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CHIMICA DEL SUOLO

Composizione chimica del suolo:


Le proprietà chimiche del terreno sono un insieme di caratteristiche, dipendenti da fenomeni
chimici o fisico-chimici, in stretta relazione con il clima e soprattutto gli organismi viventi, che
concorrono a definire uno degli aspetti della fertilità di un terreno, influendo sulla potenzialità
produttiva delle piante coltivate.
La composizione chimica di un terreno ha, in generale, riflessi diretti di portata limitata: pur nella
sua grande variabilità, la composizione riguarda in particolare la frazione solida del terreno, che ha
interazioni con gli altri componenti (atmosfera tellurica, soluzione circolante, biosfera tellurica)
solo nell'interfaccia di separazione. La maggior parte della frazione mineralogica del terreno è
inerte e influisce sulle proprietà chimiche, fisiche e meccaniche solo in tempi molto lunghi; queste
derivano infatti dalla lenta interazione con altri fattori che si è sviluppata nel corso della
pedogenesi, portando ad una configurazione dinamica ma fondamentalmente stabile negli aspetti
macroscopici.
Vi sono tuttavia alcuni aspetti della composizione chimica, che hanno un ruolo attivo nella
dinamica della fertilità chimica del terreno, come il tenore in humus e sostanza organica, la
presenza di particelle di calcare e minerali argillosi di dimensioni molto piccole, la presenza di sali
solubili provenienti dall'interazione con l'idrosfera (es. sali sodici), ecc.
La composizione chimico-mineralogica dipende dalle condizioni che hanno guidato la pedogenesi
e, quindi, non solo dalla matrice litologica da cui derivano i minerali.
È piuttosto eterogenea nei terreni alluvionali in quanto derivata dal deposito di materiali
provenienti da diverse regioni, mentre può essere notevolmente uniforme nei terreni autoctoni,
originati cioè dalla disgregazione e alterazione della roccia madre preesistente in situ.

Sostanza Organica:
La sostanza organica del terreno è l'insieme dei composti organici presenti nel terreno, di origine
sia animale che vegetale. Questo insieme, eterogeneo sotto diversi aspetti, è in gran parte
compreso fra i costituenti della frazione solida ed è di prevalente origine biologica.
Data la notevole variabilità dei componenti della sostanza organica non è possibile inquadrarla con
una definizione che sia al tempo stesso sintetica ed esaustiva. La stessa attribuzione di un'origine
biologica sarebbe di per sé riduttiva in quanto una quota, sia pur minima, è di origine sintetica.
L'unica proprietà inconfutabile che identifica un componente della sostanza organica è la presenza
del carbonio organico, ossia con un numero di ossidazione inferiore a +4.
Fanno parte dell'insieme della sostanza organica:
 la biomassa vivente, costituita da tutti gli organismi viventi presenti nel suolo (animali,
radici dei vegetali, microrganismi);
 la biomassa morta, costituita dai rifiuti e dai residui degli organismi viventi presenti nel
terreno e da qualsiasi materiale organico di origine biologica, più o meno trasformato e
apportato dall'uomo; nel terreno si trova in stato più o meno avanzato di decomposizione
(residui della vegetazione, carcasse di animali, fertilizzanti organici, deiezioni, ecc.);
 sostanza organica di natura sintetica, costituita da prodotti derivati da una sintesi
industriale e apportati più o meno volontariamente dall'uomo (plastica, residui di
fitofarmaci, concimi organici di natura sintetica, ecc.); il loro ruolo nella dinamica della
sostanza organica è strettamente dipendente dalla biodegradabilità, che a sua volta
dipende dalla complessità strutturale dei componenti e dalla presenza di microrganismi in
grado di aggredirli (in particolare Attinomiceti);
 humus, un eteropolimero prodotto da una rielaborazione microbica della sostanza organica
decomposta a partire da composti organici semplici e nuclei di condensazione aromatici di
bassa biodegradabilità, questi ultimi derivati per lo più dalla decomposizione microbica
delle lignine.

