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TRIBUNALE CIVILE DI ASTI

Comparsa di risposta

CASSATA Angelo, nato a Biella il 14 luglio 1964 e residente in Asti, Via Giobert n. 6,
(C.F: CSSNGL64L14A859W), elettivamente domiciliato in Asti, Via XX settembre n. 105
presso lo studio e la persona dell’Avv. Alessio Invernizzi (C.F: NVRLSS77H17B573V;
Fax: 0141/322615; Pec: invernizzi.alessio@ordineavvocatiasti.ue) del Foro di Asti che lo
rappresenta e difende in forza di procura speciale a margine della memoria della fase
presidenziale
Premesso che
- In data 18 luglio 2016 veniva notificato ricorso per la cessazione degli effetti civili del
matrimonio concordatario da parte della Sig.ra Torre Lucia, nata a Palermo, il 18 ottobre
1972 e residente in Asti, Via Giobert n. 6 (C.F: TRRLCU72R58G273V);
- A seguito dell’udienza presidenziale del 20 ottobre 2016, con relativo esito negativo del
tentativo di conciliazione, in fase presidenziale veniva svolta Ctu in ordine alla capacità
genitoriale di entrambi i coniugi con finalità altresì conciliative;
- All’esito della Ctu, con ordinanza 18 luglio 2017 dettava i provvedimenti temporanei
disponendo altresì la prosecuzione della causa con udienza fissata all’8 novembre 2017 ed
assegnando termini siaalla ricorrente termine di 30 giorni dalla comunicazione
dell'ordinanza stessa del 18/7/2017 per il deposito della presente memoria ed al convenuto
termine di giorni 20 prima dell'udienza per la costituzione in giudizio ai sensi degli artt.
166 e 167 c.p.c., nonché per la proposizione delle eccezioni processuali e di merito non
rilevabili d’ufficio
Tutto ciò premesso,
Espone

