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GENERATORE
GALVANICO
DI CORRENTE COSTANTE
(2 mA)
Testo di Marco Montanari
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L'APPARECCHIO ELETTROMEDICALE
QUI DESCRITTO
NON E'UN GIOCATTOLO
LA SUA RIPRODUZIONE
È CONSENTITA
SOLO A SCOPO SCIENTIFICO
E/O SPERIMENTALE
NON A SCOPO COMMERCIALE
E/O INDUSTRIALE
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ACCORATO AVVERTIMENTO AGLI SPROVVEDUTI
E' del tutto evidente che chi legge queste pagine, per la curiosità di sperimentare
gli effetti terapeutici qui enunciati, può essere indotto a realizzare in fretta e
furia il seguente circuito elettronico che appare semplice (l'ovvietà è sempre
un'illusione), ma se il costruttore non possiede adeguate conoscenze di
elettronica, non conosce il pericolo delle alte tensioni e soprattutto ignora le
regole di Pfluger, fin da ora è avvertito che durante la costruzione del seguente
apparecchio o nel corso della sua applicazione, può causare danni a sé stesso e
agli altri.
INDICE
Pagina:
4 QUANDO LA SEMPLICITÀ È UNA ILLUSIONE
7 SCHEMA ELETTRICO E REALIZZAZIONE PRATICA
15 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
19 REPERTI MUSEALI ELETTROTERAPICI
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QUANDO LA SEMPLICITÀ È UNA ILLUSIONE
Coloro che si occupano di Scienza ma ne rimangono in superficie, autolimitano
la propria cultura alle conseguenze puramente mnemoniche della radice della
parola latina “scio” (conosco), mentre coloro che ne sono affascinati al punto di
volerne diventare gli amanti, sanno che fare della Scienza significa possedere la
“conoscenza dell'arte del sapere”, vale a dire che tra i cultori della Scienza
esiste la medesima differenza che distingue un semplice innamorato da un vero
amante. Un innamorato potrebbe esserlo solo per interesse, ma l'unico
desiderio di qualunque amante è quello di amare e di essere amato, per questo
tutti i veri amanti accettano di essere riconosciuti come tali solo da altri amanti.
Un fondamentale attributo di ogni amante è quello di colui che “manovra
dall'interno” poiché gli è concesso di entrare nell'intima “stanza dei comandi”
ed è anche colui che intende “dare sapore” a tutto ciò che fa perché sa bene
che, così facendo, sarà ricambiato con altri incommensurabili “sapori”.
Per concludere questa ineffabile premessa, coloro che detengono la
“conoscenza dell'arte del sapere” sanno che i luoghi abitati dall'amata Scienza
sono ricolmi di paradossi e i complicati percorsi sono segnati dall'apparente
semplicità di innumerevoli “pietre miliari”.
Queste ultime appaiono granitiche nella loro umiltà, ma ciascuna nasconde uno
o più universi paralleli. La ricerca di un pertugio da cui tuffarsi è
accompagnato dal tormento dell'attesa di un immenso piacere.
L'Autore ama continuamente rammentare all'attento lettore che
nell'apparente semplicità di molti elettromedicali si nascondono invisibili
universi. L'apparecchio elettronico oggetto di questo articolo è
l'emblematica rappresentazione di cosa sia una “pietra miliare” dell'amata
Scienza.
L'elenco seguente non intende enunciare tutti i possibili ruoli ricopribili dal
seguente generatore galvanico di corrente costante che, pur erogando solo 2
miseri millesimi di ampere, col medesimo si può accedere ad un universo di
conoscenze in ambito biologico a patto di diventarne gli amanti.
L'Autore che da decenni studia le elettroterapie, rammenta ai ricercatori
l'inderogabile necessità di possedere il bagaglio di conoscenze che sono
appannaggio dell'antica e moderna Scienza biofisica, ma al contempo, con le
stesse conoscenze, i medesimi ricercatori non pensino di spiegare tutti i fatti
sperimentali che questo umile generatore è in grado di presentare.
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• Studio della ionoforesi e dei fenomeni associati al passaggio della
corrente continua nei tessuti biologici.
• Stimolazione transcranica con corrente continua: tDCS (transcranial
Direct Current Stimulation).
• Produzione di argento ionico e/o colloidale.
