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ALMA MATER STUDIORUM – UNIVERSITÀ DI BOLOGNA

Facoltà di Scienze Politiche


Corso di Laurea in
SOCIOLOGIA

Elaborato in Sociologia corso avanzato

MICHEL BAUWENS : PEER TO


PEER AND HUMAN EVOLUTION

Candidato Relatore
Papes Alessandro prof. Pierpaolo Donati

Anno accademico 2007/2008


Terza sessione di Laurea
INDICE

1- INTRODUZIONE .......................................................................................1

2- P2P E TECNOLOGIA
2.1 COS’E’ IL P2P ......................................................................................................6
2.2 PROCESSI E CARATTERISTICHE DEL P2P ..................................................7
2.3 LO SVILUPPO DEL P2P COME INFRASTRUTTURA TECNOLOGICA..........9
2.4 LE TECNOLOGIE P2P COME INFRASTRUTTURA
ALTERNATIVA PER I MEDIA .....11

3- P2P NELLA SFERA ECONOMICA


3.1 CAPITALISMO COGNITIVO E NATURA COOPERATIVA ............................13
3.2 L’ETICA HACKER, IL LAVORO COME GIOCO .............................................15
3.3 LA SUPERIORITA’ E L’EFFICIENZA DEL MODELLO P2P............................17
3.4 P2P E ECONOMIA DEL DONO...........................................................................20

4- P2P NELLA SFERA POLITICA


4.1 SISTEMA DI GOVERNO ISPIRATO AL P2P ...................................................22
4.2 L’ALTERGLOBALIZZAZIONE ..........................................................................23
4.3 VERSO UN APPROCCIO BASATO SULLA PARTNERSHIP ..........................24
4.4 P2P COME PROCESSO LENTO CHE DEVE AFFERMARSI ...........................26

5- ANALISI RELAZIONALE DELLA DINAMICA P2P


COME SISTEMA .................................................................................................28

6- ANALISI SOCIOLOGICA DEL SISTEMA DELLE


COMUNICAZIONI-INFORMAZIONI BASATO SUL P2P ..........31

7-CONCLUSIONI E POSSIBILI STRATEGIE PER IL FUTURO 36

8- GLOSSARIO..........................................................................................................38

9- BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA.............................................................40

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1. INTRODUZIONE

Michel Bauwens (1958) , belga, è un esponente della filosofia integrale e teorico del
Peer-to-Peer. Ha lavorato come consulente internet e information analyst per la United
Sates Information Agency, information manager per British Petroleum ed è stato editor-
in-chief del primo magazine europeo per la convergenza digitale, l’olandese Wave.
Michel, ha una grande capacità di cogliere alcune tendenze sociali presenti nella rete,
capaci di condizionare la realtà al di fuori del web, e per questo è una delle voci più
autorevoli riguardo la necessità di una società integrale non autoritaria basata sul P2P.
E’ autore di alcuni saggi on-line, incluso il suo manifesto “Peer to Peer and Human
Evolution” che è l’oggetto di analisi della tesi in questione.
Ora vive a Chiang Mai, in Tailandia, dove ha creato la Foundation for P2P Alternatives,
con la quale produce assieme ai suoi collaboratori documentazioni, ricerche e promuove
le alternative P2P.
Il manifesto che andrò ad esporre è considerato “una guida ad una partecipazione attiva
nella trasformazione del nostro mondo, in qualcosa di migliore, più libero e più
creativo". In particolar modo si vuole descrivere la nascita, l’espansione e l’integrazione
nel mondo contemporaneo di uno specifico tipo di dinamica relazionale, chiamata Peer
to Peer. Generalmente per Peer-to-Peer (per semplificare, P2P), cioè rete paritaria, si
intende una rete di computer o qualsiasi rete informatica che non possiede nodi
gerarchizzati, come client o server fissi (clienti e serventi), ma un numero di nodi
equivalenti (peer) che fungono sia da cliente che da servente verso altri nodi della rete.
Questo modello di rete è l'antitesi dell'architettura client-server. Mediante questa
configurazione qualsiasi nodo è in grado di avviare o completare una transazione.
L'esempio classico di P2P è quello della rete decentralizzata di computer connessi tra
loro per diversi tipi di attività cooperative, come la condivisione di file (File sharing) e
la distribuzione di musica. Ma questo è solo un piccolo esempio di quello che il P2P è:
esso è una forma di organizzazione umana a rete che si fonda sulla libera partecipazione
di partner equipotenti, coinvolti nella produzione di risorse comuni, che non ricorre al
compenso monetario come fattore motivante determinante né è organizzato mediante
metodi gerarchici di comando e controllo. Pertanto ogni volta che c’è una rete di

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persone, ove non c’è coercizione, obblighi e limitazioni sulle modalità di
interconnessione, siamo di fronte ad una rete P2P. Il formato comune attraverso cui la
dinamica sociale del P2P emerge è il formato della “rete distribuita”, che differisce sia
dalla rete centralizzata( tutti i nodi devono passare per un singolo centro) sia dalla rete
decentralizzata (tutti i nodi devono passare attraverso centri). In una rete distribuita, i
nodi, in quanto agenti autonomi, possono connettersi attraverso un numero qualsiasi di
legami.
Il P2P è un particolare tipo di dinamica dei rapporti umani che sta crescendo
rapidamente in tutti i campi sociali, e questo evento complessivo è il risultato di un
profondo cambiamento nei modi di sentire e di essere degli individui. Non è un utopia,
ma una pratica sociale già esistente, e il seme di una possibile trasformazione
fondamentale del sistema futuro. Secondo Bauwens può essere definito come la logica
di base di una prossima civilizzazione, rappresentando una soluzione e una risposta alla
crisi strutturale del capitalismo contemporaneo.
Il sistema mondiale attuale, infatti, è caratterizzato da una logica profondamente
controproduttiva dell’organizzazione sociale, basata su un errore di fondo: la
supposizione che le nostre risorse naturali siano illimitate, che si tratti di un pozzo senza
fondo, dal quale attingere illimitatamente, per trarne profitto. Ma questa supposizione
sbagliata ha creato un illusoria scarsità nel mondo invece infinito delle risorse
immateriali, ostacolando esperimenti di innovazione sociale e la libera cooperazione
con la costruzione di barriere tecniche e legali come i copyright e i brevetti. La nostra
attuale economia politica sta distruggendo la biosfera e ostacolando l’espansione delle
innovazioni sociali e della cultura libera.
In una società basata sul P2P invece, bisogna fondare l’economia sul riconoscimento
che le risorse materiali sono finite ed agevolare invece la cooperazione e il libero
scambio del valore immateriale creato degli individui, secondo la logica: “ove c’è
abbondanza è più facile condividere”. E’ la premessa di una nuova civiltà più
sostenibile,che non sarà esclusivamente orientata al motivo del profitto. Il P2P è
considerato come un nuovo modello di produzione ed economia, capace di valorizzare
l’immenso patrimonio di beni immateriali che caratterizza la nostra società, rendendolo
accessibile a tutti. La logica è quella di un modello di condivisione comunitaria, cioè la
creazione di un terreno comune basato sulla libera partecipazione e il libero uso delle

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risorse. Una forma sociale dove uomini e donne si aggregano per produrre valore senza
nessuna mediazione istituzionale o imprenditoriale.
Il P2P risiede nella sfera dell’intersoggettività umana e dal desiderio che può usare
anche infrastrutture tecnologiche a suo vantaggio.
Questa pratica si stà diffondendo in tutto il campo sociale, abbracciando rami
economici, politici e culturali.
Nella sfera economica, essa affiora come “terzo modello di produzione”- definito
Common-based peer production, “produzione di pari in comune”- non impostato sul
profitto, cooperativo e decentralizzato, e che produce hardware, software e risorse
intellettual-culturali (wetware) di gran valore e di libero utilizzo per l’umanità (come
Wikipedia).
Nel campo politico, il P2P emerge e si manifesta come una nuova forma di
organizzazione, esemplificata nelle azioni del modello dell’alterglobalizzazione, basata
sull’incentivazione statale alla partecipazione a progetti comuni, che creano valore per
la comunità, e sul principio di non rappresentanza, come modello di governance
partecipativa.
Ma il P2P non è semplicemente una tecnologia, ma un nuovo stile di vita emergente,
che incorpora una nuova cultura del lavoro. La collaborazione in network sta crescendo
e si stà integrando sempre più nel sistema odierno, ridefinendo i modi con i quali
comunichiamo, pubblichiamo, facciamo business e costruiamo collettivamente
conoscenza. Il mondo del lavoro si stà scostando da una maniera gerarchica di operare,
per aprirsi alla creatività e alla capacità di produrre contenuti da parte del pubblico, e di
ogni individuo all’interno di un’organizzazione.
Quindi è probabile che il P2P diventerà il modello dominante nell’economia del valore
immateriale. Ma con ciò Bauwens non si vuole avvicinare alla retorica inefficace
dell’anticapitalismo, ma invece costruire un post-capitalismo propositivo basato sulla
logica relazionale del P2P: “insieme abbiamo tutto, insieme sappiamo tutto”.
Egli crede che le condizioni per disporre di beni materiali e di una vita spirituale più
degna sono nelle nostre mani, vincolate alla nostra capacità di relazionarci e formare
nuove comunità. L’enorme potenziale del P2P risiede nel suo aspetto sociale, e non
tecnologico. La tecnologia è un strumento che facilita e crea la forma sociale del P2P.

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La teoria del P2P non offre nuove soluzioni ai problemi globali ma piuttosto nuovi
mezzi per affrontarli affidandosi sull’intelligenza collettiva dell’umanità.

