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AGRICOLTURA - PASTORIZIA E
COMUNITÀ PERIPATETICHE”
Indice
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
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adattamento. Le società acquisitive”, pp. 69-80 e il Capitolo 3 – Parte seconda, “Forme storiche di
adattamento. Coltivatori e pastori”, pp. 81-89, del testo di Ugo Fabietti, Elementi di Antropologia
Nel corso degli ultimi cinquemila anni, la storia dell’uomo “anatomicamente moderno” è
dell’homo sapiens sapiens che ha al suo centro il costante investimento di energie fisiche e
intellettuali allo scopo di trasformare l’ambiente circostante per trarre da esso i mezzi per la propria
sopravvivenza: il lavoro.
L’unica opzione su cui fondare il proprio adattamento era la caccia-raccolta e la pesca fatte
vengono definite acquisitive per sottolineare il fatto che esse realizzano la propria sussistenza
Diecimila anni fa poi si ebbe la rivoluzione agricola che porto a importanti modifiche nelle
vita del genere umano e fu accompagnata da una straordinaria crescita demografica e una diversa
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dell’innovazione tecnologica.
Fino ad allora, l’uomo è rimasto per millenni saldato alle forme storiche di adattamento
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2 I cacciatori raccoglitori
Parlare oggi di popoli cacciatori-raccoglitori significa rinviare alle nostre idee di origine
sociale e produrre una rappresentazione immaginifica del nostro passato remoto. Si potrebbe infatti
pensare a rozze forme di rapporti interpersonali o all’opposto a un idilliaco rapporto tra uomo e
natura.
- Nel 1970 essi erano lo 0.001% dell’allora popolazione del pianeta di circa 3 miliardi;
- Alla fine del 1400 essi erano l’1% del totale della popolazione (stimata in
trecentocinquanta milioni).
- Dodicimila anni fa, alle soglie della rivoluzione agricola, essi costituivano la totalità della
popolazione mondiale.
Le differenze con il passato non riguardano solo la numerosità dei gruppi ma anche le
In passato molti di questi popoli cacciavano grandi prede e ciò forniva loro la maggior parte
del cibo e del materiale che serviva per la fabbricazione di vesti e utensili.
I popoli cacciatori-raccoglitori attuali catturano invece piccole prede che non offrono loro
raccoglitori della preistoria rispetto a quelli moderni, erano più stanziali e formavano gruppi di
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centinaia di persone. I cacciatori-raccoglitori moderni sono assai mobili e i loro gruppi sono
composti da non più di una trentina di persone. Sebbene appartenenti alla categoria cacciatori-
raccoglitori, è possibile trovare notevoli differenze in termini di organizzazione sociale anche tra
I popoli della fascia costiera tra Stati uniti settentrionale, Canada e Alaska: pesca del
I popoli del deserto africano del Kalahari (o anche gli Inuit polari): comportamento pacifico,
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di risorse spontanee, di natura animale e vegetale. Questa forma storica di adattamento non implica
alcun intervento dell’uomo sulla natura che ne possa determinare un cambiamento. Gli esseri umani
immediato. Per gli antropologi il carattere “spontaneo” delle risorse su cui si basano le società
La dispersione delle risorse nei territori in cui alcuni gruppi vivono fa registrare un’alta
mobilità degli stessi. Le risorse naturali non avrebbero infatti il tempo necessario per riprodursi
abbastanza velocemente per sostenere una popolazione numerosa e stanziale. Questo favorisce la
La mancanza di riserva obbliga questi gruppi a una continua ricerca di cibo e ciò implica
fondamentale egualitarismo delle società acquisitive, la cui sopravvivenza è resa possibile solo
grazie a un forte sentimento di cooperazione tra gli appartenenti. Anche i rapporti tra uomini e
donne sono molto più paritari che altrove. Non esiste divisione del lavoro e le donne non vengono
Le condizioni generali di vita di questi gruppi fanno si che le differenze tra gli individui non
siano stabili e non trasmissibili da una generazione all’altra: non si ha formazione di gruppi sociali
differenziati. Tuttavia, in queste società esistevano delle differenziazioni interne: individui più
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autorevoli di altri per avvedutezza e visione dei problemi, più abili nella caccia, capaci di entrare in