• Misura di resistenze fino a circa 55K e misura della tensione di Zener e
di giunzione (diodi e LED).
Il primo punto è tanto generico quanto fondamentale da cui dovrebbe derivare il
secondo. Gli ultimi due punti sono di corollario col solo scopo di far
comprendere che alla semplicità strutturale di qualunque oggetto è sempre
associata la versatilità operativa. In un mondo globalizzato fare della Scienza
significa anche occuparsi di ermeneutica e quest'ultima ha una base
prettamente lessicale; se un italiano traducesse “Corrente Continua” nell'inglese
“Continue Current” si vedrebbero tutti gli inglesi (non solo gli oxfordiani)
storcere il naso perché ciò che per gli italiani è la Corrente Continua (quella
scoperta da Alessandro Volta) per gli inglesi si chiama Direct Current.
La preconizzazione dell'impiego terapeutico della stimolazione transcranica
con corrente continua (tDCS) risale al 1998 quando il professor Alberto Priori
la descrisse per la prima volta indicandola come una metodica di modulazione
non invasiva dell'attività cerebrale poi applicata nella cura delle depressioni
gravi e farmacoresistenti. La pratica della tDCS si è diffusa in tutto il mondo e
consiste nell'applicazione di due elettrodi sulla cute dello scalpo collegati ad un
generatore di corrente costante che, per 20 o 30 minuti, rilascia una corrente di
12 mA. Il soggetto non percepisce alcuna sensazione e le modificazioni
funzionali cerebrali persistono per ore dopo che la corrente è stata
interrotta. Non sono stati osservati effetti diversi da quelli prettamente
terapeutici (specialmente antidepressivi ed anche antipsicotici). In un
comunicato stampa pubblicato tra l'altro ne Il Corriere della Sera il 17
marzo 2009 l'Università degli Studi di Milano comunica l'avvenuta
pubblicazione dei primi risultati sperimentali nella prestigiosa rivista
scientifica internazionale Journal of Affective Disorders. Lo studio è
stato condotto dal Centro Clinico per la Neurostimolazione della
Fondazione Ospedale Maggiore Policlinico Mangiagalli e Regina Elena
diretto dal professor Alberto Priori dell'Università degli Studi di Milano,
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in collaborazione con l'equipe medica della Clinica Villa Santa Chiara
di Verona, coordinata dal dottor Marco Bortolomasi.
L'Autore di questo testo, essendo più che certo che le attuali conoscenze
hanno soltanto scalfito le possibilità operative, asserisce che lo studio
sistematico di qualunque effetto biofisico di interesse terapeutico conduce
a discernere nuovi orizzonti o veri universi.
Di pari passo procedono il riscontro degli effetti terapeutici e la ricerca
della conoscenza delle vere cause che li originano. Queste ultime si
devono evidenziare a partire dalla biofisica di altre metodiche terapeutiche
basate sull'uso di campi elettrici e magnetici poiché la vera Scienza prima
di diventare logica è prettamente analogica, ma non si ferma alle
apparenze. Prima di tutto cerca di riconoscere il nucleo unitario che
accomuna i differenti scenari empirici offerti dagli sperimentatori; perciò
l'Autore ha progettato un particolare piano di ricerca con cui intende
migliorare le conoscenze della biofisica dei generatori galvanici.
E' merito del professore Alberto Priori avere arricchito la storia ufficiale
delle elettroterapie di un nuovo e differente scenario biofisico di
applicazione della corrente continua o galvanica. Le prime ricerche
sperimentali degli effetti in ambito cognitivo e psichiatrico della corrente
continua di bassa intensità applicata allo scalpo, risalgono all'Unione
Sovietica nei primi anni del secondo dopoguerra del Novecento.
In precedenza e fino ai giorni nostri, si era approfondito lo studio degli
effetti della corrente continua applicata ai tessuti molli o direttamente alle
cellule, in particolare quelle appartenenti al sistema nervoso in cui le uniche
e indispensabili “barriere” di detti scenari sperimentali erano unicamente le
membrane cellulari o la complessa struttura segmentaria (macroscopica) degli
organi che venivano “scavalcate” adottando correnti pulsanti o bipolari.