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2. P2P E TECNOLOGIA

2.1 CHE COS’E’ IL P2P?


Il Peer-to-Peer è una dinamica relazionale, e precisamente quella che si sviluppa nelle
reti distribuite. Alexander Galloway, nel suo “Protocol”, opera un’importante e chiara
distinzione tra le reti centralizzate (con un hub centrale attraverso il quale tutto deve
passare ed essere convalidato), le reti decentralizzate, con più di un centro, ma in cui
questi sub-centri detengono ancora un’autorità, e i sistemi distribuiti, dove possono
esserci pure degli hub, ma non sono obbligatori (come internet). Nelle reti distribuite, i
partecipanti possono liberamente connettersi l’uno con l’altro, sono agenti pienamente
autonomi. Quindi il P2P è la relazione dinamica che si crea in reti distribuite. Ogni volta
che esiste una rete di persone interconnesse fra loro, senza coercizioni, obblighi e
limitazioni sulle modalità della connessione, la rete è detta P2P.
Questa specifica dinamica relazionale, è basata sulla presunta equipotenza dei
partecipanti, ed è articolata nella libera cooperazione tra pari in vista del compimento di
un lavoro collettivo, alla creazione di common, di un bene comune. L’equipotenza dei
partecipanti è intesa come stessa possibilità di accesso alle risorse e ai processi
decisionali per la costruzione di un progetto comune fra tutti gli utenti della rete
distribuita. Perciò i progetti P2P sono caratterizzati da oloptismo, ovvero la capacità di
permettere agli utenti il libero accesso a tutte le informazioni riguardo gli altri
partecipanti in termini di conoscenza degli obbiettivi, delle statistiche, e della
documentazione dell’intero progetto. I sistemi P2P non precludono qualche forma di
gerarchia, ma che non è obbligata e pre-stabilita, ma dettata dalla competenza.
L’aspetto della gerarchia, è oggetto di molte chiarificazioni da parte di Bauwens.
Dicendo che tali sistemi non hanno gerarchie e non sono centralizzati, non si vuole
intendere l’assenza assoluta di tali caratteristiche, ma che l’uso della gerarchia e della
centralizzazione è subordinato alla partecipazione e alla relazione con l’alter, e non è un
mezzo per proibirle. I sistemi gerarchici sono orientati alla creazione di omogeneità tra i
loro membri, che sono dipendenti, mentre i sistemi a reti distribuite regolano i
partecipanti interdipendenti conservando però la loro eterogeneità.
Il P2P è un network distribuito, il controllo dell’informazione non è localizzato in
nessun centro, ma è dovunque, all’interno del sistema. È un nuovo modo di organizzarsi

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tra persone, un modello in cui i partecipanti possono liberamente produrre conoscenza e
valore, distribuirli e condividerli, senza sottostare a una struttura centralizzata che
assegna i permessi sulle operazioni che si possono fare. Questa dinamica di relazioni
crea e lega una moltitudine di soggetti attorno a progetti comuni, gruppi di persone in
rete che si abituano a scambiare e condividere risorse sulla base di interessi, e che
vengono definiti Community. Questo gruppo non è definito a priori, ma in teoria è vasto
come il mondo, si evolve, si consolida e si disgrega, è mutevole.

2.2 LE CARATTERISTICHE DEI PROCESSI NEL P2P

Il P2P non si riferisce a tutti i processi che hanno luogo in network distribuiti. Esso
designa in maniera specifica tutti quei processi che emergono dal basso ed hanno come
obbiettivo accrescere la partecipazione da parte di attori che hanno ugual potere. Più
precisamente i processi sociali P2P comprendono: 1- l’economia peer, ovunque un
gruppo P2P decida di impegnarsi nella produzione di risorse comuni; 2- un governo
peer, ovvero i mezzi scelti per auto-governarsi nei loro compiti; 3- la proprietà peer,
cioè la struttura legale scelta per impedire l’appropriazione privata del lavoro comune.
La dinamica P2P parte dal’ intenzione comune di creare un artefatto sociale, nasce
quando delle persone decidono di sviluppare un progetto assieme, è una produzione di
rete, non è definita ne dal motivo del profitto né da alcun tipo di accentramento.
Attraverso queste interazioni vi è una produzione di valore d’uso attraverso la libera
cooperazione di utenti. Questa dinamica viene definita peer production, ed è un terzo
modello di produzione, differente dal modello capitalista e da quello della ormai defunta
produzione da parte di imprese statali. È una dinamica post-capitalista, perché è al di
fuori della dipendenza dei salari e dal controllo di una gerarchia aziendale, e non
assegna le risorse in base al prezzo o a qualsiasi meccanismo di mercato. È una forma di
azionariato comunitario basato sulla partecipazione, organizzato attorno a una risorsa
comune, dove chiunque può usare o contribuire a seconda della sua necessità e delle sue
inclinazioni: “i produttori sono liberi di contribuire o no, gli utenti sono liberi di usare i
prodotti o no”. Il prodotto non è un valore di scambio per il mercato, ma un valore d’uso

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per una community di utenti. Nel prossimo capitolo viene ripreso l’argomento in
particolar modo riguardo questo nuovo modello di capitalismo detto cognitivo.
Ma una volta avviato un progetto, la community deve riuscire ad organizzarsi nel
rispetto dell’autonomia di ogni singolo partecipante senza creare delle gerarchie fisse.
Questo elemento è la peer governance, la modalità di governo del P2P, ovvero come si
organizza la community per gestire i progetti di produzione in rete. Essendo tutti gli
utenti in totale autonomia, è importante riuscire a autogovernarsi, gestendo e
valorizzando le relazioni senza creare forme di autoritarismo. La governance dei sistemi
P2P è quindi post-democratica, perché è una forma di autogoverno che non si basa sulla
rappresentanza, ma in cui i partecipanti co-decidono direttamente, e senza limitazioni
dal campo politico, sulla gestione del lavoro per il progetto comune.
Un aspetto fondamentale per i gruppi produttori, è come riuscire a proteggersi
dall’appropriazione individuale o aziendale del patrimonio di conoscenza creato,
mantenendolo comunque libero, aperto, disponibile allo scambio e al riuso da parte di
altre comunità presenti e future. Bisogna quindi adottare un ottica innovativa
nell’ambito del diritto d’autore sviluppando licenze libere come la CC (Creative
Commons) e la GNU (General Public license), che proibiscono l’appropriazione del
codice del software e creano due forme principali di propietà. Una si basa sulla
condivisione individuale delle espressioni creative, ed è dominata dalle licenze CC che
permettono all’individuo di determinare il livello di condivisione. L’altra si applica alla
produzione P2P che nasce dalle opere comuni, e prende la forma della Gener Public
License (o di licenze derivate e alternative), e richiede che ogni cambiamento all’opera
appartenga all’opera stessa. Questo quadro istituzionale e politico che i produttori
scelgono per difendersi dall’ appropriazione privata e creare forme di proprietà comune
universale, è definito peer property. Queste nuove forme di proprietà hanno almeno tre
caratteristiche innovative. Sono orientate a impedire l’appropriazione privata del valore
creato in comune, si adoperano per diffonderne il più possibile l’utilizzo con regimi
universali di proprietà comune e mantengono intatta la sovranità dell’individuo. Questo
ultimo aspetto indica perché la proprietà P2P sia sostanzialmente diversa sia dalla
proprietà privata che da quella collettiva. La proprietà privata è individuale e esclusiva
(“quello che è mio non è tuo”), mentre la proprietà collettiva, lo stato, è anch’essa
esclusiva, ma diversamente (questo è nostro ma tu non hai più sovranità, è prodotto e

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regolato da noi, ma non è realmente tuo). Ma la proprietà comune, non è sinonimo di
proprietà collettiva, e usando le licenze per la peer property l’individuo gode del pieno
riconoscimento della sua proprietà personale. Ciò è chiaro soprattutto nello schema
delle licenze GNU, con le quali viene offerta all’individuo un’intera gamma di opzioni
per la condivisione rimanendo nel pieno controllo, o sovranità, senza coercizione.
Ognuno condivide liberamente la propria sovranità con gli altri.

2.3 LO SVILUPPO DEL P2P COME INFRASTRUTTURA


TECNOLOGICA

Le reti P2P sono la forma fondamentale dell’infrastruttura tecnologica che sostiene gli
attuali sistemi economico, politico e sociale.
Le aziende hanno usato queste tecnologie per integrare i loro processi con quelli dei
soci, dei fornitori e dei consumatori, e per integrarsi l’un l’altro. Questo è diventato lo
strumento assolutamente fondamentale per la comunicazione e gli affari internazionali,
nonché la condizione di possibilità per progetti cooperativi e internazionalmente
coordinati a opera di gruppi di lavoro. Ma questo emergere del peer to peer come
fenomeno che abbraccia l’intero campo sociale non è causato dalla tecnologia, ma
piuttosto è la tecnologia che riflette un nuovo modo di essere e sentire delle persone, in
evoluzione. Gli sviluppi nel campo tecnologico segnano sempre degli sviluppi anche nel
campo umano e sociale, ma non ne sono solo la causa, ma anche la conseguenza. Nelle
varie fasi di sviluppo tecnologico, si riscontrano diversi rapporti tra uomo e macchine
che condizionano gli assetti sociali esistenti.
Secondo Marshall McLuhan la tecnologia è un estensione delle facoltà del nostro corpo
e della nostra mente. Nella fase premoderna, la tecnologia era partecipativa, non
differenziata e autonoma, e gli strumenti degli artigiani erano estensioni dei loro corpi
con i quali essi “cooperavano” e lavoravano. La tecnologia moderna dell’era industriale,
è differenziata, tra divisione del lavoro e dei campi sociali, ma non più partecipativa. Lo
strumento tecnologico, diventa anche autonomo, ma non più un estensione del corpo
umano. Anzi vi è un drammatico rovesciamento: è l’uomo che diventa un’ estensione
della macchina, e questo è il dramma della modernità, e il motivo della sua alienazione.

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Nella post-modernità invece, le macchine diventano intelligenti e sono considerate le
estensioni del cervello e del sistema nervoso umano. Gli uomini ricominciano a
cooperare attraverso la tecnologia, che è l’ estensione della loro individualità, delle loro
memorie, e dei loro processi logici. Con l’avvento dell’era dell’informazione, e
soprattutto grazie a internet ed al web, ci è permessa una comunicazione tra una
comunità globale molto più estesa che nel passato. Abbiamo finalmente creato una
tecnologia che mette in grado le persone di relazionarsi e lavorare in piccoli gruppi,
anche a grandi progetti, ed anche se non sono assieme. E da qui nasce e si sviluppa la
tecnologia P2P. Internet, come network punto-punto, è stato progettato specificatamente
per la partecipazione dei computer degli utenti senza l’uso di hub obbligatori, e la sua
evoluzione è organica, non regolata da un centro. Sebbene non sia totalmente nelle mani
dei partecipanti, Internet è controllato, attraverso un governo distribuito, e fuori della
completa egemonia di un privato particolare o di attori di Stato. In sostanza abbiamo
inventato una tecnologia che fosse in grado di portarci al di là delle gerarchie. Inoltre
grazie allo sviluppo web 2.0, internet non si può più considerare una semplice "rete di
reti", né un agglomerato di siti Web isolati e indipendenti tra loro, bensì la summa delle
capacità tecnologiche raggiunte dall’uomo nell’ambito della diffusione
dell’informazione e della condivisione del sapere. Diversamente dal Web 1.0,
l’evoluzione che ha portato alla creazione del Web 2.0 pone l’accento sulle capacità di
condivisione dei dati tra le diverse piattaforme tecnologiche, sia hardware che software,
e consente la creazione e la distribuzione di qualsiasi formato digitale a costi marginali,
generando abbondanza d’informazione. Ed è proprio da questa abbondanza e assenza di
una scala gerarchica che i processi P2P si sono sviluppati.
L’informazione è diversa dai beni materiali, in quanto condividerla non ne diminuisce il
valore, ma al contrario, lo aumenta. Inoltre i sistemi P2P si fondano sulla ridondanza,
cioè sul fatto che ci sono sempre parecchie risorse disponibili per condurre un qualsiasi
progetto in rete. Ma i sistemi P2P non sono solo il prodotto dei progetti del sistema, ma
sono il risultato dell’intervento attivo dei consumatori avidi di libero accesso alla
cultura, che si impegnano a trovare soluzioni e a creare infrastrutture capaci di
aumentare la loro connettività nel contesto di un’ affiorante cultura partecipativa. La
diffusione dell’intelligenza umana, (l’ontologia), dei modi di conoscere (epistemologia)
e della costellazione di valori (axiologia) servono a creare il tipo di individualismo

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cooperativo di cui c’è bisogno per sostenere un’etica che permette i progetti P2P. È la
tecnologia ad essere espressione di questo profondo cambiamento culturale, ed una
volta creata, diventa uno straordinario amplificatore del cambiamento sussistente.
Tutti questi sviluppi mostrano chiaramente che il nuovo formato della nostra
infrastruttura tecnologica, che stà a fondamento dei processi basilari ed economici
odierni, segue lo schema del P2P.

