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Liceo Scientifico Statale


“ Renato Caccioppoli ”
di Scafati

Dipartimento di
Matematica e Fisica

Appunti di analisi

1 – L’asse reale

Luigi Panariello
-2-

SOMMARIO

1. - L’ASSE REALE ........................................................................................................................................ 3

1.1 I numeri naturali ............................................................................................................................................................3

1.2 I numeri interi ed i numeri razionali ............................................................................................................................3

1.3 Serie geometrica convergente........................................................................................................................................4

1.4 Rappresentazioni di numeri su una asse ......................................................................................................................5

1.5 Sulla cardinalità degli insiemi .......................................................................................................................................7

1.6 Proprietà dell’asse reale.................................................................................................................................................9

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Appunti di Analisi 1 – L’asse reale
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1. - L’asse reale

1.1 I numeri naturali


L’insieme N = {0, 1, 2, ..., n, ...} dei numeri naturali è composto dai numeri che sono necessari per
contare ed in esso sono definite le due note operazioni di addizione e prodotto. Le operazioni inverse
(sottrazione e divisione) non sempre sono possibili all’interno di N. Ad esempio si può eseguire 7 – 5 =
2 ma non 5 - 7, si può eseguire 16 : 2 = 8 ma non 16 : 3.
La divisione può essere eseguita però in modo euclideo (cioè con quoziente e resto) purché il divisore
sia non nullo.
Ad esempio 16 : 3 fornisce quoziente 5 e resto 1 avendosi 16 = 3 ⋅ 5 + 1. In generale dati i numeri
naturali a, b (con b ≠ 0) esistono, e sono univocamente definititi, i numeri q (quoziente ) ed r (resto) che
soddisfano ai seguenti due requisiti:
(1) a = bq + r 0≤ r<b

1.2 I numeri interi ed i numeri razionali


I numeri interi costituiscono un insieme Z = {0, ±1, ± 2, ..., ± n, ...} ottenuto associando un segno
positivo o negativo a ciascun numero naturale non nullo. Di solito i numeri con segno positivo e lo zero
vengono identificati con i numeri naturali onde si può considerare N ⊂ Z. Ogni numero naturale n (non
nullo) genera due numeri interi opposti, n e –n . Il numero di partenza si chiama valore assoluto
(oppure modulo) dei ciascuno di essi. Il modulo di x si indica con |x| e pertanto
| + n | = | n | = | - n | = n.. Inoltre si considera + 0 = - 0 = 0 e quindi |0| = 0.
Per i numeri interi è possibile eseguire sempre l’operazione di sottrazione (es: 5 – 7 = - 2 ) ma resta
preclusa la divisione salvo che in casi particolari. Tuttavia resta possibile la divisione euclidea, tenendo
presente che il resto euclideo deve essere sempre zero o positivo. Quindi la (1) diventerà, dati a e b in Z
con b ≠ 0:
(2) a = bq + r 0 ≤ r < |b|
Ad esempio con a = -20 e b = 7 si ha q = - 3 ed r = 1. Invece con a = 20 e b = -7 si ha q = -2 ed r = 6
Per rendere possibile qualunque divisione (salvo il caso in cui il divisore sia nullo) è necessario
introdurre l’insieme Q dei numeri razionali, che sono i rapporti fra interi, onde Q = {x = m , con m,n∈Z
n
e n≠0}. Si noti che un numero razionale si può rappresentare in infiniti modi, cioè con infinite frazioni
equivalenti: ad esempio 3/2 = 6/4 = 18/12 = 300/200 = ..... Per verificare che due frazioni m/n e m’/n’
sono equivalenti , nel qual caso si scriverà m/n = m’/n’ , basta vedere se mn’ = m’n.
Fra tutte le possibili rappresentazioni di un numero razionale ne esiste una sola che possiede
denominatore positivo e primo con il numeratore. Tale rappresentazione è quella ridotta ai minimi
termini.
Ad esempio la frazione minima del numero razionale 3.50 (= 350/100) è 7/2.

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Appunti di Analisi 1 – L’asse reale
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Ogni numero avente rappresentazione decimale finita o periodica rappresenta sempre un numero
razionale.
Ad esempio 3.2333... = 3.2(3) è rappresentato, dopo la riduzione ai minimi termini, da 97/30.
Regola pratica: Numeratore = cifre complete – cifre precedenti il periodo = 323 – 32 = 291
Denominatore = Tanti 9 quante sono le cifre del periodo e tanti 0 quante sono le
cifre dell’antiperiodo = 90
Frazione 291/90 = 97/30
Si vedrà al successivo paragrafo una base teorica che può sostituire questa regola pratica.
Nell’ambito dei numeri razionali sono sempre possibili le sottrazioni e le divisioni (con divisore non
nullo). In particolare si osserva che l’equazione lineare (cioè di primo grado) in una incognita, del tipo
bx + a = 0, con b ≠ 0, ammette sempre una (ed una sola) soluzione x = - a/b, cosa preclusa in Z se b non
è un divisore di a.
Una frazione razionale è sempre decomponibile nella somma della parte intera e del fratto proprio
(intendendosi per fratto proprio una frazione positiva avente denominatore maggiore del numeratore,
cioè r/b con r,b > 0 e 0 ≤ r < b, ad esempio 5/7).
Data una frazione qualunque a/b già ridotta ai minimi termini (quindi con b >0 ) se esegua la divisione
euclidea ottenendo quoziente q e resto r. Dalla relazione a = bq + r si ottiene, dividendo tutti i termini
per b, a/b = q + r/b dove 0< r < b e questa è la decomposizione cercata. Ad esempio 23/5 = 4 + 3/5;
25/5 = 5 + 0/5 = 5.