L'azione biofisica di un campo elettrico statico con interposta la teca cranica
(ossea), modifica il noto scenario sperimentale, introducendo ad un livello
superiore la conoscenza biofisica dell'azione del campo elettrico in quanto tale,
prima ancora di associargli gli effetti polari (anodici e catodici) della corrente di
spostamento. Gli effetti biofisici della sola interazione di campo (elettrico)
prescindono dalla sua polarità e/o dal verso convenzionale della corrente di
spostamento per cui, prima di commettere grossolani errori interpretativi, è
necessario approfondirne la conoscenza.
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SCHEMA ELETTRICO E REALIZZIONE PRATICA
Figura 1: Schema elettrico del generatore galvanico di corrente costante che, dopo taratura (R6),
agli elettrodi eroga 2 mA; detta corrente rimane costante fino alla resistenza di circa 55K; questa
possibilità consente l'eventuale uso di elettrodi di pochi centimetri quadrati.
(Schema elettrico dell'Autore)
ELENCO COMPONENTI
R1 = 220 C1 = 0,1uF 250V D1 – D6 = 1N4007
R2 = 27K C2 = 4700 uF 25 – 35VL DZ1 = 10V ½W
R3 = 15K C3 = 0,22 uF 1000V DZ2 = 51V ½W
R4 = 1M C4 = 47 uF 250VL DZ3 = 51V ½W
R5 = 180 Elettrodi = Vedi testo DZ4 = 9V ½W
DC/AC = Vedi testo
R6 = 100 Trimmer LED verde
ABC = Deviatore
R7 = 5,6M LED rosso
R8 = 4,7K TR1 = BF758
TR2 = BC547
Tutte le resistenze sono da ¼ o ½ W. Per TR1 l'Autore ha costruito un
darlington composto da due transistor obsoleti BF758 in case TO202
(oppure BF257 BF258 – BF259 in case TO39)
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ALIMENTAZIONE 12V DC
ASSORBIMENTO 90 mA a 24 °C
START 1,9 mA dopo 11 3011 2 mA dopo 41 1611
STOP normale 0 mA dopo 21 3011
STOP errato 0 mA dopo 5s interrompendo l'alimentazione
Figura 2: Specifiche del generatore di corrente costante.
Figura 3: Realizzazione pratica dello schema elettrico di Figura 1, attuato in forma
sperimentale. (Fotografia dell'Autore)
Lo schema del generatore di corrente costante (Figura 1) utilizzabile per la
ricerca biofisica oppure per la pratica della tDCS, si mostra in tutta la sua
disarmante semplicità. Viene spontaneo esclamare: “Tutto qui ?”.
La cella schematica composta da C1, LED verde, DZ1, D1 e R1 permette
al LED verde di rimanere acceso solo se la tensione della batteria al
piombo acido è di 12 V, quindi il LED verde svolge un semplice controllo
dello stato di carica della batteria. Il deviatore ACB se posizionato in A
(START) abilita la carica (lenta) di C2 mediante R2; se posizionato in B
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(STOP) ne consente la scarica (veloce) ad opera del parallelo (consentito
da D2) delle due resistenze R2 ed R3.
La tensione ad escursione esponenziale presente ai capi di C2 mediante
R4, con molta gradualità, abilita o disabilita il funzionamento del
generatore di corrente costante composto da TR1, TR2, R5 e dal trimmer
R6. Il passaggio della corrente tra gli elettrodi è evidenziato
dall'accensione graduale del LED rosso. È fondamentale il fatto che il
generatore di corrente costante eroghi gradualmente la corrente di due
milliampere in modo che la variazione di flusso (dV/dt) non venga mai
avvertita come eccitomotoria.
All'avviamento dopo 11 3011 la corrente giunge a 1,9 mA e si assesta a 2
mA dopo 41 1611. L'esecuzione pratica del circuito contempla l'uso di
connettori di alimentazione con blocco a vite al fine di ridurre il
rischio di distacco accidentale dell'alimentazione esterna da effettuarsi
esclusivamente a batteria. Nella fotografia che mostra l'insieme dei
moduli del generatore di corrente costante, manca un connettore a vite che
dovrebbe essere fissato sulla scatola della batteria.
Ponendo il deviatore in B, con gradualità viene a cessare l'erogazione
della corrente che giunge a zero mA dopo 21 3011 che coincide con lo
spegnimento del LED rosso.
