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Long Live The King!

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GLI UNICI CLIENTI DI UNO dei più famosi negozi d’America che propongono una moda
alternativa sono neri. Ma soltanto grazie a un bianco che, appena diciassettenne,
si avvicina proprio alla vetrina di quel negozio nella mitica Beale Street di
Memphis, avverrà il primo cambiamento significativo. Perché, anche nella moda, la
rivoluzione rock porta sempre e comunque la firma del suo indiscusso sovrano: Re
Elvis.

“Fai pure tutto ciò che vuoi ma lascia stare le mie scarpe di camoscio blu”,
cantava Carl Perkins nel 1955. Successivamente lo farà anche Elvis Presley, con una
versione di successo dello stesso brano. Blue Suede Shoes fa capire quanto anche un
semplice paio di scarpe possa diventare uno status symbol. In quei fantastici anni
’50 i capelli sono pettinati “a culo d’anatra”, le giacche sono casual o sportive,
le camicie sbottonate con il petto da mostrare e con il colletto sempre alzato: mai
tinta unita, minimo due colori, a volte alternati già tra camicia e colletto. E per
gli uomini va benissimo anche il rosa, una tonalità ritenuta, fino a quel momento,
prevalentemente femminile. I pantaloni sono larghi e, di preferenza, neri; poi
verrà l’ora dei blue jeans. Le donne invece hanno capelli cotonati, un trucco
accentuato e un foulard intorno al collo. Le scarpe sono senza tacco, gli abitini
scamiciati con scollature a cuore e i busti molto stretti. Le gonne sono a tubino e
le camicie, a quadretti, annodate sopra l’ombelico.

Ogni epoca, ogni decennio riuscirà a esprimere una propria libertà attraverso la
musica e… attraverso la moda. E infatti un personaggio come Little Richard non solo
ha gettato le basi del rock ‘n’ roll ma lo ha fatto truccandosi con mascara e
fondotinta o raccogliendo i capelli impomatati in stile pompadour: un modo per
farsi notare al punto da essere definito “il padrino del glam.”

Al contrario, artisti come Buddy Holly si sono affermati per un look tutt’altro che
appariscente. “Buddy cercava un paio di occhiali il meno evidenti possibile”,
racconta il dottor J. Davis Armistead, oculista di uno dei padri fondatori del rock
‘n’ roll, “e quelli che avevamo scelto all’inizio non ci convincevano: non erano in
linea con la sua immagine artistica. Mentre ero in vacanza a Città del Messico ho
trovato questa montatura messicana Faiosa, in plastica nera, decisamente vistosa.
Ho pensato subito che facesse al caso di Buddy, e così è stato.”

“SE ELVIS È IL RE DEL ROCK, IO NE SONO LA REGINA”

Little Richard

Grazie a Buddy Holly, a Roy Orbison e a tantissimi altri personaggi (come Elvis
Costello, che rende omaggio proprio a Buddy Holly con un look analogo e i medesimi
occhiali), anche quello che poteva essere considerato un semplice accessorio
diventa parte integrante di un certo modo di presentarsi in pubblico, nonché
inequivocabile elemento di un certo stile di vita. Non a caso, gli occhiali
contribuiranno a definire l’immagine di John Lennon, inizialmente restio a
indossare una qualsiasi montatura e poi convintosi dopo aver ammirato il look di
Buddy Holly. Ma saranno importanti pure quelli di Janis Joplin (chi non ricorda i
suoi giganteschi occhiali tondi con le lenti viola?), Elton John (c’è solo
l’imbarazzo della scelta), Roger McGuinn dei Byrds (e i suoi occhialetti
rettangolari con lenti colorate), Bono (diversi modelli indossati, on stage e non,
e addirittura donati al Papa) o ancora Slash con i suoi immancabili occhiali da
sole. Loro sono solo gli esempi più clamorosi delle centinaia di rockstar che hanno
fatto di questo accessorio un vero “marchio di fabbrica”. Così come lo sono i Blues
Brothers e i loro Ray-Ban Wayfarer, rigorosamente neri, resi immortali da decine di
migliaia di musicisti, più o meno famosi, prima e dopo di loro.Long Live The King!
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GLI UNICI CLIENTI DI UNO dei più famosi negozi d’America che propongono una moda
alternativa sono neri. Ma soltanto grazie a un bianco che, appena diciassettenne,
si avvicina proprio alla vetrina di quel negozio nella mitica Beale Street di
Memphis, avverrà il primo cambiamento significativo. Perché, anche nella moda, la
rivoluzione rock porta sempre e comunque la firma del suo indiscusso sovrano: Re
Elvis.