2.4 LE TECNOLOGIE P2P COME INFRASTRUTTURA


ALTERNATIVA PER I MEDIA

Con lo sviluppo delle tecnologie di comunicazione a schema P2P, nasce di fatto una
nuova ed alternativa infrastruttura di comunicazione che scavalca in parte il controllo
statale o aziendale che caratterizzava i tradizionali mass media uno-molti. Il sistema
sociale dominante infatti, per la sua egemonia culturale, è sorretto da un forte
investimento di capitali, ed è controllato da interessi industriali monopolistici.
L’oppressione che ne deriva, da questo tipo accentrato di mass media, è tale per cui è
diventato impossibile per ogni minoranza sociale far sentire la propria voce.
Ma tuttavia, benché anche internet sia caratterizzato da un certo sfruttamento
commerciale,esso non è guidato ne controllato da enti commerciali, in quanto rete
distribuita. Grazie al web e alla sua produzione e distribuzione autonoma di materiale
scritto, si crea una rete d’informazione libera da nodi gerarchici, decentralizzata, e
considerata come un mezzo di diffusione dal basso molti-molti. L’esistenza di questa
infrastruttura alternativa permette la produzione autonoma di contenuti che possono
essere distribuiti senza l’intermediario dell’editoria classica e dei media. Internet ha
radicalmente democratizzato l’accesso a questo sistema, rendendolo usufruibile a
chiunque abbia accesso ad un computer.
Descriverò ora lo sviluppo di questa infrastruttura internet alternativa in termini tecnici.
Nei termini dei media, internet si stà trasformando per accrescere la possibilità di creare
pubblicazioni on-line distribuite nella forma dei progetti Writeable Web, blog in
particolare. Nel contempo si assiste allo sviluppo di altri media innovativi, come l’istant
messagging, le chat, e i sistemi di telefonia IP; la distribuzione di programmazione
audio è possibile grazie alle radiointernet e a vari sviluppi dell’audioblogging come il

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podcasting, il mobcasting e lo skypecasting. La distribuzione audiovisiva è possibile
grazie all’emergente video blogging (vlogging), ma principalmente mediante sistemi
P2P di filesharing a banda larga, come Bittorrent. La creazione di questa infrastruttura
alternativa di comunicazione e di informazione è sempre in evoluzione, ed emerge dal
continuo processo di maturazione degli utenti, che costruiscono mezzi sempre più
efficaci e liberi per aumentare la loro connettività. Un esempio esemplare del
coinvolgimento di numerosi utenti è il blog coreano “OhMyNews”, che opera con
35000 cittadini-cronisti e 40 membri dello staff, che interagiscono per sviluppare uno
spazio di cronaca prodotta dai cittadini, una nuova pratica di giornalismo dal basso.
Queste novità sono un nuovo veicolo per la produzione di una opinione pubblica non
centralizzata, per la creazione e la condivisione di conoscenza non dettata da un
soggetto autoritario, ma da una rete di pari. Importanti innovazioni esistono anche nel
mondo delle telecomunicazioni, dove si stà cercando di creare un network di
comunicazione mondiale e senza fili, basato su reti wireless aperte, il cosiddetto
Spectrum Commons, che è la precondizione essenziale per l’esistenza di un nucleo
infrastrutturale comune. In un sistema del genere, viene a crearsi una vasta gamma di
reti locali a basso costo, interconnesse tramite ponti, che seguono un modello di
comunicazione basato sul P2P. La telefonia che usa il protocollo internet, resa popolare
da Skype, è destinata a superare le limitazioni del sistema telefonico, che finora è
rimasto centralizzato. Il P2P è visto ormai come il formato futuro dell’infrastruttura
delle telecomunicazioni anche dalla stessa industria.
Questi sviluppi indicano che stà sorgendo una nuova forma di distribuzione e consumo
delle teletrasmissioni, che rifiuta l’insostenibilità del modello attuale, basato sulla
compravendita di spazio pubblicitario come chiave d’accesso in cambio di visibilità, in
favore di un collegamento diretto tra produttori e consumatori.
La speranza comune che suscitano queste innovazioni tecnologico-sociali è che si stia
creando la possibilità di un nuovo equilibrio del potere, un secondo “super potere”
dell’opinione pubblica che abbia carattere più aperto e democratico.

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3. P2P NELLA SFERA ECONOMICA

3.1 IL CAPITALISMO COGNITIVO E LA SUA NATURA


COOPERATIVA

Se durante il periodo fordista l'innovazione costituiva una eccezione, nel postfordismo


diviene la regola alla quale tutte le imprese devono piegarsi per poter far fronte alla
concorrenza globale (Paulré, 2000). Il passaggio da un regime industriale di
"ripetizione" a un regime di "innovazione permanente" giustificherebbe allora una
nuova stagione della teoria economica.
Il mercato così come lo conosciamo oggi potrebbe essere sul punto di cambiare,
allontanandosi da una logica di puro capitalismo, in cui si producono merci per lo
scambio in modo da incrementare il capitale, per avvicinarsi a una logica in cui lo
scambio sia funzionale alla ricerca di partnership. L’impresa autonoma, infatti, è entrata
in una dimensione partecipativa e relazionale che fa sfumare la sua distinzione e
identità. Ora le imprese sono collegate con i propri consumatori tramite internet, con
utenti sempre più consapevoli della loro influenza sull’immagine aziendale, potendo
ritirare il loro potere d’acquisto in qualsiasi momento. Con i partner e fornitori invece,
le imprese sono collegate tramite extranet, generando così una rete di cooperazione
inter-societaria che ne influenza ogni attore. L’innovazione diventa oggi un fattore
estremamente socializzato, aprendosi in maniera evidente agli utenti, che possono
generare contenuti preziosi che sono diventati l’impulso più importante dell’ attuale
sistema. Si sta sviluppando uno sfondo sociale complesso, sempre più collaborativo e
interconnesso, che fa agire le aziende più lungimiranti in modo da abbattere le barriere
tra produzione e consumo, tra produttori e consumatori, e coinvolgere quest’ ultimi
nella reazione di valore, alla mobilitazione della loro comunità di utenti. La natura
cooperativa della produzione, cioè il fatto che le compagnie stanno attingendo da questa
vasta riserva dell’ “orizzonte comune dell’intellettualità”, si è diffusa in tutto il campo
sociale, tanto che si è coniato il nuovo termine che descrive l’attuale sistema
economico: il capitalismo cognitivo. Infatti sta via via diminuendo il numero di

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lavoratori impegnati nella produzione materiale, con una maggioranza di lavoratori
(occidentali) coinvolti tra il settore simbolico (lavoratori intellettuali), quello affettivo
(settore dei servizi) o quello dell’industria dell’intrattenimento. Siamo agli albori di un
economia della conoscenza che sottolinea il ruolo centrale del sapere, in quanto forza
produttiva, in quanto fattore di produzione fondamentale. Il valore di ogni prodotto ora
è determinato non più dal valore delle risorse materiali, ma dal suo livello di
integrazione dell’intelligenza e di altri fattori immateriali, come il design, la creatività,
l’intensità dell’esperienza, l’accesso ai mondi di vita e alle identità create dalle marche.
Ed è per questo che i processi P2P sono alla base del nuovo sistema del capitalismo
cognitivo, con la “common based peer production” (produzione pari in comune) come
nuova modalità di produzione di valore più efficiente ed innovativa. Internet offre oggi
questa notevole dinamica sociale completamente basata sulla partecipazione volontaria
al fine di creare beni comuni universalmente disponibili. Ad esempio moltissimi gruppi
di programmatori si stanno adoperando in tutto il mondo nella produzione cooperativa
di beni come software, hardware e wetware, che sono sia beni che nuovi mezzi di
produzione, visto che il computer ha ormai assunto il ruolo di macchina universale
responsabile di tutto. Tutto ciò prende la forma del Free Software, come definito dal
fondatore Richard Stallman, considerato da Bauwens la forma più pura della peer
production, in cui ogni utente ha il diritto di distribuire il codice del software e di
adattarlo secondo la filosofia della condivisione. Il free software e l’open source sono
sempre più oggetto delle forze economiche per via della loro efficienza e del valore
d’uso immenso che essi creano. Si può affermare che facciano parte di un nuovo settore
del beneficio che include anche gli enti non governativi, e le imprese sociali, e che si stà
affermando con l’etichetta di economia sociale. Abbiamo bisogno, sostiene Bauwens, di
approcci per la costruzione di partnership e piattaforme che favoriscano l’economia
sociale del valore d’uso, e di meccanismi attraverso i quali i benefici dell’
appropriazione privata dell’innovazione sociale possano ritornare alle comunità
rendendole più sostenibili. Al momento il mondo dell’economia corporativa trae
beneficio dalle esternalizzazzioni positive della diffusa innovazione sociale, ma non c’è
un meccanismo di ritorno e questo porta al problema della precarietà. Attualmente
infatti, la produzione peer non offre nessuna soluzione alla sopravvivenza materiale dei
suoi partecipanti. Ora che la produttività nel campo sociale è percepibile oltre ogni

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dubbio dobbiamo trovare soluzioni che permettano allo stato e alle corporazioni
orientate al profitto di creare dei meccanismi di ritorno, ad esempio forme di reddito che
non siano più direttamente collegate all’economia privata del benessere, ma che vadano
a premiare l’economia sociale del benessere. Ogni nazione che usi formati proprietari
chiusi di conoscenza non può affidarsi alle comunità partecipative, non sviluppa, quindi,
campi di conoscenza orientati ai commons e tende a perdere nei confronti di chi invece
adotta queste pratiche. La peer production opera infatti in un contesto più ampio,
definito da Bauwens come “comunismo del capitale”, nel senso che le persone
costruiscono volontariamente e cooperativamente un bene comune, secondo il principio
comunistico: “ Da ciascuno a seconda delle sue capacità, a ciascuno a seconda dei suoi
bisogni”. Questo conteso opera nella peer production con “l’etica hacker” alla base della
sua nuova cultura del lavoro.