Nel caso della pratica della tDCS gli elettrodi vanno applicati sullo
scalpo prima di accendere il generatore di corrente costante e vanno
tolti dopo lo spegnimento del LED rosso.
I suddetti tempi di avviamento e di spegnimento sono possibili perché TR1
è un darlington con un elevatissimo guadagno in corrente (β) che, con una
resistenza di base (R4) di 1 Mohm, potrebbe erogare molto più di 2 mA.
La resistenza R4 si può considerare del tutto trascurabile nei riguardi della
scarica di C2.
Come già annunciato, l'alimentazione della cella schematica del generatore
di corrente costante (TR1, TR2, R5 ed R6) è prevista a 110 V ottenibili
mediante un apposito survoltore (DC/AC). Nel caso in oggetto, l'Autore
ha recuperato un circuito contenuto in una lampada portatile al neon da 8
W in disuso, il cui schema elettrico è visibile nella Figura 4.
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Figura 4: Schema elettrico del circuito di accensione di una lampada portatile al neon da 8 W
che l'Autore ha utilizzato per ottenere l'alta tensione necessaria al funzionamento del generatore di
corrente costante descritto in questo articolo.
Gli unici survoltori recuperabili sono quelli che hanno i terminali del
secondario liberi come quello di Figura 4 da cui si potrebbe eliminare il
condensatore da 27nF 3KV.
L'Autore, nell'articolo: “Alimentazione degli elettroterapici operanti in regime
di corrente costante”, ha descritto un semplice survoltore (Figura 5) i cui
componenti sono di facile reperibilità che, pur essendo più voluminoso, può
sostituire quelli di recupero.
Figura 5: Schema elettrico del survoltore descritto nell'articolo: “Alimentazione degli
elettroterapici operanti in regime di corrente costante” che, pur essendo più voluminoso, può
sostituire il circuito di Figura 4.
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La corrente alternata dopo essere stata raddrizzata dal ponte di diodi (D3 –
D6) carica C3 che funge da filtro e, tramite R8, carica il condensatore
elettrolitico C4 la cui tensione rimane costante a circa 110 V mediante i
diodi zener DZ2, DZ3, DZ4. La resistenza R7 svolge l'importante ruolo di
scaricare C4 dopo lo spegnimento del generatore di corrente costante.
L'operazione di spegnimento è effettuabile in un unico modo:
Svitando e sfilando il connettore di alimentazione.
Durante la fase di cablaggio è stato aggiunto un diodo sulla linea di
alimentazione positiva onde evitare la rottura dei componenti in caso di
inversione di polarità dell'alimentazione.
Figura 6: Circuito di Figura 3 montato nel contenitore plastico. E' stato aggiunto un diodo
sulla linea di alimentazione positiva onde evitare la rottura dei componenti in caso di inversione di
polarità dell'alimentazione. (Fotografia dell'Autore)
La taratura del generatore si effettua nel modo seguente :
● All'uscita (Elettrodi) collegare una resistenza da 1000 ohm ½ W 1%.
elettronico digitale, misurare la ddp ai capi della resistenza.
● Ruotare il cursore del trimmer R6 in modo da misurare una tensione
di circa 2 V.
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● Attendere 5 o 6 minuti e regolare il trimmer in modo da leggere una
tensione di 2 V o comunque molto prossima.
● Il generatore è tarato, a questo punto far cadere una goccia di vernice
Durante le prove al banco, onde evitare la distruzione del LED rosso, non
si deve collegare (anche per un solo istante) l'uscita positiva (Anodo) con
la massa del circuito.
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Gli elettrodi si possono acquistare in plastica conduttiva, ma costruirli è
molto più interessante e soprattutto istruttivo.
Fino agli anni Settanta del secolo scorso la componente metallica degli
elettrodi era in lamina di piombo, essendo quest'ultimo ritenuto
chimicamente inerte e al contempo malleabile (assume la curvatura degli
arti). Nel caso in oggetto è da preferire l'uso di elettrodi rigidi perché
consentono alla spugna di rivestimento di aderire in modo uniforme alla
cute. Allo scopo si presta la vetronite ramata in ambedue le facce.
