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1 IL DIFFICILE DOPOGUERRA
DALLA VITTORIA MUTILATA AL BIENNIO ROSSO
Nel 4 novembre 1918 l’Italia festeggiò la fine del 1° conflitto mondiale con la fine del processo
risorgimentale. Però il clima di euforia durò poco poiché alla conferenza di pace di Parigi l’Italia ebbe un
ruolo di 2° piano.
o Il maggiore controllo del mercato del lavoro era una conquista importante, anche se la
socializzazione delle terre era l'obiettivo finale della mobilitazione dei braccianti socialisti.
→ Al Sud la mobilitazione delle masse prese una forma diversa. Nelle campagne del Mezzogiorno
c’erano ancora i grandi latifondi e il malcontento dei contadini senza terra sfociò nell’occupazione
delle terre incolte. In assenza di sindacati, queste azioni erano spesso organizzate da associazioni di
ex-combattenti.
LE AGITAZIONI OPERAIE NELLE CITTÀ
Mentre il mondo delle campagne era in rivolta, nelle città ci furono molti scioperi.
→ Le lotte, iniziate contro il carovita, si spostarono rapidamente nelle fabbriche – quando vi fu una
mobilitazione degli operai metalmeccanici (FIOM, l'organizzazione sindacale dei metallurgici) perché
gli fu negato il rinnovo dei contratti, allora gli operai fecero l’ostruzionismo, rallentando la
produzione. Un'impresa milanese decise di chiudere gli stabilimenti (praticando quella che si chiama
"serrata") e il sindacato reagì proclamando l'occupazione delle fabbriche, e gli operai li presidiarono
con le armi, cominciando a organizzare il lavoro per conto proprio. Questo fenomeno si propagò a
tutti i maggiori complessi industriali del Nord, e anche altrove, coinvolgendo circa 400.000
lavoratori.
→ Nacquero i CONSIGLI DI FABBRICA che si diffusero rapidamente nei principali stabilimenti del
Nord, a cominciare dalla Fiat e da altre aziende torinesi. Eletti direttamente dai lavoratori, questi
organismi avevano assunto a loro modello quello dei soviet russi: non a caso Antonio Gramsci,
giovane intellettuale socialista, affermava nel giornale torinese "L'Ordine Nuovo" che essi avrebbero
potuto trasformarsi in avanguardie rivoluzionarie.
LA “SECESSIONE DELL’AVENTINO”
Nel frattempo, alla Camera, i partiti di opposizione decisero, sotto la guida del liberale Giovanni
Amendola, di astenersi dai lavori parlamentari e di riunirsi in un luogo diverso; avvenne la cosiddetta
"secessione dell'Aventino" (rifacendosi a un episodio dell'antica storia romana), che però non si
tradusse in un’iniziativa politica concreta
Vittorio Emanuele III, del resto, si asteneva dall'intervenire perché temeva “un salto nel buio", una volta
che ci si fosse liberati di Mussolini.
Si continuò così a restare sul piano della "protesta morale", nobile ma politicamente sterile.
L’intera vicenda si concluse il 3 gennaio 1925, quando Mussolini, ormai certo di aver sottomesso il
Parlamento, si assunse apertamente la responsabilità dell’accaduto e fece perciò capire in modo esplicito
che intendeva trasformare in senso autoritario le istruzioni e mettere a tacere le opposizioni anche
con l’uso della forza .
Da quel momento, quanto rimaneva del vecchio Stato liberale sarebbe stato definitivamente liquidato.
DALL’AUTORITARSIMO AL TOTALITARISMO
La svolta autoritaria subì un'accelerazione alla fine del 1926, perché ci furono una serie di attentati
contro Mussolini, che culminarono il 31 ottobre, a Bologna, con quello attribuito al quindicenne Anteo
Zamboni, subito ucciso sul posto dai fascisti.
Il governo si servì di questo episodio per spazzare via le ultime tutele di matrice liberale e
imprimere al regime un carattere totalitario.
Furono infatti emanati numerosi decreti legge con i quali:
- si inasprirono le pene contro gli espatri clandestini e vennero annullati i passaporti;
- si istituì il confino politico - ovvero il domicilio coatto in un comune diverso da quello di residenza,
inflitto senza necessità di un processo e di una condanna – per tutti coloro che avessero commesso o
manifestato il proposito di sovvertire l'ordinamento fascista;
- si eliminarono i direttori di quotidiani e periodici antifascisti, sopprimendo libertà di stampa;
- furono sciolti tutti i partiti, associazioni e organizzazioni non fascisti;
- furono estromessi dal parlamento 122 deputati che avevano aderito alla "secessione dell'Aventino".
