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PARTE 1: LE FORME E LA DOTAZIONE TECNOLOGICA

R: Buongiorno Christian, innanzitutto grazie per aver partecipato a questa intervista. Allora per iniziare
potrebbe descrivere la sua giornata lavorativa da quando si trova a lavorare da remoto?

I: Ciao Fiammetta, figurati è un piacere. Allora tendenzialmente vado ad organizzare la giornata in base agli
appuntamenti perché comunque sia parte del mio lavoro è anche fare consulenza. Quindi a seconda degli
appuntamenti programmati che ho l’organizzazione della settimana cambia. Poi nella parte restante dove
non ho appuntamenti ci si organizza con i colleghi magari per fare riunioni online per parlare di novità o
organizzazione del lavoro e aggiornarci via via sui dati della settimana… per fare un resoconto diciamo.

R: e dal punto di vista della routine e dei tempi?

I: Ovviamente non dovendomi recare fisicamente a lavoro ci si organizza meglio per quanto riguarda i tempi
ecco… insomma si riescono a fare più cose in una sola giornata. Ehm… la routine sai cambia in base agli
appuntamenti che ho, non ho orari precisi, dipende insomma…

R: Da quando questa esperienza è iniziata ad oggi, hai notato mutamenti significativi rispetto a tempi,
spazi e routine? Insomma riguardo l’impostazione della tua giornata lavorativa?

I: Allora… sicuramente il mio essendo un lavoro nel quale ho libertà a livello di orari, perché sono io stesso a
pianificare la mia settimana, da un punto di vista organizzativo non è che è andato ad influire più di tanto.
Ovviamente il fatto di non dover andare fisicamente in sede mi ha permesso di organizzare meglio anche i
miei spazi e tempi personali… ma a livello lavorativo ehm essendo un lavoro che riesco a gestire
autonomamente non è che le abitudini siano cambiate più di tanto…

R: Ok grazie, e quale è stata all’inizio la tua reazione in merito a questo cambiamento di situazione? A
livello di emozioni principali ecco…

I: Sicuramente all’inizio è stato un * momento di riorganizzazione perché sempre tornando al fatto che il
mio lavoro consiste principalmente nel parlare con le persone, perché ovviamente avere un contatto
diretto con le persone rispetto a un contatto telefonico è totalmente diverso, c’è stato un momento di
riorganizzazione no?! Per riuscire a trasmettere gli stessi concetti o tramite telefono o tramite
videochiamata… cosa che prima veniva fatta appunto faccia a faccia, perché ovviamente un contatto diretto
sia a livello emozionale ma anche esplicativo di un argomento è totalmente diverso dietro ad un telefono o
ad un computer.

R: Quindi non sono state emozioni positive diciamo.

I: Inizialmente no, perché quando c’è diciamo… una frenata improvvisa spaventa un po’, ma superato
qualche giorno di riorganizzazione si riesce a ripartire non a pieno regime come prima ma si riesce a portare
avanti comunque sia il lavoro.

R: E senti l’azienda si è dimostrata riluttante a sospendere il lavoro in presenza? Cioè si sono dimostrati
fiduciosi verso la qualità del lavoro svolto in autonomia?

I: Allora l’azienda inizialmente ha dovuto riorganizzarsi giustamente, ma ha avuto fiducia in quanto crede
nei suoi collaboratori perché è consapevole di cosa c’è a monte, cioè del lavoro che c’è dietro e si fida delle
persone che la compongono… di conseguenza sono stati… e sono fiduciosi tuttora. Anche perché al centro
di tutto appunto c’è sempre la persona, quindi essendo l’azienda fatta da persone, se l’azienda si fida delle
persone che la compongono la fiducia viene da sé insomma.

R: Okay. Ti è stato chiesto da parte dell’azienda di firmare il consenso per la tua collocazione in remoto?
I: …no. Questa è facile. (sorride come per chiedere se andasse bene una risposta così concisa, non sapendo
che altro aggiungere).

R: Sì, sì. Va benissimo così.

PARTE 2: SMARTWORKING E DOTAZIONE TECNOLOGICA.