La classificazione secondo classi è un approccio più funzionale in quanto prende in esame lo stadio
di evoluzione delle trasformazioni nell'ambito del ciclo del carbonio e si adatta ad essere applicata
in un ambito più vasto di quello precedente. Si distinguono quattro classi, non tutte indicate con
una denominazione specifica:

La prima classe, detta spesso edaphon, è la sostanza organica costituita dalla biomassa vivente e,
quindi, dall'insieme degli organismi viventi presenti nel suolo (pedofauna, apparati radicali delle
piante, microflora batterica e fungina. La composizione dell'edaphon è fondamentale in quanto
può condizionare notevolmente lo sviluppo delle trasformazioni successive.

La seconda classe è la sostanza organica non decomposta costituita dalla biomassa morta. Le
caratteristiche intrinseche dipendono strettamente dalle condizioni ambientali e dalla cenosi
edafica:
 nei suoli forestali prevalgono i residui della parte aerea delle piante, per lo più rami e
foglie, ma possono esserci marcate differenziazioni secondo le caratteristiche del bosco,
che può favorire o meno lo sviluppo di un sottobosco erbaceo;
 nei suoli naturali ricoperti da vegetazione prevalentemente erbacea (prateria, pascolo)
prevalgono i residui degli apparati radicali, in particolare con vegetazione prevalentemente
composta da graminacee;
 nei suoli agrari si può notare un'estrema variabilità in funzione delle tecniche adottate; in
generale si delinea un ruolo fondamentale per gli apparati radicali delle piante, ai quali si
aggiungono eventualmente i residui colturali e altri materiali organici incorporati con le
lavorazioni.
La terza classe è la sostanza organica in via di decomposizione. Si tratta della classe meno
delineata a causa della eterogeneità e complessità dei processi in corso, che risentono anche della
forte differenziazione in funzione delle condizioni ambientali. In generale si osserva un grado più o
meno avanzato di decomposizione, ma con la possibilità di identificare ancora il materiale
organico di provenienza. Nei suoli forestali sono facilmente individuabili i miceli fungini che
permeano il materiale in decomposizione.

La quarta classe s'identifica con l'humus, in altri termini con il prodotto finale delle trasformazioni
che non confluiscono nella mineralizzazione e che vedono la rielaborazione, la polimerizzazione e
la condensazione dei composti organici semplici attuate da una parte della pedofauna e,
soprattutto, dalla microflora edafica. Nella letteratura si suole spesso distinguere due sottoclassi
che fanno riferimento al rapporto con la frazione minerale del suolo:
 humus stabile: è rappresentato dall'humus legato alla frazione minerale con formazione di
complessi argillo-umici;
 humus labile: è rappresentato dall'humus non incorporato nella frazione minerale, dalla
quale può essere separato con mezzi fisici; secondo alcuni autori questa sottoclasse
rappresenta uno stadio prematuro della fase finale dell'umificazione e andrebbe a rigore
inserito nella terza classe.
Alla sostanza organica si attribuiscono varie funzioni che, in generale, contribuiscono a migliorare
la fertilità di un terreno.
Fra le funzioni fisico-meccaniche si segnalano da un lato gli effetti benefici sulla struttura e dall'
altro l'attenuazione dei difetti derivanti da una tessitura non equilibrata:
 Attraverso la formazione dei complessi argillo-umici, la sostanza organica umificata
migliora la struttura del terreno, specie in presenza di una buona dotazione in calcio,
permettendo la formazione di aggregati strutturali primari di dimensioni ottimali e tali da
far evolvere la struttura verso il tipo grumoso.
 Nei terreni sciolti migliora la capacità di ritenzione idrica. Va specificato in proposito che
l'humus ha una capacità d'imbibizione tale da assorbire e trattenere quantitativi d'acqua
fino a 20 volte il proprio peso.
 Nei terreni argillosi migliora la permeabilità e il rapporto fra macro e micropori e riduce la
tenacità. Questi effetti derivano per lo più dal passaggio da una struttura granulare ad una
struttura grumosa.
 In generale riduce la predisposizione all'erosione superficiale, sia per l'eventuale presenza
di una lettiera, sia per la formazione di aggregati strutturali più stabili.
 Aumenta la capacità portante del terreno, riducendo i danni dovuti alla compressione
esercitata dalle macchine agricole e dal calpestamento da parte di uomini e animali.