1.3 Serie geometrica convergente


In questo paragrafo si anticipano alcuni concetti sui limiti allo scopo di dimostrare la razionalità di un
numero rappresentato da uno sviluppo decimale periodico.
Dato un numero razionale x compreso fra –1 e +1 (questi esclusi), si considerino tutte le sue potenze ad
esponente naturale:
x0 = 1, x1=x, x2 , ..., xn, ... (ad esempio per x = ½ la progressione è 1, ½, ¼, 1/8, ..., 1/2n,... ).
Se sommiamo una sequenza finita di tali potenze, cioè 1 + x + x2 +... + xn , otteniamo un numero
razionale e si può provare che esso è dato dalla frazione (1 – xn+1) / (1 – x ). Una semplice prova si può
ricavare dalla regola di Ruffini. Oppure si può scrivere, posto 1 + x + x2 +... + xn = K:
K + xn+1 = 1 + x + x2 +... + xn + xn+1 = 1 +x (1 + x + x2 +... + xn ) = 1+ xK
Avendosi K + xn+1 = 1+ xK si ricava, come si voleva, K = (1 – xn+1) / (1 – x ) dopo aver osservato che
1-x ≠ 0 per ipotesi.
Per la formula ottenuta, 1 + x + x2 +... + xn = (1 – xn+1) / (1 – x ), si possono fare le seguenti
osservazioni: poiché x è una frazione il cui denominatore supera il numeratore, al crescere
dell’esponente n la potenza x n+1 diventerà sempre più piccola e si avvicinerà allo zero. Pertanto la
somma K = 1 + x + x2 +... + xn = (1 – xn+1) / (1 – x) differirà sempre meno dalla frazione 1/(1 – x). Per
concludere diremo che la somma con infiniti addendi (detta serie numerica) 1 + x + x2 +... + xn + ... è
convergente e che il suo valore limite è 1/(1-x).
Nell’esempio precedente (con x = ½ ) è 1 + ½ + ¼ +.... = 1/(1 - ½ ) = 2.
Si può adesso ricavare il valore razionale di 3.2(3):

32 3 3 3
3 .2 (3 ) = 3 .2 3 3 3 3 ...= + + + + ... =
10 100 100 1000

 
32 3  1 1  32 3  1  32 3  10  32 1 97
= +  1+ + + .. .  = +   = 10 + 100  9  = 10 + 30 = 30
10 100  10 100  1 0 1 0 0 1  
 1 − 
 10 

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Appunti di Analisi 1 – L’asse reale
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Per curiosità si osservi che 0.999... = 0.(9) = 9/9 = 1.


Antinomia di Zenone (Achille e la tartaruga)


Si espone sinteticamente l’antinomia: Achille, alla velocità di 10 m/sec, insegue la tartaruga (1


m/sec) che ha un vantaggio iniziale di 100 metri. Nei primi dieci secondi Achille percorre 100
metri ma la tartaruga ha percorso 10 metri. Nel successivo secondo Achille percorre 10 metri ma
la tartaruga ha percorso un metro. Nel successivo decimo di secondo Achille percorre il metro ma
la tartaruga ha percorso 10 cm, e così via. Secondo Zenone la somma di tutti i tempi impiegati da
Achille (10 + 1 + 1/10 + 1/100 + ....), trattandosi di infinite quantità positive, doveva essere
infinita. Pertanto il paradosso (cioè la contraddizione logica) consisteva nell’impossibilità di
raggiungere la tartaruga in un tempo ragionevole contrariamente all’evidenza pratica. L’errore era
insito nell’assunzione che sommando una serie di infiniti numeri positivi si dovesse ottenere
sicuramente un infinito. In realtà non è così, in quanto 10 + 1 + 1/10 + 1/100 + ... = 10 (
1+1/10+1/100+1/1000 + ) = 100/9=1.(1) sec
Si ricorda che i classici non conoscevano gli sviluppi decimali dei numeri (in quanto di


derivazione araba-indiana, successiva all’epoca greco -romana)


Calcolare la lunghezza a della spirale costituita da quarti di cerchio in progressione aurea (logo


del ns. liceo).


