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Nel sistema delle relazioni collettive il conflitto (in potenza o in atto) è una modalità fisiologica della costruzione di

regole pattizie destinate a comporre gli interessi contrapposti

in base al soggetto agente:


 Sciopero:  un’astensione collettiva dal lavoro da parte di lavoratori dipendenti,
 Serrata: è un’astensione o impedimento al lavoro che viene promossa direttamente dall’azienda,
imprenditore o datore di lavoro per fare pressioni sui lavoratori.

LO SCIOPERO

Lo sciopero è senza dubbio lo strumento di pressione più efficace nei confronti del datore di lavoro riconosciuto ai
lavoratori a sostegno delle proprie istanze rivendicative (ciò che chiamiamo conflitto sindacale) , nonché un diritto
costituzionalmente tutelato, quindi il datore non può ritenerlo inadempimento contrattuale (assenza ingiustificata)
e irrogare sanzioni disciplinari

Lo sciopero è un’astensione collettiva dal lavoro disposta da una pluralità di lavoratori per il raggiungimento di un
fine comune. Quindi un’astensione concertata dal lavoro per la tutela di un interesse collettivo

Finalità dello sciopero: la tutela di un interesse collettivo


E’ possibile uno sciopero individuale?
È possibile lo sciopero per assistere ad una partita di calcio?
È possibile uno sciopero da solo alcune mansioni?
i tentativi di “ingabbiamento”
Partendo da una definizione a priori mirante a circoscriverlo

Evoluzione

 Prima del 1948 è passato dall’essere un reato, al configurarsi come una libertà, per poi ritornare ad essere
nel ventennio fascista un reato
 Solo nel 1948 lo sciopero fa ingresso nel nostro ordinamento come diritto alla personalità, tramite l’art. 40
della Costituzione.
 Al riconoscimento costituzionale non è conseguita un’immediata esercitabilità da parte dei lavoratori a causa
di alcuni ostacoli costituiti da alcuni articoli del Cod. penale (artt. 502 e ss.) che configuravano lo sciopero
con un reato contro l’economia nazionale
Le c.d. forme “anomale” di sciopero

 articolato
 a singhiozzo: Può ritenersi sciopero non solo l’astensione che interessa l’intera giornata lavorativa, ma
anche quella posta durante intervalli temporali
 ad oltranza: astensione priva di un termine finale
 a scacchiera: non è necessario che tutta l’impresa sia interessata all’astensione ma anche solo alcuni
reparti o settori
 “a fischietto”
 dello straordinario
 pignolo
 delle mansioni
 del cottimo

Titolarità diritto di sciopero

Lo sciopero è un diritto individuale ad esercizio collettivo (la finalità è la tutela di un diritto collettivo). Il diritto di
sciopero è dunque un diritto individuale, che può essere esercitato soltanto in forma collettiva.

Titolari del diritto di sciopero sono i lavoratori subordinati, ma anche parasubordinati per la loro debolezza
economica (Corte Cost. sent 3278/78)

Per che cosa si può scioperare? Gli interventi della Corte Costituzionale

 L’interesse collettivo
 Lo “sciopero per fini contrattuali”
ma anche …….
 lo sciopero di protesta quando i lavoratori scioperano per ritorsione contro atteggiamenti vessatori o provvedimenti del datore di lavoro
nei confronti di un singolo o di più prestatori diversi da quelli che scioperano
 lo sciopero di solidarietà: (quando i prestatori si astengano dal lavoro unicamente per appoggiare uno sciopero già intrapreso da altri
lavoratori per aumentarne la forza di pressione, senza avere nella controversia alcun interesse diretto)Lecito purché vi sia comunanza
degli interessi. Valutazione che spetterà al giudice (es. lavoratori impiegati in uno stesso settore, appartenenti alla stessa zona…
 lo sciopero di imposizione economico-politica
 lo sciopero politico puro: Finalità che esula dal rapporto di lavoro

Corte Costituzionale: libertà ma liberamente valutabile sul piano del rapporto di lavoro

Corte Cassazione, in relazione ad uno sciopero contro alla guerra → considerando il valore del diritto coinvolto, alla pace, è diritto

Dal 1960 la Corte Costituzionale inizia l’operazione di depenalizzazione dello sciopero, dichiarando incostituzionale
lo sciopero per fini contrattuali (art 502), ma poi anche per fini non contrattuali, per coartare la pubblica autorità, di
solidarietà o di protesta.

Oggi l’unico sciopero che si può configurare come reato è lo sciopero politico
 “diretto a sovvertire l’ordinamento costituzionale”
 “a impedire o ostacolare il regolare funzionamento delle istituzione democratiche.

Quindi nessuno sciopero tranne quello sovvertivo è reato


I c.d. limiti interni

I limiti "interni" sono limiti elaborati dalla giurisprudenza; sono infatti i limiti che l'interpretazione dottrinale e
giurisprudenziale ha tratto dalla definizione stessa di sciopero, e perciò appunto dall' "interno" della stessa

L'iniziale definizione di sciopero era assai restrittiva, legittimandolo solo se si trattava di astensione concertata e
continuativa dal lavoro di tutti i dipendenti. Ne conseguiva l’illegittimità di tutte quelle forme “anomale” di
sciopero (sciopero a sorpresa, a singhiozzo, a scacchiera etc.)