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Le differenze inerenti alle società acquisitive rendono problematico leggere nelle società
acquisitive moderne degli eredi di quelle preistoriche, perché sarebbe riduttivo e fuorviante ritenere
che i cacciatori-raccoglitori di oggi siano dei relitti del passato, nonostante ci possano illuminare
pastorali e con le amministrazioni degli Stati centralizzati. Ritenere che essi vivano nell’isolamento
rispetto ad altre forme di adattamento e di organizzazione sociale è un errore, soprattutto oggi che la
Alcuni antropologi sono convinti che queste società non potrebbero sopravvivere senza
Oggi molte società acquisitive sono annoverate tra i popoli nativi, autoctoni o prime nazioni
Le loro rivendicazioni si sposano con quelle di tanti altri popoli che l’avanzata delle società
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5 Orticoltori e contadini
Il fatto che le società acquisitive abbiano lasciato il posto ad altre forme di adattamento
dipende dal domesticamento di piante e animali, che aprì scenari alimentari, demografici e politici
Proprio con queste attività gli esseri umani operarono le prime vere modifiche sui processi
di crescita e riproduzione degli organismi naturali. Selezionando specie vegetali e animali con
caratteristiche vantaggiose sul piano alimentare il genere umano cambio le proprie condizioni di
vita.
Orticultura e agricoltura, sebbene possano risultare molto simili in realtà presentano delle
sociale.
produzione. Il lavoro, a differenza delle società acquisitive è un’attività a rendimento differito, non
immediato.
Tuttavia, sul piano della complessità delle operazioni finalizzate alla produzione esse vanno
L’orticoltura implica l’impianto nel terreno di talee provenienti da alberi già cresciuti le
quali daranno vita a nuovi alberi produttori di frutti (banano). Ciò non prevedere nessuna particolare
procedura se non quella di abbattimento e bruciatura degli alberi tagliati, necessaria per preparare il
terreno. In questo modo, specie nelle zone tropicali, le specie coltivate si riproducono velocemente
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coltivazione di legumi e cereali infatti necessita di una preparazione accurata del terreno (aratura,
I tempi di fruttificazione sono molti lunghi e gli agricoltori devono procurarsi risorse
alternative per i periodi in cui le colture sono improduttive e per poter ricominciare di nuovo il ciclo
produttivo.
ciclo agricolo implicherebbe infatti forme di gestione delle risorse accumulate in vista dei periodi
improduttivi e del nuovo ciclo agricolo, cosa che nelle società acquisitive generalmente non è così
(così come anche nell’orticoltura dove esistono forme di organizzazione sociale più egualitarie).
questo aggettivo deriva da contado, ossia le campagne dove vivevano gli agricoltori, ben distinte
Il rapporto tra queste due aree è sempre stato particolarmente complesso e problematico.
grande e non legittimato sfruttamento. Le guerre contadine dello scorso secolo sono proprio il frutto
dello scontro tra la fonte della produzione (mondo contadino) e la sede del potere politico,
Nella seconda metà del 1900 le società contadine europee e nord americane hanno subito
sociali e di lavoro, tanto è vero che oggi si parla di agricoltura industriale, ossia con poche persone e
molta tecnologia.
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meridionale ancora legati alla tradizione ma che non riescono a far fronte alla concorrenza,
del pianeta, con conseguente marginalità, caratteristiche dei paesi più poveri (o sottosviluppati).
rurale in aumento ma anche dai fenomeni di migrazione, spesso forzata, creando quindi masse prive
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La pastorizia si distingue dall’allevamento per il carattere della non stanzialità degli animali
Essa nacque in Medio Oriente all’epoca della rivoluzione agricola e riveste molte forme, tra
cui quella nomade, tipica della Mongolia, della penisola arabica, dove il beduino rappresenta il
Proprio i pastori nomadi hanno rappresentato per secoli un elemento fondamentale nella vita
economica sociale e culturale di molte regioni. Essi sono sempre stati un una relazione simbiotica
con il mondo agricolo e urbano: fornendo mezzi di trasporto e animali essi ricevevano in cambio
tutto ciò che la loro economia non era in grado di produrre (stoffe, alcuni tipi di alimenti).
artigianale.
