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Cipriano, D.(2003) La terapia cognitiva post-razionalista: teoria,


psicopatologia ed intervento. Tesi di laurea.

Versión electrónica editada por G.I.P.

www33.brinkster.com/gipsicoterapia

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA

FACOLTÀ DI PSICOLOGIA

TESI DI LAUREA

LA TERAPIA COGNITIVA POST-RAZIONALISTA:


TEORIA, PSICOPATOLOGIA ED INTERVENTO

Relatore: Ch.mo Prof. Assaad Marhaba

Laureando: Daniele Cipriano


Matr. 432888

ANNO ACCADEMICO 2002-2003

1
Dedicato a tutti
coloro che mi hanno
insegnato a vivere
nell’amore e nel
mistero

2
LA TERAPIA COGNITIVA POST-RAZIONALISTA
DI VITTORIO GUIDANO (1944-1999).
TEORIA, PSICOPATOLOGIA ED INTERVENTO.

INDICE

• INTRODUZIONE.................................................................................................V

• CAP. I: Biografia di una ricerca................................................................1

• CAP. II: L'essere umano come sistema conoscitivo..........................7

par. 2.1: Introduzione..............................................................................................7


par. 2.2: Un contributo innovativo alla terapia cognitivo-comportamentale..........7
par. 2.3. L'epistemologia come scienza psicologica.............................................10
par. 2.4: Razionalismo critico e epistemologia evolutiva.....................................16
par. 2.5: I sistemi viventi complessi autorganizzati..............................................19
par. 2.6: Prospettiva motorio-evolutivo della conoscenza umana........................25
par. 2.7: Il Sé come processo interattivo e dialiettico...........................................30
par. 2.8: Emozioni, scritti, linguaggio e narratività..............................................36

• CAP. III: Sviluppo e organizzazione dei sistemi conoscitivi........43

par. 3.1: Sviluppo.................................................................................................43


3.1.1: Introduzione....................................................................................43
3.1.2: Infanzia ed età prescolare...............................................................45
3.1.3: Fanciullezza...................................................................................49
3.1.4: Adolescenza e giovinezza..............................................................53
3.1.5: La vita adulta..................................................................................58

par. 3.2: Organizzazione......................................................................................60


3.2.1: Introduzione....................................................................................60
3.2.2: Il livello organizzativo tacito.........................................................62
3.2.3: Il livello strutturale esplicito..........................................................63
3.2.4: L'identità personale........................................................................64
3.2.5: I modelli rappresentativi della realtà..............................................65
3.2.6: Attitudine verso di sé e verso la realtà..........................................66
3.2.7: Organizzazioni di significato personale.........................................67
3.2.8: Cambiamento nell'organizzazione di significato personale...........69

3
• CAP. IV: Per un modello esplicativo della psicopatologia..........73
par. 4.1: Introduzione.............................................................................................73
par. 4.2: Meccanismi e processi psipatologici.......................................................74
4.2.1: L'influenza del comportamento parentale sui modelli
disfunzionali di attaccamento........................................................74
4.2.2: La riorganizzazione adolescenziale e la dimensione
concretezza/astrazione...................................................................76
4.2.3: Dinamica della disfunzione cognitiva............................................80
4.2.4: Organizzazione di significato e quadri psicopatologici.................84
par. 4.3: Organizzazioni di significato personale.................................................86
4.3.1: Organizzazione di significato depressiva.......................................86
4.3.2: Organizzazione di significato fobica..............................................95
4.3.3: Organizzazione di significato disturbi alimentari psicogeni........104
4.3.4: Organizzazione di significato ossessivo.......................................115

• CAP. V: Il processo terapeutico in una prospettiva cognitiva


post-razionalista..............................................................................................129
par. 5.1: Lineamenti fondamentali della terapia cognitiva post-razionalista......129
5.1.1: Dall'approccio cognitivo razionalista a quello post-razionalista......129
5.2.2: L'atteggiamento del terapeuta e il processo valutativo.................132
5.1.3: Il metodo dell'autosservazione e la tecnica della moviola............136
5.1.4: Struttura e dinamica del cambiamento terapeutico......................143
par. 5.2: Le fasi del processo terapeutico............................................................147
5.2.1: Il contesto clinico-interpersonale e la riformulazione del
del problema.................................................................................147
5.2.2: Focalizzazione e riordinamento dell’esperienza immediata.........149
5.2.3: Ricostruzione dello stile affettivo.................................................151
5.2.4: Analisi della storia di sviluppo.....................................................155

• CONCLUSIONI......................................................................................................................161
• BIBLIOGRAFIA....................................................................................................................167

4
INTRODUZIONE

Questo lavoro nasce nell’intenzione di rendere omaggio all’opera di


Vittorio Guidano, rendere omaggio, pertanto, ad un intellettuale e terapeuta
innovatore; infatti, a quattro anni dalla sua morte e a più di dieci anni dalla
sua principale pubblicazione (Il Sé nel suo divenire, 1992), le sue proposte
teoriche e cliniche di “un modello scientifico per la terapia cognitiva”
risuonano ancora in tutta la loro attualità.
Tutta la teorizzazione di Guidano si muove attorno allo sviluppo di
una concezione dell’uomo come processo di conoscenza; lungo tutta la
produzione della sua opera, Guidano, con genuina attitudine
interdisciplinare, sfrutta il potere euristico delle più avanzate
concettualizzazioni provenienti dalla fisica, dalla biologia, dalle scienze
cognitive e dall’etologia per comprendere e spiegare il formarsi stesso
della conoscenza che l’uomo ha di sé e del mondo.
Il percorso teorico di Guidano è incessantemente teso all’aumento
progressivo del potere esplicativo, attraverso l’integrazione di contributi
scientifici distinti in un insieme teorico coerente e omogeneo volto a
rispettare la natura complessa dell’oggetto di studio: l’essere umano colto
nel suo impegno conoscitivo. Lungo le pagine di questa tesi esamineremo,
dunque, come Guidano, seguendo questo tema di fondo, abbia
progressivamente elaborato una metateoria e una teoria complessa ed
esaustiva sul Sé e i suoi relativi squilibri clinici.
Nel Primo Capitolo verrà brevemente ripercorsa la biografia di
Vittorio Guidano, con l’intezione di rintracciare alcune relazioni tra gli
eventi biografici e le scelte scientifiche.

5
Il Secondo Capitolo, invece, verrà aperto con una prima parte dedicata
ad un breve esame delle prime opere di Guidano (elaborate in
collaborazione con Liotti) passando poi ad approfondire gli aspetti meta-
teorici di una prospettiva post-razionalista e concludendo con la
presentazione di alcuni temi più specificatamente teorici.
Nel Terzo Capitolo si darà spazio, in una prima parte, ad un’ analisi
dettagliata dei processi di sviluppo del Sé lungo tutto l’arco del ciclo di vita
e, in una seconda, si presenterà un esaustivo modello organizzativo del Sé.
Il Quarto Capitolo sarà interamente dedicato all’esposizione di una
teoria esplicativa sistemico-processuale della psicopatologia sia nei suoi
termini più generali sia specificando le caratteristiche di ciascuna
organizzazione psicopatologica.
Infine, nel Quinto Capitolo verrà esaminata la teoria e la tecnica di una
psicoterapia cognitiva di orientamento post-razionalista, sottolineando le
caratteristiche essenziali e le modalità d’intervento.

6
CAPITOLO I
BIOGRAFIA DI UNA RICERCA

Vittorio Guidano nasce a Roma il 4 agosto 1944, lì trascorre la


fanciullezza fino ai nove anni e mezzo momento in cui si trasferisce con la
famiglia a Caracas in Venezuela, dove frequenterà le scuole fino al quarto
ginnasio; ritorna in Italia per la formazione liceale che svolge presso il
Liceo G.B. Vico di Roma, è interessante notare come G.B. Vico è
considerato da molti come un precursore dell’attuale concezione
costruttivista.
Successivamente s’iscrive alla facoltà di Medicina dell’università di
Roma “La Sapienza”, con l’intenzione di dedicarsi alla ricerca in
biochimica; nel 1968 però, quando mancava poco alla conclusione dei
suoi studi universitari, immerso nell’atmosfera della contestazione
giovanile, scopre un interesse per il sociale che gli fa cambiare
radicalmente e repentinamente il percorso dei suoi studi, Guidano ne
parlerà in seguito in termini di propria “rivoluzione personale”, dicendo al
proposito: ”All’improvviso, in quell’anno successe qualcosa che cambiò la
mentalità generale della società. Tutta l’attenzione si rivolse verso il sociale
e scoprii che interessarmi alla biochimica, agli acidi e alle cellule, era un
gioco da bambini che non aveva niente a che vedere con la realtà; per me
allora la questione consisteva in dove dirigere la ricerca pura rimanendo
però nel sociale e la cosa più sociale che io avevo disponibile in quel
momento era la psichiatria.”(Medina, 1996).

7
Così dopo essersi laureato nel 1969 in Medicina e Chirurgia, invece di
partire per gli Stati Uniti, come deciso con suo professore, per seguire un
master in Immunologia, si trasferisce a Pisa per frequentare la
specializzazione in Malattie Nervose e Mentali; durante questi anni di
formazione entra in contatto con le due correnti che predominavano in
quegli anni la psichiatria: la medico-organicista e la psicoanalitica;
insoddisfatto da entrambi gli approcci e forte della formazione scientifica
maturata all’interno della ricerca microbiologica, Guidano si rivolge allo
studio della mente da una prospettiva cognitivo-comportamentale; tale
visione gli permetteva, infatti, di studiare la mente umana rimanendo
all’interno di un’ottica scientifica basata sulla rigorosa osservazione dei
fatti; egli dice al proposito. “mi rivolsi alla psichiatria con lo stesso
atteggiamento che avevo verso la biochimica. Per me consisteva soltanto
nel cambiare l’oggetto, l’oggetto non era più la cellula, era la mente.”
(Medina, 1996).
In termini di biografia scientifica già prima di finalizzare il corso di
specializzazione nel 1972, si dedica alla ricerca in psicologia formando
parte dell’istituto di psichiatria della facoltà di medicina di Roma “La
Sapienza” diretto da G.C. Reda; tale impegno scientifico si protrae dal
1970 fino al 1985, anni duranti i quali oltre a fare il ricercatore, Guidano in
collaborazione con Liotti, impartisce lezioni di terapia cognitivo-
comportamentale.
Come pioniere in Italia di tale approccio scientifico e terapeutico,
Guidano partecipa alla fondazione, sempre nel 1972, della Società Italiana
di Terapia Cognitiva e Comportamentale (S.I.T.C.C.) di cui sarà presidente
fino al 1978; nel 1978 parteciperà, invece, alla fondazione del “I Centro di

8
Terapia Cognitiva” che ancora oggi è centro attivo di ricerca e innovazione
nell’ambito delle terapie cognitive (Semerari, 1999; 2000).
Negli anni 1974-1975 Guidano centra il suo interesse scientifico sui
fattori di personalità, sul concetto di sé, autostima, ecc. (Guidano V.F. &
Liotti G. & Panceri P., 1971a; Guidano V. F. & Liotti G & Panceri P.,
1971b; Guidano V. F. & Liotti G., 1972a; Guidano V.F. & Panceri P. &
Liotti G. & Serra P., 1972b; Guidano V.F. & Sibilia L. & Liotti G. &
Borgo S., 1972f) e nella ricerca clinica sugli effetti della terapia
comportamentale (Guidano V.F. & Liotti G., 1972c; Guidano V.F. & Liotti
G., 1972d; Guidano V.F. & Liotti G., 1972e; Guidano V.F. & Liotti G.,
1973; Guidano V.F. & Liotti G., 1974; Guidano V.F. & Liotti G., 1975); è
sempre in questi anni che Guidano va progressivamente strutturando sia la
matrice metodologica di riferimento basata nella psicologia sperimentale,
cognitiva e relazionale sia l’interesse di fondo che impegnerà tutta la sua
successiva ricerca e attività: la costruzione di un modello dello sviluppo e
della dinamica dell’identità.
Se vogliamo esaminare alcune delle relazioni tra la biografia e la
formazione scientifica e umana di Guidano è utile riportare alcune sue
dichiarazioni: “Tutte le cose che cominciai a sviluppare in questi 20-25
anni nei miei pazienti, prima si svilupparono in me. Per esempio, io inizia a
prestare molta attenzione ai processi di perdita nei miei pazienti,
esattamente venti anni fa ovvero dopo aver provato su me stesso quella che
era una perdita, una rottura affettiva. Quest’esempio lo posso estendere a
tutta la mia terapia.”(Medina, 1996); Guidano perse entrambe i genitori
quando aveva solo ventotto anni e quest’esperienza lo spinse ad
approfondire il tema della perdita e separazione affettiva.

9
Su di un piano più prettamente scientifico, la permanenza di un anno
nel 1976 a Nairobi, dedicata allo studio dei primati, spiega invece
l’importanza che Guidano sempre attribuisce alla psicologia comparata
degli ominidi nonché il generale approccio evoluzionista che fa da cornice
a tutto il suo pensiero.
Agli inizi degli anni ottanta, grazie anche all’amicizia con Micheal
Mahoney (noto costruttivista statunitense), Guidano comincia un’intensa
attività di conferenziere nelle università americane, esperienza che lo
convincerà a scrivere e a pubblicare le sue opere in inglese (Cognitive
Processes and Emotional Disorders, Guidano V. & Liotti G., 1983; The
Complexity of the Self, Guidano, 1987; The Self in Process, Guidano V.,
1991) e che gli permetterà di partecipare a numerose pubblicazioni
collettive (Cognitive Psychotherapies, Reda M.A. & Mahoney M., 1984;
Perception of Self and Emotion in psychotherapy, Hartmann L. &
Blankstein K., 1986; Handbook of Cognitive-Behavioral Therapies,
Dobson K., 1988; Emotion, Psychotherapy and Change, Safran J.D. &
Greenberg L.. 1991).
Delineati ormai i tratti fondamentali di una teoria e terapia post-
razionalista Guidano fonda all’inizio degli anni novanta l’IPRA ovvero
l’Istituto di Psicologia e Psicoterapia Cognitiva Post-razionalista, da questo
momento la sua vita si dividerà tra la pratica clinica, la ricerca di base, la
docenza e la supervisione e si moltiplicheranno i suoi impegni
internazionali dato che la sua opera comincia ad interessare anche il mondo
psicoterapeutico sudamericano e europeo (sono infatti periodiche in questi
anni le visite a Buenos Aires, a Santiago del Cile e a Barcellona).

10
Quando muore di un attacco di cuore, a Buenos Aires, il 31 agosto del
1999, a 55 anni, Vittorio Guidano era nel pieno della sua maturità e
produttività scientifica; anche se aveva già dato forma agli aspetti
essenziali del suo pensiero, la sua opera rimane inconclusa poiché ancora
prometteva ulteriori ed importanti sviluppi. Al momento della sua morte,
infatti, stava lavorando, tra le altre cose, ad una teoria esplicativa della
psicosi che avrebbe arricchito ulteriormente la sua ricca e affascinante
opera.

