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Il libro della parola. Introduzione alla scrittura


Prima parte: UN LIBRO DIVINO
I: UN DIO CHE PARLA
Dio si rivela con la parola.
La Chiesa professa di credere in un DIO -> Spirito che ha parlato per mezzo dei profeti. Ha parlato, che
aveva parlato: processo rivelativo di Dio con la categoria del parlare. Rivelazione = relazione e
comunicazione interpersonale, cioè instaurazione di una relazione personale con l’uomo che raggiunge
l’apice con l’incarnazione del Figlio, la Parola per eccellenza. Il dio biblico è un dio che parla.

Una parola creatrice e salvifica


L’uomo: essere che parla. Parola = capacità che definisce l’uomo in quanto tale.
Tre sono le funzioni del linguaggio: l’informazione [sembra la più importante MA è alla base del progresso
tecnologico non umano], l’espressione e l’appello. Questo quando la parola consente all’uomo di esprimere
la sua interiorità entrando nella vita intima del’altro e diventando comunione = amore e amicizia.
La prima parola che dio pronuncia è quella del creato. La creazione avviene solo attraverso la parola divina.
Dio crea attraverso la sua parola nella serena sovranità della sua azione gratuita. È la sua parola che tiene
insieme tutto.
La parola precede l’uomo e lo caratterizza nella sua unicità, cioè nel suo essere immagine di dio.
La parola divina si offre: dialogo, interpellazione e invito alla comunione. Dialogo che percorrerà tutta la
rivelazione divina.
“DIO DISSE” ricorre 10 volte -> fatto significativo, richiama il decalogo, le dieci parole con cui dio ha creato
Israele. 10 sono le parole pronunciate da Dio che stipulano un’alleanza con il popolo di Israele. 10 parole
pronunciate durante la creazione stipulano un’alleanza con l’umanità. Parola = creatrice di comunione.

Una parola di comunione


Significato profondo e misterioso. Essa rivela l’essere intimo di Dio. Dio rivela un amore che attraversa i
secoli della storia e che perdona ogni colpa, trasgressione e peccato. L’uomo può sperimentare l’amore
misericordioso di Dio.
La rivelazione di Dio è un appello all’uomo e un appello al cuore = centro della libertà e della decisione
dell’uomo. Parola = manifestazione del cuore stesso di Dio, va ascoltata. 1° comandamento. Chiede
obbedienza e amore. L’uomo diventa partner dialogico di Dio -> rivelazione = offerta di relazione d’amore
che esige da parte dell’uomo una scelta esistenziale radicale. La verità della parola divina = realizzazione
esistenziale della vocazione dell’uomo a lui manifestata.

I profeti mediatori della parola


Dio parla all’uomo. Identità dei profeti? Come può parlare all’uomo?
I profeti = messaggeri di Dio. Portatore della rivelazione divina (patriarchi, re, giudici..).
Pluralità e ricchezza della figura profetica -> entità umana dei mediatori di Dio.
Es. Mosè disse al popolo che è l’interlocutore. Prima manifestazione al popolo che si avvicina e partecipa
alla manifestazione ascoltando la parola di Yhwh -> comunità a Mosè che la trasmette al popolo. Contenuto
della parola = decalogo, parola di Dio ma anche di Mosè = parola divina e umana.
Mediazione profetica raggiunge l’apice nella persona di Gesù, parola originale presso Dio ed essa stessa Dio
e parola incarnata nell’uomo di Nazaret udita e toccata dai testimoni della sua missione.
Gesù = profeta ultimo che raccoglie e compie la rivelazione del padre.
Bontà e amore per gli uomini = qualità ideali del re generoso e benefico alla luce della stessa divinità ->
condiscendenza di Dio a parlare con gli uomini grazie a suo figlio.
Mediazione umana deve scaturire dalla risposta libera e cosciente ad una parola personale, dialogica e
misericordiosa.
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Le modalità e il significato della mediazione profetica


Identità umana dei mediatori -> porta al dubbio che la parola divina sia una proiezione divina di una parola
umana a motivo di un bisogno innato dell’uomo o di una sua autosuggestione.
La parola non incontra direttamente l’uomo, ma lo raggiunge tramite la mediazione dei profeti. In una
visione di fede possiamo affermare il carattere divino della parola profetica.
Iniziativa gratuita dio che di fa presenta al profeta. La vocazione fonda il dono dell’esistenza.
Il profeta è stato pensato da Dio ancora prima di esose stato concepito.
Visita di Dio = esperienza sensibile. Ampio dialogo tra dio e il profeta = interlocutore privilegiato di Dio.
Serena consapevolezza che Dio rivolge la sua parola al profeta coinvolgendolo in sommo grado. Il profeta sa
che la sua parola ha origine in un parlare divini ascoltato e trasmesso.
A volte la parola rivolta al profeta = visione di dio o di un segno della sua presenza. Visione = parole, fatti,
vita stessa del profeta. Messaggio ricevuto da dio -> visione della realtà vista da Dio. Profeta pieno della
presenza di Dio e del modo di vedere dio che il suo messaggio diventa visione = realtà che appare con
chiarezza, messaggio da annunciare. La parola divina è relativa ad un avvenimento che è stato o che verrà =
qualificazione divina di un evento.
Gli eventi diventano rivelazione in quanto interpretati dalla parola. DABAR = parola, evento.

La tradizione della parola


Uomo = homo loquens -> homo tradens. Il dono della parola si dispiega nel tempo, diventa tradizione e
offre all’uomo più auto comprensione. È la tradizione orale che conserva la parola di dio rivelata al profeta.
Gesù non lascia nessuno scritto ma con la sua parola e azione dà origine a una tradizione orale. Ciò non
cessa con introduzione della scrittura -> andrà ad esaltarla.

La parola diventa scrittura


Processo di trasmissione comporta la messa per iscritto. Esige l’armonizzazione fra pluralità di tradizioni
orali e di scritti precedenti non sempre coerenti tra loro -> relazione finale fedele e innovativa.
Es: la scrittura appare con Mosè che deve scrivere un memoriale dopo la vittoria contro Amalèk. Mosè
scrisse anche tutte le parole di Yhwh [12 stele]. Mosè = primo scriba. Scrive, legge e interpreta il contenuto
anche al popolo. La risposta del popolo alla lettura sottolinea l’equazione fra comunicazione orale e scritta.
Il popolo fa e ascolta -> riconosce le mediazione permanente che è il libro dell’alleanza.
Codice deuteronomico = reinterpretazione del codice dell’alleanza. Mosè deuteronomico = figura
esemplare dello scriba che riformula e aggiorna la parola di dio in fedeltà allo spirito. Autore del
pentateuco, contente le innovazioni e le interpretazioni.
Scribi = retroproiezione, autorevolezza profetica della loro attività di lettura e interpretazione della
scrittura. Scribi = moses-like poiché agiscono sulla scia del maestro.
Es: scrittura della parole rivelate a Geremia. Geremia detta a Bacuc le parole di dio. Lettura poi del rotolo
scritto, al popolo e al re che lo brucia -> distruggere la parola. Riscrittura del rotolo, fedeltà al primo e
arricchimento = fedeltà creativa a causa del rifiuto.
Scribi = partecipano al carisma profetico, accogliendo e conservando la parola del profeta, difendendola
dagli attacchi, approfondendola e attualizzandola. Grazie a loro la parola raggiunge tutto il popolo. Parola
scritta -> raccolte di parole profetiche donate da dio.

II: L’AUTOREVOLEZZA NORMATIVA DELLA SCRITTURA


Terminologia
Canone = norma -> norma di fede. Libri di fede canonici. Canone applicato alla Bibbia -> catalogo dei libri
riconosciuti che contengono questa norma di fede.
Determinazione dei libri canonici: alcuni sono normativi = protocanoninici. Deuterocanonici = canonicità
contestata e riconosciuta in seguito; nell’AT sono 7: Tobia, Giuditta, Baruc, Sapienza, Siracide, 1-2 Maccabei
e alcune parti di Daniele e Ester; nel NT sono: Ebrei, Giacomo, 2 Pietro, 2-3 Giovanni, Apocalisse.
Homologumena = libri canonici unanimemente riconosciuti. Libri deuterocanonici antilegomena =
contrastanti; amfiballomena = discussi. Apocrifo = occulto, segreto, prima libri occulti di una setta, poi libro
di dubbia origine -> libro eretico. I libri apocrifi non canonici = libri non entrati a far parte del canone delle
scritture. Pseudepigrafi = scritti falsi, i loro autori attribuiscono il libro a un personaggio famoso passato.
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La coscienza canonica nella scrittura


La formazione dei libri biblici è legata alla vita della comunità credente che riconosce l’autorevolezza e la
normativa della parola.
Coscienza canonica -> presupposto del’esistenza della scrittura in quanto tale e della successiva
interrogazione teologica circa il suo statuto. Le testimonianza bibliche di questa coscienza sono inerenti al
processi formativo della scrittura.
Es: dieci parole e codice dell’alleanza trascritta da Mosè in un libro -> conservata nell’arca dell’alleanza.
Es: Seconda lettera di Pietro -> intento canonico nella su dimensione di chiusura. Ultimo scritto apostolico.
Genere testamentario: Pietro sta per morire, lettera sarà il suo ultimo scritto. Parla come se fosse l’ultimo
apostolo esistente. Avvicinamento al Deuteronomio = testo conclusivo della Toràh. Affiora la teologia del
ricordo ed emerga la figura di Mosè. Mosè nel deuteronomio = chiude e conduce alla rivelazione. In Pietro i
tre apostoli sono i testimoni dell’origine divina della voce -> annunciatori della parola del figlio. Evidenziare
la missione degli apostoli e la loro qualifica a questo compito.
Anche la pseuepigrafia li accomuna: Mosè = ricapitolazione del processo di formulazione delle leggi di
Israele nel deuteronomio; Pietro per la lettera. Pietro riflette un intento canonico, opera di chiusura.
L’esperienza delle trasfigurazione qualifica AT come profezia. Mosè rinvia a Pietro che rinvia all’AT ->
apostoli = testimoni qualificati della parola profetica.
I dati biblici riflettono una comune coscienza canonica -> scrittura portatrice della parola di dio e degna di
fede e obbedienza. Parola viva e dinamica che emerge in tutta la sua autorevolezza nei momenti di crisi.

La formazione del canone biblico


3 tappe di questo processo.
La formazione del canone dell’Antico Testamento: nel prologo del Siracide una delle prime attestazioni
dell’esistenza di una Bibbia, raccolta di libri sacri (menzionati: legge, profeti e altri scritti). Presenza dei 7
libri deuterocanonici e delle aggiunte ai libri di Daniele e Ester.
La biblioteca di Qumran -> testimonianza di una prassi esegetica e liturgica; manca il libro di Ester ma sono
riconosciuti i libri deuterocanonici, quelli apocrifi e quelli della comunità.
Testimonianza del Nuovo Testamento: riguarda la legge e i profeti, gli scritti, la menzione dei salmi. Alcuni
libri deuterocanonici e alcuni libri popolari.
Testimonianza dello scrittore Giuseppe Flavio: 5 libri di Mosè = pentateuco; 13 libri dei profeti e i 4libri degli
inni. 22 libri. Apocrifo Esodo elenca poi 24 libri sacri degli ebrei, stessa lista di Flavio.
Cristiani: accoglienza e riconoscimento dei libri come AT. Uso da parte della chiesa della Bibbia greca che
contiene i libri deuterocanonici + Daniele + Ester. Canone più lungo rispetto alla tradizione ebraica perché
l’accettazione di questi libri favoriva il legame tra AT e NT; creava un ponte narrativo tra la storia di Israele e
la nascita di Gesù; libri scritti in greco -> apertura al modo ellenistico e pagano.
Accoglienza di questi libri non fu pacifica. Nell’accogliere le scritture ebraiche la chiesa accoglie i libri
deuterocanonici, e scegli una nuova struttura nell’elenco dei libri.
La formazione del canone del Nuovo Testamento: autorevolezza della scrittura ebraica connessa
all’autorevolezza della parola di Gesù. Parola di Gesù si aggiunge a quella della tradizione ebraica formando
un autorità definitiva. La conoscenza della parola di Gesù passa attraverso la testimonianza degli apostoli.
Emerge una parola orale che fonda le comunità cristiane e presiede la formazione del NT.
Primo gruppo di scritti: lettere paoline. Secondo gruppo di scritti: memorie degli apostoli -> i vangeli.
Nucleo del NT e testimoniano la comune tradizione apostolica della parola di Gesù.
+ gli atti degli apostoli + le 7 lettere cattoliche + l’apocalisse + 4 vangeli. Forte nucleo canonico che porta
alla conclusione del processo canonico: 20 libri. Si aggiungono poi i rimanenti 7 libri per formare il canone
neotestamentario.
Congiungimento dei due canoni in un’unica scrittura.
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Due testamenti e un libro unico: la Bibbia


Il NT riconosce l’autorità divina delle scritture ebraiche e le assume come parola di dio.
Insieme dei libri viene definito NT; mentre le scritture ebraiche AT. Testamento = alleanza.
I 27 libri della seconda parte della Bibbia, NT, attestano il compimento della profezia stipulata dal sangue di
Cristo. -> 2 Canonici biblici diversi: ebraico e cristiano. Religione ebraica = religione del libro, necessita dio
una scrittura normativa. Al centro delle scritture c’è la Toràh di Mosè.
Religione cristiana riprendeva le antiche scritture ma in senso cristologico -> poi ammissione dei libri
deuterocanonici. Al centro delle scritture c’è il Vangelo di Gesù.

Le decisioni magisteriali circa il canone


Non tutte le comunità che posseggono la scrittura come libro fondatore hanno definito ciò che è canonico.
Ad esempio la comunità ebraica. Il primo intervento a livello universale avviene nella Chiesa cattolica ->
Concilio di Firenze dove nel decreto per i Giacobiti viene enumerato il canone lungo: professione di fede nel
canone biblico -> definito solennemente del Concilio di Trento nel decreto sulle sacre scritture. Fornisce un
elenco e offre due criteri sui quali si fonda la solenne dichiarazione: la lettura liturgica dei libri sacri nella
chiesa (tradizione liturgica della chiesa -> verità di una parola che è stata pregata e celebrata nella liturgia)
e la loro presenza nell’antica versione latina della Vulgata (indicare ai fedeli un testo dove trovare la
presenza della scrittura).
I concili del Vaticano I e II riprendono l’affermazione del concilio di Trento sottolineando la motivazione
dell’ispirazione: i libri sono sacri e canonici perché ispirati.

III: IL SIGNIFICATO TEOLOGICO DEL CANONE


Quale canone? Significato e forma che ha assunto nella varie comunità?
Vincolo tra canone e comunità credente poiché riconosce la parola a cui si sottomette. Il discepolo
riconosce la verità e l’autorità della testimonianza originale del profeta e la tramanda perché altri possano
giudicare la verità. La chiesa non crea ma riconosce il canone. Diverse chiese = diversi canoni.
Canone delle scritture = AT + NT. La chiesa cogli AT come un’eredità; mentre NT come scrittura che
continua e compie definitivamente AT. Scritture antiche accolte a partire dalla fede in Gesù.

Il canone delle scritture: il senso di un fatto


Canone = norma. Serve un’autorità che la ponga e un soggetto che la riceva. La canonizzazione è da parte
della chiesa è un atto di riconoscimento e di obbedienza della fede -> comporta la trascendenza assoluta di
dio nei confronti della chiesa; l’identità stessa della chiesa che si costituisce riconoscendo e accogliendo la
parola di dio. Chiesa = soggetto che obbedisce all’autorità, atto come un ricevere -> atto di autorità che
autorizza e riconosce ciò che appartiene al canone delle scritture. Non si può ricevere se non ciò che già
esiste. Paradosso: atto del soggetto che si sottomette nell’obbedienza e nell’umiltà al canone delle scritture
è anche atto di autorità. -> atto che viene nella predicazione apostolica. Predicazione costitutiva della
chiesa, esiste solo nella misura in cui le scritture diventano l’oggetto della predicazione → obbedienza/
recezione atto di autorità. Chiesa si sottomette alla parola e la offre al popolo di dio per conservarlo
nell’obbedienza della fede. Atto ecclesiale di determinazione del canone -> diffuso nel tempo e nello
spazio. Avviene in una comunità credente. Canone delle scritture = fatto di tradizione. La chiesa produce il
canone tramite la sua fedeltà all’evento che la fonda. Decisione sul canone = primo atto d’interpretazione
della scrittura. Il canone delle scritture è una regola di fede -> che si espressa nei simboli anch’essi regole di
fede. Simbolo = riassume la fede nel suo senso, il canone raccoglie la totalità delle testimonianza autentiche
di questa fede. Simbolo e canone inseparabili: primo atto di interpretazione del secondo; il secondo trova
nel prima la propria unità di senso. Simbolo = regola di tutte le scritture.
Criteri per il riconoscimento dei libri sacri?
a) Criterio della testimonianza originale, criterio temporale. Libri scritti all’epoca apostolica.
b) Criterio ecclesiale. Libri accolti in determinate chiese e poi riconosciuti in tutte.
c) Criterio cristologico. Riconoscimento degli scritti che presentavano un’immagine di Cristo.
Chiesa che riconosce i libri sacri = chiesa con struttura ministeriale. Autorità che si esprime in un atto di
obbedienza e di sottomissione all’autorità unica della scrittura.
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Canone = atto di chiusura e anche di apertura. Canone, atto di inclusione di tutta la testimonianza
profetica-apostolica; atto di esclusione di ciò che è eterodosso -> censura temporale.
Canone = codifica il contenuto della rivelazione, è parola viva offerta alla comunità.
L’atto di chiusura = costituzione di un corpo scritturistico = nuovo corpo dato al verbo di dio.

Natura e struttura del canone


La chiesa si è definita in rapporto alle scritture ebraiche e anche alle nuove scritture. Distinte perché il NT
ha un’autorità maggiore in quanto attesta la rivelazione ultima e definitiva di dio in Gesù. Accoglienza
dell’AT come profezia del NT; comprensione del NT come compimento dell’AT -> affermazione di senso.
Esprime l’unità e la coerenza del disegno salvifico di Dio. 2 forme del libro sacro: quella ebraica e quella
cristiana -> 2 processi di formazione.

