita, compie un salto quantico, ritorna giù, al
suo orbitale d’appartenenza e rilascia luce e calore. In base a mille fattori la luce che rilascia ha
una frequenza e una lunghezza d’onda diversa, che ci appare colorata.
Sintesi sottrattiva
LEZIONE 28 - 30/11
Con le teorie sulla visione dei colori è possibile spiegare il fenomeno da più punti di vista
Il colore non è una proprietà intrinseca degli oggetti ma è nella luce
Il colore non sta negli oggetti non sta nella luce ma sta nella mente. Ma men te dove? Coni?
Bastoncelli? Hering 1834-1918 si concentrò proprio sul da cosa viene la nostra capacità di
percepire le tonalità acromatiche, bianco nero e grigi
fl
Il colore non è dell’oggetto su questo ci sono i pigmenti. Il colore dell’oggetto èsolo la luce che
viene riflessa. Gli atomi n on sono colorati, assorbono o riflettono. Resta una proprietà della
luce. Ciò che noi chiamiamo colore include qualsiasi cosa tranne bianco e nero. Non c’è nella
realtà il bianco e il nero, non esistono le loro lunghezze d’onda. Il nero è assenza
Quando percepisco a lungo una superficie blu e cambio diapositiva l’immagine dopo mi
sembrerà giallognola arancione. Pensavo che il nostro occhio fosse organizzato anche in
termini di antagonismo. Non è che reagiamo al osso solo col rosso, ma anche in termini di
antagonismo tra polarità. La sua intuizione fu che se esiste questo sistema antagonista, quando
percepisco un colore che ha entrambe le componenti in antitesi, quella cellula cromatica, quella
cellula non risponde
Io percepisco bianco grigio e nero, dato di fatto 1. Fatto 2, queste cose che chiamo colori, non
esistono nella realtà. È un sistema organizzato in coppie antagoniste. C’è un recettore, oltre a
coni e bastoncelli, che reagisce in modo antagonista in caso di luce verde o rossa, se ce ne
fossero entrambe si inibirebbe. Non si inibisce inc asco di assenza ma in caso di compresenza.
C’è qualcosa nel sistema nervoso che azzera la risposta cromatica. Rosso verde, blu giallo
Cellula cromatica= cellula che risponde alle lunghezza d’onda. Negli occhi ne abbiamo 3: quelle
che rispondono alla lunghezza d’onda breve, le medie, le lunghe
Hering ricercava una spiegazione biologica nella percezione acromatiche
Fenomen o delle immagini postume, after image. Dopo aver osservato un colore se guardo un
altra superficie mi resta l’immagine del colore complementare del colore che ho visto prima
Sistema rosso verde e giallo blu
Se vengo stimolato sia blu che giallo o sia verde che rosso, il sistema visivo è inibito MA è stato
comunque stimolato da della luce, non è come avere gli occhi chiusi e non vedere nulla.
Registra l’intensità della stimolazione! Il nero è assenza di stimolazione. Posso avere luci
colorate di diverse intensità e quando queste si sommano e annullano i loro effetti posso avere
il bianco se l’intensità è elevata, il grigio per intensità medie e il nero per intensità bassissima
Le connessioni verticali che legano un cono ai gangli attraverso le cellulare bipolari sono
attivatrici. Esempio di contrapposizione blue yellow
Le blu si attivano perché hanno connessioni verticali. Se io presento luce della coppia blu/gialla
le cellule bipolari dei coni del blu si connettono direttamente ai gangli, mentre le cellule bipolari
raggruppano la loro informazione
Qui siamo a livello retinico. Sappiamo che ci possono essere connessioni verticali one le
cellule gangliali che stanno al secondo strado, sono quelle organizzate in modo antagonista.
Esempio per il rosso. Se fosse una connessione diretta anche ilm cono del verde dovrebbe
attivarla. Quindi si ipotizza che il verde stimola un ricettore intermedio, non la cellula gangliare,
questo ricettore intermedio poi la trasmette orizzontalmente ai gangli, inibendolo.
L’attivazione del blu deriva da una connessione diretta. La componente inibitoria che deriva
dalla luce gialla? Come la spieghiamo? Il giallo è dato dal rosso e dal verde.
Per rendere conto dell’inibizione del giallo che ci possiamo immaginare? A luce blu si attiva e a
luce gialla si inibisce. Da dove viene la proprietà delle cellule di attivarsi e inibirsi?
E se invece trovassi una cellula che riceve connessioni dal blu e dal verde, quesa cellula come
si comporterebbe?
Stiamo parlando di due livelli diversi per vedere le connessioni orizzontali e quelle verticali.
