la forza centrifuga e la forza gravitazionale conduce alla terza legge di Keplero: infatti la
condizione di equilibrio si esprime dove a secondo membro compare la
costante di Keplero (Se si considera il caso di un sistema in cui una massa è largamente
predominante sulle altre e sono altresì trascurabili le interazioni fra le masse secondarie,
allora agli effetti pratici la grandezza dipende molto poco dal corpo orbitante considerato
come è il caso del sistema solare).
passando nel sistema solidale con le masse principali devo esprimere la velocità nel
nuovo riferimento:
sviluppando i quadrati dei fattori fra parentesi nel primo, nel secondo e nel terzo
addendo ottengo rispettivamente:
(1)
per piccoli valori di x,y lo sviluppo in serie di Taylor delle ultime due espressioni conduce
a:
) (2)
) (3)
che illustra chiaramente l'anisotropia del potenziale nei pressi del punto di equilibrio
(anisotropia che è facilmente prevedibile considerando il limite in cui la seconda massa
tende a zero, in quel caso il potenziale è infatti esattamente radiale ed il punto
lagrangiano è, rispetto al potenziale, parabolico nell'approssimazione di secondo ordine).
Il seguito consiste ora nell'esplicitare le equazioni di Eulero Lagrange e risolverle.
Anticipo la conclusione che è piuttosto ritrita in letteratura: il punto lagrangiano è un
centro purché la seconda massa non sia più grande di un certo limite pari circa al 3.85
% della massa totale (intesa come somma delle due masse).
Ad ogni modo è interessante procedere allo studio della stabilità seguendo un'altra via,
anzitutto riscrivo l'equazione di Lagrange in forma più semplice, adottando unità di
misura del tempo opportune:
in secondo luogo calcolando gli invarianti della forma quadratica relativa al potenziale
ponendo:
(4.1)
(4.2)
trovo:
dove:
(5)
dove:
(5.1)
ovvero:
da cui la biquadratica:
per la stabilità occorre che tutti questi autovalori siano immaginari e quindi che gli
argomenti della radice esterna siano reali negativi, si vede facilmente che per escludere
il caso di racici complesse con parte reale non nulla occorre quindi, anzitutto, che il
radicando più interno sia maggiore di zero ed in tal caso l'argomento della radice esterna
rimane negativo tutte le volte che è negativo a+b-1. Per rendere più leggibile la prima
condizione scriviamo in altro modo l'argomento della radice più interna:
e:
quindi si vede che c'è sempre uno dei due coefficienti del potenziale quadratico residui
che risulta negativo, e cioè dà un potenziale di tipo attrattivo.
In generale si hanno tre situazioni, nel caso isotropo la condizione di stabilità si riduce a
quello che sappiamo: le orbite sono stabili se il potenziale armonico residuo, una volta
tolto il potenziale centrifugo è attrattivo. Nel caso anisotropo ottengo un risultato a prima
vista inusitato e paradossale oltre al caso in cui entrambi i coefficienti b sono negativi
risulta che entrambe le condizioni di stabilità sono certamente verificate, tuttavia sono
anche possibili situazioni in cui residua un potenziale quadratico repulsivo in una delle
due direzioni.