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LEZIONE 2 - 29/09

Il corso è psicologia cognitiva mutuato per 6cfu sotto il nome “psicologia generale”

Temi: Psicologia della memoria, dell’attenzione

Via dei sardi 16 e 40 copisterie materiale

3 principi:

• Effetto pop out (Se c’è in un paesaggio un solo albero, l’elemento


unico, che si differenzia da tutti gli altri)

• Trasformazioni delle tracce mnestiche (alcuni dei dettagli del


ricordo sono stati modificati)

• Influenze sociali sul comportamento (il senso della vergogna, il E etto pop out
sentirsi l’unico che fa qualcosa rispetto agli altri

Rete semantica “il rosso” è un nodo, un


concetto che si inserisce in una rete che lo
definisce con altre associazioni mentali. Il
concetto di rosso varia col variare delle
conoscenze e delle esperienze dell’individuo.

Utilità del contesto, e del lavoro di gruppo

Individuazione e validità delle leggi/regole in


psicologia

La psicologia ha un metodo, è necessario


conoscerlo per poter studiare il resto.

GdT come metafora: i giochi hanno regole, in


un’ottica diversa posso studiare il
comportamento umano.

Gli scacchi come analogia poiché ci sono dei


ruoli, a ogni mossa corrisponde una
contromossa.

Come contrapposizione però negli scacchi


devo rispettare le regole nella vita non
necessariamente. Non ci sono giochi che non
prevedono regole. Ma ci sono giochi a cui
posso giocare e rimanere in gioco anche se Rete semantica
imbroglio, come nel calcio, se faccio un fallo

Ma l’arbitro non se ne accorge posso continuare a giocare senza problemi.

LEZIONE 3 - 01/10

Che cos’è l’inconscio?

Quanti tipi ne esistono?

Si tratta di inconsci diversi?

Non si può rispondere a questa domanda facilmente

ff

Saper interpretare un grafico è molto importante, i


dati vanno interpretati!

Pubblicare un articolo di cognitivismo richiede


meno tempo di lavoro che uno di
comportamentismo, in quanto uno si basa
principalmente su dati statistici rispetto al seguire
un singolo paziente in un percorso di anni.

Questo spiegherebbe in parte l’andamento del


grafico e la predilezione di un ambito piuttosto che
un altro.

COMPORTAMENTISMO:

John Broadus Watson (Travelers Rest, 9 gennaio 1878 – Woodbury, 25


settembre 1958) è stato uno psicologo statunitense, padre del
Comportamentismo: ogni comportamento umano può essere forgiato
attraverso il condizionamento, attraverso l’utilizzo mirato di alcune tecniche.

Esperimento: Il piccolo Albert, accarezza un coniglio ed è felice.

Se in una fase intermedia inizia il condizionamento: ogni volta che gli viene

avvicinato un coniglio si emette un rumore molto forte e fastidioso; anche in

seguito, quando non verrà più riprodotto quel suono, basterà la vista del coniglio

per far disperare il piccolo Albert. Questo può essere riprodotto quante volte si

vuole e darà il medesimo risultato. Terapie “evidence based”. Un individuo può

anche essere rieducato a non avere una determinata paura.

Sono teorie diverse ma tutte ugualmente valide

Approccio classico:

Paura del ragno → ragnatela → ti senti soffocare dalla tua “rete” di relazioni.

Si basa sul simbolo: ragnatela=rete...

Nuove tecniche:

Ti viene posto un ragno sempre più vicino e viene associato a delle sensazioni piacevoli, così
che diventi più facile fronteggiarlo gradualmente.

Stimolo=risposta; senza simboli.

Se curi un sintomo, resta una causa più profonda? E se risolvo questa causa risolvo anche
ogni sintomo? Il sintomo fa parte di una rete e agendo sul sintomo cominci a disgregare la rete!

Ora vediamo l’etimologia della parola Psicologia:

Prima si intendeva → logos, discorso + psiche, mente

Ora s’intende → scienza della mente

Spoiler delle lezioni future:

• Biologia (1 lezione) [il prof è convinto che non tutto ciò che c’è da sapere sulla mente è
ottenibile dalla conoscenza dei substrati neurali]

• ...

LEZIONE 4 - 05/10

LEZIONE 5 - 06/10

Il metodo serve a capire come interpretare i


dati.

Capire cosa sono le variabili, che strumenti


abbiamo per capire quale interpretazione sia
sensata. discernere la Causalità.

LEZIONE 6 - 08/10

Analisi del caso Hans, il cavallo intelligente:

Il cavallo reagisce non risponde! E lo fa non alla domanda (il cavallo non sa che quella è una
domanda né che cos’è il linguaggio) ma al semplice stimolo sonoro, o meglio ancora, alle
vibrazioni nell’aria, reagisce battendo gli zoccoli. Dobbiamo essere in grado di descrivere
oggettivamente cosa sta accadendo senza avere implicazioni e rimandi ad altre sovrastrutture.

La teoria la si conferma solo se può essere


verificata empiricamente da tutti

È l’ipotesi che ci aiuta a verificare la teoria

Dove? In Germania

Quando? Nei primi anni del 1900

Hans, il cavallo “intelligente”

Chi? Von Osten, il proprietario del cavallo

insegnante di matematica e addestratore

Pfungst uno psicologo

Pfungst è scettico degli esperimenti condotti da


Von Osten, e nel 1911 riesce a dimostrare che il
cavallo non comprendeva né il linguaggio né
l’aritmetica ma reagiva agli stimoli
dell’interlocutore, ecco come sono andate le
cose:

Nel 1911 Oskar Pfungst sottopose il cavallo a


una serie di prove, effettuando vari test con le
seguenti varianti:

• Hans mentre risponde alle domande

isolamento del cavallo e dell'addestratore dagli


spettatori, in modo che nessuno spunto potesse
derivare dalla presenza del pubblico;

• domande poste da persona diversa dal


padrone del cavallo;

• utilizzo di paraocchi, che consentivano o


meno di vedere la persona che rivolgeva le
domande;

• utilizzo, per porre le domande, di persone che


non conoscevano le risposte.

Alla fine delle prove registrò i seguenti fatti:

il cavallo rispondeva correttamente, qualunque fosse la persona che poneva le domande, ma


rispondeva in modo erroneo quando la persona era fuori del suo campo visivo e quando la
persona ignorava la risposta alla domanda.

Pfungst constatò, pertanto, che il cavallo reagiva agli stimoli visivi del linguaggio corporeo di
von Osten, riuscendo a cogliere le involontarie modifiche posturali ed espressive che
intervenivano nel corso degli esperimenti

Anche se tu sei convinto di essere neutrale mentre fai la domanda al cavallo, sai che devi
aspettarti uno o due zoccoli, e, avendo un’aspettativa, tu impercettibilmente quando il cavallo
conferma la tua ipotesi ti rilassi un’istante o rimani teso in attesa del secondo zoccolo in base
alla risposta che ti aspetti.

LEZIONE 7 - 12/10

Non studiare sulle diapositive!


Link diapositive:

http://presentazionidippsico.altervista.org/?q=node/17#overlay=%3Fq%Dadmin%252Fcontent

http://presentazionidippsico.altervista.org

Esistono diversi atteggiamenti nei confronti della verità;

Leopardi, “operette morali”:

Parlano della natura dell’uomo, tu sei insoddisfatto, ti offro la possibilità di non esserlo, ma
dopo una settimana ritorni a essere insoddisfatto, l’illusione come possibile fuga dalla verità,
non è per gli uomini la felicità a cui essi aspirano.

Giove dà all’uomo ciò che vuole, ma questo dopo un po’ è inaccontentabile.

Allora Giove crea malattie e sofferenza con l’intento di indurre ad apprezzare di più i valori
positivi della vita. Ignoranza a cui si contrappongono la sapienza e la verità.

In questa concezione la verità è al servizio della sapienza.

Qual è la condanna che Giove infligge agli uomini?

Per via del loro temperamento invia tra di loro la verità, così che a loro possa apparire vano
ogni terreno piacere e acuire i dolori, l’impossibilità di essere felici, questa consapevolezza,
datagli per mezzo della merità che tanto agognavano, è l’amore punizione che Giove riserva
all’umanità. L’immaginazione funziona quando c’è spazio per l’illusione ma se la verità è tra gli
uomini l’illusione è impossibile. Non serve illuderti se sai che ti stai illudendo.

La tanto desiderata verità è la grande maledizione del genere umano.

Che differenze ci sono tra le operette morali e Matrix?

Nelle operette morali la verità (/destino) esiste ed è immutabile, mentre Morfeo in Matrix si
rifiuta di credere al destino.

Sofocle, la tragedia di Edipo, “Edipo re”:

La tragedia di Edipo è considerata la nascita del segno della coscienza nella società
occidentale. Ha avuto moltissime influenze nel campo della psicologia e sociologia.

Trama della tragedia di Edipo. È il dramma degli equivoci.

Cosa c’è dietro la verità?

Non dobbiamo discutere solo per prevalere, ma per raggiungere un’approssimazione di verità.
Il fulcro della discussione riguarda altro dalla verità (non ci sto capendo un cazzo send help)

La verità è una nozione. Qual è il ruolo del concetto di verità nelle nostre interazioni?

Questa domanda è il nodo centrale.

LEZIONE 10 - 19/10

La scienza si differenzia dalle altre attività umane per


i suoi obiettivi:

Descrizione degli eventi attraverso le teorie

Scoperta e ricerca di regolarità descrivibile.

Lo scopo principale è sviluppare teorie che possano


spiegare fatti e leggi dell’universo. La psicologia usa
molto la statistica.

Ci sono essenzialmente due metodi per esplorare e conoscere la realtà:

metodi empirici e metodi non empirici.

A loro volta ci sono diversi metodi empiri e altrettanti metodi non empirici.

Per quanto riguarda la logica occorre fare una distinzione tra verità e validità:

Flip è un gatto.

I gatti sono felini.

Flip è un felino.

In questo caso abbiamo un ragionamento valido e vero, ma non sempre le due cose
coincidono:

Se Antonio è comunista, allora è ateo.

Antonio è ateo.

Antonio è comunista.

Il ragionamento è valido ma non necessariamente vero!

La logica assume per vero degli assoluti che non sempre sono veri.

Validità ≠ Verità

La scienza si basa sulla misurazione:

Il valore di una grandezza fisica è il rapporto tra la grandezza fisica stessa ed un’altra
grandezza della medesima specie, ovvero l’unità di misura scelta.

Questo rapporto viene stimato per mezzo di uno strumento di misurazione opportunamente
tarato.

Misurare significa far corrispondere dei numeri a degli oggetti o eventi secondo delle regole.

Le caratteristiche e le proprietà di un individuo, oggetto o evento possono quindi essere


tradotte in numero (esempio altezza, peso, intensità ecc...)

Una volta convertito queste caratteristiche in numero è possibile confrontarle tra le misurazioni
di caratteristiche affini. Matteo è alto 180cm, Luca 177cm. Matteo è più alto di Luca, di 3cm.

In linea di massima uno psicologo non misura cose come l’altezza o il peso, è un problema
capire quanto una persona sia felice e se lo sia più o meno di un’altra.

IL CONCETTO DI VARIABILE:

La variabile è la caratteristica, l’attributo, di una persona, oggetto...

La variabile è un insieme di proprietà che si escludono a vicenda: o sei obeso o sei normopeso,
o sei alto o sei basso, o biondo o bruno, o hai gli occhi azzurri o marroni...

Tuttavia, talvolta si potrebbe generare un’ambiguità! Una persona affetta da eterocromia, ossia
gli occhi di due colori diversi, ha gli occhi chiari o scuri? Dove la colloco?

Ecco che, stringendo il campo a cui fa riferimento la mia variabile posso risolvere questo
problema: “colore occhio destro” e “colore occhio sinistro”. Divido la mia variabile in due
variabili e risolvo l’ambiguità.

Variabili qualitative e quantitative:

• Una variabile è qualitativa quando la caratteristica dell’oggetto non viene misurata per
mezzo di numeri ma per mezzo di categorie. Il sesso viene classificato in base a delle
categorie, maschile e femminile, non gli è stato attribuito un numero, un valore, ma una
categoria.

• Se la caratteristica può essere misurata mediante un valore numerico si parla di variabile


quantitativa. L’età, il peso, l’altezza, il numero dei componenti della famiglia sono tutte
variabili quantitative.

Variabili continue e discrete/discontinue:

• Quando una variabile può assumere un qualsiasi valore in un insieme continuo, si parla di
variabili continue. L’altezza, il peso sono variabili continue, in quanto i loro valori non sono
limitati a numeri intere o specifiche categorie

• Se invece una variabile può assumere soltanto dei ben delimitati e determinati valori, senza
passaggi intermedi tra l’un a e l’altra si parla di variabili discrete, o discontinue.

Il numero dei figli di una coppia, il numero degli iscritti al corso di storia medievale, sono
variabili discrete. Una coppia non può avere due figli e mezzo, due figlie e tre quarti, due figli
virgola otto. O due o tre.

Sia le variabili qualitative che quantitative possono essere sia continue che discrete.

Il sesso è una variabile qualitativa discreta. Categorie + discontinuità.

Al contrario il colore degli occhi è qualitativa continua, il passaggio da una categoria all’altra
può avere assumere anche una gamma di sfumature intermedie impercettibili, pur restando
della categorie, quindi qualitativa, senza dover far ricorso a numeri che la renderemmo
quantitativa.

Il numero di stimoli ricordati dopo un test è quantitativo discreto. Possiamo dire quanti stimoli
ricordi il soggetto, ma questi possono assumere solo valori interi, o si ricorda 5 stimoli o 6 non
è possibile ricordare 5,2 stimoli.

Età, peso, altezza sono invece esempi di variabili quantitative continue.

LEZIONE 11 - 20/10

Sì/No è una variabile dicotomica, discreta.

Se prendo quante volte hai risposto con certezza si e quante volte con certezza no e le metto
su un grafico è sempre una variabile discreta come sì e no? Oppure diventa continua?

ABBIAMO CAMBIATO VARIABILE! Prima era “risposta” che poteva essere si o no ora è
“confidence, grado di certezza” sicurezza con cui hai detto sì o no: sono due variabili diverse!

Non è “risposta” a essere diventata una variabile


continua.

Quindi Sì/No è una variabile discontinua (perché ho


delle categorie) se invece considero il grado di certezza
con cui hai detto sì o no la variabile è un’altra ed è
continua.