11
CAPITOLO II
L’ESSERE UMANO COME SISTEMA CONOSCITIVO COMPLESSO

2.1 Introduzione

Il seguente capitolo si strutturerà in due parti: una prima composta dai


primi due paragrafi e una seconda che occupa i restanti paragrafi.
Nel primo paragrafo tenterò una breve analisi dei contribuiti teorici e di
ricerca che Guidano, in collaborazione con Giovanni Liotti, presentano
nell’opera Elementi di Psicoterapia Comportamentale (Guidano & Liotti,
1979); nel secondo affronterò gli sviluppi della collaborazione di Guidano e
Liotti esposta in Cognitive Processes and Emotional Disorder (Guidano &
Liotti, 1983), ove già emergono alcune delle idee essenziali che caratterizzano
l’approccio sistemico-processuale; infine il resto del capitolo sarà dedicato
alla presentazione dei principi teorico-epistemologici che fondano la teoria
post-razionalista che Guidano elaborò “in solitudine” nelle sue opere
successive.

2.2 Un contributo innovativo alla terapia cognitivo-comportamentale

Una trattazione esaustiva di questo tema esula dal lavoro qui presentato,
per questo motivo ne traccerò solo gli aspetti più rilevanti ed innovativi,
soprattutto sottolineandone il carattere precursore rispetto alla futura
teorizzazione di Guidano.
In questo senso è indicativo il fatto che Guidano e Liotti (Guidano &
Liotti, 1979) cominciano la loro trattazione prendendo le distanze dal

12
paradigma comportamentista classico: “La psicoterapia comportamentale,
quale viene presentata in questo libro, non è comportamentista. Vale a dire
non è in accordo con il paradigma comportamentista definito dalle teorie di
Watson, Hull e Skinner e non si identifica con la sola o prevalente
applicazione dei principi dell’apprendimento, o condizionamento, ai disturbi
psichiatrici.” (Guidano & Liotti, 1979).
Il passo successivo è, chiaramente, quello di proporre una nuova cornice
teorico-epistemologica con cui riorganizzare tutto il patrimonio, sperimentale
e clinico, offerto della scienza psicologica (principalmente dell'area cognitiva
e comportamentale).
La visione popperiana (che approfondirò nei prossimi paragrafi) sembra
essere, per gli autori, la più consona a questo scopo; di tale prospettiva sono
essenzialmente due le caratteristiche che interessano a Guidano e Liotti: il
rifiuto dell'associazionismo e, soprattutto, la concezione dell'organismo come
attivo solutore dei problemi che l'adattamento all'ambiente presenta; in questa
prospettiva viene proposto un nuovo modo di intendere l’apprendimento che
si preoccupa, non tanto dei processi di apprendimento come unità osservabili
oggettivamente, bensì dello apprendimento come conoscenza di sé e
dell’ambiente, come elaborazione di una rappresentazione interna del mondo
attraverso la quale orientare il proprio comportamento e anticipare gli eventi
ambientali.
Presentando, ora, i concetti centrali dell'opera Elementi di Psicoterapia
Comportamentale cercherò di rendere esplicite alcune idee che
accompagneranno, se pur rielaborate, tutta l'opera di Guidano.
Un primo punto importante riguarda la struttura e la formazione del
repertorio comportamentale che secondo gli autori si struttura per livelli
gerarchici partendo dalle unità comportamentali; le unità comportamentali

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sono gli atomi che vanno ha costituire le sequenze comportamentali che a loro
volta sono organizzate ad un livello superiore in programmi comportamentali.
Senza entrare nei dettagli si può sottolineare come quello di organizzazione
gerarchica sarà un concetto cardinale per il nostro autore.
Per ciò che concerne la formazione del repertorio comportamentale è
rilevante il rifiuto di una concezione empirista (nell'accezione della tradizione
anglosassone da Bacone ai neopositivisti) della mente come "tabula rasa" al
momento della nascita, al posto della quale propongono l'esistenza di un
patrimonio innato di conoscenze e capacità, dal quale prende avvio
l'apprendimento.
L'apprendimento anzidetto culmina, quindi, con la formazione di sistemi
di rappresentazione interni ovvero "con una rappresentazione continua ed
attiva di noi e del mondo che è in massima parte l'espressione della
conoscenza derivante dall'esperienza" (Guidano & Liotti, 1979); anche qui
viene anticipata quella concezione, tanto cara a Guidano, secondo cui la mente
è un'attività (immaginativa e cognitiva) di continua organizzazione della
informazione che ciascuno ha di sé e del mondo, informazione il cui potere
anticipatorio permette l'adattamento plastico e continuo all'ambiente.
Bisogna tornare a sottolineare che i sistemi di rappresentazione interna
altro non sono se non il livello gerarchico superiore della conoscenza in grado
di organizzare i programmi comportamentali.
Rimangono d’affrontare due ultimi concetti: quello di stile
rappresentativo e quello di sistema di convinzioni, relativamente relazionati
con due argomenti molto rilevanti, il carattere personale della conoscenza e la
formazione e il mantenimento della coerenza dei sistemi conoscitivi.
Difatti lo stile rappresentativo è un concetto utilizzato dagli Autori per
indicare il carattere personale ed individuale di qualsiasi conoscenza di sé e

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del mondo anche se questa si può rifare a principi comuni (universali) di
apprendimento; dall'altra parte, invece, il sistema di convinzioni presuppone
che esistano: "Degli elementi organizzatori del pensiero che regolano e
coordinano l'elaborazione delle informazioni in modo che tutto rientri in
un’unica costruzione della realtà, che progressivamente si accresce e si
modifica."(Guidano & Liotti, 1979).
In altre parole, il sistema di convinzioni è il livello gerarchico più alto ed
ha il potere di organizzare tutta la conoscenza: tale potere organizzativo porta
con sé la necessità che il sistema di convinzioni rimanga coerente pena la
perdita totale del potere predittivo.
In tutta questa sua prima opera Guidano già si preoccupa di presentare un
modello complesso ed esaustivo della struttura e formazione della conoscenza
di sé e del mondo, avanzando idee come struttura gerarchica, coerenza,
carattere idiosincratico della conoscenza ecc. che saranno centrali nella sua
opera successiva.

2.3 L'epistemologia come scienza psicologica

“l’epistemologia è stata in grado di elaborare una vera e propria


metodologia “falsificabile” per la comprensione della natura della nostra
conoscenza, così come delle modalità della sua acquisizione. Essa, perciò,
dovrebbe essere considerata a pieno titolo come una delle scienze
psicologiche.”(Guidano, 1988).
Quest’affermazione viene elaborata e approfondita nel periodo della
importante pubblicazione di Cognitive Processes and Emocional Disorder
(Guidano & Liotti, 1983), libro che venne applaudito dal mondo della
psicoterapia cognitiva americana, e non, come rivoluzionario (è il caso di

15
ricordare che fu scritto direttamente in lingua inglese e che a tutt’oggi non
esiste traduzione italiana); questa pubblicazione offriva una proposta
complessa e innovativa nel campo dello sviluppo e mantenimento dei sistemi
cognitivi e una nuova visione della psicopatologica e della relativa terapia.
La proposta di Guidano e Liotti consiste nell’utilizzare come "stimolo
euristico o metafora-guida" per spiegare i processi di conoscenza umana, le
teorizzazioni fornite dall’epistemologo e storico della scienza Lakatos
sull'origine, struttura e cambiamento delle teorie scientifiche (Guidano &
Liotti, 1984); In tal senso i processi di formazione, mantenimento e
cambiamento della conoscenza, che noi abbiamo su noi stessi e sul mondo,
sono del tutto paragonabili a ciò che avviene nello sviluppo storico di una
teoria scientifica.
Cominciamo presentando un breve riassunto, proposto da Guidano e
Liotti, dell'analisi storico-strutturale delle teorie scientifiche secondo Lakatos
(Guidano & Liotti, 1983):

Un qualunque corpo ordinato di conoscenze scientifiche si sviluppa da un


insieme di assunti non criticati (e non criticabili, pena il necessario
cambiamento dell'intero programma di ricerca) concernenti determinati
aspetti dei fenomeni su cui si indaga; tale nucleo di assunti è denominato
come nucleo metafisico;
Per proteggere il nucleo dalla critica, il corpo di conoscenze presenta poi
una serie d’ipotesi e teorie, che viene indicata come cintura protettiva;
Nel confrontarsi con la realtà da indagare lo scienziato usa le ipotesi della
cintura protettiva come guida per formulare i suoi piani di ricerca; i piani
di ricerca comprendono gli esperimenti che dovranno confermare le stesse

16
teorie e ipotesi della cintura e da cui derivano, infine, le nuove conoscenze
che andranno ad accrescere il corpus dottrinale d'origine;
L'intero programma di ricerca andrà incontro ad uno slittamento
progressivo, se il confronto fra le ipotesi della cintura e la realtà esterna,
attraverso la mediazione delle procedure sperimentali, sarà capace di
produrre nuova conoscenza, di suggerire nuovi esperimenti, e così via; se
invece da tale confronto nascerà la necessità di rinforzare o ispessire la
cintura protettiva con ipotesi ad hoc che servano ad impedire la
confutazione degli assunti del nucleo metafisico, si dirà che il programma
va incontro ad uno slittamento regressivo;

Come si commentava precedentemente tale proposta epistemologica viene


applicata, per via analogica, alla conoscenza umana tale per cui la conoscenza
che l'uomo ha di sé stesso e del mondo è concepita come un programma di
ricerca scientifica che possiede un nucleo metafisico, una cintura protettiva,
dei piani di ricerca e i relativi slittamenti progressivi o regressivi.
Riportando questi concetti nel campo dell’organizzazione di conoscenza
umana, gli autori definiscono come nucleo metafisico la conoscenza che si
sviluppa sulla base del patrimonio genetico specie-specifico e che si va
strutturando attraverso le esperienze precoci di apprendimento, relative
soprattutto alla relazione di attaccamento con le figure significative; questa
conoscenza si struttura in una conoscenza di tipo implicito, gerarchicamente
superiore, sulla quale si organizza tutta l’attività mentale e comportamentale
dell’organismo senza comparirvi esplicitamente.
Da questo nucleo teorico, logicamente superiore, prendono origine le
teorie e le ipotesi di livello logico inferiore (partendo dall'applicazione della
teoria di tipi logici di Russell) ovvero le affermazioni esplicite circa la propria

17
identità; queste costituiscono, quindi, la cintura di protezione che preservando
il nucleo metafisico, permette all’organizzazione conoscitiva di mantenere il
proprio senso di continuità e coerenza;
Infine, continuando con il paragone, partendo dalle teorie e ipotesi gli
individui progettano il proprio programma di vita come fosse un piano di
ricerca in cui mettere alla prova sperimentalmente, nelle relazioni quotidiane,
le ipotesi e teorie stesse.
In questa prospettiva l'attività mentale può essere concepita come un
processo continuo di elaborazione e verifica dell’informazione proveniente
dall’ambiente che a tale scopo viene confrontata con la conoscenza acquisita
(nucleo metafisico, teorie e ipotesi); in questo modo l’organismo può
procedere nella formulazione di aspettative e predizioni sull’ambiente che gli
permettano di agire in modo adattativo; questa attività mentale si riflette nella
formazione di gerarchie di significati personali che permettono la
pianificazione e regolazione del comportamento.
Nell’interazione con l’ambiente si producono continuamente, all’interno
del sistema conoscitivo, discrepanze tra la conoscenza posseduta e le
informazioni procedenti dall’esterno: sta alla cintura protettiva annullare
queste discrepanze per mantenere intatta il proprio potere predittivo ovvero la
propria identità; il fine di questi processi di confronto, ordinamento e
classificazione e annullamento delle discrepanze è, allora, da una parte
l`adattamento all’ambiente e, dall’altra, il mantenimento della dimensione
tacita dell’organizzazione di conoscenza individuale; dimensione tacita che in
quanto nucleo metafisico definisce l’identità stessa dell’organizzazione
conoscitiva.
Dal punto di vista dell’eziologia psicopatologica, le organizzazioni di
conoscenza individuali si sviluppano all’interno d’una relazione

18
d’attaccamento che produce una sorta di dilemma nei confronti della
strutturazione di un senso di coerenza identitaria; vale a dire che l’individuo si
trova a dover gestire una conoscenza di sé e della sua relazione col mondo
contraddittoria e non facilmente integrabile in una visione unitaria e coerente.
Ne consegue che, sulla base di questo nucleo metafisico difficilmente
gestibile, viene a costruirsi una cintura di protezione (teorie e ipotesi su di sé e
sul mondo) rigido o quantomeno chiuso al cambiamento che non permette
all’organizzazione conoscitiva di coniugare coerenza e flessibilità.
Quando, però, le sovracostruzioni esplicite, che la cintura di protezione a
creato per mantenere la stabilità dentro del dilemma, vengono a perdere il loro
potere difensivo appare la sintomatologia clinica, come tentativo estremo di
preservazione della stabilità. Questo slittamento regressivo porta a rafforzare i
significati personali espliciti che organizzano la propria esperienza (teorie e
ipotesi) e a piegare/spiegare gli eventi disturbanti dentro tale cornice
ordinatrice, anche se questo vuol dire produrre sofferenza e limitazioni nelle
vita quotidiana e relazionale.
Nel caso dell’individuo fobico, per esempio, succede che, in seguito alle
proprie relazioni d’attaccamento, questi struttura un dilemma "riguardante la
scelta fra protezione-costrizione e libertà-solitudine nei rapporti affettivi
intensi"(Guidano & Liotti, 1983), la soluzione avverrà in termini di controllo
della distanza relazionale; se però una pressione ripetuta o/e intensa di eventi
esterni attiva tale dilemma (situazioni agorafobiche e claustrofobiche) la
soluzione diventa insufficiente, ovvero "il programma di ricerca diviene
regressivo, nel senso che un numero crescente di eventi ed esperienze viene
classificato nella categoria della malattia e del controllo (mantenuto,
minacciato, perso), con un ispessimento della cintura protettiva e una

19
crescente difficoltà a rivedere e riconsiderare criticamente gli assunti del
nucleo metafisico." (Guidano & Liotti, 1983).
Con la teoria fin presentata Guidano e Liotti vogliono spiegare in termini
di teoria dell'informazione il paradosso nevrotico e la resistenza al
cambiamento, quali caratteristiche centrali di qualsiasi condotta nevrotica;
difatti nei termini sopra descritti, l’individuo che soffre una disfunzione
clinica mostra da una parte un comportamento (quello fobico per esempio) che
non sente di produrre volontariamente ma che gli produce sofferenza
(paradosso nevrotico); dall’altra sviluppa una forte resistenza al cambiamento
della conoscenza che ha di sé stesso e del mondo.
Appare chiaro che in entrambe i casi la spiegazione di tali fenomeni si
riconduce alla necessità che l’organizzazione di conoscenza ha di mantenere
il suo nucleo metafisico incriticabile, pena la perdita della propria identità; sia
irrigidendosi fino a produrre sintomatologia clinica sia resistendo a qualsiasi
cambiamento esterno che ne mini l’integrità e il poco potere predittivo
rimastole.