In ordine all’espletata Ctu


La comparsa di parte ricorrente, con il pretesto di trattare gli esiti della Ctu, travalica il
contenuto della medesima per concentrarsi su di un fazioso tentativo di denigrare la
personalità e la persona del resistente. In realtà il comportamento del Sig. Cassata è sempre
stato improntato alla collaborazione in sede presidenziale, tanto da ignorare, durante tale
fase, le innumerevoli violazioni degli accordi di separazione (allora ancora in vigore) posti
in essere dalla Sig.ra Torre. La Ctu, per quanto possa non essere gradito a parte ricorrente,
ha accertato la piena capacità genitoriale di entrambi i coniugi, non si è certamente limitata
ad una verifica circa patologie mentali. Il Ctu espressamente ha rilevato come “Vi sono, a
mio avviso, le condizioni perché entrambi possano assolvere le funzioni ed i compiti
genitoriali. Peraltro, da quanto è emerso nel corso della consulenza tecnica entrambi, sui
temi di fondo quali cura e l’educazione del figlio, assolvono in modo adeguato il compito
genitoriale. Le difficoltà ad assolvere i compiti genitoriali in modo più collaborativo e con
un atteggiamento di maggiore cooperazione per garantire una crescita sana e serena al
proprio figlio, sembrano derivare da tematiche conflittuali legate alla storia della loro
relazione affettiva e coniugale………Entrambi i genitori hanno riconosciuto che l’affido
condiviso rappresenta per il figlio Lorenzo la modalità più adeguata per garantirgli una
crescita serena ed un equilibrato rapporto con entrambi i genitori, che possono così
contribuire, ognuno con le proprie caratteristiche, alla cura, all’accudimento,
all’educazione ed alla formazione culturale del figlio.”
Ciò mostra come la Ctu sia ampiamente entrata nel merito della valutazione ed abbia
accertato la piena capacità genitoriale di entrambi i coniugi.
Dove la Ctu si è mostrata non condivisibile è sugli elementi procedurali utilizzati dal Ctu
medesimo. In primo luogo il Ctu ha violato quanto stabilito dall’ordinanza presidenziale
ammissiva non rispettando il contraddittorio cartolare bozza/osservazioni/ctu definitiva.
Tale elemento è stato rilevato anche da parte ricorrente e accolto dal Presidente che ha
permesso successivamente il deposito delle osservazioni. Il Ctu poi, dopo aver accertato
correttamente le capacità dei coniugi, ha poi, come già espresso nelle osservazioni del
sottoscritto difensore in atti, proposto una soluzione conciliativa con fortissime criticità (fra
cui l’assegnazione integrale dei periodi di vacanza estiva per i mesi di agosto e luglio alla
madre, con conseguente esclusione del bambino dai legami con la famiglia di origine del
padre, residente in Sicilia, che pure sono valutati come importanti in sede di perizia, e l’
incomprensibile attribuzione del potere della madre di scegliere il giorno di visita del
padre, privandolo dello stesso a proprio piacimento magari scegliendo un giorno
concomitante con impegni lavorativi del Cassata come da doc. 8). Tale soluzione,
anch’essa privata di un adeguato contraddittorio e poi qualificata come “proposta sulla
base delle richieste delle parti” si è in realtà adagiata prevalentemente sulle richieste di
parte ricorrente.
Quest’ultima nel citare continuamente l’allegato di pugno del Cassata, finge
semplicemente di ignorare tale vulnus procedurale, più che sufficiente a giustificare i dubbi
del resistente, senza dimenticare come le perplessità del Cassata sull’attendibilità dei test
psicologici ai quali è stata sottoposta la Sig.ra Torre sono più che fondate dato che la
ricorrente somministrava in passato tali tests nell’esercizio della propria attività di
psicologa presso l’ospedale militare di Palermo. In ogni caso si tratta di questioni del tutto
estranee all’oggetto della Ctu e della presente procedura.
La comparsa di parte ricorrente continua poi con una serie di accuse del tutto destituite di
ogni minimo fondamento e tese a squalificare personalmente il Sig. Cassata: fra esse, a
titolo esemplificativo, la dieta per il figlio (le cui prescrizioni il Cassata segue in modo
puntiglioso) e la negatoria circa l’atteggiamento di controllo ossessivo della Torre con
continue chiamate quando il figlio è con il padre.
Al riguardo tutto quanto esposto in sede di memoria nella fase presidenziale corrisponde al
reale comportamento della Torre.