3.2 L’ETICA HACKER, IL LAVORO COME GIOCO

Al giorno d’oggi, la pressione psicologica e i livelli di stress dei lavoratori sono


altissimi, dal momento che viene richiesto oltre all’uso dell’intelligenza, anche il
coinvolgimento della piena soggettività di ogni lavoratore. La pressione all’interno della
sfera temporale del lavoro si intensifica, per via del modello neo-liberista basato
sull’iper-competizione, e di conseguenza l’apprendimento e altre attività necessarie per
rimanere creativi ed efficienti sul lavoro sono stati esportati nella sfera privata. Il
modello di produttività ed i modi dell’efficientismo hanno lasciato la fabbrica per
diffondersi in tutta la società. In altre parole i valori e le pratiche della sfera produttiva
hanno invaso la sfera privata, la sfera del weekend, che avrebbe dovuto essere al di fuori
di questa logica. In reazione a questi sviluppi nuove soggettività stanno creando un
contro-movimento nella forma di una nuova etica lavorativa più adatta alle situazioni
odierne: l’etica hacker. Al crescere dell’intellettualità di massa e per via delle effettive
esigenze dei nuovi tipi di lavoro immateriale, il senso non è più cercato nella sfera del
lavoro salariato, ma nella vita in generale; e non solo nell’intrattenimento, ma anche
nell’espressione creativa, che può essere concepita come lavoro, anche se al di fuori
della sfera monetaria. Questo modo di lavorare, essendo stato escogitato per la prima
volta dalla comunità dei programmatori appassionati, i cosiddetti hackers, è chiamato

16
etica hacker. Secondo Himmen, è una nuova morale che sfida “L’etica protestante e lo
spirito del capitalismo” di Max Weber, che è fondata sulla laboriosità diligente,
l’accettazione della routine, il valore del denaro e la preoccupazione per il risultato. In
confronto, l’etica hacker si fonda sul valore della creatività, e consiste nel combinare la
passione con la libertà. Il denaro cessa di essere un valore per sé, e il beneficio si misura
in risultati come il valore sociale e l’accesso libero, la trasparenza e la franchezza. Nella
sua opera “L’etica hacker e lo spirito dell’informazione” Himmen spiega che gli hacker
non sono soltanto i pirati che rubano in maniera fraudolenta dati o inventano infernali
virus che rovinano i computer, ma sono anche coloro che, grazie allo sforzo collettivo e
alla condivisione dei propri saperi, costruiscono strumenti tecnologici innovativi. L'etica
hacker non concepisce l'orario di lavoro compartimentato secondo gli schemi fordisti (si
timbra il cartellino, si fanno 8 ore ed il weekend si passa ad accudire i bambini) ma
condivide un'etica di impegno appassionato rispetto all'oggetto del proprio lavoro, senza
risparmiarsi e privilegiando i valori di privacy, eguaglianza e scambio dei saperi. Cito
dallo sua opera le caratteristiche fondamentali di questa nuova etica del lavoro:

«Il tempo non è rigidamente separato in lavoro e non-lavoro; a periodi di lavoro


intensivo
seguono pause estese, necessarie a un rinnovamento intellettuale e creativo; vi
funge una
logica di auto-apertura, i lavoratori lavorano a progetti verso i quali si sentono
stimolati e
che espandono la loro conoscenza ed esperienza nelle direzioni desiderate; la
partecipazione
è volontaria; l’apprendimento è informale e continuo; i valori del piacere e del gioco
sono
fondamentali; il progetto deve avere valore sociale ed essere utile a una comunità
estesa; c’è
totale trasparenza, niente segreti; c’è un’etica che dà importanza all'attività e alla
cura; la
creatività, il continuo sorpassare se stessi nel risolvere problemi e nel creare nuovo
valore
d’uso, è di importanza capitale».

17
Nella produzione di valore P2P, e quindi nella common based peer production, gli utenti
che si aggregano attorno a progetti di interesse comune ripecchiano esattamente questo
insieme di valori, che riemergono come una nuova cultura del lavoro più collaborativa e
libera, basata sulla passione.

3.3 LA SUPERIORITA’ E L’EFFICENZA DEL MODELLO


DI PRODUZIONE P2P

Abolendo le distinzioni tra produttore e consumatore, i processi open source accrescono


sensibilmente il loro accesso all’esperienza conoscitiva, a un orizzonte globale disposto
a rete tramite internet. Attorno a questi progetti, si aggregano tantissimi utenti che
interagiscono in modo costruttivo per valorizzare al massimo il lavoro avviato, spinti
dalla passione e dall’assenza di coercizione caratteristici della peer production. Nessuna
istituzione commerciale può permettersi una schiera così corposa di volontari
appassionati. E gli attori del mercato comprendono bene che i principi attorno ai quali
ruota la Peer Production presentano vantaggi competitivi. La loro posizione è stata
riassunta da Bauwens con la cosiddetta ‘legge della competizione asimmetrica’ secondo
la quale quando una compagnia che fa profitto utilizzando lavoro salariato e brevetti
tecnologici, si ritrova a competere con una organizzazione for-benefit – che può
accedere a un vasto circuito di volontari e usa piattaforme possedute da tutti – ha poche
probabilità di vincere la partita. Le ragioni che spingono le persone verso la Peer
Production sono più forti: ad esempio, motivazioni positive intrinseche che derivano
dalla passione, la ricerca di una qualità assoluta , inoltre i beni prodotti non sono mai
dati in forma definitiva ma c’è sempre un versione successiva migliore della prima. Al
contrario, la realtà for-profit cercherà di produrre un bene di qualità relativa, che sia
soltanto migliore di quello offerto dai suoi concorrenti. Da ciò segue che ogni
compagnia for-profit o autorità pubblica che adotti pratiche partecipative e comuni
tenderà ad accaparrarsi vantaggi competitivi se comparati a chi non le adotta. Ed è

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questo ciò che muove l’interesse del mercato nei confronti della Peer Production,
rendendo sempre più diffusa questa pratica nella società.
Il software commerciale infatti, che proibisce ad altri programmatori e agli utenti di
migliorarlo, è molto più statico nel suo sviluppo ed ha molti difetti rispetto ai progetti
FLOSS (Free Libre Open Sources Software), nei quali invece tutti gli utenti possono
partecipare, almeno offrendo i loro commenti. Questo “grado flessibile di
coinvolgimento” è una caratteristica importantissima della peer production, che di solito
unisce un nucleo molto motivato e una periferia flessibile di collaboratori occasionali,
con stadi di coinvolgimento anche intermedi, nei quali comunque tutti hanno la
possibilità di “modellare” continuamente i loro contributi. E poiché la cooperazione è
libera, i partecipanti operano appassionatamente ed ottimamente senza coercizione.
Inoltre grazie al “gioco del giudizio”, il fatto, cioè, che si guadagni influenza sociale
mediante la reputazione, cresce la motivazione a partecipare con interventi di alta
qualità. Ogni individuo, da il suo contributo gratuitamente alla comunità, ma impara
sempre cose diverse e accresce il suo baglio culturale. In rete si conoscono sempre
persone nuove, ognuno aumenta il capitale relazionale, e chi lavora bene e ha la fiducia
degli altri utenti, fa crescere la sua reputazione nella comunità. In alcuni sondaggi fatti
tra i partecipanti a progetti del genere, la motivazione più frequentemente citata sulla
loro partecipazione attiva è stata «l’apprendimento».
Nella sfera della produzione e distribuzione immateriale, come per esempio nella
distribuzione di musica, i vantaggi della distribuzione online mediante processi P2P
sono impareggiabili, grazie ai costi dei processi di transizione, che tendono a zero. Un
tentativo di teorizzare questa supremazia dei progetti open source su quelli
“propietari”arriva da Aaron Krowne, che scrivendo per la rivista “Free Software”, ha
formulato un insieme di leggi per spiegare la maggiore efficienza dei modelli di
produzione pari in comune:

“(Legge 1.) Quando i contributi positivi superano i contributi negativi di un fattore


sufficiente, in un progetto di peer production, il progetto avrà successo.”

Questo significa che, per ogni contribuente che possa “mandare tutto all’aria”, devono

19
essercene almeno altri dieci che possano correggere questi errori. Ma nella maggior
parte dei progetti, il rapporto è di 1 a 100 o di 1 a 1000, così la qualità può essere
conservata ed accresciuta nel tempo.

“(Legge 2.) La qualità di coesione è la qualità della presentazione dei concetti in una
componente collaborativa (come, per esempio, il lemma di un’enciclopedia).
Assumendo che il criterio del successo, di cui parla la legge 1, sia soddisfatto, la
qualità di coesione di una componente nel complesso crescerà. Tuttavia, essa può
temporaneamente diminuire. Le riduzioni sono di leggera portata, mentre le crescite
sono più estese.”

I contributi individuali che di per sé possono essere utili ma che riducono l’equilibrio
complessivo del progetto, saranno sempre scoperti, in modo che la riduzione sarà solo
temporanea.

“(legge 3) Le leggi 1 e 2 spiegano perché la qualità di coesione dell’intero progetto


cresce nel tempo: le sconnesse riduzioni temporanee della qualità di coesione sono
neutralizzate da piccole crescite in altre componenti, e i meno frequenti balzi nella
qualità di coesione si accumulano per dare una leggera spinta in avanti alla media
complessiva. Tutto questo senza nemmeno prendere in considerazione la qualità di
copertura, che conta come positiva ogni aggiunta concettuale, a prescindere dal
criterio della sua integrazione.”

Krowne si è impegnato validamente anche per definire i modelli di autorità che operano
in questo tipo di progetti, modelli che definiscono l’accesso e il flusso di lavoro, e se c’è
o no un controllo della qualità. Il modello free-form, utilizzato da Wikipedia, permette a
chicchessia di integrare un lemma in qualsiasi momento. Ma nel modello proprietario,
invece, i lemmi possono essere modificati solo col permesso di uno specifico
“proprietario” che deve difendere l’integrità del suo modulo. Quindi Krowne conclude:
«Questi due modelli hanno diversi presupposti e diversi effetti. Il modello free-form
implica che tutti gli utenti sono, in più di un senso, sullo stesso livello e che la
competenza sarà universalmente riconosciuta e rispettata. Di conseguenza, al creatore di

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un lemma avrà risparmiata la noia di esaminare ogni cambiamento prima che sia
integrato, come anche la necessità di effettuare l’integrazione. Al contrario, il modello
di autorità proprietario assume che il proprietario sia di fatto l’esperto nell’argomento in
questione, sopra tutti gli altri, e che gli altri debbano rispettarlo. Forse il modello a
proprietario è di qualità migliore, ma richiede più tempo rispetto a quello free form, che
invece è più veloce e collaborativo.”
Concludendo, il sistema economico P2P viene considerato più produttivo per creare
valore immateriale rispetto al modello ispirato al profitto, perchè produce maggior
felicità sociale, essendo basato sulla forme più pure di motivazione intrinseca e di
cooperazione collettiva. La collaborazione sinergica liberamente offerta genera
passione, i partecipanti sono automaticamente spinti a fare quello che sanno fare
meglio, nei momenti in cui si sentono più entusiasti e motivati a farlo. Queste sono le
ragioni fondamentali della qualità superiore che alla fine si crea in progetti open-source.