2.4 Razionalismo critico e epistemologia evolutiva

È ora necessario specificare e articolare la visione epistemologica cui


Guidano aderisce già nelle sue prime opere (brevemente riassunte nei
paragrafi appena precedenti).
In questo senso il razionalismo critico di Karl Popper e la sua proposta di
un'epistemologia evoluzionistica, sembrano essere i due binari fondamentali
sui quali Guidano elabora una visione della scienza e della spiegazione
scientifica della conoscenza umana.

20
Del razionalismo critico di Popper, Guidano utilizza la sua critica alla
conoscenza nei termini presentati dai neopositivisti (da Bacone al Circolo di
Vienna), la concezione falsificazionista della scienza e l'evoluzionismo come
paradigma esplicativo per le scienze psicologiche; per quel che riguarda il
primo punto Guidano ritiene che la mente (la conoscenza sul mondo) non deve
la sua organizzazione al fatto di rispecchiare l'ordine razionale e fattuale della
realtà esterna, così come la proposta induttivista indicava; seguendo il secondo
punto, invece, la "verità" di una teoria scientifica non si valutata attraverso il
grado di verificabilità empirica della stesso sennò dalla falsicabilità delle sue
affermazioni.
È forse il caso di approfondire quest’ultimo punto poiché è fondamentale
per comprendere il valore conoscitivo e clinico che Guidano dà alla
costruzione teorica; in questo senso nella proposta popperiana la teoria ha una
posizione centrale nella scienza e il su valore è legato al suo potere esplicativo
più che alla sua verificabilità empirica; una teoria scientifica per essere tale
deve quindi, da un lato formulare ipotesi che possano spiegare
deduttivamente i fenomeni e, dall'altro, mostrare la falsicabilità fattuale delle
ipotesi stesse. Ne consegue che una teoria scientifica è verosimile, cioè,
spiega la realtà ma non raggiunge mai una verità definitiva su di essa,
semplicemente è la migliore spiegazione disponibile in quel momento.
Seguendo questa linea metodologica il nostro autore, nelle sue opere, ha
costruito una teoria che vuole distanziarsi dal semplice “descrizionismo”
dell'approccio cognitivo-comportamentale (Marhaba, 1976), introducendo
modelli esplicativi che permettano comprendere tutti i fenomeni complessi
che i processi conoscitivi e l’esperienza soggettiva umana presentano; questa
teoria, però, allo stesso tempo deve riferirsi alle acquisizioni e agli sviluppo

21
della psicologia scientifica di base e in generale ai contributi della scienza
tutta.
Come dicono Chiari e Nuzzo (in: Bara, 1996) "una delle implicazioni di
questa scelta di questo tipo è ben espressa da Popper stesso: "Voglio che sia
assolutamente chiaro che non sono un behaviorista [...]. Io non nego
l'esistenza di esperienze soggettive di stati mentali, di intelligenze e di menti
[...]. Ma penso che le nostre teorie su queste esperienze soggettive o su queste
menti, debbano essere altrettanto oggettive quanto le altre teorie. E per teoria
oggettiva io intendo una teoria che sia discutibile, che possa essere esposta a
critica razionale, preferibilmente una teoria che possa essere controllata."".
Il paradigma evoluzionistico, infine, sembra essere, per Popper come per
Guidano, la cornice corretta dentro la quale elaborare una teoria "oggettiva"
della conoscenza umana come esperienza soggettiva; una cornice
epistemologica di questo tipo permette, infatti organizzare dentro un quadro
coerente contributi scientifici provenienti dai più disparati campi d'indagine,
tra i quali per esempio:
L'approccio etologico e “informazionale” della psicoanalisi di Bolwby,
Ainsworth, Crittenden;
Le ricerche sulla biologia della conoscenza di Maturana e Varela;
Le ricerche sull’autoriconoscimento e la comunicazione nei primati di
Gallup, Lewin, Humphrey;
Le riflessioni sullo sviluppo del linguaggio nel processo evolutivo
dell'umanità di L. Dewart;
La ricerca sulle emozioni umane nella tradizione darwiniana di C. Izard, S.
Tomkins e R. Plutchik;

22
In accordo con tale impostazione Guidano afferma che: "All'interno di una
prospettiva evolutiva la conoscenza diventa una processo biologico oltre che
psicologico, il che ci permette di definirla, una volta per tutte, come un campo
specifico delle scienza naturali" (Guidano, 1988), e si potrebbe aggiungere che
la mente (cioè la conoscenza autorganizzata) appare distribuita lungo un
continuum che va dai primi rudimentali comportamenti esplorativi fino
all'autocoscienza umana.
2.5 I sistemi viventi complessi autorganizzati

“Nell’ultimo decennio l’emergere di una concezione dei sistemi viventi


basata su una metodologia d’indagine di tipo evoluzionistico, olistico e
processualmente orientato, ha diretto una particolare attenzione a nozioni quali
organizzazione gerarchica, divenire temporale ed equilibrio dinamico,
contribuendo in questo modo all’elaborazione di una prospettiva secondo cui
il sistema conoscitivo umano dovrebbe essere inteso come complessità
autorganizzata autoreferenzialmente, la cui caratteristica di assoluto rilievo
consiste proprio nella sua capacità di autorganizzarsi”(Guidano, 1988; i
corsivi sono miei).
In questa citazione sono presenti molti dei concetti utilizzati da Guidano
per costruire un approccio sistemico-processuale alla psicopatologia e alla
terapia cognitiva; queste nozioni sono state raccolte da diversi ambiti del
sapere scientifico che però hanno in comune la loro appartenenza al
paradigma della complessità. Guidano, nella sua proposta di superamento del
paradigma razionalista (neopositivista) che elabora nelle sue due opere
principali (Guidano, 1988; 1992), aderisce al nuovo paradigma della
complessità condividendone sia la visione generale sia gli specifici contributi.

23
Uno dei contributi più importanti del nuovo paradigma è la Teoria
Generale dei Sistemi di von Bertalanffy, che insieme alla prima cibernetica,
offrono alla psicologia, negli anni della rivoluzione cognitiva, una nuova
cornice esplicativa per i processi psichici. Per quel che riguarda la nostra
analisi ciò che interessa è la nuova nozione di sistema che permette superare le
vecchie concezioni associazionistiche tra le quali, per esempio, quelle di
causalità lineare, determinismo, associazione per contingenza spazio-
temporali,concatenazione lineare di eventi discreti, ecc..
Un sistema è definibile come: un insieme di elementi dinamicamente
strutturati la cui totalità genera delle norme di funzionamento in parte
indipendenti da quelle che reggono il comportamento delle sue unità; in
questo senso non si può più pensare alla mente (sistema conoscitivo) come ad
una “semplice aggregazione” di pensieri, immagini, attività motorie e reazioni
viscerali bensì come un sistema complesso e olistico di elementi la cui
reciproca relazione fa emergere nuove proprietà d’insieme.
La mente in questa visione può essere inoltre considerata un sistema
aperto poiché è caratterizzata dall’apertura all’ambiente è capace, cioè, di
adattarsi al medium con il quale interagisce scambiando energia e
informazione.
Presento qui di seguito alcune proprietà fondamentali dei sistemi aperti
che ne possono chiarire il funzionamento (Watzlawick & Beavin & Jackson,
1971):
Totalità: ogni parte del sistema è in rapporto tale con le parti che lo
costituiscono, così che il cambiamento in una parte provoca un
cambiamento in tutte le parti e nel sistema come tutto.
Retroazione (feedback): Costituisce quella parte del circuito che serve per
ritrasmettere informazione della periferia (ambiente) al centro del sistema

24
(organismo), tale per cui con tale informazione di ritorno si formi un
circuito di interazione circolare tra il sistema e l’ambiente in cui questo è
immerso; questo circuito permetterà al sistema di autoregolarsi
internamente rispetto ai cambiamenti dell’ambiente.

Omeostasi: i sistemi hanno la tendenza a mantenersi ad uno stato di quiete


annullando le perturbazioni provenienti dell’ambiente esterno. Un sistema
rimane stabile in relazione ad alcune delle sue variabili se esse tendono a
rimanere entro certi limiti; per acquisire questi limiti, o parametri, devono
esistere delle regolarità cioè delle ridondanze, venutesi a formare
nell’interazione circolare e ricorsiva con l’ambiente.

In una prospettiva sistemica, quindi, un sistema conoscitivo cambierà al


cambiare uno dei suoi componenti (totalità), autoregolerà il proprio stato
interno in funzione delle variazioni ambientali (retroazione), avrà la tendenza
a mantenere il proprio stato interno dentro determinati parametri (omeostasi).
Da questa prima teorizzazione sui sistemi si vanno, in seguito,
sviluppando modelli esplicativi sempre più complessi; per la nostra analisi
sono importanti le concettualizzazioni che emergono dallo studio dei sistemi
viventi come unità autonome autorganizzantesi e dei principi ad esse
relazionati.
In modo particolare sono fondamentali, per la teoria di Guidano, le
ricerche sulla cognizione come processo biologico portante avanti dai cileni
Maturana e Varela (1985). Questi autori non vogliono, in quanto biologi,
ridurre i processi conoscitivi ai loro correlati anatomo-fiosiologiche bensì
dimostrare (anche sperimentalmente) come ogni conoscenza è frutto di un
insieme di discriminazioni (chimiche, neuronali, percettive e linguistiche) che

25
ogni organismo attua nella sua nicchia ecologica; queste discriminazione
vanno a costituire, nel loro complesso, quella conoscenza autoreferenziale che
un sistema vivente ha del proprio ambiente, conoscenza che è autoreferenziale
poiché si riferisce alle caratteristiche del sistema vivente stesso e non a quelle
della realtà conosciuta.
Per Maturana e Varela, e di conseguenza per il nostro Autore, i sistemi
viventi suddetti constano in primo luogo di un’organizzazione, ovvero sono
definiti dalle relazioni tra le componenti che li costistuiscono: che in questo
modo ne specificano un’identità di classe; ciò ha per conseguenza che nel
proprio processo conoscitivo, perché un sistema rimanga tale, è necessario che
mantenga invariante tale identità che lo caratterizza e determina.
I sistemi, inoltre, possiedo una struttura ovvero sono costituiti da
componenti effettivi e da relazioni effettive che li realizzano concretamente
nelle loro interazioni.
Ne deriva che ciascun sistema possiede una chiusura organizzazionale
dato che in nessun modo può variare il suo ordine interno nell’interagire con
l'ambiente in cui è immerso, pena la propria disintegrazione; d'altro canto gli
organismi viventi sono anche caratterizzati da un’apertura strutturale:
nell'interagire con il medium possono cambiare la propria struttura,
adattandola alle necessità di mantenersi in relazione con la propria nicchia
ecologica (mondo relazionale).
Un sistema conoscitivo così specificato è un sistema autopoietico che si
autocrea e si autorganizza nelle sue relazioni interne mantenendo da una parte
l’autonomia, l’unità e l’individualità che gli sono propri e, dall’altra,
costruendo un accoppiamento strutturale con l'ambiente.

26
Passiamo ora ad analizzare con quali nozioni e principi Guidano, dentro
dell’ottica sistemico-processuale fin qui proposta, spiega la crescita, il
mantenimento e il cambiamento dei sistemi conoscitivi umani.
Secondo il principio di progressione ortogenetica (Weimer, 1948; 1957,
citato in Guidano, 1988) "l’evoluzione di un sistema conoscitivo umano
sembra avere una direzionalità generativa e senza fine, sebbene non lineare,
caratterizzato dall'emergere discontinuo di livelli sempre più complessi e
integrati di identità personale e consapevolezza di sé." (Guidano, 1988);
pertanto i sistemi conoscitivi sono continuamente protesi verso una
complessificazione della propria organizzazione e struttura le quali vanno
costituendosi, via via, in un insieme di processi molteplici e interconnessi.
Esiste in questo senso un equilibrio dinamico tra i processi multipli e
multidirezionali che si svolgono dentro il sistema conoscitivo umano; tale
equilibrio dinamico segue la nozione di regolazione reciproca tra processi
antagonisti (opponent processes regulation)(Guidano, 1988) tale per cui
l’autoregolazione interna avviene per oscillazioni ritmica tra opposte polarità,
tra opposti principi dinamici agenti nel sistema. La regolazione per processi
antagonisti sembra essere un tipo di controllo coalizionale dei sistemi
autorganizzati che permette una gestione decentralizzata della globalità
dinamica, così da dare al sistema stesso una maggiore flessibilità e plasticità
adattative.
Abbiamo pertanto chiarito come un sistema conoscitivo cresce, come
gestisce e controlla la complessità raggiunta; però qual’è la dinamica dei sui
cambiamenti? In quale modo cambia mantenendo la propria identità?
Per spiegarlo Guidano ricorre alla Teoria della Termodinamica
Irreversibile avanzata dal fisico Prigogine (Prigogine 1980, citato in Guidano
1988) usando il potere analogico della nozione di ordine attraverso

27
fluttuazioni; i sistemi autorganizzati per mantenere la loro coerenza interna si
autostabilizzano attraverso la loro capacità di trasformare le perturbazioni
ambientali in un nuovo ordine autoreferenziale. Pertanto la coerenza viene
mantenuta attraverso un continuo movimento di crescita progressiva dentro un
equilibrio dinamico; in altre parole, la coerenza: "é il risultato
dell'assimilazione nell'ordine autoreferenziale degli squilibri (o fluttuazioni)
derivati dall'interazione con l'ambiente."(Guidano, 1988).
Il sistema conoscitivo umano è, quindi, un sistema processuale che si
caratterizza per un’evoluzione temporale discontinua giacché ogni “salto
quantico” nel proprio ordine strutturale è causato per discontinue fluttuazioni
(perturbazioni, squilibri) ambientali.
Una prospettiva di questo tipo attribuisce ai sistemi conoscitivi
caratteristiche quali temporalità, direzionalità e generatività.
Temporalità perché un sistema autorganizzato “irreversibile” come quello
umano è immerso in una dimensione temporale soggettiva che cambia
continuamente secondo il principio di rottura della simmetria temporale
(Prigogine 1980, citato in Guidano 1988); il soggetto (sistema conoscitivo),
determinato dalla sua finitezza, vive ogni tappa critica del ciclo di vita come
una perturbazione della propria stabilità, ristrutturando ogni volta la
personale esperienza del passato e del futuro; ogni rottura nella simmetria del
tempo soggettivo innescherà, a sua volta, nel sistema una riorganizzazione e
una ricostruzione della coerenza in corso; tale dinamica evolutiva è ben
rappresentata della nozione di “equilibri puntuati”.
Le rotture degli equilibri e delle simmetrie che la dimensione temporale
comporta durante il ciclo di vita richiedono, dall’altra parte, una generatività
per parte del sistema perché si ricrei ogni volta nella propria
autorganizzazione, mantenendo integra la sua coerenza.