Le violazioni del diritto di visita del padre


Incredibile è poi l’affermazione secondo cui un calendario come quello predisposto dal
Ctu, che assegna totale arbitrio alla madre sul diritto di visita del padre possa smorzare i
conflitti. La Sig.ra Torre viola sistematicamente (sia pur parzialmente) il diritti del padre
ormai da anni: la stessa ha disatteso costantemente quanto contenuto negli accordi di
separazione a partire dal principio compensativo ivi presente (nel caso in cui il padre o la
madre, per impegni di lavoro, fossero costretti a saltare gli incontri con il figlio); la stessa
ha poi costantemente e senza eccezioni, disatteso la ripartizione del periodo delle vacanze
estive, appropriandosi costantemente del figlio per i mesi di luglio e agosto in modo
integrale ed in completo spregio ai diritti del padre. Ancora nell’estate 2017 ciò si è
verificato, con il corollario di un ulteriore atto: la Torre infatti concordava con il Cassata
una ripartizione al 50% del periodo delle vacanze (sia pur sfavorevole al padre) e poi,
quando, dopo il 18 luglio 2017, giungeva l’ordinanza presidenziale, la stessa rinnegava
l’accordo fingendo di accodarsi a quanto stabilito dall’ordinanza. Sennonchè tale regime
non poteva essere applicato sin da subito, dato che la Torre, antecedentemente al 18 luglio,
si era appropriata di periodi ben più ampi rispetto alla futura ordinanza in accordo con il
padre, salvo poi farsi forte dell’ordinanza medesima da rispettare alla lettera per i mesi di
agosto e settembre, facendo finta di dimenticare che l’accordo pre-ordinanza le aveva dato
vantaggi non compatibili con la disciplina di quest’ultima a giugno e luglio. La Torre
arriva, in caso di necessità, a preferire l’uso di baby-sitter ed altri aiuti pur di lasciare il
figlio il meno possibile al padre.
Tale esempio mostra come sia stata la condotta della Torre sino ad ora ad impedire un
accordo; pensare di lasciare alla madre la scelta del giorno settimanale di incontro significa
di fatto impedirlo o comunque renderlo una concessione facilmente revocabile dalla Torre
e non un diritto.
Seguendo la memoria di controparte si continua con accuse fantasiose e del tutto sfornite di
fondamento, come l’accusa di non accompagnare il figlio alle visite mediche necessarie (al
riguardo i documenti prodotti nella fase presidenziale oltre a documento n. 3 allegato alla
presente mostrano in modo appunto documentale come tale accusa sia pura fantasia).
Che tale sia la volontà della Torre emerge altresì dal tenore del ricorso introduttivo, con la
richiesta estremamente aggressiva di accertamenti invasivi sul minore e di una presa in
carico del figlio da parte dei servizi sociali del tutto incomprensibile se non nell’ottica di
distruzione della figura paterna.
“ ...in ragione dei comportamenti aggressivi e di disagio recentemente manifestati dal
minore Lorenzo nei confronti della madre e a scuola, ...disporre che il servizio di
neuropsichiatria infantile e i servizi territoriali competenti prendano in carico il minore...” ,
scrive la ricorrente, altre a richiedere l’affido esclusivo.

In ordine alle attività ricreative


Anche su tale punto le circostanze riportate da parte ricorrente sono di pura fantasia e
soprattutto discorsive della realtà. In realtà la madre, come in ogni occasione, ha escluso
completamente il padre da qualsivoglia processo decisionale il padre, imponendo le attività
ricreative gradite alla madre ed i luoghi medesimi. Incredibile è infatti il ragionamento
relativo al catechismo: siccome il padre era contrario ad un dato oratorio, il padre di
oppone alle attività ricreative; la Torre non è stata neppure sfiorata dall’idea di considerare
il regime presente di affido condiviso qualcosa di diversa da una pura affermazione di
principio. Il padre deve concordare su tutto con la madre, in caso contrario non è un buon
padre, non ha alcun diritto al disaccordo e nel caso la Torre, violando i principi base
dell’affido condiviso, semplicemente non tiene alcun conto della volontà del padre.
Le accuse totalmente infondate continuano accusando il padre di “far dormire troppo il
bambino”, quando è invece l’inadeguato ambiente materno a rendere il bambino agitato ed
a volte iperattivo, come la stessa ricorrente riporta nell’atto introduttivo, tanto da volere
una visita medica sul bambino per iperattività.
Lo scritto di controparte prosegue poi con accuse grottesche come quelle relative all’igiene
del figlio, curato sempre perfettamente dal padre, costretto spesso ad intervenire per
l’abbigliamento non adeguato che la madre fornisce al bambino; è invece spesso la madre a
ridurre l’attenzione all’igiene ed alla cura della persona del figlia. Parte ricorrente arriva
poi alla questione del viaggio in Brasile del 2017. Tale viaggio, effettuato dopo aver
trovato il relativo accordo con la madre (poi disatteso strumentalmente dalla stessa), è
motivato da ragioni di lavoro, come da documentazione prodotta come doc. 2, e di salute,
non avendo la possibilità il Sig. Cassata di curarsi in Italia per ragioni economiche.
Che la volontà della madre sia quella di colpire il diritto di visita del padre
sistematicamente, emerge anche dal rifiuto di una minima tutela del recupero dei giorni
non goduti, contenuta nell’ordinanza presidenziale. Anche la previsione di ragioni
documentate di impedimento sembra troppo alla Torre, ansiosa di non avere alcun limite
alla riduzione dei diritti del padre che in tal modo sarebbero formalmente garantiti ma in
realtà non esercitabili.
Anche il fatto che gli impedimenti fossero più frequenti per il padre viene utilizzato per
colpire il Cassata: in realtà quest’ultimo, nella speranza di migliorare le proprie condizioni
economiche (di assoluta indigenza all’indomani della separazione), ha dovuto spesso
recarsi fuori città nel tentativo di trovare opportunità di lavoro. Tale debolezza economica
(rispetto alla Torre, titolare di cattedra e, come già si è rilevato, in condizioni economiche
particolarmente agiate), è stata utilizzata per sminuire la figura del padre di fronte al figlio,
sempre nella prospettiva di un controllo unilaterale della gestione del piccolo Lorenzo. A
conferma di ciò si pongono le difficoltà lavorative del Cassata che, nel corso di questo
anno scolastico, si ritrova a lavorare il sabato mattina, perdendo così parte del proprio
diritto di visita, circostanza che si manifesta stabilmente e che, in assenza di un principio
compensativo, andrà nuovamente a ledere il padre.