Ritagliare due rettangoli con area 5,7 x 6,3 = 35,9 cm2 , poi arrotondare
tutti gli spigoli (vedi fotografie), sbavando tutti i lati in modo che non
residui la minima asperità periferica. Al contempo è indispensabile evitare
di renderli taglienti onde non generare il famigerato “effetto punta”
dovuto alla precoce usura del panno spugna. Per non perdere del tempo,
mentre si fanno le suddette operazioni, l'Autore suggerisce di immaginare
come si distribuisce la corrente elettrica in un conduttore di seconda specie
posto in intimo contatto con la cute, ma che al suo interno ne contiene uno
di prima specie. Successivamente, quando si sono mentalmente ripercorse
le numerose nozioni di elettrochimica e di biofisica associate agli elettrodi
in questione e, così facendo, si diventa coscienti della complessità di ciò
che prima sembrava semplice, a questo punto è indispensabile mettere in
cortocircuito le due facce praticando due piccoli fori (1mm) equidistanti in
prossimità del bordo del lato in cui verranno saldate le boccole delle
rispettive banane (rossa e nera). Nei suddetti fori si introdurrà un sottile
filo di rame nudo che verrà saldato in ambedue le facce che
contestualmente verranno ricoperte di stagno, usando un saldatore da
almeno 80W. L'operazione sarà effettuata velocemente perché la
perfezione è sempre nemica del bene. L'ossido di rame non è conduttore
mentre l'ossido di stagno lo è. Attualmente la tradizionale lega eutettica
(stagno 60% e piombo 40%) dovrebbe essere stata sostituita da una lega di
stagno e rame oppure da stagno rame e argento in proporzioni non
dichiarate dai fabbricanti.
Il filo rosso e nero (150 cm) deve essere di qualità e, onde evitare di
staccare gli elettrodi durante l'uso, dotarli di terminali a forcella che vanno
fissati a pressione nelle relative boccole (rossa = Anodo e nera = Catodo).
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L'utilizzatore deve abituarsi ad effettuare ritualmente il controllo
dell'integrità degli elettrodi, delle cuffie di spugna, dei cavi di
collegamento e dei connettori volanti, unitamente a quelli fissati
sull'apparecchio; nulla si deve dare come scontato perché l'ovvietà è
una illusione.
Figura 8: Elettrodi autocostruiti. (Fotografia dell'Autore)
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CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Da colui che è un autentico amante della Scienza, viene considerata una
grave limitazione intellettiva l'affezione (per alcuni addirittura morbosa)
per i noti schemi applicativi con cui normalmente si cerca di spiegare la
fenomenologia degli eventi empirici. La necessità di porre in luce le
correlazioni esistenti tra i suddetti schemi esige l'attuazione di un percorso
descrittivo non sempre coerente che conduce ad immaginare delle
rappresentazioni adimensionali della realtà fisica oggettivamente avulse
dalla realtà medesima.
L'analisi dell'interazione di campo (elettrico) in una soluzione elettrolitica
è l'origine dell'Elettrochimica e quest'ultima è globalmente un effetto della
prima; in altri termini le nozioni elettrochimiche sono schemi applicativi
dell'azione del campo elettrico che ne è l'unica causa e ne costituisce il
nucleo unitario. Vale a dire che le nozioni elettrochimiche discendono
direttamente dalla nozione fisica di
“campo”
.
La trasmissione nello spazio dei campi elettromagnetici si effettua
mediante singole antenne e ciascuna irradia una particolare informazione
elettromagnetica. In tutti gli schemi applicativi di detta trasmissione non
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si fa menzione dell'informazione elettromagnetica associata alla
trasmissione delle onde elettromagnetiche, ma facendo un salto
dimensionale che consiste nell'entrare nella dimensione informatica,
svaniscono nel nulla tutti i precedenti schemi applicativi. Come noto, nella
dimensione informatica ci si occupa esclusivamente dell'analisi e del ruolo
operativo dei singoli significati contenuti nell'informazione
elettromagnetica.
Oggi sappiamo che, come nel caso particolare dell'Informatica quale
opera dell'uomo, in tutto l'Universo non esiste nessuna informazione
elettromagnetica priva di significato; vale a dire che nessuna onda
elettromagnetica esiste inutilmente; ovvero tutte le onde
elettromagnetiche conservano almeno l'informazione della loro origine.
