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* Il tema di questa presenta- I Campi Flegrei costituiscono l’estremità settentrionale del golfo di Napoli
zione ripropone i contenuti della
mostra iconografica “Città som- e la loro costa rappresenta un esempio unico per la trasformazione del territo-
merse” organizzata dalla Fa- rio e lo sprofondamento dell’antica fascia costiera.
coltà di Conservazione dei Malgrado le profonde modificazioni dei luoghi, dovute proprio agli effetti
BB.CC. dell’Università della
Tuscia (Viterbo) ed esposta ad di traumatici stravolgimenti geologici, i Campi Flegrei conservano ampia testi-
Atene (dicembre 2000). monianza dell’antico splendore. Mitologia e storia ancora oggi si fondono nei
monumenti delle due città principali: Cuma e Pozzuoli alle quali fanno corona
Baia, Miseno e il lago d’Averno (fig. 1).
La storia dei Campi Flegrei inizia con la costituzione, intorno al 770 a.C.,
di uno scalo commerciale nell’isola di Pithecusa (Ischia) da parte di coloni
eubei e calcidesi, accompagnata dalla fondazione di Kyme (Cuma), la prima
colonia greca in occidente. Inizia così una rapida irradiazione nella penisola
italica della religione e della cultura greca tra cui l’introduzione dell’alfabeto.
Questa è la terra dove, secondo i miti portati dai primi coloni greci, i feno-
meni sismici erano dovuti ai Giganti qui seppelliti e dove abitarono anche i
Cimmeri e i Lestrigoni. Il sottosuolo ospitava l’Ade e i fiumi infernali Cocito e
Piriflegetonte, causa delle numerose manifestazioni idrotermali.
L’espansione del dominio cumano in tutto il golfo di Napoli porta ad un
aperto conflitto con gli Etruschi. Nel 531 a.C. Cuma per garantirsi il controllo
del territorio permette ad un gruppo di esuli fuggiti da Samo e dalla tirannia di
Policrate, di insediarsi nel suo territorio fondando Dicearchia, città del buon
governo. Al suo posto, nel 194 a.C., verrà poi fondata la colonia romana di
Puteoli (attuale Pozzuoli), che come porto commerciale di Roma diviene cen-
tro di traffici marittimi così intensi e rilevanti da guadagnarsi l’appellativo di
Delus minor.
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Pozzuoli
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Portus Iulius
5. - Numerosi resti archeologici
ancora testimoniano la ricchezza Il complesso di Portus Iulius nasce come porto militare nel 37 a.C., per
e la densità edilizia dell’antica
ripa puteolana. volere di Agrippa, in previsione della guerra civile contro Sesto Pompeo, che
controllava la Sicilia. Per la sua realizzazione furono
effettuate grandi opere d’ingegneria: un canale lungo
400 metri collegava il mare con il lago Lucrino ed un
secondo metteva quest’ultimo in comunicazione con
il lago d’Averno.
Dismesso il ruolo militare trasferito al nuovo
porto di Miseno, il Portus Iulius, ampliato con infra-
strutture e magazzini, assunse un’importante funzio-
ne commerciale potenziando la recettività di quello di
Puteoli. Mutamenti geologici hanno portato alla som-
mersione dell’impianto portuale (bradisismo) e ad un
radicale restringimento del Lucrino, invaso dall’eru-
zione del Monte Nuovo (fig. 4). La conoscenza del
porto, che giace ora a bassa profondità, si deve in
gran parte, seppure nelle linee generali, alla fotogra-
fia aerea grazie alla quale sono stati individuati il
canale di accesso, le darsene e i numerosi magazzini
(fig. 5). Queste strutture sono spesso state luogo di
ritrovamenti occasionali, tra questi ricordiamo il
recupero di 10.000 lucerne già usate ed accatastate in
uno dei magazzini, evidentemente impiegate per con-
sentire anche il lavoro notturno. Un’area-campione di
quasi 10.000 mq è stata oggetto di più dettagliate
indagini subacquee, permettendo di precisare le trac-
ce tratte dalla fotografia aerea. Il settore indagato cor-
risponde ad un grande magazzino a pianta quadran-
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Baia
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sommersi: l’esempio dei Campi Flegrei
Miseno
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9. - L’area del parco archeologico
sommerso con l’indicazione dei Tutela e conservazione
percorsi subacquei allestiti nei
due principali complessi.
La costa dei Campi Flegrei conserva un patrimonio sommerso di inestima-
bile valore storico ed artistico con grandi potenzialità di attrattive culturali e
10. - Villa a Protiro, un pavimento turistiche ma al tempo stesso comporta grandi problemi di tutela e conserva-
in mosaico perfettamente conser-
vatosi (foto E. Scognamiglio). zione e valorizzazione.
Ai fini della conservazione in situ è importan-
te trasformare in aree protette quelle zone che,
ricche di presenze archeologiche, sono soggette a
rischi di danneggiamenti e di distruzioni in quan-
to adibite a funzioni contrastanti con la loro stes-
sa sopravvivenza (ormeggi, attività di pesca, ecc).
Un clamoroso esempio si ha proprio nel porto di
Baia, dove per anni il traffico commerciale del
porto – ora interrotto grazie ad una interdizione
alla navigazione emessa dalla magistratura – ha
messo a repentaglio l’area archeologica sommer-
sa.
Molto valida a tale scopo appare la creazione
di parchi archeologici sottomarini, veri e propri
musei aperti non solo ai subacquei e proprio a
Baia la Soprintendenza per i Beni Archeologici di
Napoli e Caserta ha applicato per la prima volta
ad un’area archeologica marina la possibilità
offerta dalla legge Ronchey di dare in concessio-
ne a soggetti privati la gestione di servizi acces-
sori, quali vigilanza, pulizia dei fondali, visite
guidate subacquee e di superficie, che difficil-
mente una Soprintendenza avrebbe potuto con-
durre per carenza di mezzi e di personale specia-
lizzato.
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Si giunge così, all’inizio del 2002, alla nascita del Parco Archeologico di
Baia Sommersa che racchiude in un’area di circa 80.000 mq alcuni dei com-
plessi archeologici sommersi meglio conservati, tra cui la Villa dei Pisoni e la
Villa a Protiro; attraverso questi due complessi sono ora stati allestiti due per-
corsi subacquei che mostrano ai visitatori gli aspetti più interessanti e più sug-
gestivi dell’area archeologica (figg. 9-10) .
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