Se pongo il “genere” lungo una scala biologica, ad esempio ormonale, in che modo
qualificheremmo questa variabile? Se si passa da ♂ o ♀ a qualcosa di più ampio, si cambia
variabile? No, semplicemente la si ampia.

Se misuro i livelli ormonali però, sto facendo quanto maschio e quanto femmina? In tal modo
da qualitativa discreta (o ♂ o ♀ ) diventa quantitativa? Sì è quantitativo e continuo perché
non ho dei livelli definiti, quindi è continua, e quantitativa perché sto vedendo numericamente
quanto è, e non ho più delle categorie qualitative.

Il genere resta qualitativo, ho due categorie, o maschio o femmina, cambia la variabile, quello
che sto misurando, e diventa “livello ormonale”.

Il peso è quantitativo e continuo ma posso disinteressarmi dalla misurazione numerica e


ridurlo a due o tre categorie: normopeso, sottopeso, sovrappeso. Non so più se uno pesa un
chilo in più dell’altro ma ho stabilito delle categorie. Quindi ora sto vedendo se uno appartiene
a una categoria piuttosto che all’altra quindi la mia variabile è qualitativa discontinua, ho
“perso” il dato relativo alla misurazione, non so quanto pesi uno o l’altro so soltanto quanti
obesi, quanti normopeso ci sono.

In sintesi, VARIABILE:

• Quantitativa: il passaggio da un valore all’altro nella scala di misurazione si può esprimere


numericamente (90kg, 123cm...)

• Qualitativa: il passaggio da un valore all’altro nella scala di misurazione si esprime


attraverso categorie (obeso, brevilineo, biondo...)

• Continua: il passaggio da un valore all’altro nella scala di misurazione (che sia quantitativa o
qualitativa) è graduale e comprende tutte le gradazioni possibili.

• Discreta/Discontinua: il passaggio da un valore all’altro nella scala di misurazione (che sia


quantitativa o qualitativa) è brusco, senza gradazioni intermedie.

È fondamentale il concetto di variabile dipendente e indipendente.

Quando faccio un esperimento tengo in considerazione l’entità delle variabili e la loro relazione,
dipendente o indipendente. Vanno specificate bene, definite bene le categorie che valgono, ciò
che prendo in considerazione.

In ogni disegno di ricerca ogni variabile ha un ruolo sia questo dipendente o indipendente da
un’altra variabile. In due disegni di ricerca diversi, la stessa variabile può avere un ruolo
diverso.

LEZIONE 13 - 26/10

L’emozione è una variabile qualitativa; invece se misuro l’intensità delle emozione è come se
stessi misurando il peso l’altezza l’intensità elettronica ed è quindi una variabile quantitativa.

L’altezza è quantitativa, se ricorro a delle categorie: longilineo o brevilineo, è qualitativa.

Qualunque variabile in base all’obiettivo di ricerca può assumere il ruolo di variabile dipendente
o indipendente.I ruoli variano in base al disegno di ricerca, ma in QUEL disegno specifico il
ruolo è definito, stabilito, non varia in base al risultato se questo non conferma la nostra ipotesi.

L’assunzione di x farmaco è secondo la mia ipotesi causale della diminuzione delle ore di
sonno, se questa correlazione poi non c’è non fa nulla, a posteriori non posso modificarlo.

Il metodo serve a progettare l’esperimento e il disegno esperimentale non a commentarlo a


posteriori!

Esistono diversi tipi di studi correlazionali: 3 distinzioni.

In alcuni testi 4, c’è la categoria dei ”quasi esperimenti” ossia quando tu non puoi fare dei
particolari controlli che ti permettono di dire se c’è una correlazione di causa effetto.

Se entrambe le variabili si influenzano vicendevolmente allora significa che non c’è alcuna
correlazione tra queste due, o sono dipendenti o indipendenti entrambe le cose no.

Il disegno sperimentale è ciò a cui si mira, ma ci si arriva dopo l’osservazione, quando ho


definito le mie variabili.

Concetto di valore ecologico: nella realtà le cose funzionano in un certo modo, quando le
isolo in laboratorio ho molto più controllo, ok, ma adesso che hai studiato le mie reazioni
chiuso in un laboratorio, hai avuto le mie stesse reazioni che se l’avessimo fatto nella realtà,
fuori da qui? Lo studio migliore è quello che garantisce la miglior qualità ecologica.

L’esperimento perfetto non esiste.

Cos’è il controllo della variabile da parte dello sperimentatore? Lo si può effettuare attraverso
la manipolazione, la manipolabilità delle variabili. E attraverso ciò il quasi esperimento può
diventare un esperimento.

La variabile età non è manipolabile, non posso stabilire chi ha 10 anni chi 80.

Se il quasi esperimento mi permette di trovare delle relazioni di causalità tra le variabili questi è
un disegno sperimentale altrimenti è un disegno correlazionale. ((Quella del quasi esperimento
è una categoria transitoria)).

Disegno correlazionale: mi fa capire l’entità delle correlazioni, dirette, inverse o nulle, tra le variabili

Disegno sperimentale: mi fa capire i rapporti di causalità tra le variabili

Bisogna capire che cos’è l’intelligenza se è stabilita alla nascita, da cosa, se cambia col
tempo... Il QI non lo puoi manipolare, idem la personalità ma ci sono alcune variabili
manipolabili.

La caratteristica distintiva dei disegni sperimentali è la manipolabilità delle variabili, ed è lo


sperimentatore che controlla la modalità di somministrazione delle variabili e di conseguenza
gli effetti che esse producono.

Assegnazione randomica. Tra le varie tecniche per manipolare le mie variabili spicca
senz’altro la randomizzazione. Devo avere la possibilità di assegnare casualmente ai vari
trattamenti, i soggetti. Tu apparterrai al gruppo di un’ora di esercizio fisico al giorno tu invece al
gruppo delle 4 ore. Ma non è tutto sempre così semplice.

Se io non assegnassi i pazienti ai vari gruppi di trattamento in modo randomico non potrei
parlare di disegno sperimentale e di correlazione causale.

Io posso agire sul mio disegno non sui risultati.

che cos’è questo potere della randomizzazione?

La randomizzazione riduce ma non esclude le influenze degli errori sistematici.

Tu credi che la variabile che causa il miglioramento è quella che hai in testa te invece no.

Assegnando i soggetti a caso si evita che questi cadano nei loro baias.

Se uno crede nella psicoterapia e lo metto nella psicoterapia potrà manifestare degli effetti
alterati, così come uno che ne è perfettamente scettico.

Non posso sapere le credenze e i pensieri delle persone, non posso escludere l’errore ma
posso distribuirlo. Certo può sempre capitare, ma la probabilità diventa bassissima. Per una
questione di privacy non posso sapere tutto quello che può accadere nella realtà, non posso
controllare tutto, quindi faccio il contrario e non controllo nulla se non la variabile che voglio io,
il resto è assegnato al caso così la probabilità che una variabile che non sto controllando
influenzi in modo sistematico i risultati del mio esperimento diventa molto bassa.

Più il numero preso in esame di soggetti è piccolo più le fluttuazioni sono possibili.

Prima ancora del trattamento posso fare un pretest che misura la capacità mnestica (della
memoria) dei soggetti, di ricordare le cose, così da avere una vera baseline che non posso
dare per scontata. Perché magari in un gruppo mi sono capitate persone che hanno già
un’ottima memoria mentre nell’altro hanno una pessima memoria; con il pretest so qual è il loro
punto di partenza veritiero.

LEZIONE 16 - 02/11

Gli errori che si possono fare sono diversi

L’errore B, che informazioni ci dà?

Il primo tipo di errore (A) non ci preoccupa, mentre


gli altri due sì e vanno evitati.

tiratore mirino tiratore mirino


Gli errori nel primo caso sono distribuiti equamente, esperto deviato noviziodeviato
indice di un errore non sistematico.

L’errore sistematico è pericolosissimo, indica un


deficit dell’attenzione

La figura C potrebbe essere causata


dall’incapacità del soggetto, ma così com’è
distribuito ci fa intendere che ciò non è possibile
perché altrimenti gli errori sarebbero distribuiti in modo più omogeneo.

Ci stiamo dando delle regole per ridurre e gestire l’errore. → randomizzazione

Caso B tiratore esperto ma mirino deviato, l’errore si concentra in un punto che è il punto
sbagliato.

Caso C tiratore novizio ma sempre mirino deviato, l’errore è più distribuito ma comunque
deviato sistematicamente.

L’ERRORE SISTEMATICO PUÒ ACCADERE IN TRE FASI:

1) vizio di campionamento
2) vizio nella misurazione
3) vizio nelle aspettative

Vizio di campionamento:

Elezione del presidente usa 1936, Landon vs Roosevelt, usavano dei campionamenti, gli exit
pool preliminari, facevano un’indagine telefonica, e davano 4 a 1 la vittoria di London, i risultati
sono stati diversi e ha vinto Roosevelt. Come mai quest’errore grossolano?

I telefoni erano ancora un lusso, e le persone che se lo potevano permettere appartenevano


tutti allo stesso gruppo elettorale, quindi il vizio è apriori, durante la fase di campionamento,
sto usando un mirino sbagliato, ottengo un errore sistematico in una direzione.

Vizio nella misurazione:

Ho un gruppo sperimentale

La variabile è “trattamento pretest”,


randomizzo chi verrà trattato in modo
gentile e chi in modo sgarbato, il
gruppo di controllo in teoria non
dovrebbe subire alcun trattamento ma
in questo caso pazienza, va bene così.

Alcuni del primo gruppo, quello


sgarbato, se ne vanno perché se la solo presa, ma continuo con quelli che restano.

Dopo aver continuato con quelli che sono rimasti, avrò ottenuto dei risultati che non sono
attendibili, perché? Anche se io li ho randomizzati loro si sono autoselezionati, sono rimasti
solo i tolleranti, i suscettibili, i sensibili hanno abbandonato. Questo è un grave errore.

Se posso fare questo controllo (la randomizzazione) sono tutelato dall’errore sistematico, se
non posso fare la randomizzazione sono esposto per definizione SEMPRE a questo rischio.

L’esperimento posso farlo comunque ma i risultati vanno interpretati con cautela.

LEZIONE 17 - 03/11

DIFFERENZA TRA AFFIDABILITÀ E ATTENDIBILITÀ:

Qualora il Messaggero pubblicasse una fake news, la fonte è affidabile ma la notizia non sarebbe
attendibile.

Se più fonti affidabili confermano lo stesso fatto, esso diventa attendibile.

L’affidabilità dev’essere stabile nel tempo e deve avere una coerenza interna, l’attendibilità è l’accordo
interosservatori, tra più osservatori, come per una notizia se viene riportata da più fonti.

L’affidabilità è della fonte, l’attendibilità è della notizia, del dato.

Abbiamo 5 tipi di validità:

1) di Contenuto, ossia che il test misuri quello che vogliamo

esempio→ l’esame è svolto sui contenuti del corso universitario.

2) di Costrutto, se questo test si differenzia da altre possibili misure; il contenuto deve essere
rispettato (contenuto) e specifico (costrutto) di quello esame, i contenuti devo essere differenziati,
l’esame di psicologia cognitiva non può essere uguale a quello di p. della memoria.

3) Esterna, misura la generizzabilità dei risultati, replicabile anche fuori da quel laboratorio.

4) Predittiva, il test di ingresso deve essere fatto affinché chi passa riesca anche ad avere
successo nel percorso universitario.

5) Statistica, se i risultati sono validi statisticamente.

Vizio nelle aspettative degli osservatori e dei soggetti:

Effetto Howthorne e Effetto Rosenthal, che si risolvono col Singolo cieco o col Doppio cieco.

Effetto Howthorne:

È il nome di una fabbrica, inizi del 900, ipotesi: i lavoratori avrebbero potuto beneficiare di
un’illuminazione maggiore mentre si lavorava. Un gruppo si presta, mentre gli altri continuano a
lavorare come di norma. Quale gruppo era stato più produttivo? Ambiente più illuminato o
illuminato normalmente?

L’ipotesi è confermata, i soggetti più produttivi erano quelli del gruppo più illuminato.

Quindi dipende dall’illuminazione? NO.

Hanno rifatto la prova con meno luce rispetto alla norma e l’effetto è stato il medesimo.

Quindi l’illuminazione non influisce. È passato alla storia perché ci ha spiegato che se il
soggetto consciamente o inconsciamente sa di esser stato monitorato sulle sue capacità,
tende ad alterarle, magari per fare bella figura.

Effetto Rosenthal:

È il nome di un preside americano.

Come ci si deve comportare difronte a degli studenti più talentosi?

Il preside dice agli insegnanti di aver fatto lo screening sulle capacità e le conoscenze di tutti gli
studenti della scuola, e passa delle liste, a inizio anno, agli insegnanti, dove venivano riportati
gli studenti più talentosi di ogni singola classe.

Il preside voleva capire se era giusto differenziare gli insegnamenti e le modalità in base alle
capacità degli studenti.

A fine anno, si è scoperto che tutti che quelli che nella lista erano i talentuosi erano quelli che
nell’esame di fine anno avevano riportato i risultati più alti.

E allora? E allora il preside aveva mentito, non aveva fatto lo screening, aveva randomizzato i
nomi dei talentuosi, mostrando quindi come le aspettative degli insegnanti possano influire nel
rendimento degli studenti, consciamente o meno, favorendoli, supportandoli ecc...

Singolo cieco e Doppio cieco:

Se temo l’effetto Howthorne posso tenere il soggetto all’oscuro delle ipotesi, Singolo cieco sui
soggetti, se temo l’effetto Rosenthal uso il Singolo cieco sullo sperimentatore, e quindi faccio
raccogliere i dati a qualcun altro, senza metterlo al corrente sulle ipotesi. Se temo entrambi posso
usare il Doppio cieco.

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STATISTICA DESCRITTIVA:

Tendenza centrale, può avere 3 modalità: moda, mediana e media

Variabilità (è l’errore, lo scostamento del valore medio)

Correlazione

La statistica descrittiva è la branca della statistica che studia i criteri di rilevazione,

classificazione, sintesi e rappresentazione dei dati appresi dallo studio di una popolazione

o di una parte di essa, detta campione.