Questo significa che i pastori nomadi sono dipendenti dal mondo agricolo e urbano e questa
dipendenza si è fatto ancora più stringente con la lo sviluppo degli Stati nazionali e al conseguente
restringimento della libertà di movimento e d’azione dei nomadi. In molti paesi orientali gli Stati
sussistenza; solo il governo della Mongolia ha cercato di preservare lo stile di vita dei nomadi con
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Oltre ai pastori esistono anche altre comunità che fanno del nomadismo il proprio stile di
vita. Si tratta delle comunità senza fissa dimora o peripatetiche, ossia in movimento.
La differenza con i pastori nomadi è che questi ultimi fanno del movimento un fattor
funzionale alla riproduzione della risorsa animale in loro possesso, queste comunità vivono di
Per questi motivo col tempo sono finite per essere marginalizzate e spinte spesso a compiere
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7 Approfondimento
popolazioni che non praticano alcuna forma di agricoltura e di allevamento, e cioè non hanno
società, come i cacciatori a cavallo dell’America settentrionale, che sono un prodotto storico recente
del contatto fra civiltà occidentale e popolazioni indigene di agricoltori. Le società di cacciatori-
raccoglitori hanno dominato la scena del mondo per un lunghissimo periodo della storia evolutiva
ambienti marginali per le nuove economie, hanno mantenuto fino ai nostri giorni tecnologie e
strutture sociali che è legittimo ritenere comparabili a quelle dei cacciatori del Paleolitico. Altre,
venute in contatto con società tecnicamente più avanzate, hanno trovato, con queste, forme di
solo dopo il contatto con la civiltà occidentale, avvenuto in tempi e modi diversi, che la sorte di
queste popolazioni è stata segnata. Ridotte oggi a una percentuale irrisoria della popolazione
mondiale, esse sono condannate nel breve periodo all’estinzione fisica o all’annientamento
culturale. L’interesse per queste popolazioni si è intensificato negli ultimi decenni parallelamente al
testimonianze viventi del passato evolutivo dell’uomo. Il loro studio comparativo mira a mettere in
luce un nucleo di analogie strutturali, a livello sociale e culturale, determinato dall’analogia dei
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presenti (v. Steward, 1955; v. Service, 1966; v. Bicchieri, 1972; v. Lee e DeVore, 1968).
I gruppi sociali
a) Risorse e popolazione
Gli ambienti in cui vivono i cacciatori-raccoglitori sono molto vari - si va da ambienti artici
caratteristiche comuni, capaci di spiegare i tratti salienti della struttura sociale in termini di
adattamento (v. Steward, 1955). I caratteri comuni fondamentali a cui ci riferiamo sono la scarsità
delle risorse indispensabili per la sussistenza, ivi compresa l’acqua, la loro variabilità stagionale e la
Scarsità e dispersione delle risorse sono naturalmente concetti relativi, che si definiscono in
base alle tecniche adoperate per sfruttarle. È chiaro che una risorsa è sparsa se non si dispone di
mezzi di trasporto diversi dalle proprie gambe, mentre non lo è più se si dispone di veicoli a ruote;
meno se si ricorre a battute di caccia collettive con l’impiego di barricate o altri stratagemmi, o se si
adopera il fucile piuttosto che l’arco e le frecce; infine, la carne o il pesce sono meno scarsi se si
cacciatori, che prevede l’uso di arco-lancia-mazza e non conosce mezzi di trasporto né sistemi di
conservazione del cibo, sono i principali fattori che determinano il nomadismo, una bassa densità di
ridotte. La variabilità stagionale, poi, è causa di un’estrema fluidità dei gruppi sociali, soprattutto
per quelle popolazioni che, come molti Eschimesi, dipendono in modo esclusivo da una sola risorsa.
