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CENNI DI MECCANICA DELLA

FRATTURA

Knott “ fundamental of fracture mechanics” – Butterworths


Gugliotta “ Introduzione alla meccanica della frattura lineare elastica” Levrotto
Broek “ The practical use of fracture mechanics”
Storia
La progettazione classica è basata sull’ipotesi che la struttura o il
componente siano privi di difetti. Il dimensionamento avviene confrontando
una grandezza tipica del materiale ( p.e. la tensione di rottura ) con la
grandezza similare dovuta ai carichi esterni applicati.
Questa procedura però si è dimostrata non efficace in casi specifici quando
si verificavano rotture sotto carichi di esercizio significativamente inferiori ai
carichi limite.
Gran parte delle rotture si verificarono in prossimità di saldature con
evidente discontinuità. Le prove di resilienza effettuate mostrarono che i
materiali utilizzati avevano un comportamento fragile in condizioni di
impiego.
Si inizia a parlare di FRATTURA FRAGILE.
L’interesse per la FRATTURA FRAGILE, si ebbe nel periodo successivo alla
seconda guerra mondiale quando in numerose navi del tipo LIBERTY si
verificarono cedimenti in corrispondenza di saldature.
Altri casi di interesse furono i cedimenti dei velivoli COMET in cui le
fessurazioni si verificarono in corrispondenza delle rivettature dei finestrini di
fusoliera per effetto dei cicli di pressurizzazione.
Stesso fenomeno si presentò per serbatoi in pressione e per ponti.
In tutti i casi il livello di tensioni applicato era ben al di sotto di quello di
progetto.
(alcune navi liberty si ruppero in due mentre erano ormeggiate in porto).
La frattura fragile emerse anche in corrispondenza dell’utilizzo di materiali a
più alta resistenza e bassa tenacità, e all’incremento delle potenze di
calcolo e dei metodi di calcolo che aveva portato alla diminuzione dei
coefficienti di sicurezza applicati.
L’accettazione da parte del progettista del fatto che il materiale non deve
essere considerato esente da difetti permette di procedere alla valutazione
del fenomeno della rottura fragile .
Difetti di diversa tipologia e forma sono dovuti ai processi di lavorazione e
all’impiego.
Sotto carico questi difetti possono propagarsi:
Se la propagazione avviene ad alta velocità, allora si parlerà di rottura
fragile, altrimenti ci si riferisce alla rottura duttile o propagazione per fatica.

LA meccanica della frattura ipotizzando la presenza nel materiale di difetti ,


permette di valutare in termini quantitativi sia la rilevanza del difetto, sia il
periodo di crescita stabile del difetto stesso .
Il problema ingegneristico di progettare una struttura con
riferimento ai carichi di rottura del materiale si scontra con la
presenza nel materiale stesso di fessure che ne riducono sia
la capacità di carico sia la durata in particolari condizioni.

Tensione residua

Dimensione di cricca
In funzione del carico (per esempio in caso di carico ciclico)
la dimensione di cricca si incrementa e la durata della
struttura cambia.

Dimensione di cricca

tempo
Cerchiamo ora di definire lo stato di tensione all’apice del
difetto : Sia dato il sistema in figura:
Mediante l’utilizzo della funzione di Airy e la soluzione delle equazioni
di equilibrio nel piano, Il campo tensionale nell’intorno di un foro di
raggio “a” inserito in un pannello infinitamente largo soggetto ad una
sollecitazione di trazione all’infinito risulta (coordinate Cilindriche):

r  a;  0;  r  0  t    rt  0
 a2    3a 4 4a 2 
 r  1  2   cos 2 1  4  2 
2 r  2  r r 
r  a;  90;  r    t  3  rt  0
  a2    3a 4 
 t  1  2   cos 2 1  4 
2 r  2  r 
  3a 4 2a 2 
 rt   sin 2 1  4  2 
2  r r 
Quando il foro diventa una ellisse, il campo
tensionale si modifica (soluzione di INGLIS) .