28
Infine l’ordinamento temporale, unito alla chiusura organizzazionale,
conferisce al sistema un direzionalità preferenziale nel suo sviluppo futuro, ne
tracciano in altre parole le possibilità di significazione e i temi ideo-affettivi
possibili.

2.6 Prospettiva motorio-evolutiva della conoscenza umana


Come visto in precedenza, in Elementi di terapia comportamentale
(Guidano & Liotti, 1979) Guidano propone una prospettiva che, cercando di
spiegare la complessità dell’agire umano, si accingeva a superare il
paradigma empirico-associazionista da cui prendeva le mosse.
Era evidente, già in quest’opera, la presenza germinale di una teoria che
intendeva la vita mentale come un’unità organizzata secondo precise meta-
regole (sistema di convinzioni) venutesi a formare durante la storia
dell’individuo e formalizzatesi in un livello funzionale superiore.
Pertanto, Guidano cominciava a concepire l’uomo come pro-attivo, e non
reattivo, nell’elaborazione degli stimoli ambientali anche se ancora non aveva
superato totalmente una visione rappresentazionalista della mente (Armezzani,
2002); cerchiamo di chiarire le affermazioni di tale visione.
Secondo la teoria sensoriale (rappresentazionalista), che nasce all’interno
del paradigma empirista (da Bacone a Hume fino ai neopositivisti), la mente si
viene a formare attraverso il progressivo e passivo accumulo di esperienze
sensoriali; la mente, di conseguenza, deve il suo ordine interno al fatto di
riflettere l'ordine esterno della realtà che "fotografa".
Sempre secondo tale concezione i processi sensoriali, in quanto puri
processi di ingresso di informazione, sono totalmente indipendenti da processi
motori di uscita, ovvero la mente altro non è se non il termine intermedio di

29
elaborazione, l'Organismo tra Stimolo e Risposta (secondo il celebre schema
S-O-R).
Nascendo all’interno di tale visione empirista, la concezione della mente
delle teorie cognitivo-comportamentali è fondamentalmente passiva, essendo
un’assemblaggio di elementi percettivi-immaginativi, comportamentali, ecc.
prodotto delle contingenze spazio-temporali dell’ambiente (apprendimento
operante e classico).
Con l’opera Complessità del Sé (Guidano, 1992) Guidano introduce il
concetto di Teoria Motoria della Mente con cui verrà radicalmente modificato
il modo di concepire la conoscenza (la mente) della visione empirista della
teoria cognitivo-comportamentale. Come molti altri strumenti esplicativi
utilizzati in psicologia anche quello di Teoria motoria della mente ha origine
fuori della speculazione e della ricerca psicologica, poiché è il premio Nobel
per l’economia von Hayek che, nel suo libro l’Ordine Sensoriale (Hayek,
1952), presenta tale teoria come nuovo possibile paradigma per la scienza
psicologica.
Con l'introduzione di una teoria motoria della mente ci troviamo di fronte
a un cambiamento radicale della relazione conoscitiva soggetto-realtà,
osservatore-osservato, ci troviamo definitivamente in una posizione
costruttivista della conoscenza. Infatti, secondo tale teoria la mente non è solo
capace di creare gli output, motori e mentali, ma anche gli input sensoriale;
così come le ricerche psicofisiologiche hanno dimostrato (Pribram, 1971; Van
den Berg & Eelen, 1984, citato in Guidano, 1992): "i processi che guidano la
percezione sono identici a quelli che sottendono l'immaginazione o il pensiero;
allo stesso modo queste ultime procedure sono interconnesse con l'attività
motoria."(Guidano & Cotugno & Caridi & Amoni, 1985b).

30
In quest'ottica la mente costruisce attivamente la conoscenza del mondo e
di sé stessi costituendo modelli di regolarità e predicidibilà dal continuo e
multiforme flusso di stimoli interni e esterni; in tal senso Hayek chiama
"primato dell'astratto" il principio secondo cui le regole astratte di
ordinamento sensoriale sono alla base della formazione dell’attività mentale,
prima di qualsiasi percezione diretta grezza; con le parole di Guidano: ”come
Hayek ha espresso chiaramente nel suo concetto di “primato dell’astratto”, la
ricchezza del mondo sensoriale che noi sperimentiamo non è il punto di
partenza dal quale la mente deriva le sue astrazioni ma, al contrario,
costituisce essa stessa il prodotto di una vasta gamma di astrazioni che la
mente, in qualche modo, deve già possedere per essere capace di cogliere e
apprezzare l’estrema varietà dei dettagli che caratterizzano l’esperienza
fenomenica.”(Guidano, 1988).
Ne consegue una concezione nella quale qualsiasi conoscenza è di tipo
autoreferenziale (in concordanza con le teorie dei sistemi autorganizzati sopra
trattate) perciò un sistema conoscitivo umano può solo riferire le proprie
regole interne di coerenza e non una realtà esterna oggettivamente conosciuta.
Per comprendere la dinamica attraverso la quale l’attività mentale si
relaziona e conosce il suo ambiente Guidano si rifà alla nozione di ongoing
matching process; la mente, secondo questa nozione, è caratterizzata da “un
attivo e incessante processo di confronto attraverso il quale un modello
neurale dell'ambiente viene continuamente aggiornato in base al flusso
sensoriale di entrata."(Pribram, 1971; citato in Guidano, 1988).
Col fine di organizzare la propria conoscenza la mente costruisce regole
astratte che vengono continuamente confrontate con il flusso di.stimoli
ambientali; senza tali regole gli stimoli non potrebbero essere nemmeno
percepiti poiché il “caos”, il “rumore” non potrebbe essere trasformato in

31
informazione significativa per il sistema. Un continuo confronto attivo
permette tra l'altro di instaurare una relazione dinamica e circolare con
l’ambiente che produce una continua evoluzione del sistema conoscitivo
mentale.
Tale confronto, come chiarisce Guidano (1988), avviene secondo il
principio di messa a fuoco per contrasto (contrast enhacement) secondo cui la
codificazione e classificazione dell’informazione entrante, cioè l'attività
mentale, avviene in continuo riferimento a modelli rappresentativi interni che
fungono da parametri organizzativi.
I processi di ordinamento e classificazione, col procedere evolutivo, si
complessificano e strutturano in livelli gerarchici, dai quali emergono, a loro
volta, nuove proprietà e processi.
Il primo livello evolutivo di classificazione è relativo all'immediatezza
dell'esperienza: il bambino piccolo vive totalmente immerso
nell'immediatezza esperenziale. Più tardi, con l'emergere della coscienza
autoriflessiva e del pensiero verbale, appare il salto ad un sistema
classificatorio dotato di crescente complessità e plasticità, capace di un ri-
ordinamento a posteriori della prassi del vivere; questa nuova forma
organizzativa fa conquistare al sistema conoscitivo un maggior grado di
autoreferenzialità e distanziamento dall'immediatezza.
Come chiarirò ulteriormente nei prossimi capitoli, alla fine della fase
maturativa, ci troviamo di fronte a due processi cognitivi differenti ma
reciprocamente interconnessi: un livello tacito (l’“Io”, ordine sensoriale
preverbale, ordinamento a priori della prassi del vivere) ed un livello esplicito
(il “Me”, pensiero verbale autoriflessivo, riordinamento a posteriori della
prassi del vivere).

32
I processi taciti si riferiscono alle regole astratte, di cui si parlava
poc’anzi, che forniscono l’impalcatura percettiva cui viene vincolata
l’attenzione cosciente; costituiscono un’organizzazione emotivo-corporea
(esperienza immediata) che dirige tutta l’elaborazione mentale. Il livello
tacito è un livello d’elaborazione “supercosciente” poiché orienta i processi
coscienti senza apparire in essi.
Con lo sviluppo e con l'ingresso nell'adolescenza questi due processi
elaborativi andranno stabilizzandosi in una relazione di tipo dinamico e
complementare; in modo che "grazie a questa complementarietà le regole
tacite, profonde, che forniscono all'individuo gli aspetti invarianti della sua
percezione di sé e del mondo, possono subire un contino processo di
ristrutturazione cosciente come risultato dell'assimilazione continua
dell'esperienza."(Guidano, 1988).
Ricollegandoci con i principi sistemici sopra esposti, bisogna considerare i
due processi, impliciti e espliciti, come polarità dinamiche irriducibili e
indipendenti, tra le quali esiste una tensione essenziale e un’oscillazione
costante (regolazione reciproca tra processi antagonisti), il cui controllo
decentralizzato sarà di tipo coalizionale; tale dinamismo interattivo incessante
produce un “processo generativo” sempre aperto a nuovi equilibri, equilibri
sempre parziali, sempre suscettibile alle perturbazioni a cui il Sé è sottoposto
ad ogni tappa critica del suo ciclo di vita.

2.7 Il Sé come processo interattivo e dialettico


Abbiamo fin qui trattato di delineare la natura della mente umana in
quanto processo conoscitivo su base biologica ed è da questa prospettiva che
ora ci accingeremo a presentare come Guidano spiega la nascita e lo sviluppo
del Sé.

33
Il Sé è, quindi, prima di tutto un processo e non un’entità statica,
delimitabile e quantificabile, è un fenomeno in continuo cambiamento la cui
organizzazione prende vita, e si mantiene, in uno spazio relazionale. Come
abbiamo analizzato in precedenza la conoscenza prende forma, come sistema
che si autorganizza, attraverso l'interazione ricorsiva con l'ambiente; se
consideriamo, pertanto, il Sé come sistema conoscitivo in continua relazione
col mondo e con gli altri appare chiaro come esso debba nascere e
svilupparsi all'interno di una matrice interpersonale.
Da un'altro punto di vista, si può osservare come sia di vitale importanza
la presenza dell'altro nella crescita del cucciolo umano (e dei primati in
generale) e come sia ancora più importante il mantenimento di un senso di Sé
costante e coerente che permetta, al bambino prima e all'adulto poi, di
“sentirsi vivere” e di vivere con gli altri secondo un proprio senso di stabilità
e coerenza identitaria.
Guidano suggerisce che, in un’ottica interpersonale, la conoscenza di sé
avviene attraverso il principio del looking-glass self (Cooley, 1977; Mead,
1966; Popper & Eccles, 1977) tale per cui gli individui apprendono
informazioni su di sé (e quindi sul mondo) attraverso il continuo
rispecchiamento negli altri. Durante l’infanzia questo rispecchiamento
fornisce la cornice che permette di organizzare in una percezione di sé (regole
astratte dell’organizzazione dell'esperienza percettiva) le sensazioni di base e
gli schemi viscerale-motori.
Il nucleo primo del senso d'identità del Sé, si organizza dunque attraverso
il progressivo svilupparsi di una differenziazione Sé/non Sé;
l’organizzazione che prende forma è un processo autoreferenziale che per
costituirsi come tale interagisce con l'alterità, alterità alla quale si riferisce
per ordinarsi come sistema conoscitivo.

34
Per costituire questa “chiusura organizzazionale del sistema di
conoscenza di sé” risulta quindi indispensabile una continua tensione
dialettica tra sé stessi e il mondo; questi due termini si strutturano in una
circolarità tale per cui la comprensione di sé deriva del mondo esterno così
come la comprensione del mondo esterno viene della comprensione di sé:
"L'elaborazione della conoscenza appare quindi come un processo unitario che
si dispiega grazie alla regolazione reciproca tra due polarità antagoniste, il Sé
e il mondo, che in questo modo vengono a trovarsi in una relazione dialettica
di mutua specificazione e interdipendenza: il senso di sé e l'attitudine verso sé
stessi sono sempre strettamente correlati al senso e all'attitudine verso la
realtà, e viceversa."(Guidano, 1988).
Queste affermazioni trovano una base sperimentale negli studi sui primati
di Gallup che mediante la tecnica dell'immagine riflessa allo specchio hanno
dimostrato che per qualsiasi forma di autoriconoscimento (nei primati) sia
necessario una previa esposizione ad interazione con altri soggetti.
Dentro dell’ottica relazionale fin qui esposta la Teoria dell'Attaccamento
di Bowlby (1972; 1975; 1983; 1989), secondo Guidano, offre un paradigma
integrativo capace di rendere conto di tutte le variabili fondamentali implicate
nella formazione e progressiva complessificazione di un senso di sé unitario e
integrato; in tal senso solo all'interno di una prolungata relazione emotiva con
le figure di attaccamento, che diano una base sicura, è possibile
l'autorganizzarsi sempre più complesso del Sé: "In altre parole, processi di
attaccamento e capacità di autorganizzazione sono strettamente embricati tra
loro, e il progressivo sviluppo dei sistemi familiari di attaccamento
rappresenta il contesto chiave di decodificazione dal quale il bambino ricava
direzionalità e obiettivi per le sue capacità cognitive-emotive
emergenti."(Guidano, 1988).