Detto k = (√5 – 1)/2 = 0.618.... il rapporto aureo e detta b la lunghezza del primo quarto di cerchio,
si ha: a = b + kb + k2b + ... = b ( 1+ k + k2 + ... ) = b/(1-k) = b(√5 + 3)/4

1.4 Rappresentazioni di numeri su una asse

Data una retta orientata (fig.1) è possibile, com’è


noto, rappresentare su di essa sia i numeri interi sia
i numeri razionali. Entrambi gli insiemi Z e Q sono
ordinati coerentemente con il verso dell’asse.
5 Una fondamentale differenza fra i due insiemi è la
-2 -1 0 1 3 2 seguente:
x L’insieme Z è discreto sulla retta, cioè esistono
interi (consecutivi) senza interi interposti e quinti
segmenti di retta privi di interi. L’insieme Q è
denso sulla retta, cioè qualunque coppia di numeri
Fig. 1 – Rappresentazione del razionale x = 5/3 razionali distinti ammette infiniti razionali
interposti e qualunque segmento di retta
comprende infiniti numeri razionali.
La prova di queste proprietà è abbastanza semplice ed è basata sui seguenti due classici principi:

Punto medio fra due razionali:




Dati due razionali x1 ed x2 è ovvio che il loro punto medio x0 = ½ (x1+x2) è a sua volta razionale.
Principio di Archimede sui multipli:


Dato due segmenti di retta a,b (il primo non nullo), esiste un multiplo del primo che supera il secondo,
cioè esiste un numero naturale k tale che ka > b. Potendo scrivere, in modo equivalente, b/k < a, si può
anche dire che esiste un sottomultiplo del secondo inferiore al primo.
Si ha poi:
Dal principio del punto medio è possibile dedurre l’esistenza di infiniti razionali compresi fra due


di essi, distinti fra loro.


Dal principio di Archimede si può dedurre quanto segue: dato un segmento di retta X1X2 lungo h,


anche molto piccolo (ma non nullo), esiste un suo multiplo k(X1X2) (con k∈N) che supera un
segmento 3. Dopodiciò, da kh > 3 si deduce 1/k < h/3 e quindi un sottomultiplo del segmento
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Appunti di Analisi 1 – L’asse reale
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unitario, lungo 1/k con k intero positivo, sarà minore di h/3, cioè si avrà 1/k < h/3. E’ quindi
evidente che almeno due dei numeri 0, ±1/k, ±2/k, ±3/k,..., ±n/k,... cadranno nel segmento X1X2, e
quindi anche tutti gli infiniti razionali compresi fra questi due.
Nonostante la proprietà di densità dei numeri razionali nella retta, essi costituiscono solo dei punti
eccezionali: la maggior parte dei punti della retta non corrisponde a numeri razionali.
La scoperta degli irrazionali si deve probabilmente alla scuola pitagorica (IV sec. a.c. – Crotone), e
poiché i pitagorici fondavano la concezione dell’universo sui numeri interi e quindi sui rapporti
razionali, la scoperta fu causa della loro irreversibile crisi.
In effetti è semplice provare che un segmento OP,
eguale alla diagonale del quadrato unitario (fig. 2)
determina un punto P che non rappresenta alcun
numero razionale.
Il numero √2 (valore ricavato con il teorema di
Pitagora) è infatti un numero irrazionale.
La dimostrazione, per assurdo, si può così
O sintetizzare:
P x
Esista per assurdo una frazione minima m/n che
0 1 2 rappresenti P. Perciò si ha m2/n2 = 2 e quindi m2 =
2n2.
Ne segue che m2 è pari e perciò m è anch’esso pari
fig. 2 : Il punto P rappresenta il numero ed allora m2 è divisibile per 4. Ma da 2n2 = m2
irrazionale √2 segue che anche 2n2 è divisibile per 4 e quindi n2
dovrà essere divisibile per 2 ed n sarà pari come m.
Ciò però è contraddittorio, in quanto avendo ipotizzato m/n frazione minima (con numeratore e
denominatore primi fra loro), i due numeri interi m,n non possono essere entrambi pari.
E’ allora evidente che volendo rappresentare la lunghezza OP mediante un numero si ha necessità di
ammettere l’esistenza di nuovi numeri, del tipo del √2, e però ciò richiede una vera e propria nuova
definizione, quella di numero reale.
La definizione non è elementare, ma può essere introdotta in modo abbastanza intuitivo, aiutandosi con
quanto sopra visto.
Si osserva infatti che il punto non razionale P (corrispondente all’entità numerica √2 non ancora
definita) divide i punti razionali della retta in due parti: la prima parte, Q’, costituita dai razionali che
precedono P e la seconda parte, Q’’, costituita dai restanti, cioè da quelli che seguono P. E’ evidente che
Q’ ∪ Q’’ = Q in quanto P non corris ponde ad alcun numero razionale. Si osservi che, per la densità di Q
nella retta, Q’ non ha massimo e Q’’ non ha minimo anche se e possibile scegliere punti x’ in Q’ ed x’’
in Q’’ in modo che le differenze x’’ - x’, sebbene sempre positive e mai nulle, po ssano essere piccole a
piacere.
In altre parole è possibile costruire particolari partizioni di Q in due classi Q’ e Q’’ con i seguenti due
requisiti:
1. Q’ è totalmente minore di Q’’, cioè per ogni x’ in Q’ e per ogni x’’ in Q’’ è x’ < x’’
2. Q’ ∪ Q’’ = Q (cioè Q’ e Q’’ formano un partizione di Q)
Le particolari partizioni Q’, Q’’ soddisfacenti alle proprietà (1) e (2) sono dette sezioni del campo
razionale.
Le sezioni del campo razionale possono essere tutte classificate in due tipi base:
Sezioni in cui Q’ amme tte massimo oppure Q’’ ammette minimo, con ad esempio nel caso Q’ = ] -