La bibbia ebraica
La struttura tripartita. Bibbia ebraica = TANAK (Torah (legge) + Nebiim (profeti) + Ketubim (scritti)).
Toràh = fondamento su cui poggia tutta la fede ebraica. Nebim = gli scritti della profezia, primo commento
della legge. Ketubim = risposta di Israele al dono della Toràh (centro della scrittura ebraica -> cuore della
rivelazione divina a Israele e testimonianza del patto di alleanza con Yhwh). Si chiude al termine del
deuteronomio con la morte di Mosè. Nebim = istanza critica circa la fedeltà di Israele alla Toràh, la
attualizzano. Offrono una meditazione con cui il credente può vivere la comunione con Dio.
Struttura teologica riflette la liturgia sinagogale di Israele = lectio cursiva della Toràh + lettura di un brano
profetico. Scritti presenti con la lettura dei salmi e delle 5 meghillot.
Evidenza teologica-letteraria. Fissazione del canone conferma l’elenco dei libri sacri e la loro articolazione
teologica dominata dalla centralità della legge.
La Toràh. Assoluta singolarità della Toràh e del profeta Mosè. Evento della liberazione esodica = evento
costitutivo di Israele e evento fondante di tutta la sua storia. Rivelazione data a Mosè superiore.
I profeti. Unità degli scritti profetici connessa con la Toràh. Giosuè successore di Mosè, continuatore della
sua opera -> compito: ascoltare la legge e agire in conformità di essa. Mosè = servo del signore. Giosuè =
servo di Mosè -> compito di testimoniarla. Conquista della terra caratterizzata dalla testimonianza della
legge. Scritti profetici = memoria della Toràh. La profezia compito di attualizzare la legge e mantenerla viva
nella memoria d’Israele. Elia = secondo Mosè perché è salito sul monte e ha incontrato dio nella caverna.
Gli scritti. Aggancio significativo con le due parti precedenti. Si aprono con un salmo imperniato sulla legge.
Il singolo fedele deve testimoniare la propria fede con l’osservanza fedele della legge. Toràh = guida di
preghiera. La conclusione è un passo che chiude l’intera bibbia. Messaggio di speranza per l’avvenire rivolto
al popolo. Toràh = segno di alleanza.
Conclusione. Struttura teologica -> Toràh centro di tutta la scrittura. Intimamente legata alla persona di
Mosè -> ruolo unico ed eccezionale di testimone della rivelazione. Le istituzioni di Israele sono
premonarchiche e risalgono alla personalità di Mosè, alla sua opera di mediatore. Il NT supera la centralità
di Mosè a favore della centralità di Gesù. Nell’ottica cristiana la scrittura ebraica diventa AT ->
continuazione compimento della parola precedente.

La bibbia cristiana
2 grandi unità: AT e NT. AT riprende ma in modo originale la scrittura ebraica. NT compimento del primo.
La recezione cristiana della scrittura Ebraica passa attraverso la bibbia, struttura quadripartita diversa dal
Tanak. Pentateuco: rivelazione primordiale di dio agli uomini. Libri storici: difficoltà di tradurre nella vita i
dettami della legge; storia tipo che mostra la difficoltà di conciliare il regno di dio con il regno umano. Libri
poetici: libri sapienziali, elogio della sapienza = invito al singolo fedele ad accoglierla mediante un ascolto
della parola. Libri profetici: interpellazione a Israele sulla sua condotta incoerente rispetto alla legge;
visione del compimento del mondo e della storia. Annunciano la speranza messianica: tutti i popoli dopo
aver accolto la parola salgono alla città santa all’annuncio del ritorno di Elia (Giovanni Battista).
Schema teologico basato su passato, presente e futuro: rivelazione primordiale a Israele; storia di Israele
nella terra promessa; proposta sapienziale rivolta ad ogni uomo capace di accogliere la sapienza; profezia
che da istanza critica su Israele -> compimento di un nuovo regno.
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Scrittura ebraica nella bibbia cristiana = costituisce AT, conferisce un’interpretazione unitaria. Chiamati
anche Primo Testamento per evidenziare la sua
precedenza cronologia e il suo valore permanente. Fondamento: Toràh Vangeli
La struttura del NT. Struttura teologico-letteraria. 4 Passato: Libri storici Atti degli apostoli
unità come AT. Presente: Libri sapienziali Lettere apostoliche
Vangeli. Centro e fondamento della bibbia cristiana. I 4 Futuro: Libri profetici apocalissen
vangeli Matteo, Marco, Luca, Giovanni = unico Vangelo quadriforme. Criterio fondamentale dell’unità =
memoria autentica di Gesù assicurata dalla memoria apostolica. I 4 vangeli condividono il genere letterario
della vita Jesu dalla nascita fino alla passione, morte e resurrezione. Il ministero pubblico di Gesù nei 4
vangeli inizia al Giordano dove viene battezzato da Giovanni Battista = luogo dove Mosè ha consegnato la
Toràh al popolo. Gesù scende al Giordano e annuncia la venuta del regno nella sua persona e poi nella
comunità. Gesù porta a compimento l’opera di Mosè, la salita definitiva a Gerusalemme e la costruzione del
nuovo tempio.
Gli atti degli apostoli. Costituiscono la seconda unità neotestamentaria. Prima secondo volume dell’opera di
Luca poi staccato. Descrivono la storia delle chiese primitive nel loro dispiegarsi fino a Roma. Storia non
fallimentare perché guidata dallo spirito di Gesù.
Le lettere apostoliche. 2 blocchi: il corpo delle lettere paoline e il corpo delle lettere cattoliche. Le lettere
paoline: caratterizzate dall’unità di autore. Scritti appartenenti al genere letterario epistolare -> teologia
costituita dalla memoria del kérigma che Paolo ha ricevuto. Trasmettono la memoria kerigmatica di Gesù ->
vera sapienza che conferisce identità alla comunità cristiane.
7 lettere cattoliche: rivolte a tutte le chiese. Attribuzione a degli apostoli = colonne della chiesa primitiva.
Trasmettono la memoria kerigmatica di Gesù grazie alle autorità apostoliche.
L’apocalisse. Chiude il NT e tutta la scrittura cristiana. Il progetto iniziale di Dio circa l’uomo si realizza nel
futuro escatologico della chiesa, La Nuova Gerusalemme.
Conclusione. Bibbia = elenco di libri venutisi ad aggiungere uno dopo l’altro; libro la cui struttura è pensata
in funzione di una teologia. La bibbia cristiana sposta il centro su Gesù, sottolinea la continuità storico-
salvifica con l’alleanza precedente mutandone la scrittura e la interpreta alla luce di Gesù.
Scrittura ebraica = AT dove la collocazione finale introduce il NT, il gruppo dei 4 vangeli. Distinzione
scrittura ebraica e scrittura cristiana = testimonia due recezioni ecclesiali diverse nell’attesa che si compia
quanto detto da Paolo.

Unità e ordine gerarchico della scrittura


Il centro interpretativo dipende dalle varie comunità. All’interno di un canone confessionale si produce una
gerarchia di testi che sono ugualmente canonici. Prima lettura cristiana delle scritture è nata dalla necessità
di giustificare le affermazioni del credo. A livello della costruzione teologica si privilegiano determinati testi.
Tutto deve avvenire nel postulato dell’unità di senso del canone delle scritture. La chiesa cattolica ha
accentuato alcuni testi in polemica con la riforma.
Il canone costituisce un tutto. La chiesa stabilisce l’unità del canone grazie alla sua determinazione. Il
canone riceve l’unità interiore grazie all’obbedienza e alla fedeltà allo spirito. Un libro senza unità non ha
senso. La testimonianza di Giustino afferma la profonda convinzione dell’unità del canone e non è di
immediata percezione. Unità del canone biblico è un mistero, un’unità teologale. Il postulato dell’unità del
canone deve essere ricercato attraverso le varie mediazioni. Il canone delle scritture rimane un campo nel
quale è nascosto e rivelato il tesoro di Cristo.

La forma canonica
L’unità teologale sollecita le domande che sorgono dall’analisi della forma letteraria. È vero che l’unità delle
scritture è assicurata dall’azione misteriosa ma reale dello spirito; è vero anche ciò che avviene all’interno
di una storia umana. Prima domanda sulla forma linguistica: il testo canonico è soltanto quella originale? Il
concilio di Trento indicò la Vulgata come un testo scritturistico affidabile riconoscendole un’autenticità
giuridica. Non possediamo più il testo originale della bibbia. La tradizione testuale -> tradizione attenta alla
collocazione delle azioni in un contesto culturale, religioso, ecclesiale e autoritativo. Lento processo di
formazione del testo biblico.
Le versioni moderne della bibbia sono traduzioni interpretative dei testi originali.
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La chiesa on ha mai canonizzato una sola forma di testo perché il testo biblico non si è mai staccato dalla
tradizione di una comunità di fede capace di nuove interpretazioni.
La forma testuale è fluida grazie alle continue modifiche.
Le singole chiese con la fissazione del canone hanno delimitato il numero e l’ordine dei libri sacri
accogliendo il progresso e l’arricchimento avvenuto nella conoscenza testuale.
La presenza di testi diversi trasmessi in uno stesso canone esige la necessità di un’ermeneutica capace di
tener conto di questa pluralità. La chiesa cattolica ha sempre optato per le forme lunghe.
Canone lungo e canone breve = due circoli concentrici, 2 raccolte aventi un medesimo centro, il canone
lungo include quello breve + sviluppo ulteriore.

IV: L’ISPIRAZIONE
Canonizzazione e ispirazione
Il fondamento ultimo della normatività dei libri biblici è la fede nella loro ispirazione -> libri fondati sulla
stessa autorità di dio. Fondamento ultimo del NT = autorità di Gesù cristo. Solo quando si riconosce questa
autorità uno scritto ecclesialmente originario può essere accolto come canonico.
Canonizzazione e ispirazione connessi. La chiesa cristiana precede il NT e lo costruisce in 2 momenti
storicamente successivi ma teologicamente contemporanei: prima scrivendo i testi poi riconoscendo il loro
carattere di scrittura, costituendolo corpo canonico. La scrittura però precede la chiesa, NT scritto alla luce
dell’AT. Scritti apostolici = canonici perché ispirati. Ispirazione precede e fonda il canone. Canone = criterio
prioritario dell’ispirazione. L’azione dello spirito che permette alla chiesa di riconoscere in uno scritto e poi
nel canone la parola di dio si esprime all’inizio del contesto della vita di fede della chiesa poi diventa
oggetto di riflessione teologica.

Il fondamento biblico dell’ispirazione


Ogni comunicazione divina = rivelazione e norma, assume la forma dello scritto canonico, ma anche quella
della visione di un oggetto e di un edificio. Nell’AT l’ispirazione si fonda sulla fede in un dio che parla e entra
in comunione con gli uomini tramite lo spirito. L’ispirazione permette di collegare la parola di dio con la
vita. L’azione di questo spirito è multiforme: investe i pastori del popolo di dio guidandoli nella loro
missione di giudici e di re. Lo spirito fa anche parlare. Ispirazione scritturistica = la redazione degli scritti
biblici è guidata dall’azione dello spirito. La rivelazione articolata in parole ed eventi rivela l’anima al
credente non cancellando l’aspetto umano. Punto di partenza di questa ispirazione scritturistica nel NT è
Gesù che propone se stesso come fonte della parola di dio. Dopo la sua morte gli apostoli annunciano la
parola come parola di dio. Testo significativo: 2Tm3,14-17.il passaggio da una prima conoscenza a una
conoscenza matura della scrittura avviene grazie all’incontro di fede con Gesù.
Di quali scritture si parla? Delle sacre scritture.
Qualifica della scrittura come theopneustos -> hapaz legomenon = costantemente interpretato in senso
passivo -> sottolinea il risultato dell’azione divina nella scrittura. Sottolineatura attiva -> l’azione dello
spirito nel profeta che riconosce la parola e la trasmette. Se l’azione dello spirito parte da dio e fa della
scrittura la sua parola -> lo spirito presente nella parola parte da essa espirando il lettore.
Theopneustos ofelimos -> specifica ulteriormente l’opera dello spirito. La scrittura è dotata i potenza in
ordine della salvezza, si offre come prezioso strumento per il ministero pastorale. 4 verbi che descrivono
l’utilità delle scritture nel ministero pastorale: insegnare, educare alla giustizia, convincere e correggere.
Duplice realtà della comprensione della scritture: mistero di dio nello spirito ed efficacia grazia allo spirito
per la salvezza dell’uomo. La valenza della scrittura all’interno del corpus pastorale -> va completata con
l’assunzione dottrinale e dell’efficacia pastorale della bibbia come parola di dio.
Altro testo 2Pt1,20-21. No distinzione tra profezia orale e scritta perché sono mossi dall’azione dello spirito
santo. I profeti parlano perché mossi da spirito santo.
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Una recezione ispirata dei testi ispirati


I libri sapienziali paiono essere il frutto della riflessione dei saggi. Il saggio accoglie e interpreta la parola di
dio che trova nella Toràh, per cui la sapienza che insegna è una parola in cui dio si rivela. Significativa la
figura di Donna Sapienza. La sapienza rivela la parola di dio, gode della stessa qualità della parola di dio.
Anche il maestro di sapienza parla in modo autorevole e si fa mediatore delle parole che vengono da dio.
Salmi -> recezione della scrittura è forte. Sono preghiere scritte, parole definitive in cui tutti possono
riconoscersi. Preghiera privilegiata che porta a dio. Chi prega i salmi parla a dio -> parole insegnate da dio
perché il suo popolo possa parlare con lui.
Un bambino impara a pronunciare le sue prime parole perché qualcuno le ha pronunciate prima, scese nel
suo intimo diventano parole proprie. Così fino ai ragionamenti. Quando ha imparato il linguaggio inizia una
comunicazione più profonda. Qualcosa di analogo si può applicare ai salmi -> linguaggio insegnato da dio
perché Israele possa parlare con lui in modo articolato in tutte le situazioni. Israele insegnerà poi agli altri
popoli queste preghiere. Israele = figlio primogenito di Dio. Ha ascoltato le parole del signore e ha imparato
a parlare con lui. Dio gli ha insegnato a pregare nel vivo di una storia e nel cuore delle esperienze più
profonde. Israele prega ma le parole emergono spontanee dal cuore. Le parole ispirate che il salmista
riceve da dio e insieme presta a lui sono parole di dio e dell’orante. Ispirazione include sia l’azione dello
spirito che dona a Israele la parola di dio, sia l’azione dello spirito che promuove nell’orante il
riconoscimento della preghiera.

Il rapporto tra Antico testamento e Nuovo testamento


La dinamicità dell’ispirazione si raddoppia nella bibbia cristiana. Il problema del rapporto tra i due
testamenti è riconducibile alla polemica di Marcione e attraversa tutto il cammino della chiesa.
> Contrapponendo il vangelo alla legge, la testimonianza dell’AT viene svuotata di significato a favore di
quella del NT e Israele perde i connotati di popolo dell’alleanza a favore della chiesa.
> Relativizzare l’AT -> mera funzione di praeparatio evangelica o semplice figura tipologica del NT. Le figure
vero testamentarie trovano il compimento nel NT ma vengono svuotate di contenuti.
In entrambe si rischia di relativizzare il valore dell’AT.
AT = promessa. NT = compimento. Visione evoluzionistica. Promessa: insufficienza e imperfezione;
Compimento: perfezione. AT = introduzione al cristianesimo, completa manifestazione nel NT.
Storia salvifica considera la Bibbia una storia aperta al futuro compimento -> modello per cogliere il
rapporto tra AT e NT. Diverse interpretazioni.
Ritorna il tema del rapporto-> alleanza di dio con Israele = alleanza mai revocata.
Il NT parla di più alleanze, interventi di dio connessi tra loro, alleanza della promessa. Alleanza con Israele =
modello e strumento dell’offerta che dio intende fare a tutti i popoli.
Nella bibbia la scelta di qualcuno è sempre a favore di tutti. Alleanza che dio offre agli uomo è fondata sulla
stabilità della promessa. La nuova alleanza nel sangue di Gesù rende la promessa divina a favore di Israele.
Israele e la chiesa partecipano all’unica ed eterna alleanza. Partecipazione dinamica, no compimento
definitivo. Impostazione teologica impone ai cristiani una riconsiderazione dell’AT -> è alla luce delle
scritture che i cristiani comprendono la buona notizia di Gesù. La prae-positio delle scritture ebraiche nella
bibbia cristiana ha un valore teologico, conservano valore proprio. Le scritture ebraiche indicano un
cammino autonomo → cammino dialogico tra Ebrei e cristiani. Un dialogo esegetico: verità di un testo deve
allargarsi a tutta la bibbia. Riconoscimento dei cristiani dell’AT poiché ha una dignità di parola di dio.
Ciascun testamento rende una testimonianza specifica al dio di Gesù cristo. Il dialogo deve investire
l’esistenza delle due comunità.
Dialogo esegetico tra AT e NT -> es incontro al pozzo tra Gesù e la Samaritana. [pag 90/91] L’AT offre la
chiave di lettura della trama narrativa. Fecondità del dialogo tra AT e NT. Essenziale la conoscenza del
primo per la comprensione del secondo. Buona notizia del vangelo = rinnovamento dell’antica alleanza non
solo alla Samaritana ma a tutti, senza distinzioni.
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La riflessione della chiesa sul mistero dell’ispirazione biblica


I padri della chiesa ricorrono ad analogie e simboli per spiegare una scrittura. Vogliono sottolineare l’origine
divina dei libri sacri. Scrittore biblico = strumento di dio.
La teologia scolastica: dio è la causa principale, si comporta da agente principale, muovendo lo scrittore a
scrivere e ispirandogli il contenuto; lo scrittore è la causa strumentale che stende il testo promosso da dio.
Il concilio di Firenze introduce ispirazione: ragione e fondamento del carattere divino dei libri sacri.
Concilio di Trento: ispirazione biblica. Azione dello spirito santo nelle tradizioni non scritte di cristo e degli
apostoli. Teologia posttridentina: 2 riflessioni per spiegare la natura dell’ispirazione biblica. Ispirazione
verbale: dio avrebbe dettato allo scrittore sacro ogni lettera. Negano una reale attività umana
nell’elaborazione. Ispirazione reale: dio proporrebbe i contenuti, mentre lo scrittore darebbe forma.
Attribuiscono a dio solo una parte della scrittura.
Jahn:ispirazione con l’assenza di errori. Haneberg: ispirazione conseguente: successiva all’approvazione
canonica di un libro da parte della chiesa. Respinte dal vaticano.
Rahner: dibattito: la chiesa vuole e crea la chiesa apostolica come fonte e norma della fede di tutti i tempi
posteriori, dotata di tutti gli elementi essenziali; uno degli elementi essenziali: sacra scrittura; dio è autore
della chiesa apostolica, dei libri sacri, autore perché ha voluto e creato una chiesa apostolica fonte e norma
della fede. → precisa il significato di autore e sottolinea il carattere ecclesiale dell’ispirazione. Scrittura =
espressione scritta della fede apostolica.
L’ispirazione dell’AT è ricuperata in quanto la chiesa apostolica riconosce in esso la profezia del NT.