35
La prima e più fondamentale conoscenza di sé e del mondo prende forma,
dunque, nello spazio di avvicinamento-allontanamento (fisico e psicologico)
dalla figura d'attaccamento, ove si organizza quell'ordinamento a priori della
conoscenza emozionale, fondamento ontologico irriducibile di qualsiasi altra
conoscenza futura.
È importante comprendere come la relazione di attaccamento è sempre
caratterizzata da unicità e esclusività poiché solo in queste condizioni il
bambino può disporre di una cornice di riferimento coerente e unitaria dentro
la quale organizzare le molteplici e frammentarie informazioni su di sé e sul
mondo; sulla base di questa cornice unitaria di riferimento la conoscenza di sé
è una costruzione autoreferenziale che prende forma attraverso processi di
identificazione (vedi cap. III).
Come avanzato poco sopra l’identità si configura all'interno della
reciproca regolazione antagonista intercorrente tra il Sé e gli altri, in tal senso i
processi di identificazione seguono anch'essi due tendenze antagoniste in
continuo equilibrio: da un lato la tendenza verso l'esterno che si riferisce alla
capacità di riconoscere informazioni significative su di sé attraverso la
similarità che intercorrono tra aspetti salienti della percezione di sé in corso e
la percezione della figura significativa di attaccamento; dall'altro lato troviamo
la tendenza verso l'interno ovvero la capacità di trasformare le somiglianze
percepite con la figura di attaccamento in altrettanti attributi personali.
Seguendo gli sviluppi scientifici della teoria dell'attaccamento Guidano,
nelle sue ultime riflessioni (Guidano & Quiñones, 2001), rielaborò il lavoro di
Patricia Crittenden sugli stili d’attaccamento (Crittenden, 2002), così da
poterlo integrare nella struttura della sua teoria.
La Crittenden, utilizzando l'impianto sperimentale della strange situation
elaborato per Ainsworth, riorganizza in maniera elegante le categorie di

36
attaccamento fino ad allora studiate inserendole in un nuovo modello
dimensionale; Guidano a sua volta riprende tale modello adattandolo alla sua
visione. Lo presenterò ora brevemente e per poi approfondirlo nei capitoli
successivi (vedi cap. IV).
Verso i due anni e mezzo i bambini cominciano a presentare un senso di
sé unitario, continuo e indipendente dagli altri cosicché è possibile osservare
quella che viene definita l’organizzazione centrale di attaccamento (Guidano
& Quiñones, 2001), ovvero il bambino possiede un atteggiamento più stabile e
costante verso le proprie figure di accudimento che è empiricamente
descrivibile. Pertanto si sono potute osservare e descrivere essenzialmente
quattro stili di attaccamento: A = evitante, C = coercitivo, B = sicuro, D =
disorganizzato.
Le categorie: evitante (A) e ambivalente-coercitivo (C), che possiedono
maggior rilevanza clinica, le esaminerò, qui di seguito, solo negli aspetti
generali per poi approfondirle nel capitolo relativo alla psicopatologia.
Fig.2 Stili d’attaccamento (adattata da Nardi, 2001)

37
SICURO (B)

B1-2 B3
A1-2 B4

A4A3
A3 C1-2

A4 C3-4
EVITTANTE AMBIVALENTE
DIFESO (A) COERCITIVO (C)
A5-6
C5-6
A/D,C/

NON INTEGRATO
DISORGANIZZATO (D)

Il bambino con attaccamento evitante difeso (A) in generale cerca di


mantenere una certa distanza dai genitori e s’irrigidisce se questi gli si
avvicinano; per ottenere l’indispensabile grado di prossimità con le figure di
accudimento e controllare la relazione impiega le sue risorse cognitive; i
principale sottotipi sono l'inibito (A1-2), il genitoriale (A3) e il compulsivo
compiacente (A4).
Il bambino con attaccamento ambivalente-coercitivo (C) utilizza invece le
sue risorse affettive per controllare la prossimità con i genitori, amplificando a
dismisura i propri stati interni per ottenere l'attenzione delle figure
d’accudimento; in questa categoria Guidano ritiene che esista un continuum
che va dai coercitivi più attivi (C1) a quelli più passivi (C6) sottolineando che
nella clinica si possono trovare tutte le sfumature (Guidano & Quiñones,

38
2001). I sottotipi attivi sono: minacciante (C1), disarmante (C2), aggressivo
(C3); quelli passivi sono: indifeso (C4), punitivo (C5) e seduttore (C6).
Esistono inoltre categorie miste di notevole rilevanza clinica, le principali
sono: la compulsiva-compiacente con componente coercitiva (A4/C) e la
genitoriale con componente coercitiva (A3/C2).
Secondo Guidano, invece, la categoria d’attaccamento sicuro (B) quella
d’attaccamento disorganizzato (D) non rappresentano tanto due categoria
sennò piuttosto gli estremi di un continuum tra forme organizzate e forme
disorganizzate di attaccamento; da un punto di vista processuale, infatti, non
le deve considerare le categorie d’attaccamento come entità fisse ed
immodificabile bensì come modalità interattivo-relazionali che possono
variare nel corso dell’intero ciclo di vita.
L'attaccamento sicuro (B), che viene considerato normale, si divide
pertanto in tre sottotipi che sono rinviabili alle categorie evitanti e ambivalenti
prima descritte:
Il sottotipo B1-2, descritto come sicuro riservato; il sicuro-riservato è un
bambino evitante molto flessibile, armonico e con capacità astratte, non ha
problemi ad avvicinarsi ai genitori e può prendere l'iniziativa per
comunicare e relazionarsi con loro anche se ha qualche reticenza nel
condividere situazioni emotive faccia a faccia.
Il sottotipo B3, descritto come sicuro confortante; è un bambino che
privilegia, per organizzarsi, l’informazione emotiva rispetto alla cognitiva,
è un bambino coercitivo armonico e indipendente che non ha problemi ad
avvicinarsi o allontanarsi dai genitori anche se cerca sempre di tenere il
controllo prendendo l'iniziativa nell'interazioni.

39
Il sottotipo B4, descritto come sicuro armonico; è un bambino coercitivo
ma non problematico che utilizza le sue capacità emotive ed espressive per
attirare l'attenzione dei genitori.

2.8 Emozioni, scritti, linguaggio e narratività

Abbiamo esposto i principi sistemici sui quali si poggia e sviluppa


l’autorganizzazione di un sistema conoscitivo, abbiamo poi introdotto una
teoria motoria della mente sottolineando il carattere pro-attivo e costruttivo dei
processi mentali e infine abbiamo esaminato come la teoria dell’attaccamento
possa spiegare la formazione e lo sviluppo dell’identità dentro una matrice
interpersonale, per completare una esauriente teoria del Sé bisogna però
rispondere ancora ad alcune domande quali: Attraverso che tipo di processi
specifici, il Sé si organizza e riorganizza incessantemente? In che modo le
“modalità informative autoreferenziali” (emozioni, sensazioni, motricità e
cognizione) emergenti dalla matrice relazionale, si ordinano in una coerenza
sistemica?
Guidano, per rispondere a queste domande, propone diversi strumenti
esplicativi in grado di comprendere in maniera olistica e complessa i problemi
sopra esposti.
Anzitutto sottolinea la priorità dell'emozioni in un sistema conoscitivo, il
loro ruolo centrale nell'ordinamento dell'esperienza e in tutti i processi
conoscitivi e assimilativi del Sé; per spiegarne le modalità organizzative
propone, il concetto di schema emozionale (emotional schemata).
Gli schemi emozionali sono, secondo il nostro Autore: "configurazioni
strutturali della nostra memoria analogica che operano da schemi di
riferimento a cui viene continuamente comparato il flusso sensoriale in corso

40
(ongoing matching process), che in questo modo può essere decodificato e
sequenzializzato."(Guidano, 1988); le continue dinamiche di
avvicinamento/allontanamento della relazione d’attaccamento, dentro le quali
gli schemi emozionali si sviluppano, fanno sì che questi si assemblino in una
circolarità oscillante e ricorsiva (oscillative recursive loop) capace di
generare una esperienza immediata di sé piuttosto stabile e continua nel
tempo, attraverso l'attivazione/disattivazione ritmica di modulazioni emotive
antagoniste (regolazione reciproca tra processi antagonisti).
La trama concettuale della Script Theory (Tomkins, 1978; Greenberg,
1993; 1997) permette a questo punto di chiarire la relazione complessa che
esiste tra cognizione e affettività; i concetti di scene nucleari e scritti nucleari,
proposti da questa teoria ben rappresentano la capacità del Sé come sistema
autorganizzato di cambiare, evolvere e aumentare la propria complessità
mantenendo la propria coerenza interna.
In tal senso le scene nucleari si costituiscono come ulteriori astrazioni
degli schemi emozionali (primato dell’astratto), l’esperienza immediata (il
livello tacito di elaborazione, l’”Io”), in seguito alla ripetizione di eventi e
situazioni interpersonali, si va gradualmente strutturando in regolarità; in
questo modo si verrà costituendo quella prima matrice di riferimento che è
l’esperienza assolutamente specifica del proprio “essere nel mondo”, quella
prima forma di coscienza di sé che è il “sentirsi vivere”.
Gli scritti nucleari, a loro volta, possono essere intesi come un set di
regole per ordinare insieme scene nucleari prototipiche affettivamente
significative così che possano divenire riconoscibili come il proprio Sé (livello
esplicito di elaborazione, il “Me”); in questo modo secondo Guidano: "uno
scritto consiste essenzialmente in un insieme di aspettative che dirige
l'elaborazione verso una comprensione adeguata di situazioni specifiche,

41
mediante l'attivazione simultanea di un insieme ordinato di eventi prefigurabili
(...)", tale per cui, "l'attivazione degl'insieme degli schemi emozionali e
dell'insieme delle regole cognitive per la loro decodificazione e il loro
controllo organizza l'interazione complessiva del soggetto con la situazione
specifica."(Guidano, 1988).
Pertanto il Sé, come sistema autoreferenziale, si accresce e si differenzia
per mezzo dell'aumento della scene nucleari (pattern emotivo-corporei di
esperienza immediata), e della progressiva connessione e specificazione degli
scritti nucleari in processi espliciti di conoscenza.
Schemi emozionali, scene nucleari, scritti nucleari formano così i diversi
livelli di ordinamento di una struttura gerarchica in continua evoluzione che
mantiene al suo interno complesse e multiplici relazioni di interdipendenza e
influenza reciproca regolate, nella loro globalità, dalla tensione essenziale
verso il mantenimento della coerenza che sottende la qualsivoglia dinamica
del Sé
Il successivo livello d’ordinamento autoreferenziale del Sé ci introduce
nella dimensione del linguaggio e della narratività; Guidano, per chiarire tali
dimensioni, utilizza la distinzione evolutiva che Dewart (Dewart, 1989) fa tra
linguaggio fattuale e linguaggio tematico; il linguaggio fattuale è un tipo di
linguaggio evolutivamente anteriore caratterizzato per la aderenza
all’esperienza, solo può riferirsi a ciò che accade nell’immediato, può
specificare dettagli ma non ha nessuna capacità di ordinamento; il
linguaggio tematico, diversamente, è caratterizzato per la capacità di
distanziarsi dall’esperienza immediata così da poterla trasformare, ordinare e
organizzare secondo nuove modalità. In tal senso linguaggio fattuale e
linguaggio tematico corrispondono esattamente ai due processi elaborativi
sopra esposti: livello tacito e livello esplicito.

42
Per mezzo del linguaggio tematico possono essere estrapolati
dall’esperienza emotiva immediata gli aspetti informativi rilevanti sganciati
dalla dimensione contingente; tali informazioni, manipolabili ad un livello
semantico più astratto, saranno quindi connesse e integrate in un tema
(metascritto); con il concetto di tema ci troviamo di fronte da una ulteriore
astrazione e condensazione del significato personale , difatti il tema è, così
come gli schemi emozionali, le scene e gli scritti, un’unità organizzativa di
significato capace di integrare affettività e cognizione in una specifica
dimensione di senso altamente astratta.
Attraverso il tema, l’esperienza umana può acquisire quella struttura
narrativa che gli permette di assimilare le esperienze perturbative (equilibrio
attraverso fluttuazioni) all’interno di una storia narrata dotata di un inizio uno
svolgimento e un finale, ricostituendo così quella continuità storica che sta
alla base dell’identità del sistema conoscitivo (temporalità e storicità).
In questo modo, i processi d’ordinamento e organizzazione
dell’esperienza fin qui esposti danno forma a quella che viene definita una
coscienza tematica, coscienza tematica che è dotata degli aspetti di stabilità,
consistenza e continuità storica caratteristici dell’esperienza soggettiva umana
di esistere.
La coscienza tematica, per mezzo del linguaggio tematico, si organizzerà
anch’essa, in una struttura narrativa la cui caratteristica essenziale è il
processo di sequenzializzazione, processo capace di connettere e integrare
ogni esperienza in un ordine significativo e storico (Guidano & Quiñones,
2001); la sequenzializzazione, nel suo incessante processo di riordinamento
dell’esperienza, si sviluppa su tre livelli: uno cronologico, uno causale ed uno
tematico. La sequenzializzazione cronologica permette l’ordinamento
dell’esperienza secondo un ordine temporale con un prima e un poi; la

43
sequenzializzazione causale ordina e connette le esperienze in un sequenza di
causa-effetto, capace di dare senso agli eventi vissuti; infine la
sequenzializzazione tematica permette di riportare tutti gli eventi esperiti
dentro la continuità del tema che definisce, a sua volta, la trama narrativa
costituente il senso di Sé.
Come vedremo nei prossimi capitoli la qualità della sequenzializzazione è:
da una parte, un indicatore centrale nella valutazione delle proprietà formali e
strutturali dei processi elaborativi (flessibilità, generatività e
autointegrazione); e, dall’altra, un importantissimo strumento di lavoro nel
processo terapeutico (soprattutto in casi di processamento psicotico).

44
CAPITOLO III
SVILUPPO E ORGANIZZAZIONE DEI SISTEMI CONOSCITIVI

3.1 Sviluppo

3.1.1 Introduzione

In questa prima parte mi propongo di delineare la formazione e lo


sviluppo dei sistemi conoscitivi individuali durante tutto il ciclo di vita, così
come Guidano è andato elaborando nelle sue opere (Guidano, 1988; 1992;
2000).
La centralità dell'attaccamento nel processo di differenziazione del Sé ci
porta a considerare il ruolo fondamentale della relazione genitore-bambino
come dimensione primaria di sviluppo dell'identità e della costruzione della
realtà.
Questa relazione possiede una struttura peculiare dovuta principalmente al
lungo periodo di accudimento e protezione che è necessario al cucciolo
umano per sviluppare le sue competenze e la sua identità. Una prima
caratteristica determinante dipende dalla presenza di un'ampia differenza
cognitiva fra genitore e bambino, differenza che crea una forte
complementarietà nel rapporto; nel senso che il bambino utilizza le figure di
attaccamento come fonte primaria (e per molto tempo praticamente unica) di
identificazione poiché per il bambino, data la dipendenza emotiva in cui si
trova, quello proposto della sua figura d'attaccamento è l'unico dei mondi
possibili.

45
Altra caratteristica fondamentale di tale relazione risiede nella possibilità
di cambiamento delle regole di interazione all'interno della coppia genitore-
bambino, in nessun altro tipo di relazione umana un rapporto è allo stesso
tempo tanto stabile e tanto cangiante; stabile nel suo aspetto temporale di
durare praticamente tutto il ciclo di vita e cangiante data la propensione alla
ricerca d'autonomia che spinge continuamente l’individuo a riorganizzare la
relazione verso nuovi equilibri.
Pertanto, come dice Guidano, complementarietà e ricerca di
dell'autonomia sono le due polarità di una tensione dialettica (regolazione fra
processi antagonisti), che segna tutto lo sviluppo del Sé nella sua matrice
interpersonale.
Per spiegare il processo di sviluppo del Sé si deve, però, tener in conto le
riflessioni precedentemente fatte sulla complessità dei sistemi conoscitivi
(vedi cap. II) che ci permettono di comprendere le interconnessioni multiple e
le interdipendenze irriducibili che esistono tra "processi di attaccamento,
differenziazione del senso di sé, sviluppo cognitivo e differenziazione
emotiva, tenendo contemporaneamente in considerazione le variabili familiari
e ambientali."(Guidano, 1988).
Prima di procedere nell'analisi dello sviluppo dell’identità è necessario
chiedersi: Dove prende il bambino l'informazione più importante per vedersi
come persona e per sapere chi è? Certo non può ricavarla da un semplice
osservazione; secondo Guidano l'unico modo è quello avanzato dal principio
di looking-glass self (vedi cap. II) ovvero il bambino conosce sé stesso nello
"sguardo" degli altri significativi; la loro attitudine verso di lui, il modo in cui
si relazionano con lui e gli esprimono le proprie emozioni sono le
informazioni che daranno forma alla percezione di sé che costruirà l'individuo
durante tutto la sua esistenza.