I risultati ottenuti nell'ambito della statistica descrittiva si possono definire certi, a meno di
errori di misurazione dovuti al caso, che sono in media pari a zero. Da questo punto di vista si
differenzia dalla statistica inferenziale, alla quale sono associati inoltre errori di valutazione.

INFERENZA STATISTICA

Procedimento di deduzione delle caratteristiche di una popolazione, a partire da una rilevazione


effettuata su un campione limitato di essa

Inferire è quindi trarre una conclusione come ad esempio accade nel sillogismo. Inferire X

significa concludere che X è vero; un'inferenza è la conclusione tratta da un insieme di

fatti o circostanze, e in statistica di rilevazioni.

Metodi di inferenza statistica:

Significatività statistica

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Con la statistica descrittiva, la prima cosa che posso fare con i miei risultati è ordinarli, così
capisco il range.

Moda: è l’indice meno informativo, ed è il


valore che si ripete più spesso

Una cosa utile da fare è raggrupparli in


range, in ranghi, intervalli, da 0 a 9 da 10 a
19, da 20 a 29 ecc... e possiamo capire la
frequenza dei range e come si sono In questo caso la moda è l’intervallo, il
distribuiti i dati, volendo mi aiuto da un range, 40-49, che si ripete ben 5 volte
grafico.

esempio di moda: ho 1 6 6 6 8 12 18 18 19 20 35, la moda è: 6

Noi parleremo principalmente di curva normale, gaussiana, con


moda e mediana centrale, con una concentrazione di frequenza
al centro, ma volendo esistono altre distribuzioni dei dati.

Mediana: valore centrale, non sommo nulla, la mediana è il valore che spezza in due la
distribuzione

esempio di mediana: ho 1 6 6 6 8 12 18 18 19 20 35, la mediana è: 12

Media: somma di tutti i valori diviso il numero dei valori sommati

esempio di media : ho 1 6 6 6 8 12 18 18 19 20 35, la media è: 13,5

Variabilità (aka varianza, distribuzione/deviazione standard): quanto si discosta ogni valore


di una serie di numeri rispetto al valore medio.

Se facessi la somma degli scostamenti di ogni valore rispetto alla media otterrei 0, che si
annullano, quindi i valori vanno presi assoluti in MODULO!

esempio: ho 1 6 6 6 8 12 18 18 19 20 35, con media 13,5 → SD = 9,2

1 si discosta da 13,5 per - 12,5

6 si discosta da 13,5 per - 7,5

...

20 si discosta da 13,5 per + 6,5

35 si discosta da 13,5 per + 21,5.

(-12,5) + (-7,5) + (...) + (+6,5) + (+21,5) = 0

Gli statistici preferiscono elevare al quadrato (scarti quadratici o quadri), li sommano e li


dividono per il numero delle osservazioni, poi faccio la radice quadrata per ripristinare il valore.

facendo questo avrei:

(-12,5)² + (-7,5)² + (...) + (+6,5)² + (+21,5)² = 932,75

932,75: 11 (ossia il numero delle osservazioni) = 84,8

prima ho fatto l’elevamento al quadrato (scarti quadratici) , ora devo fare la radice quadrata

√84,8 = 9,2 che è la varianza della mia serie di numeri anche indicata con SD, Standard Deviation

LEZIONE 18 - 5/11

Se un farmaco ha una varianza troppo alta non va bene, cura alcuni e ammazza altri, sarebbe
assurdo. Un farmaco ottimale dovrebbe far guarire molti, altri farli stare meglio e al massimo
non sortire alcuno effetto in rari casi.

Nella curva rossa uno scostamento piccolo rispetto alla


media potrebbe essere già una cosa significativa, nella
distribuzione blu, che è molto più ampia e dolce, la
differenza potrebbe non essere così importante.

Una volta ricavata la mia deviazione


standard, l’indice di variabilità,
posso confrontare qualsiasi
distribuzione rispetto alla curva
standardizzata, che ha come
proprietà la media 0, e ha vari gradi
di allontanamento dallo 0 della
media.

Il 68,26% dei casi (± 34,13%) ricade entro la media ± 1 + SD


——————————————————————————————————————————

Scompaiono i numeri di partenza e tutto viene riformulato in altri termini si applica a qualsiasi
scala, non ci sono più i valori di partenza ma gli indici di variabilità, la deviazione standard, così
da rendere possibile qualsiasi tipo di confronto tra qualsiasi unità e scala di misura.

È un linguaggio universale non devo più fare riferimenti ai valori di partenza.

Tra le ore di studio e il risultato nel


successivo test c’è una correlazione: sono
direttamente proporzionali (grafico A).
Sarebbe potuto essere uno studio
sperimentale ma avrei dovuto manipolare la
variabile indipendente, ossia imponendo un
tot di ore, voi 10 studiate 5 ore voi 10
studiate 10 ore voi 10 studiate 15 ore. Non
avrei avuto nessuno che studia 14 o 3. Ma
non basta, avrei anche dovuto randomizzare.

Nel grafico D non c’è alcuna distribuzione che coglie l’andamento tra l’altezza in cm e i risultati
ai test, qui si può dire che non c’è correlazione.

La correlazione va da -1 a 1. Dove 0 è assenza di correlazione.

LEZIONE 19 - 09/11

Un conto è una media aritmetica di un gruppo in cui la variabilità è tantissima, un altro è lo


stesso valore di media di un gruppo in cui la variabilità è molto minore.

Nel secondo caso quel valore “media” veramente significa qualcosa, nel primo caso, ad alta
variabilità quel numero non conta veramente nulla.

La correlazione va da 1 a -1. Se è 1 è diretta, direttamente proporzionali, -1 inversamente, 0


assenza di correlazione. Quando si parla di correlazione le variabili devono essere continuative,
perché devo verificare la loro correlazione in modo continuativo.

Se non ho una misura continua non ha senso calcolare questo tipo di correlazione.

Ogni soggetto dev’essere libero di poter essere collegato in un qualsiasi punto del grafico.

La deviazione standard è utile per ricavare un indice (da -1 a 1) della correlazione.

Per capire se c’è una correlazione tra due variabili (IQ e QPA), ho 10 soggetti, ciascun soggetto
ha due valori, uno per variabili.

Non posso restare vincolato ai miei valori grezzi, magari non posso confrontare due misure,
perché di entità diversa, ma dal momento in cui trasformo i miei dati grezzi nell’indice di
variabilità, ossia la deviazione standard, che è universale, posso rapportare, confrontare e
cogliere la correlazione tra due qualsiasi variabili e misurazioni.

Dunque, ricavo la deviazione standard per poter confrontare due variabili, misure, senza essere

vincolato alla loro scala o alla loro diversa unità di misura che potrebbe renderle altrimenti

inconfrontabili. Fatto ciò posso trovare l’indice di correlazione tra le mie due variabili.

La curva standardizzata vale per qualsiasi distribuzione normale, simmetrica al centro.

Devo standardizzare i valori.

Per calcolare la correlazione devo stabilire i


punteggi di ciascun soggetto, sottopongo
ciascun soggetto ai due test dove voglio vedere
la correlazione, il test IQ e GPA.

Faccio la media del primo test IQ, 103, calcolo


come detto la deviazione standard SD = 11,88

Alla media detraggo 82 che è il punteggio del


soggetto 1.

Quindi MEDIA - PUNTEGGIO del soggetto 1 = 21.

21 : SD = zIQ → indice di standardizzazione, ergo


quanto il punteggio di X, in questo caso di 1, si
allontana dal valore medio e quanto ha
contribuito alla variabilità totale. zIQ(1) = -1,77

21, la mia differenza rispetto alla media è ancora un punteggio grezzo, lo standardizzo, ossia
lo divido rispetto alla deviazione standard, e l’ho standardizzato perché l’ho rapportato
all’indice di variabilità.

-1,77 è il punteggio standardizzato del primo


soggetto nel test del Qi.

Ha valore negativo visto che ha abbassato la


media, che è 103.

Quindi lo posiziono tra -1 e -2, più vicino al -2.

Il -0,66 zGPA del primo soggetto lo colloco tra 0


e -1 più vicino al -1. E così per ogni soggetto

Punteggio di x in A - Media di A = contributo di


x alla varianza di A

Contributo di x : indice di varianza di A (SD) = z


di X alla variabile A

Ora faccio il prodotto incrociato z di x in A * z di


x in B = correlazione tra A e B rispetto a X

Lo faccio per tutti i miei soggetti (X, Y, Z, Q...)

faccio la media e ottengo il coefficiente di correlazione r

La correlazione negativa come la ottengo?

Devo avere i Z di X in A di segno opposto rispetto a Z si X in B.

—————————————————

Cercare e ricavare le correlazioni ci fa inquadrare meglio il fenomeno che stiamo analizzando.

Abbiamo appena finito la statistica descrittiva, come si individuano le correlazioni, ora


passiamo a quella differenziale, come si calcolano le differenze tra medie.

Storiella, la signora incinta è stata licenziata per colpa

dell’amica chiacchierona o per il fatto stesso di essere incinta?

Lo è il tradimento o l’essere incinta? Nessuna delle due cose! Ma la volontà del suo

datore di lavoro ad averla licenziata! È questa la relazione causale!

No volontà del datore = No licenziamento!

LEZIONE 20 - 10/11

Analisi della varianza.

Non ho bisogno di ripetere il test 100 volte.

Dalla varianza si ricava la deviazione standard “ds” dal quale si ricava l’errore standard “es”.

Osservando solo la differenza non posso capire nulla, devo capire da cosa è data, se da una
fluttuazione enorme o una dispersione contenuta.

Abbiamo rapportato il valore alla deviazione standard.

Prendo un valore, considero la sua differenza rispetto alla media, e questa differenza la divido
per l’indice di dispersione, ossia SD.

Anche la statistica inferenziale, ci consente di capire il risultato e se questo è dovuto a una


fluttuazione.

Ipotizziamo di voler scoprire se c’è una correlazione tra altezza e lettera con cui termina il nome.

Raccogliamo dei dati e negli USA scopriamo che se il nome termina in consonante sei
solitamente più alto della media.

Differenza tra ds (distribuzione standard) e es


(errore standard).

Visto le variabili in gioco: altezza e nome; è uno


studio sperimentale?

NO perché il nome non si può manipolare! Noi


avremmo bisogno di manipolare la nostra variabile
indipendente, quella dipendente - in questo caso
l’altezza - non si manipola mai!

Non potendo manipolare il nome delle persone, non scegliendolo io come ti chiami u, lei, lui...
non si tratta di undisegno sperimentale.

Il dato non si discute è l’interpretazione che si discute!


Come può, dunque, la lettera con cui termina il nome, determinare o influenzare l’altezza?

Come spiego i dati che ho raccolto? Capisco che quel risultato dipende da altro.

Una variabile è fittizia, c’è un “super errore sistematico”: non ho potuto randomizzare né
manipolare la variabile nome. L’errore è sistematico perché sistematicamente correla con la
variabile che indago io, l’altezza. Ma qual è questo errore sistematico? In Italia quasi tutti i nomi
terminano per vocale, in America è frequente che i nomi terminino in consonanti.

La lettera apparentemente produce l’effetto che ho considerato statisticamente, ossia che le


persone che hanno un nome che termina con consonante sono mediamente più alte di quelle
che termina con vocale, ma la lettera è sistematicamente associata al genere!

È statisticamente più probabile che un nome di maschio termini per consonante piuttosto che
un nome di femmina termini con consonante: quindi le variabili sono genere e altezza e non
nome e altezza! È questo ciò che spiega il fenomeno, il genere era una variabile
nascosta! Non avendo potuto randomizzare questo è il rischio che mi sono preso.

LEZIONE 21 - 12/11

Quando faccio una correlazione posso disinteressarmi dei punteggi dei singoli, mi interessa il
confronto tra medie. Meno dispersione c’è attorno a un valore medio più è attendibile quella
media. Il valore medio lo posso prendere ovunque ma devo capire se è immagine reale del
trattamento che ho effettuato. Se somministro un farmaco non posso avere uno che muore e
uno che guarisce al massimo uno che guarisce completamente e uno che guarisce un po’
meno.

In un gruppo dove la variabilità è grande, cosa posso fare per sperare che il confronto tra i due
gruppi possa essere significativo? La variabile verde a dx non entra mai nei risultati ottenuti da
quella azzurra, sono veramente due gruppi diversi, quindi devi aumentare la differenza interna
di un gruppo pur facendo restare lo stesso errore interno.

Se l’errore interno ai gruppi è piccolissimo e basta una piccola differenza, significa che quella
differenza è significativa.

Questo è quello che posso fare ↓

Devo sperare che nel rapporto della differenza tra i gruppi


e la variabilità interna, che rappresenta la dispersione
attorno al valore medio di ciascun gruppo ed è interna, sia medie
a favore della differenza tra i gruppi.
standard
errore
da
Più i due gruppi sono distinti meglio è.
1 standard
errore

i ft
Il metodo grafico per rappresentare tutto ciò è con un
grafico a barre.
a
II
Blu e verde sono entrambe delle medie e c’è la stessa
differenza tra i due gruppi, tra il blu verde di sinistra e il Ora abbiamo messo anche l’errore
blu verde di destra.

Devo rapportare la differenza tra le due medie all’errore standard.

Se l’errore standard di uno va oltre al valore medio dell’altro, come nel gruppo di sx, significa
che c’è una notevole dispersione interna. L’errore standard si rappresenta con una barretta.

Tu vorresti che queste due medie fossero ben differenziate tra di loro, che chi è sottoposto a
un farmaco non sia come chi prende un placebo, vorresti chiarezza.

A destra la differenza che c’è, è più significativa - pur essendo numericamente e visivamente
la stessa differenza tra medie. Quello che ci fa capire quale è più significativa è la distanza tra
le due coppie di linee tratteggiate - perché l’abbiamo rapportata all’errore interno del gruppo.
Se varia tanto, se c’è tanta dispersione non è rappresentativa.

Concludiamo quindi che ha più senso confrontare i dati tra le due medie del gruppo di destra
rispetto a quello di sinistra, poiché in quello di destra c’è meno errore standard e sopratutto
l’errore standard di uno non va oltre alla media dell’altro indicando quindi una minore
dispersione interna attorno al valore medio e conseguentemente una maggiore affidabilità e
significatività rispetto al gruppo di sinistra.

Come posso far diventare significativa la differenza tra la media blu e la media verde a sx, dove
c’è una grande dispersione interna, molto errore standard?

