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Tre gradi
di profondità fotografica
la fotografia da tre diverse angolazioni
I Libri di FOTOZONA
© Lugrent/Fotozona
INDICE
6 ................................................................................................................. Prefazione
8 ............................................................................................................. Introduzione
Chissà quanti libri di teoria e di pratica sono esposizione. Infatti, solo chi conosce le regole
stati scritti sull’argomento prima di questo in può poi, eventualmente, violarle in nome
cento e novantuno anni di storia. Ne serviva un della creatività, ma con cognizione di causa.
altro? Pensiamo di sì, per almeno due motivi: Padroneggiare il mezzo, poi, poter scegliere
Primo: l’estrema facilità con cui si possono come ottenere un certo risultato – tra l’altro
ottenere buone immagini riduce l’interesse più si sa come fare più aumentano i risultati
a imparare la tecnica fotografica, ma non ne possibili – affina anche la sensibilità e il senso
limita l’utilità. critico sulle fotografie, proprie e di altri.
Secondo: questo manuale è fatto in modo che S’impara facendo, ma anche confrontandosi
ognuno possa scegliere da dove partire per il con quello che creano gli altri fotografi.
proprio percorso di apprendimento e che possa Il testo è di un maestro di fotografia, ma gli
scegliere di fare salti di conoscenza seguendo scatti che esemplificano e illustrano i concetti
l’istinto e non la cronologia delle pagine. spiegati, sono stati scelti dall’autore tra quelli
Il fatto che sia facile ottenere buoni risultati proposti da fotoamatori comuni (alcuni sono
non solo non riduce la necessità di imparare suoi allievi), accomunati dalla passione per
a fotografare, ma forse la aumenta. Infatti, la fotografia ma anche dal fatto di formare la
per emergere dalla massa dei fotografi community del sito Fotozona.it.
occasionali occorre sapere come si ottengono Fotozona è dal 2009 punto di riferimento per
fotografie ben fatte, secondo la percezione gli amatori che vogliono, appunto, proporre e
comune: composizione, messa a fuoco, confrontare le proprie immagini, ma anche le
proprie idee sulla fotografia e tutto quanto vi confrontarsi di persona, e così è nata anche
gira intorno. l’idea di questo manuale collettivo.
Le foto postate sul sito (nella sezione Photo Tutto questo distingue Fotozona.it dai tanti siti
Show) possono essere commentate e votate di condivisione immagini e dai social network,
da tutti gli iscritti. Per poter votare è richiesto oltre al fatto di essere un sito completo per
anche il commento, questo per invitare a tutto quello che riguarda la fotografia. Non
esprimere un voto consapevole e meditato, solo le fotocamere e la fotografia digitale, ma
non frettoloso o casuale. Soprattutto, le la fotografia. Ci sono le nuove fotocamere (con
immagini postate dagli utenti ricevono un le schede tecniche a listino) e i prodotti legati
giudizio tempestivo e costruttivo – sia dal all’immagine, gli eventi aperti al pubblico
punto di vista tecnico sia da quello creativo dalle aziende del settore, ma anche le notizie
- da parte di un esperto (che poi è lo stesso e le curiosità che coinvolgono il mondo
professionista che ha scritto questo libro). dell’immagine, e poi le mostre, gli incontri
In questo modo, nel tempo, condividendo con i fotografi, i libri e quanto può aiutare ad
le proprie immagini si ha occasione di arricchire la cultura dell’immagine.
migliorarsi e veder crescere anche il proprio
apprezzamento da parte del pubblico. Buona lettura e buona pratica fotografica.
Periodicamente, poi, all’interno della
community di Fotozona si organizzano concorsi
a tema, giornate di raduno per incontrarsi e La redazione di FOTOZONA
Un altro libro di fotografia? Ancora un altro sul campo. Libri molto tecnici, a volte persino
trattato sull’arte di scrivere con la luce? Ma noiosi, però completi. Per chi cercava di capire
è utile o necessario? Ai miei tempi (e non sto cosa fosse e come funzionasse la fotografia
parlando di periodi arcaici ma degli anni ‘80) erano i testi di riferimento. La cosa incredibile
i libri fotografici erano indicati con il nome è che, sebbene la tecnologia abbia fatto passi
dell’autore: il “Langford” o il “Feininger”. da gigante, quei libri continuano ad essere
Il primo me lo ricordo molto bene perché attuali. Le basi su cui si poggia l’intero sapere
era il testo di riferimento presso la scuola fotografico sono sempre le stesse: serve un
di fotografia dove mi diplomai nel 1983. Il apparecchio in grado di catturare il disegno
secondo si riferiva a due volumi distinti: “Il che la luce crea e un supporto in grado di
libro della fotografia” 1970 e “Il libro della registrare l’immagine prodotta. Badate
fotografia a colori” 1971. Con questa scarna bene non intendo rimpiangere quel periodo,
bibliografia i futuri fotografi si formavano tutto l’impegno era speso a comprendere la
apprendendo le basi per applicarle in seguito tecnica, rimaneva poco spazio alla creatività
e spesso, in quegli antichi
ma gloriosi libri, di consigli
sull’estro non ce n’erano
per nulla. Oggi è l’inverso,
le case produttrici sono
riuscite nell’intento di
rendere tutto più facile:
“Voi premete il pulsante,
al resto ci pensiamo noi”,
con questa frase George
Eastman, fondatore
della Kodak, spalancò
le porte alla fotografia
commerciale, dove l’autore
non si deve preoccupare
© Salvatore Giordano/Fotozona
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© Alessandro Andreucci/Fotozona
di nulla se non del desiderio d’ottenere una ha saputo approfittarne. Libri specializzati,
foto nitida. Le difficoltà tecniche o il sapere un tempo rari, ora riempiono interi scaffali
faticoso sono risolti alla fonte, direttamente nelle librerie. Si può scegliere tra tecnici puri,
dal produttore e dei materiali di consumo. di lettura dell’immagine, di storia e critica, di
Dal 1888, anno della nascita della Kodak, analisi o composizione. Una bulimia di parole
questa metodologia è imperante, tant’è che tutte dedicate alla fotografia. Nel meandro
non è raro trovare dei “professionisti” che delle disponibilità, tuttavia, continuava a
non sanno nulla di tecnica base. Ciò non mancarmi un testo completo che sapesse
danneggia alcune specializzazioni perché le unire i concetti base alle applicazioni
apparecchiature sono talmente
migliorate che è diventato quasi
impossibile fallire uno scatto.
Già, e se voglio intenzionalmente
sbagliare una foto? Se voglio un
particolare effetto ottico che i
vari software sanno solo imitare?
Se voglio distinguermi dalle
immagini uniformate nella fase
della condivisione di “massa”
cosa faccio?
E’ proprio in questi casi, quando
l’esigenza ci porta a dover
conoscere di più, che ci mettiamo
alla ricerca di un testo serio in
cui porre la massima fiducia per
riconquistare quella conoscenza
che la tecnologia “facile” ci ha
fatto disapprendere.
Anche qui l’industria fotografica
© Mauro Trolli/Fotozona
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Tre gradi di profondità fotografica
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© Luca Scaramuzza/Fotozona
Allora è ancora necessario scrivere un libro riferimenti bibliografici.
fotografico? Per me sì. Ai miei allievi, che Voglio ringraziare sentitamente tutta la
negli anni si sono succeduti in molti corsi, community di Fotozona che ha contribuito
non sapevo mai indicare un testo unico per alla realizzazione del materiale iconografico,
affrontare la materia. Ora le parole che senza avere nulla in cambio se non la
“io considero giuste” le avete tra le mani. “gloria” di vedere la propria foto firmata,
La grafica del libro presenta delle bande pubblicata e riconosciuta. Un ultimo e finale
colorate alle pagine pari; verde per il primo ringraziamento va alla redazione di Fotozona
capitolo, rosso per il secondo e azzurro per che, in tempi difficili come quelli che abbiamo
il terzo. Oltre a contrassegnare visivamente vissuto in questi ultimi anni, ha permesso
le tre sezioni, hanno anche il compito alla community di continuare a vivere,
d’indicare la pagina a cui accedere per dare incentivando la condivisione fotografica e la
risposta ai quesiti che potrebbero insorgere realizzazione di obiettivi come il volume che
nella lettura. Le parole segnalate in ocra vi state apprestando a leggere.
individueranno termini importanti a cui
dedicare dei “box” di testo specifici oppure Max Ferrero
11 © Gianpaolo Barbieri/Fotozona
Tre gradi
di profondità fotografica
Capitolo I
© Angelo Abate/Fotozona
Tre gradi di profondità fotografica
© Luciano Campetti/Fotozona 14
LA MACCHINA FOTOGRAFICA
E’ strano affermarlo, ma la macchina fotografica
è nata molto prima della fotografia stessa. Nel
1826 un appassionato ricercatore di nome
Nicephore Niepce, riuscì per la prima volta
a fissare una parvenza d’immagine su di un
supporto sensibile.
Aveva utilizzato una sostanza bituminosa in
grado d’indurirsi se esposta all’energia solare
ed erano state necessarie circa otto ore
d’esposizione. Inventò così la prima pellicola in
grado di fissare indelebilmente un’immagine
fugace. Ma la macchina fotografica esisteva già
da tempo immemore. Il Canaletto impiegava la Oggi siamo convinti che per creare delle
camera obscura per creare velocemente degli immagini ci sia bisogno di complicati apparati
schizzi di prospettive da utilizzare come bozze elettronici con centinaia di pagine d’istruzioni,
per la finalizzazione dei suoi quadri. La camera la realtà è molto più banale.
obscura era una scatola con un piccolo foro o con Descrivere o costruire una macchina fotografica
una lente, in grado di riprodurre un’immagine è assai semplice, serve una camera a tenuta di
sul lato opposto all’obiettivo. La conoscenza di luce e un obiettivo in grado di far convergere i
tale fenomeno risale agli albori della storia. Già raggi luminosi, riflessi da un soggetto, verso un
lo scienziato arabo Al Hazen, intorno all’anno punto preciso che chiamiamo fuoco. L’oggetto a
mille, aveva descritto i suoi effetti. Considerato tenuta di luce può essere un qualsiasi contenitore
l’iniziatore dell’ottica moderna, i suoi studi ermetico ai raggi luminosi, mentre l’obiettivo
furono ispirati, probabilmente, da alcune può consistere in un semplice buco. Nonostante
osservazioni di Aristotele. Personalmente mi sia facile costruire una macchina fotografica,
piace pensare che la prima macchina fotografica non si può dire che con la stessa facilità sia
sia nata in tempi ancora più remoti, quando possibile creare una fotografia. Occorre dosare
l’homo sapiens, all’interno
di una grotta che fungeva
da riparo, osservò che
attraverso un foro casuale
le scene all’esterno
venivano riprodotte sulla
roccia come per magia.
La caverna era il corpo
macchina e la fenditura
nella parete l’obiettivo.
Questa magia ispirò gli
antichi ad adorare le
immagini e a rendere loro
omaggio come auspicio di
fortuna e prosperità.
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Tre gradi di profondità fotografica
semovibili che possono chiudersi o aprirsi come per esaudire le esigenze sia professionali sia
l’iride dell’occhio umano. L’otturatore, invece, amatoriali. Sono macchine che permettono
è una “saracinesca”, posta nelle vicinanze del l’espandibilità del corredo consentendo agli
sensore, che si può aprire a velocità regolabili. I acquirenti di ampliare le opportunità tecniche
due dispositivi sono collegati a un esposimetro del mezzo. Esistono reflex denominate full frame
(misuratore di esposizione) che valuta (pieno formato - 24 x 36 mm come nelle vecchie
l’intensità luminosa della scena suggerendo le macchine a pellicola), in formato APS (25,1 x 16,7
regolazioni da impostare. Nel corso del tempo, mm) oppure 4:3 (17,3 x 13 mm). Le dimensioni
del sensore influenzano sia il costo finale, sia la
qualità dell’immagine, ovviamente sarà tutto
maggiore con le dimensioni più generose. Alle
macchine appena descritte, si oppongono le
moderne mirrorless, il nome descrive l’assenza
dello specchio inclinato per essere, a parità di
qualità fotografica delle reflex, più compatte e
silenziose. Queste caratteristiche si pagano con
una inferiore velocità operativa.
Una categoria a rischio d’estinzione è quella
delle cosiddette compatte. Dal nome si deduce
che la loro caratteristica non è determinata dalla
qualità ma dalla dimensione e dal peso. Elementi
semplici che un cellulare di ultima generazione è
in grado d’eguagliare sostituendosi nell’utilizzo.
Tra le compatte e le reflex si pone la categoria
denominata prosumer (professional consumer),
un ibrido tra la fotocamera commerciale,
compatta ed economica, e una professionale
di buona qualità. Nata ai tempi in cui le reflex
le fotocamere si sono evolute introducendo digitali erano dei sogni proibiti, causa i costi
sempre nuove tecnologie in grado di alleviare elevati, oggi è una tipologia di fotocamera che
le fatiche di un fotografo. Queste tecnologie non soddisfa più le esigenze del mercato.
hanno permesso alle case produttrici, di
ricercare e produrre la giusta fotocamera per
differenti tipologie di mercato. Le categorie si
differenziano essenzialmente per qualità, costo,
prestazioni e dimensioni.
Le reflex, regine della qualità, delle prestazioni
e dell’espandibilità, sono le macchine preferite
dai professionisti o dai fotoamatori evoluti.
La loro caratteristica principale è data dalla
presenza di uno specchio a 45°, posto tra
l’obiettivo e il piano pellicola, che ha lo scopo
di proiettare e raddrizzare l’immagine catturata
sul mirino ottico. Possono sostituire l’obiettivo
permettendo una vasta scelta di ottiche e
coprono le più disparate esigenze del fotografo.
All’interno di questa categoria i prezzi e le
prestazioni sono suddivise in ulteriori fasce
© Lodovico Ludoni/Fotozona
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Tre gradi di profondità fotografica
© Angelo Abate/Fotozona
necessaria per impratichirsi della moltitudine di scrivere con la luce. Si scrive quando si
di tecniche esistenti. E’ una provocazione, hanno delle necessità, quando si desidera
ma l’analogico, con i costi legati al numero di comunicare o condividere un pensiero,
scatti realizzati, obbligava a una comprensione quando si vogliono elargire sensazioni e
accelerata, ogni fotogramma, ogni errore opinioni. Si scrive quando si hanno delle
aveva un valore ben preciso e invogliava idee, mettendo in ordine delle lettere che,
tutti ad essere più attenti e meticolosi. La grazie a regole precise, sono in grado di
macchina fotografica è come la penna per essere lette, comprese e interpretate da tutti.
uno scrittore o il pennello per un artista: un Quindi la macchina fotografica è molto meno
semplice congegno che nelle mani giuste importante della fotografia, la prima può
può trasformarsi in uno strumento creativo. mutare nel tempo e trasformarsi negli oggetti
Essa deve tornare a manifestarsi solo come più disparati, la seconda è un atto creativo a
un mezzo tecnico con cui saremo in grado cui bisogna dedicare impegno e fatica.