46
Presenterò qui di seguito le varie tappe di sviluppo dell’organizzazione di
significato personale secondo i principi appena esposti.

3.1.2 Infanzia ed età prescolare

Per raggiungere la prima forma di riconoscimento di sé l'infante deve


creare con la madre una relazione circolare e ricorsiva in cui domini la
sincronia, la reciprocità e la congruenza. Grazie alle ritmiche oscillazioni negli
scambi comunicativi con la figura d'accudimento, il bambino può cominciare
a strutturare, partendo dalle risposte date ai propri stati fisiologici interni, i
primi schemi di regolarità ovvero costituire i primi aspetti invarianti della sua
organizzazione.
L'esperienza dell'infante prende forma, quindi, da un’iniziale dimensione
di indifferenziazione tra aspetti cognitivi, emotivi e motori ove il dominio
esperenziale predominante è l'attivazione/disattivazione degli stati fisiologici.
I processi attentivi sono "legati al soggetto" nel senso che l'infante è
totalmente centrato su sé stesso e assimila la realtà esterna secondo i suoi
schemi globali e sincretici.
La differenziazione progressiva in polarità emotive antagoniste si viene
creando attraverso l'alternarsi ricorsivo d’avvicinamento/allontanamento con
le figure di attaccamento, alternarsi ricorsivo che si coordina agli stati di
attivazione/disattivazione dell'infante; in questo modo si formeranno le prime
forme di regolarità nell'esperienza del bambino.
La differenziazione e la formazione d’unità cognitivo-mnestiche-motorie
continuerà e si complessificherà attraverso i domini di esperienza che di volta
in volta il bambino si troverà ad affrontare (i primi passi, le prime interazioni

47
comunicative, ecc.) pur rimanendo sempre dentro la dimensione polare di
prossimità/distanza dalle figure di attaccamento.
Successivamente, alla soglia dei due anni, con il raggiungimento di un
senso di continuità e permanenza temporale, il bambino arriverà a possedere
un riconoscimento di sé che si fondi su un vissuto di presenza al mondo e un
sentimento di base verso l'alterità, matrice prima di ogni possibile conoscenza
futura.
Dal secondo anno di vita i processi cognitivi si centrano maggiormente
nella percezione, cosicché, grazie anche allo sviluppo di nuove abilità mentali,
il bambino si dirige verso un senso di sé sempre più definito e integrato.
Le capacità attentive si amplificano e flessibilizzano e si rivolgono verso
la realtà esterna, dimensione sulla quale il bambino si centra in questo periodo,
assumendo un atteggiamento "legato all'oggetto". Tale cambiamento nei
processi cognitivi, aggiunto al consolidarsi dei comportamenti esplorativi,
offrono al bambino nuove possibilità di conoscenza.
Evidentemente l'identificazione con i genitori e l'appoggio di questi per la
ricerca di autonomia rimangono fondamentali anche in questa fase poiché i
genitori sono la fonte quasi esclusiva di informazioni su sé stesso che il
bambino possiede.
Queste riflessioni ci fanno tornare al principio di regolazione dei processi
antagonisti tra complementarietà e ricerca di autonomia: difatti è necessario
che i genitori da un lato diano un "base sicura" (Bolwby 1972) sulla quale il
bambino possa sviluppare un senso di sicurezza e affidabilità verso sé stesso e
verso il mondo interpersonale; dall'altro facilitino la ricerca di autonomia ed
indipendenza permettendo le libere esplorazioni dell'ambienti ove il bambino
possa sperimentare brevi separazioni e autogestioni. Ne deriva chiaramente
che qualsiasi comportamento o atteggiamento ambiguo, incoerente o

48
ostacolante dei genitori, in queste due dimensioni relazionali, comporterà
profonde conseguenze negative nello sviluppo e formazione del Sé del
bambino.
Come abbiamo visto in precedenze le capacità innate del bambino non lo
esimono da un’iniziale stato di indifferenziazione in cui esistono solo "le
sensazioni di base e le capacità di comunicarle attraverso attività motorie
espressive"(Guidano, 1988); su questa matrice iniziale si andranno formando,
all’interno della reciprocità con la figura d'attaccamento, le prime emozioni
attraverso la graduale connessione di immagini, percezioni, attività motorie e
sensazioni di base; sorgeranno così alla fine del secondo anno di vita le prime
esperienze emotive prototipiche che fondano la prima organizzazione del
dominio conoscitivo come dominio emotivo, le prime tonalità affettive di base
che costituiscono il senso di sé, il primo modo di comprendere il mondo.
La Script theory (Tomkins, 1978) ci aiuto, ancora un volta, a comprendere
come i primi schemi emozionali vengono a essere le unità di base di
quell'ordinamento dell'esperienza che avviene per mezzo delle scene che
assemblano schemi emozionali prototipici in unità di superiore complessità e
integrazione (vedi sopra cap. II); a loro volta le scene da una parte si associano
con altre scene analoghe, secondo il principio di magnificazione psicologica,
così da aumentare la coerenza interna del sistema; dall'altra si differenziano in
vari insiemi di scene che ampliano lo spettro emotivo globale.
Le scene che si sono gradualmente formate si organizzeranno, pertanto, in
una strutturazione gerarchica (organizzazione gerarchica dei sistemi
complessi) in cui hanno il maggiore potere organizzativo le scene
affettivamente cariche; il successivo passo, nell'organizzazione del Sé, sarà
l’apparire delle scene nucleari.

49
Formatesi sulla base di esperienze affettive ripetute, la scena nucleare
"consiste nell'ordinare i diversi gruppi di scene all'interno di una circolarità
ricorsiva (ricorsive loop) oscillante tra due insiemi principali di schemi
emozionali prototipici (...)"(Guidano, 1988); l'oscillazione ritmica tra le due
dimensioni antagoniste definirà, non solo i "contorni estremi di significato"
del Sé, ma fornirà "direzionalità a processi conoscitivi mediante la selezione di
ambiti specifici d'esperienza, influenzando il contenuto stesso che la
conoscenza potrà assumere."(Guidano, 1988).
Alla soglia dell'età scolare l'effetto looking-glass self, grazie alle abilità
cognitive sviluppatesi e alla progressiva capacità empatica acquisita, permette
al bambino di affinare i propri processi d'identificazione e autoriconoscimento
riflesso, che lo portano a possedere una conoscenza sempre più sottile e
differenziale dei propri stati interni.
Per ciò che concerne aspetti più intra-psichici dell'attività mentale,
l'aumentata capacità di decentramento dall'esperienza immediata e la
capacità di cogliere il punto di vista altrui (conceptual perspective taking),
permettono una maggiore differenziazione Sé/non Sé che comporta un nuova
percezione d'autonomia e indipendenza; quest'ultima a sua volta trasforma le
timide separazioni della figura d'accudimento da meramente fisiche a
psicologiche, ovvero ora il bambino non abbisogna di una continua
rassicurazione per contatto fisico in quanto possiede capacità psicologiche
d'autonomia, tali da permettergli separazioni e esplorazioni sempre più lunghe.

3.1.3 Fanciullezza

L'ingresso nella fanciullezza è segnato dall'acquisizione di nuove capacità


d’astrazione che, pur essendo ancora vincolate ad una tendenza attentivo-

50
cognitivo "legata all'oggetto", già permettono al bambino di conquistare
nuove possibilità di conoscenza di sé stesso e del mondo; il raggiungimento
dello stadio piagetiano delle operazioni concrete consente al bambino di
aumentare il distanziamento dell'esperienza immediata, il che gli consentirà
nuovi tipi di riorganizzazione della propria esperienza.
Su un altro piano, le nuove conquiste evolutive modificano la relazione
genitore bambino complessificando l'interdipendenza tra complementarietà e
ricerca di autonomia.
Sul lato della complementarietà grazie alle raggiunte capacità di
astrazione, il fanciullo può differenziare e articolare maggiormente le
informazione prodotte nei processi di identificazione anche se, tuttavia, la sua
capacità di cogliere il punto di vista dell'altro è ancora vincolata agli aspetti
concreti dell'esperire. In effetti, la forte complementarietà che caratterizza
comunque questa fase di sviluppo fa sì che i processi d'identificazione e
modellamento avvengano per via tacita; pertanto la comprensione dell'altro (e
di conseguenza di sé stesso) si struttura per mezzo "dell'immedesimazione
empatica", la conoscenza avviene, cioè, attraverso la sintonia emotiva che si
produce nella relazione con la differenza che ora il bambino agisce in modo
più attivo, controllando e attivando livello di arousal empatico.
Sul fronte opposto dell'autonomia, con l'ingresso nell'età scolare si aprono
nuove possibilità di incontro e definizione sociale, il fanciullo, pur rimanendo
legato alla dimensione familiare, può ampliare i riferimenti significativi per la
conoscenza di sé fino a costruire una gerarchia di modelli da cui apprendere;
in questa fase però il bambino è ancora estremamente dipendente dai modelli
d'interazione familiari e dalle relative strategie educative tanto che queste
possono influenzare negativamente le appena nate abilità sociali.

51
Questo appare più evidente davanti all'identità sessuale che il fanciullo va
raggiungendo, il che ridefinisce la qualità e il valore delle dinamiche genitori-
bambino che si vedono scomposte in tre dimensioni: relazione con il genitore
dello stesso sesso, relazione con il genitore del sesso opposto e relazione tra i
due genitori.
Nella prima dimensione si viene definendo l'autostima del bambino nel
suo sentimento d’appartenenza ad un’identità di genere; la qualità del secondo
tipo di relazione determinerà il grado di amabilità, inerente alla propria
mascolinità o femminilità ma soprattutto il senso della propria proponibilità
nelle relazioni affettive eterosessuali; infine le modalità con le quali i genitori
agiscono il proprio ruolo sessuale all'interno della coppia sarà importantissimo
per un adeguato sviluppo della fiducia nei rapporti affettivi.
Abbiamo lasciato il bambino alla soglia dell'età scolare con un dominio
emotivo strutturato su di una polarità antagonista di significato personale,
all'interno della quale avviene un processo autoregolantesi di continue
oscillazioni ritmiche e ricorsive, che determina le regole tacite
d’assimilazione.
Quest'insieme di regole tacite viene, quindi utilizzato per il mantenimento
della coerenza interna davanti alle perturbazioni ambientali, sempre che tali
perturbazioni si mantengano dentro la soglia dei stabilità in corso; se però
l’evento destabilizzante sorpassano la soglia il sistema conoscitivo viene
spinto verso una ri-organizzazione dei propri schemi emozionali di base. Tale
processo di ri-organizzazione permette così la differenziazione emotiva e la
progressiva articolazione di nuove tonalità emotive dentro dei contorni
antagonisti di significato personale.
Con le nuove capacità cognitive emergenti appaiono inoltre nuovi modelli
d’interazione complessa tra emozione e cognizione che si possono spiegare

52
con la nozione di scritto (vedi cap. II); lo scritto, infatti, riorganizza schemi
emozionali e scene nucleari secondo precisi set di regole che permettono al
bambino: da una parte di riconoscerli come appartenenti al proprio Sé e,
dall’altra, di integrarli in un insieme coordinato e orientato a situazioni
specifiche.
Elaborando scritti specifici e differenziandoli da quelli nucleari, il
bambino può prevenire e controllare attivamente le oscillazioni estreme di
significato, utilizzando la gamma d’emozioni intermedie di cui ora dispone.
Tutte queste acquisizioni danno la possibilità al fanciullo, ormai prossimo
alla pubertà, di raggiungere una maggior capacità regolativa dei suoi processi
interni; la progressiva differenziazione emotiva avvenuta ha moltiplicato le
tonalità emotive intermedie dando la possibilità di modulare le oscillazioni tra
i poli antagonisti e aumentando la capacità di comprensione di un numero
maggiore di situazioni.
Un altro fenomeno che Guidano ci indica come importante acquisizione
di questo stadio evolutivo è relativo al controllo coalizionale che il sistema
conoscitivo abbisogna visti il livello di complessità autorganizzativa
raggiunto; come esposto nel secondo capitolo, il controllo di tipo
decentralizzato sembra essere l'unico che possieda le qualità di elasticità e
plasticità indispensabili per una adattamento efficace; Guidano propone di
utilizzare la formulazione di Bolwby sui meccanismi di difesa basata sui
concetti di elaborazione dell'informazione, per spiegare quei meccanismi
autoregolativi che partecipano al controllo coalizionale. In special modo sono
importanti:

Esclusione selettiva di informazione; può essere di due tipi: nella


fanciullezza, data l'ancora scarsa capacità d'astrazione, l'esclusione è di tipo

53
diretto: qualsiasi sensazione o emozione proveniente dal processamento
tacito che produca eccessiva perturbazione non viene registrato dalla
coscienza; nell'adolescenza, ormai raggiunta la maturità cognitiva, la
gestione regolativa delle informazione perturbante e discrepante viene
maggiormente per via cognitiva attraverso la costruzione di spiegazioni
erronee (autoinganno), anche se in casi estremi di pericolo rimane sempre la
potente via diretta;
Produzione di attività diversive: sempre col fine di evitare che
l'elaborazione cosciente di esperienze implicite crei gravi squilibri al Sé, il
bambino produce attività diversive che gli permettano di distogliere
l'attenzione dall'informazione discrepante; tale attività diversive possono
essere di vario genere come: fobie, rituali ossessivi, disturbi psicosomatici o
disturbi alimentari, veri e propri sintomi che una volta automatizzati sono
difficilmente recuperabili per parte dei processi coscienti e quindi
difficilmente modificabili.