∞, 1[, Q’’ = [1,+ ∞[. In tal caso la sezione è idealmente generata da un numero razionale che
separa le due classi. Tali tipi di sezione sono chiamate razionali.
Sezioni in cui Q’ è senza massimo e Q’’ è senza minimo, come nel caso della separazione generata


da √2. In tal caso le sezioni vengono definite irrazionali.


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Appunti di Analisi 1 – L’asse reale
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Se ora si definisce numero reale una sezione del campo razionale (identificando perciò la sezione con
l’elemento di separaz ione), si ottengono importanti risultati fra cui i seguenti:
a) Ogni punto della retta rappresenta un numero reale che può essere razionale o, in caso contrario,
irrazionale
b) Un numero reale irrazionale può essere sviluppato in allineamento decimale aperiodico
c) Date due classi C’ e C’’ di numeri reali , separate ( ad esempio C’ sia totalmente minore di C’’)
e contigue (presa una quantità reale positiva ε ,piccola a piacere, si possono trovare un x’ in C’
ed un x’’ in C’’ tali che x’’ -x’ < ε), allora esiste un unico numero reale α che separa le classi,
cioè tale x’ ≤ α ≤ x’’ qualunque siano x’ in C’ ed x’’ in C’’. Si noti che le due uguaglianze x’ =
α = x’’ non possono sussistere per ipotesi. Il numero reale α che separa le due classi separate e
contigue è detto elemento separatore.
d) Tutti i radicali di numeri naturali, della forma √k , sono razionali se (e solo se) k è un quadrato
perfetto, altrimenti si tratta di numeri irrazionali. La partizione che genera √k si ottiene
considerando come classe maggiore Q’’ q uella costituita dai numeri razionali positivi aventi
quadrato maggiore di k e come classe minore Q’ i rimanenti.
L’insieme dei numeri reali viene di solito indicato con R. Esso è fondamentale in tutte le questioni di
analisi matematica. Mentalmente esso viene identificato con una retta orientata (munita di origine e di
unità di misura) e perciò R è spesso denominato asse reale (con riferimento alle proprietà geometriche).
Altre volte è chiamato campo reale, con riferimento alle sue proprietà algebriche. In pratica le varie
diciture saranno considerate come equivalenti.

Con il metodo delle partizioni, applicato all’asse reale, non è possibile generare nuovi numeri: si dice
quindi che (geometricamente) l’asse reale è completo. Trattandosi di una proprietà notevole, essa sarà
meglio illustrata.

Se si ripartisce R in due classi R’ ed R’’, con R’ totalmente minore di R’’ e R’ ∪R’’ = R, anche Q
(campo razionale) si ripartisce in due classi Q’ = Q ∩ R’ e Q’’ = Q ∩ R’’ con Q’ totalmente minore di
Q’’. Si formerà du nque una sezione del campo razionale e quindi un numero reale α che separa Q’ da
Q’’. Il numero α dovrà appartenere ad una (ed una sola) delle due parti R’ ed R’’ (in quanto esse insieme
riempiono tutto R). Se, ad esempio, α∈R’’ allora α è il minimo di R’’ e quindi separa R’ da R’’. Ne
segue che una sezione del campo reale è separata da un numero a sua volta reale, che è il minimo della
classe maggiore (R’’) oppure è il massimo della classe minore (R’).

1.5 Sulla cardinalità degli insiemi


Un insieme S , non vuoto, è detto finito se si può “contare”, cioè se i suoi elementi si possono mettere in
corrispondenza biunivoca con un intervallo di numeri naturali del tipo [1; k], nel qual caso diciamo che
S possiede k elementi ed è perciò finito. Ne caso che S sia vuoto, è ancora detto finito ed il numero k di
elementi è zero, si pone cioè k=0.
Si può dimostrare che, qualunque sia l’ordine di conteggio (o enumerazione), l’insieme S resterà
sempre di k elementi. Quindi se due intervalli [1,k] e [1,h], con k,h∈N, hanno stesso numero di
elementi, allora sarà k = h.
Ad esempio l’intervallo [1,5] non può essere messo in corrispondenza biunivoca con l’intervallo [1,4]
perché in tal caso s’avrebbe 4 = 5.

In altri termini appare del tutto intuitivo che un insieme finito non può essere posto in corrispondenza
biunivoca con una sua parte propria (cioè strettamente inclusa in essa).