La riflessione del concilio Vaticano II


Dei Verbum sull’ispirazione: 2 caratteristiche fondamentali: libro di dio e libro dell’uomo. Evidenzia
l’aspetto umano della scrittura. Il fatto di essere assistiti dallo spirito non significa che gli autori biblici diano
meno autori rispetto agli altri autori. Riconoscimento del cuore dell’incontro Dio-uomo che la scrittura
realizza. Il concilio offre 3 spiegazioni:
1. Dio nell’uomo. Dio agisce nell’uomo e per mezzo dell’uomo. Scrittore strumento e dimora di dio. Lo
scritto nasce dalla comunione intima che unisce dio allo scrittore. Dio autore lascia libertà allo
scrittore -> dimostrazione della presenza divina.
2. Presenza dello spirito santo. Lo spirito evoca l’interiorità dell’azione divina sugli autori: un’azione
che consacra la loro libertà. Azione dello spirito santo incisiva, raggiunge tutti coloro che si
accostano agli scritti biblici. Intento di dio = comunione con gli uomini.
3. Analogia dell’incarnazione. Le parole interpellano e creano comunione. Le parole bibliche riflettono
l’assoluto di dio (parole divine ma anche umane).
La fonte ispiratrice del concilio = verbo incarnato. La scrittura può parlarci di dio solo attraverso la lingua
umana. In cristo ci sono 2 nature: umana e divina congiunte ma non confuse; così come nella scrittura.
Nella parola divina fatta umana della scrittura non ci sono pagine divine e pagine umane, è tutto divino e
tutto umano. Debolezze -> condiscendenza divina. La parola ispirata resta debole e fragile.
Dio parla agli uomini in maniera umana, agendo negli scrittori e per mezzo di loro. Lo spirito santo agisce
partendo dal loro cuore ne è l’autore. La parola scritturistica è fragile nonostante la forza dello spirito. La
sua trasmissione comporta tutti i limiti della trasmissione umana. L’umanità della parola scritturistica
comporta l’accettazione di modalità storico-letterarie diverse -> processo inculturazione. Presenza di errori
scientifici e storici. La debolezza della parola scritturistica è utile solo se in essa dio visita la nostra
debolezza e la riveste di amore e misericordia.

La verità della scrittura


Premessa. Il canone esclude dalla verità biblica tutti i libri che non entrano. Verità biblica -> la verità
comprende l’interpretazione dei testi con tutti i loro problemi. La scrittura è ispirata da dio ed è vera.
Verità = fedeltà di dio alle promesse. Verità biblica = corrispondenza fra la parola di dio e la sua attuazione,
verità dinamica rivolta verso il futuro.
Nella storia di Israele le promesse sono rivelate -> obiezioni.
Con l’avvento delle scienze i dati discordano da quelli biblici → tema affrontato dal concilio Vaticano II.
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La verità biblica secondo il concilio Vaticano II. Allargamento del concetto di verità in ordine alla salvezza.
Passaggio da inerranza al concetto di verità -> affermazione centrale. Caratterizzata da 2 elementi: la
qualità divina: verità intensa in senso biblico. Dio è stesso la verità. La bibbia contiene una sola verità che è
dio. Verità solida, dio non dice menzogne; la qualità salvifica: la verità è un’esperienza salvifica. Dio parla
all’uomo per condurlo alla vita vera, verità per la nostra salvezza.
Chiusura dello scontro con la scienza.
La riflessione postconcicliare. Affermazione conciliare rispetto al carattere salvifico della verità biblica apre
nuovi interrogativi: pluralismo del testo, processo redazionale, nuove conoscenze scientifiche, il dibattito
sulla storicità e le nuove istanze morali.
Il testo biblico. Attestazioni molteplici: errori materiali dovuto alla scrittura manuale; varianti intenzionali
dovuti a interventi dello scriba; macrotesti corti e lunghi, la verità biblica va identificata con le pluralità;
pluralità di lingue. Non intaccano la dottrina, testimoniano la vivacità e la ricchezza delle comunità
particolari.
Il lungo processo redazionale. Possono essere presenti testi diversi e contrastanti. Es Es21,2-11/Dt15,12-18;
episodio della purificazione del tempio. Il concordiamo tenta di sottolineare gli elementi simili tacendo gli
elementi incompatibili. L’interpretazione allegorica sceglie una tra le due attestazioni giudicandola
veritiera, l’altra la interpreta in senso allegorico.
In età moderna -> approccio storico: la contraddizione fra i testi rappresenta l’evoluzione e il progresso
morale della rivelazione divina. Vengono privilegiati i testi più recenti. Presa di coscienza della storicità
dell’uomo e del lento processo con cui giunge al raggiungimento dei suoi ideali. Miglior comprensione del
nostro statuto di credenti. → PLURALISMO PROBLEMATICO: invita ad assumere le differenze senza tacerle
e a riconoscere non solo la verità ma anche a contestualizzarla della bibbia. Quando l’accettazione delle
differenze risulta impossibile -> tacere e rispettare i limiti della nostra storicità.
Le nuove conoscenze scientifiche. Progresso delle scienze impressionante. Non c’è posto per la parola di
dio nella scienza. La scienza -> rivendicazione di autonomia rispetto al sapere teologico. La descrizione
scientifica del mondo ha carattere di completezza, competenze sempre nuove.
Cosa risponde la teologia biblica? La rivendicazione dell’autonomia della scienza rispetto al sapere
teologico è corretta. La ricerca di una costruzione globale del reale sperimentabile fa riferimento alla
scienza. La complessità del reale orienta verso una varietà di livelli di descrizione del reale, ognuno
coerente con gli altri.
Teologia biblica: vede una possibilità di pensare all’azione di dio che opera per condurla a compimento.
Non rientra in descrizioni scientifiche, ma operante su un livello diverso. Scienza = ateismo metodologico
non deve tradursi in ateismo ontologico. Dio non rilevabile dalla scienza può comunque essere reale.
Figura di dio che opera nel segreto, si manifesta a chi ha sguardo attento → percezione di una complessità
del reale che conserva una eccedenza di senso.
Il dibattito sulla storicità. Contestazione storiografica sulla consistenza storica dei racconti biblici. Se dio si è
rivelato in una storia e questa storia non è credibile viene allora vanificata la rivelazione. Storia biblica
ridotta a parabola -> eventi e parole intimamente connessi tra loro.
2 osservazioni rispetto alla trattazione storiografica: 1. necessario partire da una concezione corretta di
storia; 2. bisogna tener conto di alcuni dati imprescindibili:
- i dati archeologici sono una possibile interpretazione,
- l’argomento e silentio è di difficile uso, la mancanza di documenti non significa non storicità,
- la ricostruzione degli accadimenti è sempre ideologica,
- una precomprensione religiosa di per sé non è meno oggettiva rispetto a una politica,
- un uso attento dei generi letterari aiuta a comprendere meglio il modo con cui gli antichi
raccontavano la storia.
Essenziale la ricerca di un serio fondamento storico.
Le nuove istanze morali. Temi su cui la bibbia pone obiezioni. Nella scrittura ci sono verità contingenti e
superate. La verità biblica risiede nel vasto orizzonte biblico, nel centro di senso della verità di Gesù. Verità
di dio = salvifica e assoluta; l’approssimazione ad essa = soggetta a errori. La scrittura diventa realtà
liturgica e profetica, realtà viva che testimonia grazie allo spirito la presenza di dio.
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Il mistero della scrittura. Logos = parola di dio che per eccellenza è Gesù. Le parole di dio poi sono le azioni
e le parole che Gesù esprime durante il suo ministero; l’annuncio kerigmatico degli apostoli. Scrittura come
parola di dio -> in forza dell’ispirazione ha con dio rivelato una relazione permanente che la costituisce
parola di dio vive ed efficace. Ispirazione scritturistica = qualità permanente della scrittura nell’umiltà di
una lingua che esprime i limiti della creatura. In quanto parola di dio scritta, la bibbia condivide la
condizione dello scritto: perdita quantitativa di parole e azioni, ma guadagna qualità e diventa un
incremento iconico -> offre un’interpretazione degli eventi. Nuova vita dell’AT -> vista come una parola,
ricondotto a un impegno di comprensione e interpretazione da parte di un lettore.
Problemi aperti. L’ISPIRAZIONE DELLA LXX è una credenza che nasce nel iudaismo alessandrino ad opera di
Filone. Contestazione rabbinica. È attestata dai padri della chiesa. Critica e successiva riabilitazione. LXX =
testimone sostanziale della parola di dio, testimone autorizzato, fedele e privilegiato dalla tradizione.
Motivi per conferirle un’autorità più grande? 1. Il posto eminente della LXX nello sviluppo della rivelazione.
Anello di congiunzione tra AT e NT. Usato come veicolo della parola di dio. LXX = strumento linguistico per
la messa per iscritto della predicazione nel NT. 2. Carattere interpretativo della LXX. LXX traduzione che
interpreta e approfondisce il testo originale alla luce della tradizione vivente. 3. Gli originali perduti, ma
possediamo la traduzione greca della LXX. Veicolo autentico della parola e condivide con esso la qualità di
testo ispirato. 4. Le glosse e le aggiunte interpretative. Segno della crescita e dell’approfondimento della
rivelazione.
La chiesa primitiva ha cercato nella LXX le basi del suo linguaggio teologico -> l’ha usata come scrittura,
come testo ispirato. Non è la leggenda che ha fatto nascere la fede nell’autorità e ispirazione delle LXX ma è
questa fede che ha creato la leggenda per darle un supporto.
I LIBRI SACRI DELLE GRANDI RELIGIONI. Molte religioni trovano la norma morale della loro fede ed ella loro
pratica nei rispettivi testi sacri -> libri portatori di una parola divina. Questi libri possono essere ritenuti
ispirati? Non sempre perché può essere ritenuto come dato direttamente da dio oppure trascritto da un
agente umano senza partecipazione. La rivelazione divina non riveste solo la modalità ebraico-cristiana ma
anche altre. Le religioni si offrono come espressioni dell’autotrascendenza dell’uomo verso il mistero e
come possibili luoghi dell’autocomunicazione divina. Coloro che non hanno la possibilità di conoscere e
accogliere il vangelo hanno accesso alla salvezza di Cristo in virtù della grazia che proviene da Cristo.
Presenza e attività dello spirito. I libri sacri delle religioni non cristiane contengono elementi autentici
dell’autocomunicazione divina, il cui discernimento è possibile solo alla luce della rivelazione avvenuta in
cristo. Non possono essere considerati parola di dio, ne paragonati all’AT. Le verità espresse nei libri sacri
delle religioni si incontrano con le verità bibliche -> presenza e azione dello spirito di dio. I libri che le
contengono possono essere detti ispirati nel senso ampio, ma non in senso stretto perché non hanno dio
come autore in senso vero e proprio.

V: L’ERMENEUTICA
Premessa
Chi può interpretare la scrittura e con quali criteri? Ermeneutica = scienza teorica dell’interpretazione.
Esegesi = pratica di questa interpretazione. Ermeneutica biblica = ricerca e propone i principi che devono
animare l’interpretazione della scrittura. Importanza e difficoltà dell’ermeneutica biblica. La bibbia = libro
antico e complesso, normativo di alcune comunità e parola di dio. Scopo: raggiungere la verità della
scrittura. Come i testi biblici ci conducono a questa verità salvifica?

Storia dell’interpretazione biblica


L’esegesi antica. ALL’INTERNO DELLA BIBBIA. Interpretazione della bibbia sia nell’AT che nel NT. Struttura
interpretativa della bibbia -> testo formato per via di aggiunge e riletture.
IL GIUDAISMO INTERTESTAMENTARIO. Spiega e attualizza i testi antichi per la comunità dei credenti.
Midràsh = ricerca; halakàh: norma, commento giuridico + haggadàh: narrazione, commento illustrativo.
IL NUOVO TESTAMENTO. Gesù usa i metodi interpretativi del giudaismo contemporaneo.
I PADRI DELLA CHIESA. Metodo ermeneutico patristico: testo scritturistico -> senso letterale e senso
spirituale. Di fronte al comportamento scandaloso delle divinità tramite l’allegoria si ricercava il vero
significato del testo.
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Atteggiamento medesimo anche tra gli Ebrei tramite il ricorso a sod (consiglio, realtà segreta che permette
al saggio di scoprire il significato profondo); mashàl (allegoria, procedimento letterario che tramite
un’apparente digressione svela in realtà il significato vero del testo). Ebrei usano il metodo allegorico greco
-> Gesù aveva fornito la chiave ermeneutica fondamentale dell’interpretazione biblica.
I padri sviluppano l’allegoria come strumento dell’interpretazione biblica → ermeneutica aperta e
innovativa. Tramite la loro capacità di intendere come tipo ogni realtà presente nella scrittura scoprono la
figura e la presenza del mistero di Cristo e della chiesa. Scrittura per loro = valenza infinita di senso. I padri
non finiscono mai di interpretare la scrittura perché provenendo da dio contiene la sua sapienza. I padri
usano unitamente il senso letterale e spirituale. Es esegesi origeniana -> opposizione tra lettera (historia) e
spirito (allegoria). Opposizione: primato del secondo rispetto alla prima. Origene vuole combattere le
interpretazioni ripiegato eccessivamente o esclusivamente sulla lettera del testo. 3 sensi dell’esegesi
origeniana: 1. Racconto, historia; 2. Figura, allegoria; 3. In ciascuno di noi -> senso morale.
Metodo allegorico crea problemi nasce la scuola antiochena che intendeva limitare la theorìa cioè la
contemplazione della realtà futura.
L’ESEGESI MEDIEVALE. Espressione nella dottrina dei quattro sensi: il senso letterale resta la base di ogni
interpretazione, mentre il senso spirituale si articola su tre livelli: allegoria (riferimento a cristo e alla chiesa,
oggetto della nostra fede); morale (imperativo etico del testo, oggetto della nostra carità); analogia
(rivelazione delle realtà escatologiche, oggetto della nostra speranza). Non tutti i sensi venivano poi
applicati a tutti i testi.
L’EPOCA MODERNA. Erasmo = interpretazione della scrittura basata sulla conoscenza delle lingue bibliche e
sulla critica letteraria. Lutero = critica l’uso esasperato dell’allegoria e propone un’interpretazione basata
sull’autorità dello spirito -> sola scriptura e libero arbitrio.
Nasce poi il movimento del razionalismo = ogni conoscenza umana deve essere fondata sulla sola ragione ->
Spinoza applica questo principio all’interpretazione biblica.
Nuovo impianto della critica storica: ogni avvenimento deve essere spiegato solo in forza dello sviluppo e
del processo temporale → nasce il metodo storico-critico di Simon: storico perché attento allo sviluppo
temporale, critico perché fedele alla scienza razionale. Metodo con procedere analitico, analizzato ogni
singolo passo e collocato nel contesto del suo periodo storico. Senso unico del testo scoperto dall’analisi
storico-letteraria, il senso spirituale diventa secondario. Il contesto interpretativo = la scrivania dello
studioso erudito → nasce doppio binario: interpretazione scientifica delle accademie e l’interpretazione
pietistica delle chiese. Separazione AT e NT. Rifiuto del nuovo metodo.
L’ERMENEUTICA MODERNA mette in discussione la concezione dell’oggettività storica presupposta del
metodo storico-critico. L’attenzione si sposta dall’autore all’opera stessa e al lettore -> dove c’è un soggetto
c’è soggettività. Nel Dei Verbum -> ermeneutica d’autore affianca quella del testo. Nel documento
L’interpretazione della bibbia nella chiesa la chiesa ha preso coscienza del problema ermeneutico.
Descrizione dei 3 orientamenti che hanno segnato la storia dell’interpretazione biblica oscillano tra una
posizione storico-critica e una polisemica -> ma entrambi mancanza di saldo riferimento alla tradizione.