© Luciano Pratesi/Fotozona
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© Andrea Spera/Fotozona
L’OBIETTIVO
L’obiettivo è l’occhio del corpo macchina, la sua
funzione è di raccogliere e duplicare una copia
della scena inquadrata sul piano pellicola/
sensore. Può essere costituito da un semplice
foro (stenopeico) o da complessi schemi ottici
formati da gruppi di lenti la cui funzione è
quella di riprodurre l’immagine con maggiore
nitidezza e luminosità. Fondamentalmente gli
obiettivi moderni sono costituiti da una serie
di lenti ottiche (paragonabili alla cornea e al
cristallino dell’occhio), montate all’interno di
una calotta cilindrica in cui sono presenti una
ghiera di regolazione elicoidale per la messa a
fuoco e alcune lamelle metalliche (paragonabili
all’iride dell’occhio umano) che costituiscono © Angelo Abate/Fotozona
il diaframma, con compiti di controllo del sono la priorità che ne condizionerà l’acquisto.
flusso luminoso e della profondità di campo. Ogni casa produttrice ha almeno due linee di
Gli obiettivi si distinguono in alcune categorie prodotti: quelli economici e quelli professionali.
specifiche. A seconda della tipologia possono Per abbattere i costi si può agire su molti versanti:
cambiare radicalmente qualità, funzioni, utilizzare materiale di qualità inferiore, abusare
risultati e costi. di fabbricazioni meccaniche in cui la plastica
sostituisce altri materiali più
resistenti e nobili, oppure
sfruttare materiale di buona
qualità ma dalle dimensioni
ridotte e contenute. I maggiori
risparmi si ottengono attraverso
l’utilizzo di lenti più piccole ma il
diametro inferiore causerà una
diminuzione di luminosità con
conseguenti possibili problemi
di esposizione in luoghi a bassa
luminosità. L’obiettivo è la parte
più longeva e importante del
corredo fotografico, sarebbe
sempre meglio dedicare la
massima attenzione alla sua
© Max Ferrero scelta durante l’acquisto.
Differenze economiche Differenza di “famiglie”
E’ la categoria meno definibile in assoluto ma Le famiglie degli obiettivi sono fonda-
quando ci ritroviamo a scegliere tra le migliaia di mentalmente tre: grandangolari; normali e
possibilità offerte dal mercato, queste differenze teleobiettivi. I primi hanno la caratteristica
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Tre gradi di profondità fotografica
le reflex di fascia più economica, utilizzano moltiplicazione delle dimensioni dei sensori.
sensori di formato APS (15x23 cm), il normale Ciò ha permesso a molti appassionati di
per queste macchine sarà un 32mm circa. acquistare macchine fotografiche di grande
qualità a costi contenuti ma ha anche
complicato il panorama generale del mercato.
L’immagine creata dall’obiettivo fornisce una
proiezione circolare della scena ripresa, il
diametro del cono proiettato deve essere in
grado di coprire tutto il formato del sensore.
Questa caratteristica dell’obiettivo si chiama
cerchio di copertura. Alcune ottiche riescono
a essere vendute a prezzi competitivi perché,
ottimizzate a coperture di campo inferiori,
sfruttano lenti dal diametro minore ma non
possono essere montate sui sensori più
grandi (scelta Canon), oppure possono essere
utilizzate riducendo automaticamente lo
spazio di sensore usabile trasformando una
full frame in una APS-DX (scelta Nikon). Come
abbiamo già anticipato, è la dimensione
del sensore a determinare la famiglia
dell’obiettivo. (Per capire quale obiettivo
state utilizzando date una lettura a pag 27).
Ecco un elenco di misure dei vari sensori:
© Andrea Spera/Fotozona Formato full frame o FX - 24x36 mm
Ottica fissa oppure variabile Formato DX Nikon - 15,6x23,7 mm
La lunghezza focale di un obiettivo può essere Formato APS C Canon - 15x22,5 mm
fissa, cioè il centro ottico della lente non Formato 4/3 Olympus - 13,5x18 mm
muta mai e le caratteristiche dell’obiettivo Formato Nikon One (1 pollice)- 8,8x13,2 mm
rimangono statiche, oppure il centro ottico Formato 2:3 di pollice 4,55x6,17 mm
può essere spostato con una ghiera presente Avere sensori ridotti significa possedere
sul barilotto, trasformandosi in un’ottica macchine più leggere, compatte e spesso
variabile comunemente chiamata zoom. anche economiche. Avere sensori più grandi
Questi ultimi hanno sicuramente il vantaggio significa usufruire di una maggiore qualità e
di fornire al fotografo più ottiche in una nitidezza, generare meno rumore digitale a
sola, permettendo di variare l’inquadratura parità di numero di pixel... ma il tutto si paga
senza modificare il punto di ripresa. A loro con il prezzo e con il peso da reggere.
svantaggio hanno una costruzione ottica più
complessa che li rende inevitabilmente più
pesanti, costosi e meno luminosi delle ottiche
fisse. Negli anni gli zoom hanno saputo
conquistare anche la fascia professionale
acquisendo qualità ottiche di prima categoria.
Nelle macchine fotografiche in cui non è
possibile sostituire l’obiettivo, la scelta dei
produttori ricade sempre su di uno zoom.
Dx - Fx, Full frame o APS?
Con l’avvento del digitale si è assistito a una
© Angelo Abate/Fotozona
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Tre gradi di profondità fotografica
essere montati (Ø), la scritta STM che descrive il normale montata su una Full Frame non avrà le
tipo di meccanismo di messa a fuoco utilizzato, medesime caratteristiche se utilizzata su un altro
EF-S specifica il tipo di attacco (Canon solo formato. C’è bisogno di un lungo esempio:
APS-C) e la scritta IS dopo l’indicazione delle Il normale è l’obiettivo con lunghezza focale
luminosità massime, ci suggerisce che l’obiettivo simile alla lunghezza della diagonale del
è stabilizzato. Lo stabilizzatore è un motore sensore. Per calcolare la diagonale di un
inserito sui gruppi ottici degli obiettivi con il sensore bisogna tornare alla vecchia formula
compito di creare dei movimenti pari e contrari matematica del teorema di Pitagora:
alle vibrazioni percepite. Ciò evita di ottenere dei
micromossi quando si compiono riprese con bassi
indici di luminosità e lenti tempi di otturazione.
Le terminologie scelte dalle varie case produttrici
complicano il panorama generale.
Se nelle Canon la denominazione dello
stabilizzatore s’identifica con IS (image
stabilizer) nel marchio Nikon è riconoscibile con
la dicitura VR (vibration reduction).
Nelle macchine Pentax e Sony lo stabilizzatore
è posto direttamente sul sensore e non negli
obiettivi riducendo i costi del parco ottiche. Il rettangolo è un quadrilatero che ha i lati a
due a due paralleli e della stessa lunghezza,
con tutti gli angoli a 90°. E’ dotato di due
diagonali corrispondenti, ciascuna delle quali
suddivide la figura in due parti simmetriche
con la stessa forma e la stessa area.
Tracciando una diagonale si creano due
triangoli rettangoli (rettangolo perché
uno degli angoli creati è di 90°). I due lati
perpendicolari del triangolo (AB e BC) sono
detti Cateti, il lato opposto all’angolo retto
(CA) è chiamato Ipotenusa.
Per ricavare la lunghezza dell’ipotenusa
bisogna applicare il teorema di Pitagora che
asserisce: il quadrato dell’ipotenusa è pari
alla somma del quadrato dei cateti.
AB2 +BC2 = CA2
Obiettivo a foro stenopeico
visto che a noi interessa la lunghezza di CA e
Ritorniamo ancora un attimo sulla questione non il suo quadrato, dovremo applicare una
della dimensione del sensore e della lunghezza radice quadrata su entrambi i cateti, quindi
focale di cui abbiamo accennato a pag. 23. la formula finale è la seguente:
Il loro rapporto è fondamentale per capire cosa
significa il concetto di obiettivo normale, di
conseguenza anche grandangolare e tele.
Un obiettivo mantiene sempre costante la sua
lunghezza focale ma montandolo su macchine
fotografiche con sensori di dimensioni differenti
provocherà ingrandimenti diversi secondo
la grandezza del sensore utilizzato. Un’ottica
26
Le basi teoriche della fotografia
La diagonale di un sensore Full Frame, 24x36 sensore da 1 pollice e quello viola il 2:3 di
mm, è di 43 mm circa. pollice. La tabella che riportiamo potrà
esservi utile per capire con il sensore che
state utilizzando quale ottica corrisponda
esattamente all’obiettivo normale.
© Mauro Trolli/Fotozona
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Tre gradi di profondità fotografica
28 © Gianpaolo Barbieri/Fotozona
L’ESPOSIZIONE
Fino ad ora abbiamo solo descritto degli al sensore. Non sono solo dei regolatori di
oggetti. La fotografia si crea tramite la macchina luminosità, hanno anche delle caratteristiche
fotografica ma nasce da un’azione della peculiari legate alla fisica ottica.
radiazione luminosa su di un supporto sensibile. Il diaframma e l’intensità luminosa
La giusta esposizione del sensore all’azione della Il diaframma è composto da una serie di lamelle
luce è alla base della creazione d’immagini. poste a ventaglio al centro dell’obiettivo.
Saperla regolare è il pilastro fondamentale Esse si chiudono durante lo scatto al valore
di questa magnifica arte. Quando premiamo impostato precedentemente sulla fotocamera.
il pulsante di scatto, incarichiamo la nostra Il diaframma scelto determina il diametro
macchina fotografica di catturare l’intensità delle lamelle che regolano la luce passante. Un
luminosa di un preciso punto della realtà, per diaframma chiuso farà passare poca luce, uno
proiettarlo e riprodurlo sulla superficie sensibile. aperto permetterà a tutto il flusso luminoso di
Calibrare il quantitativo di energia luminosa è attraversare le lenti dell’obiettivo. Ogni apertura
importante per il conseguimento di una foto dai ha dei numeri di riferimento e sono identificati
toni corretti. Se troppa luce dovesse passare, da una sigla: f/.
otterremmo una sovraesposizione con risultati I diaframmi con valori interi sono i seguenti:
molto chiari, viceversa, se dovesse entrare poca F/ 1 - 1,4 - 2 - 2,8 - 4 - 5,6 - 8 - 11 - 16 - 22 - 32.
luce, avremmo una foto scura, che in questo Minore è il numero, maggiore sarà l’apertura
caso si chiamerà sottoesposizione. del diaframma. I numeri F/2,8 - 2 o ancora
La regolazione del flusso luminoso avviene inferiori, permettono il passaggio di molta
attraverso due apparati di cui abbiamo già luminosità, i diaframmi più chiusi: 16 - 22,
accennato: l’otturatore (presente all’interno invece, l’impediscono. Tra un valore e un altro
del corpo macchina) e il diaframma (posto c’è un passaggio di luce doppio o dimezzato.
all’interno dell’obiettivo). Il loro compito è di Ad esempio: procedendo da f/4 a f/5,6 avremo
controllare l’intensità della luce che giungerà una maggiore chiusura che farà passare la metà
© Max Ferrero
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Tre gradi di profondità fotografica
© Max Ferrero
scelta, il fattore tempo oppure il
diaframma che si desidera.
Profondità di campo
I parametri pag. 41 - 81
La distanza iperfocale pag. 85
Il mosso
I vari tipi di mosso pag. 35
Effetti creativi del mosso pag. 139 luce. Facendo un paragone con l’occhio umano,
se il diaframma può essere rappresentato
Tempi di esposizione e velocità d’otturazione dall’iride, l’otturatore è la palpebra. E’ posto
- i primi indicano per quanto tempo il sensore all’interno della fotocamera a protezione del
rimane esposto alla luce, il secondo termine sensore ed è costituito da una doppia tendina
si riferisce alla velocità di apertura e chiusu- di lamine al titanio che si aprono al momento
ra delle due tendine dell’otturatore. 1/125 di dello scatto per richiudersi in base ai tempi
secondo sarà un tempo veloce ma produrrà scelti sulla fotocamera. Tempi di otturazione
un breve tempo di esposizione. lenti permetteranno il passaggio di un’ampia
energia luminosa, mentre intervalli veloci ne
Coppie tempo/diaframma - la stessa espo- ridurranno il flusso. Le velocità di otturazione
sizione può essere raggiunta con diverse che si possono impostare sono le seguenti:
coppie tempo diaframma. Questo fenomeno 30 - 15 - 8 - 4 - 2 - 1 - 2 - 4 - 8 - 15 - 30 - 60 -
30
Le basi teoriche della fotografia
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Tre gradi di profondità fotografica
© Giulio Mandara/Fotozona appunti su tutto ciò che fate. Ogni errore sarà
può essere spiegato con una semplice som- esclusivamente vostro, la macchina non avrà
ma matematica: un risultato pari a “10” può contribuito e ciò aiuterà l’accrescimento della
essere ottenuto sommando diverse coppie di conoscenza sulla fotografia.
numeri: 1+9; 5+5; 3+7. Il risultato rimane inal- Esposizione automatica
terato (esposizione) ma le coppie cambiano e Gli automatismi dell’esposizione si dividono
di conseguenza anche i risultati visivi. tendenzialmente in due categorie ben distinte.
La prima, molto utile, è chiamata “a priorità”
M - indica sempre una funzione manuale. E’ la seconda “program”. I program sono degli
utilizzato sia nell’ambito dell’esposizione sia algoritmi che scelgono sia il tempo sia il
negli obiettivi per indicare la disabilitazione diaframma in base a impostazioni calcolate
dell’autofocus. dal costruttore. Sono impostazioni che
sollevano l’utilizzatore da qualsiasi difficoltà,
Priorità - il fotografo sceglie di controllare un mantenendo il fotografo in una costante
parametro tra i tempi o i diaframmi mentre situazione di non controllo. Inopportuni per
la macchina controllerà quello rimanente. Il chi desidera imparare, sono alla base della
parametro selezionato manualmente deter- tecnologia fotografica degli smartphone: punta
minerà il nome della priorità. e scatta. Gli automatismi a priorità, invece,
permettono di velocizzare le operazioni senza
Program Sono degli automatismi forniti dai rinunciare alle decisioni personali. La parola
costruttori per facilitare i calcoli di espo- “priorità” indica quale valore sarà impostato dal
sizione e di scelta della giusta coppia tempo/ fotografo mentre il secondo fattore sarà scelto
diaframma.
