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Colui che fungerà da punto di raccordo tra il potere centrale e la
popolazione sarà proprio il brigante: attraverso il suo agire violento
proteggerà il territorio del suo protettore dagli invasori esterni. Ciò ci
viene testimoniato sia dalle battaglie dei Da Castagneto in opposizione
al reggiano D’Amorotto sia dalla ribellione dei coscritti frignanesi
contro gli invasori francesi. Gli elementi che si ripetono sono dunque
quelli di un occupante che irrompe nel proprio territorio e di un se-
condo soggetto, presumibilmente che risieda nel paese invaso, che si
difende per poi attaccare a sua volta l’avversario con la forza e la vio-
lenza. Detto questo bisogna aver chiaro che questi tipi di comporta-
menti si poggiavano sulla piena illegalità e sarebbe illogico pensare
che le forze dell’ordine non avrebbero voluto arrestare e condannare
entrambi i criminali. I Commissari ducali spesso si trovavano impos-
sibilitati a fermare queste ondate di criminalità; innanzitutto le forze di
polizia di cui disponevano erano numericamente ed oggettivamente
inadatte ad affrontare le bande di delinquenti, in più dovevano assog-
gettarsi ai veti posti dai loro diretti superiori. Infatti sia il Duca sia il
Papa riponevano non poche attenzioni sulle azioni dei vari facinorosi,
in quanto se l’uno appoggiava una parte, l’altro necessariamente ap-
poggiava quell’altra. Gli interessi che venivano chiamati in causa era-
no molteplici e strategicamente fondamentali, perciò conveniva ad en-
trambe le potenze far agire in loro nome questi protetti ben armati ed
addestrati.
Il brigante riusciva ad entrare quasi inosservato nel suo territorio
che conosceva perfettamente; egli coinvolgeva la massa e non aveva
molte difficoltà nel ricercare uomini che partecipassero alle sue scor-
rerie.
L’esempio che ci viene fornito dai rivoltosi al tempo della Rivolu-
zione ci permette di comprendere chiaramente il ruolo svolto dalla
gente comune: se questa non avesse dato rifugio ai briganti avrebbe
rischiato ritorsioni e guai di gran lunga peggiori.
Appoggiare l’uno o l’altro schieramento diventava una necessità di
vitale importanza per la gente comune. La scelta sarebbe di certo rica-
duta sul soggetto originario del luogo, infatti solamente questo indivi-
duo avrebbe capito le esigenze e soddisfatto maggiormente le richieste
di quelle persone che provenivano dalla sua stessa realtà. Inoltre la
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protezione offerta dal delinquente locale si sarebbe rivelata molto utile
nei casi in cui il potente venuto da fuori avesse voluto attaccare o ap-
profittarsi di queste persone.
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quello papale. I motivi che spinsero alcuni ad appoggiare il
d’Amorotto o il da Castagneto non possono ricondursi unicamente a
fattori di tipo politico o religioso. Certamente in alcuni paesi dove la
religiosità era molto sentita, l’invasione papale era stata accettata tran-
quillamente; allo stesso modo le zone politicamente vicine agli estensi
avrebbero appoggiato il Duca e le sue resistenze. Ciononostante il sen-
timento che accomunava la maggior parte del popolo del Frignano e
che fece pendere le sorti del conflitto da una parte precisa era un altro:
la lealtà e l’attaccamento verso i Duchi estensi.
Il cuore pulsante del Frignano risiedeva nella podesteria di Monte-
fiorino e in quella di Sestola. Questi paesi furono i primi a ribellarsi al
dominio dei Montecuccoli nel XV secolo e ad appoggiare i signori di
Ferrara. Circa un secolo dopo, allo stesso modo, impugnarono nuova-
mente le armi per resistere al tentativo di occupazione di Fanano e Se-
stola operata dal Papa. Questa lotta terminò con la sconfitta dei fri-
gnanesi ma spesso non si ricorda che le truppe papali impiegarono
quasi dieci anni per piegare la tenacia dei ribelli della Provincia del
Frignano. Nel corso della storia del Frignano, ogniqualvolta che un
invasore tentò di conquistarlo, abbiamo assistito alla tenace resistenza
di un popolo che, seppur pacifico, non fu mai arrendevole e manifestò
con i fatti la propria lealtà e il proprio attaccamento ai suoi vessilli.
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- Come mai secondo lei durante il primo '800 i francesi, vi-
sti come portatori di democrazia e degli ideali rivoluziona-
ri, furono poi combattuti e ostacolati dalla gente del Fri-
gnano?
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Questo detto popolare significava “i gozzaroli antichi antichi, sono più ladri delle
formiche” e continuava con: “cun è bòt ed nà campäna ién töch fiö ed nà grän pü-
täna” (ad ogni rintocco della campana, sono tutti figli di una gran puttana). L’astio
tra questi due paesi confinanti perdurò fino al primo Dopoguerra, dunque ben oltre
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Disegno dei territori di Casola e il confine
con Rancidoro, 9 luglio 1616, A.S.Mo.
la scomparsa delle podesterie. Cfr. Magnoni A., Casola – Chiese, Territorio, Popola-
zione e Agricoltura, Ed. Il Fiorino, Modena 2004, p. 90.
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Questa situazione era presente in quasi tutti i paesi di Medola e
Rancidoro e venne a mancare quell’attaccamento al proprio territorio
tipico di altre zone del Frignano. È proprio nelle zone mancanti di ric-
chezza toponomastica che i francesi ebbero vita facile e non si scon-
trarono con le resistenze della gente.
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parte del merito deve essere riconosciuto, a mio avviso, alla storia
scritta e portata avanti da tutti i popoli del Frignano che combatterono
queste battaglie nel corso dei secoli.
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