I sensi della scrittura


Il teso L’interpretazione della bibbia nella chiesa propone 3 sensi biblici:
1. Senso letterale: mette in luce quanto espresso dall’autore umano. Analisi dei sistemi linguistici,
delle espressioni e del carattere metaforico.
2. Senso spirituale: ricerca di valori religiosi in quanto la scrittura è un testo ispirato. Concezione
unitaria della bibbia.
3. Senso pieno: altro modo di designare il senso spirituale quando questo si distingue da quello
letterale. Nasce dalla qualità dinamica del testo biblico -> lungo percorso di redazione. Emergono
comprensioni e sottolineature che arricchiscono il testo. Non contraddice il senso originario ma lo
approfondisce.
La bibbia rispetto al senso letterario può arricchirsi di un senso più pieno, spirituale -> nasce la teologia
biblica: qualità intrinseca al testo. Contesto di nuovi lettori che introducono sensibilità e sottolineature
ermeneutiche ai lettori primitivi. Lettori credenti che domandano al testo nuove risposte di fede. Esegesi
archeologica è insufficiente perché nega la dimensione teleologica di ogni testo biblico. Bibbia offre una
proposta globale che porta a compimento con l’aspirazione profonda dell’essere umano.
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Verso una sintesi ermeneutica


L’ermeneutica comporta la considerazione di 3 elementi irrinunciabili: autore, testo, lettore;.
AUTORE. Per comprendere un testo è necessaria un’analisi critica per ricostruire le condizioni storiche
dell’evento e una profonda analisi dell’autore per entrare nell’interiorità del soggetto -> accedere al senso.
Importante è la conoscenza dell’intenzione dell’autore. Necessità che l’interprete entri in sintonia con il
mondo interiore dell’autore. Il testo una volta uscito della penna dell’autore inizia una vita autonoma,
assume valenza. È impossibile una lettura neutrale, impossibile osservare senza essere parte del processo
osservativo. Impossibile una sintonizzazione oggettiva e completa del lettore con l’autore. L’ermeneutica
dell’autore è insufficiente.
TESTO. La linguistica moderna studia la lingua nel suo aspetto sincronico -> obbiettivo di conoscerne il
funzionamento. Lingua = combinazione di suoni e segni equivalenti. Linguaggio = struttura autonoma. Un
testo è un insieme di elementi interconnessi a diversi livelli. La sua interpretazione dipende dall’analisi del
testo stesso nella sua forma attuale di unità strutturata. Ricoeur -> linguaggio simbolico per la
comprensione delle realtà trascendenti. Compito dell’ermeneutica biblica = consentire davanti al lettore il
dispiegamento del mondo del testo biblico. Lettura simbolica appropriata al linguaggio religioso poiché
rende le realtà spirituali con metafore. Simbolo -> chiave per cogliere gli aspetti profondi della bibbia.
Passaggio dal senso letterale a quello trascendente grazie al simbolo.
LETTORE. Costituisce il contesto immediato del testo. L’esegeta che interpreta un testo lo fa a partire da
una tradizione interpretativa a cui appartiene. La comprensione del testo presuppone la sua autonomia che
offre al lettore la possibilità si auto comprendersi. Nascono nuovi metodi esegetici che cercano di integrare
nell’analisi dei testi biblici l’istanza rappresentata dal lettore. Pericolo che l’attenzione esclusiva alla
dimensione sincronica del testo conferisca al lettore una certa onnipotenza nell’interpretazione del testo.
L’interpretazione della bibbia nella chiesa accoglie la legittimità dei nuovi approcci che evidenziano
l’importanza del lettore -> rappresenta la comunità credente. Lettura è memoria e testimonianza. DV 10
riconosceva il rapporto tra l’analisi esegetica e la tradizione ecclesiale di lettura e di interpretazione.
L’esegesi ha lasciato spazio al lettore e l’esegeta è un lettore tra altri. Lettura critica e scientifica affiancata
a quella liturgica e spirituale.

Un libro dalle molte facce


Pretesa di Unità e pluralità. Il fatto che la bibbia sia uno e allo stesso tempo multipla comporta luci e
difficoltà perché lo sguardo unitario si urta in continuazione con la constatazione delle differenze. La
pluralità spinge a una comprensione più profonda e più vera. La pluralità è inscritta nella natura della
parola. Parlare significa usare più parole. Parlare di dio all’uomo -> pluralità di parole umane. L’unità si
recupera nella parola finale del figlio. I testi biblici non forniscono direttamente la risposta ma forniscono
un orizzonte entro il quale scegliere e decidere. Possono coesistere diverse realtà. L’unità biblica è il segno
dell’unità di dio, unità trinitaria. L’elemento unificato delle parole bibliche = logos eterno. La conoscenza
critica della parole sonore della scrittura è importante.
Un libro per tutti. Lettura della scrittura laica -> riposizionamento democratico. La bibbia è un opera
classica democratizzata. Si è passati a un’analisi narrativa e retorica della bibbia -> sottolinea la relazione fra
narratore e lettore. Gli interessi di una lettura laica della bibbia come opera classica:
1) Questo testo ha qualcosa da dire alla nostra umanità.
2) Quando il lettore vuole identificarsi con un personaggio del racconto scopre che confluiscono tutte
in Gesù.
3) Libertà concessa al lettore -> lo scritto e la parola annunciata rinviano ad un evento salvifico che
coinvolge. Bibbia = testo suscettibile di vari tipi di lettura.
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Parte seconda: UN LIBRO UMANO


I: IL TESTO DELLA BIBBIA
Lingue, materiale scrittorio, manoscritti
Le lingue originali della bibbia sono l’ebraico, l’aramaico (lingue semitiche) e il greco. Ebraico è AT,
aramaico è la lingua di alcune brevi sezioni, greco è NT, di 2Maccabei e del libro della Sapienza.
Il materiale scrittorio è vario: pietra, metallo, argilla, papiro, pergamena. Ultimi 2 usati per la redazione dei
manoscritti biblici. Forma caratteristica rotolo poi codice. Poi usata anche la carta di stracci.
I manoscritti ebraici antichi hanno solo il testo consonantico, vocali vengono inserite dopo, poi gli accenti.
Presentano una scrittura continua o una spaziatura ridotta tra le parole.
Manoscritti grechi antichi sono scritti in caratteri maiuscoli poi grafia minuscola.
Parte finale del manoscritto -> COLOFONE serve per offrire i dati essenziali del manoscritto relativi al
contenuto, allo scriba e al suo lavoro.
Divisione in sezioni del testo biblico. Divisione in capitoli e versetti. Estienne -> Vulgata con la divisione in
capitoli e versetti da noi conosciuti.

I testimoni del testo ebraico della Bibbia


IL TESTO MASORETICO (TM). Testimonia il testo ebraico. 3 manoscritti testimoniano questo testo: 1. Il
codice dei profeti; 2. Il codice di Aleppo; 3. Il codice di Leningrado.
Poi scoperti frammenti di manoscritti più antichi che hanno ampliato la conoscenza della storia della bibbia
ebraica: a) I frammenti della Genizàh del Cairo; b) I manoscritti di Qumran; c) Il papiro di Nash; d) Il
Pentateuco samaritano; e) Il testo ebraico alla base della LXX.
A partire da questi testimoni si può sintetizzare il percorso del testo ebraico in 3 tappe:
1. Periodo di fluttuazione. Fino al I sec. d.C., coesistono vari tipi testuali.
2. Fissazione del testo normativo, consonantico. Fissazione del canone e del testo masoretico.
3. Fissazione delle vocali. Dal VI al X sec. d.C., definitiva stabilità del testo ebraico e aramaico della
bibbia.

Le versioni della Bibbia ebraica


LA VERSIONE DELLA LXX. Versione in greco della bibbia ebraica realizzata ad Alessandria d’Egitto.
Traduzione del Pentateuco prima, degli altri libri dopo. Oltre ai libri canonici ebraici compaiono: I Esdra,
Sapienza, Ecclesiastico, Giuditta, Tobia, Baruc, Lettera di Geremia, 1-2 Maccabei. Aggiunte
deuterocanoniche ai libri di Ester e Daniele. Estensione dei libri diversa da TM. Lavoro svolto dalla somma
di singole traduzioni fatte da persone diverse. Intento -> dotare la comunità giudaica di una traduzione
greca della Toràh. Primo esempio di traduzione di un intero corpus. Anello di congiunzione tra AT e NT.
LE ALTRE VERSIONI GRECHE. LXX osteggiata dagli ebrei -> nuove traduzioni più coerenti con il TM:
a) Aquila, traduzione parola per parola, incorre in errori grammaticali;
b) Teodozione, revisione della LXX per avvicinarla al TM;
c) Simmaco, traduzione fedele all’ebraico ma in buon greco;
d) Esapla, straordinaria edizione della bibbia. 6 colonne parallele. Curò il testo esaplare della LXX.
LE VERSIONI ARAMAICHE. Entra in Palestina la lingua aramaica necessaria per tradurre il testo ebraico.
Traduzione per lo più orale: targùm. Si inizia a fissarlo, principali testimoni:
1. Targùm del Pentateuco. Comprende diverse recensioni: Targùm Pseudo-Jonatan; Targùm Frammentaio;
frammenti della Gnizàh del Cairo; Codice Neòphyto; Targùm Ònqelos.
2. Targùm dei Profeti. 3. Targùm degli Scritti.

I testimoni del testo del Nuovo Testamento


NT ci è giunto in un tal numero di esemplari e in forme testuali diverse. Le varianti interessano la
grammatica, l’ortografia o lo stile. Gli autografi andarono persi ma i testimoni più antichi distano solo 3 o 4
secoli dagli originali. Per catalogare i manoscritti si usa il metodo di Gregory. Manoscritti maiuscoli sono
indicati da un numero preceduto dallo zero. Manoscritti minuscoli sono indicati con i numeri arabi. Papiri
vengono indicati con una P e un numero a esponente. Lezionari indicati con la l e un numero a esponente.
Manoscritti latini vengono indicati con le lettere minuscole dell’alfabeto latino.
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PAPIRI. Circa 96, provengono dall’Egitto, risalgono al III e IV sec. d.C. i principali: Papiro Ryland, papiro più
antico; Papiri Chester Beatty; Papiro Bodmer II; P72; P75.
CODICI MAIUSCOLI. Circa 299. I più importanti: Codice Sinattico, Codice Vaticano; Codice Alessandrino; Il
Palinsesto di Efrem; Codice Occidentale.
CODICI MINUSCOLI. Circa 2792 e si diffondono dal IX sec. fino al invenzione della stampa. Hanno grande
valore solo quando riproducono un archetipo antico. Quando fra loro c’è parentela costituiscono una
famiglia.
LEZIONARI. Manoscritti con le letture liturgiche del NT. Sono 2193 posteriori al IX sec.
CITAZIONI DEI PADRI. Materiale copioso da abbracciare la totalità del NT. Citazioni che riportano un testo
più antico rispetto a quello dei grandi codici.
RECENSIONI. In base a somiglianze e affinità i manoscritti del NT sono classificati in 4 gruppi testuali,
chiamati recensioni: 1. Recensione alessandrina, breve e rifugge da rielaborazioni grammaticali o stilistiche.
2. Recensione occidentale, numerose aggiunge, omissioni -> testimonianza testuale antica. 3. Recensione
cesariense, forma linguistica migliore, infiltrazione di alcuni elementi della recensione occidentale.
4. Recensione Bizantina, testo ampio, correzioni stilistiche e aggiunte esplicative.

Le versioni dell’Antico Testamento e del Nuovo Testamento


Necessita di nuove traduzioni della bibbia cristiana, ai due testamenti.
VERSIONI LATINE. Vetus latina, traduce un testo greco della LXX. Testo molto antico e alto valore critico. Il
NT rispetta il più possibile l’antico testo latino ma elimina gli errori di traduzione. Dell’AT rimangono solo
frammenti. Vulgata, traduzione della bibbia ebraica direttamente dall’ebraico. Si impose come bibbia
ufficiale della chiesa latina. Dopo il concilio vaticano è stata pubblicata la nuova traduzione Neo-Vulgata.
VERSIONI SIRIACHE. 2 riguardano la bibbia, 2 l’AT, 3 il NT.
ALTRE VERSIONI ANTICHE. Versioni copte, egiziane antiche, molte affinità con il tipo testuale alessandrino.
Versione gotica. Versione armena del NT è la più attestata dopo la Vulgata. Versioni georgiana, etiopica,
araba, slava, attestano la diffusione del cristianesimo e il crescente bisogno di inculturazioni. Traduzioni
secondarie.

II: LA CRITICA TESTUALE


Premessa
La critica testuale studia il processo di trasmissione del testo a partire dalla sua redazione. In presenza di
più redazioni bisogna stabilire da quale testo partire. Dopo la redazione segue la trascrizione (da un
manoscritto se ne ricava un altro per opera di un amanuense). La recensione, processo di correzione di un
testo, avviene quando non si ha più a disposizione il manoscritto originale e occorre avvalersi del confronto
di manoscritti derivati. Questa critica tende a ricostruire lo stato originale dell’opera al momento della sua
redazione o stabilisce il testo uscito da una determinata recensione antica.

Le alterazioni del testo


Nel processo si trasmissione di un testo di introducono numerosi cambiamenti accidentali o intenzionali. La
critica stabilisce principi e metodi per identificarli e correggerli, per ristabilire il testo nella forma più vicina
all’originale, per conoscere la storia dell’interpretazione del testo.
ERRORI DI OMISSIONE: omissione di una lettera, omissione di una parola, omissione di un’intera frase,
apolografia (omissione di un elemento: lettera,sillaba,parola).
ERRORI PER AGGIUNTA: aggiunta di una lettera, aggiunta di una parola, aggiunta di una frase intera,
dittografia (ripetizione di una lettera, sillaba, parola o frase intera).
ERRORI PER CONFUSIONE E PER INVERSIONE DI LETTERE O DI PAROLE SIMILI.

Cause delle alterazioni


Possono essere involontarie o intenzionali.
CAUSE INVOLONTARIE: difetti fisici del copista; Omeoteléuton salto da un gruppo di lettere a un identico
gruppo che ricorre poco dopo omettendo di trascrivere le parole intermedie; Itacismo confusione di parola
con significati diversi a causa di vocali e dittonghi tutti con la stessa pronuncia; scrittura continua senza
divisione tra le parole.
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CAUSE INTENZIONALI: preoccupazioni grammaticali dello scriba che corregge un errore o migliora lo stile
sciatto; preoccupazioni armonistiche, armonizzare o completare passi paralleli. Si ha una lezione conflata
quando lo scriba trovandosi di fronte a due lezioni diverse le riporta entrambe; preoccupazioni teologiche.

Principi e metodi della critica testuale


La critica testuale per ricostruire il testo originale procede secondo due momenti diversi ma collegati:
critica esterna e critica interna. Critica esterna: inventare le varianti consultando l’apparato critico della
bibbia. Tenere conto della quantità e della qualità dei codici e della loro genealogia. Le varianti più antiche
rappresentano meglio l’originale.
Critica interna: regole di natura orientativa: 1. È da considerarsi lezione genuina quella che può spiegare
l’origine della altre lezioni. Regola aurea. 2. Una lezione più difficile è da preferire in generale a una lezione
più facile. 3. Una lezione breve è da preferire in generale a una lezione più lunga. 4. Una lezione difforme
dal passo parallelo è da preferire a una lezione conforme. 5. Quando nessuna delle lezioni varianti è
soddisfacente si ricorre alla congettura.

III: LA FORMAZIONE LETTERARIA DEL LIBRO


I libri dei popoli vengono scritti quando la storia è stata vissuta per comprendere meglio la propria identità
e per far conoscere alle nuove generazioni. Bibbia = espressione di decine di autori che raccolgono e
mettono per iscritto la tradizione orale.

La formazione letteraria della Bibbia ebraica


L’AT si è formato lungo tra assi portanti che sono la legge, i profeti e gli scritti -> costituiscono la struttura
dell’attuale Bibbia ebraica e rivelano il cammino del consenso creato intorno a questi libri. Legge: i primi 5
libri riconosciuti come obbligatori e canonici. Profeti: tradizione ha raccolto i racconti scritti nello spirito dei
profeti e le parole dei profeti stessi. Scritti: testi diversi.
LA FORMAZIONE DELLA LEGGE (PENTATEUCO). Orientamenti di fondo: 1. Complessità del testo biblico del
Pentateuco. Necessità di un approccio umile che tenga conto delle diversità e delle ricchezze nascoste.
2. Studio del testo nel suo tenore attuale. Analisi diacronica. 3. L’esilio babilonese fa sprofondare Israele in
una crisi religiosa e politica. Necessità di definizione della propria identità religiosa. Nascono 2 grandi
redazioni: deuteronomista e sacerdotale.
Esistono tradizioni preesiliche che non sono mai state riunite letterariamente in un’unica narrazione: il
codice dell’alleanza, il codice deuteronomico, racconti patriarcali, racconto d’origine.
Contributo deuteronomista e sacerdotale fondamentale nel processo di formazione del Pentateuco.
Contributo sacerdotale .P = narrazione indipendente che narra una storia salvifica -> intento di annunciare
il ritorno della presenza di Yhwh. P interpreta le tradizioni precedenti come 3 tappe di una medesima storia
orientate alla rivelazione di dio. P + Toràh sacerdotale + codice di santità.
Contributo deuteronomista. Codice deuteronomico, sua riscoperta e proclamazione e riflessione sulla
storia di Israele. Identità giudaica legata alla terra e all’osservanza di una legge che è allo stesso tempo
cultuale ed etica. Armonizzare la trazione sacerdotale con la tradizione deuteronomista grazie a 1. Lavoro
di sintesi delle principali tradizioni legali di Israele da parte del codice di santità; 2. Redazione dei libro dei
numeri; 3. Lavoro di scribi che orientano il resto al nuovo orizzonte del Pentateuco.
Prevale la tradizione sacerdotale perché la scelta di Toràh come Pentateuco significa la dissociazione della
Toràh dal possesso della terra. Il pentateuco raggiunge la sua forma ultima saldando insieme la tradizione
della Toràh di Mosè con il tempio e le sue ordinanze.
LA FORMAZIONE DEI LIBRI PROFETICI. I profeti anteriori. La tradizione giudaica accomuna i libri di Giosuè,
Giudici, 1-2 Samuele, 1-2 Re ai profeti -> costituiscono un’unità (della lingua e teologica) = Deuteronomio.
Lo stile e la teologia deuteronomista sono influenzati dai trattati assiri -> presenza di scribi nella corte di
Gerusalemme. Esistenza di una biblioteca deuteronomista nel tempio di Gerusalemme.
Ipotesi di Noth che un opera deuteronomista comprende i libri che vanno dal Deuteronomio a 2 Re. Gli
autori di questa storia si trovano però nella diaspora babilonese -> risposta alla crisi identitaria degli esuli
giudei. Nuove riletture nell’epoca persiana e successivamente fino all’epoca ellenistica.
I profeti posteriori. Studio del libro profetico. I redattori sono scribi che rivendicavano il carisma profetico
con la loro attività scrittoria una capacità di innovazione e di continuità profetica.
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Tappe della messa per iscritto e della trasmissione del messaggio profetico: - messi per iscritto i lònghia
orali; - aggiunte di piccole unità; - inserimento di un testo con valore redazionale per l’intero libro; - rilevare
legami redazionali fra gli stessi libri, legami che servono a fissare un corpus propheticum; - aggiunte testuali
possono rapportarsi ad altri corpi scritturistici.
In che modo avvenivano queste aggiunte? Intento era la conservazione e la preservazione del senso. I
nuovi sviluppi redatti nella forma profetica e posti in modo anonimo sulla bocca del profeta. Corpo
profetico-> libro di Isaia = voce direttrice, testimoniano una profezia che dal tempo assiro arriva fino
all’evento di un cielo nuovo e di una terra nuova. Altri profeti trasmettono profezia complementari.
Trasmissione poetica e teologica -> reinterpretano e attualizzano profeticamente l’antica parola profetica.
Gli scritti profetici potevamo diventare un corpus solo in connessione con il corpus autoritario -> Toràh. I
profeti così trasmettevano e interpretavano la Toràh.
La formazione degli scritti. Scritti diversi e tardivi. Spazio aperto a nuove acquisizioni fino alla decisione
giudaica e cristiana di chiudere il canone. L’ordine dei libri non è omogeneo nelle varie tradizioni. Nelle
edizioni della bibbia a stampa: i 3 grandi scritti, il gruppo delle 5 meghillòt, Daniele, Esdra, Neemia, 1-2
Cronache. La tradizione della diaspora greca addotta la chiesa cristiana e aggiunge altri libri.