- Furono introdotte le LEGGI DI PUBBLICA SICUREZZA: fu creata l’OVRA, una polizia politica, e il
MVSN, un Tribunale speciale per la difesa dello Stato che decideva sui reati politici ( con sentenze
immediatamente esecutive ) , venne reintrodotta la pena di morte , che era stata abolita dal Codice
Zanardelli del 1889 (ma di fatto non più contemplata in Italia sin dal 1876).
IL PLEBISCITO DEL 1929
La tappa conclusiva di stravolgimento dell’ordine istituzionale italiano si ebbe con la riforma elettorale,
sulla base della quale nel 1929 fu indetto un plebiscito, nel quale i cittadini dovevano solo
accettare o rifiutare una lista unica di 400 candidati scelti dal Gran Consiglio del fascismo; tuttavia il
voto non era né libero né segreto, in quanto la scheda del "si" era facilmente riconoscibile dall'esterno
perché tricolore, mentre quella del “no" era bianca e chi la votava veniva fatto oggetto di violenze.
Così le elezioni del 24 marzo registrarono un'affluenza senza precedenti (pari al 90% degli aventi diritto
al voto) e attribuirono il 98% dei consensi alla lista unica.
La Camera dei deputati continuò a funzionare senza alcuna forma di autonomia, rinnovata di
volta in volta sulla base di elezioni farsa a liste bloccate e monopartitiche.
- l’attuazione del piano Dawes che prevedeva il sostegno della finanza internazionale allo Stato
tedesco attraverso prestiti a lunga scadenza,
- la regione mineraria della Ruhr tornata di nuovo sotto la sovranità tedesca
- la Germania riammessa nella Società delle Nazioni.
avevano garantito alla Repubblica di Weimar una fase di ripresa economica e politica.
Problema di fondo: le riparazioni di guerra previste dal trattato di pace di Versailles.
Essendo chiaro che la Germania non avrebbe potuto onorare i pagamenti annuali del Piano Dawes,
nell’aprile 1930 entrò in vigore su iniziativa degli Stati Uniti il piano Young che rateizzava il
pagamento e riduceva l’ammontare totale dell’indennità di guerra, pur prevedendo alti tassi di interesse.
Tale debito estero impediva alla Germania di decollare e finì perciò per diventare un cavallo di battaglia
della destra radicale che lo utilizzò per delegittimare la classe dirigente, accusata di essere sottomessa
alle potenze estere.
La Germania di Weimar, inoltre, fu un caso di democratizzazione incompiuto, in quanto:
- la burocrazia e l’esercito erano apertamente ostili ai principi repubblicani
- la piccola e media borghesia, colpite dall’inflazione, erano diffidenti nei confronti della democrazia
- tra i ceti medi e la vecchia classe dirigente si diffuse la nostalgia dell’età imperiale
- si diffonde la destra reazionaria che volevano un rivincita nei confronti di Francia e Gran Bretagna
- il PRESIDENTE DELLO STATO che poteva sospendere alcune libertà e diritti civili e in caso di
emergenza poteva nominare un governo senza l’approvazione di una maggioranza parlamentare. Era
UNA VIOLAZIONE DEL PRINCIPIO DELLA DIVISIONE DEI POTERI, l’autonomia del parlamento era
subordinata alla volontà del presidente.
In questo contesto ricomparve sulla scena il PARTITO NAZIONALE SOCIALISTA DEI LAVORATORI
TEDESCHI (NSDAP) che era stato messo al bando e il suo principale dirigente Hitler era stato incarcerato
che, dopo la sua liberazione, ricostruì il partito e partecipò alle elezioni.
Nel 1925 furono create le SS ( “squadre di protezione”), guardia del corpo di Hitler alle sue dirette
dipendenze, che affiancarono le SA (“squadre d’assalto”) conosciute anche come camice brune e che
erano una vera e propria organizzazione paramilitare.
Alle SS, poste poi sotto il controllo di Himmler, fu dato il compito di servizio investigativo del partito,
con l’obiettivo di raccogliere informazioni non solo sugli avversari politici ma anche sui dirigenti delle SA
di cui Hitler non si fidava completamente.
Il PARTITO NAZISTA agiva servendosi di tre diversi strumenti:
1. la partecipazione al voto;
2. l’azione violenta contro gli oppositori;
3. le grandi manifestazioni di massa orchestrate dal capo della propaganda del partito Goebbels.
Nel MEIN KAMPF (LA MIA BATTAGLIA) scritto nel periodo di prigionia, Hitler sosteneva che per far
uscire il paese dalla situazione in cui era precipitato era necessario procedere a:
1. liquidare il sistema democratico - inefficiente e corrotto
2. intraprendere un’offensiva contro i nemici della Germania - interni (ebrei e socialisti) ed
esterni (le potenze straniere)
3. creare una “grande Germania”, capace di imporre la propria egemonia in Europa
In pochi anni, il partito nazista da piccolo e marginale cominciò a crescere a livello elettorale e
organizzativo, radicandosi sempre di più nella società tedesca.