Fra le funzioni chimiche e fisico-chimiche si segnala in particolare il ruolo svolto nelle dinamiche
che regolano la disponibilità e l'assorbimento degli elementi nutritivi, in gran parte dovuto
all'aumento del tenore in colloidi:
 Aumento della capacità di ritenzione delle basi (potassio, calcio, magnesio) in virtù
dell'elevata capacità di scambio cationico dell'humus.
 Aumento della capacità di ritenzione del fosforo per adsorbimento anionico.
 Aumento della capacità di ritenzione degli elementi nutritivi per assorbimento biologico.
Questa funzione è fondamentale per il trattenimento degli elementi molto mobili (azoto e
zolfo), ma in generale interessa anche gli altri elementi nutritivi, soprattutto quando il
terreno ha una bassa capacità di scambio.
 Rallentamento delle dinamiche relative alla retrogradazione del fosforo.
 Protezione dei microelementi dall'insolubilizzazione grazie alla chelazione.
 Aumento del potere tampone.

Fra le funzioni biologiche si segnala il ruolo svolto come substrato alimentare per lo sviluppo della
pedofauna e dei microrganismi, ma anche un'azione di stimolazione dell'attività delle radici, che si
espleta con meccanismi ancora poco noti e che fanno parte delle dinamiche d'interazione fra
radice e rizosfera.
Fra le funzioni ecologiche, a quelle già citate, quali la protezione dall'erosione e la stimolazione
dell'attività biologica in generale, va aggiunto l'importante ruolo svolto dalla sostanza organica
nell'inattivazione, per adsorbimento di molteplici composti organici ad azione biotossica, sia di
origine biologica (polifenoli) sia di origine sintetica (erbicidi e fitofarmaci in generale). I terreni
ricchi di sostanza organica sono a tutti gli effetti importanti sistemi di smaltimento che riducono i
fenomeni di inquinamento delle falde freatiche. Questo non significa che il terreno possa essere
usato arbitrariamente come mezzo di smaltimento di rifiuti tossici provenienti da altre attività
antropiche, ma non va trascurato il ruolo della sostanza organica nella riduzione dell'impatto
ambientale di diverse sostanze che normalmente arrivano al terreno con l'attività agricola.
La conoscenza dell'impatto ambientale della chimica del suolo è essenziale per prevedere il
destino, la mobilità e la potenziale tossicità dei contaminanti nell'ambiente.
I contaminanti ambientali inizialmente rilasciati sul suolo sono esposti, all'interno della matrice
terrena, a molti tipi di processi in grado sia di aumentare che di diminuire il loro livello di tossicità.
Questi processi possono essere di natura chimico fisica come l'adsorbimento, il desorbimento e la
dissoluzione, o di natura prettamente chimica come il caso delle reazioni redox.
Il terreno è un sistema chimico complesso nel quale sono comprese anche le reazioni di
ossidoriduzione (redox); in altri termini, in funzione di alcuni fattori ambientali, il terreno si
comporta come agente ossidante o riducente nei confronti di alcune specie chimiche. Tale azione
si svolge spontaneamente e in un contesto ambientale che prevede la presenza contemporanea
dell'acqua e dell'aria, con limiti estremi in corrispondenza della completa sommersione (assenza
d'aria) e della completa aerazione (assenza d'acqua). In tali condizioni il potere riducente del
terreno si colloca, all'interno della scala del potenziale standard di riduzione, nell'intervallo
compreso fra la riduzione dell'ossigeno molecolare e la riduzione dello ione idrogeno.

Lo scambio ionico rappresenta uno dei principali meccanismi con cui il terreno trattiene e mette a
disposizione delle piante e dei microrganismi elementi quali il calcio, il magnesio, il potassio,
l'azoto ammoniacale, perciò la CSC (Capacità di Scambio Cationico) è un indice della potenziale
fertilità chimica del terreno.
Il potere assorbente del terreno, ossia l’adsorbimento, è la proprietà che ha un suolo di trattenere
l'acqua e gli elementi nutritivi indispensabili per la nutrizione delle piante e dei microrganismi.
L’adsorbimento dell'acqua avviene grazie al concorso di due differenti fenomeni, l'imbibizione e la
capillarità. Il primo è di natura fisico-chimica, il secondo di natura fisica. In entrambi i casi la
capacità di “ritenuta” è riconducibile a forze elettrostatiche che si instaurano fra le molecole
d'acqua e la matrice solida del terreno.
La pressione che occorre esercitare per sottrarre l'acqua trattenuta dalla matrice solida è detta
tensione matriciale e assume valori negativi. La ritenuta per capillarità è dovuta alla risultante
delle forze che agiscono su ogni molecola d'acqua che occupa i pori del terreno.
Escludendo la forza esercitata dalle piante con l'adsorbimento radicale, queste forze sono
riconducibili alle seguenti quattro:
 Forze gravitazionali che agiscono sulle molecole;
 Forze di coesione interne fra le molecole d'acqua;
 Forze di attrazione fra l'atmosfera del terreno e le molecole d'acqua;
 Forze di adesione fra le molecole d'acqua e la superficie della matrice solida.