Quando Maxwell enunciò le sue famose equazioni, nelle medesime
riconosceva il nucleo fortemente unitario del comportamento fisico delle
differenti fenomenologie presentate dai campi elettrici e magnetici e
affermava anche che esistevano due distinte modalità di osservazione dei
suddetti campi. La prima consiste nell'osservazione in campo vicino e la
seconda è l'osservazione in campo lontano.
L'Autore afferma che chi ama fare della Scienza, per tutta la vita si
impegna in una incessante e strenua guerra contro tutte le banalizzazioni
poiché non esiste ancora il vaccino debanalizzante che molti si illudono di
essersi inoculato con lo studio.
Per continuare sull'onda della debanalizzazione, negli schemi applicativi
dell'azione della corrente elettrica nelle strutture biologiche, si usa
giustamente fare riferimento ad Elettrodi, Anodo, Catodo, Corrente di
spostamento, Polarizzazione e quant'altro serve per descrivere un
particolare evento.
Il precedente richiamo alle equazioni di Maxwell ed alla sua visione
unitaria non è fatto con intenti metaforici, poiché ciò che normalmente
chiamiamo ELETTRODI in realtà trattasi di vere ANTENNE con cui si
manifestano le azioni del campo elettrico in ambito biofisico.
Si potrebbe dire che Maxwell avrebbe previsto in quali direzioni si sarebbe
diretta l'attenzione dei ricercatori che si è soprattutto concentrata sulla
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comprensione dei fenomeni locali (prossimi agli elettrodi = osservazione
in campo vicino) in particolare quelli annessi al trasporto di ioni
(ionoforesi) e soprattutto sugli effetti biofisici (funzionali e soggettivi) che
derivano dall'evocazione e dalla modifica della sequenza temporale dei
potenziali di azione. L'insieme dei suddetti fenomeni è un coacervo di
schemi applicativi che originano univocamente o discendono dalla
nozione fisica di campo elettrico con la caratteristica dell'osservazione in
campo vicino. Detta osservazione fornisce delle informazioni molto
diverse di quelle ottenibili con l'osservazione in campo lontano.
È noto che il semplice atto di appoggiare sulla cute un conduttore di
seconda specie (elettrolitico) collegato ad un idoneo generatore elettrico, è
causa di numerosi eventi oggettivi e soggettivi non tutti spiegabili
attingendo agli schemi applicativi dell'azione del campo elettrico contenuti
nello scibile elettrochimico e fisiologico, quest'ultimo consiste in un
coacervo di schemi applicativi dell'osservazione in campo vicino
dell'interazione elettrica in ambito biologico.
Nel corso della ricerca si è trascurata la conoscenza dettagliata
dell'origine di fenomeni soggettivi come il formicolio oppure la
conoscenza della vasodilatazione profonda o dell'azione
antinfiammatoria e della stimolazione della rigenerazione tessutale e,
non da ultimo, sono ancora ignoti gli intimi meccanismi biofisici
dell'anestesia galvanica. Sono anche ignote le “leve biofisiche” che
promuovono il beneficio soggettivo indotto dai potenziali ambientali
(comunque statici) di carica negativa e per quale motivo la loro
variazione o la modifica della polarità (da negativa a positiva) è
associata alla sensazione di malessere.
Come previsto da Maxwell e notevolmente migliorato da Pointing, esiste
anche l'osservazione in campo lontano in cui sono inquadrabili molti
eventi della suddetta fenomenologia e certamente anche quelli seguenti.
Rimanendo aderenti alla tDCS, si deve rammentare che esistono altre
applicazioni del campo elettrico in cui non si può riconoscere uno
specifico ruolo attivo degli elettrodi, dunque si tratta di una generica
interazione di campo. Le elettroterapie e le magnetoterapie che unitamente
alla tDCS manifestano proprietà antidepressive e che consentono di
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evidenziare l'esistenza di un nucleo unitario sono: Cranial
Electrotherapy Stimulation (CES) detta anche Cranial Electrical
Stimulation (CES), la Terapia ElettroConvulsivante (TEC o ECT), le
applicazioni di campo magnetico in gradiente di campo (CMP) e la
ripetitive Transcranial Magnetic Stimulation (rTMS).