La formazione letteraria del Nuovo Testamento


Connessa con la storia della comunità credente, riflette gli ambienti che la caratterizzano e dipende da una
tradizione orale precedente. Si sviluppa in un breve arco di tempo. Seguendo il quadro storico-cronologico
diverso dall’attuale struttura redazionale appaiono 4 gruppi di scritti: le lettere Paoline, i vangeli con gli atti
degli apostoli, gli scritti Giovannei e le lettere cattoliche.
LE LETTERE PAOLINE. Articolazione canonica dalla più corposa alla più breve. 3 gruppi : lettere autoriali o
prolegòmena (si riferiscono all’opera dell’apostolo), le lettere della prima tradizione paolina e le lettere
della seconda tradizione o antilegòmenas (testimoniano la viva tradizione delle comunità fondate
dall’apostolo). La storia parte dalla tradizioni circolanti nelle comunità prepaoline. Paolo poi le riprende e
integra questi elementi nel quadro della nuova sintesi letteraria che mette per iscritto tramite un
segretario. Paolo scrive su papiro piccoli brani che poi incolla insieme. Nell’intestazione delle lettere sono
presenti anche altri committenti oltre a Paolo, anche tutta la comunità. Carattere comunitario.
Scritto più antico: 1 Tessalonicesi. La lettera agli ebrei differisce per stile e impostazione da Paolo ma è uno
scritto vicino all’ambiente paolino -> omelia cristologica. Le lettere sono indirizzate a singole chiese,
venivano lette nelle assemblee liturgiche e venivano conservato. I destinatari spesso trasmettevano la
lettera ad altre comunità dopo averne fatta una copia.
VANGELI SINOTTICI E ATTI DEGLI APOSTOLI. Apostoli -> opera di annunciazione incentrata sul mistero
pasquale. Ebrei che predicavano ad altri ebrei proclamando Gesù come Messia. Contenuto dell’annuncio =
kérygma. Dopo la morte di Gesù tradizione orale = vangelo (messaggio proclamato oralmente). La
composizione dei vangeli fu preceduta da una ricca tradizione orale. Scene e episodi separabili ma
frammenti inseparabili dalla loro funzione pastorale nelle comunità. La resurrezione = chiave di volta
dell’annuncio evangelico. I ricordi prepasquali trovarono la loro interpretazione alla luce della resurrezione
di Gesù. La formazione dei vari episodi fu motivata dalla vita stessa della chiesa primitiva. Per svolgere
queste funzioni fondamentali gli apostoli ricordavano gli episodi di vita di Gesù. Nacquero gli scritti
evangelici -> interpretazione aut4entica dell’opera di Gesù alla luce della sua risurrezione. Vangeli = opera
di determinate persone: Matteo, Marco e Luca. Valore storico di una storia significante che trae la verità
dal punto culminante della vita di Gesù e dalla vita di una chiesa guidata dallo spirito.
Questione sinottica -> i primi tre vangeli sono simili tra loro. Teoria delle fonti -> 2 fonti: Marco da cui
attingono Matteo e Luca (ma loro hanno in comune 240 versetti che mancano in Marco) -> li hanno presi
da un’altra fonte: raccolta di lohìa, detti del signore e tramandati dalla comunità, FONTE Q. Marco e Luca
attingono anche da fonti proprie. Al vangelo di Luca bisogna accostare anche gli atti degli apostoli. Luca ha
prodotto due scritti che si integrano a vicenda -> complesso materiale tradizionale. 1° parte città di
Antiochia = luogo di provenienza delle tradizione degli atti; 2° parte itinerario o diario di viaggio.
L’OPERA GIOVANNEA. Giovanni autore del 4° vangelo, di 3 lettere e l’Apocalisse → appartengono
all’ambiente religioso della comunità giovannea. Giovanni trasmetteva a chi non era presente la sua
esperienza e la sua interpretazione di fede in forma orale, che raccolta dai discepoli ha prodotto il vangelo.
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Raccolta da più discepoli, unite dall’evangelista e conclusione grazie a un redattore finale che include gli
elementi antichi esclusi.
La prima lettera = gioiello, vertice della teologia neotestamentaria; la seconda e la terza sono biglietti.
Un confronto tra le lettere e il vangelo permette di affermare che provengono dalla medesima tradizione.
Apocalisse = autentico annuncio del vangelo a una comunità cristiana. L’autore di presenta come Giovanni
e si qualifica come profeta. Diversità di stile e problematica teologica non sono tali da negare il riferimento
a Giovanni.
LE LETTERE CATTOLICHE: le lettere di Giacomino, due lettere di Pietro e la lettera di Giuda. Universali
perché destinare all’insieme delle chiese. Ortodossia = diritto di appartenere al canone scritturistico.
Lettera di Giacomo: omelia o raccolta di temi omiletici. Autore giudeo-cristiano.
La 1 Pietro: catechesi legata alla liturgia battesimale rivolta a cristiani battezzati per richiamarli alla grazia
del sacramento ricevuto e alla conseguente coerenza di vita. Autore Silvano, collaboratore di Paolo e di
Pietro. Raccoglie il ricordo di Pietro dopo la sua morte.
La 2 Pietro: diversa lingua, stile e impostazione teologica. Autore vuole lasciare un testamento spirituale
che salvaguardi e sigilla la testimonianza apostolica su Gesù. Discepolo dell’apostolo.
La lettera di Giuda: omelia di stampo giudaico-ellenistico. Si polemizza contro le nascenti eresie e si esorta a
una degna condotta cristiana. Autore giudeo-cristiano di cultura ellenistica che la attribuisce a Giuda.

IV: IL GRANDE CODICE


Premessa
Interesse per il carattere estetico della Bibbia -> si offre in alcune parti come un’opera dotata di qualità
estetica. Bibbia = sistema immaginativo entro il quale la letteratura occidentale ha operato e opera.
Definizione nel saggio: il grande codice di Frye. Bibbia è stata l’immenso vocabolario iconografico e
ideologico dell’occidente. Importanza estetica della bibbia -> i biblisti stanno apprezzando il volto stilistico
del libro sacro e i critici letterari stanno riscoprendo la vastità dell’ispirazione esercitata sulla produzione
artistica. Dialogo tra bibbia e arte -> riconoscimento del modo con cui tramite l’opera artistica la bibbia è
stata letta. Superato il pregiudizio secondo cui la forma artistica-simbolica è solo un espediente
ornamentale ininfluente per cogliere la verità sul testo biblico. Forma e contenuto sono indissolubilmente
uniti. Corpur biblico -> presenza di pagine di altissima poesia e libri di raffinata fattura artistica.
Giovanni annuncia Gesù come il pastore bello -> perché la sua parola non dovrebbe essere bella?

Il vocabolario dell’estetica biblica


Tob = concetto di bello. Può essere tradotto a seconda dei contesti con buono, bello, piacevole…
confluiscono intrecciandosi in questo termine i valori di bontà, bellezza, verità, vita unificati dall’intento di
definire una qualità ontologica. Tob suppone la bellezza vera e propria come quella del creato o della terra
promessa da Dio ma definisce anche la bontà etica. La LXX definisce questa ricchezza: kàlos (bello), agathòs
(buono), chrestòs (utile, piacevole).
Tob definisce l’essere creaturale. Es nel primo racconto della creazione (pag 198).
Es nei capitoli finali di Giobbe (pag 198/199).

I canoni estetici della Bibbia


La bibbia dice dio in modo vero e bello -> esaltare l’approccio scientifico. Testo ricco di sfumature sottili, di
allusioni e di polisemie.
UNA LETTURA FEDELE AL TESTO ORIGINALE. Una lettura che esima dalla conoscenza attenta e fedele della
lingua originale perde sfumature preziose. Es Gb 7,6, Ct 7,6 (pag 200).
LE TECNICHE SONORE. La tradizione orale ama anche la qualità sonora del linguaggio poetico -> discorsi
letterari dell’allitterazione, dell’assonanza, della rima e del suono dominante.
PARALLELISMO. Procedimento letterario della poesia ebraica. Specie di rima interiore che nell’apparente
ripetizione di termini o di espressioni propone nuove sottolineature e complementi. Forma fondamentale =
monostico (due membri in parallelismo). Parallelismo dei membri permette determinazioni e sottolineature
particolari e significative. Il proverbio monostico può assumere sfumature particolari come comparazione e
paragone o si allarga in aggregazioni tematiche come istruzione e esortazione e proverbio numerico
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(elencazione ordinata di una serie. Riunisce sotto una comune identità elementi diversi fra loro e focalizza
l’attenzione su un elemento particolare nel contesto-confronto degli altri).
LE TECNICHE DI MONTAGGIO. Es cantico di Debora -> intense invocazioni succedono quadri fori e
impressionistici e intermezzi altamente lirici.
I SIMBOLI. Accostamento di due elementi, il primo materiale. Accostamento che genera una novità di
senso. Il simbolo è legato all’esperienza reale dell’uomo, ma la trascende rinviando a significati nuovi.
Simbolo -> symbàllo (mettere insieme) vs diabàllo (disperdere) -> diabolo (dispersore).
Leggere la realtà in chiave simbolica-> mettere insieme i molti aspetti del reale e scoprire significati nuovi.
Leggere la realtà in modo frammentario -> compiere un’opera diabolica.
Il mondo contemporanea ha liquidato il simbolo come un linguaggio prelogico. Rivalutazione del simbolo
nella lettura della bibbia -> rivalutazione dell’opera. Il simbolo si indirizza all’uomo intero, è in grado di
caricarsi di significati. Simboli nella bibbia -> leggere il mondo come una realtà dotata di senso, come un
mistero che il simbolo svela in parte. Il simbolo permette di evitare il rischio di dire dio è come e quello di
dire dio non è come. Simbolo permette di rivelare e velare insieme.
3 ambiti in cui si muove la simbologia biblica: teologico [antropomorfismo per descrivere un dio giustiziere
del male, ma anche paterno e materno. Teriomorfismo per descrivere il mistero dell’uomo], antropologico,
cosmico.

La poetica narrativa
Un poeta biblico esprime la sua arte nel complesso di interi libri. Master of the tale, maestro del racconto ->
Costruisce la narrazione in vista di un tèlos. L’intero libro biblico appare in un disegno armonico che va dalla
Genesi all’Apocalisse. Lettore biblico -> respiro ampio che invita a un orizzonte comprensivo di tutta la
storia.

La poetica del Nuovo Testamento


Il NT esprime tob della creazione -> rifuso in colui che si è rivelato il pastore bello. Il re persiano aveva raso
al suolo edifici cristiani della Palestina si ferma davanti alla raffigurazione dei magi sulla basilica di
Betlemme -> in omaggio alla bellezza. Bellezza -> segno di una salvezza offerta agli uomini. Magnificat ->
ricalco di espressioni bibliche del vangelo di Luca -> testo di altissima qualità fonte di composizioni
artistiche. Il NT e la bibbia si chiudono con la descrizione della Gerusalemme celeste. Preziosità delle
gemme esprimono la qualità della città.

I generi letterari
Ricchezza che si esprime all’interno delle modalità letterarie definite generi letterari. Procedimenti
espressivi propri di una determinata cultura e caratterizzati da elementi specifici. L’articolazione del libro
sacro testimonia una struttura fondata su grandi generi letterari: per AT Toràh, profeti e scritti; per NT
vangeli, atti degli apostoli, lettere, apocalisse. Toràh -> narrazione storico-mitica e prosa legale; profeti ->
storiografia; scritti -> genere sapienziale e altri generi. Vangeli -> sintesi della tradizione apostolica relativa
a Gesù; atti degli apostoli -> genere letterario vangelo; lettere -> alcune genere epistolare ellenistico, altre
genere parenetico, altre genere omiletico-haggadico; Apocalisse -> genere apocalittico.

Un comandamento antiestetico?
Comandamento che nega ogni legittimità artistica. Divieto di immagini scolpite, interdizione di ogni tipo di
rappresentazione o di figura tratta dal mondo creato. Pèsel = immagine scolpita dall’uomo -> idolo o
immagine sacra. Proibizione ad ogni possibile raffigurazione cultuale. Culto aniconico. Divieto di ogni altro
dio anche di Yhwh. Purificazione della fede di Israele -> meditazione della teofania sinaitica. Non si può
rappresentare Yhwh perché non si è autorivelato. Scelta aniconica ->> orienta l’estetica e la teologia verso
la vita dell’uomo, immagine vivente di dio. Gesù = celebrazione suprema della visibilità del divino nella
carne dell’uomo e nella storia. Possibilità autentica di vedere Dio. Tramite la parola accediamo a Dio.
Parola permette di superare l’ambiguità del fatto storico e di trasformare una serie di eventi in storia
salvifica. L’evento conferisce alla parola lo spessore della realtà, superando il piano della promessa. Il testo
biblico accoglie con dovizia simboli, miti e figure concrete -> ricco repertorio iconografico, bibbia =
stupendo giardino di arte e di simbolo capace di captare il tob divino tramite la bellezza della creatura.
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VI: LA GEOGRAFIA DELLA TERRA DELLA BIBBIA


Geografia = scienza autonomia, può fornire al lettore della bibbia strumenti utili per interpretarla.
Geografia scienza aperta a tracciare il quadro di un territorio. Può aiutare a comprendere una realtà
letteraria nata in un territorio. Lo studio della grog radia del paese dove è nata la bibbia colloca il libro nel
contesto concreto di un ambiente fisico dove una popolazione ha prodotto il libro sacro.

La geografia fisica
Il contesto medio-orientale. Palestina = mezzaluna fertile che partendo dal Golfo persico risale lungo i fiumi
e devia a occidente verso il mediterraneo, scende lungo la costa del mare per arrivare al delta del Nilo. La
Palestina si trova nel passaggio dalla Mesopotamia all’Egitto. (cartina pag 234).
La Mesopotamia. Terra tra i fiumi, regione a nord del punto in cui Eufrate e Tigri si congiungono.
Tigri nasce dai monti dell’Armenia, passa presso Ninive, bagna Assur e si unisce a sud con l’Eufrate.
Eufrate corso più lungo. Nasce da Ararat, dirigendosi poi verso il mediterraneo e poi a sud presso
Carchemis, e sfociando nel golfo persico.
Regolazione delle acque dei due fiumi -> obbiettivo primario dei governanti ottenuto con la costruzione di
una fitta rete di canali e argini. Pericolo costante delle inondazioni -> mito del diluvio. Controllo dei fiumi
imponeva la necessità di un controllo politico dell’intera regione. I due fiumi costituirono mezzo con cui la
civiltà venne trasmetta in tutti il Vicino Oriente. Erano le vie di comunicazione verso Occidente.
L’Egitto. Cuore e via = Nilo scende dai laghi ricco di limo fino al mediterraneo, fecondando una stretta
striscia di terra e dividendosi in 7 rami principali -> forma la regione del Delta con una rete di canali e di
lagune. Regione ricca di pesci e vegetazione e selvaggina. A destra e sinistra del Nilo = deserto senza vita.
L’acqua del Nilo debordando depositi il limo e feconda il terreno -> piena invocata.
Egitto si divide in due regioni: regione meridionale Alto Egitto (clima secco e calore tropicale) e regione
settentrionale Basso Egitto (regione umida e temperata). Collocazione del Nilo ha reso il paese sicuro.
LA DEPRESSIONE LIBANO-PALESTINESE. Tra il corso dell’Eufrate e il Mediterraneo sorge la Siria, Aram. A
meridione inizia la depressione libano-palestinese costituita da 3 zone: pianura della Beqàh; fossa
giordanica , scende con il fiume Giordano; Arabàh. A occidente di queste due ultime zone si estende il
paese della Bibbia.
Il paese della bibbia. IL NOME. Svariate denominazioni. Mat Amùrru -> Retènu -> Djahi e terra di Hurru ->
Canaan. Canann termine usato dalla bibbia per indicare il territorio dove i gruppi di Israele si istallarono.
Israele = regno del Nord abitato dalle 10 tribù = popolo di dio. Giuda = designa le tribù del sud -> territorio
meridionale del regno -> Yehud = provincia dell’impero persiano -> denominazione dello stato asmoneo ->
Iudea = provincia amministrata facente parte della Siria -> Syria Palestina -> Palestina prima e Palestina
secunda e Palestina Tertia. Palestina = territorio occupato dai Falistei nella pianura costiera meridionale.
Palashtu indicava giù la Cisgiordania.
DESCRIZIONE FISICA DEL PAESE. Delimitato a ovest dal Mediterraneo, a nord dal fiume Litani, a est
Giordano + regione del Galaad, a sud Negheb. Da nord a sud si susseguono le montagne e poi le colline
della Galilea. A sud le montagne della Samaria, ancora più a sud la montagna di Giuda. Catena del Carmelo
prolunga le montagne sella Samaria in direzione nord-ovest. Versante trasgiordanico: altopiano di Basan. A
sud del fiume Yarmukn c’è la regione biblica del Galaad, a sud il paese di Ammon e di Moab -> confine
variabile. 5 pianure del paese: piccola di Asher, di Yizreèl, piccola di Dor, di Saron, pianura falistea. Tra le
zone montagnose e pianeggianti c’è Sefèla -> zona collinosa fertile e ricca di insediamenti.
Il fiume più importante è il Giordano che si getta nel Mar Morto -> mare con alto grado di salinità,no essere
viventi. Lago Tiberiade è di acqua dolce, centro della vita economica della Galilea. (cartina pag 241).
Il clima è subtropicale ma con grandi variazioni a seconda delle regioni. Due stagioni: invernale (da
novembre a marzo, fredda e piovosa); estiva (da aprile a ottobre, secca e senza pioggia -> abbondante la
rugiada). Caratteristico ma non frequente -> vento chamsìn.