3.1.4 Adolescenza e giovinezza

L'emergere delle capacità di astrazione logica cambia radicalmente tutte le


dimensioni esperenziali dell'adolescente, poiché gli viene offerta la
possibilità di rielaborare tutta l’informazioni su di Sé secondo "un codice
concettuale sovraordinato"; il mondo dell'adolescente è ormai affrancato
dell'immediatezza, e le potenzialità del pensiero ipotetico ed inferenziale lo
proiettano nella prospettiva del possibile, che, moltiplicando il dominio del
reale, libera l'adolescente dalla contingenza del presente. La dimensione
storica individuale si arricchisce del senso del futuro che presentandosi con

54
sempre maggior chiarezza "spinge" l'adolescente alla costruzione di una
progetto di vita.
Nella formulazione di un progetto di vita risultano determinanti i
cambiamenti avvenuti nei processi d'identificazione all'interno della relazione
genitoriale; liberato dai limiti dell'immediatezza e dell'emotività l'adolescente,
con le sue nuove capacità d'astrazione, estrapolerà tacitamente i valori di vita e
gli assiomi filosofici-esistenziali delle sue figure di attaccamento, facendoli
suoi; grazie anche al raggiungimento definitivo di una "capacità di cogliere il
punto di vista dell'altro", l'adolescente sarà in grado di possedere un
informazione astratta con un notevole potere integrativo tanto da permettergli
la strutturazione di un visione sempre più coerente del mondo e di sé stesso.
È bene sottolineare che ci troviamo di fronte ad un altro esempio di
"regolazione reciproca tra processi antagonisti" poiché i processi di
identificazione sono dinamicamente relazionati con quelli di separazione.
Difatti sembrerebbe che l’aumentata capacità d'identificazione va di pari passo
che l'apertura dell'adolescente a nuove dimensioni sociali tali da permettergli
una separazione sempre maggiore dai modelli d'interazione familiari; le nuove
capacità cognitive emerse gli danno, quindi, un senso di unicità e continuità
tali da potersi gradualmente separare.
In questa prospettiva la ricerca di autonomia arriva con l'adolescenza al
suo apice, a tal punto da dare forma a quello che Guidano chiama "processo
di separazione prototipico della vita".
Il relativismo adolescenziale porta, infatti, a percepire i genitori come
persone normali, detronizzandoli della loro centralità come referenti cognitivi
e emotivi così da incalzare l'adolescente ad avventurarsi nella formazione di
nuove relazioni significative, soprattutto di tipo sentimentale; il successo di
tali relazioni suggellerà il processo di separazione in atto, processo di

55
separazione che diventerà termine normativo per comprendere e assimilare le
future separazioni e perdite della vita adulta.
Va da sé che qualsivoglia presenza di modelli familiari problematici che
creino mancanze nel senso di competenza, amabilità e proponibilità personale
ostacolerà la separazione e la formazione di nuovi vincoli affettivi.
Per quel che concerne lo sviluppo del Sé, in questo stadio è già presente
una direzionalità evolutiva e un equilibrio all'interno delle oscillazioni di
significato, le nuove acquisizioni raggiunte permettono però una
riorganizzazione profonda dell'interdipendenza emotivo-cognitiva; l'emergere
delle abilità cognitive superiori, la maturità psicosessuale, la separazione dai
genitori creano un tale ristrutturazione nel sistema conoscitivo che si può
considerare come una "rivoluzione personale" (Mahoney, 1980) sia per la
complessificazione sistemica ottenuta che per l'apparire di nuovi contenuti di
significato personale.
Abbiamo visto come il primo livello di organizzazione del Sé avviene
attraverso l'assemblaggio di schemi emozionali prototipici, in
un’organizzazione di tipo circolare-ricorsiva capace di mantenere una
coerenza all'interno della dialettica bipolare di significati personali; da questa
prima regola di ordinamento della realtà (ordinamento a priori della prassi del
vivere) il sistema conoscitivo va estraendo regolarità che danno forma alle
prime scene nucleari in quanto unità integrative del dominio emotivo; il livello
gerarchico successivo riguarda gli scritti ovvero unità di predizione capaci di
organizzare sequenze di scene nucleari, cognizioni anticipatorie e
comportamenti adeguati alla situazione specifica in un’unità conoscitiva
globale e sintetica.
Con le acquisizioni adolescenziali diviene però necessario che tutta
questa informazione sia "giustificata" dal pensiero logico-formale così da

56
poterla trasformare in veri proprio "assiomi metafisici" capaci di dare senso
all'esistenza stessa; per spiegare la nuova formula organizzativa che il sistema
adotta per rispondere a tale necessità conoscitiva Guidano propone il concetto
di metascritto (tema); con le sue parole: "la caratteristica distintiva di un
metascritto è il fatto che molti dei suoi schemi emozionali e delle regole che li
governano vengono specificati a un livello maggiore di quello proprio degli
scritti, dei quali i metascritti rappresentano, in ultima analisi,
un'elaborazione."(Guidano 1988).
Il tema è l'apice dell’organizzazione gerarchica delle regole di
ordinamento della conoscenza individuale poiché il suo alto potere integrativo
permette all'adolescente di costruire, sulla base degli assiomi estrapolati, un
programma di vita; è importante sottolineare che sono le emozioni che però
continuano a tenere la priorità nel potere organizzativo del sistema di
significati personali data la loro fondamentale rilevanza autoreferenziale e la
loro capacità di dare continuità e coerenza storica al Sé.
L'insieme di tutti i cambiamenti sopra presentati crea nell'adolescente "una
nuova relazione epistemologica che si viene a stabilire tra soggetto e
realtà"(Guidano, 1988), la quale produce una nuova dinamica interna
all’organizzazione conoscitiva rappresentata da due processi interdipendenti e
complementari: il decentramento dal mondo e il ricentramento su di Sé.
Il decentramento dal mondo permette all'adolescente di allontanarsi
dall'immediatezza e lo spinge a riformulare un senso di realtà maggiormente
costruito su di una mediazione cognitiva; a questo processo ne consegue un
senso di solitudine ove la propria appartenenza è inevitabilmente modificata
dalla nuova consapevolezza di sé che in qualche modo lo astrae
dall’esperienza diretta dl mondo.

57
Come effetto della regolazione circolare fra processi antagonisti,
l'adolescente si trova nella necessità di reagire a questa senso di "solitudine
epistemologica", e lo fa ricentrandosi su di Sé ovvero riproponendosi come
attivo protagonista nella sua vita quotidiano; si impegna, cioè, nei propri
confronti sviluppando una propria prospettiva di senso unica ed esclusiva
nella pluralità riconosciuta di punti di vista; in tal modo da potersi
riappropriare di un senso di appartenenza alla realtà dal quale progettare e
riprogettare un senso di sé futuro.
Bisogna ora analizzare un’ultima dimensione esperenziale di fronte alla
quale si trova l'adolescente, dimensione che nasce dall'alternanza circolare tra
il decentramento che produce "un punto di vista oggettiva" da cui osservare il
proprio Sé e il ricentramento che riporta ad "un punto di vista soggettivo" del
Sé; tale dinamica causa un senso di contrasto e frattura interne tra un "Sé
apparente" cangiante nelle situazioni (ipseità) e il "Sé reale" (medesimezza)
che rimane costante nel movimento tra contesti distinti. Il continuo processo
integrativo del Sé si trova dunque ad affrontare il compito di creare un
equilibrio dinamico tra continuità e discontinuità nella consapevolezza del Sé,
"che consenta un’integrazione tra i diversi sensi di Sé". Tale integrazione
dovrà prodursi sia in senso trasversale cioè con la comprensione in una
configurazione complessiva dei diversi Sé come appartenenti alla stessa
persona, sia livello longitudinale cioè con una la costituzione di una linea
futura di significazione per il "Sé reale".
La complessità e la profondità dei cambiamenti che l'adolescenza
comporta spinge Guidano a considerarla come momento integrativo
fondamentale per il futuro sviluppo dell'individuo; sia come origine dei temi
di vita che orienteranno la vita adulta sia come sede di cattive integrazioni
dell'organizzazione di significato personale che potranno svilupparsi in

58
manifestazioni psicopatologiche; con le sue parole: "È lecito pensare che tale
integrazione "prototipica" potrà quindi operare come criterio di riferimento per
valutare le successive sollecitazione verso cambiamenti profondi che hanno
luogo nel resto dell'arco della vita."(Guidano, 1988).

3.1.5 La vita adulta

All'interno di un'ottica sistemico-processuale ed evolutiva, il Sé non trova


il punto di arrivo nell'età adulta al contrario continua incessantemente la sua
crescita verso livelli sempre maggiori di ordine strutturale e complessità così
come dettato dal principio di progressione ortogenetico; come già sappiamo
(vedi sopra cap. II) lo sviluppo di un sistema autorganizzato è il
dispiegamento di un processo direzionale senza fine, tale per cui il sistema
conoscitivo individuale, immerso nella dimensione temporale e vincolato alla
proprio organizzazione fin lì raggiunta, andrà attraversando continue rotture
del proprio equilibrio che si risolveranno in una nuova assimilazione
d'esperienza. In maniera più specifica Guidano ci dice che tale processo di
crescita e complessificazione interna al sistema, in età adulta viene portata a
termine principalmente per mezzo del pensiero logico-formale e dalla
dimensione riflessiva della coscienza che permettono un’ulteriore
differenziazione e integrazione degli scritti e dei metascritti fino ad allora
elaborati.
Lungo il ciclo vita individuale è pertanto possibile individuare dei punti di
biforcazione in cui l'equilibrio dinamico tra stabilità e cambiamento passa per
periodi di tensione che possono portare a profonde ristrutturazioni del
consapevolezza di sé. Tali cambiamenti progressivi, che Guidano ha spiegato
con il principio di ordine attraverso fluttuazioni (vedi sopra cap. II),

59
provocano una riorganizzazione della coerenza del sistema che è frutto della
perturbazione della coerenza precedente.
Tali periodi critici acquistano un potere destabilizzante in forza del fatto
che l’individuo, dentro della consapevolezza della propria finitezza, li vive
come ristrutturazioni dell’esperienza temporale soggettiva, obbligandolo a
riconsiderare il proprio passato e a ridefinire, di conseguenza, il proprio futuro
(principio di rotture della simmetria temporale, vedi sopra cap. II).
In ultima istanza è bene chiarire che qualsiasi evento di vita non può
essere considerato genericamente come critico è invece necessario considerare
che significato può acquisire dentro dell’organizzazione di senso di ciascun
individuo.
Passiamo ora a delineare, dentro la tendenza del sistema ad un divenire
continuo, quali sono i periodi critici capaci di innescare una perturbazione.
Fra i ventotto e i trentatré anni ci troviamo di fronte al periodo critico della
prima età adulta in cui le ipotesi di vita degli anni giovanili ormai hanno
dovuto materializzarsi in conquiste concrete o in progetti chiari; normalmente
in questi anni avvengono la maggior parte degli investimenti affettivi e
lavorativi (Arciero, 2002). Va da sé che la mancata concretizzazione dei
propri progetti o il frantumarsi di una relazione affettiva in questi anni sono
capaci di innescare tanto uno squilibrio clinico come una profonda
ristrutturazione del significato personale.
Tra i quarant'anni e i cinquanta si aprirà la transizione della mezza età
(midlife transition), l’ulteriore restringimento dell'orizzonte delle aspettative
aprirà il tempo dei consuntivi; il passato rappresenta già metà della propria
vita e il futuro annuncia una fase discendente in cui bisogna approfondire e
godere di ciò che fino ad allora si è stati capaci di costruire (affettivamente e
professionalmente). Il corpo marca tale passaggio temporale con segni

60
evidenti: i tratti del viso mutano, i capelli cambiano di colore, ecc.. Se però il
passato non ha dato i frutti promessi e il tempo delle possibili revisioni si è
concluso, in questo periodo possono apparire crisi esistenziali segnate da i
caratteristici sensi di "insabbiamento e rassegnazione" e capaci di produrre
crisi esistenziali o veri e propri quadri psicopatologici (Guidano, 1988).

3.2 Organizzazione

3.2.1 Introduzione

La teoria post-razionalista del Sé viene delineata da Guidano in un


modello "a doppio livello" dei processi conoscitivi, tale da poter esemplificare
l'organizzazione conoscitiva complessiva nelle sue relazioni interne e nelle sue
interazioni con l'ambiente così come è venuta formandosi alla fine delle fasi
maturative; secondo l'oramai noto principio di controllo coalizionale
l'autorganizzazione si produce e riproduce continuamente attraverso la
dinamica circolare e ricorsiva tra un livello organizzativo tacito e un livello
organizzativo esplicito. All'interno di questa organizzazione si possono isolare
una serie di processi che risultano fondamentali per il mantenimento della
coerenza interna e per la relazione con il medium, quali: attitudine verso di sé,
attitudine verso la realtà, modelli rappresentativi del sé e modelli
rappresentativi della realtà; tutti questi processi, riassunti graficamente nella
figura due, sono profondamente interconnessi e embricati nel fenomeno
complessivo dell’identità personale.

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Fig. 2 (adattata da Guidano, 1988)

LIVELLO ORGANIZZATIVO TACITO

Regole per coordinare il flusso sensoriale

Attitudine
verso di sé LIVELLO STRUTTURALE ESPLICITO

Modelli rappresentativi Modelli rappresentativi


di sé della realtà

Identità personale Regole per l’assimilazione


Attitudine
verso
dell’esperienza
Autostima la realtà Procedure di problem
solving

3.2.2 Il livello organizzativo tacito (l’"Io" nell'ultima terminologia di


Guidano)

Come abbiamo precedentemente visto, questo livello si costituisce sulla


base dell'assemblaggio di schemi emozionali e scene nucleari in una
circolarità ricorsiva e ritmicamente oscillante tra contorni antagonisti di
significato, producendo così le regole di base per l’ organizzazione del flusso
esperenziale. Il "primato ontologico dell'astratto" gestisce quindi

62
l’ordinamento tacito dal quale sorge, durante gli stadi evolutivi, il senso unico
e irriducibile di coscienza individuale.
Dalle strutture invarianti dell'organizzazione di significato emerge la
percezione della realtà che si caratterizza per essere tanto idiosincratica quanto
condivisibile e confrontabile, con le parole di Guidano: "tale "senso
cinestesico" di sé è il prodotto emergente, momento per momento, dall'attività
di fondo del livello tacito che consiste nell'ordinamento diretto e immediato
del flusso sensoriale in corso, che in questo modo diventa intelligibile, tramite
la continua attivazione ricorsiva di emozione e sensazioni significative"
(Guidano, 1988).
In ultima istanza il livello tacito è un livello supercosciente che consente
all'individuo di "sentirsi vivere", di conquistare una "modalità di essere-nel-
mondo", un senso di continuità storica dentro il continuo flusso cangiante
della realtà.
Infatti quest'autorganizzazione primaria non cessa mai di evolversi,
differenziandosi e complessificandosi lungo tutto il corso dell'esistenza
individuale; proprio grazie al suo controllo decentralizzato possono avvenire
al suo interno innumerevoli modificazioni originatesi da uno qualsiasi dei
suoi processi elementari (percettivi, immaginativo-mnestici, motori) ovvero
da ciascuno di questi, e prescindendo dall'attenzione cosciente, può scaturire
un riordinamento complessivo del dominio emotivo.
Per esempio può accadere che un elemento percettivo, procedente da
un'interazione interpersonale in corso, attivi un processo mnestico-
immaginativo carico emotivamente che a sua volta mette in moto, per via
analogica, schemi emozionali capaci di coinvolgere altri schemi emozionali;
ne può conseguire una ri-organizzazione sintetica del senso di sé di un'area
significativa dell'esperienza individuale che solo alla fine del processo

63
complessivo emerge alla consapevolezza cosciente del soggetto come nuovo
modello esplicito del sé.