→ La teoria del danno ingiusto, divieto di una lesione eccessiva della produzione

Il fondamento giuridico di tale posizione era individuato nella considerazione che lo sciopero attuato con modalità
anomale arrecava al datore di lavoro un danno ingiusto in quanto maggiore di quello necessario per perseguire la
finalità cui lo sciopero tende. La teoria del “danno ingiusto”, pretendeva di mettere al bando gli scioperi attuati con
modalità tali da creare all’imprenditore un danno proporzionalmente superiore alla mera sospensione dal
lavoro.

Veniva a mancare il bilanciamento tra il danno arrecato dallo sciopero all’impresa (inteso come lucro cessante) e
danno derivante dalla perdita della retribuzione ai lavoratori scioperanti, elemento ritenuto necessario per la
legittimità dello sciopero.

Fallimenti di quei tentativi

Tuttavia a partire dagli anni ’80 (sent. 30-1-1980, n. 711) la Cassazione ha mutato orientamento

Allo sciopero non può attribuirsi altro significato se non “quello che la parola ed il concetto ad esso sotteso hanno nel
comune linguaggio adottato nell’ambiente sociale” (Cass. n. 711/1980)

Precisando che la nozione di sciopero deve essere desunta dal comune linguaggio adottato nell’ambiente sociale,
vale a dire dalla prassi delle relazioni industriali per cui se non tutte le forme di lotta possono essere ritenute
legittime, per gran parte di esse, pur non rientranti nella nozione consolidata di sciopero, va ammessa l’applicazione
diretta dell’art. 40 che ne legittima la pratica. L'evoluzione del pensiero ha portato a legittimare anche scioperi
“articolati Questo orientamento è culminato con la storica sentenza della Cassazione n. 711 del 1980, che ha
definitivamente respinto anche la teria del danno ingiusto

Altri limiti interni: Necessità del preavviso

Conseguentemente a tale pronuncia, ha perso rilievo la categoria dei cd. limiti interni al diritto di sciopero. Lo
sciopero può avere solo limiti esterni …….

Danno alla produtività (limite interno)

Al principio della corrispettività/bilanciamento dei danni si è sostituita la distinzione tra danno alla produzione e
danno alla produttività, per cui lo sciopero è legittimo se determina una maggiore disorganizzazione in termini di
svolgimento dell’attività produttiva, non è legittimo se invece se determina una lesione duratura della capacità
produttiva dell’impresa.

L’astensione genera un danno al datore, ma questo non è illimitato. L’astensione può incidere su produzione ma non
su produttività, cioè la capacità di rimanere sul mercato. E’ illegittimo lo sciopero che compromette la possibilità al
datore di ripresa dell’attività produttiva del datore
I limiti esterni

Lo sciopero è un diritto ma ha dei limiti derivanti dalla Costituzione. E’ necessario che lo sciopero non comprometta
l’esercizio di diritti costituzionalmente garantiti, diritti equiordinati a quello previsto dall’art. 40 Cost. Lo sciopero è
vietato quando leda

 il diritto alla salute, alla vita, alla libertà ed alla sicurezza, alla libertà di circolazione: nel settore dei trasporti
o della sanità l’astensione in questo caso oltre a causare un danno al datore limita diritti fondamentali degli
utenti del servizio
 la produttività (art. 41 Cost) (capacità di produrre, es. danni agli impianti)

Lo sciopero nei servizi pubblici essenziali

 La l. 146/1990 è intervenuta per regolare l’esercizio dello sciopero nei servizi pubblici essenziali. E’ l’unica ipotesi
in cui il legislatore ha dettato una regolamentazione. Tuttavia ruolo essenziale è affidato all’accordo collettivo,
sono le parti a decidere le modalità dello sciopero

 La disciplina trova applicazione nel settore dei servizi pubblici essenziali quelli volti a garantire il godimento dei
diritti costituzionalmente tutelati della persona,: alla vita, alla salute, alla libertà ed alla sicurezza, alla libertà di
circolazione, all'assistenza e previdenza sociale, all'istruzione ed alla libertà di comunicazione

Scopo: evitare che il diritto allo sciopero comprometta diritti del medesimo rango costituzionale

 Le garanzie per gli utenti: sono introdotti una serie di obblighi procedurali
 Obbligo di preavviso;
 Prestazioni minime, garanzia dei servizi essenziali (fasce protette/quota minima);
 Indicazione durata astensione
 obbligo di avviso agli utenti
 procedure di raffreddamento;
 intervalli minimi. Violazione: comporta illegittimità sciopero
+ sanzioni

Gli attori

 Commissione di garanzia
 valuta gli accordi collettivi
 vigila sul loro rispetto
 (eventualmente) dispone le sanzioni
 Organizzazioni sindacali
 Associazioni degli utenti

Le clausole di tregua sindacale

Lo sciopero è connesso al contratto collettivo. Tramite tali clausole, i soggetti sindacali si impegnano per tutta la
durata del contratto collettivo a non proclamare scioperi. I sindacati così negoziano lo sciopero per ottenere benefici
contrattuali

La dottrina ritiene che hanno effetto solo sui sindacati che le hanno sottoscritte, non sui lavoratori che rimangono
liberi di esercitare diritto di sciopero

(sanzioni endo associative)

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