La geografia umana
Città e popolazioni. Centro urbano -> edifici amministrativi, scriptorum, artigianato. Sistema idrico consenta
l’approvvigionamento regolare dell’acqua. Sistema difensivo -> mura. Nel regno di Israele -> centri urbani
completi: Samaria e Dan e centri con funzioni militari. Nel regno di Giuda -> due centri urbani: Lachis nella
Sefèla e Gerusalemme.
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Gerusalemme postesilica più modesta -> città per lungo tempo senza mura, sede dell’amministrazione della
provincia e del tempio.
Popolazione prima dell’esilio forse -> 300.000 abitanti nel regno del Nord, 100.000 abitanti nel regno del
Sud. NT popolazione -> Palestina: 500.000/600.000 abitanti; Gerusalemme 20.000 dentro le mura e
5.000/10.000 fuori.
Tra le città notevoli: Sefforis centro amministrativo della Galilea; Tiberiade; Cesarea Marittima capitale
della Guidea. Centri urbani caratterizzati da una presenza della cultura greco-romana -> dipendono da essi
piccoli centri abitati da popolazioni autoctone.
I popoli circonvicini. I FENICI. Popolazione semista che vive lungo la costa mediterranea a nord della
Palestina, concentrata in alcune città: Tiro, Sidone… retroterra necessario per la loro sussistenza, dedite alle
relazioni marittime. Tiro partner commerciale di Salomone. Il regno di Israele avvia relazioni con la città
fenice. Alleanze concretizzata con un matrimonio.
I FILISTEI. Gruppo appartenete ai popoli del mare stabiliti nella pianura costiera meridionale. 5 città.
Allargarono la loro zona di influenza fino alla montagna abitata dagli Israeliti assicurandosi il monopolio del
ferro e la superiorità militare. Sconfitti solo da Davide.
GLI ARAMEI. Tribù semitiche. Fondazione di piccole entità statali nella Mesopotamia settentrionale e in
Siria. Tra gli stati Aramei emerge quello di Damasco spesso in guerra contro Israele. Fine degli stati arami e
divisione in province annessi all’impero assiro.
GLI AMMONITI, I MOABITI E GLI EDOMITI. Si insediano in Transgiordania, danno vita a formazioni statuali.
Gli ammoniti attorno alla capitale Rabat-Ammon. I Moabiti sull’altopiano a oriente del Mar Morto. Gli
edomiti nella arenaria nubiana. Davide li assoggettò a stati vassallo ma cessa con Salomone. Termina
l’autonomia di questi stati limitrofi e diventano province assire.

La geografia economica
Strade e commercio. Posizione strategica della Palestina = crocevia essenziale per le comunicazioni.
Via Maris parte dall’Egitto, attraversa Gaza, risale lungo la pianura di Salon, entra dopo il promontorio del
Carmelo nella pianura di Yzreèl, fiancheggia la costa occidentale del lago Tiberiade per entrare nell’alata
valle del Giordano e raggiungere Damasco e la Mesopotamia. Parallela corre anche un’altra strada.
All’interno le comunicazioni sono assicurate da una strada che va da nord a sud (dalle montagne di Giuda e
Samaria alla pianura di Yzreèl). La valle del Giordano = corridoio naturale di comunicazione nord-sud. Da
Gerusalemme a Beisàn e Galilea. La comunicazione est-ovest = Neghev -> da Arabia a Gaza e Mediterraneo.
Ci sono anche altre strade usate nel passato. Pianura di Yzreèl = importanza strategica, incrocio di strade
internazionali. Il regno di Giuda lontano dalla Via Maris, lontana dai circuiti commerciali = Economia rurale.
Cesarea Marittima di Erode il Grande = preciso disegno economico-sociale-> efficiente porto. Rapido
sviluppo e raggiungimento di un’indiscussa centralità.
Agricoltura, allevamento e artigianato. Economia della Palestina essenzialmente agricola: grano, orzo, fave,
lenticchie, miglio e spelta, vite o olivo. Paese di Giuda -> fornitore di materie prime ma privo di mezzi
economici per trasformarla, venivano esportate in altre regioni. Allevamento bovino nelle regioni ricche di
acqua, più diffuso quello di ovini e capre -> transumanza. Non ci sono notizie della bibbia sulla pesca ma si
pensa che sia stata praticata dalle tribù costiere. Testimoniata nel NT nel lago di Tiberiade. Esistenza
dell’artigianato -> necessità di provvedere alla popolazione i vasi per uso domestico. Artigianato di lusso ->
presuppone l’urbanizzazione e una certa cultura, regno del nord. Produzione liturgica aniconica legata al
tempio di Gerusalemme. Promozione dell’industria grazie ai lavori pubblici finanziati da Erode.
Organizzazione sociale e circuiti economici. Profezia di Amos. Formazione di una classe dirigente affamata
di potere e di ricchezza a detrimento dei ceti marginali. Le leggi del codice dell’alleanza -> affermano il
rischio di impoverimento dei già poveri, persone senza terreni, a rischio di indebitamento e schiavitù.
Aumento di persone bisognose a causa delle migrazioni dal regno del nord. Codice deuteronomico invita i
proprietari terrieri a rendere giustizia ai non possidenti. Struttura sociale a Yehùd -> 3 gruppi: popolo del
paese, popolazione ebrea rimasta in Giuda; gruppo degli esuli; popolazione straniera residente nel
territorio. Gher e toshàb = coloro che non appartengono al gruppo dei reduci. Gher: residente in rapporto
al reduce dall’esilio Ritorno dall’esilio -> tensioni sociali -> costruzione di una comunione effettiva tra i due
gruppi tramite la comune partecipazione alla liturgia del tempio. Toshàb: lo straniero istallatosi nel paese.
Testi biblici sottolineano la necessità di un apertura verso gli stranieri, altri sono contro i matrimoni misti.
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La Palestina conosce il flusso migratorio verso l’Egitto -> sorgono molte comunità. Gli ebrei si dedicano a
ogni tipo di professione e si trovano distribuiti tra tutte le classi sociali. Queste comunità giudaiche sono di
lingua greca e sembrano godere di notevoli privilegi giuridici. Integrazione -> letteratura giudaica in lingua
greca e traduzione della bibbia in greco. Ellenizzazione delle comunità giudaiche della diaspora ->
ellenizzazione del giudaismo palestinese. Palestina conosce prosperità economica durante il regno di Erode.
Posizione strategica commercialmente. Economia locale stimolata da lavori edili e da un grande flusso
turistico. Ciò cessa con la rivolta antiromana e la distruzione del tempio di Gerusalemme -> situazione
economica precaria, deportazione degli schiavi. Con la seconda rivolta antiromana l’impero riprenderà una
politica di sviluppo economico.

La geografia storica
Connessa con le varie fasi della sia storia.
Tradizione patriarcale. Ciclo di Abramo, episodi: Ebron; quattro re orientali. Ciclo di Giacobbe episodi:
Sichen; Carran. Le tradizioni patriarcali testimoniano una geografia imperniata sulle due città di Ebron e
Sichem con i rispettivi territori.
Epoca dei giudici. Cananei -> zone più fertili del paese, piccole città stato. Filistei -> pentapoli. Gruppi
israeliti -> parte più povera del paese, montagna. Sorgenti del Giordano -> Dan. Regione dei laghi di Hule e
Ganèzaret -> tribù di Neftali. Aser -> zona montuosa della Galilea. Tabulo e Issacar -> colline della bassa
Galilea. A nord della montagna di Samaria -> tribù Manasse. Efraim -> parte meridionale della montagna di
Samaria. Tribù di Beniamino -> parte occidentale della montagna tra Samaria e Giuda. Tribù di Giuda ->
montagna a sud di Beniamino.
Epoca monarchica. La conquista di Davide di Gerusalemme la rende il centro politico del regno, estensione
da Dan a Barsabea. Territorio salomonico = territorio davidico + uno sbocco sul mare, porto di Ezion-Ghbèr.
Dopo la morte di Salomone -> divisione delle dieci tribù del nord dal regno di Giuda. Nel regno del nord
emergono 2 località: Betel e Dan. La capitale passa a Samaria. Con l’espugnazione assira di Samariaa il
regno del nord diventa provincia dell’impero assiro con il nome: Samaria. Il regno di Giuda prima di riduce
solo a Gerusalemme poi si allarga di nuovo includendo nuovi territori.
Epoca postesilica. Il territorio giudaico molto ristretto sotto l’impero persiano. Con la morte di Alessandro
Magno fa parte della Celesiria -> stessa condizione geografica coni Seleucidi. Rivolta dei Maccabei ->
costituzione del regno degli Asmonei -> copre il territorio palestinese con l’aggiunta di altri territori.
Epoca romana. Erode riconquista tutti i territori del regno di Davide. Alla sua morte divisione fra i suoi tre
figli. Deposto il primo -> territorio diventa provincia romana della Giudea. Con il figlio di Erode, 3° figlio,
riunione dei territori in un unico regno. Con le rivolte antiromane la Giudea + la Siria = Syria Palaestina.

La geografia teologica
Il significato della terra nel Pentateuco. Terra = definisce il gruppo etnico. Israele la terra che occupa è una
nuova terra, la terra promessa. Quattro filoni teologici attinenti al tema.
UNA COABITAZIONE PACIFICA. Nei racconti sui patriarchi -> tema della terra è rilevante fin dalla chiamata di
Abramo e dalla prima promessa divina. Abramo percorre il paese di Canan e ne prende possesso erigendo
degli altari a Yhwh. Segno di una presenza nella terra che Yhwh ha promesso e indicato. Prima forma di
possesso -> acquisizione di un pozzo a Bersabea e acquisto del campo di Macpela. Occupazione di Abramo
-> condivisione pacifica del territorio.
UNA TERRA CONQUISTATA. Nel deuteronomio la terra = forma di conquista militare sotto la guida di Yhwh.
Una volta entrati nella terra gli Israeliti devono cacciare gli abitanti, no convivenza. Influsso dell’ideologia
regale neoassira. Yhwh sovrano assoluto che conclude un trattato di alleanza con Israele donandogli un
territorio. Popoli = idolatria.
UNA TERRA SACRA. Nel Levitico la terra = spazio rituale. Terra pura incompatibile con la presenza delle
popolazioni pagane ivi residenti. Yhwh le caccia dal paese. Esilio = tempo di purificazione per ritrovare la
spiritualità rituale. Paese = spazio sacro posseduto da Yhwh. Israeliti = usufruttuari.
TERRA PROMESSA E DIASPORA. Dopo l’esilio la diaspora ha dimensioni notevoli e la terra promessa ha
perso l’indipendenza politica -> condizione che accetta la legittimità di una residenza all’estero. Si può
vivere nella diaspora a condizione di riposare nella terra di Israele.
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UNA TERRA DALLE VARIE MEMORIE. Nel Pentateuco emergono varie concezioni -> stessa idea che il paese
è stato donato da Yhwh a Israele. Interpretazione del dono differente. Nel deuteronomio -> urgenza di
conservare la purezza della fede (perdita della terra = conseguenza della connivenza peccaminosa con i
popoli), annuncia il ritorno a una terra purificata. Accettare una convivenza con altri popoli. Nel Levitico ->
esigenza di una comunità di fede. Nel realismo storico -> concezione fisica della terra. Nella redazione finale
del Pentateuco -> Mosè contempla la terra promessa restando fuori.
La concezione della terra nel Pentateuco. 3 esempi che testimoniano la dimensione simbolico-teologica
della geografia nei testi biblici. LA GEOGRAFIA SIMBOLICA DEL CICLO DI GIACOBBE. Delimita le frontiere
della terra promessa. Confronto Isacco e Filistei -> frontiera sud-occidentale. Confronto tra Giacobbe e
Labano -> frontiera nord-orientale. Rivalità tra Giacobbe e Esaù -> frontiera sud-orientale.
Presa di possesso di Giacobbe della terra. Itinerario dove percorre tutto il paese accogliendo con la sua
presenza e con i vari segni del suo passaggio il dono che gli fa il signore. Autorità del patriarca su tutto il
paese -> antenato comune di tutto il paese.
LA SIMBOLICA DEL DESERTO. Il tempo del deserto -> uscita dall’Egitto e entrata nella terra promessa.
Cammino iniziale, soggiorno di Israele a Sinai e cammino/soggiorno nel deserto fino al Giordano. Cammino
teologico. 1° tappa: deserto orientale fino ai piedi del Sinai, montagna santa -> per servire Yhwh. Presa di
coscienza degli Israeliti della difficoltà di intraprendere un cammino di fede. Cammino con dure prove dove
Yhwh pare assente e Mosè impotente. Cammino necessario per Israele perché la presenza salvifica entri
nella sua vita. Rito di passaggio -> uscita dall’Egitto = atto di separazione dalla condizione precedente;
cammino nel deserto = entrata in una condizione marginale; ingresso nella terra promessa = nuova
struttura sociale. Israele inizia un cammino = pellegrinaggio di fede, cammino di ricerca di identità di popolo
di dio. Cammino di dio verso Israele. Israele camminando verso il Sinai sta camminando verso Dio.
L’ “OLTRE GIORDANO” DEL DEUTERONOMIO. Deuteronomio = luogo geografico dove Mosè rivolge quel
testamento spirituale. Il deuteronomio si rivolge a Israele che non ha ancora una terra -> dono di dio da
accogliere come tale ogni giorno. Yhwh vero e unico proprietario della terra. Distanza geografia di Israele
dalla terra nel Deuteronomio = distanza teologica.
La geografia simbolica della terra nel Nuovo Testamento. 3 esempi che testimoniano la dimensione
simbolico-teologica della geografia nei vangeli. MATTEO. Betlemme = luogo di nascita di Gesù ->
compimento della profezia Michea. Con l’episodio della fuga in Egitto e del rientro nella terra di Israele
Gesù compie lo stesso percorso del popolo di Israele. Gesù = vero Israele, compie l’esodo definitivo.
Monte Sinai = monte da cui Gesù proclama le beatitudini e dove Yhwh dona le leggi di Israele -> Gesù
nuovo Mosè. Trasfigurazione su un alto monte e presenza di una nube luminosa; Yhwh si manifesta a Mosè
e ad Elia -> Gesù = profeta per eccellenza rivelatore del padre.
TERRITORI EBRAICI E TERRITORI PAGANI IN MARCO. 2 episodi significativi rispetto al problema della
missione ai pagani: 1. guarigione dell’indemoniato di Gerasa -> guarigione dell’indemoniato di Cafarnao.
L’evangelista tramite il transfert geografico di Gesù prefigura la missione ai pagani. 2. Transfert geografico
di Gesù a Tiro. Reticenze della comunità giudeo-cristiana ad aprirsi ai pagani.
LA GEOGRAFIA SIMBOLICA DI LUCA. Centro geografico-teologico = Gerusalemme. Viaggio di Maria e
Giuseppe a Betlemme, presentazione di Gesù al tempio di Gerusalemme; pellegrinaggio di Gesù a
Gerusalemme. Anche il ministero di Gesù converge a Gerusalemme. Apparizioni pasquali a Gerusalemme e
episodio dei 2 discepoli di Emmaus -> incomprensione della passione allontani da Gerusalemme. La fede
nella resurrezione di Gesù -> ritorno a Gerusalemme dei 2 discepoli.
Gli atti degli apostoli -> l’annuncio del vangelo si espande da Gerusalemme a Roma. Compimento autentico
della profezia isaiana. Pellegrinaggio dei popoli a Gerusalemme = frutto dell’annuncio di un parola giunta da
Gerusalemme.
GESU’ NUOVO TEMPIO. Terra di Israele = terra di Yhwh -> cuore = Gerusalemme, in esso Yhwh dimora in
mezzo al suo popolo. Relatività del tempio materiale -> speranza in un nuovo tempio presentato da
Giovanni come Gesù. Gesù come nuovo tempio, punto di partenze e segno per la comprensione per il
mistero di Gesù -> abitazione di dio tra gli uomini. Gesù = vero tempio consacrato dal padre. Gesù = centro
di riunione delle genti disperse.
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VII: IL CONTESTO STORICO DELLA BIBBIA


Il problema storiografico
Dibattito sulla storia di Israele. Oggi impossibilità di conciliare i dati biblici con i dati storiografici. Assenza di
dati relativi all’epoca antica di Israele -> storicamente inconsistenti i dati biblici. Si tende a ridimensionare il
valore della storicità nella rivelazione biblica. Considerazioni che hanno permesso di riconsiderare la
storiografia biblica. Ricoeur -> 3 livelli nella scrittura della storia:
1. Storia documentaria: verità basata su documenti che il ricercatore ha raccolto e criticato
l’affidabilità.
2. Storia esplicativa: ricerca, spiegazione delle cause che hanno provato gli avvenimenti. Verità
dipenderà dalla corrispondenza fra gli eventi analizzati e le ipotesi. La verità delle cause dipende
dalla valutazione e dai presupposti culturali del ricercatore.
3. Storia letteraria o poetica: un gruppo o una nazione si auto comprende, esprimendo la propria
identità. Racconti fondatori. La condivisione o meno della proposta dello storico dipende dalla sua
capacità di convincere o no il lettore e dalla sua disponibilità a lasciarsi interpellare. La qualità della
verità tocca la sfera esistenziale.
I racconti biblici più antichi = no storia documentata. Si riferiscono a documenti ma è difficile provare la loro
autenticità. La bibbia ha spesso conservato testimonianza contraddittorie su uno stesso evento.
La storia esplicativa è presente nel Deuteronomio. Il senso critico degli storici greci si esercita sui documenti
e le testimonianza per verificarne l’autenticità, mentre nella bibbia il senso critico si esercita contro le
posizioni contrarie al dato della volontà divina. La bibbia si costruisce attorno alla verità assoluta.
Conviene leggere la storia di Israele secondo i modelli della sua storia e nel suo quadro di forme letterarie.