“Si tratta di capire che i lavoratori d’oggi non si spostano solamente da un posto di
lavoro ad un altro, ma anche verso non lavori, e che in effetti la cosa più significativa
per loro e per la società in generale, non sono i lavori retribuiti sul mercato, ma gli
episodi di produzione appassionata” (Michel Bauwens)

3.4 P2P ED ECONOMIA DEL DONO

Michel Bauwens sostinene a gran voce che l’economia dei sistemi P2P non è, come
invece la definiscono molti autori, un economia del dono. La ragione chiave è che il
P2P non è una forma di eguaglianza, non essendo basato sulla reciprocità, ma una forma
di azionariato comunitario basato sulla partecipazione. Generalmente l'economia del
dono è una forma economica basata sul valore d’uso degli oggetti e delle azioni e si
contrappone all’economia tradizionalmente intesa, definita economia di mercato o

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economia mercantile, la quale si basa invece sul valore di scambio o valore
commerciale. Il cosiddetto dono è in realtà uno scambio reciproco che ha alcune
caratteristiche definite, per quanto esse siano delle convenzioni e non delle regole
scritte: l'obbligo di dare, l'obbligo di ricevere, l'obbligo di restituire più di quanto si è
ricevuto. Bauwens prende come modello di riferimento per l’economia del dono l’antica
economia tribale, che era una forma economica di condivisione basata su parti uguali,
da una comunità agricola con necessità basilari di pura sopravvivenza, orientata da una
logica di obblighi e reciprocità. In quei sistemi sociali, i clan o le tribù che davano
qualcosa, soprattutto le risorse eccedenti ai loro bisogni per la sopravvivenza, erano
legittimati ad aspettarsi qualcosa di valore quanto meno paragonabile dal ricevente,
perchè vi era l’obbligo morale di corrispondere al beneficio, di creare reciprocità. Ma un
economia P2P è da considerarsi una forma di scambio generalizzato, non reciproco e
non basato su scambi diretti con obblighi morali. Se c’è un dono, è un dono non
reciproco e la produzione di valore d’uso non crea un obbligazione. Il sistema P2P è una
rete partecipativa organizzata attorno a una risorsa comune, dove chiunque può usare e
contribuire a seconda della sua necessità e delle sue inclinazioni. Nella produzione open
source, nel filesharing o nelle comunità di scambio della conoscenza, ognuno
contribuisce gratuitamente, senza obblighi, e prende semplicemente quello di cui ha
bisogno. È comune a qualsiasi progetto web avere più o meno il 10% di membri
contribuenti attivi e il 90% di passivi. Questa potrebbe essere vista come una seccatura,
ma non è mai un problema rilevante, perchè la dinamica P2P opera nella sfera
dell’abbondanza. Anzi, le risorse create dalla peer production, si arricchiscono più
vengono usate, per effetto della rete (network effect). Infatti quello che i migliori
sistemi peer to peer fanno, è rendere la partecipazione automatica, in modo che anche
un uso passivo diventa partecipazione utile per il sistema nel complesso. Un esempio ne
è Bittorrent, che è un protocollo peer to peer per il filesharing che fà di ogni utente che
scarica una risorsa un’ altra risorsa, utilizzabile dagli altri utenti, idipendentemente
dalla sua volontà o consapevolezza. Si tratta quindi di un meccanismo per coordinare in
automatico il lavoro di moltitudini di utenti, ottenendo il miglior beneficio comune
possibile. Il valore intellettuale, culturale e spirituale di base è prodotto quindi da un
economia di scambio non reciproca.

22
4. P2P NELLA SFERA POLITICA

4.1 IL SISTEMA DI GOVERNO P2P

Il governo P2P, il sistema per prendere le decisioni dal basso e in modo partecipativo
(solo quelli che partecipano prendono le decisioni) che emerge nei progetti P2P, è
politicamente più produttivo della democrazia partecipativa basata sulla rappresentanza,
che è una forma decentralizzata di divisione dei poteri basata sull’elezione di
rappresentanti. All’interno di un’economia che si basa sulla libera contribuzione, la
Peer Production contribuisce a favorire l’autonomia di ogni singolo partecipante che
nasce dalla cooperazione. Questo modo di ”gestione” è in netto contrasto con il modello
capitalista, che, pur consentendo di scegliere liberamente i rappresentanti nella sfera
politica, affianca una sfera produttiva che è gerarchica e feudale, nel senso che mantiene
la sottomissione del lavoro al capitale. Nel gestire la Peer Production, invece, i co-
produttori partecipano direttamente al processo decisionale. Il principio fondamentale è
che chi lavora decide e la partecipazione è resa possibile eliminando il più possibile i
permessi d’accesso. Basandosi sul principio di auto-selezione si supporta una mirata
meritocrazia all’interno di piccoli gruppi (cambio di leadership a seconda dei differenti
contesti) e processi di validazione comuni susseguenti la produzione. Quando si opera
in una sfera di abbondanza, dove i beni immateriali possono essere riprodotti da tutti a
un costo marginale, non vi è più bisogno né di mercato, né di gerarchie, né di
democrazia rappresentativa, che sono mezzi per assegnare scarse risorse. Dal punto di
vista politico, quindi, i processi P2P riflettono una de-monopolizzazione del potere, che
è concesso dalla comunità, è legato temporalmente alla partecipazione dell’individuo

23
(quando questi non partecipa più, l’influenza torna a calare), e quindi può essere
riassunto dagli individui partecipanti. Nel caso in cui ci fosse una monopolizzazione,
basterebbe che i partecipanti lascino il progetto o creino una strada alternativa nel
proseguimento del lavoro comune, formando così un nuovo percorso.
Un governo P2P è post-democratico, perché non si affida alla rappresentanza, ma al
contrario prende le sue decisioni in cooperazione diretta con i suoi partecipanti; pertanto
non si limita solo alla sfera politica, ma invade ogni campo sociale. Inoltre è non-
rappresentativo, perché quello che viene offerto dalla comunicazione attraverso i
network è una coordinazione globale di piccoli gruppi, che operano su scala mondiale.

4.2 L’ALTERGLOBALIZZAZIONE

Tutti questi aspetti sulla gestione di rete, sono stati esemplificati da un movimento sorto
in Francia, e chiamato alterglobalizzazione. È un sistema di reti che unisce agenti da un
ampia gamma di campi e con diversi punti di vista, che si attivano per unirsi e interagire
attorno ad una piattaforma comune d’azione. Queste reti riescono a mobilitare un
grandissimo numero di persone senza avere a disposizione nessuno dei tradizionali
media d’informazione, ma facendo un affidamento quasi esclusivo sulle tecnologie P2P.
Il movimento vuole una nuova organizzazione del mondo basata sui principi del peer to
peer, e la caratteristica più rilevante è che adotta la filosofia della non-rappresentatività.
A nessuno è concesso parlare in nome del movimento, ma solo a proprio nome. Un altro
elemento distintivo è che non si può più parlare di organizzazioni permanenti, ma di un
movimento che segue i principi di de-formalizzazione, de-istituzionalizzazione e de-
organizzazione, per superare i formati organizzativi fissi che permettono al potere di
consolidarsi. Gli aderenti a tali movimenti sono spesso post-ideologici nei loro approcci,
rifiutando l’identificazione permanente con un qualsiasi movimento particolare, e
cercando allo stesso tempo di superare le differenze attraverso l’azione comune. Una
critica comune mossa a tale sistema è che non offre un programma sociale alternativo
definito, ma si basa solo sul pensiero che un altro mondo è possibile, con un governo
più aperto che non sia guidato dalla politica del potere e degli interessi privati delle

24
elite, ma che sia determinato da tutte le persone in modo autonomo, in cui le differenze
vengono accettate e valorizzate. L’obbiettivo del movimento dell’alterglobalizzazione è
una nuova organizzazione del mondo basata sui principi del P2P. Un esempio spesso
citato è quello di Al Qaeda, che mescola caratteristiche aziendali e tribali ma anche forti
caratteristiche di cooperazione in rete.

4.3 VERSO UN APPROCCIO BASATO SULLA


PARTNERSHIP

Stanno emergendo nuove infrastrutture P2P sociali e tecniche, come i media sociali e i
team autonomi, che possono diventare il parametro dominante dei cambiamenti indotti
dal capitalismo cognitivo, e così la dinamica relazionale del P2P avrà effetti politici
sempre maggiori. Ma benché si assista ad un forte sviluppo di gruppi globali auto-
coordinati con la governance tipica del P2P, la forma di governo base dell’attuale
società è quella della democrazia rappresentativa. Tuttavia entrambi i modelli di
gestione si influenzano a vicenda tenendo conto l’uno dell’altro. Le decisioni
burocratiche e di rappresentanza saranno in certi casi rimpiazzate da network di governo
globale, che per certi versi si possono governare. Ma non appena sorge la necessità di
allocare risorse, c’è bisogno di un meccanismo per mitigare la cosiddetta ‘tirannia della
mancanza di struttura’, e ciò prenderà nel migliore dei casi una forma rappresentativa.
Secondo Bauwens, quello che può succedere è che il modello P2P possa per il momento
diventare complementare alla democrazia, ma non rimpiazzarla: “Ci si può aspettare
che la non-rappresentanza diventi una forma molto più rilevante dell’attuale
rappresentanza. Si potrebbe anche immaginare che qualora la mole di contribuzione
volontaria diventi dominante, la pressione si faccia così forte che le istituzioni
democratiche si debbano trasformare, non secondo l’influenza degli interessi delle
grandi multinazionali che ora dominano la forma dello Stato, ma secondo parametri
prettamente democratici.” Quello che è importante per il futuro è che il ruolo dello stato
cambi, e riconosca le enormi potenzialità relazionali di ogni cittadino e gruppo,
aiutando a svilupparle e potenziarle. In una politica basata sulla partnership, lo stato
permette e incoraggia le comunità di utenti a creare valore in modo autonomo cercando
di eliminare gli ostacoli sul loro percorso. Nella visione che ha ispirato l’era moderna,