R: Hai dovuto fare degli investimenti per avere a disposizione i corretti dispositivi per poter lavorare da
remoto? Insomma di cosa in particolare ti sei dovuto dare? Più o meno quanto hai dovuto spendere se
posso chiedere?

I: Allora essendo comunque sia un momento storico dove la tecnologia fa da padrona ero diciamo già…
mmm… avevo già più o meno tutto quello che mi occorreva. Sono andato solo ad acquistare materiale
inerente al computer quindi accessori in più che mi potessero rendere più forte la connessione internet per
esempio. Indicativamente su… sul centinaio di euro. Niente di… niente di eclatante come spesa…

R: Okay! L’azienda ti ha fornito gli strumenti necessari per l’adeguato svolgimento del lavoro da remoto?

I: Ehm… l’azienda si è interessata nel procurarci il materiale che ci serviva quindi ehm cose essenziali. Anche
perché comunque sia già in partenza siamo tutti dotati dell’apparecchiatura che si necessita ovvero
(sorride) un computer o un telefono, e penso che oggi il 90% delle persone ne sia già munito. Quindi
l’azienda eventualmente ci è venuta incontro aiutandoci per la riorganizzazione del lavoro ma ai fini
strumentali eravamo già tutti apposto quindi in questo caso non c’è stato bisogno.

R: Quali strumenti e piattaforme hai utilizzato maggiormente e quali software?

I: Allora principalmente da remoto ho usato il cellulare alla fine. In alcune occasioni il computer soprattutto
per le riunioni in videochiamata con Skype o anche Google Meet. Ma comunque lo strumento più usato per
quanto mi riguarda è stato il telefono, sia per aggiornamenti e comunicazioni sul lavoro con i colleghi, sia
per parlare con clienti sia vecchi che nuovi ecco…

R: Okay. Rispetto alle piattaforme ai software che hai utilizzato sei stato subito in grado di utilizzare i
programmi o hai dovuto seguire dei corsi?

I: Sono stato ehm… autonomo fin da subito anche perché le piattaforme di oggi sono molto intuitive
quindi…

R: Quindi non hai avuto nessuna difficoltà…

I: Non c’è stata necessità né di seguire corsi né ho avuto problemi anche perché sono piattaforme
accessibili a tutti a livello di utilizzo, ecco non sono difficili da usare.

R: Va bene.

PARTE 3: CONFRONTO SMARTWORKING E LAVORO TRADIZIONALE NELLA SUA ESPERIENZA

R: Senti, rispetto al tuo ruolo e alle tue mansioni usuali che cosa è cambiato in maniera significativa
passando al lavoro da remoto? Nel senso, cosa risulta secondo te più efficace e meno efficace rispetto
alle modalità consuete in cui lavorava?

I: Allora come differenza sostanziale c’è il fatto appunto della presenza in sé per sé, perché ovviamente
tramite un telefono o un computer non si ha lo stesso impatto di quando siamo faccia a faccia; anche
perché la nostra azienda si occupa anche di formazione e ovviamente una formazione fatta in sede dove c’è
un rapporto diretto tra le persone è totalmente diversa rispetto all’avere un confronto in via telematica…
ciò che si può considerare più efficace è magari il fatto di poter sfruttare a pieno la tecnologia per arrivare a
più persone quindi questo ti permette di metterti in contatto e collegarti con più persone, cosa che nella
modalità consueta, ehm… tradizionale, ha più limitazioni. Il connubio perfetto sarebbe farle… combaciare
no? Quindi riuscire ad unire la modalità smartworking con quella tradizionale… ecco secondo me così
sarebbe ottimale.

R: Grazie. Che impatto ha avuto il passaggio al lavoro da remoto nella relazione e comunicazione con i
tuoi colleghi? E con il tuo capo o/e sottoposti?

I: Mah… ehm una sostanziale differenza non l’ho notata anche perché sono dell’idea che quando c’è un
rapporto di stima e fiducia tra colleghi e col datore di lavoro… sia che ci si veda in presenza sia che ci sia un
contatto solo in via telefonica, non si nota tutta questa differenza se appunto c’è un team affiatato di
persone. Ovviamente un confronto diretto fa sempre la sua differenza nel senso si riesce… ad esporre
meglio magari certi argomenti, si capiscono anche prima (sorride)… ecco ovviamente esprimere un
concetto dal vivo è totalmente diverso che farlo capire appunto tramite telefono o computer. Quindi ehm
diciamo che grandi differenze da questo punto di vista non ci sono ma sicuramente faccia a faccia è più
facile perché ci si capisce prima perché per telefono tante volte alcune cose si perdono…

R: Okay e per quanto riguarda il tuo capo e i tuoi sottoposti?