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b) La banda
I gruppi che sfruttano un territorio, delimitato in modo da comprendere al suo interno tutti i
tipi di risorse indispensabili alla sussistenza, vengono chiamati bande. Le loro dimensioni variano
Athapaska settentrionali). Le bande più grosse sono tipiche di quelle popolazioni che potenziano le
Le bande non hanno regole rigide di reclutamento dei membri e l’appartenenza a una banda
è definita in termini di residenza sul territorio e di cooperazione nelle attività economiche. Il diritto
alla residenza si acquisisce in base alla consanguineità bilaterale e al matrimonio, sicché i gruppi
territoriali risultano composti da individui imparentati per parte materna o paterna, cui si
aggiungono quelli importati con il matrimonio. Alcune bande possono presentare un nucleo più
stabile di persone imparentate unilinearmente, senza peraltro arrivare a strutturarsi come gruppi di
far fronte ai problemi di un’adeguata distribuzione della popolazione sul territorio, in rapporto
all’aleatorietà delle risorse. Un individuo, infatti, attraverso i suoi parenti bilaterali ha accesso a una
molteplicità di bande e può cambiare la sua affiliazione quando la necessità lo richieda (periodi di
carestia, sovrappopolazione, conflitti interni, ecc.). Se una banda si legasse al territorio attraverso
modi più esclusivi di reclutamento dei suoi membri - quale, per esempio, l’unilinearità - si
insostenibili.
l’affiliazione nel corso della sua vita, non è corretto definire la banda, come spesso è stato fatto, un
gruppo esogamo. Mancano a tutt’oggi studi comparativi sui meccanismi che fra i cacciatori-
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raccoglitori regolano la circolazione degli adulti a scopi riproduttivi, sicché è impossibile avanzare
Una banda ha diritto esclusivo sulle risorse del proprio territorio e lo sconfinamento è
La variabilità delle risorse nel tempo e nello spazio è un fattore determinante dei continui
processi di fissione e fusione a cui le bande sono sottoposte. In relazione al carattere dell’attività
luogo del territorio richiede, la popolazione si frammenta in unità più piccole o si riaggrega in unità
più vaste. Per esempio, gli Shoshoni del Great Basin vivono della raccolta di semi di graminacee
selvatiche per gran parte dell’anno, attività che li costringe a nomadizzare in famiglie nucleari. Nel
tardo autunno le famiglie convergono sulle montagne circostanti per la raccolta dei pinoli. Ogni
consente poi che d’inverno si accampino tutte insieme per la caccia con le reti al coniglio e
accampamenti permanenti la stagione delle piogge (da maggio a metà novembre) cacciando i maiali
selvatici. All’inizio della successiva stagione fresca, gli uomini si uniscono alle donne nella raccolta
di frutti e radici, che sono in questo periodo particolarmente abbondanti, e la banda si frantuma in
gruppi più piccoli, abbandonando l’accampamento principale. La raccolta del miele, che diviene
l’attività prevalente di uomini e donne durante la stagione calda, tiene ancora divisa la banda fino
compone in media di 100-300 individui, si scinde durante il lungo inverno subartico in gruppi più
piccoli, di 3575 individui; gruppi ancora più piccoli, di 2-4 famiglie nucleari, rispondono alle
esigenze della caccia alla selvaggina dispersa su un vasto territorio all’interno della foresta.
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Un caso particolare è offerto dagli Australiani del deserto centrale. Presso questi Aborigeni è
presente la banda - cui nella letteratura viene spesso dato il nome di orda - con la sua territorialità
poco rigida e la sua composizione variabile in relazione alle risorse, ma sono presenti anche dei
gruppi i cui membri sono collegati in maniera stabile, per diritto di nascita attraverso la discendenza
in linea maschile, con un territorio che è da loro posseduto anche quando non vi risiedono
materialmente. Esiste dunque fra gli Australiani un doppio tipo di territorialità, cioè una
territorialità economica e una territorialità che potremmo chiamare ideologica. La prima è analoga a
quella di tutti gli altri cacciatori-raccoglitori, la seconda è invece un fenomeno molto peculiare, di
sociale di tutti i cacciatori-raccoglitori. Essi si presentano tuttavia in gradi e con modalità variabili a
seconda degli ambienti, sicché in concreto le bande appaiono molto diverse da popolazione a
popolazione. Le differenti tipologie proposte, da quella di Steward (v., 1955) a quella di Bicchieri
(v., 1972), non hanno ricevuto un consenso unanime, e continua a permanere un margine di arbitrio
che la banda, in relazione al ciclo economico stagionale, assume all’interno di una stessa
popolazione, cosicché a volte gli studiosi sono incerti nell’attribuire il termine all’una o all’altra
forma.