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gli individui erano considerati come parti di un sistema atomico, bisognosi di un
contratto sociale che delegasse l’autorità ad una sovranità, che socializzasse la massa
indifferenziata di individui tramite le istituzioni. Invece gli individui non sono
atomizzati, non lo sono mai stati, ma sempre più interconnessi fra di loro, e guardano
alle istituzioni in modo informale. Le istituzioni allora dovranno evolversi e diventare
nuove ecologie di supporto, e i politici dovranno farsi più esperti e abili nelle
interpretazioni delle questioni che nascono dalla rete di network della società civile. In
quest’ottica lo stato diventa sostenitore dei beni comuni, riconoscendo che è la legge
della competizione asimmetrica (che sancisce la superiorità di qualunque istituzione
benefica che agisca in competizione usando forme di sapere aperte e libere, modalità
partecipatorie di economia, e campi di conoscenza orientati ai commons), a dover dare
supporto all’innovazione sociale. Un esempio riportato dall’autore è quello dell’attività
del municipio di Brest, in Francia. In questa città la sezione “democrazia locale” rende
disponibili infrastrutture on-line, corsi di formazione e strumenti per la condivisione
come telecamere e apparecchiature audio, in modo che gruppi o singole persone
possano creare progetti di interesse sociale e culturale in modo autonomo. Ad esempio
il progetto “Territoires Sonores” permette al pubblico di creare file audio e video per
valorizzare i propri percorsi personali, che non devono rispondere né a una compagnia
privata né allo stesso municipio. Questo è un caso in cui l’autorità pubblica permette e
incoraggia un economia sociale diretta di valore.

26
4.4 IL P2P COME PROCESSO LENTO CHE DEVE
AFFERMARSI

Il peer to peer è un trend fondamentale, una nuova ed emergente forma di scambio


sociale che si sta manifestando in tutto il mondo di vita umano, in tutte le aree della vita
sociale e culturale, dove opera sotto un insieme di caratteristiche simili.
Ma si può veramente dire che è la premessa di un nuovo ordine di civiltà? Secondo
Michel Bauwens certamente si, e argomenta la sua tesi riportando alcune analogie
storiche.
La prima riguarda lo sviluppo storico del capitalismo. A un certo punto del medioevo, i
un periodo che va dall’undicesimo al tredicesimo secolo, le città cominciarono a
riapparire, e nacque il commercio. Una nuova classe di persone si specializzò in questo
commercio e, trovando alcuni aspetti della cultura medievale antitetici alle loro
occupazioni, cominciarono a inventare nuovi strumenti per creare fiducia su lunghe
distanze: le prime forme di contratto, i primi sistemi bancari. A loro volta, queste nuove
forme di scambio sociale hanno creato nuovi processi che influenzarono non solo le
persone coinvolte ma l’intera cultura, portando a grandi cambiamenti come il
Rinascimento, l’Illuminismo e le grandi rivoluzioni sociali (inglese, francese,
americana,ecc). In questo scenario, l’emergente classe borghese, mediante la sua
occupazione primaria di condurre il commercio, creò inevitabilmente una reazione a
catena di carattere politico e civile. Questa classe aveva una risorsa, il capitale (il
denaro), che costituiva un bisogno fondamentale per gli altri settori della popolazione,
soprattutto per la classe feudale e per i re. Anche nel mondo odierno, per i capitalisti, la
politica è un effetto secondario perché il loro enorme potere è un effetto di quello che
essi fanno nella sfera economica. Oggi assistiamo a un fenomeno simile, cioè alla
nascita e sviluppo di una nuova classe di lavoratori intellettuali, soprattutto occidentali,

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che creano nuove pratiche e strumenti che consentono loro di effettuare quello che
devono effettuare, cioè lo scambio di conoscenza. Mentre creano questi nuovi
strumenti, generando una nuova forma di scambio sociale, essi permettono nuovi tipi di
soggettivazione, che – a loro volta – non solo cambiano se stessi, ma anche il mondo
che li circonda. Quando Marx scrisse il suo “Manifesto”, c’erano soltanto 100000
operai industriali, e tuttavia egli comprese che questo nuovo modello sociale era
l’essenza della nuova società che nasceva. Analogamente, oggi, anche se pochi milioni
di lavoratori intellettuali praticano consapevolmente il P2P, si può vedere la nascita di
un nuovo modello di configurazione sociale molto più ampio. Ed oltre ad essere un
trend oggettivo della società, esso sta anche diventando un esigenza soggettiva, perché
riflette un modo desiderato di lavorare e di essere. Il P2P diventa parte di un ethos
partecipativo. La sua comparsa va perciò considerata sia come un fatto sociale totale sia
come la nascita di un nuovo immaginario, in rivolta contro la totale funzionalizzazione
della nostra società, contro la sua crescente determinazione mediante la ragione
strumentale e il pensiero efficentista, che adesso infettano anche le nostre vite sociali e
personali.
È una protesta accesa, il desiderio di una vita diversa, non dettata unicamente dal
calcolo e dal predominante interesse al profitto e alla produttività. Ma non è
semplicemente una protesta contro gli aspetti intollerabili della vita post-moderna, ma è
anche una costruzione di alternative, non un’utopia, ma una pratica sociale realmente in
atto, e fondata su un insieme di principi ancora inconsci ma coerenti. Quindi un
cambiamento della logica capitalista sembra inevitabile, anche se è difficile immaginare
la precisa natura del nuovo contratto sociale capace di prendere seriamente in
considerazione la dinamica P2P.
È difficile dare una risposta alla domanda sul tempo in cui avverrà il cambiamento
perché, oggettivamente, potrebbero volerci dei secoli, se si considerano gli esempi
storici della transizione dall’antica schiavitù al feudalismo, o dal feudalismo al
capitalismo. Ma analogamente alla situazione attuale, sia l’antica schiavitù, sia il
feudalismo avevano i germi del nuovo sistema in essi. Tuttavia, l'accelerazione delle
crisi climatica, economica e politica che affligge l’attuale sistema mondiale, come anche
il generale aumento di velocità dei processi di trasformazione culturale, sembrano
accennare a cambiamenti che potrebbero procedere a passo molto più spedito.

28
6. ANALISI RELAZIONALE DELLA
DINAMICA P2P

SCOPI
Peer production
Commons a base universale
Creazione di valore d’uso accessibile alla comunità

NORME
MEZZI Peer governance
Infrastruttura tecnologica Peer property
Network distribuito equipotenzialità
Connessione in rete

VALORI
Etica hacker
Lavoro come gioco
Passione

La dinamica P2P è un tipo di relazione umana, caratterizzata dall’uguaglianza dei


soggetti che interagiscono. Peer to peer, significa da pari a pari, ed è una rete di
connessione tra soggetti che stabiliscono una relazione sociale paritaria. Per relazione
sociale, si intende quella realtà immateriale che sta nello spazio-tempo dell’inter-umano,

29
cioè la realtà che sta fra gli individui, e che costituisce il loro orientarsi e agire
reciproco. Quando si crea una relazione tra ego e alter, non solo essi si condizionano a
vicenda, ma danno luogo ad una connessione unica, “sui generis”, che dipende in parte
da ego, in parte da alter, ed in parte da una realtà che li eccede. Ogni relazione sociale è
diversa dalle altre, perché è formata da diverse componenti (mezzi, scopi, norme, valori)
e da diversi soggetti agenti che ne sono portatori, e che interagendo, producono un
effetto unico con caratteristiche quantitative e qualitative proprie.
Vorrei proporre un analisi sociologica relazionale della dinamica P2P, servendomi dello
strumento analitico metodologico chiamato AGIL, per interpretare la relazione tra pari
nelle sue diverse componenti. Le componenti relazionali fondamentali sono quattro, alle
quali corrispondono determinate funzioni, tutte interconnesse tra loro. La relazione
sociale è composta, infatti, da un modello culturale per l’attribuzione di valore ( L =
latency), da una regolamentazione normativa interna alla relazione ( I = integration), da
uno scopo o meta situazionale da raggiungere ( G = goal attainment), e dai mezzi e le
risorse strumentali per realizzare la meta ( A = adaptation).
Analizzo ogni singolo componente della relazione P2P in maniera distinta.

A – MEZZI : la dinamica P2P è una risorsa, un mezzo per ottenere degli scopi, e si
sviluppa attraverso l’innovazione dell’infrastruttura tecnologica, soprattutto informatica.
Grazie al Web 2.0, i soggetti che si attivano riescono a cooperare ed interagire
attraverso il network distribuito (in cui ogni soggetto è equipotente) aperto a tutti, e che
mette in relazione utenti anche distanti migliaia di chilometri, in qualsiasi momento.
L’equipotenza dei partecipanti è intesa come stessa possibilità di accesso alle risorse e
ai processi decisionali per la costruzione di un progetto comune fra tutti gli utenti della
rete distribuita. Quindi la struttura attraverso la quale si dipana la dinamica della rete
P2P è il nuovo modello tecnologico del network distribuito.

G – SCOPI : il P2P è una relazione che “sfrutta” l’infrastruttura tecnologica per il


conseguimento di scopi precisi, cioè la creazione di risorse che abbiano un valore d’uso
libero ed accessibile a tutti. Il processo di produzione di questi beni immateriali è
definito peer production, ed è un modello di co-produzione volontaria, tra soggetti in

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rete, di saperi usufruibili liberamente, e di strumenti sociali che arricchiscono il
common good, i beni comuni, disponibili su base universale (ad esempio software).

I – NORME : le norme con le quali gli agenti della rete cooperano, non sono scritte, ma
implicite nel processo di interazione dei progetti P2P su reti distribuite. Caratteristica di
queste reti è appunto il fatto di non avere nodi gerarchizzati, gli hub, ma solo client
equipotenti. Il P2P è un processo democratico di piena inclusione basato sull’idea di
eguaglianza. Si fonda sull’assunto che la competenza non si possa individuare in
anticipo, perciò la norma (implicita) è una partecipazione generale ed aperta. Con questa
struttura ogni agente della rete collabora alla creazione del progetto apportando quello
che è nella sua capacità e interesse, liberamente, e co-decide con gli altri partecipanti
sulla gestione del lavoro comune ( peer governance ). Quindi ogni agente non potrà
compiere azioni autoritarie di appropriazione del bene comune, anche perché i progetti
vengono tutelati, questa volta si, da normative scritte, ovvero da licenze GNU ( general
public license) e CC (creative commons) che garantiscono la proprietà comune del
progetto e la difendono dall’appropriazione privata. Questo elemento è la peer property.
L – VALORI : i valori che accompagnano le relazioni P2P sono decisivi nel spingere i
soggetti al networking. La passione, è lo stimolo principale, l’input che spinge gli
individui a far parte di un progetto di peer production. Lo spirito che ogni partecipante
mette nella sua attività è quello di un lavoratore appassionato, non alienato ma felice,
che considera il suo impegno come un gioco. Questo modo di lavorare, fondato sui
valori di creatività, di libertà, di franchezza e trasparenza, e che condivide un'etica di
impegno appassionato rispetto all'oggetto del proprio lavoro, è una nuova cultura
lavorativa, chiamata etica hacker.