C’è confusione, cambia poco l’effetto, il risultato, se prendi il farmaco verde o blu nell’esempio
di sinistra. Serve più distinzione tra i due farmaci altrimenti sortiscono il medesimo effetto.

———————

Ci sono tre variabili:

caso 1 Caso2
1) classe/livello scolastico

2) lunghezza parole

3) tempo di lettura delle parole

Gra co a barre, istogramma

La 1 è una variabile discontinua, ha tre livelli ma la variabile è la stessa.

Lo stesso discorso va fatto con la variabile lunghezza parole, è una variabile discontinua a 2
livelli. Poi c’è il tempo di lettura che è una variabile continua.

Faccio una media complessiva che include sia il tempo impiegato a leggere le parole lunghe
che le parole corte, e lo ripeto per tutti e tre i gruppi, prima terza e quinta elementare.

Solo il tempo di lettura è una variabile dipendente.

fi
Interazione: le variabili si influenzano a vicenda?

C’è un effetto della lunghezza delle parole?

Se il tempo di lettura per la lunghezza delle parole restasse invariato rispetto alla classe,
significherebbe che otterrei la stessa differenza tra i tempi di lettura delle parole lunghe e
parole corte, una differenza costante, invariata: ovvero che la lunghezza delle parole non
compromette il tempo che ci si impiega a leggerle indipendentemente dalla classe. (Caso 2)

Invece il grafico (Caso 1) ci dice che l’effetto delle parole esiste ma è influenzato dal livello
scolastico: la differenza tra i tempi di lettura tra parole lunghe e corte non è costante,
varia col variare della classe. In prima si impiega molto di più rispetto alla quinta a leggere le
parole lunghe di quelle corte, in quinta invece questa differenza è praticamente irrisoria.

LEZIONE 22 - 16/11

Se io butto dentro la media parole lunghe e corte senza differenziarle, voglio sapere a
prescindere dalla lunghezza delle parole, quanto tempo, in ogni classe, ci si mette a leggere.

Ripeto per tutte e tre le classi. Confrontando le tre medie, cosa deduco? C’è una correlazione
tra classe e velocità? Sì c’è. Per ora non tengo conto della significatività statistica.

Se voglio tenere in considerazione la lunghezza delle parole, non tenendo conto della classe,
che faccio? Sommo le colonne blu e faccio la media, le colonne verdi e faccio la media, e
confronto la media delle parole lunghe a quella delle parole corte. Scopriremo che, ovviamente,
le parole lunghe richiedono più tempo a essere lette rispetto alle corte.

Ok ora come faccio a capire se c’è un’interazione tra la differenza di parole corte e lunghe e la
classe? Chiaramente si stanno influenzando, la classe influenza l’effetto della lunghezza delle
parole. In quinta c’è poca differenza tra parole corte e lunghe. (Caso 1)

Le parole corte e lunghe non sono dipendenti, il tempo di lettura lo è.

La classe non influenza la lunghezza delle parole. Anche la classe è indipendente.

Nuovo grafico. Ora rifaccio la media tra tutti i tempi di reazione della prima, poi della terza e
infine della quinta. E ottengo il valore medio ignorando la lunghezza delle parole: in prima si
legge molto più lentamente. Ora facendo l’effetto combinato, c’è un effetto della lunghezza
delle parole e anche della classe, si chiamano effetti additivi. Nel secondo caso non c’è
l’interazione, c’è l’effetto combinato, sia della lunghezza e della classe scolastica, ma questi
effetti restano entrambi non né che in una classe spariscono. Quello che manca è l’interazione
tra le variabili. Anche l’effetto della classe non si modifica in funzione della lunghezza delle
parole. L’interazione è misurata dall’analisi, mettendo assieme effetto a e b hai l’interazione.
Tra qualsiasi due variabili in qualsiasi esperimento.

Correlazione: riguarda un disegno statistico che non riguarda differenze tra medie, deve avere
variabili continue...

Interazione: è tra due medie, l’interazione ti dice qualcosa riguardo l’andamento tra queste
due variabili confrontandone la media. Una variabile influenza l’altra.

Nel primo test la differenza tra le due colonnine varia in base alla classe, nel secondo la
differenza sembra costante.

Queste due variabili interagiscono, si influenzano a vicenda non sono indipendenti. Ma questo
non posso saperlo prima, serve che sia il programma a dirmelo

In questo grafico (Caso 2) invece, i dati mi dicono che la differenza resta costante. Ma infatti
chi mi dice che in quinta la differenza del tempo di lettura tra parole lunghe e corte deve esser
diminuito? Magari in quinta elementare è ancora troppo presto.

Gra co lineare del caso 1, la classe in uenza in modo


In questo gra co lineare del caso 2 è evidente che evidente i tempi di lettura delle parole tanto che in quinta
la classe non in uenzi i tempi di lettura elementare non c’è più di erenza tra leggere una parola
lunga o una parola corta. Quindi c’è un e etto della

lunghezza delle parole.


——————————————————

Caso Trofim, personaggio della Russia di Stalin, un agronomo. Alcuni hanno detto che la
Russia ha perso la guerra fredda per colpa sua e della conseguente riforma agraria.

Egli aveva notato che dopo un inverno molto rigido, la primavera successiva il raccolto era
molto proficuo, un po’ come quando, se vogliamo, da piccolo hai ricevuto un’educazione molto
rigida, e da grande sei diventato una persona squisita.

Meglio conosciuto come Vernalizzazione. Tutti i botanici dell’epoca avevano provato a


segnalare che questa cosa è valida soltanto per alcuni tipi di piante (come il grano),
segnalazione inutile, visto che sono tutti finiti nei lager. Venne accolta di buon grado perché era in
linea con l’ideologia di Stalin. Se tu mi dai un dato che conferma esattamente la mia ipotesi, la mia
ideologia, sarò più propenso a prendere per vero, senza ulteriori prove, quel medesimo dato.

Una teoria scientifica non deve essere puramente descrittiva come il darwinismo ma deve
potersi configurare come una guida per l’azione, com’è per il Lamarckismo.

Lamarckismo: fu la prima teoria evoluzionistica e fu elaborata dal naturalista francese

Jean-Baptiste de Lamarck (1744-1829); attualmente considerata errata.

L'idea di base della teoria di Lamarck era la seguente: l'ambiente cambia, gli organismi

lottano per adattarsi continuamente alle nuove esigenze del loro habitat, Questi sforzi

modificano fisicamente i loro corpi e questi cambiamenti fisici sono ereditati dalla prole.

Vale a dire, che l'evoluzione proposta dalla teoria di Lamarck era un processo sostenuto in

un concetto chiamato eredità delle caratteristiche acquisite: i genitori trasmettono ai loro

fi
fl
figli i tratti che acquisiscono dal modo in cui si relazionano all'ambiente

ff

fi
ff
fl

Superamento: le successive scoperte della moderna


biologia hanno dimostrato che il meccanismo
mediante il quale le specie mutano non è la
trasmissione dei caratteri acquisiti: l’uso e il disuso di
un certo organo può interessare il singolo individuo,
ma non la sua progenie. Le mutazioni nel singolo,
come l’atrofia o l’ipertrofia riguardano il livello
somatico e non il suo patrimonio genetico.


Tuttavia bisogna riconoscere a Lamarck la posizione

antifissista (fissismo: concezione di origine biblica che

le specie siano immutabili e immutate)

da
MAMMA

Darwinismo:

È una teoria evoluzionistica sviluppata dal noto naturalista britannico Charles Darwin e altri
autori. Secondo questa teoria, tutte le specie viventi derivano dalla selezione naturale di
piccole caratteristiche ereditate, le quali incrementano le abilità dell'individuo di competere,
sopravvivere e riprodursi.

I principi base dell'evoluzione per selezione naturale definiti da Darwin sono:

1) Per ogni generazione che sopravvive, vengono prodotti più individui.

2) Fra gli individui esiste una variazione fenotipica e tale variazione è ereditabile.

3) Quegli individui con tratti ereditabili meglio adatti all'ambiente sopravviveranno.

4) Qualora avrà luogo l'isolamento riproduttivo, allora si sarà formata una nuova specie.

Col procedere della civiltà


l’altezza, la longevità e il QI
crescono.

Oggi specie nei paesi


avanzati “si fanno
sopravvivere” sordi, ciechi,
diabetici, handicappati. Non
sembriamo muoverci in
direzione contraria alla
selezione naturale? No. Più
una specie è ricca
eterogenea, internamente
diversificata, più aumenta la
disponibilità di tratti e
caratteristiche.

————————————

daeadoonella

Fenotipo: in genetica, l’insieme delle caratteristiche morfologiche e funzionali di un organismo


determinate dall’interazione fra la sua costituzione genetica e l’ambiente.

——————————————————————————————————————————

Clever Hands, mani intelligenti, che


richiama il “clever Hans”, il cavallo
intelligente. Von Osten, il proprietario
del cavallo c’aveva creduto veramente
che Hans fosse in grado di risolvere
problemi aritmetici, quando invece
veniva influenzato dal linguaggio del
corpo dell’interlocutore che aveva delle
aspettative circa la risposta del cavallo.
Pfungst aveva dimostrato questo tipo di
influenza.

Con Clever Hands sia a riferimento alla


comunicazione facilitata, ovvero quella
tecnica, ad oggi non riconosce società
come valida, prevede l’utilizzo di una
tastiera con delle lettere che verranno
indicate dal soggetto autistico per
cercare di comunicare, il tutto seguito
da un facilitatore. Questo aveva
riempito il cuore dei genitori di gioia,
soltanto che che ci reste conto che i
facilitatori, inconsapevolmente
interpretavano i gesti del soggetto
cercando di trarne un messaggio di
senso compiuto, che non era
nell’intenzione del soggetto stesso.
Questo era dovuto dalle aspettative che
i facilitatori avevano, e che gli fece
attribuire un senso logico a qualcosa
che effettivamente un senso logico non
aveva. Magari il bambino aveva indicato
in alto a destra una zona non ben
definita e loro lo interpretavano come la
volontà di digitare una O piuttosto che
una Po perché questa lettera, unita alle
precedenti, formava una parola
esistente, sensata e logica, cosa che
non era necessariamente vera.

L’aspettativa si rivelò essere quindi un


“Pfungst constatò, pertanto, che il cavallo reagiva agli stimoli visivi
problema un po’ come fu per il caso del linguaggio corporeo di von Hosten, riuscendo a cogliere le
involontarie modi che posturali ed espressive che intervenivano nel
Hans

corso degli esperimenti.”

fi

LEZIONE 23 - 17/11

Ricapitolo:

La “scolarizzazione” è una variabile indipendente a tre livelli, I elementare, II e III.

Poi c’è una variabile indipendente a due livelli “lunghezza delle parole”.

La differenza del tempo impiegato per leggere le parole corte e lunghe, a sinistra, diminuisce
man mano che i ragazzi crescono, in quinta la differenza è irrisoria. È chiaro che la variabile
“scolarizzazione” interagisca con “tempo di lettura”.

Tre effetti principali: effetto della variabile 1 - scolarizzazione, effetto della variabile 2 -
lunghezza parole, e l’eventuale interazione che può essere presente oppure no.

L’interazione la si ottiene confrontando le medie.

Nel secondo grafico l’effetto della scolarizzazione c’è comunque visto che le rette sono
inclinate a destra. C’è l’effetto della lunghezza delle parole perché le due linee sono distinte e
non sono sovrapposte. Non c’è interazione perché la distanza resta la stessa di classe in
classe. Sono due effetti principali che si sommano tra loro, restano entrambi ma non c’è
interazione tra le due variabili.

Se non ci fosse né l’effetto della prima né della seconda variabile ma solo una forte
interazione? Il grafico verrebbe a croce per via delle medie al centro.

(L’effetto principale è l’effetto che riguarda la singola variabile.)

La differenza tra medie è la differenza dei tempi di reazione/lettura

——————

Esercitazione:

Prendiamo un gruppo di soggetti e li sottoponiamo al test A e al test B. Il soggetto 1 ha quindi


ottenuto il punteggio A1 al test 1 e il punteggio B1 al test B.

Come riporteresti i seguenti dati su un grafico?

Soggetto 1 = A: 11 B: 51

Soggetto 2 = A: 9 B: 64

Soggetto 3 = A: 10 B: 8

Soggetto 4 = A: 11 B: 20

Biz
sa A
i i test vanno sugli assi,
B
i soggetti sono i puntini.
SBAGLIATO
so È evidente che tra A e B
so dissionarnterpretativa
non ci sia alcuna correlazione
come riesco vedere
io e
io secisonocorrelazioni
i ma ma
noi
e a s a

1
I

La misura è sempre la nostra variabile indipendente!

Altra esercitazione:

Prendiamo due variabili indipendenti e 1 indipendente, la misura.

Di queste due variabili posso ottenere dei valori medi

1) A1 B1 = 35

2) A1 B2 = 46

3) A2 B1 = 36

4) A2 B2 = 48

Voglio costruire un grafico per capire se tra queste due variabili c’è un’interazione (non
correlazione! Visto che sono medie non posso parlare di correlazione), se c’è l’effetto principale
di A e/o di B

ERRORI COMUNI: ricordati di assegnare un’asse a una variabile e un’altra asse all’altra

B1 =

Sonoduelineeparallele
B2 =

misura interazione la distanzatra BeeB2


SE

sa resta costante nonc'è


si
interazione
a

n
L'effettoprincipale diBe'è
a effetto

di B vistoche le due lineesono
so

distinte
so

Pervederesec'èl'effetto di A
n considero se A1 a prescindereda B
is

n e se A2 a prescindereda B
s

effetto diA Aibi


atB235
46 2 40,5 il numerorestalo
jpg
stesso quindinonc'è
1 2 A

IIII 364812 42 l'effettoprincipale dia

Stiamo parlando di differenze tra medie, senza soggetti. I numeri sono dipendenti.

Per convenzione in ordinata si mette la variabile dipendente.

La differenza dell’andamento tra B1 e B2 misura che a prescindere da A, prendo il valore


medio di B1 e B2, ossia 35,5 per B1 e 47 per B2.

Lo vedo immediatamente che il livello 1 di B è differente dal livello 2 di B, quindi B ha un effetto


principale.

Come faccio a vedere se c’è un effetto di A? Devo confrontare A1 e A2 a prescindere da b.