34 © Andrea Spera/Fotozona
I TEMPI DI OTTURAZIONE
Come abbiamo appena visto, esporre non può cogliere, è un modo per ottenere
correttamente significa applicare i giusti messaggi visivi stupefacenti. Il mosso è un
parametri di diaframma e tempo d’otturazione risultato di parziale o totale perdita di nitidezza
per ottenere una foto dai toni equilibrati. dell’immagine, dovuto all’instabilità della
Attraverso il loro dosaggio si regola il flusso fotocamera o al movimento dell’oggetto che
luminoso che colpirà la superficie sensibile, stiamo fotografando.
ovviamente, le coppie tempo/diaframma Il soggetto ripreso con effetto mosso
possono essere svariate, ma non tutte daranno presenta una sensazione di sfocato ma con
un’impressione di direzionalità. E’ sbagliato
pensare che il mosso sia sempre un errore,
ma è anche vero che senza le necessarie
cognizioni, il mosso ha altissime probabilità
di presentarsi come elemento fastidioso. Si
ottiene quando i tempi di otturazione sono più
lunghi del necessario. Un tempo sbagliato può
generare due tipi di mosso: quello originato
dalla propria instabilità o quello dell’incapacità
di bloccare il soggetto.
Il mosso da instabilità della fotocamera
possiamo definirlo anche come mosso
© Annarita Canone/Fotozona personale o soggettivo. Se scattiamo a mano
gli stessi risultati, la diversità degli esiti libera, cioè senza l’ausilio di un cavalletto o
sarà ottenuta proprio dalla diversificazione di un monopiede, siamo sempre instabili.
dei parametri impostati, i diaframmi Ci muoviamo, dondoliamo, respiriamo,
determineranno la profondità di campo e la abbiamo dei leggeri tremolii delle mani che
profondità di fuoco. I tempi avranno il compito potrebbero essere amplificati dal tipo di
di regolare e controllare il movimento. La obiettivo che stiamo utilizzando. Esiste una
rappresentazione del movimento o la sua regola orientativa, di facile comprensione,
assenza, sono un abile gioco
che la fotografia esegue sulla
quarta dimensione della
realtà: il tempo. Sembra
strano parlare di quarta
dimensione spiegandola at-
traverso un’arte che non ha
nemmeno le qualità della
terza (la profondità), eppure
il controllo del tempo è una
delle enormi potenzialità della
fotografia. Poter bloccare un
istante passeggero o dilatarlo
in una forma che l’occhio
© Mauro Trolli/Fotozona
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Tre gradi di profondità fotografica
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Le basi teoriche della fotografia
appoggio, una parete o uno steccato, oppure al- vostro occhio cercherà
largate la vostra base di appoggio sedendovi o, d’inseguirli per ottenere la
ancor meglio, distendendovi proni a terra. E’ lo massima nitidezza senza
stesso principio utilizzato negli archi a volta del- riuscirvi. I pali della luce,
le chiese gotiche: la redistribuzione delle forze. a qualche decina di metri
di distanza, si muoveranno
Lunghezza focale pag. 22 - 26 - 27 molto velocemente ma in
modo tale da essere ancora
Il mosso nel cinema riconosciuti e osservati. Le
Il mosso nel cinema è molto più difficile da in- cascine e le case, distanti
dividuare rispetto alla fotografia. Si percepisce un centinaio di metri,
il movimento attraverso una mancanza tipica sembreranno spostarsi con
dell’occhio: quella di non saper distinguere due un movimento gradevole e
immagini diverse se proiettate in sequenza con continuo. L’occhio non dovrà
tempi inferiori a 1/10 di secondo. La fotografia inseguire i monti o il mare
non può sfruttare questa peculiarità creando, all’orizzonte, appariranno
quindi, degli effetti non riproducibili con altri immobili e permetteranno
metodi. Un fiume ripreso con la telecamera una visione più semplice e
riprodurrà la sensazione del fiume reale: un rilassata. Ogni oggetto avrà un suo movimento
flusso di acqua in movimento che procede con relativo, anche se il vero moto (il nostro a 150
movenze fluide e ripetitive. Fotografare la stes- km/h) è continuo e costante. La stessa cosa
sa scena con tempi lenti significherà adden- avviene se, fermi, cercheremo di fotografare
trarsi nell’astrazione, si creerà un corso d’acqua il movimento di un oggetto che viaggia a 150
che né l’occhio umano né cinema sarebbero km/h. Servirà un tempo decisamente rapido
mai in grado di percepire. Delle linee caotiche se saremo vicini (1/500 - 1/1000 potrebbero
si sovrapporranno man mano che l’esposizione essere sufficienti), oppure più lento se
aumenta. La scienza ha saputo sfruttare la potremo distanziarci. Il mosso relativo
tecnologia fotografica per bloccare e studiare è influenzato anche dalla direzione del
fenomeni non percepibili direttamente dall’oc- soggetto rispetto a noi. Il soggetto si sposterà
chio. Uno dei primi esperimenti fu effettuato da con angolazione parallela o perpendicolare?
Eadweard Muybridge (riferimento a pag 143). Con un movimento perpendicolare (direzione
verso la fotocamera) si avrà una velocità
Mosso pag. 143 relativa inferiore rispetto a un movimento
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Le basi teoriche della fotografia
39 © Luca Scaramuzza/Fotozona
Tre gradi di profondità fotografica
© Pierlorenzo Marletto/Fotozona 40
FUOCO E PROFONDITÀ DI CAMPO
Parlare degli effetti che può provocare dove la retina trasforma i raggi luminosi in
l’utilizzo di un tempo sbagliato è argomento impulsi elettrici interpretati dal cervello e
abbastanza intuitivo, tutti gli appassionati di successivamente rielaborati in immagini.
fotografia, anche quelli alle prime armi, sanno Le lenti di un’ottica hanno il compito di
riconoscere una foto mossa. Cosa più difficile convergere i raggi luminosi proiettati
è spiegare la funzione che ha il diaframma dal soggetto e farli coincidere sulla zona
sul risultato finale di una foto, perché le sensibile della macchina. Per osservare
differenze apportate all’immagine hanno un soggetti a distanze diverse l’occhio contrae
impatto meno diretto sull’osservazione.
Gli effetti si concentrano maggiormente
sullo sfondo rispetto al soggetto principale.
Ciò determina una difficile individuazione
del fenomeno da parte di chi è agli inizi
dell’esperienza fotografica perché si tende a
osservare solo un soggetto e non l’insieme
dell’inquadratura.
L’effetto di cui ci apprestiamo a parlare
si chiama Profondità di campo. Essa
definisce l’estensione della messa a fuoco © Agnieszka Slowik Turinetti/Fotozona
prima e dopo il soggetto ed è in grado di o dilata il cristallino, l’obiettivo, invece,
alterare l’equilibrio tra soggetto/sfondo. Il sposta le lenti interne appropriatamente.
diaframma, quindi, non è solo un apparato Tale movimento si chiama messa a fuoco,
in grado di regolare il flusso luminoso una ghiera elicoidale permette il movimento
che colpirà il sensore, ma è anche uno dei delle lenti ma, oggigiorno si preferisce
fattori, forse il più importante tra tutti quelli affidarsi ai sistemi autofocus presenti nelle
coinvolti, al controllo della profondità di macchine fotografiche.
campo (che da ora chiameremo PdC). La messa a fuoco è forse il momento
Cerchiamo di definire lo sfocato creativo più importante della composizione
Vi sono molte analogie con l’occhio umano: fotografica, perché determina il soggetto
i raggi luminosi riflessi dal soggetto sono principale dello scatto. Sbagliare la messa
catturati tramite la cornea e il cristallino a fuoco è di solito un errore grave perché
per farli convergere in un preciso punto evidente, sbagliare la scelta del soggetto
a fuoco può influire negativamente nella
forza d’impatto della fotografia o nel suo
messaggio. Se il mosso ha buone probabilità
di essere percepito come scelta creativa, lo
sfocato è come una frase grammaticalmente
sbagliata, stride e infastidisce.
Lo sfocato fotografico è un effetto
comunemente non voluto, l’immagine
riprodotta presenta una mancanza generica
di nitidezza, i contorni sono confusi, c’è
41
Tre gradi di profondità fotografica
© Salvatore Giordano/Fotozona
Il soggetto è l’elemento principale della foto
su di lui si focalizzano i significati e i significanti
dello scatto.In fotografia alcuni oggetti hanno
maggiori probabilità di essere considerati sog-
getti, primo fra tutti la figura umana.
Profondità di campo
I parametri pag. 41 - 81
La distanza iperfocale pag. 89
42
© Mauro Trolli/Fotozona
due o più soggetti di pari importanza posti multipunto, la macchina fotografica sceglie
a distanze disuguali con conseguenti fuochi automaticamente quello che lei considera
dissimili. Per ogni grattacapo esistono migliore per eseguire la messa a fuoco.
svariate soluzioni ed è proprio la conoscenza E’ un’impostazione complessa che può
della tecnica fotografica a permetterci di generare alcuni errori, soprattutto in
trovare la giusta soluzione ancor prima del
generarsi del problema.
Tecnologie per evitare lo sfocato
L’autofocus è un sistema che evita al
fotografo di dover girare la ghiera elicoidale
dell’obiettivo velocizzandone l’operatività,
agisce rapidamente ed è attivato
schiacciando leggermente il pulsante di
scatto. Il controllo multipunto è una funzione
che permette di attivare tutti i sensori di
messa a fuoco presenti all’interno della
macchina fotografica.
L’esempio che riportiamo è la disposizione
della messa a fuoco di una moderna reflex
digitale. Si può notare la dislocazione dei
sensori di fuoco e la presenza di ben 65
punti di controllo. Utilizzando la modalità
© Pierlorenzo Marletto/Fotozona
presenza di molteplici soggetti. La scelta
della messa a fuoco potrebbe ricadere
sul soggetto sbagliato perché a decidere
sarà la macchina e non il fotografo. Meglio
disabilitare la funzione multipunto (almeno
nelle fasi iniziali dell’esperienza fotografica)
e selezionare quella a punto singolo, più
indicata a decidere autonomamente cosa
debba essere nitido. Il modo in cui mette
a fuoco la macchina è un altro parametro
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Tre gradi di profondità fotografica
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Le basi teoriche della fotografia
© Luca Scaramuzza/Fotozona
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Tre gradi di profondità fotografica
© Alessandro Landozzi/Fotozona
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LA COMPOSIZIONE FOTOGRAFICA
PARTE I
Se abbiamo imparato le nozioni base di espo-
sizione, messa a fuoco e scelta degli obiettivi.
Se abbiamo messo in pratica tutte le nozioni
teoriche. Se abbiamo cominciato a considera-
re la macchina fotografica come un mezzo per
esprimerci e non come un oggetto misterioso,
allora possiamo dire di essere maturi per una
delle parti più importanti della fotografia: la
composizione.
L’inquadratura di un’immagine è una complessa
armonizzazione degli elementi riprodotti sulla
fotografia. Vi possono essere essenzialmente
due modi per procedere alla sua attuazione:
il primo è quello che si avvicina alla pittura. Il
mirino o il sensore sono le superfici che devono
essere “riempite”. Il fotografo si preoccuperà di
occupare gli spazi con tutti gli oggetti/soggetti
e sfondi adatti a comporre armonicamente le
zone. Questo metodo di lavoro è una prerog-
ativa dei professionisti di studio. Con questo
metodo essi hanno la possibilità di dominare
e posizionare non solo le luci, ma anche gli
elementi che comporranno l’immagine fina- © Roberto Orlando/Fotozona
le. Il secondo metodo, quello utilizzato dalla Orizzontale e verticale
maggior parte degli “amatori” e dai fotografi La scelta dell’orientamento di una fotografia
“on the road”, si avvicina molto di più alla non è cosa immediata. La logica vorrebbe che
scultura. La realtà da documentare è normal- si preferisca l’orientamento della fotocamera
mente sempre più caotica rispetto a quello che in base alla direzione dell’elemento principale.
si desidererebbe. Il compito del fotografo è di Se fotografiamo un soggetto orizzontale, è na-
eliminare tutto il superfluo e l’inutile, renden- turale riprenderlo con la macchina fotografica
do l’immagine fluida e leggibile, immediata e sistemata nello stesso verso, evitando così di
coinvolgente. Premettendo che le regole del- dover indietreggiare eccessivamente per in-
la composizione non sono assolutamente dei quadrare l’intero soggetto, o di ottenere un
dogmi ferrei, è pur vero che alcune nozioni taglio esagerato dell’immagine. Una persona
fondamentali è bene conoscerle. Intanto per- fotografata a figura intera, normalmente, avrà
ché per chi inizia a scattare è importante avere bisogno di un orientamento verticale per ritrar-
degli esempi da seguire, e poi perché è sempre la senza spazi inutili. Fin qui tutto semplice, ma
utile conoscere alla perfezione le regole “nobi- le foto che si creano non sempre sono com-
li” che seguono tutti, per superarle in seguito, poste da un unico soggetto. A volte i contenuti
cercando un cammino personale. Vediamo una possono essere multipli e si completano solo
alla volta alcune delle regole più importanti da interagendo fra loro. In questi casi la scelta del
memorizzare e mettere in pratica. formato migliore è quello che riesce a “incorni-
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Tre gradi di profondità fotografica
© Alessandro Andreucci/Fotozona
48
Le basi teoriche della fotografia
© Alessandro Landozzi/Fotozona
dall’osservazione perché circondata dalle
linee di forza e dai punti focali. Visto che la
fruizione dell’immagine avviene come la lettu-
ra di un testo, il punto forte d’ingresso sarà il
primo in alto a sinistra, quello di uscita l’ultimo
in basso a destra. Questo, almeno per la cultu-
ra occidentale, che legge i propri testi in questo
senso, per altre culture, come quella araba, le
direzioni s’invertono. Pur essendo tutti impor-
tanti, i “punti focali” più rilevanti sono il primo
(punto d’ingresso) e l’ultimo (punto d’uscita)
perché facilmente memorizzabili.
© Alessandro Landozzi/Fotozona
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Tre gradi di profondità fotografica
© Fioravante Stefanizzi/Fotozona
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Le basi teoriche della fotografia
Capitolo II
Le scienza fotografica
© Angelo Abate/Fotozona
Tre gradi di profondità fotografica
© Luciano Pratesi/Fotozona 54
LE MODERNE MACCHINE
FOTOGRAFICHE DIGITALI
Nel primo capitolo abbiamo descritto la poteva passare al lato pratico. Ora, nella facilità
macchina fotografica come un semplice generale del pigiare il pulsante di scatto, si è
apparecchio a tenuta di chiarore collegato a complicato tutto. Non c’è più una pellicola da
un obiettivo in grado di catturare la luce. Se inserire ma migliaia di menù e sottomenù,
avete davanti a voi il manuale utente di una personalizzazioni e rotelle che potrebbero
qualsiasi macchina fotografica vi accorgerete migliorare i nostri scatti ma complessi da
che quanto abbiamo scritto era solo una trovare e da capire. Non è facile seguire le
provocazione e che l’offerta tecnologica istruzioni di un manuale con centinaia di pagine.
odierna è decisamente esagerata. Spesso la buona volontà è uccisa da spiegazioni
complesse ideate da tecnici che non
hanno il dono dell’insegnamento,
generando sconforto, si smette di
studiare i meccanismi principali della
fotocamera per utilizzarla, infine,
in modo totalmente automatico. Ci
si arrende affidandosi a un oggetto
fatto di metallo, plastica e silicio.