Tutti questi elementi si influenzano a vicenda nel creare la dinamica P2P, che è un
processo morfogenetico di creazione di beni comuni. Nella situazione di partenza (T1), i
singoli soggetti decidono di prendere parte ad un progetto di interesse, e relazionandosi
con altri partecipanti (T2-T3), creano un common good che giova all’intera comunità
(T4), espandendo sempre più gli orizzonti e le strutture del sapere e della cultura. Ma
questo processo non è chiuso, ma in continuo sviluppo e aggiornamento perché i
commons possono essere modificati e migliorati costantemente dopo la loro creazione.

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Concludendo, questo tipo di relazione è indiretta, perché è resa possibile dalla
mediazione di tecnologie informative, dinamica, perché produce morfogenesi, di
integrazione, perché è caratterizzata da cooperazione e conformità, formale, perché
richiede comunque un tasso abbastanza alto di competenza tecnica, e soprattutto
egualitaria, perché basata sulla simmetria del potere dei partecipanti e non da una scala
gerarchica.

7. ANALISI SOCIOLOGICA DEL SISTEMA


DELLE COMUNICAZIONI-INFORMAZIONI
BASATO SUL P2P

GOVERNO P2P
DEMOCRAZIA NON RAPPRESENTATIVA
GOVERNO DI PARTNERSHIP

CAPITALISMO COGNITIVO
SPCTRUM COMMONS REDDITO DI BASE
ECONOMIA P2P A I UNIVERSALE
NON-RECIPROCA PEER PROPERTY
DELLA CONDIVISIONE

INDIVIDUALISMO COOPERATIVO
UGUAGLIANZA E LIBERTA’ INDIVIDUALE
RELAZIONALITÀ SOGGETTO-SOGGETTO

Una società basata sul P2P, cioè che riconosce i suoi principi e li integra con quelli
esistenti, è radicalmente diversa da quella odierna: più partecipativa, più cooperativa, e
più sostenibile.

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I limiti imposti dalle risorse naturali, che stanno pian piano esaurendo, vengono
rispettati, e l’abbondanza potenzialmente infinita di risorse immateriali diventa il
principio guida di tutto il sistema. L’infrastruttura tecnologica, è lo strumento attraverso
il quale ogni individuo può partecipare alla peer production, e creare valore d’uso libero
e accessibile alla società, nella forma dell’economia sociale del benessere e del
capitalismo cognitivo. Questo processo è sostenuto da un governo P2P, che, se
implementato da nuove regolamentazioni socio-economiche, come il reddito di base
universale, può essere il mezzo adatto per permettere agli individui di governarsi da
soli, dedicandosi al tempo stesso ai propri interessi e passioni più profonde. Inoltre il
ruolo dello stato cambia, perchè riconosce le enormi potenzialità relazionali di ogni
cittadino e gruppo, e lo aiuta a svilupparle e potenziarle. La politica è basata sulla
partnership, quindi permette e incoraggia le comunità di utenti a creare valore in modo
autonomo cercando di eliminare gli ostacoli sul loro percorso. La visione di un
individuo atomizzato, incapace di sostenere relazioni sociali, che interagisce con gli altri
soltanto attraverso l’istituzione del mercato, e che quasi sempre non ha accesso ai mezzi
di produzione, è superata. L’economia politica P2P infatti, si basa sul riconoscimento
della relazionalità come base comune della civilizzazione umana. L’identità di ciascun
essere umano si costruisce attraverso l’impegno e il contributo a progetti comuni. La
cooperazione è di primaria importanza e la competizione avviene attraverso le scelte
ideologiche che le persone reali si trovano ad affrontare, i progetti a cui aderiscono o
che vorrebbero intraprendere. Il nuovo individualismo cooperativo coincide con le
condizioni strutturali di importanti segmenti produttivi della conoscenza, cioè lavoratori
che hanno un accesso facilitato a computers e networks che usano per creare valore.
Questi mezzi di produzione, in quanto socializzati, non sono monopolizzati dal capitale.
La Peer Production sta diventando una pratica sociale generalizzata, un aspetto della
vita quotidiana.
Tutti questi elementi delineano un modello alternativo di società, che opera
coerentemente nella sfera immateriale dell’informazione e della cultura, e si propone
come nuovo sistema da integrare a quello esistente, ramificato invece tra democrazia
rappresentativa e produzione di beni materiali, ma che non riconosce e favorisce
l’enorme potenzialità della relazionalità umana nel creare benessere e integrazione
sociale, e non si confronta con una società civile sempre più interconnessa e solida.

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Analizzo l’assetto sociale P2P nelle sue componenti definite dallo schema AGIL:

A : l’economia P2P si sviluppa naturalmente nella sfera della produzione immateriale,


dove l’abbondanza di risorse con valore d’uso, in formato distribuito, è facilmente
condivisa e sfruttata liberamente a basso costo. La creazione di beni immateriali, è
caratterizzata da manifestazioni di sistemi economici P2P non reciproci, che si auto
sostengono, e che sono più efficienti e producono maggior felicità sociale dell’attuale
modello di mercato. L’obbiettivo di un economia P2P, è la piena partecipazione, mentre
i mercati soddisfano i bisogni solo di coloro che hanno potere di acquisto. La logica
P2P, come scambio generalizzato basato sulla non-reciprocità, è una forma di
condivisione comunitaria, che ricerca e aumenta il benessere collettivo, e non il profitto.
Ma, benché seguano principi così diversi, mercato e peer production non sono
indipendenti, ma operano in modo complementare. In questo sistema, l’uno ha bisogno
dell’altro, infatti il primo sta cogliendo le enormi potenzialità della peer production,
come fattore innovativo e più produttivo, ed il secondo (i soggetti della peer production)
devono comunque andare sul mercato per ricavare denaro, “per mangiare”. Questo
processo sarà ancora più efficiente se supportato dalla nascita dello Spectrum
Commons, un sistema di reti wireless aperte a livello globale, che è la condizione
fondamentale per creare il nucleo infrastrutturale comune. La produzione P2P è un
segnale di rinascita, che permetterà alla società civile di tornare a essere un attore
rilevante nei processi economici e sociali, ed è espressione della crescita di una nuova
forza sociale, i lavoratori della conoscenza, che sono il baluardo della società post-
capitalistica. Il P2P può coesistere ed integrarsi con i mercati esistenti attualmente, ma
non ha bisogno dell’attuale sistema monopolistico.

G : un sistema di governo basato sul P2P è innanzitutto orientato a costruire ponti di


cooperazione e di comprensione che colleghino i campi sociali e gli individui fra loro.
Le gerarchie, i mercati e perfino la democrazia sono mezzi per assegnare scarse risorse
per mezzo delle autorità, del sistema dei prezzi e della negoziazione; non sono necessari
nei campi della creazione e del libero scambio del valore immateriale, che saranno
caratterizzati dalle forme di governo P2P dal basso.

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Il governo P2P, è non-rappresentativo e partecipativo, nel senso che solo quelli che
partecipano prendono le decisioni, ma potrà rimpiazzare i modelli rappresentativi solo
nel campo della non-scarsità, mentre rimarrà una modalità complementare nel campo
politico. Il ruolo dello stato è più evoluto- modello statale di partnership- nel senso che
deve assumersi il ruolo di arbitro tra una triade di regolamentazioni pubbliche, mercati
privati ed economia sociale del benessere diretta alla creazione di valore, e non solo
regolatore tra cose pubbliche e private. In quest’ottica lo stato diventa sostenitore anche
dei beni comuni, incoraggiando e promuovendo progetti autonomi nati dalla società
civile.

I: in una nuova civilizzazione, in cui la logica P2P sia alla base della creazione di
valore, i commons saranno l’istituzione centrale che guiderà tutto il sistema. A
differenza della proprietà privata, che è esclusiva, e della proprietà di stato, che tende ad
espropriare i beni individuali, la proprietà nella forma dei commons ( la peer property)
vede l’individuo in pieno possesso della propria sovranità sul bene co-creato, che però
può scegliere di condividere con gli altri. Inoltre la partecipazione a progetti comuni è il
collante che tiene assieme le persone. Ogni persona non solo deve essere onorata per
quello che fa, ma anche ricompensata per il proprio mix di capacità. Essa merita un
reddito per il proprio contributo a formare la ricchezza sociale, che accresce per il solo
motivo che la persona esiste ed è interconnessa con altri. Quindi un'altra condizione
strutturale indispensabile per l’espansione della sfera P2P all’interno della società, è il
reddito di base universale. Solo l’indipendenza del lavoro e la struttura del salario
possono garantire che i produttori peer possano continuare a creare questa sfera di
valore d’uso altamente produttiva, ma che non possiede alcun valore di scambio, e
quindi non può auto-finanziarsi. Inoltre per rendere la società più sostenibile il reddito
universale deve essere legato alla richiesta di contribuire almeno in parte al bene
comune.

L: una società fondata sui valori del P2P, riconosce in primis l’enorme potenzialità della
relazionalità umana, nel creare coesione e benessere sociale. Questa visione dell’uomo,
respinge quella del capitalismo moderno di un individuo atomizzato, che interagisce con

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gli altri solo attraverso l’istituzione del mercato, e non possiede la capacità di creare
legami sociali. Al contrario, l’identità di ciascun essere umano si costruisce attraverso
l’impegno e il contributo a progetti comuni, relazionandosi con altre persone,
esprimendo la propria soggettività e passione. È la collaborazione dell’individuo libero
nella creazione di valore d’uso, che gli permette di trovare la più alta espressione di sé
stesso. Questa cultura prende l’etichetta di individualismo cooperativo. Inoltre, una
società P2P, vuole combinare l’aspirazione alla libertà insita a ciascuna tradizione
liberale con l’aspirazione all’uguaglianza insita nella tradizione socialista in una nuova
forma di civilizzazione nella quale entrambe risultino compatibili.