Storia di Israele
Epoca premonarchica. IL PROBLEMA DELLE “ORIGINI”. Fissazione dell’inizio di Israele = scelta ideologica
quando c’è una realtà ben costruita e che esige una risalita nel tempo per essere compresa. Scelta di
stabilire l’inizio con Abramo -> scelta ideologica
Periodo del Bronzo 3000-2000 Bronzo antico
perché Abramo appartiene a un territorio, a
2000-1550 Bronzo medio
una lingua, a un popolo. Si tratterà di indagare
1550-1200 Bronzo recente
sui motivi per cui è stata fata questa scelta.
Passata ricerca: unicità di Israele rispetto ai Periodo del Ferro 1200-900 Ferro I
popoli circonvicini. Unicità di Israele 900-600 Ferro II
caratterizzata dal decorso della storia. Periodo persiano 600-332
Emergere di Israele nel quadro temporale del Periodo ellenistico 332-63 a.C.
Vicino Oriente antico → Periodo romano 63 a.C.-324 d.C.
Due tradizioni distinte: patriarchi ed esodo. Periodo bizantino 324-640 d.C.
Storia dei patriarchi biblici -> Bronzo medio. Esodo dell’Egitto -> fine del XIII sec. Ma solo documentazione
biblica a testimonianza di ciò -> appaiono nel Pentateuco.
Origine del popolo = riflessione indirizzata ad una comunità in crisi durante l’esilio, perché attraverso la
presa di coscienza delle origini possa recuperare la propria identità e orientare le proprie scelte. Esuli si
interrogano se non ci sia un’identità più profonda che li qualifichi come popolo di dio. Problema storico in
rapporto ai diversi contesti della produzione dei racconti delle origini.
Pentateuco = successione cronologica di varie epoche. MA le storie dei patriarchi e dell’esodo avevano
origini indipendenti che passano attraverso la mediazione profetica, cioè la parola divina.
La corrente sacerdotale ha voluto armonizzare e combinare le due traduzioni. Lettura del Pentateuco come
successione di epoche ma anche come sintesi di tradizioni diverse sull’origine di Israele.
L’origine patriarcale. Il titolo “Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe” non menzione Giuseppe, da spazio a
Isacco. Legati ad Habitat diversi.
La figura patriarcale più antica è quella di Giacobbe. La tradizione di Giacobbe presenta le origini di un
gruppo tribale, e lo colloca in Carran e in Galaad. Ciclo che risale all’epoca premonarchica.
Abramo collegato con Ebron. Più difficile è determinare la nascita e la crescita di Abramo. La tradizione
sacerdotale unisce questo ciclo con quello degli altri patriarchi e sottolinea il carattere di un Abramo
antenato ecumenico, modello di fede.
25

La storia di Giuseppe = racconto unitario. Un solo testo nella bibbia che da allusione a Giuseppe. Racconto
tardivo. Per la trama del Pentateuco la sua storia non è indispensabile. Probabile che la storia di Giuseppe
sia il prodotto della diaspora egiziana.
Comune preoccupazione di presentare un grande mito d’origine che propone al giudaismo nascente
un’identità tramite la via genealogica. Alle differenti comunità che sono invitate a ritrovarsi nella Toràh si
presentano degli antenati che provengono tutti da una medesima famiglia. Modello delle origini basato sul
modello della discendenza.
L’origine mosaica. Contrariamente ai patriarchi Mosè non è un antenato, ha certo dei figli che non giocano
alcun ruolo. Mosè mediatore, rifiuta il progetto di Yhwh che vuole fare di lui il capostipite di un nuovo
popolo. Prima tradizione scritta di Mosè in epoca assisa -> assume importanza in epoca babilonese e
persiana = mediatore della legge e responsabile del culto, primo dei profeti e intercessore per eccellenza.
Racconto di Mosè propone al giudaismo un’identità basata sull’adesione libera del popolo alla legge.
Identità e origine vocazionale.
L’integrazione delle due tradizioni. Il Pentateuco unisce le due tradizioni. Difficile trovare un’attestazione
del legame letterale -> perché gli autori non conoscevano entrambe le tradizioni. Le storie di Giacobbe e
Abramo dovettero confluire insieme essendo racconti di antenati. Giacobbe = antenato che scende in
Egitto. Corrente sacerdotale integra l’esodo alla tradizione patriarcale che si imporrà nella redazione finale
del Pentateuco. Gli ultimi redattori legheranno le due tradizioni maggiormente.
Il fondamento storico. Storicità dei patriarchi e di Mosè con gli eventi annessi.
I PATRIARCHI. Racconti patriarcali = redazione tardiva dei testi. I racconti patriarcali della Genesi descrivono
la vita di alcuni clan di pastori seminomadi di piccolo bestiame con i loro problemi -> no tracce storiche. È
molto difficile inventare gli antenati di un popolo -> perché se non c’è nella tradizione difficilmente sarà
accettata. Patriarchi = figure popolari conosciute in determinati posti, da determinati gruppi del paese di
Canaan. Verità di una storia poetica che descrive e riconosce in loro la futura identità del popolo israelita.
LA TRADIZIONE DELL’ESODO. No documentazione diretta dell’esodo, ma ricerca di una documentazione
indiretta. Dati interessanti: presenza di Semiti/stranieri in Egitto. Papiro Leiden 348 = reale indizio della
possibilità della presenza di manovalanza israelita nei lavori di costruzione di Pi-Ramses. Presenza di gruppi
semitici non è il risultato di una frontiera aperta. Analogie con esodo permettono dio affermare la
verosimiglianza della fuga israelita. La stele di Israele attesta la presenza di un gruppo etnico chiamato
Israele residente nella regione Siro-Palestina e coinvolto in un conflitto locale. -> compatibilità con il dato
biblico con l’arrivo dei clan israeliti dall’Egitto e la loro istallazione sulla monagna di Efraim.
Evidenza biblica, indizi: tratti relativi alla figura di Mosè. Ricordo di due città: Pitom (dio Atum -> regione
dove si sono concentrate le ricerche archeologiche dell’antica città identificandola con Tell el-Maskhuta e
Tell el-Retabeh) e Ramses (identificata con Tell el-Dab’a).
Riferimenti pochi e vaghi rispetto all’evento esodo, dato importante: celebrazione della pasqua.
Celebrazione preisraelitica. Festa più importante del calendario liturgico israelita e la sua celebrazione
precede lo scritto biblico. Menzione in tutti i codici = importante. Prima del Deuteronomio, pasqua = festa
familiare. Intestazione del decalogo = elemento significativo. Israele fa scaturire tutta la legislazione
dall’evento storico dell’esodo. Auto comprensione di Israele pesa sul fatto storico.
Installazione in Canaan ed epoca dei Giudici. La stele di Mernepthàs testimonia la presenza del popolo di
Israele. Ma la consistenza? Proveniva dall’esterno o evoluzione dell’interno? Numerose incertezze.
La bibbia contribuisce a questa incertezza presentando 2 versioni: quella del libro di Giosuè e quella del
libro dei Giudici. 3 soluzioni proposte: 1. Conquista militare di un gruppo proveniente dall’Egitto;
2. Infiltrazione pacifica di nomadi, che diventarono sedentari; 3. Rivolta di contadini contro le città-stato
cananee, caudate da un movente interno oppure da un gruppo proveniente dall’Egitto.
Nessuna soluzione ha abbastanza sostegno. Rilevazione però di una crescita rapida della popolazione in
Canaan -> aumento dei siti abitativi -> crescita economica = Israeliti. Gruppo esterno proveniente dall’Egitto
e portatore di un esperienza religiosa nuova. Emergere della religione yahwista lenta e faticosa ->
affermazione solo dopo l’esilio e la ricostruzione. El libro dei Giudici: Periodo di istallazione israelita in
Canaan -> instabilità politico-sociale. Qui i giudici = figure carismatiche, leader nei momenti di emergenza.
12, numero simbolico. Politicamente i gruppi israeliti sono divisi e in lotta fra loro. Base sociologica =
grande famiglia patriarcale allargata ad altre famiglie creando un clan -> clan legati tra loro da territorio e
tradizioni comuni formano una tribù. Tribù sono indipendenti, condividono la stessa appartenenza etnica e
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la fede in dio -> unificazione politico monarchica. Processo di sedentarizzazione in corso. La monarchia
tenterà di trasformare questi gruppi in un popolo unito.
La monarchia. LA MONARCHIA UNITA. Filistei = popoli del mare, regione tra Giaffa e Gaza, mire
espansionistiche in tutto il paese, supremazia militare ed economica. Nemico per eccellenza di Israele.
A causa di una sconfitta si affidano a Saul -> inizio della monarchia israelita. Breve regno, non aveva una
capitale, un governo e una struttura organizzativa. Con la fine -> fine del regno.
Davide = successore di Saul, primo re vero e proprio: possiede forza militare organizzata, con lui emerge la
supremazia della tribù di Giuda. Appoggiato dai Filistei -> diventa re di Giuda. Supremazia del regno di
Giuda in quanto erede di Israele. A causa della crisi egiziana Davide riesce a sconfiggere i Filistei e ad
assumere posizione di forza con gli stati circonvicini. Vittoria su Golia sembra reale.
La narrazione biblica ricorda elementi significativi rispetto alla conquista della città-stato di Gerusalemme =
capitale del nuovo regno -> struttura amministrativa organizzata . Tensioni nella famiglia reale -> conflitti
politici. Il testo biblico evidenzia la fede di Davide -> crescente importanza che Davide aveva acquistato
nella tradizione giudaica in quanto figura messianica, cantore dei Salmi e yahwista fervente. Religiosità
venata di sincretismo. Gli succede Salomone -> apice della monarchia israelita. Diventa saggio per
eccellenza, patrono della letteratura sapienziale. Cinico e avido di potere. Tempio da lui costruito = modello
cananaico o siro-palestinese, realizzato da architetti fenici. Sviluppa la struttura amministrativa centrale
iniziata da Davide, istituisce un sistema di tasse, introduce lavori pubblici -> cause di rivolte dopo la sua
morte, sfaldamento del regno.
I due regni. LA DIVISIONE. Causata anche dall’incapacità politica del figlio e successore Roboamo in
contrasto con Geroboamo. 2 entità politiche: regno del nord: Israele; regno del sud: Giuda. Divisione
religiosa: il regno del nord -> più composita, Geroboamo istituisce un culto parallelo iconico nei santuari di
Betel e Dan. Fatto politico rilevante durante il loro regno: faraone Sheroq che vuole riaffermare il controllo
egizio sulla regione palestinese. Regno del nord invaso, regno del sud dovette pagare un tributo.
IL REGNO DI ISRAELE (930-722 A.C.). A Geroboamo successero 4 re -> instabilità politica. Prese poi il potere
Omri, costituisce la capitale Samaria e si allea con Tiro, aprendo il territorio al commercio fenicio. Si
espande militarmente conquistando territorio moabita. Il figlio continua ma si scontra con gli assiri,
riuscendo a fermare la loro espansione. Israele vive un momento di prosperità economica -> crescente
ingiustizia sociale. Sincretismo religioso -> si afferma il culto di Baal. Prende il potere Yehu con un colpo di
stato. Combatte contro il culto di Baal. I successori continuano la sua politica filo assira. I seguenti
successori, tra cui Geroboamo II inaugurano l’ultimo periodo di splendore del regno di Israele.
Riconquistano i territori transgiordanici e impongono l’autorità sul regno di Ammon. Critica porfetica a
Osea e Amos -> denunciando i compromessi politico-religiosi con l’Assiria. Dopo la di Geroboamo II -> crisi
del paese. Successione di 4 re in poco tempo. L’ultimo organizza un’alleanza antiassira dando vita alla
guerra siro-efraimita.il re di Giuda sventa l’aggressione appoggiandosi al re dell’Assiria. Il nuove re dopo 9
anni di fedeltà si ribella al re assiro che distrugge Samaria, deportando la popolazione. Il regno di Israele
cessa la sua esistenza, diventa provincia assira -> insediamento di nuove popolazioni -> sincretismo
religioso.
IL REGNO DI GIUDA (931-586 A.C.). Roboamo e il figlio continuano le ostilità con il regno del nord. Il
successore Asa si allea contro Israele costringendolo a un atteggiamento pacifico. Combatte ogni forma di
culto idolatrico. Succede il figlio e poi la moglie Atalia entrambi eliminati. Come anche il successore e il figlio
vengono assassinati. Succede il figlio Ozia -> lungo regno con relativa prosperità economica e buone
relazioni con Israele. Gli succede il figlio e poi il nipote Acaz che respinge la coalizione siro-efremita. Poi il
figlio Ezechia abolisce i santuari e favorisce la centralizzazione del culto. Riannette parte del territorio
filisteo e si allea con l’Egitto in funzione antiassira. Fortifica il regno e fa costruire un tunnel-acquedotto. Il
re assiro invade il territorio ma poi toglie l’assedio alla città. Poi il regno di Manasse -> profonda decadenza
politica e religiosa -> sincretismo culturale. Gli succede poi il figlio. Con il nuovo regno di Giosia. L’Assiria sta
scomparendo. Giuda passa sotto l’influenza egizia ma con relativa autonomia. Riscoperta del codice
deuteronomico -> profonda riforma religiosa: eliminazione culti non yahwisti, unicità del tempio di
Gerusalemme e centralizzazione liturgica. Programma che incontrerà resistenze. Giosia allarga la sua
influenza sui territori del nord. Muore improvvisamente. Ultimi anni del regno di Giudia -> crisi politica.
Succedono i figli, Yoaqim porta alla conquista di Gerusalemme a causa dell’alleanza con l’Egitto.
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Il nipote deve arrendersi e dare il via all’esilio a Babilonia. A Gerusalemme Nabucondonosor pone un altro
figlio di Giosia ma la sua politica vacillante porta all’espugnazione di Gerusalemme -> mura distrutte e
tempio incendiato. Attorno alla città resta solo un piccolo territorio sotto l’autorità di Godolia -> ucciso
poco dopo. Fine del regno di Giuda -> provincia babilonese amministrata da autorità residenti in Samaria.
Esilio ed epoca persiana. ESILIO BABILONESE (586-531 A.C.). Dopo la caduta di Gerusalemme restano in
Giudea solo le classi più povere, gruppo dirigente trasferito a Babilonia. Gruppo degli esiliati vive in libertà.
Il centro spirituale si sposta a Babilonia. Nonostante l’esilio si sviluppa una riflessione sull’identità del
popolo di dio. Si raccolgono le antiche tradizioni e le si ricompongono in complessi unitati. Una nuova
corrente deuterinomista reinterpreta la storia di Israele sotto una chiave religiosa -> sacerdoti, profeti. Il
contatto con la religione babilonese produce la necessità di una purificazione della fede.
LA RICOSTRUZIONE POSTESILICA. Crollo dell’impero babilonese e imposizione dell’impero persiano. La
politica religiosa di Ciro permette a un gruppo di esuli ebrei di tornare in patria. Opera di restaurazione. I
rimpatriati (il resto di Israele) assumono la guida della comunità e ricostruiscono il tempio. Succede un
momento buio, un periodo di difficoltà politico-sociali e religiose. Arriva Neemia per porre rimedio alle
difficoltà. Interviene con decisione ricostruendo le mura di Gerusalemme. Torna una seconda volta e
interviene con energia combattendo le discriminazioni sociali, la corruzione e il sincretismo. Il sacerdote
Esdra arriva con un gruppo di esuli per preservare la purezza della fede. Legge mosaica = legge del re, legge
legata al tempio = nucleo della Toràh. Fusione della tradizione sacerdotale e deuteronomista ed emerge la
letteratura sapienziale. Nasce il giudaismo = comunità retta da una dinastia sacralizzata e su un enoteismo
di fatto, fondata sull’adesione alla legge mosaica e sulla celebrazione di una liturgia legittima nel tempio di
Gerusalemme. Sommo sacerdote = ruolo importante. Nel periodo persiano si sviluppa il fenomeno della
diaspora = presenza di comunità stabili nelle varie regioni dell’impero. Cuore religioso = sinagoga.
Epoca ellenistica-romana. ALESSANDRO MAGNO E I DIADOCHI. Magno sconfigge l’impero persiano.
Comincia ad imporsi la cultura ellenistica: indiscussa centralità dell’uomo, spirito critico basato sul logos,
vocazione artistica di alto livello, lingua ricca e colta, tecnica sviluppata. Si apre alla cultura ellenistica anche
la comunità giudaica di Gerusalemme. Magno tollerante in campo religioso verso i popoli conquistati. Gli
succede Tolomeo -> periodo di prosperità economica e apertura alla cultura ellenistica. I Seleucidi lo
sconfiggono e cambiano l’impostazione, aumentano le tasse e saccheggiano i templi. Tentativo di prendere
l’oro dal tempio di Gerusalemme crea opposizione.
LA RIVOLTA MACCABAICA. A Seleuco succede Antioco IV -> peggiorano le condizioni dei Giudei. Un
sacerdote riesce a deporne un altro e a comprare la carica di re -> processo di ellenizzazione di
Gerusalemme. Menelao poi estromette il sacerdote e prende la carica. Antioco in seguito alla campagan
fallimentare in Egitto saccheggia il tempio di Gerusalemme e fa erigere un altare a Zeus e fa istallare l’Akra.
I giudei vedono il trionfo del male, l’abominio della desolazione. Giuda Maccabeo raduna un gruppo di
ribelli ottiene successi. Riconquista il controllo di Gerusalemme e riconsacra il tempio. Muore in uno
scontro armato. Gli succede il fratello Gionata che passa alla lotta diplomatica -> ottiene il sommo
sacerdozio e un’autonomia ampia. Lascia il posto al fratello Simone che trasforma la carica di sommo
sacerdote in carica politica ottenendo l’indipendenza della Giudea. Deriva politica della famiglia maccabaica
-> concorre alla nascita di movimenti importanti.
LA DINASTIA ASMONEA. A Simone succede il figlio -> forte politica di espansione che continua anche con i
suoi successori. La dinastia asmonea raggiunge l’apogeo con Alessandro Janneo, ma viene contestata dai
gruppi religiosi. La moglie attua una politica di conciliazione con i Farisei. Dopo la sua morte -> guerra tra i
figli -> entrano a Gerusalemme i romani. Pompeo conferma Ircao II sommo sacerdote, ma ridimensiona il
suo potere. Il giglio prende il potere ma viene ucciso da Erode. Fine della dinastia asmonea.
ERODE IL GRANDE E I SUOI SUCCESSORI. Erode -> tiranno spietato. Elimina gli avversari. Politico abile e
ambizioso. Programma grandioso di lavori pubblici -> ampliamento dell’area del tempio e ristrutturazione.
Ricostruisce Samaria, fonda una città sul mare, edifica fortezze. Conquistò i romani ma non i giudei. Verso la
fine del suo regno nasce Gesù. Muore poco dopo e lascia il regno ai tre figli: Archelao, Erode Antipa, Filippo.
Archelao viene deposto e sostituito da un governatore militare romano = prefetto. Sommo sacerdote =
potere religioso e poco militare. Cresce animosità dei giudei contro i romani. Filippo governa pacificamente,
fonda la città di Betsaida. Erode Antipa fonda Tiberiade, fa decapitare Giovanni Battista. Tenta di
impadronirsi dei territori di Filippo alla sua morte ma viene esiliato.
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→ emerge Erode Agrippa I -> riunisce i territori del regno. Responsabile dell’uccisione di Giacomo. Dopo di
lui la Giudea torna ad essere provincia romana con prefetti corrotti.
LE DUE RIVOLTE GIUDAICHE. Prima rivolta antiromana a Gerusalemme -> massacro della guarnigione
trincerata nel palazzo di Erode. I rivoltosi subiscono il contrattacco dei romani. Vespasiano riprende tutta la
Galilea ma poi cessano le operazioni militari. Poi il figlio Tito prosegue la campagna militare. Cinge l’assedio
di Gerusalemme che cade poco dopo, incendiata e saccheggiata. Popolazione -> crisi economica.
Sopravvive la legge = centro della fede ebraica. La religione ebraica continua ad essere praticata -> nuova
rivolta. Risposta durissima dei romani. Repressa completamente la rivolta -> situazione catastrofica.
Ricostruzione di una città: Aelia Capitolina. Il giudaismo sopravvivrà nella diaspora come religione della
Toràh. Si sviluppa il cristianesimo.
Movimenti politico-religiosi. Guidaismo: gruppi sociali, politici, religiosi diversi. Giudaismo pluralista.
I FARISEI. Corrente, orientamento. Osservanza irreprensibile della legge -> osservanza alle norma della
putirà rituale. Si tenevano distanti da tutto ciò che era impuro. Nascono dal movimento che aveva
sostenuto la causa maccabaica ma poi distaccati. Estrazione sociale medio-alta. Influenti nella società.
Preghiera e fedeltà alla legge tramandata oralmente. Sono aperti all’accoglienza di nuove posizioni
teologiche. Separazione dai peccatori -> disprezzo e superbia religiosa. Rifiutano la politica oltranzista degli
zeloti.
SADDUCEI. Il nome deriva dal capostipite di una famiglia sacerdotale che dopo l’esilio divenne la più
importante. Gruppo ristretto, influente, costituito dall’aristocrazia sacerdotale di Gerusalemme. Rifiutano la
tradizione orale, attenendosi alla Toràh. Accettano compromessi con i governanti di turno -> in cambio
appannaggio del sommo sacerdote. Opposizione a Gesù per motivi politici.
GLI SCRIBI. Carattere religioso. Studiosi e interpreti della legge. Elaborano norme che permettono la pratica
quotidiana della legge. Non formano un gruppo ma influenza alta -> sono dottori della legge. Scribi si
diventa dopo lo studio in una scuola rabbinica -> poi interpellati come Rabbi. Grazie a loro il giudaismo
sopravvive diventando una religione del libro.
GLI ZELOTI. Movimento organizzato, nasce con la prima insurrezione antiromana. Provengono dall’ala
estremista dei farisei ma con le correnti apocalittiche -> assumono la lotta armata come unico mezzo per
affrettare l’avvento del messia e la restaurazione della signori di dio. Movimento di Gesù opposto a questo.
GLI ESSENI. Gruppo religioso, stile di vita ascetico. I membri vivono in comunità ai margini del mondo,
ferrea disciplina interna -> obbedienza assoluta al superiore, comunione dei beni e celibato. Manoscritto
Regola della comunità descrive la loro vita, rituali di purità. La comunità qumraniana nasce da un gruppo di
sacerdoti in opposizione alla dinastia asmonea -> abbandonan o il tempio e si istallano sulle rive del Mar
Morto in attesa del giudizio escatologico.
I SAMARITANI. Origine con l’insediamento degli Assiri in Samaria -> perdita della purezza etnica della
popolazione locale. Il deteriorarsi delle reazioni tra i due popoli si accentua con l’alleanza politica dei
samaritani con il potere tolemaico e antiocheno e con l’opposizione alla politica asmonea. Elaborazione del
Pentateuco samaritano -> separazione tra Giudei e samaritani. Monoteisti e si ritengono gli unici portatorei
della tradizione israelita. Attendono un messia profeta come Mosè, il tahèb, che restaurerà l’unità del
popolo di Israele. Gesù intrattiene buone relazioni con loro.
Istituzioni giuridico-religiose. IL TEMPIO ERODIANO. I lavori di restauro del tempio di Erode vengono
ultimati pochi anni prima della distruzione. 3 parti del tempio: cortile dei Gentili, il tempio e il santuario.
Al cortile dei Gentili potevano accederei non-Ebrei. Cinto da mura, portico regio e portico di Salomeno a
sud e a est. Il tempio delimitato da un recinto e diviso in due parti: atrio della donne a est e atrio degli
Israeliti a ovest (una parte solo per i sacerdoti, in mezzo altare degli olocausti). Ingesso principale = porta
bella. Iscrizioni minacciavano la morte ai non-ebrei che osavano entrare nel tempio. Il santuario 3 parti: il
vestibolo, il santo e il santo dei santi. Nel santo = altare dell’incenso, la menoràh cioè il candelabro a 7
bracci, la mensa della presenza; separato con un velo dal santo dei santi = luogo della presenza di dio, luogo
più sacro accessibile solo al sommo sacerdote una volta all’anno.
IL SINEDRIO. Consiglio supremo che governa il popolo giudaico -> deriva dal gruppo di anziani del tempio di
Esdra, ma compiti più precisi e maggior responsabilità. 71 membri, presieduto dal sommo sacerdote, 3
gruppi: anziani, rappresentanti dell’aristocrazia laica; sommi sacerdoti e membri delle famiglie sacerdotali
più importanti; scribi. Autorità dipende dal grado di autonomia concesso dai capi politici. Grande potere
sotto l’amministrazione romana. Si trasferisce poi a Tiberiade fino alla soppressione di Teodosio.
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IL BEN DIT. Tribunale rabbinico che nasce dopo la distruzione del tempio. Assemblea di saggi che
definiscono i principali halachici che devono improntare la vita del popolo. Vero tribunale con giurisdizione
sul popolo. Si affianca al sinedrio.
LA SINAGOGA. Riunione periodica di un’assemblea per leggere e commentare la scrittura. Poi designa
l’edificio dove si svolgeva. I vangeli e gli atti degli apostoli menzionano le sinagoghe. Prende forma sotto il
periodo asmoneo. Acquisisce importanza dopo la distruzione del tempio. Segno evidente del passaggio a
una religione del libro. Rituale: recita dello Shemà e altre preghiere; lettura di un brano della Toràh e di un
brano dei profeti; omelia su questi; benedizione finale. Era amministrata da un consiglio di anziani e
presieduta dall’arcisinagogo che dirigeva il servizio e sceglieva il lettore e l’omileta. Un inserviente portava il
rotolo sacro al lettore e lo riprendeva. Annunciava il sabato con il suono della tromba. Cacciata dalla
sinagoga provvedimento grave
IL BET MISDRÀSH. Scuola rabbinica. Scuola di vita, gli alunni apprendono dal maestro l’halachàh e
l’haggadàh, condividono con lui la sua vita. Alla morte del maestri i discepoli entrano nella scuola di un altro
maestro o proseguono sotto la guida di un nuovo maestro, il discepolo più distinto.