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Appunti di Analisi 1 – L’asse reale
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Questa proprietà è una caratteristica degli insiemi finiti (cioè non vale per insiemi non finiti, detti
infiniti).
Un esempio, già notato da Galileo, è il seguente: i quadrati perfetti 0, 1, 4, 9, 16, 25,..., x2, ... formano
un insieme K che è evidentemente una parte propria di N (cioè K ⊂ N ). Tuttavia la funzione x ∈N →
x2∈K applica biunivocamente N su K.
Quando due insiemi possono essere messi in corrispondenza biunivoca si dice che hanno la stessa
cardinalità (o potenza).
Nell’esempio in questione, dunque, N e K hanno stessa cardinalità, nonostante K ⊂ N .
In particolare tutti gli insiemi che possono essere posti in corrispondenza biunivoca con N sono infiniti e
la loro cardinalità è considerata numerabile.

In effetti spesso per evidenziare la numerabilità ci limitiamo ad enumerare l’insieme, cioè a scriverlo
sotto forma di successione (anche ripetendo taluni termini, sempre che si abbiano infiniti termini
distinti). Esempi di insiemi numerabili:
Z = {0, 1, -1, 2, -2, ..., k, -k, ...} numeri interi
Q = {0, 1/1, -1/1, 1/2, -1/2, 2/2, -2/2, 1/3, -1/3, 2/3, -2/3, 3/3, -3/3, .... } numeri razionali
B = {1, ½, 1/3, ¼, 1/5,..., 1/k, ...} successione armonica

E’ notevole il fatto che Q, denso nella retta, sia in realtà un insieme numerabile. Si potrebbe pensare, a
questo punto, che le potenze infinite siano praticamente tutte numerabili. Invece George Cantor (1845-
1918) dimostrò in un celebre teorema

(Teorema diagonale di Cantor) che i numeri reali (e quindi la retta) formano un insieme di potenza
superiore al numerabile detta potenza del continuo.

Il procedimento dimostrativo escogitato dal Cantor fu il seguente, in cui si limitò a provare che i numeri
reali compresi nell’intervallo J = [0,1] hanno potenza superiore a quella di N.Si supponga per assurdo
che J sia numerabile e quindi di aver enumerato tutti i numeri di J in allineamento decimale (scrivendo
1 nella forma ammissibile 0,999...):
X1 = 0, A1 A2 A3 ... Ak ...
X2 = 0, B1 B2 B3 ... Bk ...
X3 = 0, C1 C2 C3 ... Ck ...
............
Xk = 0, H1 H2 H3 ... Hk ...
............
Cantor riesce a provare che esistono numeri di J non compresi nell’elenco, giungendo così ad una
contraddizione.
Infatti si prenda un numero del tipo

Y = 0, A1 B2 C3 ... H k ...

dove A1 è una cifra diversa da A1, B2 è una cifra diversa da B2, ... H k è una cifra diversa da Hk, e così
via. E’ evidente che Y non può essere X 1 in quanto differisce nella prima cifra; non può essere X2 in
quanto differisce nella seconda cifra; ecc. Quindi Y differisce da tutti i numeri dell’elenco pur essendo
Y∈J : perciò l’elenco non è completo, contro l’ipotesi. Si noterà che Y può essere costruito in infiniti
modi.

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Appunti di Analisi 1 – L’asse reale
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I numeri reali che sono radici di polinomi a coefficienti interi sono detti numeri algebrici.
Esempi: ¾ è algebrico essendo radice del polinomio 4x –3.
√3 è algebrico essendo radice del polinomio x2 – 3
Si può dimostrare che i numeri algebrici sono in quantità numerabile, e poiché i numeri reali hanno
potenza superiore al numerabile, riesce evidente che i numeri reali in massima parte non sono algebrici,
cioè non si possono ottenere come radici di equazioni algebriche a coefficienti interi. Tali numeri, non
algebrici, sono chiamati trascendenti.
Importantissimi numeri utilizzati in matematica sono trascendenti: in più noti sono π (rapporto fra una
semicirconferenza ed il suo raggio) ed il numero di Eulero e (=2.7182..), base dei logaritmi naturali (o
neperiani) la cui definizione come limite di successione sarà data in seguito.