L’ideologia nazionalsocialsta (nazionalismo, anticomunismo, antisemitismo, antiliberalismo) raccolse
consensi tra:
- le classi popolari, con una situazione economica precaria
- la borghesia, voleva una maggior stabilità politica
- la grande industria e l’alta finanza che speravano che un regime autoritario fosse in grado di
garantire una sicura protezione dei grandi interessi economici.
Accettano meno libertà x una maggiore stabilità politica.
CRISI AMERICANA DEL 1929.
Il crollo della borsa di Wall Street ebbe ripercussioni pesanti sulla Germania (essendo dipendente
dall’afflusso dei capitali americani), infatti il sistema bancario tedesco precipitò e la moneta perse tutto il
suo valore.
- Per far fronte alla crisi i governi tedeschi (a differenza degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, che
svalutarono la moneta) applicarono misure severe contro l’inflazione e la difesa della valuta,
tagliando le spese statali e confidando sulle imprese private.
I prestiti statunitensi e il flusso di capitali esteri si ridussero e ciò finì per provocare la sospensione di
molti lavori pubblici, innescando una profonda crisi economica: licenziamenti, fallimenti bancari, calo
dei prezzi delle derrate agricole, la produzione industriale subì una rovinosa caduta; i disoccupati erano
un terzo della popolazione attiva.
Il PARTITO NAZISTA accusando quale prima causa del dissesto della Germania il trattato di Versailles e
un presunto “complotto” ordito dagli ebrei contro l’economia tedesca, riuscì a fare breccia negli
elettori, soprattutto nella grande massa dei disoccupati.
RAFFORZAMENTO DELLA DESTRA E DIVISIONE DELLA SINISTRA
Anche alcuni partiti popolari e conservatori tradizionali erano favorevoli a una svolta autoritaria e
credevano di poter addomesticare Hitler: quindi un accordo con il partito nazista avrebbe potuto tagliare
fuori la sinistra e rafforzare il potere esecutivo. Per fare questo ritenevano possibile un accordo con lo
Zentrum, il partito moderato che raccoglieva il voto cattolico e che coltivava un acceso patriottismo.
Il pericolo rappresentato dal nazismo fu sottovalutato anche dalla Sinistra che non vedeva la necessità di
costruire un fronte unito contro Hitler, preoccupandosi invece della lotta contro il partito comunista per
il controllo sulla classe operaia tedesca.
Il Partito Comunista tedesco, inneggiava alla rivoluzione, convinta che nazismo e capitalismo fossero
due facce della stessa medaglia; in questa visione, un’eventuale vittoria dei nazisti avrebbe potuto
accelerare lo scontro e creare condizioni favorevoli per il processo rivoluzionario.
AVVENTO DI HITLER AL POTERE
In questa situazione d’instabilità economica e politica:
- il cancelliere Brüning aveva anticipato le elezioni, contando di ottenere una più solida maggioranza
moderata ma le urne avevano premiato i partiti più radicali, soprattutto i nazisti.
- ad aprire la strada ai nazisti fu infine il fallimento dei governi successivi all’esecutivo di Bruning.
- il 30 gennaio 1933 Hitler, in quanto più votato, venne incaricato di presiedere il governo.
- A partire da quella data gli eventi subirono un’accelerazione:
o il parlamento venne sciolto
o il Reichstag, la sede del parlamento, fu incendiata, addossando le responsabilità ai comunisti
cosi da poterli dichiarare fuori legge
o le nuove elezioni attribuirono al partito nazista il 43,9% dei voti
o viene votata, con il consenso dello Zentrum, la legge sui pieni poteri, grazie alla quale Hitler
venne autorizzato a promulgare le leggi senza l’approvazione del parlamento.
NEL GIRO DI POCHI MESI LA GERMANIA, A COMINCIARE DALL’AMMINISTRAZIONE PUBBLICA, SUBÌ UN
PROCESSO DI NAZIFICAZIONE.
→ i governi regionali furono sciolti e la gestione del potere passa nelle mani del governo;
→ i partiti politici furono soppressi e quello nazista venne proclamato partito unico;
→ i sindacati furono sciolti e sostituiti da organizzazioni di regime;
→ reparti delle SS vengono inserite nei reparti di polizia
→ vengono creati i primi campi di concentramento per gli oppositori
→ in decine di roghi pubblici vengono bruciati i libri di autori invisi ai nazisti
→ inizia una violenta campagna antisemita con il boicottaggio dei negozi ebraici
LA SPAGNA E IL PORTOGALLO
I paesi iberici ancora arretrati: c’era ancora una politica autoritaria e clientelare e il potere decisionale
era in mano a una oligarchia e a dittature militari.