I: Con il mio responsabile, perché ehm (sorride) fortunatamente nella nostra azienda la figura del capo
viene vista più come un leader quindi una persona che ti trascina con sé…, ehm non è variata; anche perché
già prima c’era un contatto quotidiano anche per telefono per aggiornarsi… quindi da questo punto di vista
no non è cambiato molto, non c’è stato nessuno stravolgimento.

R: Okay, grazie. Durante la tua giornata lavorativa ti capita o ti è capitato di sentirti in dovere di
dimostrare a colleghi e superiori che, anche se non ti vedono, stai lavorando in modo efficiente?

I: Ehm… diciamo che il mostrare agli altri è fine a se stesso, anche perché a fine settimana parlano i risultati
da sé, in maniera… oggettiva. Quindi si guardano i risultati che si ottiene e non c’è nemmeno la necessità o
la voglia da parte mia di mettermi in mostra… anche perché ho i miei obiettivi, il mio percorso e cerco di
affrontarli nel migliore dei modi ovviamente guidato da quello che può essere il mio direttore commerciale
o dalle figure di riferimento dell’azienda. Ma quello che parla sono i risultati, è questo l’aspetto
fondamentale.

R: Ritieni che la modalità lavorativa in remoto abbia in qualche modo cambiato le dinamiche lavorative
orientandole verso una gestione più autonoma del lavoro?

I: Ehm… da quello che ho potuto riscontrare il fatto di poter lavorare da casa ti permette di avere più libertà
-più libertà nel senso che comunque sia uno deve sempre adempiere ai propri doveri- però… ti permette
ehm di gestire meglio quella che è la tua giornata e ehm da un punto di vista lavorativo magari una persona
ha anche meno stress quindi è più tranquillo anche nelle sue… comodità come può essere appunto casa
propria e questo… permette secondo me di svolgere anche un lavoro migliore rispetto a prima dove… come
può capitare in un ambiente lavoro magari ci sono tanti fattori che possono influenzare una performance
lavorativa. Essendo invece in un ambiente che si conosce come casa nostra per esempio, una persona si
può sentire più tranquilla, con meno pressioni e magari riesce a svolgere il lavoro stesso in maniera
ottimale.

R: Okay, va bene. E secondo te quest’autonomia come ha influenzato i risultati da te raggiunti?

I: Mah ehm sicuramente l’essere autonomo diciamo ehm implica anche l’avere più responsabilità, quindi
bisogna riuscire anche a darsi delle regole no? Cioè un conto è dire… “entro alle 8 la mattina, esco alle 5 il
pomeriggio e so che dopo quello non ho altri pensieri…”; lavorando in maniera autonoma ehm il tempo nel
senso a volte sembra mancare, però l’avere un’organizzazione cioè delle regole personali ben precise ti
permette di portare avanti il lavoro in maniera tranquilla senza… senza intoppi.

R: Okay, quindi per quanto ti riguarda non ha influenzato tanto gli obiettivi che dovevi raggiungere, i tuoi
risultati.

I: Non ha influenzato più di tanto nel senso che comunque sia lavorando già in maniera autonoma, sia che
lavorassi da casa o comunque sia in presenza, diciamo non ha intaccato la mia routine. È cambiato magari
un po’ il lavoro nel senso che ovviamente in una situazione come questa le persone sono più titubanti, ehm
purtroppo anche nello spostarsi o nel fare un qualcosa… quindi magari ho trovato più difficoltà appunto
nel… riuscire ad avere un colloquio con una persona. Magari ha rallentato quelli che erano gli obiettivi in
programma ma il lavoro riesce ad andare avanti ecco in modo fluido insomma…

R: Va bene, senti quindi secondo te cosa è cambiato di più sia in positivo che in negativo, rispetto al
lavoro consueto?