Se l’asse maggiore dell’ellisse


(perpendicolare alla direzione
del carico) aumenta, l’ellisse
diventa simile ad una cricca.
Il campo tensionale nell’intorno (r<<a) di una cricca di larghezza = 2a
quando inserita in un pannello infinitamente largo soggetto ad una
sollecitazione di trazione all’infinito venne determinato da IRWIN sulla
base del metodo di WESTERGAARD: (limitate al termine principale- la
soluzione è approssimata).

 a      3  
x  cos  / 21  sen  sen  
2r   2   2 
 a      3  
y  cos  / 21  sen  sen  
2r   2   2 
 a        3 
 xy  sen  cos  cos 
2r 2 2  2 

MODO I Esiste un termine non nullo pari a –sigma sulla


prima eq. che usualmente è piccolo e viene
trascurato.
Si osserva che :
La distribuzione delle tensioni all’apice della cricca tende
all’infinito e quindi è ragionevole attendersi una certa
plasticità all’apice.
La tensione decresce con r allontanandosi dall’apice
Si verifica una componente di compressione –sigma sui
bordi della cricca dovuto al termine non singolare. Questo
effetto riceve anche una determinazione sperimentale in
quanto sotto carico di apertura una cricca presente in una
lastra piana vede i bordi liberi ingobbarsi fuori dal piano.
Possiamo riscriverle nella forma (modo I):

K I   a
KI      3  
x  cos  / 21  sen  sen  
2r   2   2 
KI      3  
y  cos  / 21  sen  sen  
2r   2   2 
KI        3 
 xy  sen  cos  cos 
2r 2 2  2 
Il K viene definito come Stress Intensity Factor (SIF)

K   a
Unità di misura: [MPa(m)^0.5], [N/mm^(3/2)]; [MN/m^(3/2)]

Il K cambia in funzione della forma della cricca. Si


introduce un fattore di forma Q in modo che :

K   Qa
Fattore di forma per
alcune forme di cricca:
Stato di deformazione all’apice del difetto
Si osserva che all’apice della cricca (r=0) il valore della tensione tende
ad infinito. La derivazione fa riferimento ad un approccio lineare
elastico e quindi ammette il punto singolare. In realtà la tensione non
supera il carico di snervamento e quindi è presente una zona
deformata plasticamente nell’intorno dell’apice della cricca.
Ma la relazione tensionale precedente non è più valida nella zona plastica
essedo stata ricavata in campo elastico.
La presenza della regione plastica però rende problematica l’applicazione
della teoria della meccanica della frattura che fino ad ora si è basata su un
approccio lineare elastico.
In particolare lo stato di tensione all’apice del difetto non può essere
espresso dalle equazioni trigonometriche viste prima.
IRWIN ha mostrato come quelle relazioni siano ancora valide, purché la
zona plastica sia piccola rispetto alle dimensioni del difetto (rP qualche %
della lunghezza a del difetto) .
La correzione consiste nell’aumentare la lunghezza del difetto fino ad
includere anche la zona plastica : difetto equivalente di lunghezza pari ad

2(a  r ) *
P K I    (a  r ) *
P

K I   Q (a  r )
Soluzione iterativa *
P
Tenacità a frattura
Dalla definizione di SIF segue che la sollecitazione applicata,
la forma, la dimensione del difetto, la configurazione del
componente, influenzeranno il valore del SIF ma non la
distribuzione delle tensioni .
Questo permette di studiare le proprietà del materiale in
presenza del difetto in termini del “valore critico” del SIF.
Tale valore critico viene detto TENACITA’ A FRATTURA” .
(definito normalmente in campo piano di tensione).
Assunzione di base della meccanica della frattura lineare
elastica: Si ha frattura ( propagazione di cricca senza aumento
del carico applicato – rottura instabile) quando il valore di K
raggiunge un valore critico Kc tipico del materiale e del modo di
carico.
Kc viene detto tenacità a frattura (fracture toughness).
Esistono tre diversi valori di Kc in base al modo di carico della
fessura:
I – opening KIc
II – sliding KIIc
III – tearing KIIIc
Modi di carico per materiali fessurati:

Kc dipende essenzialmente dallo spessore, dalla


temperatura e dalla velocità di applicazione del carico.
Effetto dello spessore su Kc :
Alcuni valori di Kc per materiali di impiego comune :
Caratterizzazione dei difetti.

Per l’applicazione dei criteri di LEFM, si deve conoscere il difetto. Siccome in


pratica i difetti sono di tipologie diverse e difficili da definire, si procede
determinando un difetto equivalente di forma nota e di cui sono note le
caratteristiche. Le norme ASME suggeriscono alcune tipologie standard e il
modo per approssimare.
Si deve inoltre considerare l’esame con tecniche non distruttive (NDI) che
permettano la definizione del difetto . Se non si dovesse identificare nessun
difetto, il difetto deve essere considerato di dimensioni pari alla sensibilità del
metodo ispettivo utilizzato.
Per le strutture aeronautiche si chiede di considerare le seguenti tipologie di
difetti:
Determinazione sperimentale del Kc

La determinazione della tenacità a frattura (Kc) viene


eseguita mediante prove normalizzate che fanno
riferimento a prova di flessione su tre punti o di trazione di
un provino intagliato meccanicamente e fessurato per
fatica all’apice dell’intaglio.
Il provino viene sottoposto a carico crescente registrando
l’andamento del carico in funzione dell’apertura
dell’intaglio.
Si determina il carico al quale inizia la propagazione
instabile della fessura e si stima con formule il valore
probabile di Kc.
Poiché per effetto dello spessore la tenacità a frattura risulta minima per
la condizione di plain strain (elementi spessi), si considera questa
configurazione di test.

