Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
LITTERA 1
Anno II
2013
RIVISTA DI STUDI FILOSOFICI, TEOLOGICI
E STORICO - RELIGIOSI 1
LITTERA
RIVISTA DI STUDI
FILOSOFICI, TEOLOGICI
E STORICO - RELIGIOSI
DELL’ISTITUTO SUPERIORE
DI SCIENZE RELIGIOSE
“S. MARIA DELLA LETTERA”
MESSINA - ITALIA
Anno II - 2013
Numero 1
DIREZIONE
Istituto Superiore di Scienze Religiose
“S. Maria della Lettera”
ISNN 2281-7050
Comitato Scientifico
Dino Calderone
Giuseppe Costa
Giovanni Ferrari
Anna Rosaria Gioeni
Costantino Lauria
Vincenzo Massimo Majuri
Giovan Giuseppe Mellusi
Roberto Romeo
segretaria
Maria Angela Carlotta
art director
Salvatore Forestieri
web master
Giancarlo Galletta
INDICE Littera II (2013) 1
SOMMARI / ABSTRACTS 10
STUDIA
Giovanni FERRARI 21
Tu autem eras interior intimo meo et superior summo meo
Uso e valore dei loci patristici nel magistero di Benedetto XVI
MISCELLANEA
Santi CALDERONE 163
Multiculturalismo e interculturalità.
Il caso della macellazione rituale islamica
Littera II (2013) 1
RECENSIONI
Cesare NATOLI, Il suono dell’anima. Musica e metafisica nella riflessione 171
filosofica e teologica, Roma 2013
Santi CALDERONE, La libertà degli altri. Sulle tracce di A.C. Jemolo, Ru- 174
bettino, Soveria Mannelli 2012, pp. 139, Euro 14.00
Collaboratori 193
13
According to Islam, as well as Judaism, meat can only be eaten when coming
from an animal which has been slaugthered according to precise rules. Ritual
slaughtering has recently been at the centre of heated debates, since according to
part of the public opinion respect for religious freedom should not be a further
cause of animals suffering. Animals are instead slaughtered without being stun-
ned, as provided by european states laws. From a legal perspective the dilemma
lies in the opposition between the right to religious freedom (at the basis of ritual
slaughtering) and the respect for animals, according to which the latter should be
spared any unnecessary suffering. The laws of most european countries, howe-
ver, allow specific derogations, which make ritual slaughtering possible.
16
Littera II (2013) 1
* Docente di Filosofia sistematica presso l’ISSR “Santa Maria della Lettera” di Messina.
1
Questo articolo riprende, rielaborandolo parzialmente, un paragrafo apparso recentemente in C. NATOLI, Il
suono dell’anima. Musica e metafisica nella riflessione filosofica e teologica, Aracne, Roma 2013.
2
P. SEQUERI, Il teologico e il musicale, in «Teologia», 10, 1985, 311.
Spunti di estetica musicale nella teologia di Karl Barth e Hans Urs von Balthasar
sei anni – è stato l’incontro con Mozart. Ho ancora davanti agli occhi la scena:
mio padre che esegue al pianoforte qualche battuta del Flauto magico (“Tamino
mio, o qual fortuna…!”). Ne fui afferrato fin nell’intimo. Da allora sono cre-
sciuto e ho finito col diventar vecchio: di Mozart ho sentito molte altre cose e
di tutt’altro genere. Col passare del tempo è divenuto sempre più una costante
della mia esistenza».3 Sembra una semplice testimonianza d’amore da parte di
un grande intellettuale – nello specifico, un teologo tra i più raffinati e profondi
del XX secolo – nei confronti di un musicista geniale ed amatissimo; un amore
‘normale’, si direbbe, per una persona di grande cultura e sensibilità quale Barth.