3.2.3 Livello strutturale esplicito (il "Me" nell'ultima terminologia di


Guidano)

Con l'acquisizione del pensiero logico-formale e delle capacità


autoriflessive, il sistema conoscitivo si trova di fronte ad un salto qualitativo
nella sua organizzazione che prende forma nella costituirsi di un livello
esplicito di conoscenza.
Dall'organizzazione tacita si sviluppano una serie di modelli espliciti di sé
capaci di trasformare il continuo processo dell' "Io" (esperienza immediata) in
rappresentazioni verbali e immaginative coscienti, il "Me" (esperienza
mediata/spiegazione).
I modelli di consapevolezza di sé si troveranno quindi coinvolti
nell'incessante processo esplicito di sintesi di un'immagine di sé globale ed
esaustiva (ongoing self-synthesized view) con la quale dare unitarietà e
continuità al fluire degli stati interni.
Questa dinamica irriducibile e fondante tra "Io"/"Me",
esperienza/spiegazione, immediatezza/mediatezza, implicito/esplicito è
caratterizzata dal fatto che l'informazione del primo livello non viene
trasformata nella sua totalità nel secondo livello bensì in modo episodico e in
base agli eventi in corso, tale per cui tra i due livelli prende vita un continuo
crearsi e appianarsi di incongruità e discrepanze, in un incessante equilibrio
dinamico; così riassume Guidano: "Così l’ "Io" che agisce e esperisce è
sempre un passo avanti rispetto alla valutazione della situazione in corso,

64
trasformando il "Me" in un processo continuo di riordinamento e
rimodellamento del senso consapevole del Sé" (Guidano, 1992).

3.2.4 L'identità personale

L'identità personale è il modello rappresentativo di sé che viene


continuamente formandosi nella consapevolezza di sé dell'individuo sulla base
delle regole invarianti dell'organizzazione tacita; le oscillazioni ritmiche tra
significati antagonisti dell'ordinamento implicito si vanno esplicitando in una
serie di immagini esplicite di sé anch'esse organizzate all'interno di "polarità
antitetiche di significato personale".
Dentro tale continuum di significato prendono forma uno spettro di
immagini di Sé attuali, possibili e future che l'identità personale, che in quanto
processo integrativo, organizza momento per momento in una visione globale
e sintetica di sé; pur essendo fenomeno in continuo movimento l'identità
appare al soggetto come un’esperienza dotata di coerenza e continuità storica
marca cioè la sua individualità.
È importante sottolineare che l'identità personale è il processo
autoreferenziale di base che permettere di mantenere la coerenza del livello
esplicito di conoscenza, sia per quel che riguarda la conoscenza di sé che per
quel che riguarda la conoscenza della realtà; difatti come dice Guidano:
"l'identità personale rappresenta la struttura di base di riferimento, mediante la
quale ogni individuo é in grado di valutare sé stesso in rapporto all'esperienza
in corso" (Guidano, 1988).
Un ultimo aspetto centrale dell'identità personale concerne l'autostima e
l'autoaccettazione le quali dipendono dal grado di congruenza che esiste tra le
convinzioni relative alle proprie capacità e al proprio valore personale e la

65
valutazione dei propri comportamenti e emozioni; questa ultima valutazione a
sua volta è regolata dal rango di emozioni ammissibili e decodificabili nella
relazione tra dimensione esplicita e quella tacita.

3.2.5 Modelli rappresentativi della realtà

Essendo quello umano un sistema conoscitivo autoreferenziale tutta la


conoscenza che può avere sul mondo dipende nella totalità dalla conoscenza
che possiede di sé stesso ed è solo da questa che può elaborare modelli della
realtà; tali modelli se da una parte dipendono nella loro organizzazione
dall'ordinamento tacito, dall'altro, sono regolati costantemente dall'identità
personale che ne definisce la coerenza e la stabilità. Questi modelli
rappresentativi della realtà si costituiscono essenzialmente in:
Regole d'assimilazione dell’esperienza: che determinano le aree
significative d'esperienza e le procedure di elaborazione e integrazione delle
informazioni procedenti da quest'aree;
Procedure di problem solving: la natura e il tipo di strategie di problem
solving utilizzate che hanno il poter d'influenzare la formazione stessa
dell'esperienza;

3.2.6 Attitudine verso di sé (relazione “Io”/”Me”) e verso la realtà

Riassumendo possiamo dire che mentre l'ordinamento del livello tacito dà


direzionalità al sistema tracciando la linea del suo sviluppo potenziale,
l'identità personale ne è il processo regolativo fondamentale a tal punto che le
sue qualità determinano le possibilità di traduzione e trasformazione delle
regole invarianti implicite in modelli espliciti di consapevolezza di sé.

66
L'identità personale quindi si avvale, per espletare le sue funzioni
regolative sul sistema, di due relazioni strutturali essenziali: attitudine verso
di sé e attitudine verso la realtà.
"L'attitudine verso di sé definisce il rapporto dinamico che intercorre tra il
senso di identità personale in corso e l`oscillare ritmico dell'ordinamento tacito
intorno alle sue polarità di significato."(Guidano, 1988), riporto testualmente
le parole di Guidano perché non c'è modo migliore per esprimere la relazione
che si svolge incessantemente tra questi due sottoinsiemi organizzativi che
compongono il Sé.
Rimane da chiarire che l'attitudine verso di sé non è una "finestra aperta"
sull'ordinamento tacito capace di mostrarci in ogni momento la nostra
esperienza immediata ("Io") sennò piuttosto una trasformazione mediata per
l'attenzione selettiva ("Me"); tale per cui il tipo e la qualità di esperienza
decodificabile dipende dalle proprietà formali e strutturali (flessibilità,
generatività, livello di astrazione) acquisite, durante la fase maturativa, dalla
consapevolezza esplicita del sé che a loro volta dipendono dagli specifici
modelli d esclusione e selezione dell’informazione tacita.
"L'attitudine verso la realtà definisce la relazione strutturale e dinamica
fra la gamma delle possibili immagini di sé e l'insieme delle immagini del
mondo" (Guidano, 1988), ovvero lo stesso rapporto circolare e sistemico che
sussiste tra livello tacito e identità personale attraverso l'attitudine verso di sé
sussiste per mezzo dell’attitudine verso la realtà, tra identità personale e
modelli rappresentativi della realtà; in questo modo qualsiasi concezione,
intenzione, azione sul reale è gerarchicamente dipendente dall'identità
personale e deve ritornare continuamente ad essa per mantenere coerenza e
stabilità.

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3.2.7 Organizzazioni di significato personale

Grazie alle strutture e ai processi appena esposti l'individuo, alla fine della
fase maturativa, sarà in possesso di una conoscenza, unica e soggettiva e allo
stesso tempo condivisibile, su sé stesso e sul mondo che Guidano definisce:
ORGANIZZAZIONE DI SIGNIFICATO PERSONALE.
Pur completando la propria autorganizzazione complessa con il
riarrangiamento adolescenziale, questa organizzazione di significato personale
continua la sua crescita ortogenetica, nella dimensione processuale del
divenire temporale, attraverso l'equilibrio dinamico tra invarianza e
cambiamento (regolazione reciproca essenziale fra processi antagonisti).
Cercheremo ora di chiarire tale dinamica.
Questa organizzazione come abbiamo visto è di tipo autoreferenziale, cioè
computa qualsiasi informazione in forma autonoma, riferendosi sempre alle
proprie regole interne; tali regole derivate dagli schemi emozionali, dagli
scritti e metascritti (temi di vita) costituiscono quindi quell'invarianza
sistemica che va sotto il nome di chiusura organizzazionale; come
l'esposizione fatta nel secondo capitolo proponeva la chiusura
organizzazionale di una sistema vivente autopoietico definisce l'identità del
sistema stesso garantendone la sua sopravvivenza e le sue possibilità di
conoscenza.
In tale senso il sistema conoscitivo umano è costituito sulla base della
chiusura organizzazionale del livello tacito, che funge da vero e proprio
"vincolo epistemologico" per l'elaborazione e l'assimilazione di qualsiasi tipo

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d'esperienza in corso, le quali possono avvenire solo all'interno dei contorni di
significa ritmicamente oscillanti che delimitano l'identità invariante del Sé.
Qualsiasi possibile cambiamento non può che passare per il confronto con tale
dimensione tacita che stabilisce la stabilità e continuità storica del soggetto.
D'altra parte, come abbiamo visto, col processo di elaborazione
adolescenziale sorge dall'ordinamento immediato del sé (l"Io") un dimensione
esplicita del sé (il “Me”); i modelli espliciti di sé essendo costruiti per mezzo
del pensiero astratto e grazie alla loro proiettabilità futura risultano essere
estremamente modificabili e manipolabili comprendo tutte le possibilità
operative richieste per l'interazione con l'ambiente.
Pertanto, se da un lato esiste una chiusura organizzazionale del livello
tacito, dall'altro, il livello esplicito è strutturalmente aperto in modo tale da
poter effettuare scambi e interazioni con l'ambiente; chiusura
organizzazionale e apertura strutturale sono, ancora una volta, processi
antagonisti mutuamente regolantesi che, grazie alla loro interazione dinamica
e ricorsiva, permettono al sistema di produrre per un lato il cambiamento
necessario per l'adattamento e per l'altro mantenere la sua invarianza
sistemica.

3.2.8 Cambiamento dell'organizzazione di significato personale

Definito come l'interdipendenza tra chiusura organizzazionale e apertura


strutturale permette al sistema conoscitivo umano di autorganizzarsi tra
coerenza e cambiamento ci resta da esaminare come, secondo Guidano, tale
autorganizzazione evolve progressivamente verso maggiori livelli di
complessità integrata e ordine strutturale gerarchico.

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Come esposto nel secondo capitolo, seguendo il principio di ordine
attraverso fluttuazioni un sistema aumenta il suo ordine strutturale interno per
mezza dell'integrazione degli squilibri (perturbazioni discrepanze,
incongruenze) nel suo ordine autoreferenziale, ristrutturando, di conseguenza,
le proprie regole di ordinamento (esplicite e/o implicite). Ogniqualvolta
perturbato un sistema conoscitivo non cerca di tornare all'equilibrio
omeostatico precedentemente posseduto (come indicava la prima cibernetica)
bensì si sposta verso altri punti d'equilibrio generando un salto nella sua
complessità autorganizzativa pur mantenendo la sua direzionalità di base
(progressione ortogenetica).
Siamo pertanto di fronte ad un Sé in continuo divenire, incessantemente
impegnato ad assimilare le oscillazioni emergenti dal livello tacito generando
così nuovi insiemi di relazioni tra regole tacite ("Io"); a loro volta la nuova
organizzazione dell'"Io" dovranno farsi esplicite nella consapevolezza di sé in
corso ("Me") attraverso la modifica dell'attitudine verso di sé.
Per questo motivo il processo dinamico di coerenza del sistema dipende
in modo preponderante dalla capacità dei modelli espliciti di decodificare tale
informazione implicita ("Io") e di trasformarla in un nuova percezione di sé
("Me").
Nel corso del ciclo di vita di un’organizzazione di significato personale
possono avere luogo due tipi di cambiamento, dipendendo dalle qualità ed
intensità della perturbazione in corso: "cambiamenti superficiali" e/o
"cambiamenti profondi" (Guidano & Liotti, 1983; Guidano, 1988).
I "cambiamenti superficiali", essendo causati da esperienza discrepanti
che innescano perturbazioni apprezzabili ma contenute, portano il sistema ad
un ristrutturazione dell'attitudine verso la realtà senza che l'identità personale
subisca variazioni.

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Questo tipo di cambiamenti avvengono in continuazioni durante le nostre
interazioni quotidiane e sono il frutto della plasticità dei nostri modelli
espliciti di conoscenza e poiché si svolgono nell'ambito dell'esperienza
cosciente sono facilmente interpretabili per parte del soggetto.
I "cambiamenti profondi", invece, sono causati per oscillazioni
perturbative che superano in maniera rilevante la soglia di stabilità in corso, a
tal punto da spingere ad una modificazione del senso d'identità personale.
Un tale tipo di cambiamento può variare dentro un continuum che va dalle
cosiddette "rivoluzioni personali" (Mahoney, 1980) a ristrutturazioni meno
radicali e onnicomprensive dell'identità personale; ristrutturazioni di questo
genere producono un cambiamento nei modelli di attitudine verso sé che
devono dar conto dell'avvenuta assimilazione nella consapevolezza di sé delle
nuove regole tacite prodotte dalle perturbazioni.
Approfondendo la dinamica interna dei cambiamenti profondi, Guidano
spiega che: "Dato che la conoscenza tacita si dispiega secondo una logica
analogica l'emergere di nuovi insiemi di regole profonde assume in genere
l'aspetto di rappresentazioni non verbali, inaspettate e piuttosto cariche
emotivamente (immagini, fantasie, sogni, ricordi improvvisi)."(Guidano,
1988).
Progressivamente, in misura che l'ordinamento tacito si riorganizzi ad un
più alto livello di complessità, tali rappresentazioni perdono il loro primo
alone di stranezza e si vanno concretizzando come "vere e proprie visioni
alternative di sé e della realtà" assimilabili e decodificabili.
Ci avviciniamo così ad un nodo cruciale della dinamica del cambiamento
nelle organizzazioni di significato poiché è bene ricordare che il successo di
una cambiamento profondo dipende, come detto precedentemente, dalle
qualità dell'attitudine verso di sé posseduta dal soggetto, tale per cui una stessa

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oscillazione critica innescata da un evento discrepante può portare il sistema
tanto verso uno slittamento progressivo come verso uno slittamento
regressivo.
Nel caso di uno slittamento progressivo "i modelli di consapevolezza in
corso permettono di decodificare e assimilare nuove regole di ordinamento
dell'esperienza" (Guidano, 1988); in questo modo da una parte il soggetto
decodificando l'emozioni emergenti può differenziare lo spettro di tonalità
emotive percepite e, dall'altra, può costituire modelli di realtà sempre più
complessi con i quali elaborare l'informazione.
Uno slittamento regressivo avviene invece quando modelli deficitarii e
rigidi di conoscenza esplicita di sé non consentono al soggetto la decodifica
delle nuove regole tacite prodottesi e del relativo materiale emotivo analogico
emergente. Con la conseguenza che le emozioni emergenti fluttuano senza
essere elaborate correttamente, producendo da una parte l'attivazione
d’emozioni negative e sensazioni bizzarre e, dall'altra, spiegazioni distorte e
erronee di tali manifestazioni emotive volte a farle rientrare nei rigidi modelli
espliciti di sé (autoinganno).
Il sistema va così incontro ad una progressiva riduzione del suo poter
predittivo ed elaborativo che lo fa entrare in un circolo vizioso di fissità e
stereotipia del suo funzionamento, si è prodotto un quadro psicopatologico.
Pur non conoscendo a priori il tipo di cambiamento profondo che una stessa
oscillazione critica potrà produrre, è altrettanto chiaro come l'attitudine verso
di sé risulta determinante nel successo dell'integrazioni dei cambiamenti
nell'identità personale; dato che è essa che, con i suoi specifici modelli di
esclusione e selezione dell'informazione, modulo la dinamica circolare
esperienza/spiegazione tra livello di conoscenza tacito ("Io") e livello di
conoscenza esplicito ("Me").

Versión electrónica editada por G.I.P.


www33.brinkster.com/gipsicoterapia

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