c) La famiglia nucleare
anche se le funzioni che essa esplica e la sua importanza sono variabili. È costituita da un uomo e
una donna uniti da un legame matrimoniale, cioè la cui unione è socialmente riconosciuta, e dalla
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matrimoni poliginici sono comunque rari nella maggior parte delle popolazioni, comuni soltanto fra
gli Ona e gli Australiani. Ancor più rara è la poliandria, che si presenta sempre nella forma adelfica
Questo gruppo elementare si compone in media di cinque membri (la coppia coniugale e tre
figli). L’alta mobilità e la mancanza di cibi adatti a nutrire un bambino piccolo rendono difficile per
una donna allevare più di un figlio ogni tre-quattro anni. Per mantenere basso il numero dei figli, si
vietano le relazioni sessuali finché una donna allatta o si ricorre all’infanticidio, di preferenza
femminile.
funzionare come unità produttiva e di socializzazione. Essa assume la sua massima importanza
presso quelle società che la pressione ambientale costringe a nomadizzare per gran parte dell’anno
frammentate in gruppi molto piccoli (Shoshoni, Eschimesi). Qui essa si presenta come il gruppo
minimo più efficiente, in quanto capace di far fronte autonomamente alle necessità produttive,
d) La tribù
Le bande costituiscono gruppi autosufficienti dal punto di vista produttivo, ma non da quello
comprende diverse bande, la cui entità numerica si aggira in media sui 500-600 individui e solo in
(alcuni Californiani). Un gruppo di 500-600 persone è quello indicato dal demografo Livio Livi (v.,
1940-1941) come il minimo e più efficiente per riprodurre, senza pagare scotti troppo elevati, la
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matrimoni fra i membri” (v. Helm, 1965, p. 384). Su questa definizione si sono trovati d’accordo la
maggior parte degli studiosi riuniti nella Conferenza sull’organizzazione delle bande tenuta a
Ottawa nel 1965 (v. Damas, 1969). La tribù è dunque innanzitutto un gruppo statisticamente
endogamo, i cui confini sociali sono tracciati là dove terminano i rapporti matrimoniali con i gruppi
circostanti.
Un altro fattore interviene a individuare la tribù. Essa è in genere legata a un territorio, che
risulta dall’insieme dei territori sfruttati dalle singole bande e i cui limiti sono sufficientemente
definiti da essere noti a chi lo occupa e alle tribù confinanti. L’abbondanza di risorse sembra
comportare un più accentuato senso della territorialità tribale, mentre le violazioni dei confini sono
più tollerate dove la durezza delle condizioni ambientali può rendere necessario garantirsi una
principali per definire la tribù fra i cacciatori-raccoglitori: gruppo endogamo che sfrutta un territorio
esclusivo, nel quale è stato raggiunto un equilibrio di lungo periodo fra popolazione e risorse. Altre
tribù dalle tribù vicine: la lingua, il nome, un comune senso di appartenenza diffuso fra i suoi
Uguaglianza e disuguaglianza
disuguaglianze che vi si riscontrano sono quelle basate sull’utilizzazione sociale delle differenze
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una certa autorità all’interno di una banda, ma solo se e fino a quando i suoi compagni gliela
riconoscono. Un cacciatore valente può, per esempio, essere scelto come guida di un gruppo
territoriale, dirigerne gli spostamenti, coordinarne le attività, funzionare come punto di riferimento
nella riaggregazione del gruppo dopo le fissioni stagionali. La parola capo, di cui a volte si è
abusato a proposito dei cacciatori-raccoglitori, può essere adoperata dunque soltanto per indicare un
individuo di cui il gruppo sfrutta le particolari qualità a proprio beneficio ed entro limiti e regole
che esso stesso impone, e in nessun caso indica l’esistenza di una carica, tanto meno ereditaria. La
presenza di capi dotati di una più forte autorità fra gli Athapaska settentrionali e gli Algonchini
nordorientali è il risultato della pressione esercitata dai Bianchi, desiderosi di semplificare i rapporti
con gli indigeni nel commercio delle pelli mediante la trattativa con rappresentanti ufficiali dei
gruppi. La loro autorità non ha radici nella cultura tradizionale, ma nella situazione creatasi dopo il
contatto.