Proviamo a capire come sia possibile
personalizzare il gioiello meccanico in
vostro possesso. Rimarremo molto sul
generico perché le variabili sono infinite
e anche le terminologie potrebbero
© Luca Scaramuzza/Fotozona
differenziarsi tra le varie marche presenti sul
Solo una ventina di anni fa le istruzioni della mercato. Seguite le nostre descrizioni tenendo
macchina si limitavano a poche decine di a portata di mano il manuale della fotocamera
pagine. Una volta spiegato come collegare la e procediamo a comprendere, se non tutto,
batteria e inserire il rullino seguiva una veloce almeno le funzioni più importanti, quelle
spiegazione del funzionamento del diaframma, che effettivamente potrebbero cambiare e
dell’otturatore e dell’esposimetro. Rimaneva migliorare la maggior parte degli scatti.
una parte, di solito superficiale e
ingenua, che tendeva a dare brevi
suggerimenti sulla ripresa. Non c’erano
molti optional che differenziassero le
offerte delle varie case produttrici. Tutte
le macchine fotografiche erano simili, i
controlli posizionati nella stessa parte
della macchina e si poteva passare
da una marca all’altra con facilità
estrema. La didattica fotografica ne
era facilitata, spiegata una procedura,
per quanto generica, funzionava per
tutte le macchine e con poche lezioni si
© Agnieszka Slowik Turinetti/Fotozona
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Tre gradi di profondità fotografica
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La scienza fotografica
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Tre gradi di profondità fotografica
l’incremento di elementi di disturbo chiamati suono dello scatto potrebbe essere evidente).
“rumore”. Un effetto che in qualche modo Sempre tramite questo pulsante è possibile
riporta alla memoria la grana della pellicola accedere alle selezioni d’autoscatto con
ma senza lo stesso grado di bellezza. ritardi variabili. Con quello impostato a 10/12
secondi è possibile realizzare il vecchio selfie,
Blocco dell’esposizione e della messa a fuoco consentendoci di avere il tempo per correre in
- sono controlli che possono essere affidati posa dopo aver premuto il pulsante. Quello con
ad un unico pulsante. Nelle fotocamere di ritardo di soli 2 secondi è utilizzato per evitare
fascia medio alta si presentano, invece, due di trasmettere il movimento e le vibrazioni della
pulsanti ben distinti. La loro funzione è quella pressione sul pulsante di scatto alle esposizioni
di bloccare i parametri legati alla lettura con lunghi tempi di posa.
esposimetrica o al fuoco senza gravare il tutto Con il pulsante dell’autofocus possiamo
sul pulsante di scatto. E’ un metodo operativo scegliere fra tre opzioni.
che deve essere scelto dal fotografo, può • One Shot Canon o AF S-Singolo in Nikon.
migliorare la velocità operativa generale ma La messa a fuoco viene attivata schiacciando
c’è bisogno di molta applicazione e pratica leggermente il pulsante di scatto e mantenuta
prima di ottenere dei risultati. inalterata finché il pulsante rimane premuto (E’
il metodo consigliato su soggetti statici o con
Jpeg e Raw - sono i file utilizzati per la leggeri e brevi movimenti).
registrazione delle fotografie. Il primo è • AI-Servo Canon oppure AF C-Continuo in
l’acronimo di Joint Photographic Experts Nikon. La macchina fotografica effettua la
Group, è uno standard che utilizza un algoritmo messa a fuoco con la pressione del pulsante per
di compressione con perdita dei dettagli. Il continuare a seguire il soggetto modificando
RAW, dall’inglese crudo/grezzo è una tecnica continuamente la focheggiatura in base ai
di registrazione che le singole case costruttrici movimenti del soggetto inquadrato (utilizzato
formattano secondo dei dati proprietari. nelle foto sportive o dinamiche).
La caratteristica è di non avere perdite • AI-Focus Canon o AF A-Automatico della
d’informazioni e di non essere modificabile Nikon. Sono impostazioni che dovrebbero
da altri programmi. Le elaborazioni dei RAW capire automaticamente quando impostare
aggiungono delle specifiche informatiche al lo scatto singolo o continuo analizzando il
file originale ma che, per essere realmente soggetto. Sarebbe l’impostazione perfetta se
applicate, necessitano di una conversione e funzionasse bene sempre, cosa non frequente.
salvataggio in un altro formato quale jpeg o tif. Con il pulsante degli ISO e della Compensazione
d’esposizione possiamo regolare la sensibilità
8 - 14 Bit - dall’inglese Binary Digit, indica la della macchina alla luce. Maggiore sarà il
quantità minima di informazione che serve valore impostato e maggiore sarà la ricettività.
a discernere tra due possibili eventi. Ciò L’illusione delle altissime sensibilità che
specifica la capacità di registrare due toni promettono di scattare anche nel buio più
di luminosità o il nero o il bianco. Un file a
8 bit può registrare 256 livelli di luminosità
diversi (2 elevato a 8). Visto che le fotografie
sono create dall’utilizzo da 3 canali colore
diversi con 256 livelli di luminosità ciascuno
il risultato sarà che le nostre foto saranno
riprodotte con (256x256x256) circa 16 milioni
e 800 mila punti cromatici diversi. Questo
valore indica anche la profondità colore di un
file immagine. In un file a 14 bit la profondità
58
La scienza fotografica
colore sale a 16.384 livelli di luminosità per Un pulsante con la dicitura “menù” farà
canale con una capacità finale pari a 4.398 apparire le varie voci sul display.
MILIARDI di punti cromatici diversi. Un file Il simbolo della chiave inglese indica i settaggi
RAW ha una capacità di registrazione pari a fondamentali della macchina. In quest’area
262.000 volte il Jpeg. Se non bastano questi è possibile scegliere il linguaggio utente,
numeri per abbandonare il Jpeg e abbracciare l’orario la data e il fuso orario. Si possono
i RAW allora non c’è più alcuna speranza. impostare i tempi di visualizzazione delle foto
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La scienza fotografica
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Tre gradi di profondità fotografica
Firmware - è un programma
creato dal costruttore, installato
direttamente dentro la memoria
della macchina fotografica con
specifiche sequenze d’istruzioni.
Rappresenta il punto d’incontro
tra software e hardware.
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La scienza fotografica
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Tre gradi di profondità fotografica
64 © Giulio Mandara/Fotozona
FOCALE, LUMINOSITÀ
E PRESTAZIONI DEGLI OBIETTIVI
Facciamo un brevissimo ripasso: la lunghezza perché a lunga focale, tendono ad essere
focale di un obiettivo è la distanza tra il suo enormi e costosi nelle versioni professionali
centro ottico e il piano di messa a fuoco di un più luminose.
soggetto posto all’infinito. Questa lunghezza è Negli zoom economici è frequente vedere
espressa in millimetri e ci permette di definire due numeri di diaframma di riferimento.
la categoria e le caratteristiche di un obiettivo Rappresentano la differenza di rapporto alle
con una sola unità di misura. due focali estreme. Se la formula dice che la
La luminosità di un obiettivo è data dal luminosità è pari alla lunghezza focale (mm)
rapporto tra la lunghezza focale e il diametro diviso il diametro della lente frontale (Ø), a
della sua lente frontale. Più la lente sarà parità di diametro e al cambiare della focale
ampia più grande sarà la sua luminosità. La cambierà il loro rapporto.
scritta riportata sulla parte frontale degli Gli zoom di fascia alta presentano una
obiettivi riguardante il diaframma (Es. 1:2,8) è luminosità fissa al mutare della focale, ciò è
l’indicazione della sua luminosità massima ed dovuto a particolari calcoli ottici e meccanici
è calcolata con la seguente formula: con cui i produttori riescono a sopperire alla
F/ = mm/ Ø caduta di luminosità ottica.
dove F/ si riferisce al valore del diaframma, Un obiettivo di pari focale (ad esempio il
mm alla lunghezza focale e Ø è il diametro 50mm) ma con una luminosità doppia (f/1,2
della lente frontale. rispetto a f/1,8) può costare anche dieci volte
Questa formula ci permette di affermare due in più rispetto all’ottica meno luminosa.
principi: • il valore dei diaframmi, che fino Il prezzo vale la prestazione? L’importo non
al capitolo precedente aveva dei valori poco è legato solamente al fattore luminosità ma
chiari e definiti, è il rapporto tra la lunghezza dipende anche dalle prestazioni e alla cura
focale utilizzata e il diametro della prima ottica offerta dai costruttori. In un obiettivo
lente. • un obiettivo è tanto più caro quanto professionale la massima attenzione è distribuita
è luminoso. Ciò dipende
dal quantitativo di vetro
ottico utilizzato e dal
complicarsi dei conteggi
che il produttore deve
calcolare per ridurre le
aberrazioni che tutti gli
obiettivi possiedono.
Se i grandangolari
non hanno bisogno di
lenti frontali esagerate
per essere luminosi,
necessitano di complicate
costruzioni ottiche per
attenuare le aberrazioni di
cui sono affetti.
I teleobiettivi, proprio
© Max Ferrero
65
Tre gradi di profondità fotografica
© Mauro Trolli/Fotozona
dell’oggetto. L’aberrazione cromatica laterale
è l’incapacità di un obiettivo di mantenere
la medesima dimensione di soggetti dalle
medesime dimensioni ma di diversi colori. Per
quest’anomalia i progetti ottici devono essere
attentamente studiati, l’utilizzo di diaframmi
più chiusi (come viene sempre consigliato) non
serve a ridurne l’effetto.
Coma
Il nome deriva da “cometa”, che è la forma che
produce quando oggetti puntiformi e molto
luminosi entrano nell’inquadratura. Il coma è
l’incapacità di un obiettivo di trasformare in
immagini puntiformi oggetti piccoli e lontani di campo superiore ai teleobiettivi. La chiusura
del diaframma ne riduce l’effetto.
Distorsione
E’ l’unica aberrazione che influisce sulla forma
degli oggetti riprodotti e non sulla nitidezza.
Non si riduce con la chiusura del diaframma
ma dipende dalla sua posizione all’interno
dell’obiettivo.
Se il diaframma è posto prima del centro ottico
produrrà una distorsione a barilotto, tipica dei
grandangolari che ingrassano. Se posto dietro,
ne formerà una a cuscinetto, quella dei tele
che smagriscono. La correzione è possibile
tramite costruzioni ottiche con simmetrie ante
e post centro ottico.
© Luca Scaramuzza/Fotozona
67
Tre gradi di profondità fotografica
68 © Andrea Guarise/Fotozona
MISURARE L’ESPOSIZIONE
L’esposizione fotografica è il risultato Come abbiamo già visto e affrontato nel primo
dell’intensità luminosa per il tempo cui capitolo, l’esposizione è la somma d’intensità
è sottoposto il sensore della macchina luminosa che permette d’ottenere fotografie
fotografica. L’intensità luminosa è regolata corrette dal punto di vista luminoso cioè
dall’apertura del diaframma e il tempo senza sovraesposizioni (zone troppo chiare
dall’otturatore. e illeggibili) o sottoesposizioni (zone troppo
Esposizione = Intensità x Tempo scure e poco visibili).
Se sostituiamo i valori generici con quelli della Il valore dell’esposizione corretta è anche
macchina, la formula sarà: E = f/ x T (esposizione influenzato da un terzo parametro: gli ISO. Essi
= diaframma x tempo d’otturazione). definiscono la sensibilità del sensore/pellicola
alla luce e la sua misurazione è affidata agli
esposimetri delle fotocamere. Gli esposimetri
sono dei sensori in grado di misurare
l’intensità luminosa, traducendo i valori fisici
convenzionali (misurati in lux o in lumen) in
valori di diaframma e tempi d’esposizione.
Questi strumenti di misurazione luminosa
sono tarati su un parametro “convenzionale”,
© Lodovico Ludoni/Fotozona
E’ possibile ottenere la medesima esposizione
variando i due fattori facendo sempre in
modo che all’aumentare di un fattore ci sia
una proporzionale diminuzione del secondo.
Cambiare i parametri non produrrà la
medesima fotografia (varierà la profondità di
campo e del mosso), ma riprodurrà immagini Sotto la targhetta sono posti 2 cartoncini grigio Kodak
dalle luminosità simili. Parafrasando con un cioè su di un valore intermedio individuabile
giochetto matematico, si potrebbe osservare nel Cartoncino grigio Kodak al 18% di
che per ottenere il valore numerico 10 si riflessione. Per capire meglio cosa significhi
possono sommare più coppie di numeri: 2+8 - avere un esposimetro tarato in questo
5+5 - 4+6 e così via. I numeri possono cambiare modo, occorre un esempio: all’interno di una
ma il totale rimane costante. scena reale non c’è solamente un valore di
© Luciano Pratesi/Fotozona
69
Tre gradi di profondità fotografica
è garantito che l’esposimetro della macchina quindi prima di essere assorbita e modificata
sbagli, queste zone pericolose sono sempre dai colori e dalle caratteristiche del soggetto.
legate a presenze sproporzionate tra luci e La misurazione con luce riflessa è il metodo
ombre. Se dovessimo scattare una foto con utilizzato comunemente da tutti gli esposimetri
prevalenza di tonalità scure, la macchina incorporati negli apparecchi di riproduzione
fotografica interpreterà e trasformerà visiva: macchine fotografiche, telecamere,
quelle stesse tonalità cupe in grigi medi cellulari. E’ comodo perché permette di
al 18%, schiarendoli e sovraesponendoli. compiere il controllo della luce “in camera”
Viceversa, misurando un’area molto luminosa, senza doversi spostare dal luogo di ripresa
l’esposimetro sarà falsato
dalla sfolgorante situazione
e tenderà a sottoesporre la
scena, procurandoci un grigio
medio al 18% che sostituirà i
bianchi. Solamente la grande
esperienza dei fotografi e il
progresso tecnologico hanno
saputo limitare il margine di
errore ben presente nelle
apparecchiature di pochi anni fa, i risultati ne © Mauro Trolli/Fotozona
hanno beneficiato ma hanno reso succubi i ma è molto imprecisa causa l’influenza che
fotografi principianti che faticano a risolvere le subisce dal grado di assorbimento luminoso
situazioni più complesse sempre presenti. dei soggetti ripresi. Nei casi limite si può
Conoscere questi limiti non è solo un esercizio arrivare al 100% di errore.
tecnico, significa rendersi conto che quando Se fotografiamo una scena con illuminazione
lavoriamo in totale automatismo, siamo costante, dovremmo, in teoria, avere la
sempre in balia delle decisioni di una macchina medesima esposizione per ogni oggetto.
che consideriamo, a torto, perfetta. Invece con la misurazione a luce riflessa si
Esistono tecniche per avere misurazioni più otterranno letture discordanti a seconda se
precise dell’ordinario, è utile conoscerle per il soggetto si disporrà alternativamente su
applicarle al momento più indicato. sfondi scuri oppure chiari. Questo fenomeno
Luce incidente e luce riflessa è dovuto ai differenti gradi di assorbimento
Ci sono due modi di misurare l’esposizione: luminoso alle spalle del soggetto. Un
attraverso la luce riflessa, il flusso luminoso esempio comune a migliaia di scatti è il tipico
rimbalza sugli oggetti da fotografare e colpisce controluce: il soggetto in primo piano riceve
il sensore della macchina fotografica; oppure solo una porzione della luce presente nella
mediante la luce incidente, l’energia luminosa scena, ma l’intensità luminosa proveniente
è misurata prima che raggiunga il soggetto alle sue spalle sarà preponderante e altererà
la misurazione esposimetrica. Tali situazioni
ci faranno ottenere uno sfondo corretto e un
soggetto scuro e irriconoscibile.