In SPAGNA, il generale de Rivera, spalleggiato dal re, attuò un colpo di Stato che lo portò al potere,
creando una situazione di instabilità politica.
In PORTOGALLO, si diffuse l'“integralismo lusitano” che voleva la restaurazione della monarchia e una
società cattolica basata sulla famiglia. Salazar assunse la carica di primo ministro e varò una nuova
Costituzione che inaugurò l'Estado Novo, governo autoritario, destinato a durare a lungo
9.4VERSO IL CONFLITTO
Hitler vuole invadere la Cecoslovacchia perché vi era presente una minoranza tedesca (nella regione
dei sudeti ) infatti sfrutterà il PARTITO DEI TEDESCHI DEI SUDETI per far pressione sul governo
cecoslovacco
I punti di forza della Cecoslovacchia : • paese industrializzato • legato a Francia e URSS da trattati di
alleanza • poteva contare su un esercito con armamenti moderni; tuttavia non confinava con nessuno dei
suoi Stati alleati.
NEL MAGGIO NEL 1938 la Cecoslovacchia dispose la mobilitazione dell'esercito e così fece la Germania.
L'Inghilterra aveva chiarito che non si sarebbe sacrificata per l'indipendenza della Cecoslovacchia quindi
finì per giustificare le rivendicazioni di Hitler e convinse la Francia a fare altrettanto.
Hitler comunicò che il 1 OTTOBRE avrebbe dato inizio all'occupazione dei sudeti e avrebbe espulso i
gruppi etnici non tedeschi.
Hitler, Mussolini, Chamberlain e Deladier si incontrarono nella conferenza di Monaco per decidere il
destino della Cecoslovacchia. La Germania ottenne i sudeti, la Polonia ottenne la SLESIA, Chamberlain
ottenne un impegno da Hitler a risolvere diplomaticamente future controversie con l’Inghilterra
Le truppe tedesche, usando come pretesto le tensioni tra le nazionalità ceca e slovacca, invasero Praga e
il resto del territorio, istituendovi il PROTETTORATO DI BOEMIA E MORAVIA che divenne parte del 3
Reich. Era ormai evidente che le mire di Hitler andavano al di la dei territori dove erano presenti
minoranze tedesche egli puntava a modificare completamente l’Europa.
Il 21 marzo 1939 Hitler chiese alla Polonia di annettere alla Germania il porto della città libera di
DANZICA. Al rifiuto del governo polacco , Hitler ordinò all'esercito di prepararsi a invadere la Polonia.
A questo punto l'Inghilterra, la Francia abbandonarono la politica delle concessioni ed elaborarono un
sistema di alleanze militari con OLANDA, BELGIO, ROMANIA e TURCHIA x contrapporsi all’asse ROMA-
BERLINO. Chamberlain fece un discorso nel quale dichiarò solennemente che l'Inghilterra la
Francia avrebbero difeso ogni costo la sovranità della Polonia.
—-> Mussolini per dare una dimostrazione di forza del regime fascista il 7 aprile del 1939 senza alcuna
giustificazione invase L’ALBANIA .
Ciò finì per rendere difficili i rapporti con la Francia e l’Inghilterra con il risultato che a Mussolini non
restava altra scelta se non legarsi di Hitler.
L’asse Roma Berlino venne trasformata in un ALLEANZA MILITARE col nome di PATTO D’ACCIAIO che
impegnava le due potenze ad aiutarsi reciprocamente in caso di conflitto. Nell'accordo si celebrava la
comune missione di conquistare uno SPAZIO VITALE per la difesa della civiltà occidentale.
L'Inghilterra e la Francia cercarono un riavvicinamento diplomatico con l'unione sovietica per
isolare la Germania. L'unione sovietica e la Germania sottoscrissero un accordo di non aggressione della
durata di 10 anni noto come Molotov-Ribbentrop (nomi dei 2 ministri degli esteri) .
I due paesi erano assolutamente antitetici tanto sotto il profilo ideologico che politico. Il protocollo
segreto che accompagnava il patto ufficiale -prevedeva la divisione dell'Europa orientale in due sfere
di influenza, una tedesca e una sovietica (la Polonia sarebbe stata spartita). Questo mise in luce la
REALPOLITIK = politica estera che prescinde dall'ideologia e mira a conseguire gli interessi concreti di
uno Stato
UNA NUOVA GUERRA MONDIALE ERA ORMAI ALLE PORTE .