Un uomo trae a volte prestigio dalla sua capacità di entrare in contatto con gli ‘spiriti’ e di
guarire gli altri uomini. Questo tipo di persona viene spesso indicato come sciamano e gode di
un’autorità che si mantiene negli stretti limiti della sfera spirituale. È una persona dotata di
particolari qualità psichiche e la sua attività è sempre a beneficio del gruppo, a cui cerca di
assicurare risorse abbondanti e la guarigione dalle malattie. Lo sciamano può a volte acquisire
privilegi economici, sotto forma di doni o ‘pagamenti’ per le sue prestazioni, ma si tratta
ovviamente di benefici assai poco rilevanti in società dove ogni accumulo di ricchezza è
L’età avanzata non conferisce di per sé nessuna autorità se non è accompagnata da doti
particolari. L’esperienza e la conoscenza non sono qualità particolarmente utili fra i cacciatori. La
vita del cacciatore lo porta ad attribuire maggior valore a doti tipiche dell’età giovane: audacia,
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decisione, forza, resistenza alla fatica. Fra i Pigmei un giovane cacciatore è assai più autorevole,
nelle questioni che riguardano la vita economica, degli anziani che non cacciano più, anche se
l’opinione di questi ultimi è rispettata. I vecchi, inoltre, rappresentano un peso per le popolazioni
nomadi, e quando il cibo scarseggia, o una situazione comunque difficile lo richiede, il loro
abbandono - che equivale a una condanna a morte - è una pratica almeno tanto usata quanto
l’infanticidio. In alcuni casi è lo stesso anziano che sceglie di separarsi dal gruppo e affrettare nella
solitudine la propria morte. Ciò non significa che gli anziani non godano di rispetto e, finché un
gruppo può permetterselo, di particolari attenzioni; anzi spesso vengono privilegiati nella
Soltanto presso gli Aborigeni australiani si riscontra una forma di gerontocrazia che,
combinandosi con un’accentuata subordinazione della donna, dà luogo a una gerarchia di relazioni
sociali che vede al fondo le donne giovani, su cui hanno autorità gli uomini adulti e le donne
anziane, e in cima gli uomini anziani, i quali dominano i giovani e le donne di qualsiasi età.
Per quanto riguarda i rapporti fra i sessi, esiste una disuguaglianza fra uomini e donne più o
divisione sessuale del lavoro, che annette valore sociale soltanto all’attività maschile di caccia e
vieta alla donna l’accesso agli strumenti e ai compiti dell’uomo, e nella condizione di impurità che
le è attribuita in relazione al suo ciclo biologico (tabù mestruali, di gravidanza, di parto). La società
riconosce alla donna, qualunque sia il suo contributo economico, solo un ruolo riproduttivo che la
confina in quell’ambito naturale da cui l’uomo, detentore esclusivo dell’oggetto culturale per
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
(L. 22.04.1941/n. 633)
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Università Telematica Pegaso Caccia e raccolta - Orticoltura e agricoltura -
Pastorizia e comunità peripatetiche
Bibliografia
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http://www.treccani.it/enciclopedia/cacciatori-e-raccoglitori-societa-
di_%28Enciclopedia-delle-scienze-sociali%29/
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Lee, R. B., DeVore, I. (a cura di), Man the hunter, Chicago 1968.
Steward, J. H., Theory of culture change, Urbana, Ill., 1955 (tr. it.: La teoria del
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