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«S'i' fosse foco, arderei 'l mondo»

(Sonetti, 86)
È il testo più famoso di Cecco, in cui l'autore sfoga il suo malanimo contro il mondo augurandosi di
poter seminare distruzione e coinvolgendo nella sua "furia" anche i genitori, rei di non dargli
abbastanza denaro per i suoi stravizi (come detto in altri sonetti). Il tono è probabilmente più
scanzonato che iroso e il componimento, lungi dall'essere l'espressione di un poeta asociale e
"maledetto" come parve ai critici ottocenteschi, sembra piuttosto un "divertissement" letterario in
cui Cecco strizza l'occhio al lettore, come risulta anche dall'elaborazione retorica.
► PERCORSO: La poesia comica e giullaresca

S’i’ fosse foco, arderei ’l mondo; Se fossi il fuoco, brucerei il mondo; se fossi il vento, lo colpirei con t
fossi Dio, lo farei sprofondare;
s’i’ fosse vento, lo tempesterei;
s’i’ fosse acqua, i’ l’annegherei; se fossi il papa, allora sarei contento, poiché metterei nei guai tutti i
4 s’i’ fosse Dio, mandereil’en profondo; farei? Taglierei a tutti la testa di netto.

s’i’ fosse papa, sare’ allor giocondo, Se fossi la morte, andrei da mio padre; se fossi la vita, fuggirei da lu

ché tutti cristïani imbrigherei; Se fossi Cecco, come sono e sono sempre stato, prenderei le donne g
vecchie e brutte.
s’i’ fosse ’mperator, sa’ che farei?
8 A tutti mozzarei lo capo a tondo.

S’i’ fosse morte, andarei da mio padre;


s’i’ fosse vita, fuggirei da lui:
11 similemente farìa da mi’ madre.

S’i’ fosse Cecco, com’i’ sono e fui,


torrei le donne giovani e leggiadre:
14 e vecchie e laide lasserei altrui.

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