L’evento Gesù
Gesù = ebreo che nasce e opera nella storia della Palestina. Ebreo che ha segnato di più la storia universale.
Problematica di inclusione di Gesù nella storia di Israele. Nuova serie di studi su Gesù -> terza ricerca. Figura
di Gesù studiata nel contesto del giudaismo, con la relativizzazione del criterio di discontinuità che
caratterizzava la precedente ricerca e attenzione al contesto ellenistico. Focalizza sulla figura complessiva di
Gesù -> emergono diverse e unilaterali. Esito problematico perché Gesù appare come un saggio più o meno
contestatore, qualità messianica assente. Dibattito provocato -> ha indirizzato la ricerca verso nuovi
paradigmi. Paradigma storico: ogni indagine storica implica una scelta ermeneutica che dipende dalle
incomprensioni e dallo finalità dello storiografo: indagine scientifica perché controllabile in tutto il
percorso. Gesù trascende ogni ricostruzione storica -> la ricerca storica potrà progredire sulla base di nuove
metodologie. Approfondito studio del giudaismo contemporaneo + tentativo di delineare un ritratto
globale di Gesù = punto positivo per la novità e la singolarità sua. Paradigma metodologico: le fonti dirette
più affidabili sono i vangeli canonici. Metodo storico-critico fondamentale. Metodo sociologico = per la
conoscenza della realtà contemporanea di Gesù. Paradigma teologico: definizione critica del rapporto tra
ricerca storica su Gesù e concezione cristologica. Ricerca storica su Gesù = disciplina storica importante per
il teologo perché gli offre la dimensione dell’incarnazione. Lo storico non può assumere un’assoluta
neutralità di fronte a Gesù. Non deve rifiutare a priori la possibilità di una comprensione cristologica. La
precomprensione cristologica può diventare uno stimolo per la ricerca storica: differenza teologia di Gesù.
Sarà compito del teologo mostrare la continuità tra la cristologia implicita nell’autocoscienza di Gesù e la
cristologia esplicita confessata dalla chiesa primitiva.

Archeologia e storia
La nascita di una scienza. Eusebio di Cesarea (primo storico) -> interesse per i dati concreti. Nel suo
Onomasticon offre l’elenco delle località menzionate dalla bibbia. Con Giuseppe Flavio nella Guerra
giudaica descrive la topografia della città. Esigenza di identificare sul posto le antiche località citate dalla
bibbia -> archeologia biblica = archeologia palestinese. Le due scienze: archeologica e biblica fondano un
percorso autonomo che poi pone a confronto le conclusioni. L’archeologia palestinese nasce in funzione
della bibbia per dimostrare le verità storiche. L’occupazione di un luogo da parte dell’uomo comporta
determinate scelte. Accumulo delle strutture e degli oggetti; quando necessita di una nuova costruzione
l’uomo antico riutilizza il materiale, quasi mai cambia sito. Esistenza di insediamenti archeologici -> resti di
costruzioni precedenti. Tendenza dell’uomo al progresso -> nascita di modelli culturali -> confronto da
nascere la stratigrafia. Archeologia = scienza dell’antichità si propone di ricostruire le civiltà antiche tramite
lo scavo e lo studio. L’archeologia grazie alla stratigrafia studia ciò che emerge dagli scavi sul posto.
Tecniche di scavo: orizzontale: mettere allo scoperto grandi estensioni del sito (possibilità di verificare la
struttura urbanistica ma presenta solo un periodo unico della storia del sito); verticale: praticare un taglio
verticale dall’alto al basse del sito fino al fondo roccioso (mostra la successione degli strati, perde però
l’orizzonte abitativo e culturale di ogni epoca). Si tende ad usarli contemporaneamente. Lo studio dei
modelli permette la correlazione degli strati di diversi luoghi -> si allarga l’orizzonte consocitivo.
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Istituti archeologici e scavi palestinesi. Storia degli scavi palestinesi è molto ricca. Durante il periodo turco
sorgono importanti enti promotori della ricerca archeologica. Durante il mandato britannico ne sorgono
altri. Così come nel nuovo stato di Israele , nella Cisgiordania.
Alcune acquisizioni significative. OGGETTI. Architettura urbana e contadina emerge con scavi sistematici.
Distruzione massiccia a causa di un attacco militare. Ceramica: vasta tipologia. Costante evoluzione ->
necessità di approntare dei vocabolari per classificare, datare. Oggetti vari: tipologia vasta. Oggetti di
pietra, metallo, figurine di terracotta, oggetti con iscrizioni. Quando le iscrizioni sono più estese = ostraca,
riportano testi amministrativi. Numerosi sono i sigilli e le bulle.
TOPONIMI E GEOGRAFIA STORICA. La localizzazione delle città e dei villaggi biblica si fonda sulla stabilità
delle installazioni. Palestina = preservazione della toponimia per diversi fattori. Stabilità abitativa +
persistenza dei nomi grazie ai gruppi umani che si sono installati e parlavano una lingua semitica che ha
permesso di riprendere i nomi antichi. Spesso il nome di una località veniva trasferita a un luogo non
troppo lontano.
IDENTITA’ DELLA POPOLAZIONE E ISCRIZIONI REGALI. Palestina = presenza di Cananei, Israeliti, Filistei. Ma
identificazione dei primi due e dei loro territori è risultata difficile. Oltre all’indizio dell’assenza di carne di
maiale servirebbero altri indizi per stabilire di che popolazione si stia parlando. La distinzione di Israeliti e
Cananei è difficile = probabilmente distinzione tra gruppo di nuovi arrivati e precedente popolazione. Più
facile la determinazione dei Filistei = gruppo etnico dei popoli del mare. Molteplici indizi che la distinguono
dalle altre due popolazioni. Nei regni di Israele e Giuda non è stata ritrovata alcuna iscrizione regale. Le
uniche iscrizioni regali appartengono a re non-israeliti. Archeologia = scienza autonoma dotata di propri
metodi e strumenti importante per l’indagine dello storico. Della storia rileva gli aspetti che definiscono e
ritmano la vita quotidiana: l’habitat, l’attività agricola… Archeologia rapporto con la bibbia perché
testimone della storia. Punto di partenza dell’indagine archeologia = terreno di scavo.
L’archeologia e il Gesù storico. Moderna ricerca archeologica contributo per la conoscenza di Gesù storico.
Es la scoperta a Cesarea Marittima di una inscrizione latina che menzionava Ponzio Pilato come prefetto.
Particolarmente interessanti sono alcuni scavi archeologici curati dallo Studium Biblibum Franciscanum. La
ricostruzione o il restauro dei santuari cristiani è stata preceduta da una precisa indagine archeologica con
l’intento di offrire ai pellegrini un fondamento storico affidabile della loro pietà. 3 significativi:
IL LUOGO DELL’ANNUNCIAZIONE. In occasione della costruzione della basilica dell’Annunciazione -> Nei vari
edifici di culto di sono susseguiti costruttori che ebbero cura di comprendere nel piano architettonico anche
una grotta scavata nella tenera roccia del luogo. Grotta = luogo dell’annunciazione = quanto rimane di
un’abitazione antica. Dallo scavo sotto la navata della chiesa bizantina -> blocchi tagliati nello stesso modo
delle sinagoghe galilee. Carattere giudaico dell’edificio -> grazie a un bagno rituale intagliato nella roccia.
Ritrovamento di simboli e graffiti cristiani, uno riportante l’invocazione a Maria. L’edificio precedete =
sinagoga dei giudeo-cristiani di Nazaret che volevano ricordare la casa di Maria. Del villaggio sono state
portate alla luce altre abitazioni. Testimonianza di vita quotidiana che proietta al tempo di Gesù.
IL VILLAGGIO DI CAFARNAO. Sotto la pavimentazione della sinagoga bizantina in pietra è stato scoperto un
edificio sinagogale in basalto nero del periodo romano = sinagoga del centurione Cafarnao. Dagli scavi del
villaggio sono emersi 12 complessi di case, raggruppate in piccoli quartieri delimitati da strade. Le case per
più famiglie dello stesso clan = diverse stanze intorno a un cortile scoperto, scale per salire ai terrazzi. Il
tetto a terrazza. In un quartiere è stata individuata la casa di Pietro. Sotto i mosaici che coprivano
l’ottagono centrale della chiesa bizantina hanno trovato una sala quadrangolare inframmezzata da un arco
mediano -> sala con segni di venerazione: preghiere rivolte a cristo o invocazioni con il nome di Pietro ->
santuario cristiano frequentato da pellegrini. Il santuario comprendeva un muro di cinta che lo separava dal
resto del villaggio e un corridoio con vestibolo di accesso. Si sono conservate le strutture murarie più
antiche nonostante le trasformazioni. Una delle stanze si abitazione all’interno di una casa polifamiliare.
MAGDALA. Città natale di Maria Maddalena. Gli scavi rivelano dati per la comprensione dell’ambiente
economico e sociale di Gesù e dei suoi seguaci. Nel settore occidentale della città sono emersi ricchi
quartieri abitativi, organizzati in maniera regolare attorno a un decumano lastricato. Decumano + cardo =
tratto urbano della Via Maris che Gesù e i suoi seguaci dovettero percorrere negli spostamenti da e per
Cafarnao. Presenza di alcune piscine a gradini. Quadro di una polis ricca e con intense relazioni
commerciali. Presso la piazza sono stati scoperti resti di strutture portuali, rampe per le navi, intonaco da
ormeggio. Più grande complesso portuale di epoca romana sulle coste del lago di Tiberiade.

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