“Fai pure tutto ciò che vuoi ma lascia stare le mie scarpe di camoscio blu”,
cantava Carl Perkins nel 1955. Successivamente lo farà anche Elvis Presley, con una
versione di successo dello stesso brano. Blue Suede Shoes fa capire quanto anche un
semplice paio di scarpe possa diventare uno status symbol. In quei fantastici anni
’50 i capelli sono pettinati “a culo d’anatra”, le giacche sono casual o sportive,
le camicie sbottonate con il petto da mostrare e con il colletto sempre alzato: mai
tinta unita, minimo due colori, a volte alternati già tra camicia e colletto. E per
gli uomini va benissimo anche il rosa, una tonalità ritenuta, fino a quel momento,
prevalentemente femminile. I pantaloni sono larghi e, di preferenza, neri; poi
verrà l’ora dei blue jeans. Le donne invece hanno capelli cotonati, un trucco
accentuato e un foulard intorno al collo. Le scarpe sono senza tacco, gli abitini
scamiciati con scollature a cuore e i busti molto stretti. Le gonne sono a tubino e
le camicie, a quadretti, annodate sopra l’ombelico.

Ogni epoca, ogni decennio riuscirà a esprimere una propria libertà attraverso la
musica e… attraverso la moda. E infatti un personaggio come Little Richard non solo
ha gettato le basi del rock ‘n’ roll ma lo ha fatto truccandosi con mascara e
fondotinta o raccogliendo i capelli impomatati in stile pompadour: un modo per
farsi notare al punto da essere definito “il padrino del glam.”

Al contrario, artisti come Buddy Holly si sono affermati per un look tutt’altro che
appariscente. “Buddy cercava un paio di occhiali il meno evidenti possibile”,
racconta il dottor J. Davis Armistead, oculista di uno dei padri fondatori del rock
‘n’ roll, “e quelli che avevamo scelto all’inizio non ci convincevano: non erano in
linea con la sua immagine artistica. Mentre ero in vacanza a Città del Messico ho
trovato questa montatura messicana Faiosa, in plastica nera, decisamente vistosa.
Ho pensato subito che facesse al caso di Buddy, e così è stato.”

“SE ELVIS È IL RE DEL ROCK, IO NE SONO LA REGINA”

Little Richard

Grazie a Buddy Holly, a Roy Orbison e a tantissimi altri personaggi (come Elvis
Costello, che rende omaggio proprio a Buddy Holly con un look analogo e i medesimi
occhiali), anche quello che poteva essere considerato un semplice accessorio
diventa parte integrante di un certo modo di presentarsi in pubblico, nonché
inequivocabile elemento di un certo stile di vita. Non a caso, gli occhiali
contribuiranno a definire l’immagine di John Lennon, inizialmente restio a
indossare una qualsiasi montatura e poi convintosi dopo aver ammirato il look di
Buddy Holly. Ma saranno importanti pure quelli di Janis Joplin (chi non ricorda i
suoi giganteschi occhiali tondi con le lenti viola?), Elton John (c’è solo
l’imbarazzo della scelta), Roger McGuinn dei Byrds (e i suoi occhialetti
rettangolari con lenti colorate), Bono (diversi modelli indossati, on stage e non,
e addirittura donati al Papa) o ancora Slash con i suoi immancabili occhiali da
sole. Loro sono solo gli esempi più clamorosi delle centinaia di rockstar che hanno
fatto di questo accessorio un vero “marchio di fabbrica”. Così come lo sono i Blues
Brothers e i loro Ray-Ban Wayfarer, rigorosamente neri, resi immortali da decine di
migliaia di musicisti, più o meno famosi, prima e dopo di loro.

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