1.6 Proprietà dell’asse reale

L’asse reale, che si può idealmente confondere con un asse geometrico, è costituito da numeri reali che
potranno essere chiamati anche punti reali o semplicemente punti. Fra due punti distinti a, b sono
compresi infiniti altri punti.. Si tratta quindi di un insieme denso.
Dato un numero reale x qualunque, si definisce valore assoluto oppure modulo di x, indicato con |x| o
con abs(x), il numero stesso, se x è non negativo, oppure il suo contrario – x >0 , se x è negativo.
In simboli |x| = abs(x) =  x per x ≥ 0 Ad esempio |-8|=8; |3/4| = ¾; |0| = 0
 - x per x < 0
Si osservi che per qualunque coppia di numeri reali x,y è | x + y | ≤ | x | + | y | dove l’ugua glianza vale se
(e solo se) x ed y sono concordi oppure almeno uno di essi è zero.
La distanza fra due punti reali x,y è assunta per definizione uguale a | x – y | e non dipende dall’ordine
in cui i punti sono considerati, avendosi | x – y | = | y – x |. La distanza fra x e y sarà nulla,
evidentemente, se e solo se x = y . La distanza numerica coincide con la distanza geometrica, cioè
rappresenta la lunghezza del segmento xy sulla retta reale.
Dati tre punti reali x,y,z è | z – x | ≤ |z – y | + | y – x | (proprietà triangolare).
Dati due punti reali a, b (con a ≤ b), si definisce intervallo aperto (a,b) l’insieme dei punti x compresi
(strettamente) fra a e b, cioè tali che a < x < b. Si osservi che per a = b risulterà però (a,b) = ∅ (vuoto).
L’ intervallo chiuso [a,b] comprende anche i due estremi, cioè contiene i punti x tali che a ≤ x ≤ b. Se a
= b, l’intervallo chiuso si riduce ad un solo punto.
Si definiscono poi la semiretta, aperta o chiusa, sinistra o destra, con gli intuitivi simboli
(-∞ ; a ) ( -∞; a ] (a; +∞ ) [a; +∞ )
considerando i punti x tali che, rispettivamente, x < a; x ≤ a; a < x; a ≤ x, essendo a un punto reale
prefissato (origine delle semirette). Anche le semirette sono considerate intervalli, però di tipo illimitato
( a destra o a sinistra). Per evitare confusioni a volte si precisa espressamente che un intervallo è
limitato per distinguerlo dalle semirette.
Ovvi significati hanno poi gli intervalli detti semichiusi o semiaperti: (a,b] e [a,b).
Infine, anche tutto l’asse real e R è considerato un intervallo, con estremi i due infiniti, R = (- ∞: + ∞),
illimitato a destra e a sinistra.

Un punto x è detto interno ad un intervallo I di estremi a, b (con a < b, chiuso o aperto o semiaperto) se
a < x < b.
Si noti che un intervallo (a,b) aperto è composto esclusivamente da punti interni, mentre un intervallo
chiuso possiede due punti (a e b) che non sono interni.
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Appunti di Analisi 1 – L’asse reale
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Se x è interno ad un intervallo I si dice anche che I è un intorno del punto x.


Più in generale si dirà che un insieme U di punti reali è un intorno di x se U contiene un intervallo I che
sia intorno di x.
Dato poi un punto x, si definiscono intorni destri di x gli intervalli aventi x come primo estremo, del
tipo (x,b), [x,b) ecc.,
ed in maniera analoga gli intorni sinistri.
Gli intorni più frequentemente utilizzati sono quelli simmetrici (a volte detti circolari o sferici):
Dato un punto reale x ed una quantità positiva ε , dicesi intorno simmetrico del punto x di raggio ε,
l’intervallo (x -ε;x+ε) avente x a centro e lunghezza (diametro) 2ε. L’intorno può anche essere del tipo
chiuso ed in tal caso si scriverà, naturalmente, [x-ε;x+ε].
Una determinata proprietà dei punti si dice valida intorno ad un punto x quando esiste un opportuno
intorno di x in cui la proprietà è valida, al più escludendo il punto x stesso. Ad esempio la proprietà di
essere “punto positivo non intero” è valida intorno al punto 2, in quanto nell’intorno (1.9;2.1) la
proprietà è sempre vera con esclusione solo del punto 2.
Dati due punti distinti x,y sull’asse
reale, la distanza d = | x – y | è positiva
e perciò posto
R ε = | x – y | / 3 > 0, è ovvio che i due
x- ε x x +ε y - ε y y +ε intorni simmetrici Ix ed Iy di raggio ε e
centri rispettivamente x e y, non
ε ε ε potranno avere punti comuni.
d Questa proprietà di separazione
topologica (secondo Hausdorff) si può
così enunciare: dati due punti x,y
fig. 3 – Separazione fra due punti x,y
dell’asse reale, anche molto vicini, ma
distinti, esistono un intorno Ix di x ed
un intorno Iy di y privi di punti comuni,
cioè disgiunti (in termini insiemistici Ix∩Iy = ∅ ).
Si è già visto in precedenza che l’asse reale è completo, cioè una partizione di R in due classi separate
R’ (inferiore) e R’’ (superiore) comporta un unico elemento reale α di separazione che apparterrà,
necessariamente, ad una ed una sola delle due classi. Ne segue che R’ ed R’’ sono due semirette, R’
verso sinistra ed R’’ verso destra, una aperta (quella che non contiene α) ed una chiusa (che contiene α).
Ad esempio, se α∈R’ allora R’ = ( - ∞; α] e R’’= ( α; + ∞).

Dato un qualunque insieme S (⊆ R), si definisce maggiorante di S un numero reale k tale che k ≥ x
(∀x∈R). In altri termini k è un maggiorante se nessun punto di S supera k. E’ evidente che se k ∈S allora
k è il più grande elemento di S ed in tal caso è chiamato massimo di S e si potrà scrivere k = max(S). In
modo analogo si definiscono un minorante ed il minimo.