Un esposimetro a luce incidente non si fa
ingannare dagli sfondi perché non tiene
conto dell’assorbimento luminoso o delle luci
provenienti da tergo, misura solo la luminosità
che colpisce il soggetto. Questi esposimetri
sono manuali, devono essere posti sul soggetto
con la cupola traslucida rivolta verso il punto
71
Tre gradi di profondità fotografica
cartoncino Kodak.
72
La scienza fotografica
© Lodovico Ludoni/Fotozona
luminosità dello sfondo retrostante.
© Luca Scaramuzza/Fotozona Sconsigliato per chi è agli inizi, può essere
hanno comunque saputo ridurre notevolmente utilizzato solo in particolari condizioni luminose.
l’incidenza degli errori di misurazione. La misurazione Spot è la più precisa in assoluto
Le tecnologie più avanzate a disposizione del ma è anche la più complicata da comprendere
fotografo odierno sono da ricercare nei menù e d’applicare. La valutazione della luce avviene
personalizzabili per la lettura esposimetrica. esclusivamente in una piccola zona del mirino,
Le valutazioni disponibili sono: Misurazione tendenzialmente nel punto di messa a fuoco
ponderata al centro, Spot, Multizona/ utilizzato. Se ciò che misuriamo ha una
Valutativa e Parziale. superficie riflettente del 18% o simile (come
La Misurazione ponderata al centro è la più
“antica” tra quelle disponibili sulla fotocamera.
La lettura standard sulla riflessione al 18% è
misurata con prevalenza al centro e in modo
parziale nel resto dell’inquadratura.
73
Tre gradi di profondità fotografica
© Mauro TrolliFotozona
76
La scienza fotografica
i valori a nostro piacimento sicuri di non aver a predominanza scura (un gatto nero su sfondo
perso alcun tono della scena. scuro) creerà istogrammi sbilanciati a sinistra ma
Se i picchi sono spostati verso il lato sinistro non necessariamente sbagliati. E’ importante
con dei tagli sulla curva, siamo in presenza di saperli interpretare perché sono un ottimo
una foto sottoesposta. ausilio alla ricerca della perfetta esposizione.
I tagli sulle ombre sono indice di sottoesposizione. Il grafico è sbilanciato a sinistra ma non tagliato.
Tipico esempio di soggetto scuro su sfondo scuro. I
La parte di grafico mancante si riferisce alla picchi non sono tagliati e siamo in presenza di un file
zona delle ombre. I toni persi potrebbero con tutte le informazioni preservate e modificabili.
essere recuperati con aumento di rumore
digitale, maggior recupero è possibile se si è
scattato con il formato RAW.
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Tre gradi di profondità fotografica
© Roberto Orlando/Fotozona 78
LA LATITUDINE DI POSA
Nel precedente capitolo abbiamo accennato diverse. L’esposizione corretta sarà quel
ai casi limite. Esse sono delle eventualità che quantitativo di energia luminosa capace di
possono mettere in crisi il sistema espositivo riprodurre in modo visibile sia le zone in
anche delle migliori macchine. Casi limite luce sia quelle in ombra. Nulla di complicato
per eccellenza sono: fotografare un soggetto se la differenza in stop tra la zona luminosa
chiaro su sfondo chiaro o, viceversa, scuro e quella scura è circoscritta. Cosa assai
su sfondo scuro. In questi casi la macchina più difficile se la differenza di luminosità
non ha paragoni da fare se non riportare è elevata. Questa discrepanza tra luci e
la scena originale alle impostazioni di ombre è chiamata contrasto, la capacità di
fabbrica, cioè s’ingrigirà sia la foto chiara registrarlo da parte della fotocamera si dice
(sottoesponendo la scena) sia quella scura latitudine di posa. Ottenere delle corrette
(sovraesponendola). Non servirà a nulla esposizioni dipenderà quindi, dalla bontà
impostare la lettura multizona o spot, la della macchina fotografica utilizzata e,
macchina sbaglierà sempre. Altri casi, ben soprattutto, dalla sua capacità di registrare
più difficili da risolvere, sono quelli in cui ampi valori di contrasto.
la scena originale ha contrasti superiori alla
Lo scatto sottostante è stato realizzato con 1/500”
capacità di registrazione della fotocamera. a f/7.1 utilizzando 100 ISO. Metodo di misurazione
Anche i controluce o i soggetti posti in multizona. La macchina fotografica ha fatto una
zone a differente illuminazione, potrebbero media generale della scena preservando la profondità
generare seri problemi. Vediamo un po’ di di tonalità dello sfondo ma perdendo i dettagli
in ombra del soggetto. E’ il risultato tipico di una
esempi. scena in controluce, dove la luminosità dello sfondo
influenza la lettura esposimetrica della fotocamera
che sottoesporrà i soggetti meno illuminati.
© Luca Scaramuzza/Fotozona
79
Tre gradi di profondità fotografica
© Roberto Orlando/Fotozona
Il contrasto è massimo il Gamma è equilibrato 45°.
Oppure una scala di grigi ridotta con un
Gamma più ripido, fino a raggiungere il
Gamma massimo in cui sono presenti solo
le tonalità estreme della curva: il bianco e il
nero in una foto monocromatica oppure un
effetto “posterizzazione” in un’immagine a
colori.
© Angelo Abate/Fotozona
80
La scienza fotografica
Per rendere più interessante lo scatto abbiamo posto un cartello sul cartoncino grigio Kodak. Non dobbiamo farci
distrarre da lui ma tenere d’occhio le differenze luminose dei due cartoncini posti uno sull’altro.
esclusi, tanto non devono restituirci aree ma sottoesponendo. Gli scatti devono essere
con particolari visibili. La latitudine di posa realizzati alla sensibilità nativa della fotocamera,
della fotocamera è l’effettiva capacità che ha normalmente 100 ISO e con formato RAW.
l’apparecchio di registrare informazioni visibili Osservando i risultati a monitor si ricercheranno
sul sensore, anch’esso misurabile in stop. gli scatti utili alla prova. La massima
Se la latitudine di posa della fotocamera è sottoesposizione valida sarà quella più scura in
pari o superiore al contrasto della scena, cui si notano ancora dei dettagli del cartoncino
allora non ci saranno problemi perché saremo (o delle righe e dei quadretti). Idem per la più
in grado di registrare l’ambientazione senza sovraesposta, sarà considerata valida l’ultima
particolari accorgimenti. Se la latitudine di foto in cui si distingueranno ancora dei piccoli
posa della macchina è inferiore al contrasto dettagli nelle zone molto chiare. Contando gli
della scena siamo di fronte a un problema scatti presenti tra la foto più chiara valida e la
perché la macchina non è in grado di registrare controparte scura, avremo la latitudine di posa
correttamente tutti i toni che desideriamo. della macchina fotografica.
Potremo sacrificare qualche tono della scena, Nel caso riportato sopra come esempio, la prova
scegliendo se salvare le ombre o le luci. Oppure è stata fatta con una Canon 5d MK III e i risultati
procedere a esposizioni calcolate ma per hanno determinato: considerando solo i due
avvalersi di questa scelta è necessario conoscere cartoncini grigi Kodak di diverse dimensioni
l’effettiva latitudine di posa della fotocamera. (la targhetta con la scritta azzurra è solo un
Per padroneggiare la latitudine di posa è parametro di bellezza estetica) la latitudine di
necessario eseguire alcuni scatti su di un
cartoncino grigio Kodak al 18% (ma volendo
è sufficiente fare una prova su di un foglio
di quaderno a righe o a quadretti). Il primo
scatto lo si esegue con i parametri suggeriti
dall’esposimetro della macchina, a seguire gli
altri con sovraesposizioni crescenti di +1 stop
fino al conseguimento del bianco assoluto.
In seguito, ripartendo dall’esposizione
“corretta” si procederà con stesso metodo
© Mauro Trolli/Fotozona
81
Tre gradi di profondità fotografica
Dobbiamo ancora
sottolineare che
l’esposizione corretta
non è solo un fattore
matematico calcolabile
e misurabile, spesso è
anche una componente
soggettiva determinata
da scelte culturali e
creative. La realtà
può essere alterata e
modificata anche senza
l’ausilio di programmi
di fotoritocco, basta
semplicemente utiliz-
zare impostazioni diver-
© Saverio Barbuto/Fotozona se da quelle proposte dall’esposimetro della
una teoria vecchia e parzialmente superata macchina fotografica.
dalle nuove tecnologie. E’ questo il fattore più importante: quello
In effetti, una lieve sovraesposizione impedisce creativo, deve sempre essere la nostra
il manifestarsi del rumore digitale, tanto decisione e il nostro gusto a trasformare
fastidioso e brutto a vedersi. Ma è anche vero una foto visibile a tutti in uno scatto unico e
che sulle odierne macchine fotografiche si è personalizzato.
lavorato moltissimo per la riduzione di questo
inconveniente. In fase di fotoritocco è molto
più semplice contenere il rumore rispetto al
recupero delle alte luci sovraesposte e bruciate.
Se il contrasto è superiore alla latitudine di
posa disponibile, dovremo decidere quale
soggetto salvare e quale sacrificare, oppure
saremo costretti a trovare delle illuminazioni
artificiali in grado di rischiarare le ombre e di
attenuare i contrasti.
Le luci di schiarita possono essere semplici
pannelli riflettenti, luci flash, flash multipli o
forti illuminazioni a luce continua come nei
set cinematografici. Il concetto è quello del
fill-in (riempimento), si utilizza una fonte di
luce sussidiaria per schiarire quanto basta le
zone in ombra, riducendo il contrasto della
scena e, di conseguenza, attenuando anche la
latitudine di posa necessaria.
I bravi fotografi sapranno dosare bene le
luci di schiarita senza rischiare d’uccidere
l’atmosfera della scena originale, gli altri, i più
inesperti, sfrutteranno la “slampata” del flash
incorporato rischiando, purtroppo, di alterare
e non di migliorare la scena fotografata.
© Pierlorenzo Marletto/Fotozona
83
Tre gradi di profondità fotografica
84 © Lugrent/Fotozona
IL CONTROLLO DELLA
PROFONDITÀDI CAMPO
Come abbiamo già visto nel
primo capitolo, la profondità di
campo è in grado di cambiare
l’area di estensione della messa
fuoco. Di conseguenza la sua
regolazione può modificare
e alterare la fotografia sia
dal punto di vista visivo sia in
quello concettuale.
La visione fotografica si
differenzia molto da quella
umana, noi possediamo
un apparato visivo evoluto
che completa le limitazioni
imposte dalla fisica ottica
attraverso l’inter-pretazione
del cervello.
Quando osserviamo una scena
vediamo sempre a bassa PdC
ma il continuo movimento
dell’occhio e l’elaborazione
del cervello ci fanno percepire
il mondo come se fosse tutto
a fuoco, sempre. E’ anche per
questo motivo che un occhio
inesperto non è in grado di
valutare l’estensione del fuoco
su di una foto. Ci si concentra
sul soggetto principale, quello
nitido e si tende a dimenticare
la zona sfocata interpretandola
come una zona marginale e
inutile. E’ l’attenta gestione
dello sfondo a trasformare
una foto banale in una visione
artistica e originale. Sfruttare
una bassa PdC metterà in
risalto il soggetto principale
emarginando lo sfondo a un
ruolo comprimario. L’alta PdC
esalterà la presenza di soggetti
multipli facendoli interagire.
© Angelo Abate/Fotozona
85
Tre gradi di profondità fotografica
Sopra in questo grafico sono indicati i quattro Esalterà gli spazi nei paesaggi, creerà
parametri che influenzano la profondità un’ambientazione alle foto architettoniche
di campo. A destra una freccia verso l’alto dando vita a scenari che il nostro occhio può
indica l’aumento di PdF mentre una rivolta vedere solo attraverso diverse scansioni e
in basso indica il decremento della stessa. Il successive elaborazioni.
Diaframma e la Distanza sono direttamente Il controllo di questo fattore importantissimo
proporzionali cioè all’aumentare dell’uno per la fotografia è affidato a 4 parametri tecnici.
corrisponde un aumento anche dell’altro Tutti liberamente impostabili ma dalla diversa
valore. L’Ingrandimento e la Lunghezza importanza perché alcuni più facili e immediati
Focale sono inversamente proporzionali. da modificare. Essi sono: il Diaframma (F/),
Per ottenere il massimo della PdF si deve la Lunghezza Focale dell’obiettivo (mm), la
utilizzare un diaframma molto chiuso distanza soggetto/sensore fotocamera (D) e
accoppiato a un obiettivo di corta lunghezza l’ingrandimento finale della fotografia (I).
focale cioè un grandangolare. Tutti e quattro riescono a modificare la PdC ma
Per una bassa PdF un teleobiettivo con il solo un paio possono essere effettivamente
diaframma più aperto possibile. sfruttati. L’Ingrandimento fotografico è il
parametro meno importante. Più s’ingrandisce
Cerchi di confusione pag 44 - 45 - 91 una foto più si perde PdC perché diventano più
Teleobiettivi - Grandangolari pag 23 - 24 visibili i cerchi di confusione dell’immagine.
L’ingrandimento è una scelta che si fa a
posteriori e non durante lo scatto,
in aggiunta, se si stampa una foto
di grande formato la si osserverà
a maggiore distanza annullando
l’equazione che più s’ingrandisce
un’immagine, più si sfoca lo sfondo.