In ordine alla statuizioni economiche


Al riguardo tutta la ricostruzione di parte resistente è destituita di qualsivoglia fondamento.
In primo luogo va ribadito come già in costanza di matrimonio la Torre abbia sempre
escluso dal rapporto coniugale qualunque aiuto al coniuge disoccupato, costringendolo per
ogni minima esigenza economica a ricorrere a prestiti al di fuori del nucleo familiare
(l’assistenza materiale fra i coniugi non è mai neppure stata presa in considerazione dalla
Torre, come emerge dalla produzione sub 6). In seconda battuta non è vero che in sede di
separazione la Torre abbia rinunciato a qualsivoglia contributo; lo stesso fu parametrato in
modo preciso alle condizioni di reddito del padre, pur del tutto indigente; quest’ultimo, pur
avendone diritto, rinunciò a richiedere qualsiasi assegno di mantenimento per sé (dovuto in
base alle differenze reddituali) in cambio di una maggiore disponibilità di tempo da passare
con il figlio, ritrovandosi poi con la Sig.ra Torre che faceva quanto in suo potere per
ostacolare il rapporto stesso.
Il Cassata, negli anni 2013 e 2014 ha avuto una condizione economica prossima alla totale
indigenza, come emerge dalle relative dichiarazioni dei redditi già in atti. Nonostante
questo, l’odierno resistente aveva iniziato a corrispondere piccole somme arrivando a
togliere a sé stesso persino il sostentamento minimo. Sennonchè emerse poi una diversa
circostanza, ovvero il fatto che era presente del denaro indiviso su un libretto postale
comune che necessitava di una divisione fra i coniugi separati: tali somme ammontavano
ad euro 5.636,60.
A fronte delle difficilissime condizioni economiche del Cassata i coniugi di comune
accordo decisero di sospendere l’erogazione dell’assegno di mantenimento da parte del
Cassata sino al raggiungimento del controvalore del 50% delle somme presenti su libretto
di deposito risparmi comune. Sostanzialmente il Cassata avrebbe rinunciato ad oltre
2.800,00 euro in una sola dazione in cambio della sospensione dell’assegno di
mantenimento.
A documentale conferma di ciò si pone il fatto che la Sig.ra Torre, per tutto tale periodo
non abbia mai chiesto denaro al Cassata, ben conscia di dover compensare la somma sopra
indicata, salvo poi utilizzare strumentalmente l’assenza di versamenti nella presente
procedura. Emerge pertanto come l’accusa di non aver contribuito economicamente al
mantenimento del figlio sia del tutto falsa; nonostante le difficoltà economiche l’odierno
resistente portò in compensazione anticipatamente somme rilevanti con quelle dovute
come mantenimento del figlio, in modo da avere il tempo di migliorare le proprie
condizioni economiche e riprendere poi la corresponsione una volta che i conti fossero
“alla pari” con la sig.ra Torre. In tale compensazione andò anche la quota di beni mobili
presenti nella casa coniugale ed integralmente trattenuti dalla Torre, ivi compreso un
quadro di rilevante valore economico. Allo stato tali beni devono essere ancora
compiutamente valutati onde verificare compiutamente fino a quando si potrà estendere
temporalmente la compensazione.
La Torre, così come nel ricorso, ancora una volta finge di dimenticare tale circostanza al
solo fine di rappresentare falsamente in modo negativo l’odierno resistente ed è arrivata a
querelare il Cassata ben sapendo di avere tali debiti nei suoi confronti. Non va poi
dimenticato come la Torre, successivamente alla separazione, abbia preteso in modo
assoluto, rigido ed irrazionale, che il Cassata acquistasse integralmente tutto quanto
necessario per la cura del bambino in modo speculare rispetto a quanto presente a casa
della madre, senza verificare magari se qualche oggetto o strumento (come la citata