Un insieme può non avere massimo e/o minimo. Ad esempio l’intervallo S = [1,4) ha minimo 1 ma non
ha massimo. Infatti il punto 1 è un minorante ed appartiene ad S. Invece il punto 4, pur essendo un
maggiorante, non appartiene ad S. Si noti che i minoranti riempiono la semiretta (- ∞; 1], mentre i
maggioranti riempiono la semiretta [4; + ∞).
Un insieme può essere privo di maggioranti, ed in tal caso è detto illimitato a destra. Viceversa un
insieme dotato di maggioranti è detto limitato a destra. In modo analogo si definisce la limitatezza o
illimitatezza a sinistra.
Un insieme limitato a destra e a sinistra è detto limitato. In caso contrario esso sarà illimitato a destra
oppure a sinistra e sarà detto illimitato.
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Appunti di Analisi 1 – L’asse reale
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Ad esempio l’insieme dei numeri naturali N = {0, 1, 2, ..., n, ...} è limitato a sinistra, ed è dotato di
minimo min(N) = 0).
E’ invece illimitato a destra (e quindi non ha massimo). Comunque è illimitato.
L’insieme Z degli interi è illim itato a destra ed a sinistra e quindi non ha né massimo né minimo.
La successione armonica 1; ½; 1/3; ¼; ..., 1/k, ... e la progressione geometrica di ragione ½, cioè 1; ½;
¼; 1/8; ...; 1/2k; ... costituiscono esempi di insieme S dotato di massimo ma privi di minimo.

Vediamo ora una notevole conseguenza della completezza dell’asse reale:


Dato un insieme S limitato destra, si considerino l’insieme R’’ dei suoi maggioranti e l’insieme R’ = R
– R’’ dei punti restanti. R’ ed R’’ ripartiscono R in due classi e si vedrà subito che esse sono separate (
R’ totalmente minore di R’’).
Infatti dato un qualsiasi punto k’ ∈R’ ( cioè un non maggiorante di S), esisterà un opportuno x ∈S che lo
supererà, e si avrà k’ < x . Perciò, preso un k’’ in R’’ (maggiorante) si avrà k’< x ≤ k’’, e cioè k’ < k’’.
In altri termini un qualsiasi punto k’ di R’ è superato da qualunque punto x’’ di R’’, quindi R’ ed R’’
sono classi separate ed allora, per la completezza dell’asse reale, un (unico) punto reale α le separerà.
Si vuole provare che R’’ (la classe maggiorante di S) è la semiretta chiusa [ α; + ∞) e cioè che α è un
maggiorante.
Si ricorda (paragrafo precedente) che R’ ed R’’ costituiscono due semirette con la stessa origine α e che
una delle due semirette deve necessariamente contenere α, quindi se neghiamo (per assurdo) che α sia
un maggiorante significherà che R’ = ( -∞; α ] e quindi esisterà un opportuno x di S che lo supera: x∈S
con α < x . Allora i punti compresi fra α ed x non sono maggioranti, essendo minori di x ∈ S. Ma ciò è
assurdo in quanto i punto a destra α si trovano nella semiretta R’’ formata da tutti i maggioranti. Ne
segue che si deve ammettere obbligatoriamente R’’ = [ α; + ∞) e cioè che esiste il minimo minorante
(cioè α) di ogni insieme limitato a destra. Esso è chiamato estremo superiore di S e si denota con
sup(S) = α.
Se l’insieme S è illimitato a destra si scriverà invece sup(S) = + ∞.
In modo analogo si definisce l’estremo inferiore inf(S) = β. Per concludere si enuncia la fondamentale
proprietà degli insiemi di punti reali (Esistenza degli estremi) che, in realtà, equivale alla completezza
dell’asse.

Teorema di esistenza degli estremi: Dato un qualunque insieme S di punti reali si ha:
Se S è limitato a destra allora esiste un minimo maggiorante α, estremo superiore di S ed indicato


con sup(S).
Se S è illimitato a destra allora si pone sup(S) = + ∞


Se S è limitato a sinistra allora esiste un massimo minorante β, estremo inferiore di S ed indicato




con inf(S).
Se S è illimitato a destra allora si pone sup(S) = - ∞


Se l’estremo superiore appartiene ad S allora esso è il massimo di S, in caso contrario S è privo di massimo.
Se l’estremo inferiore appartiene ad S allora esso il minimo di S, in caso contrario S è privo di minimo

Esempio:
La successione armonica 1; ½; 1/3; ¼; ..., 1/k, ... e la progressione geometrica di ragione ½, cioè 1; ½;
¼; 1/8; ...; 1/2k; ... costituiscono due esempi di insieme S limitato, dotato di massimo ( max (S) = sup(S)
=1) ma non di minimo.
Infatti inf(S) =0 ma 0∉S.