Tuttavia, il rapporto Barth-Mozart non si esaurisce solo in questa direzione. Ap-
passionato e profondo conoscitore della musica, Barth vede in Mozart il risultato
di una tensione tutta umana alla speranza e alla grazia, pur non prescindendo dal
dato materiale e terreno di tale musica; anzi, proprio questo legame con l’umano
ed il terreno ‘spinge verso lo spirituale’ per sua stessa natura. Ciò che il teologo
coglie nel compositore salisburghese, inoltre, è un significativo rapporto tra gio-
co e centro.
132 Ma andiamo per ordine, seguendo ancora Barth:
3
K. BARTH, Wolfgang Amadeus Mozart [1956], trad. di G. Tron, Queriniana, Brescia 2008, 7.
4
Ivi, 8.
Cesare NATOLI
Ogni volta che L’ascolto, mi sento trasportato sulla soglia di un mondo che, col
sole e nella bufera, di giorno e di notte, è felice e ordinato, e poi, come uomo del
XX secolo, mi sento ogni volta infondere coraggio (non orgoglio!), vivacità (non
una vivacità esagerata!), purezza (non una purezza stucchevole!), pace (non una
pace illusoria!). Ora Lei sa assai meglio di me che per vivere occorre ben altro
che la migliore musica. Eppure certa musica, più di ogni altra, aiuta gli uomini
(indirettamente e solo in taluni casi!) a vivere. La Sua musica questo aiuto lo dà.5
Nella stessa lettera, tra l’altro, è presente anche una sorta di visione metasto- 133
rica dell’escaton:
Di come stiano le cose a proposito della musica, là dove Lei si trova, ho soltanto
un’idea molto vaga. Ho però un sospetto, a questo riguardo, che mi è già accaduto
di formulare nel modo che segue. Forse gli angeli, quando sono intenti a rendere
lode a Dio, suonano musica di Bach, ma non ne sono del tutto sicuro; sono certo,
invece, che, quando si trovano tra di loro, suonano Mozart ed allora anche il Si-
gnore trova particolare diletto nell’ascoltarli. Ora, può essere che questa alternati-
va sia errata. E comunque anche di questo lei è al corrente meglio di me.Quel che
ho detto è solo per farLe intendere, in forma figurata, quale sia il mio pensiero.
Mi creda Suo devoto. Karl Barth.6
5
Ivi, 11-12.
6
Ivi, 12-13.
Spunti di estetica musicale nella teologia di Karl Barth e Hans Urs von Balthasar
7
Ivi, 18.
8
Ivi, 16.
9
Ivi, 19.
10
Ivi, 20-21.
11
C. DI SANTE, Francesco e la musica. In dialogo con Mozart e Barth, Pazzini, Villa Verucchio 2004, 22-23.
12
BARTH, Wolfgang Amadeus Mozart, cit., 24.
13
Ivi, 26.
Cesare NATOLI
14
Ivi, 22.
15
Ivi, 22-23.
16
Ivi, 34.
17
Ivi, 34-35.
18
Ivi, 37.
19
DI SANTE, Francesco e la musica. In dialogo con Mozart e Barth, cit., 27.
Spunti di estetica musicale nella teologia di Karl Barth e Hans Urs von Balthasar
suo tempo».20 Tutto resta solo un gioco, cui, per tornare agli argomenti di inizio
paragrafo, si lega il concetto di ‘centro’: «Mozart compone la sua musica avendo
conoscenza di ogni cosa, partendo da un centro misterioso, e quindi conosce e
osserva i limiti posti a destra e a sinistra, verso l’altro e verso il basso. Per lui
quel che conta è la misura».21
Nel centro mozartiano, dunque, «si compie un grandioso perturbamento
dell’equilibrio, è una svolta, in virtù della quale la luce si accresce e l’ombra,
senza scomparire, diminuisce, la gioia prende il sopravvento, senza sopprimerlo,
sul dolore, il ‘sì’ prende un suono più forte del ‘no’, comunque sempre presen-
te».22 Si delineano meglio, così, i contorni di questo centro: esso è il luogo in
cui, per Barth, dimorano la misericordia e l’ordine divino. Un luogo ‘eccelso e
profondo’ da cui Mozart attinge angelicamente libertà e altezza, trasfigurandole
in note musicali.