I: Per quanto mi riguarda il passaggio diciamo… anzi l’introduzione dello smartworking nel lavoro ha influito
in maniera negativa insomma… da un punto di vista di relazioni umane con quelli che sono magari i clienti
perché ovviamente, come ho detto anche prima, un confronto faccia a faccia è totalmente diverso che
dietro magari ad uno schermo. Dall’altra parte l’introduzione dello smartworking ci permette anche di
essere più flessibili in varie situazioni, ci permette di adeguarci anche a quelli che sono i tempi perché oggi
la tecnologia fa da padrone… andando magari a snellire pratiche che prima richiedevano più tempo. Ehm
dal mio punto di vista prevale l’aspetto negativo perché appunto svolgendo un lavoro principalmente di…
consulenza dove appunto devo avere un confronto con le persone, è andato un po’ a limitarmi, ma… non è
che mi ha fermato. Quindi diciamo questi sono un po’ i pro e i contro per quanto mi riguarda.

R: Ok perfetto.

PARTE 4: LAVORO DA REMOTO E VITA QUOTIDIANA

R: Qual è stato l’impatto di lavorare da remoto sulle relazioni con gli altri componenti della tua famiglia?

I: Allora ogni componente della mia famiglia ehm diciamo che a livello di relazione il lavoro da remoto non è
andato ad intaccare più di tanto il quotidiano anche perché mia madre comunque fa l’operaia quindi ehm
per lavoro si poteva spostare. Mio padre lavora con me quindi avendo appunto la stessa mansione (sorride)
ehm abbiamo avuto modo di confrontarci, anche perché vivendo sotto lo stesso tetto c’era uno scambio
diretto e continuo… quindi nel quotidiano non è andato ad intaccare… niente alla fine insomma.

R: E quale è stato l’impatto del lavorare da remoto sullo spazio domestico?

I: Sullo spazio domestico non ha intaccato perché ho una parte della casa adibita ad ufficio quindi… questo
non ha… non ha variato niente. Lo utilizzavo prima e ho continuato ad utilizzarlo anzi l’ho ottimizzato per
rendere ancora più fluido il lavoro.

R: Pensi che il lavoro da remoto abbia contribuito alla conciliazione lavoro-famiglia? Se sì, in che modo?

I: Allora conciliare la famiglia ehm… sì, no… ehm fino ad un certo punto! Sicuramente un pochino sì ma io
non ho visto tutta questa differenza, cioè lavorando mio padre con me e con mia madre comunque fuori
casa… la situazione è stata più o meno la stessa…

R: E reputi che svolgere il lavoro in smartworking ti abbia permesso di organizzare meglio il tuo tempo?
Se puoi fare qualche esempio.

I: Per quanto riguarda l’organizzazione del tempo, essendo la mai un’attività autonoma non è cambiato
molto… ovviamente il fatto di ehm lavorare maggiormente da casa mi ha permesso soprattutto di
riorganizzarmi per quanto riguarda il privato quindi attività extra lavorative; mi ha permesso di ehm
ricontattare e riallacciare un po’ i rapporti con clienti che magari ehm, essendo sempre di corsa si perde un
po’ quello che è il rapporto no? Quindi rifare un po’ un ordine generale per mmm ottimizzare quella che è
l’attività stessa. Ai fini organizzativi non è variato chissà cosa, è servito semmai come una riorganizzazione
personale, avendo più tempo a disposizione anche nella sfera personale.

R: A quali distrazioni secondo te si rischia di andare maggiormente incontro lavorando da remoto?

I: Mmm sicuramente il fatto di essere meno dinamico, lavorando da remoto, può portare a cadere in
tentazioni come (sorride) ehm controllare più spesso il telefono o anche il computer no? Cioè l’avere ehm
telefono, computer e tv intorno sicuramente distrae…

PARTE 5: LE CONSEGUENZE SUL LAVORATORE

R: Come ha inciso il lavoro da remoto sulla tua soddisfazione lavorativa?