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Appunti di Analisi 1 – L’asse reale
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In N l’ins ieme S dei multipli di 5, maggiori di 5, è un insieme illimitato a destra. Tuttavia ammette
minimo 10.
Tuttavia in aritmetica si dimostra il seguente Principio del buon ordinamento in N: Qualunque
insieme costituito solo da interi numeri naturali è dotato di minimo.
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NOTA: Per provare che 0 = inf(S) basta verificare se è il massimo minorante. Ed infatti
• zero è evidentemente un minorante
• zero è il massimo dei minoranti, in quanto un x più grande, cioè un x > 0, non può essere un minorante, dato che
entrambe le successioni hanno termini che possono diventare minori di x scegliendo l’indice k abbastanza alto.
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Altre importanti definizioni sono le seguenti:

Un intervalli dell’asse reale, comprese le semirette e l’intero asse, sono considerati insiemi connessi
(cioè composti da “un solo pezzo”). Se un insieme è composto da più intervalli, ad esempio S = (-1; +1)
∪ [3; 4) ∪ [2π; +∞), viene definito sconnesso ed i singoli intervalli che lo compongono sono chiamati
componenti connesse di S. Nell’esempio si hanno tre componenti connesse. Nell’ulteriore esempio di T
= {1; 2}, costituito da due soli punto, ognuno dei quali è considerabile come intervallo chiuso, si hanno
due componente connessi, cioè [2;2] e [1;1]

Un punto x dell’ins ieme S è detto punto isolato (di S) se esiste un intorno di x abbastanza piccolo in cui
l’unico punto di S è x. Nell’esempio dell’insieme T precedente, entrambi i punti sono isolati.

Un punto x è detto punto limite o punto di accumulazione di S se qualunque intorno di x possiede


sempre infiniti punti di S. Si noti che un punto limite di S può appartenere o non appartenere ad S.
Ad esempio si consideri S = {1; ½; 1/3; ¼; ..., 1/k, ...}. Il punto ½ = 0.5 è un suo punto isolato, ed infatti
l’intorno (0.4 ; 0 .6) contiene 0.5 e nessun’altro dei punti di S. Allo stesso modo si può verificare che
ogni altro suo punto è isolato. Esiste un punto di accumulazione ma al di fuori di S: si tratta di zero, ed
infatti ogni intorno di zero, ad esempio del tipo (- ε; + ε) ove ε>0, contiene tutti i numeri 1/k per i quali k
> 1/ε, e cioè infiniti numeri di S.

Si ha poi il seguente notevole teorema di Bolzano - Weierstrass: Un insieme S infinito e limitato è


dotato di almeno un punto di accumulazione.
Dim: Se S è infinito e limitato significa che S ha infiniti punti tutti compresi fra un opportuno minorante
a ed un opportuno maggiorante b. Quindi α destra di a si trovano infiniti punti di S ed a destra di β non
si trova alcun punto di S (numero zero punti quindi numero finito).
Si divida quindi l’asse reale R
in due parti separate: nella
S parte R’di sinistra si mettano
tutti i punti, come il punto
γ−ε γ γ+ε β R α, alla cui destra si trovano
α infiniti punti di S; nella parte
R’’ di destra si mettano tutti i
R' R' ' punti come β, alla cui destra si
trova una quantità finita di
punti di S. E’ abbastanza
semplice capire che
effettivamente R’ è totalmente minore di R’’ e che ogni punto di R deve appartenere ad R’ o ad R’’.
Quindi esisterà un unico elemento di separazione γ. Si tratta del punto di accumulazione di S che si
cercava. Ed infatti, considerato l’intorno ( γ - ε, γ + ε) di centro γ e raggio ε > 0, si avrà (γ - ε) ∈ R’ e ( γ
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Appunti di Analisi 1 – L’asse reale
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+ ε)∈ R’’. A destra di ( γ - ε) si trovano infiniti punti di S; invece a destra di (γ + ε) se ne trovano solo
in numero finito. Ne segue che degli infiniti numeri a destra di (γ - ε) , la maggior marte (infiniti)
cadono in (γ - ε, γ + ε) e una piccola parte (finiti) cadono dopo ( γ + ε).
Poiché il raggio positivo ε è stato scelto piccolo e a piacere, è provato che ogni intorno di γ contiene
infiniti punti di S e perciò γ è il punto di accumulazione cercato. #

Se l’insieme S è illimitato a dest ra, quindi sup(S) = + ∞, si dice che +∞ è un suo punto limite
improprio oppure punto di accumulazione improprio e come intorni di +∞ si considerano le semirette
destre. Tale definizioni sono opportune: infatti si noterà che per qualsiasi intorno +∞, cioè per qualunque
semiretta destra (k; +∞), non potendo essere k un maggiorante di S, troveremo infiniti punti di S
maggiori di k e perciò ricadenti nell’intorno (k; + ∞) di scelto a piacere.
Analoghe definizioni si danno a sinistra per - ∞.

Esempio 1: L’insiem e Z degli interi relativi, è composto da punti tutti isolati e non ha punti di
accumulazione al finito.
Però ± ∞ sono entrambi punti limite di Z.

Esempio 2: L’insieme delle soluzioni della disequazione x 2 – 4x > 0 è S = (-∞; 0) ∪ (4; +∞). Esso è
sconnesso, ha due componenti connessi, è illimitato a destra ed a sinistra, non ha punti isolati anzi i suoi
punti sono tutti di accumulazione, possiede 4 punti di accumulazione esterni e precisamente 0 e 4 (punti
finiti) e ± ∞ (punti impropri).

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Appunti di Analisi 1 – L’asse reale

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