Poi c’è l’adsorbimento degli elementi nutritivi, questo è una proprietà indispensabile per garantire
la nutrizione delle piante e della maggior parte dei microrganismi. Gli elementi che compongono i
minerali del terreno non sono utilizzabili in quanto, gli organismi viventi non riescono ad estrarre
gli ioni incorporati nei reticoli cristallini. Questi sono disponibili nel lungo termine attraverso i
processi di disgregazione, alterazione e solubilizzazione che fanno parte della pedogenesi.
Gli elementi nutritivi più o meno direttamente assimilabili sono infatti dispersi nella soluzione
circolante oppure sono in rapporto con la frazione solida attraverso fenomeni di superficie che
interessano solo una quota minima dell'intera massa solida inerte. La mobilità delle forme
direttamente assimilabili degli elementi nutritivi è un requisito essenziale affinché si possa
svolgere la nutrizione minerale delle piante, tuttavia predispone queste forme alle perdite per
dilavamento.
Il terreno possiede pertanto una proprietà di assorbimento che gli permette di trattenere gli
elementi in forme stabili in equilibrio con quelle direttamente assimilabili, permettendo il ripristino
degli elementi allontanati dalla soluzione circolante.

Partiamo dalla definizione di tampone:


<Una soluzione si dice tampone quando ha la capacità intrinseca di mantenere stabile il pH anche
a seguito di rilevanti aggiunte di un acido o di una base.> Tale capacità deriva dalla presenza in
soluzione di una specie chimica o, di una combinazione di più specie chimiche, dotata di proprietà
anfotere, comportandosi come acido in presenza di basi forti e come base in presenza di acidi forti.
Dalla definizione di tampone, si può parlare del potere tampone del terreno è la proprietà di
opporsi, a variazioni del pH neutralizzando l'effetto degli agenti chimici acidi o alcalini che
giungono nel terreno.
Nel terreno il potere tampone deriva in parte dalla soluzione circolante, in parte dalla frazione
solida. La soluzione circolante partecipa a questa proprietà in misura trascurabile, in virtù della
presenza di alcuni sali disciolti, per lo più formati da basi forti (sodio e calcio) combinati con acidi
deboli (acido carbonico e acidi organici).
La proprietà tampone del terreno è però in gran parte originata dai colloidi organici e minerali e
dalle basi di scambio adsorbite. Ne consegue che il potere tampone è elevato nei terreni con alta
capacità di scambio cationico, mentre il tasso di saturazione in basi influenza la versatilità di
questa proprietà.
La reazione del terreno condiziona diversi aspetti della fertilità in senso lato. In particolare, al pH si
associa la disponibilità di alcuni elementi nutritivi, la solubilità degli stessi e, quindi, la disponibilità
in forme assimilabili, la struttura del terreno e tutte le proprietà fisiche da essa dipendenti.
In condizioni normali è evidente che la stabilità del pH è un requisito fondamentale affinché il
terreno possa conservare nel tempo il suo stato di fertilità, evitando il concatenarsi di fenomeni
correlati che possono peggiorarlo. Sotto questo punto di vista il potere tampone è una proprietà
che agisce positivamente nei terreni neutri o leggermente subacidi, i quali presentano in generale
le migliori condizioni fisico-chimiche per la produzione agraria.
In condizioni di reazione anomala invece, il potere tampone manifesta la sua più alta espressione
proprio nei confronti degli interventi correttivi, pertanto si delinea come una proprietà negativa.

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