Ponendo tutti i suddetti eventi empirici a confronto, si riconosce una
comune origine terapeutica che è l'interazione di campo elettrico sia in
forma statica che dinamica, vale a dire che tutte le metodiche di
somministrazione del campo elettrico dimostrano di avere una comune
“vis terapeutica” ampiamente indipendente dalla forma e dimensione
degli elettrodi, mentre esiste una relativa assonanza nei riguardi delle
direttrici craniche del loro posizionamento. In quest'ottica, nella TEC le
convulsioni sarebbero un epifenomeno dell'efficacia dello stimolo elettrico
e non la vera causa dei miglioramenti o delle guarigioni riscontrate.
Fare della Scienza non si riduce alla spiegazione degli eventi empirici
mediante raffinati concetti, ma consiste nella loro perenne riproduzione
col maggior numero possibile di differenti modalità sperimentali.
L'analisi della fenomenologia biofisica che accomuna tutti i metodi
empirici in grado di produrre effetti antidepressivi conduce alla
realistica possibilità di riprodurre con diverse modalità sperimentali gli
effetti terapeutici della TEC senza la necessità di evocare le convulsioni.
Da decenni si considera come un fatto scontato che nella filogenesi di tutte le
patologie psichiatriche siano operanti le più disparate “carenze” endocellulari o
di conduzione sinaptica, ma l'Autore ha individuato delle ottime ragioni che
fanno pensare che molti fenomeni patologici cerebrali abbiano origine in
qualche “eccesso o disordine extracellulare”, uno dei quali è la depressione.
In un articolo ad essa dedicato l'Autore descriverà i frutti della propria ricerca
sperimentale basata sull'osservazione dell'interazione elettromagnetica in
gradiente di campo che, tradotto in termini volgari e sintetici, significa studiare
cosa succede in ambito biologico mentre il campo elettromagnetico si va
allontanando dall'antenna.
IN MOLTI ELETTROMEDICALI SI NASCONDONO INVISIBILI UNIVERSI
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REPERTI MUSEALI ELETTROTERAPICI
Bourguignon nel 1918 propose la dielettrolisi transcerebrale con cloruro
di calcio all'1% per la cura della spasticità. Gli elettrodi attivi venivano
posizionati sui globi oculari e collegati al polo positivo di un generatore
galvanico, mentre l'elettrodo negativo era posizionato in corrispondenza
dell'interstizio occipitovertebrale. L'intensità di corrente non superava i 2
mA e la seduta si protraeva per 25 o 30 minuti. L'efficacia terapeutica
della suddetta tecnica è ancora attuale, ma è stata abbandonata, apparendo
superata dal trattamento farmacologico e rieducativo.
In base alle attuali conoscenze elettroterapiche si può affermare che la
terapia in oggetto non consiste nella ionoforesi transcerebrale dello ione
calcio ma, a tutti gli effetti, è una terapia transcranica in corrente continua.
Col trascorrere del tempo, i ricercatori si accorsero che gli effetti sedativi
dipendevano dalla corrente elettrica (Russia 19471952) ed erano
avvertibili anche da coloro che non erano affetti da spasticità. Il perdurare
della carenza delle nozione di campo (elettrico) unitamente alla sua
applicabilità con diverse modalità tecniche (campi elettrici e magnetici a
bassa e ad alta frequenza), aveva “costretto” gli sperimentatori a pensare
che l'unica via biofisica di accesso al sistema nervoso centrale fosse il
nervo ottico e/o i suoi annessi, per cui si continuava a posizionare gli
elettrodi come proposto dal Bourguignon. Un primo passo verso
l'applicazione biofisica integrale della nozione di campo fu l'impiego di
potenziali elettrici variabili ma, col perdurare delle suddette carenze
culturali si rimaneva ancorati al classico posizionamento degli elettrodi
secondo Bourguignon. La sperimentazione, incomprensibile ai più, esordì
nella costruzione della macchina elettrica del sonno (electrosleep machine)
che, inconsapevolmente, all'inizio degli anni Sessanta del secolo scorso,
pose le basi della Stimolazione Elettrica Craniale (CES) da cui
successivamente ebbero origine gli studi (tuttora in corso) del ruolo
terapeutico delle microcorrenti. A compendio di questa breve
presentazione seguono le fotografie tratte dal sito: http://w1tp.com a cui fa
capo il museo di antichi tasti telegrafici e di apparecchi medicali veri e
fasulli (quack). I dati sottostanti risalgono al 13 settembre 2010.