La media di A2 e la media di A1. L’andamento è orizzontale, quindi è circa lo stesso per A1 e A2,
dunque non c’è differenza tra le loro medie e quindi per quanto riguarda A non c’è effetto.

Esempio pratico di un possibile A1 e A2 nella realtà:

A1 è un milligrammo di caffè e il livello A2 sono 30g di caffè.

Se danno lo stesso valore significa che prendere poco o tanto caffè non cambia nulla nel
quadro del mio esperimento. Magari la quantità di caffè non sortisce effetto sui voti scolastici.

——————————————————————————————————————————

ARCHITETTURA DELLA MENTE, PROCESSI COGNITIVI.

Quando è possibile spiegare un fenomeno interamente a livello di substrato neuronale, è la


cosa migliore, purtroppo non possiamo spiegare tutto in termini di substrato neuronale, a livello
fisico, chimico, talvolta la psicologia è indispensabile, non siamo solo dei meccanismi naturali.

Il sistema nervoso: stiamo parlando di meccanismi, senza animo, spirito ecc...

Noi siamo solo dei meccanismi che agiscono in base alle leggi meccanicistiche della natura, o
siamo anche altro? Anche se fossimo solo meccanismi fisici, non per questo siamo meno di
quello che eravamo, il dolore continua a esistere, la nostra vita continua ad avere il senso che
gli attribuiamo e non implicherebbe una visione della realtà meccanicistica e materialista

LEZIONE 24 - 19/11

Non si può fare psicologia senza sapere come


funzioni il cervello.

Ci dev’essere una relazione tra il fenomeno fisico,


neuronale e il fenomeno mentale, psicologico. Il
sistema nervoso agisce a prescindere dalla
volontà, ma ci sono comunque tecniche di
rilassamento, il training autogeno.

Non bisogna essere superficiali


nell’interpretazione di alcuni fenomeni dando per L’unità fondamentale è il neurone, ne
scontato che abbiamo capito tutto.
esistono di varie forme.

Direzione
impulso

entrata
in
Figura A: Neurone motorio

Figura B: indica invece un Neurone sensoriale.

direzione

impulso Figura C: è un Interneurone, che svolge il ruolo
IN

uscita
di connettere dei neuroni diversi

Assone di un'altra cellula


io mia ma

zitte
Sinapsi di un’altra cellula

i Nucleo

paonazze

Dendriti

sinapsi

Corpo cellulare, Soma


Assone

fa

Nodi di Ranvier

Guaina mielinica

Rami cazione assonale

Bottone sinaptico

Cellula di Schawnn

Il neurone è la cellula più complessa del nostro organismo e ha la funzione di ricevere


informazioni da altri neuroni e inviarle a sua volta ad altri neuroni, creando una fitta rete di
comunicazione. Il neurone ha una funzione di input e una di output.

Il soma è il corpo del neurone, contenente il nucleo.

Dal soma si articolano dei prolungamenti in diverse ramificazioni, i dendriti.

Anche l’assone origina dal soma, ma è un singolo prolungamento che si assottiglia molto dopo
aver percorso una breve distanza, la lunghezza varia da qualche micron a diversi centimetri.

La zona deputata agli input sono i dendriti, che ricevono le informazioni e le inviano al soma.

La zona deputata all’output è l’assone, che invia le informazioni all’esterno del neurone.

Le informazioni vengono trasmesse ai muscoli scheletrici, ai muscoli lisci dei visceri, al


muscolo striato cardiaco.

I terminali assonali hanno un rigonfiamento, detto bottone terminale, all’interno del quale sono
presenti le vescicole sinaptiche.

Il termine sinapsi indica una struttura altamente specializzata che consente la comunicazione
delle cellule del tessuto nervoso tra loro (neuroni) o con altre cellule.

Il neurone che trasmette l’informazione a un altro neurone, generalmente ai dendriti di un altro


neurone, viene chiamato neurone presinaptico, il neurone che riceve è detto postsinaptico.

La sinapsi è la modalità con la quale due neuroni si scambiano informazioni, e sostanzialmente


ci sono due tipi di sinapsi: la sinapsi elettrica e la sinapsi chimica.

La parte che trasmette è sempre l’assone, quella che riceve solitamente sono i dendriti, talvolta
può essere il soma, o addirittura l’assone. Dette “asso-dendritiche; asso-somatiche; asso-assoniche”

Tutti questi fasci di fibre viola rappresentano il sistema nervoso


periferico.

Quello che è dentro il midollo spinale è il

sistema nervoso centrale in arancione.

Infine in verde si dirama il sistema nervoso autonomo.

Il sistema simpatico, che è attivatore, ci prepara


all’attivazione, quello parasimpatico, ci domina
quando ci rilassiamo.

Se ci sono funzioni diverse quasi sempre


corrisponde a una struttura diversa.

Un’ulteriore suddivisione che occorre fare è:


muscoli striati e muscoli lisci, volontari e involontari,
eccezione per il cuore che è striato ma involontario.

Ora passiamo al sistema nervoso centrale, nel midollo spinale.

Come è organizzato il flusso di informazioni in entrata e in uscita?

arco Il flusso è bidirezionale, ogni fibra trasmette in ambo le direzioni o


rimesso
c’è una suddivisione dei flussi e dei compiti? Sono separati, è un
dato morfologico, della forma.

Ventrale è la parte anteriore, davanti, del ventre, dorsale quella


posteriore verso il dorso. È la parte dorsale quella afferente, dove
le informazioni entrano, il rigonfiamento, il ganglio contiene tutte le
informazioni.

Ganglio:

è una struttura nervosa - costituita da tessuto n.- del


sistema nervoso periferico, si presenta come un
rigonfiamento rotondo, posto lungo il decorso dei
nervi; fungono da stazione intermedia nella
trasmissione degli impulsi.

I nervi cranici originano dal cranio. Anche la


muscolatura è utile da studiare.

I sistemi simpatico e parasimpatico svolgono azioni


Sezione di midollo spinale
complementari, uno intensifica l’altro inibisce, uno
stimola fortemente l’altro debolmente.

La digestione la respirazione riguardano il sistema vegetativo o autonomo.

Nel midollo spinale ci sono i nuclei delle cellulare piramidali:

è un tipo di neurone multipolare che si


trova in diverse aree del cervello, come
la corteccia cerebrale, l'ippocampo e
l'amigdala. I neuroni piramidali sono
elementi fondamentali di tipo
eccitatorio del sistema nervoso dei
mammiferi, in particolare, del tratto che
va dalla corteccia prefrontale fino al
midollo spinale.

Il midollo spinale ha una sua autonomia non è solo un


mezzo di trasmissione.
B ai
L’arco riflesso, ha un vertice che è la parte sensoriale, poi
va al centro che si trasmette alla parte motoria, è un
circuito a tre neuroni, nel suo piccolo è autonomo. L’arco
riflesso indica proprio questo, il martelletto del medico sul
ginocchio. In rosso sono le terminazioni nervose afferenti
sotto pelle, il giallo è il motore intersinaptico che poi porta
l’impulso al neurone di movimento che fa muovere il
ginocchio.

Noi interpretiamo certe nostre reazioni in termini di esperienze, tolgo la mano perché mi sono
scottato. Il nostro riflesso di togliere la mano avviene prima della nostra percezione del dolore e
prima della nostra consapevolezza di ciò che è accaduto. Io non ritraggo la mano perché provo
dolore, perché fisicamente ci vuole più tempo. È un problema su cui comunque si discute.

Il gatto spinale, con lo spinal cord recisa se gli pungi la zampa la ritrae ma non miagola, non
reagisce in modo appropriato,

Questo sistema essendo autonomo, perché ogni tanto non si attiva da solo? Perché non
interferisce? Intuitivamente siamo abituati a pensare al sistema nervoso come qualcosa che
trasmette le informazioni. C’è un sistema che lo blocca.

LEZIONE 25 - 23/11

Esiste una teoria secondo la quale il sistema


nervoso del singolo individuo si sviluppi
seguendo le fasi che hanno interessato lo
sviluppo della specie, l’evoluzione

Cervello dei rettili, prima fase, archipallium, di


cui conserviamo ancora i residui. A queste
strutture si aggiungono, si sovrappongono quelle
dei mammiferi paleopallium e infine quelle
specifiche umane con il neopallium.

Filogenesi delle specie

Strati cazione del nostro



cervello
La parte più interna del nostro cervello sarebbe

fautrice dell’aggressività, e dell’autoconservazione. Sopra questa struttura arcaica si è aggiunto lo


strato legato alle emozioni. Infine lo stato più esterno, il neopallium, che comprende tutte le mansioni
intellettuali. Lo sviluppo dell’individuo ripercorrerebbe la filogenesi delle specie.

Per quanto riguarda lo sviluppo embrionale c’è il


romboencefalo che, come suggerisce il termine, è
romboidale e si forma inizialmente, poi quello che sta in
mezzo è il mesencefalo, e infine il proencefalo.

Quando ci si riferisce all’archipallium ci si riferisce al


rombencefalo, il cervelletto ecc, che mantiene la sua forma
romboidale anche in 3 dimensioni

Nella maggior parte dei libri ci sono i nomi della strutture, sistema limbico...

fi

encefalo

III co

Lui non fa domande sul tronco encefalico, mentre per quanto riguarda la corteccia serve sia il
nome → funzione, sia dove stanno queste cose, aree. E saperle disegnare.

In base a queste indicazioni. Se taglio dal mesencefalo in giù che succede?

Un gatto “mesencefalico” come si comporterebbe?

(Il gatto “spinale” a cui viene sezionato, interrotto, il percorso che va dal cervello al sistema
nervoso periferico e viceversa, se pungo con un ago la zampa lui la ritrae per riflesso ma non si
arrabbia non urla o altro.)

Gli mancherebbe completamente la gestione delle proprie azioni. Non sarebbe distinguere il
bisogno di mangiare e bere. Il gatto mesencefalico mancherebbe di inserire gli stimoli esterni in
un quadro dove considera l’utilità delle proprie azioni.

Il talamo è una struttura del SNC collocata nel diencefalo, svolge una
funzione associativa tra aree corticali diverse. È una sorta di relè che
distribuisce l’impulso nel cervello.

Le afferenze sensoriali e i relativi collegamenti corticali ne fanno la


porta di ingresso alla corteccia cerebrale per la maggior parte delle
informazioni provenienti dal corpo e dal mondo esterno. → funzione di relè

Nel campo della sensibilità dolorifica il t. svolge una funzione


nell’elaborazione cosciente del dolore.

In collegamento con il cervelletto, con la corteccia cerebrale interviene


nel controllo dell’esecuzione del movimento.

Ipotalamo, “ipo” perché è più piccolo del talamo, sta sopra il talamo.
Sito nella partenza ventrale del diencefalo contro la e regola l’attività
endocrina, la termoregolazione e il sonno.

L’ipofisi è ancora più piccola, è una ghiandola che attraverso la


secrezione di ormoni controlla l’attività endocrina e metabolica .

Queste tre parti sono l’interconnesse tra il sistema nervoso e endocrino,


attraverso gli ormoni.

Cervelletto e gangli della base, siti nella parte basse vicino al collo
precisamente nel rombencefalo. Svolge un ruolo importante nel
controllo dei movimenti (per un 20% del totale delle sue funzioni) non
inizia il movimento ma lo coordina nella precisione; è coinvolto anche
nella memorizzazione, linguaggio, attenzione, nonché le risposte alla
paura e al piacere. Io potrei anche essere privato del cervelletto e vivere
normalmente, con qualche compromissione nell’equilibrio e postura.

I gangli ricordano delle chiocciole e stanno immediatamente sopra il


talamo. Il cervelletto = azioni rapide immediate. i gangli = coordinazione
di movimenti più lenti e precisi. I g. sono un gruppo di nuclei subcorticali,
di varia origine, siti nella parte superiore del mesencefalo. Sono associati
a l’apprendimento, le abitudini, i movimenti oculari e la cognizione.

Il Sistema limbico comprende una serie di


strutture cerebrali presenti nella parte più
profonda del telencefalo, svolge le
funzioni di conservazione della specie, oggi
negli umani viene maggiormente implicato
nell’integrazione dell’olfatto e nella
memoria a breve termine.

Tra le diverse parti di questo sistema c’è

la Fornice: è appoggiata sulla struttura


dell’ippocampo.

L’amigdala, è composta da 3 nuclei e

gestisce le emozioni, in particolare la paura.

L’ippocampo situato nel lobo temporale

svolge un ruolo chiave nella trasformazione

della memoria a breve termine in quella a

lungo termine e nella navigazione spaziale.


La corteccia cingolata, situata sopra il

corpo calloso, è luogo dell’elaborazione a

livello inconscio dei pericoli e dei problemi,

è una sorta di allarme silenzioso, un

segnale di “c’è qualcosa che non va”.

C’è una connessione tra i bulbi olfattivi e i ricordi. Anche gli odori possono accendere dei
ricordi perché sono vicini. Ricordati “la ricerca del tempo perduto” di Proust, le petite medelaine.

Il cervello:
può essere definito come quella porzione di encefalo separata dalle restanti parti mediante un
piano orizzontale passante per la superficie superiore del cervelletto, ossia il prosencefalo,
termine che viene utilizzato come suo sinonimo: telencefalo + diencefalo
È, quindi, la porzione derivata dallo sviluppo delle vescicole diencefalica
(per il diencefalo) e telencefalica (per il telencefalo)
Il cervello si occupa, insieme al sistema endocrino, di parte della
regolazione delle funzioni vitali ed è sede delle regolazioni
omeostatiche e delle funzioni cerebrali superiori

Noi parliamo di materia grigia, che sarebbe la parte più esterna, i


corpi cellulari e i nuclei dei nostri neuroni si trova lì sulla superficie.

La sostanza bianca, più interna è così per via della mielina che riveste
gli assoni neuronali.

È più grave una lesione a livello della corteccia/sostanza grigia o della


sostanza bianca?

Se si interrompe il collegamento tra due fibre della sostanza bianca che speranze abbiamo?
Che si ricolleghino, che se ne costituiscano di altre, grazie alle cellule staminali (cellule che
ancora non si sono specializzate e si sviluppano a seconda di dove vengono impiantate).

Se invece faccio una lesione nella corteccia, materia grigia, il danno è permanente.

Quindi è “preferibile” una lesione alla sostanza bianca che alla materia grigia.

