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Chang
i fondamenti dello
studio del pianoforte
È UN LIBRO DI
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I Fondamenti dello Studio del Pianoforte
di Chuan C. Chang
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l’elaborazione, né trasmessa, in qualsivoglia forma e con qualsivoglia mezzo elettronico o meccanico, né potrà
essere fotocopiata, registrata o riprodotta in altro modo, senza previo consenso scritto dell’Editore, tranne nel
caso di brevissime citazioni contenute in articoli o recensioni.
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Hanon, scritta da nessun altro che Hanon stesso (si veda la Sezione
III.7H del Capitolo Uno). Se si dovesse fare un sondaggio dei metodi di
studio raccomandati da un gran numero di insegnanti di pianoforte, che
non hanno letto questo libro, molti sarebbero in contraddizione e sa-
premmo subito che non possono essere tutti giusti. Inoltre, siccome non
ci sono libri di testo, non avremmo idea di cosa contenga un ragionevo-
le e completo insieme di istruzioni. Nella pedagogia del pianoforte lo
strumento più essenziale per lo studente – un insieme di istruzioni ele-
mentari su come studiare – è stato fondamentalmente inesistente fino
alla scrittura di questo libro.
Non realizzai quanto fossero rivoluzionari questi metodi fin quando
non terminai la prima edizione. Inizialmente sapevo solo che essi erano
migliori di quelli che avevo usato precedentemente: avevo ottenuto ri-
sultati buoni, ma non notevoli. Ho fatto esperienza del mio primo ri-
sveglio dopo aver finito il libro: fu allora che lo lessi veramente ed ap-
plicai sistematicamente i metodi, sperimentandone l’incredibile efficien-
za. Quale fu, quindi, la differenza tra il solo sapere le parti del metodo e
leggerle? Nello scrivere il libro dovetti prendere le varie parti e siste-
marle in una struttura organizzata che soddisfacesse uno scopo specifico
e che non mancasse di componenti essenziali. Come scienziato qualifi-
cato sapevo che organizzare il materiale in una struttura logica era
l’unico modo per scrivere un manuale utile (si veda la Sezione 2 del Ca-
pitolo Tre). È ben noto, nella scienza, che la maggior parte delle scoper-
te vengono fatte scrivendo i rapporti di ricerca, non conducendola. Fu
come se avessi avuto tutti i pezzi di una automobile, ma senza un mec-
canico che li montasse correttamente e li regolasse non sarebbero stati
molto utili come mezzo di trasporto. Qualunque fossero le ragioni esat-
te dell’efficacia del libro, mi convinsi del suo potenziale di rivoluzionare
l’insegnamento del pianoforte (si veda la Sezione Testimonianze) e deci-
si di scrivere la seconda edizione. La prima non era neanche un libro
onesto: non aveva né un indice né una bibliografia, l’avevo scritto in
fretta in quattro mesi nel tempo libero tra i vari lavori. Dovetti chiara-
mente condurre una ricerca più approfondita per riempire qualsiasi la-
cuna e per passare accuratamente in rivista la letteratura. Dovevo, ad
esempio, soddisfare i requisiti di un vero approccio scientifico allo stu-
dio del pianoforte (si veda il Capitolo Tre). Decisi anche di scrivere
questo libro sul mio sito web, in modo che potesse essere caricato men-
tre la ricerca procedeva e qualsiasi cosa venisse scritta fosse immediata-
mente disponibile al pubblico. Come ormai tutti sappiamo, un libro su
internet ha molti altri vantaggi, uno di questi è che non c’è bisogno di
un indice analitico perché si può fare una ricerca per parola. Ne è venu-
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to fuori che questo libro sta diventando uno impegno pionieristico nel
fornire istruzione gratuita attraverso internet.
Perché questi metodi di studio sono così rivoluzionari? Per avere ri-
sposte dettagliate si deve leggere il libro e li si devono provare. Nei pa-
ragrafi seguenti cercherò di presentare una visione d’insieme di come
vengano raggiunti questi risultati miracolosi e di spiegare brevemente
perché funzionano.
Iniziamo con lo specificare che nessuna delle idee fondamentali di que-
sto libro nasce da me: sono state inventate e re-inventate da qualsiasi
pianista di successo, non so quante volte, negli ultimi duecento anni.
o
L’infrastruttura è stata costruita usando gli insegnamenti del M Yvonne
Combe, l’insegnante delle nostre due figlie che sono diventate abili pia-
niste (hanno vinto molti primi premi in competizioni per pianoforte, en-
trambe hanno orecchio assoluto e passano un sacco del loro tempo libe-
ro a comporre musica). Altre parti sono state raccolte dalla letteratura e
dalle mie ricerche usando internet. Il mio contributo è quello di aver
messo insieme le idee, averle organizzate in una struttura e aver fornito
alcune spiegazioni del perché funzionano. Questa comprensione è criti-
ca affinché il metodo abbia successo. Il pianoforte è stato spesso inse-
gnato come una religione – si doveva aver fede che se si fosse seguita
una certa procedura, suggerita da un “maestro” insegnante, avrebbe
funzionato. Un tipico esempio è il modo in cui insegnava la Whiteside
(si veda nei Riferimenti). Questo libro è diverso: un’idea non è accetta-
bile finché lo studente non capisce il perché funziona. Trovare la giusta
spiegazione non è facile perché non la si può semplicemente tirar fuori
dal nulla (sarebbe sbagliato) – per arrivare alla spiegazione corretta si
deve avere sufficiente esperienza in quel particolare campo del sapere.