La Distanza tra soggetto a fuoco
e piano pellicola/sensore influisce
molto sul risultato della PdC finale
ma non è sfruttabile ai fini pratici
© Alessandro Andreucci/Fotozona
86
La scienza fotografica
© Lodovico Ludoni/Fotozona 88
I SEGRETI DELLA DISTANZA
IPERFOCALE di Andrea Guarise
La definizione di distanza iperfocale é la circolari (detti cerchi di confusione), via via più
seguente: “La distanza iperfocale é quella grandi all’aumentare della distanza dei punti
distanza di messa a fuoco di un obiettivo per corrispondenti dal piano di messa a fuoco.
cui ogni particolare dell’immagine compreso In altri termini: se metto a fuoco la facciata di
tra metà di essa e l’infinito risulterà nitido.” una casa, solo i punti che stanno sulla facciata
Bene, e che me ne faccio? Beh, mi sa che per verranno riprodotti come punti sull’immagine.
capirlo é necessario fare un passo indietro. Il viale che porta alla casa e gli alberi che
Per capire di cosa stiamo parlando, dobbiamo stanno dietro ad essa, saranno composti da
innanzitutto definire cosa intendiamo quando punti che saranno sempre sfocati. E qui arriva
diciamo che un’immagine é a fuoco. sicuramente la domanda: “Ho visto milioni di
Questo é un termine usato dai fotografi fotografie in cui anche il viale e gli alberi erano
spesso impropriamente per stare a indicare a fuoco, come me lo spieghi?”. Qui ci viene
che quando guardiamo quell’immagine essa in aiuto un concetto noto come Profondità di
risulta nitida. Campo (PdC)
Dobbiamo però osservare che la vera Il punto fondamentale del ragionamento
definizione di “fuoco” per un immagine ripresa che stiamo per fare é che il nostro occhio
da un sistema ottico (d’ora in poi lente), é un non é perfetto, esso ha un limitato potere
piano geometrico del soggetto ripreso i cui di risoluzione. In pratica il nostro occhio
punti rappresentati sul piano dell’immagine, vede come punti anche delle macchie, i
risultano ancora rappresentati da punti. circoli di confusione di cui sopra, purché
Tutti gli infiniti piani posti davanti e dietro il siano abbastanza piccoli. Quanto piccoli?
piano di messa a fuoco sono rappresentati L’esperienza ci dice che tutti i circoli più piccoli
sul piano dell’immagine da delle macchie di 0.25 mm su una stampa 20x30 cm osservata
© Roberto Orlando/Fotozona
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Tre gradi di profondità fotografica
La fotografia è una vera e propria scienza che dalla distanza pari alla sua diagonale (circa
si basa su leggi ottiche, e un tempo anche 35 cm) risultano puntiformi, ovvero nitidi, ai
chimiche, ben precise. L’articolo di Guarise nostri occhi. Perché la stampa 20x30? Perché
può apparire complesso ma è importante é la dimensione che più si avvicina alla singola
affrontare uno degli aspetti più importanti pagina di una rivista e 35 cm é indicativamente
della fotografia (l’estensione del fuoco) la distanza da cui normalmente la osserviamo.
attraverso un articolo tecnico di enorme E non a caso 20x30 é la dimensione classica di
profondità e conoscenza. stampa delle fotografie.
Se fate fatica a comprenderlo provate a Questo significa che anche una porzione di
rileggerlo a distanza di tempo. Se siete spazio posta davanti e dietro il piano effettivo
appassionati alla tecnica oppure dei curiosi di messa a fuoco risulterà accettabilmente
incalliti prima o poi la nebbia si dipanerà e nitida perché una volta stampato, sarà
comprenderete a fondo gli aspetti elencati e il rappresentato da cerchietti sufficientemente
“caso” non sarà più un vocabolario adatto ai piccoli da essere scambiati per punti dal nostro
vostri scatti fotografici. occhio. Questo spazio nitido é la profondità di
campo. Tutto questo ci aiuterà a capire a cosa
Cerchi di confusione pag. 44 - 45 - 89 serve la distanza iperfocale nella pratica.
Profondità di campo pag. 41 - 85 Ora é necessario introdurre qualche formula,
giusto per capirsi, ma cerchiamo di rimanere
In matematica il simbolo ^ significa “elevato sul minimo indispensabile e, sopratutto non
alla..” Nella formula riportata nell’articolo temete, alla fine non sarà necessario portarsi
significa “lunghezza focale elevata alla la calcolatrice nello zaino o fare conti su conti
seconda”. prima di fare una foto.
In termini matematici la distanza iperfocale é
8,333 - volte perché i 2,4 cm del sensore data dalla relazione: H = (mm^2)/(c*f/)
moltiplicati per questo valore ci restituisce la dove mm é la lunghezza focale della lente, f/
dimensione della stampa finale decisa: 20 cm é il valore del diaframma c é il diametro del
(19,9992 per essere del tutto precisi). circolo di confusione (su questo torneremo più
avanti). In parole semplici si esprime dicendo
Iperfocale pag. 85 che la distanza iperfocale é direttamente
proporzionale al quadrato della lunghezza
© Luca Scaramuzza/Fotozona
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La scienza fotografica
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Tre gradi di profondità fotografica
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La scienza fotografica
la nostra profondità di campo si riduce a 5 della scala fissa e di quella mobile servono
centimetri. Anche con il 28 mm le cose non all’iperfocale e alla profondità di campo. La
andrebbero molto meglio, avremmo 15 cm. scala fissa, quella sopra nel nostro esempio,
Attenzione quindi perché più ci avviciniamo e contiene i numeri associati al diaframma.
più la nitidezza diventa difficile da ottenere e Si può usare in due modi. Supponiamo di avere
bisogna focheggiare con cura. Chi fa macro ne il diaframma impostato a f8. Se ruotiamo
sa qualcosa. l’anello di messa a fuoco fino ad avere il simbolo
Ma devo proprio calcolarmi il valore di infinito allineato con il numero 8 della parte
dell’iperfocale per ogni focale e diaframma che destra della scala fissa, il nostro obiettivo
voglio usare e portarmi dietro delle tabelline o sarà impostato sull’iperfocale. il numero
una calcolatrice? Dipende. Fino a non troppi sulla sinistra della scala mobile finito sotto
anni fa era buona e gradita abitudine dei il corrispondente numero 8 della scala fissa
produttori di ottiche presentare delle serigrafie sempre a sinistra, ad esempio “1” rappresenta
sul barilotto dell’ottica che rappresentavano il limite anteriore in metri della zona nitida.
una strana scala graduata. Qualcuno che non Con l’obiettivo così impostato avremo nitido
ringrazieremo mai abbastanza lo fa ancora. tutto tra 1 m e l’infinito. Semplice no? Si se vi
La scala é composta da una serie di numeri in hanno serigrafato la scala sul barilotto...
sequenza fissi sul barilotto, del tipo: Vale solo per l’iperfocale? No. A qualsiasi
“22 16 11 8 5.6 * 5.6 8 11 16 22” distanza stiate mettendo a fuoco, ad esempio
e un’altra, mobile e collegata all’anello della sempre a f8, in corrispondenza del numero 8
messa a fuoco con dei numeri in ordine sulla scala dei diaframmi, a destra avremo il
crescente, tipo: limite posteriore della profondità di campo. A
0.7 0.8 1 1.2 1.5 3 6 oo sinistra avremo il limite anteriore. Attenzione
I numeri possono non essere gli stessi, ma il però che queste scale sono calcolate per
simbolo di infinito all’estremità crescente della sensori full frame, o meglio per la pellicola.
scala ci deve essere sempre. Per i sensori APS C é necessario a conti fatti
A che serve? Spostando l’anello di messa a chiudere il diaframma di uno stop o poco più
fuoco uno dei numeri, che rappresenta una rispetto a quanto indicato dalla scala cioè
distanza in metri, si viene a trovare sotto il le indicazioni che la scala danno per f8 sono
punto centrale della scala fissa. Quella é la valide chiudendo a f11 e così via. Per il 4/3 e
distanza a cui si sta mettendo a fuoco. Il resto micro 4/3 si deve chiudere di circa 2 stop. Cioè
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La scienza fotografica
© Salvatore Giordano/Fotozona
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Tre gradi di profondità fotografica
© Saverio Barbuto/Fotozona
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LA TEORIA DEL COLORE
Normalmente si pensa che il colore sia un bioelettrici, inviati al cervello e tradotti in
aggettivo dell’oggetto che stiamo osservando: magnifiche sensazioni visive. Il colore è una
“Di che colore mi vesto oggi?”, “La mela grandezza psicofisica e soggettiva, è unica in
verde e la mela rossa”. Nella realtà l’aggettivo ogni osservatore umano. Gli stessi colori non
che stiamo descrivendo è determinato si presentano in egual modo ad altri esseri
esclusivamente dalla luce e dalla capacità di viventi a noi vicini: il gatto è affetto da forti
riflessione della materia. forme di daltonismo ma è super ricettivo alle
Il nostro è un mondo triste e buio, fatto di basse emissioni di luce grazie all’abbondante
notte e assenza di croma. S’illumina e si colora presenza dei bastoncelli, i ricettori ciechi
solo grazie alla luce. I nostri vestiti, la frutta, le al colore ma sensibili alla luce. Anche i cani
macchine, i cieli, le foglie e tutto il creato sono soffrono delle stesse mancanze e i tori, a
costituiti da pigmenti in grado di assorbire discapito del luogo comune, non sono in grado
e rifrangere parte della luce che li colpisce di riconoscere il rosso.
creando la sensazione tanto cara ai nostri Se il nostro cervello è in grado d’attribuire
occhi che chiamiamo colori. una specifica forma e colore a una lunghezza
Dobbiamo precisare che i colori sono d’onda si può anche asserire che i colori
delle manifestazioni energetiche di onde (poiché energia) hanno una grossa influenza
elettromagnetiche in grado d’essere percepite emotiva e psicologica. Ciò è determinato
dall’occhio umano e decodificate dal cervello. sia dalle assonanze con la vita reale (fuoco/
Anche le onde radio, i raggi x, gli infrarossi o sangue = rosso, sia per significati ancestrali
l’ultravioletto, sono onde elettromagnetiche, che possono variare da cultura a cultura (il
ma non percepibili dalla normale visione viola nella nostra società è al dolore e alla
oculare. I colori sono quindi delle lunghezze tristezza). L’energia percepita ha sicuramente
d’onda o delle frequenze energetiche, che la capacità di stimolare alcune parti della
stimolano i fotorecettori centrali del nostro nostra mente e del nostro corpo. Su tale teoria
occhio, i coni, per essere trasformati in segnali è nata la controversa cromoterapia, una forma
© Alessandro Andreucci/Fotozona 98
La scienza fotografica
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Tre gradi di profondità fotografica
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Tre gradi di profondità fotografica
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La scienza fotografica
© Salvatore Giordano/Fotozona
cromatica tra i due colori. Se complementari
l’effetto sarà massimo, se vicini sul cerchio © Daniele Napoli/Fotozona
cromatico l’effetto sarà tenue e determinato di elaborazione.
solo dai volumi. Questo contrasto può essere Ognuno dei contrasti cromatici descritti
ottenuto anche con piccole porzioni colorate può convivere e coesistere con tutti gli altri.
all’interno di grandi spazi neri o bianchi. L’incrociarsi delle tecniche può portare a risultati
Il contrasto chiaro-scuro nasce dalla presenza visivi di forte impatto. Se con il bianco e nero si
di due masse cromatiche che si differenziano esaltano le forme, le differenze di luminosità e i
nell’intensità luminosità. E’ quello che più si contenuti del messaggio, nel colore il fotografo
avvicina al contrasto base del bianco e nero, gioca con vibrazioni intangibili, sensazioni
la sua forza è originata dai toni chiari che si extratattili che stimolano emozioni senza
ergono dalle tenebre. Si presta per le tecniche necessità di concetti o contenuti. Un fiore
di Low Key ed esalta le situazioni drammatiche. in BN è solo una gradazione limitata di toni
E’ una tecnica che ha preso vigore con il digitale grigi, la stessa foto a colori c’illumina di onde
attraverso tutte le possibilità fornite dai software elettromagnetiche e di energia cromatica.
106
La scienza fotografica
non indica il punto di congelamento dell’acqua assumeranno la tinta della luce che li investe,
(scala relativa che può cambiare secondo la i colori forti saranno accentuati o attenuati a
pressione atmosferica), bensì allo 0° assoluto, seconda se la luce che li colpisce ha frequenza
cioè il punto in cui gli atomi (teoricamente) d’emissione simile o complementare.
perdono ogni attività cinetica. Lo 0° assoluto A parte alcuni casi, il fotografo ha la necessità
è una misura precisa e universale, non cambia di riprodurre i colori così come l’esperienza
al variare di altri parametri e corrisponde comune li ha memorizzati. Un volto verde o
a -273,15° C. In illuminotecnica, quindi, la cyano non sarà facilmente accettato se non
temperatura colore esprime i gradi Kelvin come rappresentazione di un essere umano
necessari per far emettere determinate malato o dalla salute cagionevole.
frequenze luminose a un corpo nero metallico Con questo ulteriore grafico possiamo
(oggetto teorico fatto di nero puro in grado di assegnare una
assorbire tutte le frequenze di luce incidente). corrispondenza tra
Cambiando temperatura cambierà la frequenza gradi K e sorgenti
luminosa emessa come da grafico sottostante. luminose.
A basse temperature l’oggetto nero emetterà Utilizzare luci con
maggiori frequenze di rosso per passare al temperature distanti
giallo, raggiungere il bianco in prossimità dei dai 5000 - 5500° K
5000° K per poi spingersi nella frequenza dei equivale a servirsi di
blu a temperature superiori. filtri colorati davanti
Con questo semplice esempio è possibile all’obiettivo. Se non si
comprendere che gli oggetti che fotografiamo bilancia lo squilibrio
potrebbero cambiare i loro colori a seconda cromatico, tutta la
della luce che ricevono. Colori tenui o bianchi scena sarà alterata.
Per compensare questi
squilibri è possibile
impostare il giusto
bilanciamento del
bianco dal menù
appropriato delle
fotocamere. Una
serie d’icone indicano
le possibili variabili.
Nel grafico riportiamo, in linea di massima,
la temperatura di colore corrispondente a
ogni icona. Stabilire il giusto bilanciamento
significa indicare alla macchina la qualità della
luce in cui si sta operando, essa provvederà
automaticamente a ricalibrare i colori
cercando di fornire la massima correzione per
ogni condizione. Un tale intervento non è per
nulla semplice, non solo è necessario ricordarsi
le tabelle che abbiamo pubblicato, ma è
opportuno allenare l’occhio al riconoscimento
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Tre gradi di profondità fotografica
© Alessandro Andreucci/Fotozona
bilanciamento dei colori lasciandoci il tempo
di decidere il WB più adatto alla scena che si
è colta.
I colori che osserviamo sono il frutto di
un’interazione tra la qualità della luce che
possiede specifiche caratteristiche luminose
e l’oggetto illuminato che possiede specifiche
© Luca Scaramuzza/Fotozona capacità di riflessione o assorbimento. La
fotocamera misurando la zona più chiara della realtà che cerchiamo di catturare è un misto
scena. La macchina fotografica individuerà complesso di sintesi additiva e sottrattiva.
il punto più luminoso dell’inquadratura e lo A tutto ciò il fotografo può ancora aggiungere
considererà come se fosse bianco, su di esso la sua interpretazione. Il risultato finale
eseguirà il bilanciamento azzeccandolo se il è quella meravigliosa e intricata arte che
punto misurato era effettivamente bianco, chiamiamo fotografia, un metodo di scrittura
sbagliandolo se il punto scelto era di colore che sembra diretto e immediato ma che per
diverso. Si può notare che ogni scelta ha pro essere sfruttato pienamente ha bisogno di
e contro, non esiste l’impostazione infallibile applicazione, conoscenza e metodo.
e solo il fotografo può determinare la giusta
procedura caso per caso. L’impostazione più
comoda (l’AWB) è anche la più pericolosa
perché sminuisce la conoscenza della
teoria del colore confidando ciecamente
sull’intelligenza artificiale. L’AWB utilizzato con
inconsapevolezza è sempre un errore didattico
ma anche pratico. Se sfruttato, con il formato
RAW allora effettivamente si trasforma nel
miglior metodo di bilanciamento colore.