Il cervello può essere suddiviso in due macroparti:

• Telencefalo

• Diencefalo

Il telencefalo, che comprende la corteccia ed è


estremamente sviluppato, a sua volta può essere
suddiviso in 4 macro aree:

• Lobo frontale

• Lobo parietale

• Lobo occipitale

• Lobo temporale

Si possono aggiungere:

• Lobo limbico

• Lobo dell’insula

Il diencefalo è molto più piccolo ed è avvolto


superiormente e lateralmente dal telencefalo, contiene:

• il talamo

• l’epitalamo

• Il metatalamo

• l’ipotalamo
Lobo limbico
• Il subtalamo

Le scissure sono il confine tra i diversi lobi:

• Scissura centrale (di Rolando)

• Scissura laterale (di Silvio)

• Scissura calcarina

• Scissura parietoccipitale

• Scissura limbica

Insula

jfaa.FI
I
rapanettate
zigzagato

Nel lobo frontale, il più grande dei lobi 41%,

Nella parte anteriore, corteccia prefrontale, avviene l’elaborazione dei


pensieri e delle idee, partecipa ai processi di apprendimento e della memoria.

Nella parte sinistra, l’area di Broca, si formano e controllano le parole.

Nella parte posteriore si comandano e modificano i movimenti.

È la parte che più si è sviluppa nell’evoluzione e rappresenta la distinzione maggiore tra uomini
e le grandi scimmie.

Il lobo temporale è quella intorno alle orecchie e il nome deriva dal fatto che è l’area più
soggetta all’avanzamento dell’età, infatti i primi capelli bianchi ci spuntano vicino alle orecchie.

In questa zona che c’è l’ippocampo e il sistema limbico.

È sede della percezione uditiva e della memoria, ci fa comprendere l’intonazione del discorso.

Il lobo occipitale è da punta nella parte posteriore del cervello, e ha la funzione primaria visiva.

Si divide in parte primaria e in aree associative.

Per primaria si intende che è la prima area che riceve le informazioni che dall’occhio
deiarrivano alla corteccia.

Tutte le aree primarie sono le parti dei lobi che per prime ricevono gli stimoli e poi si
diramano in tutto il resto della relativa macroarea.

Il lobo parietale, in particolare la parete sinistra, si occupa della comprensione del linguaggio
parlato e scritto, mentre la parte destra dell’orientamento nello spazio e dell’attenzione.

Il lobo limbico è composto dalla circonvoluzione limbica, uno spesso giro di sostanza grigia
che si dispone sotto il corpo calloso e che ne segue il decorso. È connesso alle funzioni
emozionali, apprendimento e memoria.

Il lobo dell’insula è una porzione di corteccia cerebrale (sì, è materia grigia anche se interna)
che si trova in profondità all’interno della scissura di Silvio, tra il lobo temporale e frontale.

Gioca un ruolo fondamentale nella regolazione dell’omeostasi e dell’emotività.

Nel passaggio dal lobo frontale al lobo parietale è presente la scissura centrale, o di Rolando,
che divide l’area motoria primaria dall’area somatosensoriale primaria.

L’area motoria primaria controlla direttamente l’esecuzione dei movimenti.

L’area premotoria controlla l’organizzazione dei movimenti, contribuendo alla creazione di

schemi motori.

L’area somatosensoriale primaria è deputata alla ricezione degli stimoli sensitivi del tatto, del

dolorifici, presso di (della pressione) e termici.

L’emisfero destro si occupa della parte sinistra del corpo, e viceversa.

Ogni "emicampo visivo" (una delle due metà del campo visivo) viene decodificato dall’area
visiva dell’emisfero opposto (e i campo sinistro → emisfero destro) in modo tale che ciò che è
a destra nel campo visivo viene letto dall’emisfero sinistro e viceversa.

Nella figura qui di lato si vede come il lato


sinistro di ogni occhio invii il suo messaggio
solo all'area visiva dell'emisfero sinistro; il lato
sinistro di ogni occhio percepisce ciò che è
alla sua sinistra e invia il suo messaggio solo
all'area visiva dell'emisfero destro.

I due emisferi si scambiano poi le informazioni


attraverso le fibre del corpo calloso che
uniscono tra di loro le due metà del cervello:
così il cervello “fonde” tra di loro i due campi
visivi ricostruendo la pienezza dell’immagine.

Il corpo calloso: si tratta di un fascio di assoni


che interconnette i due emisferi cerebrali. È molto
importante poiché collega tra loro i quattro lobi,
garantisce quindi il trasferimento di informazioni
tra i due emisferi e la loro coordinazione.

Esperimento: Split-brain.

Soggetti con epilessia, anni 60.

Si potevano eliminare i “cortocircuiti” di questi pazienti sezionando


il corpo calloso, dividendo in due il cervello, separando di netto i
due emisferi; non ci sono grossi effetti collaterali.

Nel giugno del 1979, in un’operazione durata quasi 10 ore, i medici


crearono una sorta di «tagliafuoco», come si fa contro gli incendi,
per contenere gli attacchi di Vicki, tagliando il suo corpo calloso, il
fascio di fibre neurali che collega i due lati del cervello.

Questo drastico intervento, chiamato callosotomia, stacca i collegamenti tra i due lati della
neocorteccia, la sede del linguaggio, del pensiero cosciente e del controllo dei movimenti. Le
difficoltà di Vicki nel supermercato erano dovute a un cervello che si comportava, per certi
aspetti, come se in esso ci fossero due menti separate.

Grazie allo studio di questo gruppo, gli scienziati ora sanno che il cervello sano può somigliare
a una coppia di macchine nettamente diverse, cablate fra loro e costantemente impegnate a
scambiarsi torrenti di dati. Ma una volta tagliato il cavo primario, l’informazione – parole,
oggetti, immagini – presentata a un emisfero viene ignorata dall’altro.

Per Gazzaniga, però, i pazienti dal cervello diviso in due restano


una risorsa inestimabile. Le tecniche di visualizzazione possono
confermare, per esempio, che il lato sinistro del cervello è più attivo
di quello destro nell’elaborazione del linguaggio.

Ma questo trova un’illustrazione plastica, concreta nei pazienti split


brain, che possono non essere in grado di leggere ad alta voce una
parola come «padella» quando la si presenta all’emisfero destro, ma
sono in grado di indicarne esattamente il disegno.
Michael Gazzaniga

Descrizione dell’esperimento su soggetti splitbrain:

È presente un tachistoscopio, un proiettore di diapositive di


cui si può controllare al millisecondo il tempo di esposizione
delle immagini, parole o altri stimoli.

Se divido i due emisferi le informazioni restano isolate? Sì

Quello che entra dall’occhio destro resta a sinistra? Sì

Se al soggetto viene mostrata una parola a destra del punto


risponderà correttamente su che cosa ha visto.

Poiché l’informazione vista dall’occhio destro entrerà car


nell’emisfero sinistro, sede dell’area di Brocà e del linguaggio, e
risponderà correttamente.

Stimolo a destra

Se lo stimolo comparirà a sinistra del punto di fissazione il


soggetto affermerà di non aver visto nulla, poiché lo stimolo
recepito dall’occhio sinistro entrerà e rimarrà nell’emisfero destro, PAN e
incapace di elaborare una risposta orale. Il soggetto chiuderà gli
occhi, e con un pennarello disegnerà sulla carta la parola che
l’occhio sinistro ha visto ed è in grado di disegnare con la sua
mano destra lo stimolo percepito.
Stimola a sinistra

Qualora al soggetto venissero presentati due stimoli, e gli venisse


chiesto di dire cosa ha visto esso affermerebbe di aver visto lo
stimolo a destra (martello). Ma se gli venisse chiesto di disegnare
lo stimolo visto, esso disegnerà invece lo stimolo a sinistra (sega).

Doppio stimolo
Questo ci lascia intuire quanto i processi non coscienti siano
potenti e presenti nel nostro agire e nel nostro io cosciente.

Il soggetto vede gli stimoli ma non vede gli oggetti sotto il tavolo,
raggiungibili solo dal tatto.

È stato calcolato il tempo che l’occhio impiega a spostarsi da una


parte all’altra, frazioni di secondo, le cosiddette saccadi:

rapidi movimenti oculari eseguiti per portare la zona di interesse a


coincidere con la fovea: regione centrale della retina di massima
acutezza visiva.

Si può parlare quindi di negligenza spaziale unilaterale (NSU), aka eminattenzione spaziale o
sindrome neglect o eminegligenza spaziale unilaterale, è un disturbo della cognizione spaziale nel
quale, a seguito di una lesione cerebrale, il paziente ha difficoltà ad esplorare lo spazio controlaterale
alla lesione e non è consapevole degli stimoli presenti in quella porzione di spazio esterno o corporeo e
dei relativi disordini funzionali.

Più frequentemente la lesione è situata nell'emisfero destro ed il deficit si manifesta in


un'incapacità di orientare l'attenzione in direzione opposta alla lesione quindi verso sinistra.

In caso di doppio stimolo rispetto al punto di fissazione

Il soggetto capta entrambi gli stimoli ma riesce a pronunciare


solo il nome dello stimolo visto a destra, ossia l’anello.
0
A sinistra è completamente cieco, perché sostiene di non
aver visto alcunché.

Se gli dicessimo “Adesso prendi l’oggetto che hai visto, con


la mano sinistra.” Egli prenderebbe, anziché l’anello, la
chiave poiché la mano destra è guidata dallo stimolo
percepito dall’emisfero sinistro.

LEZIONE 26 - 24/11

Esperimento dello split brain.

Se si chiede al soggetto di prendere con la mano sinistra quello che ha viso nell’emicampo
sinistro riesce a prendere l’oggetto pur avendo affermato di non aver visto nulla.

Ulteriore esempio dello split brain:

Il soggetto è destrimane, sebbene le copie della mano destra


siano meno accurate, le linee sono più nitide.

L’emisfero destro, quindi la mano sinistra ha una maggiore


percezione della profondità, come abbiamo visto
precedentemente riesce con il tatto a trovare gli oggetti e a
disegnarli su carta, e qui i disegni fatti con la mano sinistra sono
evidentemente più tridimensionali.

Con la desta ha scritto una frase e questa cosa torna visto che il
linguaggio ha sede nell’emisfero sinistro.

Si tratta di un caso di eminattenzione parziale. → Eminattenzione = emi significa metà.

Test di Albert o barrage.

Non è un deficit visivo. Ti dicono barra tutte le linee oblique che vedi.

Non stiamo parlando degli split brain ma di una lesione del lobo
parietale, che consente l’orientamento spaziale.

Un’eminattenzione che ignora l’emicampo controlesionale, ossia hai


una lesione al lobo parietale dell’emisfero destro quindi per
contrapposizione l’eminattenzione è a sinistra.

L’emicampo destro proietta sull’emisfero sinistro e viceversa.

Il paziente mangia solo quello che è nella parte destra, si fa la barba solo a
destra e se uno glie lo fa notare non è in grado di correggere.

La sindrome si presenta sia nel disegno da copiare “disegna questo” sia nel
disegno spontaneo “disegnami un orologio”.

Afasia = perdita della capacità di comprendere o comporre il linguaggio

Afasia di Brocà, afasia motoria o afemia, coinvolge l’area di Brocà: il parlato diventa poco
fluente, mancano gli articoli, le preposizioni, l’eloquio è privo di intonazione.

È un’afasia non fluente, difficoltà a riconoscere fonemi simili, generalmente la comprensione è


meno danneggiata della produzione.

Il paziente è consapevole della sua situazione.

Afasia di Wernicke, o afasia recettiva che interessa l’area di Wernicke,


della corteccia uditiva associativa e del lobulo parietale inferiore;

comporta problemi sia nella comprensione del linguaggio sia nella


produzione. Essendo un’afasia fluente la capacità di elaborare un discorso è mantenuta, ma
esso risulterà ricco di neologismi e giri di parole.

Il paziente non si rende conto che il suo linguaggio è incomprensibile.

Nella stragrande maggioranza dei casi la lesione non è così localizzata su un’area così
specifica.

Una lesione delle aree del linguaggio anteriori corrisponde anche una emiparesi = perdita
parziale della funzione motoria di una metà del corpo, tutta la parte destra del corpo resta
paralizzata. Può insorgere a seguito di un trauma cranico o un ictus.

Ci sono delle zone del nostro corpo che sono molto importanti.

La mano ha più proiezioni di tutto il resto del corpo, idem la


bocca. Si può fare il confronto tra la rappresentazione motoria e
sensoriale della mano.

mignotte
jeers
La parte motoria è ancora più sviluppata, ha ancora più proiezioni
poiché l’uomo ha una spiccata manualità, una grande capacità di armi
usare utensili. Homunculus.

La parte viola, l’area motoria supplementare è importante nella


contrapposizione di impulsi attivatori e inibitori.

attorno Da qualche parte vi dev’essere un’area che esercita funzioni


inibitorie, un’area è questa.

trattertimonia
Con una lesione di quest’area possono attivarsi delle risposte alle
opportunità che l’ambiente offre, degli spasmi e il verificarsi della
sindrome della mano aliena, una mano non esegue quell’ok che
gli si chiede, “ha vita propria”. Similmente può accadere a
seguito di una callosotomia

Wisconsin card sorting set.

Il compito del soggetto è combinare le carte in base alla stessa forma,


senza tener conto del colore o della numerosità.

A un certo punto si chiede al soggetto di cambiare criterio.

Ma questi si dimostra incapace di cambiare criterio.

L’informazione viaggia dalla parte posteriore visiva, alla parte della


pianificazione dei movimenti e poi va alle parti che regolano il
movimento.

Elettroencefalogramma

In una prima fase dell’elaborazione dello stimolo, quando


ancora non so se lo riconosco o no, la strada del riconosciuto
o ancora non riconosciuto è la stessa, si differenzia in media
dopo 400millisecondi.

Ottima risoluzione temporale = bassa risoluzione spaziale.

Imaging: in base al tipo di stimolo e di complessità, osservo l’area del cervello che si attiva.

L'imaging strutturale rivela l'anatomia del cervello, mentre l'imaging funzionale introducendo la
dimensione tempo consente di osservare l'attività cerebrale di una persona mentre svolge un compito
cognitivo. Queste procedure rientrano nel campo della radiologia.

attivazionespecificaper car
Car

Il cervello si attiva sempre tutto, anche per un singolo pallino.

Le tecniche di neo-imaging sono tecniche sottrattive.