Siccome il valore del Kc


risulta esatto solo se siamo
in condizioni di frattura
fragile, le condizioni di test
saranno tanto più buone
quanto più la componente
di deformazione plastica
risulta limitata.
Le dimensioni del provino
risultano quindi molto
importanti. Si deve
pertanto garantire un
elevato grado di
deformazione piana per
ridurre la zona plastica in
modo da poterla trascurare
Equazione K-carico di prova
Equazione K-carico di prova
Lo spessore del provino risulta quindi dell’ordine di 50 volte la
dimensione della zona plastica. (secondo la normativa)
In assenza di stime iniziali si fa ricorso alla norma che indica spessori
di provino raccomandati.
- Si determina quindi il valore del Kc (KIC modo I)
mediante le formule del SIF per quella tipologia di
intaglio e provino e carico.
-si procede a fessurare il provino intagliato mediante
cicli di carico ripetuti fino ad arivare ad un fessuramento
bidimensionale di lunghezza definita ( 0.04w)
- si regista il diagramma carico-apertura della fessura
a) Caso ideale rappresentativo della prova svolta correttamente: la curva
rimane lineare fino al raggiungimento del carico critico da cui calcolare
KiC. Non c’è plasticità.
c),d) Casi in cui lo spessore non risultava sufficiente ad innescare uno
stato di deformazione piano che riduceva l’effetto della plasticità.
b) Caso di transizione.
OFFSET PROCEDURE – metodo della secante.
OFFSET PROCEDURE – metodo della secante.
Se Pp risulta il carico massimo che precede il pop-in della
fessura, e vi lo spostamento associato alla fase elastica fino a
Pp, allora Δvi rappresenta la parte non elastica dello
spostamento al carico Pp.
Tracciando la pendenza della parte elastica e una seconda
retta secante con pendenza inferiore del 5% si interseca la
curva in un punto P.
Allora il carico per determinare Kc risulta quello
corrispondente a P oppure ad un carico più elevato che
preceda sulla curva il punto P.
Approccio energetico (meccanica della frattura lineare
elastica)
Criterio di Griffith (G) (per materiali fragili)
Si considera un pannello infinito incastrato agli estremi e caricato
da una tensione sigma. Sia presente una cricca di larghezza 2a.

L’energia elastica
del pannello è
pari all’area OAB.
Se la cricca si incrementa di da, essendo il pannello fissato, si avrà un rilascio
di energia pari alla differenza delle aree OAB e OCB.
L’energia potenziale del sistema si può scrivere come:

U  U 0  U a  U

U= energia potenziale elastica unitaria


U0= energia potenziale elastica della piastra priva di difetto (unitaria)
Ua=decremento di energia pot. Elastica dovuto all’inserimento del difetto
(unitario)
Ugamma= incremento di energia elastica dovuto alla formazione delle due
superfici dopo incremento del difetto (unitario)
Equilibrio rispetto all’incremento del difetto si ha con la stazionarietà del
funzionale:

U
0
a
  U a  U  
0
a
Essendo U0 indipendente da a
Sulla base delle relazioni relative allo stato di tensione all’apice del difetto
Griffith determinò nel caso di stato di tensione piano, il valore dell’energia
potenziale elastica Ua, considerando solo metà pannello e in riferimento a
spessore unitario: (integrazione su tutto il pannello)

1 2
Ua   a 2

2 E
 U a   2
 a
a E
12 2
Ua   a
2 E
Espressione approssimata
 U a   2
 a
a E
Il decremento per unità di spessore così calcolato viene indicato
con G:
Strain energy release rate G

 U a   2
 a  G
a E
L’energia necessaria per produrre le due nuove superfici invece si indica con :

U   2a
U 
 2
a

Sempre in riferimento a mezzo pannello e considerando


gamma come l’energia unitaria per attivare due nuove
superfici.
La cricca si propaga se l’energia rilasciata riferita all’incremento di cricca (energy
release rate) è pari all’energia necessaria per generare l’incremento da.