Il RAW registrerà un file che il fotografo potrà
equilibrare a suo piacimento dopo lo scatto.
La macchina si limiterà ad annotare toni e
contrasti, l’equilibrio cromatco sarà applicato
in fase di fotoritocco. Questa prassi eviterà
i fastidiosi errori da dominante, sempre
difficili da correggere su file 8 bit. A monitor
si osserveranno con più cura e calma il
© Andrea Spera/Fotozona
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Tre gradi di profondità fotografica
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© Salvatore Giordano/Fotozona
LA COMPOSIZIONE FOTOGRAFICA
PARTE II
quale si fonda. La fotografia
ha dato all’individuo occi-
dentale la possibilità di creare
un frammento di eternità,
senza dover abbandonare
la convinzione che niente è
eterno”.
Di tutte le arti visive è quella
che riesce meglio a catturare
l’istante per racchiuderlo
in un’area determinata
(inquadratura).
Per imprigionare il tempo
esistono le macchine foto-
grafiche, le velocità di
© Alessandro Andreucci/Fotozona otturazione e migliaia di articoli che descrivono
La fotografia non ha profondità, non possiede l’esposizione, il mosso o il “congelamento”
il dono del movimento, è piatta, statica e dell’istante. Per racchiudere nel modo adeguato
antiquata ma la sua immobilità è ciò che quell’attimo unico, esiste solo il mirino e la
governa la forza dell’immutabile. La vecchia capacità di determinare i limiti dell’oggettività.
magia dell’istante che si perpetua eternamente, La realtà dell’immagine termina con la cornice
perdura in noi, adesso, esattamente come viveva della foto, oltre c’è il nulla, al di là del margine
nell’ottocento, quando sembrava impossibile c’è solo la fine.
che i propri cari potessero essere ritratti in Per un fotografo, normalmente, il bordo non è
così breve tempo. Negli scatti immediati e come quello dei fogli di carta bianchi che alle
semplici poniamo i nostri desideri di ricordo, di elementari dovevamo riempire di cose e colori.
condivisione e trasmissione. Come dice Diego Per chi è armato di apparecchi fotografici, il
Mormorio nel suo libro “Catturare il tempo”: bordo è un taglio netto che spacca e separa il
“Con la fotografia l’Occidente ha arginato una resto dell’ambiente separando il desiderio da
parte dell’angoscia che deriva dal nichilismo sul ciò che non c’interessa. Tagliare nettamente un
© Mauro Trolli/Fotozona
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Tre gradi di profondità fotografica
© Angelo Abate/Fotozona
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Tre gradi
di profondità fotografica
Capitolo III
Le creazione fotografica
© Angelo Abate/Fotozona
Tre gradi di profondità fotografica
© Salvatore Giordano/Fotozona
Fotografando il vetro smerigliato di una vecchia macchina
fotografica posta all’ingresso del Museo del Cinema di
Torino l’autore crea un ritratto volutamente ribaltato sia
nella forma sia nel concetto stesso del voler ricordare.
Che strano linguaggio è la fotografia, ha quasi
200 anni e in questi due secoli non ha saputo
rinnovarsi spiritualmente, così intenta a
“copiare” la realtà ha demandato ad altre arti
1924 - una posa in studio di mio nonno durante la leva di
l’espressione concettuale. Le sue evoluzioni alpino. Lo sfondo suggerisce un luogo curato e dignitoso.
sono sempre state di ordine tecnico, non La posa è studiata per trasmettere forza e sicurezza.
hanno rinvigorito la sua crescita spirituale, Il trespolo aiuta il soggetto a stare fermo durante le
bensì frenato lo spirito creativo. La fotografia è lunghe esposizioni in studio. La divisa militare e il cappello
d’alpino, suggeriscono che la foto sarebbe diventata
ancora bidimensionale, l’effetto a tre profondità
anche una cartolina da spedire ai genitori o alla fidanzata
con le foto stereoscopiche fu abbandonato per comunicare l’eccellente stato di salute e l’orgoglio
già nell’800. E’ afona, i tentativi di aggiungere di far parte di uno dei corpi militari che contribuirono a
audio o musiche hanno generato solo dei vincere la prima guerra mondiale.
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Tre gradi di profondità fotografica
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La creazione fotografica
Questa pratica, divenne sempre meno utilizzata sulla carta i momenti più importanti della
mano a mano che le macchine fotografiche si vita. Poiché quelli unici quali il matrimonio,
sostituirono ai professionisti del ricordo. Sì la cresima e il battesimo erano troppo
perché i primi fotografi non erano altro che rischiosi da lasciare nelle mani di un insicuro
dei “mercanti di sogni altrui”, interpretavano dilettante, il ruolo principale del fotoamatore
il desiderio del cliente e lo imprimevano fu relegato alle vacanze, alle gite fuori porta,
in un pezzo di carta congelando il tempo, alle domeniche di svago, ai sorrisi spesso un
confermando il pensiero nichilista occidentale po’ forzati da trasmettere a tutti i costi.
che crede nella dissoluzione continua della Da allora, i miliardi di scatti realizzati, sono nati
materia fornendone anche un antidoto, una con lo stesso intento, con la stessa filosofia e
speranza sotto forma di fotografia capace di il medesimo risultato: un ricordo superficiale
illudere che qualche cosa possa sfuggire alla resa interessante attraverso una riproduzione
morte, alla disgregazione e alla dissoluzione. tecnicamente corretta.
Tutto il potere in un pulsante
I cambiamenti tecnologici che la fotografia ha
saputo proporre sono sempre stati legati alla
tecnica, o per meglio dire, alla facilitazione
tecnologica. I professionisti potevano garantire
foto qualitativamente perfette grazie alla
loro perizia, ma i servigi avevano un costo e
chiamarli significava aprire le porte del proprio
intimo a un estraneo. Il processo evolutivo fu
semplice, l’industria del settore spese ogni
grammo d’inventiva per creare macchine che
sopperissero alle difficoltà tecniche. Il desiderio di ricordare porta con sé
George Eastman, con la sua Kodak, divenne ossessioni tangibili. Quando il numero
il portabandiera di tale filosofia fossilizzando di scatti supera la doppia cifra non è più
definitivamente lo sviluppo creativo in una sufficiente osservare una foto per ottenere
riproduzione collettiva e compulsiva. Ogni un ricordo chiaro e preciso, occorrono altri
appassionato divenne il fotografo di se stesso, dati, dettagli, parole o semplici date. Nel retro
il “ricordante” con l’incarico preciso di fissare della foto a sinistra, che abbiamo messo come
esempio, l’autore annota con precisione
giorno mese e anno, aggiungendo, e questo
è per noi motivo d’interesse storico, anche
la ricorrenza fascista della marcia su Roma.
Al progredire della tecnologia il ricordo ha
saputo rinnovarsi. Le immagini cominciano
a essere tante, troppe, non c’è più tempo
di annotare data e ora. Con l’avvento della
prima elettronica (ma non ancora del digitale)
apparvero delle fotocamere che imprimevano
la data sopra al negativo, un souvenir per
immagini. La terribile abitudine durò pochi
anni ma rovinò milioni di scatti deturpando
tutto con una stampigliatura luminescente
che aveva il pretesto di sopperire alla ridotta
funzione mnemonica di un “ricordante”
eccessivamente produttivo.
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Tre gradi di profondità fotografica
© Luca Scaramuzza/Fotozona
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La creazione fotografica
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Tre gradi di profondità fotografica
© Saverio Barbuto/Fotozona
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La creazione fotografica
© Angelo Abate/Fotozona
• Se immaginiamo come possa esprimersi i concetti di foto “perfetta” per entrare nel
un ricordo impresso su una foto la mondo delle suggestioni. Sfocato, troppo
visualizzeremo incisa, precisa, netta e diretta. chiaro, troppo scuro, evanescente, alterato
Se pensiamo allo stesso evento impresso o distorto. Scegliete la vostra via ma create
nella nostra mente ci apparirà ampio, soffuso, suggestione.
emozionante e spirituale. Il vero ricordo è quello che entra nell’animo e suscita
Non c’è corrispondenza tra le due visioni. un’emozione, fa strabuzzare gli occhi stupendoci
Come possiamo pretendere che un rettangolo attraverso la semplicità. Ricordare una figlia quand’era
piccola e meravigliosa non significa cogliere il singolo
di carta o di monitor possa restituirci emozioni particolare della pelle ma rivivere la gioia di un
tattili, olfattive emotive se non tentiamo in fantastico gioco dentro un campo di fiori. In questo
qualche modo di uscire dagli schemi classici scatto c’è l’essenza della bellezza, di un ricordo vago
della riproduzione fotografica. Dobbiamo valido per chiunque osservi. Ci si immedesima con
ricercare l’emozione che un semplice scatto l’autrice rincorrendo una figlia o noi stessi lì dentro il
campo, con i profumi dell’estate e il suono delle cicale
non è in grado di restituire. La suggestione che inneggiano alla vita.
può sbucare in vari modi, quasi tutti eludono © Agnieszka Slowik Turinetti/Fotozona
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© Roberto Orlando/Fotozona
Tre gradi di profondità fotografica
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EQUILIBRI PESI E MISURE
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Tre gradi di profondità fotografica
© Luca Scaramuzza/Fotozona
Il palazzo massiccio e pesante poggia sul fondo della
composizione. Il palo, che di sua natura non è proprio
“vaporoso”, appare leggero e filiforme pendendo
dall’alto come un lampadario, slegato da qualsiasi
orizzonte terreno. La perfetta diagonale sullo spigolo
sinistro suggerisce una particolare cura nella scelta
compositiva giustificando perfettamente la tendenza
della foto a esaltare le fughe prospettiche create
dall’inclinazione in alto della macchina fotografica.
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La creazione fotografica
© Mauro Trolli/Fotozona
Le silhouettes si staccano nettamente dallo sfondo intenzionalmente chiaro e sovraesposto. La figura imponente
del primo albero si frappone tra noi e il sole come un abbraccio protettivo che impedisce all’astro di abbagliarci
totalmente. Il tronco, leggermente inclinato verso destra è perfettamente bilanciato da altri due alberi più distanti
e piccoli che si piegano in posizione contraria all’attore principale della scena. Gli alberi si poggiano su una
sottilissima striscia di terra rimanendo apparentemente leggeri e mistici, non gravano eccessivamente lasciando
anche al cielo un minimo d’importanza percepibile dal tono grigio chiaro.
© Salvatore Giordano/Fotozona
L’autore voleva incentrare l’attenzione sui due lampioni
sospesi creando una forma di attrazione mediante un Cambiando le proporzioni dei lati è stato possibile
equilibrio sospeso ad un filo. I due palazzi sono degne tagliare il lampione in basso. Le frasche dell’albero si
cornici ma la presenza di un albero e della punta di sono salvate per evitare il taglio del secondo palazzo,
un lampione, in basso a sinistra, creano uno squilibrio la loro presenza è ancora un elemento di disturbo ma
di forze che disturbano l’osservazione di tutta la foto. l’osservazione ne è stata limitata.
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Tre gradi di profondità fotografica
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La creazione fotografica
© Roberto Orlando/Fotozona
Con un piccolo taglio l’autore ha compiuto un ribaltamento di pesi in grado di cambiare il significato dello scatto.
Nel primo, la presenza di un palazzo in stile liberty sul litorale ligure appare imponente e soverchiante. Il gioco
del quadruplo orizzonte delle sbarre si perdeva nell’insieme e la nave, anche per una questione di grandezza, non
riceveva il giusto valore. Eliminando la villa si conferisce un maggior peso all’imbarcazione, la simmetria dei pali
aggiunge un ordine visivo che sottolinea il gioco del vero orizzonte con quello fittizio del parapetto. La bellezza dei
colori e della luce aggiunge il tocco necessario per farne un ottimo scatto.
Sbilanciare per equilibrare
L’equilibrio dei pesi permette di creare
foto che hanno un potenziale di
comprensione facilitato, non danno vita
a tensioni e non sviluppano eccitazioni
visive nell’osservatore. Creare una
foto equilibrata non sempre equivale
a realizzare la foto giusta. Sbilanciare
l’organizzazione dei contenuti e
dei soggetti aiuta sensibilmente la
dinamizzazione delle azioni. Contribuisce © Andrea Spera/Fotozona
ad assegnare una percezione di movimento Le scale sono perfettamente orizzontali, il loro peso è
distribuito, omogeneo e statico. La sensazione di pendio
a immagini che altrimenti risulterebbero veloce è dato dalla posizione dei piedi che, oltre ad essere
statiche, immobili e senza alcun appeal visivo. leggermente mossi, sono sbilanciati in modo deciso sulla
Ovviamente non dobbiamo ricorrere allo sinistra della foto. Il cervello assegna a questa scelta
sbilanciamento assiduo, l’assuefazione è il primo una sensazione di squilibrio che anima l’immagine
rendendola viva e in continuo cambiamento.
effetto provocato dal suo utilizzo prolungato.
© Renata Busettini/Fotozona
Il raccoglitore di strada,
vero soggetto della foto,
diventa solo una fugace
figura che attraversa
un mondo colorato e
fantasioso fatto di graffiti e
murales. La fatica del lavoro
è solo un breve e veloce
movimento, sbilanciato
in uscita in direzione con-
trocorrente rispetto alla
nostra osservazione: da
destra a sinistra. Tutto
diventa più difficile, come
la stessa vita dell’abitante
di San Paolo.
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Tre gradi di profondità fotografica
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Tre gradi di profondità fotografica
© Angelo Abate/Fotozona
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La creazione fotografica
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La creazione fotografica
proposta dai monitor, hanno cioè più informazioni Adams sono stati aggiunti i valori tonali presenti
di quanto un monitor possa restituire. Possiamo e quelli da elaborare. C’è una certa relazione tra
notare come le trame nelle luci siano state le zone del sistema zonale analogico e quello
recuperate completamente e le pieghe del saio digitale. Se alla scala di Adams s’inseriscono i dati
si siano rafforzate rispetto alla scena originale. tonali presenti negli istogrammi delle fotografie
Ottenuto il negativo digitale ottimale è prassi digitali, avremo dei valori di comparazione tra
esportare il RAW in un altro file elaborabile da un le due scale. Dato che gli istogrammi hanno
programma di fotoritocco quale Photoshop. Un 256 livelli di luminosità diversi, se li dividiamo
metodo valido è generare file Tif o Psd a 16 bit per le 11 zone del sistema zonale (da 0 a 10),
(massima capacità di mantenere informazioni avremo un risultato indicante che dopo 23
su luminosità e toni) per poi apportare tutte le valori tonali (circa), passeremo da una zona a
modifiche desiderate e procedere alla stampa. quella successiva o precedente. Il cambio tra
In queste ultime immagini si può osservare la le zone è più pronunciato nelle aree laterali.
pre-visualizzazione in ripresa e le modifiche Pertanto i passaggi da zona 0 a 1 e da zona
da compiere in seguito sulle zone che non 9 a 10 hanno numeri più compressi delle
soddisfano le esigenze dell’autore. Alle zone di equivalenti altre zone.