136
2. L’analogia estetica di Balthasar
La riflessione di Hans Urs von Balthasar – che era abile pianista e musicista
sensibilissimo e la cui esperienza musicale costituisce la prima fonte della sua
formazione – sui rapporti tra musica e teologia si sposta, invece, su un piano più
teoretico. Essa è in gran parte consegnata alla monumentale trilogia teologica
(Estetica, Drammatica e Logica le sue sezioni, per un totale di 16 volumi), dove
le arti sono spesso viste come il tramite ideale per intuire e dire il divino.23 Nella
20
BARTH, Wolfgang Amadeus Mozart, cit., 40.
21
Ivi, 41.
22
Ivi, 42.
23
Citiamo per primo H. U. VON BALTHASAR, Gloria. Un’estetica teologica [1961-1969], 7 voll., traduttori
varî, Jaca Book, Milano 1971-1980. I riferimenti riguardanti l’interesse di Balthasar nei confronti della mu-
sica comprendono però anche i seguenti testi: Die Kunst der Fuge, in «Schweitzer Rundschau», 28, 1928,
84-87; Lo sviluppo dell’idea musicale. Testimonianza per Mozart [1925], a cura e con scritti di P. Sequeri,
Glossa, Milano 1995; Il terzetto dell’addio nel Flauto magico di Mozart, in Spiritus creator. Saggi teolo-
gici. III [1967], trad. di B. Colombo, Morcelliana, Brescia 1983 e numerose pagine della Teodrammatica
[1973-1983], 5 voll., trad. di Guido Sommavilla, Jaca Book, Milano 1980.
Cesare NATOLI
Il presente non è senza tensione verso il passato e il futuro, ogni battuta che si
suona ha senso solo in quanto spiegazione, rivelazione, giustificazione successi-
va di tutto ciò che si è sentito prima, e questo ogni volta solo in quanto anticipa-
zione gravida di attese di ciò che poi si sentirà, che però non può essere ancora
indovinato dai suoni attuali (neppure in una fuga rigorosa). L’istante che passa è
– per esempio in una sinfonia di Mozart – talmente colmo fino all’orlo di tensione
che non si ha, come veri ascoltatori, né tempo né voglia di precisare in anticipo
qualcosa di passato o meno ancora di futuro. Si percepisce nella battuta che passa
la presenza del tutto, che è insieme qualcosa che diviene nel tempo e che – in un
inafferrabile sovratempo – è sempre presente.24
24
ID., Teodrammatica, vol. I, cit., 340.
Spunti di estetica musicale nella teologia di Karl Barth e Hans Urs von Balthasar
quanto più cioè l’opera appare perfetta, tanto più indecifrabile diventa il
suo contenuto. Essa diventa […] un simbolo che trascende la somma delle
sue parti.25
La prospettiva estetica, cioè, non deve «sostituire […] quella logica ed etica. I
trascendentali infatti non sono assolutamente separabili e la dimenticanza di uno
di essi non può che avere un effetto distruttore sugli altri».28 Vista in tal modo, la
bellezza pertiene alla rivelazione e può essere vista come il legame che vincola
25
ID., Teologica [1983-1985], vol. I, Verità del mondo, trad. di G. Sommavilla, Jaca Book, Milano 1997,
145 (corsivo mio). L’interesse per Mozart, che – insieme ad altri aspetti più strettamente teologici – acco-
muna Balthasar a Barth, emerge ovviamente anche in ID., Lo sviluppo dell’idea musicale. Testimonianza
per Mozart, cit.; qui, il teologo svizzero, tra le altre cose, attribuisce al Salisburghese la capacità di signo-
reggiare ‘sinfonicamente’ una visione d’insieme tanto estesa quanto profonda; in grado, cioè, di rendere
conto dell’unità e della molteplicità (cfr. ivi, 63-65).
