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Il valore di un anima ...

Durante la legislatura di Giuseppe, il Faraone e gli egiziani ebbero il privilegio di


conoscere e vivere con un uomo di Dio - i principi che stanno alla base del governo
celeste, furono applicati nella giusta proporzione anche nel più grande impero
allora conosciuto; e per un po’ gli egiziani vissero in pace con gli ebrei. “Or sorse
sopra l’Egitto un nuovo re, che non aveva conosciuto Giuseppe (Esodo 1:8). Il
clima che segue è tutt’altro che amichevole fra le due nazioni, dove la prima
sopprime la seconda per paura di perdere il dominio e la propria ricchezza. Il
diavolo, usando i propri strumenti ha sempre fatto guerra ai figli di Dio - non
negando nemmeno la morte a questi, pur di raggiungere il proprio fine. Mose’
avrebbe dovuto essere ucciso, se non fosse stato per l’amore di Dio piantato nel
cuore di una madre che ha fatto di tutto per tenere in vita il proprio figlio.
Scoperte archeologiche del tempo rivelano come accanto ai palazzi reali ci fossero
delle scuole dove i giovani venivano istruiti come ufficiali di corte. All’accademia
egiziana prese parte anche Mosè. Trovo bellissimo la testimonianza delle Sacre
Scritture su questo ragazzo. Nonostante fosse “istruito in tutta la sapienza degli
Egiziani” (Atti 7:22), rimase ebreo: “Per fede Mosè, fattosi grande, rifiutò di essere
chiamato figlio della figlia del faraone, preferendo essere maltrattato con il popolo di
Dio, che godere per breve tempo i piaceri del peccato” (Ebrei 11:24,25). Fino a
quarant’anni Mosè visse alla corte del faraone. (Atti 7:23).
Stefano, nel suo discorso finale prima di essere linciato, ricorda come Mosè fosse
bello davanti a Dio (Atti 7:20), non necessariamente per qualche tratto fisico,
quanto per le scelte che questo faceva, per i principi di vita che mostrava alla corte
del Faraone. Il suo incontro con Gesù era avvenuto non sulla montagna, mentre
pascolava il gregge del suocero, bensì nella casa di Iochebed, sua mamma. Lei
capì il ruolo che doveva avere nella vita del figlio, l’importanza che d'altronde ogni
madre ha.
L’educazione che lui ricevette dalla madre nei primi 12 anni della sua vita fu
fondamentale per adempiere il ruolo che Dio avrebbe affidato lui più tardi. In un
mondo dove la vanità era regina, Mosè, rifiutò di prendere parte; scambiò il
disonore umano con l’onore divino. Dimostrò di non essere schiavo dei pensieri del
prossimo, chiunque esso sia, pur avendo il sangue di un popolo in schiavitù.
Avrebbe potuto continuare a vivere in una gabbia dorata per il resto della vita.
Invece no: rifiutò i ricchi recinti egiziani, sognava la libertà ed essa si trovava
dall’altra parte. Per Mosè non era prezioso tutto quel controllo che avrebbe
ereditato in quanto futuro Faraone, non era alettante essere un dio - “preferì essere
maltrattato per Dio, che godere per breve tempo i piaceri del peccato”; sapeva che
gli anni finiscono come un sospiro.
Spesso ho sentito parlare dell’istinto primordiale degli esseri umani - quello della
sopravvivenza a tutti i costi, del dominio, dell’imposizione della legge del più forte.
Ma è veramente questo l’istinto primordiale? Oppure si tratta di una mutazione
genetica del peccato? Adamo aveva il dominio sugli animali. Ma che significa
questo dominio? Dio, nelle Sacre Scritture viene descritto come il Re, il Padre, il
Creatore, il Dominatore della Terra. Si tratta forse di una dittatura? Fu questo il
concetto che Mosè cercò di spiegare tramite la propria vita per più di 80 anni: per
lui era meravigliosa, sorprendente la sensazione di essere protetto - nel suo
incontro con Gesù, nel Suo sguardo, vide qualcosa in più di una semplice
sorveglianza: osservò tolleranza, amore, accettazione, giustizia. Questo legame
che univa il Creatore alla propria creatura va oltre quello di madre - figlio. Mosè
desiderava che l’anima di ogni essere umano fosse saziata di benignità, di gioia e
di felicità. Portando i figli di Israele fuori dai recinti egiziani, sperava di poter
condividere con loro la promessa che risuonava nei loro cuori da diversi secoli:
“Vivrai in un paese dove scorre il latte e il miele.” Quel paese lo vide la milionesima
parte delle anime che uscirono dall’Egitto.
La libertà che Dio da, insegna prima di tutto il valore dell’anima. Il serpente nel
deserto fu uno dei tanti passi nel cercare di avvicinarsi all’uomo. Il pentimento ai
piedi della croce sveglia nell’uomo il seme dell’eternità che Gesù ha piantato in tutti
i cuori. Mosè sacrificò la sua gabbia dorata. Tu e io, cosa sacrifichiamo? Avrebbe
potuto essere conosciuto come uno dei tanti faraoni, invece al giorno d’oggi è
conosciuto come il più grande legislatore mai esistito. La sua influenza si respira
ancora a 3500 anni di distanza - i più grandi legislatori esistiti negli ultimi 2/3 secoli
riconoscono negli scritti di Mosè, all’unanimità, la saggezza nel governare un
popolo, in base a delle leggi giuste. Nella repubblica ebraica si respirava libertà.
Veramente non c’erano altri popoli con un sistema così avanzato, tale da essere
valido anche ai nostri giorni, con dei principi così giusti e amorevoli per poter
permettere il buon andamento della società. Gli stessi greci dovettero ammettere la
superiorità, ed ispirarsi ai suoi scritti.
L’incontro di Mosè con Dio produsse questi effetti. Aveva capito che ascoltare il
proprio Creatore ed essere in pace con Lui era la via verso la felicità. Ricevere
continuamente istruzioni, riporre nel proprio cuore i Suoi insegnamenti, allontanarsi
dall’iniquità, trovare diletto in Dio furono i desideri di questo cuore rinnovato. Era la
cura che voleva condividere con i propri fratelli - la somministrò, ma pochi guarirono
perché accettarono di uscire dal recinto di “comodità” che si erano costruiti.
Il Salvatore chiede il meglio da ognuno di noi, desidera avere il primo posto - in
questo troviamo la nostra sicurezza, la nostra pace che ci accompagna nella vita di
tutti i giorni. Dobbiamo rinunciare al pensiero del dominio - non siamo padroni
nemmeno della nostra stessa vita. Impara a fare il meglio con le risorse che il cielo
ti ha affidato, e Dio se ne occuperà del resto. Nella sua gioventù, alla corte del
Faraone, Mosè non aveva ancora incontrato Dio nella forma spettacolare del roveto
ardente, eppure lo venerò. La religione del Cristo non è tanto uno spettacolo per gli
occhi, quanto un cuore che desidera accettare la missione che il cielo ha per lui,
mostrare il frutto della conversione, evidenza che questo ama Dio. Le abitudini
cattive muoiono una alla volta - il parlare male, la gelosia, la disobbedienza
spariscono. Una guerra si scatena, e in quel momento il fedele può fare
affidamento sulla bellissima promessa: Chiedete, e vi sarà dato. (Matteo 7:7).
Mosè chiese la presenza di Gesù, altrimenti non sarebbe partito nel suo viaggio.
Apprezzava il legame con Gesù al di sopra di qualunque benedizione materiale.
Forse fu questo ciò che lo differenziò dal resto del popolo - che lo elevò a una tale
posizione nella storia dell’umanità: mentre gli altri cercavano Dio per quello che
faceva, lui cercava Dio per quello Lui è. Questa differenza è rimasta valida nel
corso dei secoli fino ai nostri giorni. C’è chi lo cerca per la Sua protezione, per le
Sue benedizioni odierne e future o per altri motivi egoistici, e chi lo abbraccia e non
lo lascia partire perché desidera stare in Sua compagnia per sempre - ciò è vita per
il suo cuore.
L’afflizione, se arriva, è solo un dettaglio per un tale cuore. Mosè poteva scegliere il
proprio futuro; il popolo di Israele no. Eppure furono sempre loro a lamentarsi e ad
appesantire la vita di un uomo che voleva insegnare loro che il premio di una vita
vissuta su questo granello di sabbia appeso nell’Universo, non era una terra al di là
del Mar Rosso e delle montagne, bensì la promessa della Sua presenza.