Fornire una spiegazione scientifica corretta filtra via automaticamente i
metodi sbagliati. Questo potrebbe spiegare il perché gli insegnanti di
pianoforte esperti, la cui cultura è strettamente concentrata sulla musica,
possano essere in difficoltà nel fornire la spiegazione giusta e le loro de-
lucidazioni siano spesso sbagliate anche per metodi di studio corretti.
Ciò può fare più male che bene perché non solo crea confusione, ma
uno studente intelligente concluderebbe che il metodo non possa fun-
zionare; è anche un modo veloce per l’insegnante di perdere tutta la
credibilità. A questo proposito è stata preziosa, nello scrivere questo li-
bro, la mia carriera/cultura di fondo nel risolvere problemi industriali,
nelle scienze dei materiali (semiconduttori, ottica, acustica), nella fisica,
nell’ingegneria meccanica, nell’elettronica, nella biologia, nella chimica,
nella matematica, nei rapporti scientifici (ho pubblicato oltre 100 articoli
nelle maggiori riviste scientifiche), eccetera.
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Quali sono quindi alcune di queste idee magiche che si suppone rivo-
luzionino l’insegnamento del pianoforte? Iniziamo con il fatto che
quando si guarda l’esecuzione di un famoso pianista questi può suonare
cose incredibilmente difficili, ma le fa sempre sembrare facili. Come fa?
Il fatto è che per lui sono facili! Molti dei trucchi per imparare trattati
qui sono quindi metodi per rendere facili le cose difficili. Non solo faci-
li, ma spesso banalmente semplici. Questo si ottiene esercitando le due
mani separatamente ed esercitandosi su segmenti brevi, a volte fino an-
che a solo una o due note. Non si possono rendere le cose più semplici
di così! I pianisti esperti riescono anche a suonare in modo incredibil-
mente veloce – come ci si esercita per riuscire a suonare velocemente?
Semplice! Usando l’“attacco ad accordo” – un modo, anche per pianisti
principianti, di muovere tutte le dita simultaneamente facendo si che,
per certe combinazioni di note, possano suonare infinitamente veloce.
Non c’è sicuramente bisogno di alcuna velocità più alta di infinitamente
veloce! Si veda “Insiemi Paralleli” nella Sezione II.11 del Capitolo Uno.
Il termine “insieme parallelo”, sebbene l’abbia coniato qui, è solo uno
strano sinonimo di “accordo” (uso “accordo” in senso lato per indicare
più note suonate contemporaneamente). Tuttavia “accordo” non era
una scelta buona quanto “insiemi paralleli” perché avevo bisogno di un
termine che descrivesse meglio il movimento delle dita (la connotazione
è che le dita si muovono in parallelo) e tra i musicisti “accordo” ha un
significato definito più strettamente. Ci vuole sicuramente esercizio per
riuscire ad unire degli insiemi paralleli veloci e produrre musica, ma al-
meno ora abbiamo una solida procedura bio-fisica per sviluppare le con-
figurazioni neuro-muscolari necessarie a suonare velocemente. In que-
sto libro ho elevato gli esercizi per gli insiemi paralleli ad un livello mol-
to speciale perché possono essere usati sia come strumento diagnostico
per scoprire le debolezze tecniche sia come un modo per risolverle. In
pratica gli esercizi per gli insiemi paralleli possono fornire soluzioni pra-
ticamente istantanee alla maggior parte delle insufficienze tecniche.
Questi non sono esercizi per le dita nel senso di Hanon o Czerny, ma, al
contrario, sono il più potente insieme singolo di strumenti per una rapi-
da acquisizione della tecnica.
Anche con i metodi qui descritti potrebbe sorgere la necessità di stu-
diare passaggi difficili centinaia di volte, qualche volta fino a diecimila,
prima di riuscire a suonarli con facilità. Ora, se si dovesse studiare una
tipica sonata di Beethoven a – diciamo – metà tempo (la si sta solo im-
parando), ci vorrebbe circa un ora per suonarla tutta. Ripeterla diecimi-
la volte richiederebbe quindi trent’anni, o metà di una vita, se si avesse
– diciamo – un’ora al giorno per esercitarsi e se si studiasse solo questa
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