36
8. CONCLUSIONI E POSSIBILI STRATEGIE
PER IL FUTURO

Prendendo consapevolezza del fatto che i processi peer-to-peer sono una realtà
oggettiva, tangibile, che si sta sviluppando e consolidando sempre più in ogni sfera
sociale, bisogna diffondere e promuovere queste pratiche nella attesa che un giorno
siano parte della maggioranza degli individui, e che diventino il modello dominante
dell’economia politica futura. I giovani d’oggi, racchiudono grandi speranze sugli
sviluppi di questa dinamica comunitaria, perché sempre più abili e capaci nello sfruttare
l’infrastruttura tecnologica, il Web 2.0, fin dalla tenera età. La cultura della
collaborazione in network, o la semplice gestione di una rete di relazioni, è diventata, e
sta diventando sempre più, una componente essenziale della vita quotidiana dei giovani,
che utilizzano social network come facebook, netlog, myspace, e piattaforme di
condivisione P2P come flickr e youtube, in maniera autonoma e quotidiana. I personal
computer, sono diventati ormai un bene di massa, accessibile per una grandissima fetta
di popolazione. Sono lo strumento di supporto basilare che accompagna le fasi formali
della vita odierna, da quella scolastica a quella lavorativa. Quindi un primo passo è
diventare coscienti delle potenzialità di questa dinamica esistente, della comunitarietà
che i processi P2P creano nei vari campi sociali, e che questi processi sono alla base di
una nuova e futura civilizzazione. Il secondo passo è costruire l’orizzonte comune,
gettando ponti di cooperazione e comprensione che colleghino tutti i campi sociali, e il
nucleo strutturale per un interconnessione universale tra gli individui. Ed una volta nato,

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lo Spectrum Commons, il network di comunicazione globale senza fili, e grazie al suo
utilizzo, si creerà un'altra realtà, basata su un’altra logica sociale, quella P2P.
Si spanderà sempre più la fitta rete dei media alternativi, liberi e partecipativi, per
l’auto-apprendimento collettivo di una nuova cultura umana, lontana dal modello
dominante del consumismo odierno. E mediante questi processi di comunicazione
aperti, in una comunità di pari, risposte e soluzioni alle sfide complesse dettate dalla
società possono emergere più facilmente che in un quadro dove dominano interessi
privati e strutture di dominio. Quindi una riforma della struttura di governo globale è
importantissima, perché ogni voce umana possa essere udita, e possa dare il suo
contributo. Ma non si tratta solo di formare un programma politico alternativo, bensì di
trovare processi alternativi per arrivare alle migliori soluzioni sugli aspetti che la realtà
sempre più complessa ci pone. Ma questo processo di riforma, a mio parere, non può
arrivare solo dai processi autonomi della società civile, che si consolida e cresce di
importanza, ma deve essere accettato e integrato nel sistema di governo dei paesi più
influenti del mondo. Cosa che non accadrà, fino a quando non ci sarà un ricambio
generazionale nel mondo della politica, che scarseggia di personalità in grado di
appoggiare una tale rivoluzione, e la crisi già in atto non raggiungerà il culmine. Si
delineerà quindi uno scenario di completo esaurimento delle risorse naturali, e le scelte
che si presenteranno saranno quelle o della distruzione della biosfera, e di conseguenza
il collasso finanziario, o una riforma globale del capitalismo. Anche il reddito di base
universale sarà difficilmente adattato a breve, perché credo sia una misura da inserirsi in
una logica di azione globale, e non di ogni singolo stato. E in una fase di crisi
economica strutturale come quella odierna, in cui ogni stato pensa per sé, è utopico
pensare ad un intesa fra i governi, riguardo la creazione di un organismo che gestisca un
fondo con capitale da distribuire a base universale. Ci vorranno molti e molti anni, a
mio parere, per fare si che la comunità di persone connesse in rete diventi talmente
grande, a abbia sviluppato una così grande cultura della cooperazione, tale da essere
basata sui principi P2P. Il contributo di Michel Bauwens è importantissimo nello
spiegare chiaramente l’enorme potenzialità insite nei processi P2P di cambiare il
mondo. Una civiltà in cui la logica P2P sia dominante, o almeno molto più integrata che
adesso, sarebbe una civiltà migliore, perchè la sua nuova forma di democrazia non
rappresentazionale è più adatta a trovare soluzioni alle sfide globali che ci troviamo

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davanti. Con il suo manifesto l’autore cerca di creare in ogni lettore la consapevolezza
che un cambiamento è già in atto, e che ha bisogno dell’apporto di tutti per accelerarsi.
L’esistenza della tecnologia P2P, riflette un cambiamento di coscienza verso la
partecipazione, e a sua volta la rafforza. La posta in palio è, quindi, fare il modo che il
peer-to-peer si trasformi da realtà marginale, a una parte essenziale del nostro sistema.

9. GLOSSARIO

AUDIOBLOGGING: è uno spazio telematico di discussione orale

BITTORRENT: BitTorrent, spesso abbreviato BT, è un protocollo peer-to-


peer che consente la distribuzione e la condivisione di file su Internet. Esiste anche un
software che implementa questo protocollo e che si chiama nello stesso modo, ossia
BitTorrent.

BLOG: un blog è un sito internet, generalmente gestito da una persona o da una


struttura, in cui l'autore scrive periodicamente come in una sorta di diario on-line,
inserendo opinioni personali, descrizione di eventi, o altro materiale come immagini o
video. Ogni aggiornamento è generalmente inserito in ordine cronologico inverso.

FREEWARE: Il termine freeware indica un software che viene distribuito in


modo gratuito. Il freeware è distribuito indifferentemente con o senza codice sorgente, a
totale discrezione dell'autore e senza alcun obbligo al riguardo. È sottoposto
esplicitamente ad una licenza che ne permette la redistribuzione gratuita. Il software
freeware viene concesso in uso senza alcun corrispettivo, ed è liberamente duplicabile e
distribuibile, con pochissime eccezioni.
GNU (GENERAL PUBLIC LICENSE): La GNU è una licenza per software
libero. È comunemente indicata con l'acronimo GNU GPL o semplicemente GPL.
Contrapponendosi alle licenze per software proprietario, la GNU GPL assicura all'utente
libertà di utilizzo, copia, modifica e distribuzione. La GPL ha incontrato un gran
successo fra gli autori di software sin dalla sua creazione, ed è oggi la più diffusa
licenza per il software libero. Come ogni licenza software, la GPL è un documento
legale associato al programma rilasciato sotto tale licenza. Essa concede ai licenziatari il
permesso di modificare il programma, di copiarlo e di ridistribuirlo con o senza
modifiche, gratuitamente o a pagamento.

HARDWARE: Con hardware, in ingegneria elettronica e informatica si indica la


parte fisica di un personal computer, ovvero tutte quelle parti magnetiche, ottiche,
meccaniche ed elettroniche che ne consentono il funzionamento (dette anche

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strumentario). Più in generale il termine si riferisce a qualsiasi componente fisico di una
periferica o di una apparecchiatura elettronica.

HUB: Nella tecnologia delle reti informatiche, un hub (letteralmente in inglese


fulcro, mozzo, elemento centrale) rappresenta un concentratore, un dispositivo di rete
che funge da nodo di smistamento di una rete di comunicazione dati organizzata
prevalentemente a stella. Nel caso, molto diffuso, delle reti Ethernet, un hub è un
dispositivo che inoltra i dati in arrivo da una qualsiasi delle sue porte su tutte le altre.
Per questa ragione può essere definito anche un "ripetitore multiporta”. La semplicità
del comportamento di un hub ne fa uno dei componenti più economici per costruire una
rete.

LICENZE CREATIVE COMMONS ( CC ) : Licenze Creative Commons è


la denominazione di alcune licenze di diritto d'autore redatte e messe a disposizione del
pubblico a partire dal 16 dicembre 2002 dalla Creative Commons, un ente non-profit
statunitense fondato nel 2001. Queste licenze si ispirano al modello copyleft già diffuso
negli anni precedenti in ambito informatico e possono essere applicate a tutti i tipi di
opere dell'ingegno. Queste licenze permettono all’individuo di determinare il livello di
condivisione individuale delle sue espressioni creative.

OPEN SOURCE: In informatica, open source (“sorgente aperto”) indica un


software i cui autori, detentori dei diritti, ne permettono, anzi ne favoriscono il libero
studio e l'apporto di modifiche da parte di altri programmatori indipendenti. Questo è
realizzato mediante l'applicazione di apposite licenze d'uso. I software open source
attualmente più diffusi sono Firefox, OpenOffice, VLC, Gimp, e 7-Zip.

PODCASTING: Il podcasting è un sistema che permette di scaricare in modo


automatico documenti (generalmente audio o video) chiamati podcast, utilizzando un
programma ("client") generalmente gratuito chiamato aggregatore o feed reader. É una
risorsa audio/video fruibile in qualsiasi momento, scaricata automaticamente in formato
mp3 (o altro) dal sito dell'emittente e salvata nella memoria di un dispositivo per la
riproduzione.

SKYPECASTING : Skype è un software proprietario freeware di messaggistica


istantanea e VoIP. Esso unisce caratteristiche presenti nei client più comuni (chat,
salvataggio delle conversazioni, trasferimento di file) ad un sistema di telefonate basato
su un network Peer-to-peer.

SOFTWARE: Il termine software è una vocabolo creato a partire da due termini


della lingua inglese, soft (morbido) e ware (manufatto, oggetto) e sta ad indicare un
programma o un insieme di programmi in grado di funzionare su un elaboratore.

SPECTRUM COMMONS: è un nuovo sistema per le telecomunicazioni, basato


su reti wireless aperte, per la creazione di un network di comunicazione globale senza
fili. Per Yochai Benkler, è la precondizione fondamentale per l’esistenza di un nucleo
infrastrutturale comune.

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WEB 2.0 : Il Web 2.0 è una locuzione utilizzata per indicare genericamente
uno stato di evoluzione di Internet (e in particolare del World Wide Web), rispetto alla
condizione precedente. Si tende ad indicare come Web 2.0 l'insieme di tutte quelle
applicazioni online che permettono uno spiccato livello di interazione sito-utente ( come
blog, forum, chat, wikipedia ecc). La locuzione pone l'accento sulle differenze rispetto
al cosiddetto Web 1.0, diffuso fino agli anni '90, e composto prevalentemente da siti
web statici, senza alcuna possibilità di interazione con l'utente eccetto la normale
navigazione tra le pagine, l'uso delle e-mail e l'uso dei motori di ricerca.

BIBLIOGRAFIA

- Michel Bauwens, “Peer to Peer and Human Evolution”


- Pekka Himanen, “L’etica hacker e lo spirito dell’età
dell’informazione”
- Alexander Galloway, “Protocol: How Control Exists After
Decentralisation”
- Richard Stallman, “Free Software, Free Society”
- McKenzie Wark, “A Hacker Manifesto”

SITOGRAFIA

- www.p2pFondation.net wiki
- www.Blog.p2pfoundation.net
- www.fsf.org Free Software Foundation
- www.it.wikipedia.org
- www.masternewmedia.org
- www.integralvisioning.org
- www.didael.it
- www.networkcultures.org
- www.p2pitalia.com

41
- www.socialnetworking.ning.com
- www.ilmanifesto.it

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