Nella prima immagine si vedono molto bene le diramazioni orizzontali che arrivano alla cellula
glanghiale, e nessuna di queste arriva a queste cellule bipolari, gli passano vicino ma non
comunicano direttamente. Il primo è il quadro orizzontale. Stiamo parlando di antagonismo tra
blu e giallo. Nel piano sotto invece le cellule glanghiali sono sullo sfondo, e si vede benissimo
che le connessioni arrivano alle cellule bipolari. E sono connessioni dirette, verticali, stiamo
parlando di una cellula glanghiale con un’opponenza blu giallo.
Forse non ci fa la domanda su questa teoria dei colori perché è complessa, ma ce la spiega
perché è affascinante. Edwin Land è l’inventore delle polaroid.
Presentava ai soggetti delle tavole con tre cannoni che proiettavano luce blu rossa e verde.
Registro il segmento melanzana, poi azzurro e infine verde. Ma vario l’intensità dei cannoni in
modo che la quantità e la tipologia di lunghezze d’onda che l’occhio percepisce sia sempre lo
stesso.
Il rosso si vivacizza vicino al verde e idem il contrario. Ciò si spiega con la cellula con doppia
opponenza
LEZIONE 29 - 01/1
Riassunto:
I colori sono una proprietà della luce
Nell’interazione di questa proprietà della luce con l’oggetto gli fa assorbire una parte di luce e
riflettere il resto che viaggia nell0’aria e arriva al mio occhio
Dove tre unità biologiche, tre recettori: coni, sono sensibili alle lunghezze d’onda brevi medie e
lunghe, rosso verde e blu; ma ciò non basta a spiegare il fenomeno dei colori
Nell’omertà spettro visibile non ‘è traccia del bianco grigio e nero che tecnicamente non esisto o
in natura. Il colore come lo intendiamo noi non sta nemmeno nella luce, le lunghezze d’onda da
520 nanometri non sono verdi, sono solo lunghezze d’onda. Il colore è nei nostri occhi
Con le cellule a opponenza semplice non posso spiegare questo fenomeno. Il centro si attiva
per il rosso e la periferia si inibisce per il verde, e idem quella sotto
Con il sistema a opponenza semplice non si attiverebbero a vicenda, si inibirebbero a vicenda,
percepirei due sfumature di grigio
Facciamo un passo nuovo, che non cancella il progresso fatto finora. Il colore non dipende solo
dalla luce proiettata localmente dell’oggetto, ma è influenzata anche dall’energia luminosa delle
zone circostanti. Le cellule a doppia opponenza servono a questo
Ora il centro di questa cellula si attiva per il rosso e inibisce per il verde E la periferia si attiva
per il verde e si inibisce per il rosso. Se il campo ricettivo di questa cellula si trovasse sulla
transizione tra le due lunghezze d’onda, cosa accadrebbe? Come risponderebbe?
L’intensità della risposta di questa cellula aumenta, ecco che la mia percezione del rosso e del
verde risulterebbe ravvivata, perché questa cellula che percepisce l’intensità darebbe una
risposta maggiore
La cellula a doppia opponenza non è di Hearing, è di Land - inventore delle polaroid
Hearing ha intuito il campo visivo, l’intensità, come facciamo a percepire il bianco il nero e i
grigi? Oltre ai recettori di primo livello che reagiscono al rosso verde blu ci devono essere anche
a un livello successivo, superiore, il bianco e il nero. Il contrasto simultaneo è di Land
—————————————————————————————————————————
Ci sono delle cellule nel nostro sistema visivo che reagiscono sia a info tattili che visive, la
stessa cellula, purché sia in questo spazio visivo, spazio peripersonale, vicino all’individuo.
Cellule bindolai, che non rispondono a una sola modalità, a un solo stimolo.
Quale è più vicino a te? Alla palla? All’ingresso frontale? Il quale potrebbe anche non essere
rappresentato nell’immagine in questione ma devi tenerne conto tu spazialmente.
Il cervello elabora con zone diverse rispetto al punto di riferimento preso in questione, rispetto
a chi guarda, alla palla e all’ingresso, al Land mark. Vediamo che è l’emisfero destro
particolarmente attivo per l’elaborazione spaziale.
Più l’oggetto si avvicina più i due occhi devono convergere, spesso causando fastidio.
Molto più importante è la disparità retinica. Il sistema visivo usa una sorta di algoritmo e
trasforma una dimensione in un’altra.
Se noi seguiamo il percorso possiamo vedere dove punta nei due occhi il punto di fissazione.
Tutti i punti non si sdoppiano. Avendo due occhi percepiamo gli oggetti da due prospettive
diverse. Noi non vediamo due immagini sdoppiate.
Che succede per gli oggetti che sono posti o davanti o oltre questa linea ideale?
L’oggetto verde cade sull’oro Piero, che uno spaio ideale dove avviene la fissazione. Tutte e
due le fissazioni dell’occhio destro e sinistra cadono a destra del punto di fissazione.