I: A livello di soddisfazione da un punto di vista umano tanto perché ripeto, essendo un’attività dove c’è un
contatto diretto con le persone, ehm il fatto di non poterci parlare direttamente cambia tanto… nonostante
magari si resca a raggiungere gli stessi risultati però poi non hanno lo stesso sapore perché ovviamente un
contatto diretto con una persona ti permette di scoprire anche lati che magari dietro ad un telefono non si
riescono a percepire, ti permette di… vedere anche le emozioni positive o negative che siano e le reazioni.
Quindi diciamo prevalentemente dal punto di vista delle relazioni interpersonali.

R: E avresti accettato o accetteresti la stessa modalità di lavoro in una situazione non condizionata dal
covid?

I: Potessi scegliere no. No perché… sono dell’idea che le relazioni umane vadano preservate quindi nel
senso… come nella vita privata così nel lavoro è importante avere un contatto diretto con le persone ehm…

R: Quindi se potessi scegliere assolutamente no quindi?

I: Senza covid, per quanto riguarda la mia attività non utilizzerei lo smartworking anche perché ripeto è
un’attività dove prevalentemente si va anche a valorizzare quelle che sono le risorse umane e farlo di
persona cambia… tantissimo.

R: Okay, perfetto. Pensi che durante il lockdown sia cambiato il tuo rapporto con la tecnologia? In che
modo il lavoro da remoto ha contribuito a questo cambiamento?

I: Allora ehm essendo giovane ho sempre avuto un contatto diretto con la tecnologia quindi… l’ha un po’
migliorato sicuramente. Ho iniziato ad utilizzare piattaforme che prima non usavo, scoprendo anche che
possono portare dei vantaggi nel quotidiano… quindi insomma questo.

R: Il lavoro da remoto ti ha consentito di sviluppare nuove competenze?

I: Competenze da un punto di vista organizzativo perché comunque sia il fatto di lavorare prevalentemente
con computer o smartphone ehm mi ha permesso di venire a conoscenza magari di piattaforme o
applicazioni che potessero aiutarmi nella vita di tutti i giorni. Quindi…

R: Okay ho capito e oltre alle competenze tecnologiche, ti ha portato altri tipi di competenze oppure no?

I: Il fatto magari di sfruttare nel migliore dei modi ogni situazione, che sia per telefono o per computer. Poi
avere più tempo per noi stessi ci permette di andare a scoprire cose nuove no? Informarsi… e questo porta
a migliorare aspetti di cui prima eravamo carenti. Riuscire ad adattarsi anche ed essere flessibili poi nelle
varie situazioni…

R: Va bene. Senti pensi che partecipare alle riunioni da casa possa porre problemi di privacy per il
lavoratore da remoto? Ci puoi raccontare qualche episodio in merito?
I: Ovviamente per quanto riguarda la privacy essendo in casa e con altre persone ehm non si è diciamo
isolati no? Come si può essere in una modalità lavorativa normale. Un episodio… per esempio mi ricordo
che durante una riunione con il direttore via videochiamata mia sorella entrò nella stanza in cui ero creando
un momento di… imbarazzo. Perché poi durante la chiamata ho dovuto arrestare un attimo il discorso ed
interrompermi… Cioè a meno che uno non viva da solo questo si è un po’ una scocciatura a volte.

R: Okay. Ti sentiresti di dire che l’esperienza di lavoro da remoto ti ha cambiato in qualche modo?

I: Mi ha cambiato nel senso che ehm mi ha fatto capire l’importanza (sorride) delle relazioni umane… cosa
che lavorando in smartworking purtroppo si perde. Quindi è andato ad avvalorare le sensazioni e le
emozioni sia positive che negative nel senso… in un ambiente di lavoro dove però c’è un rapporto umano
tra le persone.

PARTE 6: L’AZIENDA E IL FUTURO DELLO SMARTWORKING

R: All’interno della tua azienda si faceva già smartworking prima del primo lockdown? Ritieni che quando
è scattato il lockdown la tua organizzazione fosse pronta a questa trasformazione?

I: Prima del lockdown no, diciamo che l’unica parte “smart” la poteva fare la segretaria in ufficio ma ehm la
nostra… attività principale è quella di rapportarsi con le persone. La risposta alla seconda domanda è
sempre no. Infatti nei primi giorni… ehm c’è stata una riorganizzazione generale che ha creato anche un po’
di disagio (sorride) anche perché non eravamo pronti per il semplice fatto che la nostra attività non… ehm
prevalentemente viene fatta in maniera diretta tra le persone quindi non… non ne richiede nemmeno la
necessità.