Cantate con giubilo a DIO, nostra forza; mandate grida di gioia al DIO di Giacobbe.
Innalzate un canto e fate risuonare il tamburello, l'arpa melodiosa con la lira.
Suonate la tromba alla nuova luna alla luna piena nel giorno della nostra festa.
Poiché questo è uno statuto per Israele, una legge del DIO di Giacobbe.
Egli lo stabilí come una testimonianza in Giuseppe, quando uscí contro il paese di
Egitto. Allora io udii un linguaggio che non comprendevo:
«O Israele, io ho sottratto le tue spalle ai pesi; le tue mani hanno deposto la cesta.
Nella sventura tu gridasti a me e io ti liberai; ti risposi nascosto nel tuono, ti misi alla
prova alle acque di Meriba. (Sela)
Ascolta, o popolo mio, e ti ammonirò. O Israele, se tu mi ascoltassi!
Non vi sia in mezzo a te alcun dio straniero e non adorare alcun dio forestiero.
sono l'Eterno, il DIO tuo, che ti ha fatto uscire dal paese di Egitto; apri la tua bocca
e io la riempirò.
Ma il mio popolo non ha ascoltato la mia voce e Israele non mi ha ubbidito.
Perciò li abbandonai alla durezza del loro cuore, affinché camminassero secondo i
loro consigli.
Oh, se il mio popolo mi ascoltasse, se Israele camminasse nelle mie vie!
Umilierei subito i suoi nemici e volgerei la mia mano contro i suoi avversari.
Quelli che odiano l'Eterno gli sarebbero sottomessi, e la loro sorte sarebbe segnata
per sempre.
E io lo nutrirei (Israele) con fior di frumento e lo sazierei di miele che stilla dalla
roccia».

Salmo 81

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