Oroptero: parte di superficie i cui punti suadono dalla stessa distanza dall’occhio rispetto al
punto di fissazione
Il sistema retinico una questa informazione questa disparità retinica per convertila in un indice
di profondità.
Lo stereoscopio è uno strumento per ingannare l’occhio, ci sono due specchi a 90° l’uno
rispetto all’altro. C’è un pannello Coin due buchi dove mettere gli occhi, per quanto riguarda
l’occhio destro c’è uno specchio a 45° e idem per il sinistro. Ma l’occhio destro può guardare
solo a destra e il sinistro solo a sinistra. Nelle feritoie finali ci sono due immagini dello stesso
oggetto dalla prospettiva da cui lo vedrebbe l’occhio destro e a sinistra dalla prospettiva come
lo vedrebbe il sinistro. Tra un occhio e l’ottobre c’è uno scostamento di 7cm circa.
Appena metti gli occhi dove sta lo stereoscopio, lo vedi come un singolo oggetto posto davanti
a tre, tridimensionale. La retina partendo da due oggetti bidimensionale ricerca un’immagine
tridimensionale.
Ognuna ognuna delle due lenti filtrerà una parte, stesso risultato diverso.
Diversi tipi di indizi pittorici. Parallasse, prospettiva aerea, ombra proiettata, gradiente di
tessitura, linee prospettiche...
La stanza sembra normale e invece è trapezzoidale quindi la persona a destra è molto più
vicino all’osservatore rispetto al quella sullo spigolo sinistro.
Quando la luna è all’orizzonte sembra molto più grande rispetto a quando è allo zenit.
LEZIONE 30 - 03/1
LA MEMORIA:
La memoria è collegata alle altre funzioni ma non coincide con la mente stessa
È l’insieme di tutte le informazioni contenute nella mente di una person
Come bisogna iniziare a studiare la memoria
Se si preferisce pensare che la memoria sia costituita da sistema multipli, bisogna dimostrar ne
l’indipendenza, principio della doppia dissociazione. Se noi pensiamo che nella memoria ci sono
due meccanismi devo produrre una dimostrazione che ci mostri come questi due meccanismi
sono indipendenti. Devo dimostrare che nel mio esperimento ci sono delle variabili che
azzerano solo esclusivamente un effetto ma non entrambi. La doppia dissociazione è il principio
chiave della psicologia cognitiva e ci permette di dimostrare che in una certa funzione ci sono
dei meccanismi indipendenti. Devo essere in grado di individuare delle variabili. Se lo dimostro
ho dissociato il primo effetto dal secondo perché ho dimostrano da variabili che non dispendono
tra di loro. E in questo mondo riesco a ricostruire la complessità di una funzione, un
meccanismo
Quali potrebbero essere delle variabili che azzerano uno ma lasciano invariato l’altro e quali
viceversa? Un modo è la lallazione (la la la la) che azzera l’effetto primacy, inibisce la
ripetizione che userebbe per ricordare le prime parole. Un’altra variabile che può influire sul
primacy è dirle molto velocemente! Queste due cose non influenzano l’effetto recency
Quali variabili influenzerebbero il recency? Aspettare del tempio prima di fargli scrivere le
parole. Ma può essere ambiguo.
Questo tipo di compito si chiama interferente, tipo parti da 100 e sottrai di 3 in 3. Per evitare che
in questo intervallo richiami le ultime parol
Dopo aver applicato il compito interferente, l’effetto primacy rimane invariato mentre l’effetto
recency subisce una brutta battuta d’arresto, dopo aver aspettato e aver effettuato un compito
distraente ricordi molte poche delle ultime parol
Visto che agendo sulle variabili di uno si modifica l’effetto solo di quello e non dell’altro
possiamo affermare che i due meccanismi sono indipendenti l’uno dall’altro
È ancora presto per fare la distinzione memoria a breve e lungo termin
L’effetto recency è estremamente evanescente, è un terzo tipo di memoria
Se agito una matita questa dopo un po’ sembrerà fatta di gomma, morbida, ed è dovuto alle
nostre tracce mnestiche, per la persistenza retinica. È una memoria sensoriale. È difficile capire
dove finisce la percezione e iniziai la memoria sensoriale
Esperimenti di sperling. È molto difficile comprendere questa memoria è evanescent
Iconica la memoria per le immagini, le icone, ecoica la memoria per i suoni
La parte geniale dell’esperimento su questa memoria sensoriale. Nel nulla quando è già stato
proiettato tutto, viene visualizzato un segnale visivo, un quadratino nero. Che può stare in
corrispondenza della riga superiore, centrale o inferiore. Questo indizio, questo cue in inglese,
visione presentato per pochissimo. Ricompare lo schermo vuoto, e questo punto il compito del
soggetto è partial report, non free recall come prima.