  U a  U  
0
a
U a   U  

a a

Se questo non si verifica per avere propagazione si deve


incrementare il carico.
 U a   U  
Si ha:
 a 2
 GIC  2 
a a E
 a
2
EG IC
 G  2  a
E 
Per avere propagazione allora si deve avere ( stato tensione piano) cioè G
raggiunge il suo valore critico Gc

In realtà l’energia per creare le fessure non è sola quella indicata ma


richiede un componente aggiuntivo dovuto alla zona plastica presente
all’apice della fessura.

GIC  2  2 P
Se introduciamo il riferimento allo stato tensionale
mediante il SIF, si deve calcolare la variazione dell’energia
potenziale elastica come integrale delle tensioni sul volume
e quindi (stato di tensione piano) si ha:

2
K
G
E
Il criterio energetico e tensionale vengono soddisfatti
simultaneamente.
Per plane stress:

K2 K IC2
 G;  GIC ;
E E

Per plane strain:

K2 K IC2
 G;  GIC ;
(1  ) E
2
(1  ) E
2
Applicazione al progetto/verifica
Noto Kc ed il livello di tensione applicata, è possibile
determinare una lunghezza critica di cricca oltre la quale si
ha propagazione instabile e quindi la rottura :

K   a
2
K
aC  IC
 2
Fissata la dimensione del difetto (a), si ha rottura
(propagazione instabile ) se K=Kc:

K IC   C a
Noto il campo di tensione nominale sigmaL, esso deve
essere confrontato con i valore critico, con l’aggiunta di un
opportuno coefficiente di sicurezza che la trasforma in una
tensione di progetto sigmaN . Si ha frattura se :

K IC
 N  C 
a
Esempio: KIC=110(MN/m^3/2), snervamento 1300 MN/m2,
Le possibili combinazioni critiche sono date da:

110   a
Se voglio avere un margine per esempio con fattore 2
allora:
110
  a
2
Si nota che la tensione tende a infinito al diminuire della lunghezza di cricca.
Ovviamente ciò non è possibile e quindi il diagramma deve essere limitato alla
tensione di snervamento. Infatti al diminuire della dimensione del difetto la
frattura avviene per cedimento per collasso plastico. Esso avviene o quando il
difetto è molto piccolo o quando la tenacità è molto alta.

K IC  1
 Sig/Y
S a  S

tangente
2a=w

Retta di Collasso plastico


2a
Esempio di calcolo
Propagazione dei difetti
Propagazione della cricca
La presenza di un carico ciclico introduce la possibilità per
la cricca di aumentare la sua dimensione senza modificare
il ciclo di carico applicato.
Se consideriamo un ciclo di carico a fatica con ampiezza
costante Sa, si può determinare un valore di SIF
incrementale sul ciclo in corrispondenza di Smax e Smin
pari a : Kmax-Kmin.
La velocità di accrescimento della cricca (da/dN) risulta una
funzione della (Kmax-Kmin). Se siamo in un caso di fatica
pulsata dallo zero (Kmin=0):

K  2S a a
da
 f (K )
dN
La velocità di accrescimento della cricca (da/dN) in funzione della
(Kmax-Kmin ) viene determinato sperimentalmente come in figura:

Propagazione
instabile frattura

Propagazione
subcritica legge
di Paris

nucleazione
La velocità di accrescimento della cricca (da/dN) in
funzione della (Kmax-Kmin ) viene approssimato dai dati
sperimentali tramite una relazione del tipo (Legge di Paris):

da
 C (K ) n

dN
Con C e n costanti. Naturalmente quando fissato il carico,
le dimensioni di cricca portano il SIF in prossimità del
valore critico, si verifica rottura.
“soglia”
Il valore di (Kmax-Kmin) viene in realtà approssimato in
modo differente rispetto alla formula precedente , mediante
una legge semiempirica del tipo:

K  Smax (1  R) m a

Per includere l’effetto del rapporto di carico R=Smin/Smax


nella determinazione del SIF.
Il coefficiente m dipende dal tipo di materiale (m=0.5 per le
leghe di alluminio).
Esempio di
curve
sperimentali per
materiale
aeronautico:

S min
R
S max
Nota la curva della velocità di propagazione di cricca e il tipo di carico
ciclico, è possibile determinare la curva di accrescimento e definire
una possibile durata del componente.

a Kmax-Kmin da/dN - Delta N= +


delta-a/(da/dN)
Effetto della storia di carico sull’accrescimento della cricca.
Presenza di overload: effetto ritardante.
La presenza di overload ha causato il crearsi di una zona plastica che
origina una deformazione permanente al cessare del carico. Il materiale
elastico di contorno introduce uno stato di tensione di compressione sulla
zona plasticizzata. Lo stato di compressione all’apice della cricca tende a
ritardare l’apertura della cricca stessa e il suo propagarsi.

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