Tabella di comparazione zone del sistema di Ansel Adams e i valori tonali di Photoshop
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Tre gradi di profondità fotografica
Ansel Adams
Viaggiava trasportando pesanti attrezzature e
decine di chassis caricati con le lastre fotografiche
sensibili necessarie alla realizzazione delle sue
opere. Trovandosi di fronte al luogo desiderato
(di solito sceglieva proprio le scene più difficili
dal punto di vista dell’esposizione e della
latitudine di posa) misurava metodicamente
le esposizioni delle varie zone. In tal modo
riusciva a capire l’estensione di luminosità
della scena. Sceglieva esattamente quale fosse
la zona più scura da mantenere dettagliata
(zona 2) e adattava i rilievi esposimetrici per
ottenere ciò che desiderava. Se, ad esempio,
sulla zona scelta come zona 2 l’esposimetro
avesse indicato 1/15” a f/4 avrebbe modificato
i parametri sottoesponendo di 3 stop per
riportare la zona 5 (misurata in precedenza
dall’esposimetro) alla zona 2 voluta. Le luci,
invece, le avrebbe dominate in fase di sviluppo
perché i liquidi chimici erano i parametri più
adatti al controllo dei toni chiari (corrispondenti
ai toni neri del negativo). A seconda della scena
ripresa e degli appunti scritti, utilizzava sviluppi
appropriati e modificava i tempi operativi o le
temperature dei chimici seguendo le indicazioni
prescritte da tabelle calcolate in precedenza
attraverso migliaia di scatti affrontati con
metodo scientifico. Il vero metodo zonale è
forse scomparso con lui nel 1984, ma il concetto
generale del controllo totale dell’esposizione e
della conseguente postproduzione in funzione
del proprio desiderio creativo è rimasto
intatto, ottenibile anche con il digitale ma con
metodologie diverse. Ansel Adams è l’esempio
di come un matematico possa trasformarsi
in un vero artista ma anche come delle foto,
all’apparenza normali, siano invece il frutto di
elaborazioni complesse per l’ottenimento di
una “iper realtà” esaltandone i toni, i contrasti
e l’incisione. Un’ulteriore prova di come la
fotografia non debba per forza definirsi “vera”
ma è sufficiente che sia emozionale.
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La creazione fotografica
di Photoshop si otterrà
il passaggio di zona
desiderato. Il valore
luminoso di entrata,
input, deve corrispondere
al valore originario da
cambiare, quello di uscita,
output, a quello desiderato.
Si procede quindi per ogni
singolo punto elaborato
applicando le modifiche
volute generando, di
volta in volta, una nuova
immagine su di un dif-
ferente livello (layer).
Procedendo in tal modo
si genereranno numerose
Con Photoshop le possibilità di ritocco dei foto una diversa dall’altra. Il trucco finale sarà
toni sono infinite, con il comando curve è quello di “fonderle” insieme tenendo i toni
possibile dimostrare il concetto di cambio zona scelti per le singole zone sostituendoli a quelli
attraverso l’osservazione dei numeri di input e ottenuti in ripresa. Questo è puro fotoritocco
output. Esaminando la foto in testa alla pagina digitale, occorrerebbe un libro intero per
precedente, abbiamo indicato che lo spicchio di descrivere scrupolosamente tutti i passaggi.
nuvola in controluce avrebbe dovuto scorrere Al momento è importante capire che dopo
da tono 202 a tono 150. Applicando la modifica lo scatto siamo solo a metà del percorso che
alle finestre input/output nel comando Curve dobbiamo intraprendere.
© Odililly/Fotozona 142
UN ATTIMO O L’ETERNITÀ?
La fotografia è un eterno presente, un attimo bisognerebbe dare più importanza, dovremmo
catturato è reso eterno nella sua immobilità. approcciarci a lui come degli esploratori alla
Una bolla temporale in cui si spia l’istante ricerca di nuovi mondi e universi alternativi.
passato sempre visibile, immobile ma reale, La frenesia del tempo accelerato
capace di trasmettere sensazioni, fornire William Klein, famoso fotoreporter statu-
informazioni, o tramandare ricordi. nitense, disse che “Un fotografo professionista,
Ma cos’è un istante e cos’è effettivamente il alla fine della sua carriera, può riuscire a
tempo? Noi siamo in grado di osservarlo? Il produrre 200 - 250 scatti di cui essere fiero.
tempo che scorre è uguale per tutti gli esseri La maggior parte di essi è stato realizzato
viventi oppure è relativo? Le risposte sono con tempi medi che si mantengono su 1/100
complesse, forse i fotografi non si concentrano - 1/125 di secondo. Il risultato è che dopo
sul tempo ma sulla velocità. Il primo parametro un’intera vita di lavoro un bravo fotografo ha
è troppo complesso, il secondo è gestibile. documentato poco più di 2 secondi della sua
Ci addestriamo a capire quanto sia veloce esistenza e del mondo”. Al di là della curiosità
un determinato soggetto per bloccarlo e una simile considerazione è acuta, ci fa
congelarlo nel suo movimento. La nostra riflettere su un fenomeno: la concentrazione
attenzione è concentrata sul concetto di nitido dei fotografi è dedita alle frazioni di secondo,
o di mosso e non pensiamo all’eventualità che all’affanno di bloccare l’accadente, suddividere
sul nostro sensore si possa creare un’immagine in fotogrammi il film dell’esistenza con l’ansia di
alternativa alle normali percezioni. Il tempo ottenere la nitidezza necessaria a tramandare
è un concetto astratto ma anche fisico a cui un continuo divenire di eventi concomitanti.
© Alessandro Andreucci/Fotozona
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Tre gradi di profondità fotografica
© Lodovico Ludoni/Fotozona
Con 1/1000 di secondo il fotografo è riuscito a sintetizzare
un momento di svago ponendo rilievo alle singole
gocce di acqua sparate dalla fontana. La foto ci appare
sensazionale ma realistica. Eppure il nostro occhio non
ha mai potuto vedere così nitidamente le singole parti
d’acqua. Il nostro apparato visivo non lo permette.
Nato nel 1928, William Klein è diventato Già dopo pochi anni dalla sua nascita la
famoso per il suo ardire tecnico che lo fotografia iniziò a formare delle correnti tra
portò ad utilizzare sia forti teleobiettivi sia chi la interpretava come un mezzo perfetto di
grandangolari spinti. Osò sfidare le regole riproduzione dell’oggettività e altri come una
imposte da un mostro sacro quale fu Henry nuova e tecnologica forma d’arte. Per i primi
Cartier Bresson che teorizzava una fotografia lo scopo fondamentale era quello di ottenere
dalle prospettive simili all’occhio umano e rappresentazioni nitide e reali, senza alterare
dall’utilizzo esclusivo di obiettivi “normali” l’aspetto visivo del mondo che l’osservatore
che dal 50 mm osavano spingersi al massimo percepisce. I secondi adottarono tutte le
verso il 35 mm. Con lo stesso spirito forme possibili per trascendere tale concetto
effettuò reportage di grande profondità allo scopo di conseguire immagini che
utilizzando una tecnica molto cruda fatta di potessero trasmettere sensazioni piuttosto
“slampate” dirette e tempi di otturazione che duplicati. Come ogni diatriba concettuale
lunghi ottenendo effetti di mosso/nitido che le due scuole continuarono a farsi concorrenza
stupirono gli osservatori del tempo. intraprendendo strade divergenti.
Provenendo dal mondo della moda ha Gli “artisti” fotografici sperimentarono
saputo affrontare il cosiddetto genere ogni sorta di sintassi tecnica passando dai
documentaristico con occhio divertito e fotomontaggi alle doppie esposizioni, usarono
dissacrante. Insieme al fotografo Robert particolari tecniche di stampa o speciali
Frank è considerato da molti fra i padri della obiettivi “soft focus”. I riproduttori della realtà
street photography. conquistarono il mondo con le loro proposte,
La sua passione per l’immagine non si è trasformando la fotografia in quel monolite
limitata alla fotografia ma si è spinto alla inossidabile (almeno fino al tempo del digitale)
realizzazione anche di documentari. in cui tutto ciò che è fotografabile deve essere
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La creazione fotografica
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Tre gradi di profondità fotografica
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La creazione fotografica
© Angelo Abate/Fotozona
Una libreria ripresa con un tempo medio e movimento ondulatorio verticale, diventa il preludio a una storia
immaginosa. La fotografia, a differenza del cinema, ha sempre fatto fatica a essere fantasiosa, così ossessivamente
legata al dovere di documentare e di essere reale ha dimenticato che esistono linguaggi alternativi senza cadere nel
ridicolo, capaci di emozionare e di stimolare il pensiero.
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Tre gradi di profondità fotografica
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La creazione fotografica
© Max Ferrero/Fotozona
A poco a poco, con l’allungarsi del tempo di esposizione, una partita di rugby si trasforma in fatica, schizzi di fango
e di sudore. Lo sport, nella sua visione comune, lascia campo libero all’evocazione e alla suggestione di gesti faticosi
percepibili solo da forme parziali e incomplete.
Come ottenere risultati positivi importante, men che meno se siamo i fotografi
Intanto per conseguire dei mossi è necessario ufficiali di un evento irripetibile.
ricercarli, dobbiamo forzare la nostra macchina La realtà non visibile, quella congelata in una
fotografica a utilizzare tempi d’otturazione frazione sarà sempre accolta positivamente
lunghi anche se considerati pericolosi, da osservatori attenti. L’illusione creata dal
dobbiamo mettere in conto che molte fotografie movimento del tempo che fugge, quella delle
saranno da buttare perché incomprensibili e forme che “sembrano” ma che non sono,
poco gradite. Avremo la spiacevole sensazione saranno sempre criticate e viste con diniego. Per
di non capire cosa stiamo ottenendo se non ci fortuna la fotografia ha conosciuto e possiede
abituiamo a osservare continuamente il monitor una folta schiera di artisti visionari.
ma, soprattutto, se inizieremo a ricercare il E’ questa falange di sognatori che ha permesso
mosso non saremo in grado di concentrarci il progredire delle arti figurative in genere,
sugli scatti normali. I primi tentativi eseguiamoli proponendo sempre ulteriori modelli e nuove
in condizioni libere e ideali, non facciamo prospettive senza adeguarsi mai al gusto
esperimenti durante una situazione unica e comune stereotipato.
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Tre gradi di profondità fotografica
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Tre gradi di profondità fotografica
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La creazione fotografica
in percezione. La sperimentazione è
come un gioco, anche lo svago ha la sua
valenza educativa, è il modo in cui un
giovane spirito acquisisce la conoscenza
e le tecniche per acquisire esperienza. Il
vecchio concetto dagherrotipico del primo
periodo fotografico, deve lasciare il posto
a una forma più istintiva. L’ossessione della
nitidezza a tutti i costi può trasformarsi
in un senso di liberazione nell’osservare
che uno scatto senza tracce perfette,
senza segni precisi o rimandi concreti può
essere fonte di emozioni ben maggiori di uno © Luca Scaramuzza/Fotozona
Non è più importante descrivere una città specifica,
specchio. Il mosso anima l’immoto, lo sfocato ci
il leggero mosso e la sovraesposizione trasformano
lascia immaginare, la sovraesposizione illumina il segno creato in una rappresentazione generica del
l’osservazione, la mancanza di dettagli stimola concetto di città con la sua frenesia e la voglia delle
la fantasia, l’insieme di tutto permette di creare strutture d’innalzarsi verso il cielo.
scatti personali che nascono come bozzetti per tragitto personale, partendo dalle basi della
diventare rappresentazioni attraverso l’arte. conoscenza fotografica che tutti gli appassionati
Questo libro è nato per accompagnarvi in un dovrebbero possedere, giungendo a un punto di
svolta, quello dove ognuno può intraprendere
un tragitto diverso e trovare il proprio modo di
esprimersi. Imparate a utilizzare lo strumento
di creazione: la macchina fotografica, ma non
diventatene schiavi. Acquisite le tecniche che
possono essere utili ma non dimenticate che
sono solo strumenti ausiliari alla creatività.
Non abbiate paura di vedere cose fuori dal
comune, solo le forme sono globalmente
uguali, le anime sono tutte diverse e non
hanno bisogno di nitidezza per essere
osservate e riconosciute.
© Daniele Napoli/Fotozona
Non c’è nulla di più immoto di una statua in marmo, ma
la vibrazione del fotografo sembra rievocare il “ratto
delle sabine” come in un odierno scatto di cronaca o di
reportage. La tensione e il dramma, già presenti nella
statua, sono esaltati dall’utilizzo di un tempo prolungato
misto al movimento personale dell’autore.
© Salvatore Giordano/Fotozona
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Tre gradi di profondità fotografica
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La creazione fotografica
© Roberto Orlando/Fotozona
Stesso luogo, stessa ora ma risultati totalmente
diversi. Il primo scatto descrive, si apprezzano la luce
dell’alba e la mancanza di esseri umani. Ha bisogno
di un “dove” per soddisfare la curiosità cognitiva
che l’immagine non è in grado di soddisfare.
La seconda trascende il desiderio di conoscenza, c’è
solo da immaginare, sembra una giostra piazzata
al centro di una zona urbana che non richiede di
essere riconosciuta per descrivere.
© Max Ferrero
Il fotografo ritrattista Alessandro Albert ripreso
utilizzando un pinhole (foro stenopeico) montato su
macchina fotografica digitale.
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Tre gradi di profondità fotografica
Come abbiate letto questo libro è una questione personale, se scorrendo queste ultime
parole vi è rimasto ancora il desiderio d’approfondire l’argomento
allora considero perfettamente riuscito l’esperimento.
Max Ferrero
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Concludo ringraziando un gruppo fantastico che mi ha supportato
nella creazione e nello sviluppo di questo libro ma,
sopra ogni cosa, ha fornito un numero incredibile di foto
per rendere il volume più bello e scorrevole.
E’ stato un lavoro fatto INSIEME, io ho messo le parole e tutti gli amici di Fotozona
hanno donato la loro creatività fotografica senza chiedere nulla
se non la scritta del loro nome sotto la propria foto.
In ordine di collaborazione, un sentito ringraziamento a tutti.
www.maxferrero.it