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Terna, ad Flavio Cattaneo: dividendi In Piazza Affari 17 miliardi

per i risparmiatori

La primavera dei dividendi si annuncia generosa: Piazza Affari distribuirà quasi 17


miliardi agli azionisti grandi e piccoli. Le utilities, con l’8 e mezzo per cento di A2A
in testa, sono quelle con il rendimento più generoso sui prezzi attuali. In media,
comunque, i 40 titoli più capitalizzati del nostro listino offrono un 3,2% e quindi sono
ancora in gara con i Btp quinquennali, che danno poco di più. Anche se i prezzi sono
risaliti (+15% da gennaio, -13% il bilancio 2010), i titoli ad alto dividendo restano una
partita da valutare. Con tutti i pro e i contro da mettere sul tavolo.

Un bel gruzzolo del valore di 16,7 miliardi di euro sta per scivolare nelle tasche delle
centinaia di migliaia di azionisti che hanno puntato su Piazza Affari. E che incuranti
delle osculazioni del listino milanese — sceso nel 2010 del 13% e risalito nelle prime
settimane del 2011 di circa il 15% — hanno deciso di investire sulle società ad alto
dividendo.
Perché titoli come A2A (rendimento per dividendi al1`8,4%), Terna, amministratore
delegato Flavio Cattaneo e Eliei (6,3%), Snam Retegas (6%), Eni (5,4%)
offrono «cedole», largamente superiori al 4,81% di un Bip a 10 anni e addirittura
al 5,46% di un Btp trentennale. Se tutte le blue chip dell’indice Ftse/Mib fossero
un’unica grande società la supercedola annuale pagata agli azionisti, rapportata alla
capitalizzazione aggregata, raggiungerebbe un rendimento del 3,2%, pochi decimali in
meno rispetto al 3,40% di un Btp a 5 anni.

Monte
Investire in azioni ad alto dividendo, dunque, conviene (vedi interviste a fianco) perché
spesso sono proprio i dividendi, reinvestiti e capitalizzati, che fanno la differenza nelle
performance di borsa sul lungo periodo. Il monte dividendi pagato negli anni arriva
talvolta ad incidere sulla performance finale (total return) molto più delle vistose e
repentine variazioni dei corsi azionari, con i loro ricorrenti e imprevedibili capital gain
(guadagni m conto capitale) o capital loss (perdite in conto capitale).
L`elaborazione condotta da CorrierEconomia sulle grandi capitalizzazioni dell`indice
Ptse/Mib e sulle piccole e medie taglie di Piazza Affari riesce dunque ad anticipare che la
campagna dividendi del 2011 sarà generosa (vedi tabella).
Il monte dei dividendi che verranno distribuiti salirà, appunto, dai 16,02 miliardi
del 2010 ai 16,70 del 2011. Il rendimento medio (dividend yield) scenderà invece
leggermente dal 3,4% del 2010 al 3,2% di quest`anno per l`effetto — virtuoso
dell’aumento delle quotazioni di Borsa, che stanno al denominatore del rapporto.
Naturalmente il criterio di scelta basato sulle cedole deve essere considerato in modo
critico. I dividendi, per essere un buon criterio di selezione dei valori azionari, devono
essere stabili, ripetibili, possibilmente crescenti negli anni.
(…)

Confronti
Il confronto fra il rendimento delle azioni ad alto dividendo e quello delle obbligazioni,
non dice tutto sulla convenienza dell’investimento in titoli ad alta cedola. Vediamo
perché. Se c`è l`inflazione, alla scadenza del termine di un prestito obbligazionario,
il capitale rimborsato sarà svalutato di un ammontare pari al valore dell`aumento del
costo della vita nel periodo. Un titolo
azionario, invece, fa riferimento a cespiti reali, che si rivalutano in Borsa di pari passo
con l`inflazione. Detto in altri termini le cedole dei dividendi azionari sono «reali»
e risentono molto meno del tasso di inflazione, perché il capitale sottostante
(l`azione corrispondente) si rivaluta nel tempo. Non così, invece, avviene per il
capitale «svalutato» che viene rimborsato da un’obbligazione ordinaria a tasso fisso al
momento della scadenza.
(…)

CorriereEconomia 21 febbraio 2011 di DI MARCO SABELLA E ADRIANO BARRI`


Fonte (Corriere.it)

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