macchina di misurazione della pressione) non potesse, in quanto facilmente trasportabile,
essere di volta in volta, appunto, trasportato e non acquistato in due esemplari.
Ciò ha ulteriormente aggravato il peso economico su un soggetto economicamente debole
come l’odierno resistente. Il Cassata, nonostante la non compiuta compensazione delle
somme a lui dovute sta provvedendo con continuità al versamento di tutto quanto stabilito
nell’ordinanza di luglio 2017, come da documentazione che si produce sub. 1.
Va infine rilevato come le affermazioni secondo cui l’odierno resistente facesse finta di
non lavorare siano totalmente destituite di qualsiasi fondamento, avendo il Cassata
comunicato il proprio luogo di lavoro, come si può leggere indirettamente nelle
conversazioni allegate come doc. 12 alla memoria relativa alla fase presidenziale.
Altrettanto assurda l’accusa di corrispondere somme in contanti; in primo luogo non si
vede quale disagio determini ciò alla madre (stante la mancanza di qualsiasi atteggiamento
critico del padre nei confronti della Torre davanti al figlio), senza dimenticare come il
Cassata paghi prevalentemente in assegni, come da doc. 1 citato.
Dal punto di vista economico vanno qui richiamate le circostanze già esposte in tale fase:
la Torre, già in condizioni economiche floride può allo stato contare anche su redditi e beni
del padre convivente, trovandosi in una situazione di assoluto benessere e titolare di un
patrimonio enorme; al riguardo si allega visura relativa alle sole proprietà immobiliari; la
Sig.ra Torre, figlia unica, è altresì beneficiaria di una polizza del valore di 50.000,00 euro
accesa da padre. Non corrisponde poi a verità che i coniugi abbiano ad oggi il medesimo
reddito: il Sig. Cassata oltre a non essere di ruolo ha un incarico a tempo parziale, ben
diverso dall’orario pieno e dalla cattedra della Sig.ra Torre.
La Sig.ra Torre ed il padre sono proprietari infatti di un impressionante patrimonio
immobiliare, ovvero l’ex casa coniugale in zona residenziale di Palermo di oltre 200 mq,
ben due case al mare in Castellammare (TP) delle quali una risultante da visura alla
conservatoria dei registri immobiliari e l’altra verosimilmente abusiva ovvero intestata
formalmente ad altri ed addirittura un’intera palazzina nel centro del paese di Borgetto
(PA), in parte locata per attività commerciali, oltre a svariati terreni. Buona parte di tali
immobili producono un reddito importante.
Ciò non è però necessario in ogni caso, raggiungendo la Torre ed il padre un reddito
superiore ai 60.000 euro annui, senza contare il reddito da patrimonio. Ciò mostra come i
lamentati problemi conseguenti alla presunta mancata corresponsione dell’assegno di
mantenimento siano pretestuosi. Appare a tal fine utile una compiuta indagine finanziaria
sulla ricorrente ed il di lei padre che si richiede nuovamente.
Al riguardo va precisato come il reddito della Sig.ra Torre abbia avuto un fortissimo
incremento successivamente alla separazione per due ragioni: 1. Il già citato compiuto
trasferimento del padre in oggi convivente; 2. L’avvenuto passaggio ad insegnante “di
ruolo” con tutte le conseguenze in punto aumento del reddito disponibile.
La rilevante sproporzione fra i redditi della Torre e del Sig. Cassata è pertanto
enormemente cresciuta successivamente al marzo 2013, senza dimenticare come l’attuale
resistente sia passato da una vita coniugale assolutamente agiata (vacanze estive in casa di
proprietà per lunghi periodi, casa coniugale enorme e sontuosa) alla situazione di indigenza
già sopra esposta. Ciò mostra come la richiesta di un assegno divorzile a favore del Sig.
Cassata non possa che essere accolta.