Bisogna capire bene la differenza tra questi due compiti
Con il free recall si chiede di ricordare tutte e 9 le lettere. In media se ne ricordano 4 o 5
Con il partial report compare un segno subito dopo la matrice di 9 lettere e dobbiamo ricordare
le 3 lettere in corrispondenza con quello simbolo
La barra compare quando lo stimolo non c’è più quindi non guida la mia attenzion
Che cosa succede nel partial report
Noi con il partial report dobbiamo comunque ricordare tutti e 9 i numeri perché la barretta
compare dopo e non so a priori quale ricordare e quale no
La traccia ce li ho ancora completa
Attorno ai 100millisecondi di delay per la comparsa della barretta ricordo circa l’80%
Il recupero avviene dalla nostra memoria e NON dall’immagine che ormai non è più disponibile
La traccia ecoica dura di più di quella iconica per via del linguaggi
LEZIONE 31 - 07/11
Se viene fatto dopo aver finito di leggere le parole è un compito distraente, se viene praticato
dall’inizio della lettura dell’elenco delle parole, la lallazione ha effetto sul meccanismo isso
primacy
2) Nell’altro caso al soggetto può esser fornita una tabellina su cui indicare il sì / n
La memoria non è unitaria: si divide in memoria sensoriale e memoria di lavoro.
A sua volta la memoria di lavoro ha una componente articolatoria e una componente visiva
E di nuovo la componente visiva, taccuino visuo-spaziale ha una componente spaziale e una
visuale.
....mancant
Abbiamo applicato per la terza volta il principio della doppia dissociazione, compito visivo e
compito spaziale
LEZIONE 33 - 14/12
HM era un paziente che soffriva di crisi epilettiche, quando il fenomeno è grave si interviene con
la lobotomia, gli è stato rimossa una parte dell’ippocampo.
Distinzione tra amnesia anterograda e retrograda. Retro sta per prima dell’incidente mentre
anterograda gli eventi che accadono dopo l’incidente
Per hm accadeva una cosa simile. Entrava in una stanza usciva rientrava e diceva di non
esserci mai stato prima
Ci sono vie parallele a quelle tradizionali della memoria
Memoria implicita: si studia differenziando tutti i soggetti che non hanno avuto sensazione di
ripetizione di sequenze. Una sequenza di 10 stimoli che si ripete ordinatamente, il soggetto
tende a rispondere sempre più velocemente man mano che impara implicitamente in modo non
consapevole una struttura, questo è un apprendimento di tipo procedurale. Quando gli viene
ripresentata una sequenza randomica tende a impiegarci molto tempo. Quindi lui dice di non
aver visto quella sequenza e invece è veloce a rispondere e la sua risposta ci dice che ha
imparato memorizzato anche se non ne è consapevole
L’informazione si deposita nella memoria a lungo termine ma non si riesce a recuperarla
Memoria procedurale = memoria implicita faccio azioni senza sapere come o perché le sto
facendo. Apprendo una procedura, mentale o fisica, la applico non coscientemente (?
—————
LEZIONE 34 - 15/12
LEZIONE 35 - 17/12
Il linguaggio
Livello procedurale: top-dow
C’è un flusso che va dall’alto verso il basso ma esiste anche il contrario, vale sia per la
percezione che a maggior ragione per il linguaggio e il pensiero. Il linguaggio presuppone delle
conoscenze per comprenderlo
Phonemic restoration
L’ordine influisce sulle risposte delle persone. La sintassi non gioca alcun ruolo sono solo
parole, semmai lo gioca l’ordine
Il contesto ha un ruolo, spina dipende dal contesto se intendo pesce, presa elettrica o spina di
un fiore. Può dipendere anche dai un contesto9 non linguistico. Dov’è il Colosseo? Dipende se
me lo chiedi a Roma quindi ti dico la piazza, a New York quindi ti dico Roma, davanti a un
plastico dell’antica Roma e quindi te lo indico
I 5 assiomi della pragmatica della comunicazione non sono presenti nel libro ma sono
importanti
1 - è impossibile non comunicare
2 - in ogni comunicazione si ha una metà comunicazione che regola..
1) Anche se stai in silenzio stai comunicando. Uscendo inevitabilmente dalla sintassi
2) Anche in relazione al punto 3) quando ho la sensazione che tu hai finito io intervengo, oppure
se tu capisci che io voglio intervenire magari mi lasci spazio o mi dici aspetta un attimo che
finisco e ti lascio la parola
4) Uno può comunicare verbalmente ma anche gestualmente
5) Un rapporto simmetrico è quando anche a livello metacomunicativo il livello tra i due parlanti
è lo stesso, complementare quando le due posizioni non sono completamente simmetriche