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MUSEUM OF MEDICAL AND 'QUACK' MEDICAL
ELECTROTHERAPY INSTRUMENTS
W1TP Telegraph and Scientific Instrument Museums: http://w1tp.com
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historical information and pictures. You will find the answers to just about any
question related to the history of these devices within its pages. It costs $ 22.95. You
may order it by calling Infinity Publishing Co. Toll Free at: (877)BUYBOOK ...or
by going to the web address:
http://buybooksontheweb.com/description.asp?ISBN=0741422328
OTHER ELECTROTHERAPY INSTRUMENTS:
Over the years a number of devices have been developed which impose
some form of electric current on a patient to actually produce a change in
the patient's state. The Russians have been using electrotherapy devices for
many years but relatively few such devices have been developed and used
in America.
RUSSIAN ELECTROSONE OR SOMNIATRON ELECTROSLEEP
MACHINE:(17KB)
This is serial number 11 of the Russian Electrosone electrosleep machine.
It was manufactured in 1962 and it uses square wave pulses of variable
repetition rate and amplitude to induce and maintain a state of sleep. The
pulses are produced by a circuit which uses a number of tubes. A special
harness holds a pair of electrodes over the patient's two eyes and on both
sides of the back of the neck so that the current passes on a plane through
the reticular formation of the brain. Our research has shown that 15
Documentazione distribuita con licenza GPL da www.fieldsforlife.org 20
minutes of stimulation not only puts a person to sleep but provides a
"feeling" of having had a 2hour 'catnap' while 2 hours of stimulation
produce the "feeling" of having had an 8hour sleep. The device is not sold
in this country but is widely used in Russia especially in postoperative
situations in which sleeping pills would normally have been prescribed.
A closer view of the front panel
(18KB)
A front view of a patient with electrodes applied:(9KB)
A side view of a patient with electrodes applied:(10KB)
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AMERICAN ELECTROSONE ELECTROSLEEP MACHINE:(16KB)
Although the Electrosleep machine could not legally be sold in America, at
least one was apparently produced and marketed. This device carries a
label which reads: Manufactured for: Electrosone Corp. 375 Park Ave,
New York, N.Y. By: Vitro Laboratories division of Vitro Corporation of
America, West Orange Laboratory, 200 Pleasant Valley Way, West
Orange, N.J. 07052. Model Number RPB Ser. No. 10. The model and
serial number were handwritten on the label so it is possible that this is
the only one produced. Note how the two electrodes apply the stimulating
voltage to the same parts of a patients head. One electrodes is fixed to
apply voltage to the two eyes, and one is put in place at the back of the
neck. Unlike the Russian version, this model uses a very simple solidstate
design:(17KB)
Da quanto fin qui esposto si comprende che l'espandersi della generale nozione
fisica e biofisica di campo determinerà la radicale modifica delle ipotesi
teoriche con cui si vorrebbe spiegare l'efficacia antidepressiva della Terapia
ElettroConvulsivante (TEC o ECT). Quest'ultima, senza ombra di dubbio, è
una modalità sperimentale dell'azione diretta della corrente alternata sulle
cellule cerebrali che, nella medesima depressione, vediamo agire anche in
corrente continua con l'intensità di 2 mA. Non è certo una fortuita
coincidenza se l'aumento della potenza elettrica ottenibile nel tempo
mediante le microcorrenti o tramite impulsi di campi magnetici, anch'essi
hanno come scopo la cura radicale della depressione.
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Articolo pubblicato in forma incompleta il 29 aprile 2010
Articolo ripubblicato ancora in forma incompleta il 01 maggio 2010
Articolo ripubblicato ancora in forma incompleta il 02 maggio 2010
Articolo ripubblicato in forma completa il 03 maggio 2010
Articolo ripubblicato in forma completa il 04 maggio 2010
Articolo aggiornato in forma completa il 13 settembre 2010 pag 22 .pdf
Articolo aggiornato in forma completa il 16 settembre 2010 pag 22 .pdf
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