Le richieste di controparte per tale ragione sono del tutto da rigettare, e pertanto
Si precisano le seguenti conclusioni:
- In via principale pronunciare la cessazione degli effetti civili del matrimonio concordatario
fra il Sig. Cassata Angelo e la Sig.ra Torre alle seguenti
Condizioni
1. Mantenere l’affido condiviso ed ampliare la permanenza del minore presso il padre,
suddividendo al 50% il tempo da trascorrere con ciascuno dei genitori sino a quando la
Sig.ra Torre avrà nel proprio nucleo familiare il padre convivente; il genitore per inizierà il
periodo nel quale tenere il figlio presso di sé si recherà ove il figlio si trova; l’altro genitore
lo andrà a prendere al termine del periodo;
2. I periodi di vacanze estive saranno anch’essi suddivisi al 50% considerando l’intero
periodo non scolastico, con una ripartizione in base all’accordo che verrà trovato dai
genitori di volta in volta; ove tale accordo venisse a mancare la madre terrà il figlio per la
prima metà del periodo ed il padre per la seconda metà; l’anno seguente il padre per il
primo periodo e la madre per il secondo e così ad anni alterni; nel caso in cui un genitore
tenga presso di sé il figlio per il periodo che comprende il giorno di Natale, l’altro genitore
avrà il figlio con sé il giorno della Pasqua successiva;
3. Stabilire che venga prevista la possibilità di opportune modifiche ed adattamenti per
salvaguardare il rapporto figlio-genitore, avendo per criterio il bene del bambino; tali
modifiche saranno improntate ad un principio compensativo rispetto ai periodi non goduti;
4. Mantenere l’assegno di mantenimento in favore del figlio minore con le soglie previste in
sede di separazione, riducendo però la percentuale di reddito da corrispondere al 20% di
quest’ultimo;
5. Attribuire in favore del sig. Cassata un assegno divorzile come contributo al mantenimento
dello stesso pari ad euro 300,00 da corrispondere da parte della Sig.ra Torre sino a quando
la stessa avrà nel proprio nucleo familiare il padre convivente con il relativo reddito;
6. Respingere la richiesta di sanzione pecuniaria ai sensi dell’art. 709 ter c.p.c..

Si produce:
1. Versamenti mantenimento e spese straordinarie
2. Documentazione attività Brasile 2017
3. Documento relativo a visita medica 8/9/2017
4. Cessione quota di detrazione a favore della Sig.ra Torre
5. Visura immobiliare
6. Giornale rendiconto economico 2007 e relative note
7. Documentazione cure mediche Sig. Cassata
8. Estratto chat Whatsapp

Con riserva di ulteriormente produrre e dedurre, oltre che di formulare capitoli di prova.

Con osservanza.
Asti, lì 19 ottobre 2017
Avv. Alessio Invernizzi

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