R: Ci sono aspetti della tua azienda che secondo te hanno facilitato o reso complicato il passaggio al
lavoro da remoto? Quali?

I: Allora il fatto comunque sia di lavorare in un ambito inerente alla tecnologia sicuramente ha agevolato,
piuttosto che magari avere un esercizio fisico come può essere che ne so una cartolibreria… cioè noi
utilizzavamo già piattaforme sia per la gestione del cliente o per i clienti nuovi. Da parte dell’azienda non è
stato reso complicato… è stato reso complicato il rapportarsi con la clientela. Magari nel primo lockdown ci
siamo mossi principalmente su quelli che erano già clienti quindi cioè che conoscevano già l’argomento
piuttosto che andare su nuovi clienti, che sarebbe stato più complicato.

R: Okay. Secondo te lo smartworking potrà veramente sostituire il lavoro negli uffici? In sintesi: cosa si
perde e cosa si guadagna?

I: Si guadagna magari da un punto di vista personale un po’ di libertà nel senso che per quanto riguarda i
lavori da ufficio sicuramente il poter lavorare da casa permette di avere delle comodità diverse. Si perdono
però i rapporti umani perché ad oggi le persone hanno la necessità, anche se non se ne rendono conto, di…
relazionarsi con gli altri e questa capacità in smartworking si va a perdere.

R: E dal punto di vista economico si perde o si guadagna secondo te? In generale a livello pratico intendo.

I: Allora da un punto di vista organizzativo sta sempre comunque all’azienda e alle persone che la
compongono come dal punto di vista dei guadagni, anche lì dipende dall’attività che si va a svolgere. Per
quanto riguarda me il periodo di lockdown è stato uno dei momenti in cui ho guadagnato di più. Perché
abbiamo un prodotto e un servizio che va anche incontro a delle esigenze delle persone e questo agevola.
Dipende poi anche dall’inquadramento che una persona ha… essendo autonomo ovviamente i guadagni
sono diversi da un dipendente. Quindi in termini di guadagno nel mio caso ha solo giovato.

R: E come è possibile? Cioè sembra un po’ un paradosso dato che la vostra azienda si base molto sul
rapporto con le persone. Come sapresti spiegarlo?
I: Questo perché la situazione covid ha spaventato molto le persone ma non solo da un punto di vista ma
non solo da un punto di vista personale ma anche in generale… oltretutto la nostra è un’attività che alla fine
va a toccare quelli che sono ehm i risparmi delle persone, il capitale in sé per sé. E la situazione che
abbiamo passato ha spaventato le persone nel senso che ha levato loro certezze che pensavano di avere su
quello che è il sistema tradizionale per esempio banche, assicurazioni… e la paura ehm fa in modo che le
persone aprano i loro orizzonti e cerchino un’alternativa in qualche modo. Questo ha agevolato molto,
perché avendo un prodotto competitivo che si muove già in un mercato alternativo ha dato la possibilità
alle persone di trovare un servizio che rispondesse alle loro esigenze, portando loro dei vantaggi che nel
tradizionale non hanno. Quelli che erano già clienti hanno deciso per esempio di esporsi maggiormente, di
conseguenza ottenendo dei risultati hanno fatto pubblicità ad altre persone. Basta guardare Amazon o
Netflix che in un periodo come questo sono andati a triplicare i propri guadagni… basta avere il prodotto
giusto al momento giusto.

R: Bene, ho capito grazie. In estrema sintesi e tenendo conto di tutti gli aspetti di cui abbiamo parlato,
qual è il giudizio complessivo che ti senti di dare sul lavoro?

I: Il lavoro da remoto sicuramente è una valida alternativa però solo in caso di necessità perché è vero che
si va a guadagnare forse un po’ più di libertà perché si riesce a svolgere il lavoro più o meno con la stessa
qualità da casa, un ambiente dove ci possiamo sentire tranquilli e a nostro agio… ehm dall’altra parte però
c’è sempre la perdita del contatto umano e questo in alcuni settori come il mio incide tanto.

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