Il soggetto fissa un più, una croce (+) al centro dello schermo e registro l’attivazione.

Poi gli mostro una parola.

All’attivazione corrispondente alla parola sottraggo l’attivazione corrispondente per il “+” ottenendo
così le aree che per lo stimolo si sono attivate di più rispetto a quelle che si sono attivate per lo stimolo
semplice del “+”.

LEZIONE 27 - 26/11

Puntinismo

La luce arriva all’atomo, colpisce l’elettrone, si eccita, compie un salto quantico, ritorna giù, al
suo orbitale d’appartenenza e rilascia luce e calore. In base a mille fattori la luce che rilascia ha
una frequenza e una lunghezza d’onda diversa, che ci appare colorata.

La luce colpisce il pomodoro, e i pigmenti del pomodoro assorbono tutte le


lunghezze d’onda tranne quella che vediamo, che è la luce riflessa, rossa
Il limone invece non riflette il blu ma riflette il verde e il rosso, i quali
viaggiano come sintesi additiva, e i residui, dopo la sottrazione avvenuta
toccando il limone, rosso e verde si combinano e percepiamo il giallo
RGB, è l’acronimo dei 3 colori principali per la sintesi additiva
La presenza di tutti i colori è il bianco l’assenza è il nero.
Aggiungo luci quindi alla fine arrivo alla luce più chiara di tutte, il bianco
Per la sintesi sottrattiva invece, ognuno toglie qualcosa, quando li Assorbimento e
sovrappongo tutti diventa nero quando li tolgo tutti resta il bianco
ri essione

Il colore è un fenomeno biologico non fisico.


In natura non esiste il rosso, il blu... ci sono
fenomeni elettromagnetici.
Il colore si crea nella nostra mente

Sintesi sottrattiva

A sinistra la sintesi additiva, ognuno


aggiunge luce e si arriva al bianco.

A destra la sintesi sottrattiva,

ognuno toglie luce e si arriva al nero

LEZIONE 28 - 30/11
Con le teorie sulla visione dei colori è possibile spiegare il fenomeno da più punti di vista
Il colore non è una proprietà intrinseca degli oggetti ma è nella luce
Il colore non sta negli oggetti non sta nella luce ma sta nella mente. Ma men te dove? Coni?
Bastoncelli? Hering 1834-1918 si concentrò proprio sul da cosa viene la nostra capacità di
percepire le tonalità acromatiche, bianco nero e grigi
fl
Il colore non è dell’oggetto su questo ci sono i pigmenti. Il colore dell’oggetto èsolo la luce che
viene riflessa. Gli atomi n on sono colorati, assorbono o riflettono. Resta una proprietà della
luce. Ciò che noi chiamiamo colore include qualsiasi cosa tranne bianco e nero. Non c’è nella
realtà il bianco e il nero, non esistono le loro lunghezze d’onda. Il nero è assenza

Quando percepisco a lungo una superficie blu e cambio diapositiva l’immagine dopo mi
sembrerà giallognola arancione. Pensavo che il nostro occhio fosse organizzato anche in
termini di antagonismo. Non è che reagiamo al osso solo col rosso, ma anche in termini di
antagonismo tra polarità. La sua intuizione fu che se esiste questo sistema antagonista, quando
percepisco un colore che ha entrambe le componenti in antitesi, quella cellula cromatica, quella
cellula non risponde
Io percepisco bianco grigio e nero, dato di fatto 1. Fatto 2, queste cose che chiamo colori, non
esistono nella realtà. È un sistema organizzato in coppie antagoniste. C’è un recettore, oltre a
coni e bastoncelli, che reagisce in modo antagonista in caso di luce verde o rossa, se ce ne
fossero entrambe si inibirebbe. Non si inibisce inc asco di assenza ma in caso di compresenza.
C’è qualcosa nel sistema nervoso che azzera la risposta cromatica. Rosso verde, blu giallo
Cellula cromatica= cellula che risponde alle lunghezza d’onda. Negli occhi ne abbiamo 3: quelle
che rispondono alla lunghezza d’onda breve, le medie, le lunghe
Hering ricercava una spiegazione biologica nella percezione acromatiche
Fenomen o delle immagini postume, after image. Dopo aver osservato un colore se guardo un
altra superficie mi resta l’immagine del colore complementare del colore che ho visto prima
Sistema rosso verde e giallo blu
Se vengo stimolato sia blu che giallo o sia verde che rosso, il sistema visivo è inibito MA è stato
comunque stimolato da della luce, non è come avere gli occhi chiusi e non vedere nulla.
Registra l’intensità della stimolazione! Il nero è assenza di stimolazione. Posso avere luci
colorate di diverse intensità e quando queste si sommano e annullano i loro effetti posso avere
il bianco se l’intensità è elevata, il grigio per intensità medie e il nero per intensità bassissima

Le connessioni verticali che legano un cono ai gangli attraverso le cellulare bipolari sono
attivatrici. Esempio di contrapposizione blue yellow

Le blu si attivano perché hanno connessioni verticali. Se io presento luce della coppia blu/gialla
le cellule bipolari dei coni del blu si connettono direttamente ai gangli, mentre le cellule bipolari
raggruppano la loro informazione

Qui siamo a livello retinico. Sappiamo che ci possono essere connessioni verticali one le
cellule gangliali che stanno al secondo strado, sono quelle organizzate in modo antagonista.

Esempio per il rosso. Se fosse una connessione diretta anche ilm cono del verde dovrebbe
attivarla. Quindi si ipotizza che il verde stimola un ricettore intermedio, non la cellula gangliare,
questo ricettore intermedio poi la trasmette orizzontalmente ai gangli, inibendolo.

L’attivazione del blu deriva da una connessione diretta. La componente inibitoria che deriva
dalla luce gialla? Come la spieghiamo? Il giallo è dato dal rosso e dal verde.

Per rendere conto dell’inibizione del giallo che ci possiamo immaginare? A luce blu si attiva e a
luce gialla si inibisce. Da dove viene la proprietà delle cellule di attivarsi e inibirsi?

Le connessioni verticali, dirette attivano le orizzontali inibisce o no.

E se invece trovassi una cellula che riceve connessioni dal blu e dal verde, quesa cellula come
si comporterebbe?

Giallo si attiva blu si inibisce, sarebbe il contrario.

Stiamo parlando di due livelli diversi per vedere le connessioni orizzontali e quelle verticali.
Nella prima immagine si vedono molto bene le diramazioni orizzontali che arrivano alla cellula
glanghiale, e nessuna di queste arriva a queste cellule bipolari, gli passano vicino ma non
comunicano direttamente. Il primo è il quadro orizzontale. Stiamo parlando di antagonismo tra
blu e giallo. Nel piano sotto invece le cellule glanghiali sono sullo sfondo, e si vede benissimo
che le connessioni arrivano alle cellule bipolari. E sono connessioni dirette, verticali, stiamo
parlando di una cellula glanghiale con un’opponenza blu giallo.

Forse non ci fa la domanda su questa teoria dei colori perché è complessa, ma ce la spiega
perché è affascinante. Edwin Land è l’inventore delle polaroid.

Presentava ai soggetti delle tavole con tre cannoni che proiettavano luce blu rossa e verde.

Registro il segmento melanzana, poi azzurro e infine verde. Ma vario l’intensità dei cannoni in
modo che la quantità e la tipologia di lunghezze d’onda che l’occhio percepisce sia sempre lo
stesso.

Il rosso si vivacizza vicino al verde e idem il contrario. Ciò si spiega con la cellula con doppia
opponenza

LEZIONE 29 - 01/1

Riassunto:
I colori sono una proprietà della luce
Nell’interazione di questa proprietà della luce con l’oggetto gli fa assorbire una parte di luce e
riflettere il resto che viaggia nell0’aria e arriva al mio occhio
Dove tre unità biologiche, tre recettori: coni, sono sensibili alle lunghezze d’onda brevi medie e
lunghe, rosso verde e blu; ma ciò non basta a spiegare il fenomeno dei colori
Nell’omertà spettro visibile non ‘è traccia del bianco grigio e nero che tecnicamente non esisto o
in natura. Il colore come lo intendiamo noi non sta nemmeno nella luce, le lunghezze d’onda da
520 nanometri non sono verdi, sono solo lunghezze d’onda. Il colore è nei nostri occhi

Abbiamo introdotto il concetto di cellule antagonista, parliamo di antagonismo semplice non


doppio antagonismo. A un altro livello del sistema visivo oltre ai coni; sono state scoperte delle
cellule a coppie costanti, cellule di opponenza: opposizione blu/giallo e verde/rosso
Potremmo avere il blu che inibisce e il giallo attiva o il giallo inibisce e il blu attiva nella stessa
cellula. Che cosa spiega l’opponenza singola
Questo spiega a livello biologico il nero il bianco e il grigio. Quando una cellula di questo tipo
viene stimolato sia dal verde che dal rosso, dando una risposta nulla. Queste cellule sono
preposte a segnalare la presenza di colore, quando vengono inibite dalla compresenza di
colore, il sistema visivo dà una risposta acromatica.
Hearing aveva ipotizzato di un quarto canale che è preposto a rispondere non alle componente
cromatiche ma all’intensità del segnale luminoso. Io vedo bianco grigio e nero in base alla
stimolazione di questa cellula acromatica
Questo non basta ancora a spiegare tutto. Il colore che percepisco dipende anche dai color che
lo circondano. Perché ci appaiono diversi due colori pur essendo lo stesso colore? Si parla di
contrasto simultaneo
Ogni cellula ha un campo recettivo. La cellula risponde alla luce, la risposta dipende da dove
proviene dall’ambiente questa luce. La cellula risponde solo a una piccola porzione del campo
visivo. Le cellule segnalano la presenza di un bordo (zona di transizione tra una certa energia
che viene riflessa e un’altra, praticamente due colori diversi). Una cellula singola non può
percepire un bordo, serve un gruppo di cellule per individuare un bordo, una transizione
Quello che abbiamo detto sull’opponenza finora non ci permette di spiegare questo
Queste due cellule (difronte al campo recepivo a cavallo tra verde e rosso) devono essere
posizionate sul bordo di transizione per percepire il contrasto simultaneo (devo percepire
entrambi i colori altrimenti non ci sarebbe il contrasto simultaneo

Con le cellule a opponenza semplice non posso spiegare questo fenomeno. Il centro si attiva
per il rosso e la periferia si inibisce per il verde, e idem quella sotto
Con il sistema a opponenza semplice non si attiverebbero a vicenda, si inibirebbero a vicenda,
percepirei due sfumature di grigio

Facciamo un passo nuovo, che non cancella il progresso fatto finora. Il colore non dipende solo
dalla luce proiettata localmente dell’oggetto, ma è influenzata anche dall’energia luminosa delle
zone circostanti. Le cellule a doppia opponenza servono a questo

Ora il centro di questa cellula si attiva per il rosso e inibisce per il verde E la periferia si attiva
per il verde e si inibisce per il rosso. Se il campo ricettivo di questa cellula si trovasse sulla
transizione tra le due lunghezze d’onda, cosa accadrebbe? Come risponderebbe?
L’intensità della risposta di questa cellula aumenta, ecco che la mia percezione del rosso e del
verde risulterebbe ravvivata, perché questa cellula che percepisce l’intensità darebbe una
risposta maggiore
La cellula a doppia opponenza non è di Hearing, è di Land - inventore delle polaroid
Hearing ha intuito il campo visivo, l’intensità, come facciamo a percepire il bianco il nero e i
grigi? Oltre ai recettori di primo livello che reagiscono al rosso verde blu ci devono essere anche
a un livello successivo, superiore, il bianco e il nero. Il contrasto simultaneo è di Land
—————————————————————————————————————————

Non c’è un organo sensoriale che percepisce il tempo.

Ma noi ci occuperemo dello spazio più che del tempo.

Ci sono delle cellule nel nostro sistema visivo che reagiscono sia a info tattili che visive, la
stessa cellula, purché sia in questo spazio visivo, spazio peripersonale, vicino all’individuo.

Cellule bindolai, che non rispondono a una sola modalità, a un solo stimolo.

Quale è più vicino a te? Alla palla? All’ingresso frontale? Il quale potrebbe anche non essere
rappresentato nell’immagine in questione ma devi tenerne conto tu spazialmente.

Il cervello elabora con zone diverse rispetto al punto di riferimento preso in questione, rispetto
a chi guarda, alla palla e all’ingresso, al Land mark. Vediamo che è l’emisfero destro
particolarmente attivo per l’elaborazione spaziale.

Percezione della profondità

Più l’oggetto si avvicina più i due occhi devono convergere, spesso causando fastidio.

Molto più importante è la disparità retinica. Il sistema visivo usa una sorta di algoritmo e
trasforma una dimensione in un’altra.

Se noi seguiamo il percorso possiamo vedere dove punta nei due occhi il punto di fissazione.
Tutti i punti non si sdoppiano. Avendo due occhi percepiamo gli oggetti da due prospettive
diverse. Noi non vediamo due immagini sdoppiate.

Che succede per gli oggetti che sono posti o davanti o oltre questa linea ideale?

L’oggetto verde cade sull’oro Piero, che uno spaio ideale dove avviene la fissazione. Tutte e
due le fissazioni dell’occhio destro e sinistra cadono a destra del punto di fissazione.

Questo oggetto viene sdoppiato.

Oroptero: parte di superficie i cui punti suadono dalla stessa distanza dall’occhio rispetto al
punto di fissazione

Il sistema retinico una questa informazione questa disparità retinica per convertila in un indice
di profondità.

Lo stereoscopio è uno strumento per ingannare l’occhio, ci sono due specchi a 90° l’uno
rispetto all’altro. C’è un pannello Coin due buchi dove mettere gli occhi, per quanto riguarda
l’occhio destro c’è uno specchio a 45° e idem per il sinistro. Ma l’occhio destro può guardare
solo a destra e il sinistro solo a sinistra. Nelle feritoie finali ci sono due immagini dello stesso
oggetto dalla prospettiva da cui lo vedrebbe l’occhio destro e a sinistra dalla prospettiva come
lo vedrebbe il sinistro. Tra un occhio e l’ottobre c’è uno scostamento di 7cm circa.

Appena metti gli occhi dove sta lo stereoscopio, lo vedi come un singolo oggetto posto davanti
a tre, tridimensionale. La retina partendo da due oggetti bidimensionale ricerca un’immagine
tridimensionale.