26
Ivi, 144.
27
F. GUALCO, Bellezza e mistero. La proposta estetico-teologica di H.U. von Balthasar, Colors, Genova
2000, 11.
28
BALTHASAR, Gloria. Un’estetica teologica, cit., vol. I, La percezione della forma, trad. di G. Ruggeri, 3.
Cesare NATOLI
29
F. GUALCO, Bellezza e mistero. La proposta estetico-teologica di H.U. von Balthasar, cit., 30.
30
BALTHASAR, Lo sviluppo dell’idea musicale. Testimonianza per Mozart, cit., 45.
31
B. ANTOMARINI, La percezione della forma. Trascendenza e finitezza in Hans Urs von Balthasar, Aesthe-
tica Preprint, Palermo 2004, 6-7.
32
BALTHASAR, Teologica, vol. 1, cit., 14.
Spunti di estetica musicale nella teologia di Karl Barth e Hans Urs von Balthasar
forma archetipica del sapere, in quanto capace di riportare in primo piano il mi-
stero cui il coglimento della sua forma rimanda.
Se la teologia quindi – tornando al nostro obiettivo principale – vuole scavare
nella profonda fecondità ontologica del musicale e attivare il gemüt, la percezio-
ne profonda, deve, in primo luogo, abbandonare un approccio superficialmente
allegorico, che vede nel bello artistico un simbolico vocabolario dell’assoluto,
e, in secondo luogo, accettare la ricchezza di senso che viene dal sensibile e dal
contingente. E ciò perché «è la contingenza che sostiene l’incarico drammatico
ma necessario che le cose del mondo partecipino e non siano indifferenti alla
domanda sulla realtà. Perciò non possiamo passare in fretta oltre le cose finite
e, istintivamente, grazie all’attrazione per la bellezza, rispettiamo la contingen-
za radicale del mondo (e qui Balthasar deve molto a Nietzsche e Dostoevskij),
poiché il trascendimento appare al limite della contingenza e ne ha bisogno».33
Nel momento estetico-contemplativo, grazie al contributo ‘sensibile’ del tempo,
alle forme.34
33
Ivi, 9.
34
Ivi, 17.
Cesare NATOLI
Ciò costituisce anche una chiave di lettura esistenziale: «La chiave per capi-
re l’esperienza umana è ancora estetica: restiamo nel tempo, dove troviamo le
occasioni dell’integrazione (Integration), cioè di agire o produrre nella natura-
lità dell’esistenza opere che vanno oltre la naturalità stessa, e proprio nella loro
parzialità e limitazione». E la stessa Rivelazione, «dice Balthasar per introdurre
la Theodramatik, il libro scritto in prosecuzione dell’Estetica, non è un oggetto
statico da contemplare ma è un agire della contemplazione con i mezzi che ap-
partengono al mondo, in cui l’uomo non è spettatore ma co-attore».36
L’esperienza dell’ascolto musicale, in particolare, è «una percezione esatta
e fortemente emotiva nello stesso tempo. L’arte è sensibile, ma i sensi nell’arte
“vanno” verso un compimento».37 Compimento che produce «una forma, ne-
cessaria in base alle emozioni che sollecita».38 Il movimento implicito in questa
trascendenza “dal basso”, che quasi impone la necessità estetica nel suo rea-
lismo fenomenologico, è dunque sempre da una Urmaterie verso l’Urlicht, nel
tentativo di cogliere una ‘contrazione’ dell’infinito e di scoprire – attivando una
sorta di stupore-archetipo – il nuovo nell’originario.
141
35
Ivi, 19.
36
Ivi, 21.
37
Ivi, 24.
38
Ibidem