C’è la rivalità binoculare.

Ognuna ognuna delle due lenti filtrerà una parte, stesso risultato diverso.

Diversi tipi di indizi pittorici. Parallasse, prospettiva aerea, ombra proiettata, gradiente di
tessitura, linee prospettiche...

Questi indizi bidimensionali creano un’illusione di profondità.

La stanza sembra normale e invece è trapezzoidale quindi la persona a destra è molto più
vicino all’osservatore rispetto al quella sullo spigolo sinistro.

Quando la luna è all’orizzonte sembra molto più grande rispetto a quando è allo zenit.

LEZIONE 30 - 03/1

LA MEMORIA:
La memoria è collegata alle altre funzioni ma non coincide con la mente stessa
È l’insieme di tutte le informazioni contenute nella mente di una person
Come bisogna iniziare a studiare la memoria

Se la memoria è un sistema immunitario bisogna spiegare da cosa potrebbe dipendere la


differenza tra effetto primacy ed effetto recency
La memoria è come un cesto le prime cose che ci metto le accoglie ma raggiunto il limite non le
accoglie più. È un modo unitario di vedere la memoria. Fosse stato così delle 20 parole ne
avremmo ricordate solo le prime, le ultime no perché le avremmo udite quando già saturi. Fosse
così ci sarebbe un picco in basso a partire da un certo numero di parole
Avremmo avuto un modello esattamente speculare a questo
Devo immaginare almeno due meccanismi per comprendere e giustificare questi meccanismi
Usiamo un meccanismo all’inizio e un meccanismo alla fine
Ci viene spontaneo ripeterle, a un certo punto non c’è la fai più a ripeterle. Io per mettere una
parola nel esto devo stare lì a ripeterla, e poi la successiva, e poi quella dopo ancora, è un
processo costruttivo attivo. Tu stai facendo qualcosa di attivo per conservare questa traccia.
Dopo un po’ non riesci a mantenere l’ordine. Come si spiega l’effetto primacy? (=prima parte
della curva). Le ultime me le ricordo proprio perché sono le ultime ce l’ho fresche. Questo tipo di
meccanismo è più passivo del primo. Uno è costruttivo attivo l’altro è passivo, detto recency

Se si preferisce pensare che la memoria sia costituita da sistema multipli, bisogna dimostrar ne
l’indipendenza, principio della doppia dissociazione. Se noi pensiamo che nella memoria ci sono
due meccanismi devo produrre una dimostrazione che ci mostri come questi due meccanismi
sono indipendenti. Devo dimostrare che nel mio esperimento ci sono delle variabili che
azzerano solo esclusivamente un effetto ma non entrambi. La doppia dissociazione è il principio
chiave della psicologia cognitiva e ci permette di dimostrare che in una certa funzione ci sono
dei meccanismi indipendenti. Devo essere in grado di individuare delle variabili. Se lo dimostro
ho dissociato il primo effetto dal secondo perché ho dimostrano da variabili che non dispendono
tra di loro. E in questo mondo riesco a ricostruire la complessità di una funzione, un
meccanismo
Quali potrebbero essere delle variabili che azzerano uno ma lasciano invariato l’altro e quali
viceversa? Un modo è la lallazione (la la la la) che azzera l’effetto primacy, inibisce la
ripetizione che userebbe per ricordare le prime parole. Un’altra variabile che può influire sul
primacy è dirle molto velocemente! Queste due cose non influenzano l’effetto recency
Quali variabili influenzerebbero il recency? Aspettare del tempio prima di fargli scrivere le
parole. Ma può essere ambiguo.
Questo tipo di compito si chiama interferente, tipo parti da 100 e sottrai di 3 in 3. Per evitare che
in questo intervallo richiami le ultime parol
Dopo aver applicato il compito interferente, l’effetto primacy rimane invariato mentre l’effetto
recency subisce una brutta battuta d’arresto, dopo aver aspettato e aver effettuato un compito
distraente ricordi molte poche delle ultime parol
Visto che agendo sulle variabili di uno si modifica l’effetto solo di quello e non dell’altro
possiamo affermare che i due meccanismi sono indipendenti l’uno dall’altro
È ancora presto per fare la distinzione memoria a breve e lungo termin
L’effetto recency è estremamente evanescente, è un terzo tipo di memoria
Se agito una matita questa dopo un po’ sembrerà fatta di gomma, morbida, ed è dovuto alle
nostre tracce mnestiche, per la persistenza retinica. È una memoria sensoriale. È difficile capire
dove finisce la percezione e iniziai la memoria sensoriale
Esperimenti di sperling. È molto difficile comprendere questa memoria è evanescent
Iconica la memoria per le immagini, le icone, ecoica la memoria per i suoni
La parte geniale dell’esperimento su questa memoria sensoriale. Nel nulla quando è già stato
proiettato tutto, viene visualizzato un segnale visivo, un quadratino nero. Che può stare in
corrispondenza della riga superiore, centrale o inferiore. Questo indizio, questo cue in inglese,
visione presentato per pochissimo. Ricompare lo schermo vuoto, e questo punto il compito del
soggetto è partial report, non free recall come prima.
Bisogna capire bene la differenza tra questi due compiti
Con il free recall si chiede di ricordare tutte e 9 le lettere. In media se ne ricordano 4 o 5
Con il partial report compare un segno subito dopo la matrice di 9 lettere e dobbiamo ricordare
le 3 lettere in corrispondenza con quello simbolo
La barra compare quando lo stimolo non c’è più quindi non guida la mia attenzion
Che cosa succede nel partial report
Noi con il partial report dobbiamo comunque ricordare tutti e 9 i numeri perché la barretta
compare dopo e non so a priori quale ricordare e quale no
La traccia ce li ho ancora completa
Attorno ai 100millisecondi di delay per la comparsa della barretta ricordo circa l’80%
Il recupero avviene dalla nostra memoria e NON dall’immagine che ormai non è più disponibile

La traccia ecoica dura di più di quella iconica per via del linguaggi

LEZIONE 31 - 07/11

Se viene fatto dopo aver finito di leggere le parole è un compito distraente, se viene praticato
dall’inizio della lettura dell’elenco delle parole, la lallazione ha effetto sul meccanismo isso
primacy

Il principino della doppia dissociazione è il principio importantissimo secondo il quale se due


fenomeni hanno variabili diverse e indipendenti ielle di uno ds quelle dell’altro, allora sono due
meccanismi distinti
Esperimento di Sterling: matrici di 9 simboli, lettere o numeri, mostrati per pochissimo tempo,
come 50 millisecondi, una volta scomparsa la matrice compare un simbolo, una linea. Il
soggetto può avere due compiti o il free report, dove il soggetto deve ricordare quanti più stimoli
possibili; oppure il partial report dove il soggetto riporta soltanto la fila dove compariva il segno
dopo esser sparita la matrice. Quindi significa che noi ricordavamo tutte e tre le file e
all’occorrenza in base a dove è comparso il simbolo guida, riportavamo quei tre stimoli
corrispondenti. Quindi nel secondo compito il soggetto ricorda il 100% degli stimoli
La memoria breve, di “lavoro” ipotizziamo abbia due componenti
Il loop articolatorio è l’unica modalità di immagazzinamento dell’informazione nella memoria a
breve termine? No altrimenti in sordomuti come farebbero
Per ricordarci quello che stavo facendo un secondo fa ho bisogno della descrizione verbale? No
affatto. Lo psicologo cognitivista che sta spiegando la memoria che ulteriore passo deve fare
C’è una correlazione con la vista. Devo ricorrere al principio della doppia dissociazione
Se mi rendo conto che la memoria di lavoro si basa su due sottomeccanismi uno articolatorio e
l’altro visivo, cosa devo fare per applicare il principio della doppia dissociazione
Devo introdurre dell’email ipotesi che influiranno soprattutto sul meccanismo articolatorio
lasciando invariata la memoria visiva, e anche il contrario
Voglio capire se agiscono indipendentemente questi due meccanismi:
Loop articolatorio e taccuino visuo-spazial
Vengono proposte delle frasi in cui i sostantivi vengono evidenziati
esempio: il ghepardo è un animale molto veloc
Devi associare al ricordo del sostantivo la risposta Sì, e a tutto il resto un No
1) In un caso glie lo faccio dire ad alta voc
“No sì no no sì no no

2) Nell’altro caso al soggetto può esser fornita una tabellina su cui indicare il sì / n
La memoria non è unitaria: si divide in memoria sensoriale e memoria di lavoro.
A sua volta la memoria di lavoro ha una componente articolatoria e una componente visiva
E di nuovo la componente visiva, taccuino visuo-spaziale ha una componente spaziale e una
visuale.
....mancant
Abbiamo applicato per la terza volta il principio della doppia dissociazione, compito visivo e
compito spaziale
LEZIONE 33 - 14/12
HM era un paziente che soffriva di crisi epilettiche, quando il fenomeno è grave si interviene con
la lobotomia, gli è stato rimossa una parte dell’ippocampo.
Distinzione tra amnesia anterograda e retrograda. Retro sta per prima dell’incidente mentre
anterograda gli eventi che accadono dopo l’incidente

L’ippocampo è importantissimo per la memoria

Esperimento su una persona lobotomizzata


Ricorda 7 parole su 15 dopo averle letto sette volte la list
dopo 20 minuti si leggono 45 parole, 15 vecchie e 30 nuove e deve rispondere sì se è già stata
letta quella parola nelle 15 precedenti e no se è nuova. La signora ne indovina subito 14/15. Il
problema non è nella memoria ma nel “richiamare”

Per hm accadeva una cosa simile. Entrava in una stanza usciva rientrava e diceva di non
esserci mai stato prima
Ci sono vie parallele a quelle tradizionali della memoria
Memoria implicita: si studia differenziando tutti i soggetti che non hanno avuto sensazione di
ripetizione di sequenze. Una sequenza di 10 stimoli che si ripete ordinatamente, il soggetto
tende a rispondere sempre più velocemente man mano che impara implicitamente in modo non
consapevole una struttura, questo è un apprendimento di tipo procedurale. Quando gli viene
ripresentata una sequenza randomica tende a impiegarci molto tempo. Quindi lui dice di non
aver visto quella sequenza e invece è veloce a rispondere e la sua risposta ci dice che ha
imparato memorizzato anche se non ne è consapevole
L’informazione si deposita nella memoria a lungo termine ma non si riesce a recuperarla
Memoria procedurale = memoria implicita faccio azioni senza sapere come o perché le sto
facendo. Apprendo una procedura, mentale o fisica, la applico non coscientemente (?
—————

Come immagazziniamo le informazioni? Secondo prototipi e nuclei


In queste due descrizioni c’è una prima parte superficiale riguardo l’apparenza e la seconda
riguardo alle azioni la sostanza. Nella prima descrizione il concetto superficiale ci f pensare a un
ladro mentre le sue azioni no. Nella descrizione della donna è il contrario superficialmente
sembra una persona solare e tranquilla e la sostanza che la vede agire come un ladro
I concetti vengono organizzati in funzione... vedi slid
Uno va a vedere una definizione, che poni ti porta a una seconda e infine a una terza che si
definisce sulla base del primo concetto in modo ricorsivo. Il 99% delle parole richiede meno di 5
passaggi per transitare da una all’altra, nel dizionario
Esperimento di collins e quillian: un acanarino è giallo? Risposta molto Rapida. Una canarino è
dotato di piume? Risposta rapida, ma meno dell’altra. Hanno elaborato da queste e altre
domande una schematizzazione, un modello di come sono organizzati i concetti nella mia
mente. Ma questo modello non è sempre applicabile. Anche se mammifero viene prima di
animale noi risponderemmo più rapidamente a “la scimmia è un animale?” Che a “la scimmia è
un mammifero?

LEZIONE 34 - 15/12
LEZIONE 35 - 17/12
Il linguaggio
Livello procedurale: top-dow
C’è un flusso che va dall’alto verso il basso ma esiste anche il contrario, vale sia per la
percezione che a maggior ragione per il linguaggio e il pensiero. Il linguaggio presuppone delle
conoscenze per comprenderlo
Phonemic restoration

È un po’ lo stesso della percezione visiva con THE CAT


Spina è una parola ambigua, al soggetto viene presentata una frase ambigua, c’è la spina della
rosa, del pesce e della corrente. C’è la disambiguazione data dal contesto che ci fa intendere
che si parla di giardinaggio e quindi probabilmente di rosa. Ma se si fa passare una frazione di
secondo vengono trattati come argomenti non correlati
Venivano associate delle parole sugar - cubes. Strawberry - jam
In una fase successiva venivano ripresentate delle coppie differenti ma sempre con la stessa
disambiguazione. Ice cubes. Poi coppie diverse come geometrico cubes e traffic jam. Il
significato mi aiutava a ricordare più facilmente quando mi venivano presentate delle coppie con
disambiguazione analoga, è un effetto top down

L’ordine influisce sulle risposte delle persone. La sintassi non gioca alcun ruolo sono solo
parole, semmai lo gioca l’ordine
Il contesto ha un ruolo, spina dipende dal contesto se intendo pesce, presa elettrica o spina di
un fiore. Può dipendere anche dai un contesto9 non linguistico. Dov’è il Colosseo? Dipende se
me lo chiedi a Roma quindi ti dico la piazza, a New York quindi ti dico Roma, davanti a un
plastico dell’antica Roma e quindi te lo indico
I 5 assiomi della pragmatica della comunicazione non sono presenti nel libro ma sono
importanti
1 - è impossibile non comunicare
2 - in ogni comunicazione si ha una metà comunicazione che regola..
1) Anche se stai in silenzio stai comunicando. Uscendo inevitabilmente dalla sintassi
2) Anche in relazione al punto 3) quando ho la sensazione che tu hai finito io intervengo, oppure
se tu capisci che io voglio intervenire magari mi lasci spazio o mi dici aspetta un attimo che
finisco e ti lascio la parola
4) Uno può comunicare verbalmente ma anche gestualmente
5) Un rapporto simmetrico è quando anche a livello metacomunicativo il livello tra i due parlanti
è lo stesso, complementare quando le due posizioni non sono completamente simmetriche

Un tipico esempio di comunicazione patologica è quando ti regalo una maglietta blu e tu il


giorno dopo la indossi per farmi piacere, non la indossi ci rimango male (???

In un colloquio di lavoro non c’è simmetria tra le parti

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