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.tenendosi in piedi e dritto, porterà il busto un poco più in alto che nella
Medicina
posizione di riposo; il corpo si eleverà naturalmente e questo
atteggiamento avrà il vantaggio di render più libera e più franca l'azione
del diaframma, facilitando per conseguenza la respirazione.
Nel corso della frase musicale la pressione aerea diminuisce a causa del
consumo durante il canto. Ecco allora che, per mantenere la pressione
aerea voluta, il diaframma inizia a risalire accompagnato dall'azione degli
addominali; essi intensificano il loro ruolo di sostegno sempre più verso la
fine della frase musicale, in quanto si riduce via via sempre più il volume
polmonare.
Della "psicosi" del fiato Rodolfo Celletti descrisse numerosi esempi. Nel
finale di "Vissi d'arte", ad esempio, Puccini ha previsto nella frase
"Perché, perché Signor, ah!" un'unica presa di fiato dopo il primo perché.
In realtà molte cantanti introducono una seconda pausa dopo il secondo
perché, come se quelle tre crome potessero impegnare talmente il fiato
da compromettere il si bemolle acuto di "Signor" e la successiva
smorzatura del la bemolle e sol naturale. Anche il vocalizzo in "di voluttà
nei vortici" nel recitativo "Follie, follie" di Traviata viene in genere
interrotto con una pausa tra "di voluttà" e "nei vortici". La paura del do
acuto fa preferire quest'interruzione che rappresenta tuttavia un
controsenso ritmico, spezzando una terzina, e psicologico, in relazione al
conseguente venir meno della tensione interpretativa.
Altro luogo comune da sfatare è che nel canto l'aria debba essere sempre
presa dal naso e non dalla bocca: dato che la quantità d'aria inspirabile
per via nasale è nell'unità di tempo circa un terzo rispetto a quella per
via orale, la respirazione nasale costringerebbe il cantante ad una pausa
respiratoria più lunga, smorfie d'accompagnamento per accelerare il
transito, e impossibilità al pieno rifornimento aereo nei fiati rubati. E'
vero che il naso serve a far giungere alla laringe e ai polmoni aria
filtrata, umidificata e riscaldata, e impedire l'essiccamento delle mucose
interne, ma questo sarà veramente importante se la persona respira a
bocca aperta tutta la giornata, non se durante il canto o l'eloquio si
rifornisce d'aria dalla bocca.
Dal punto di vista prescrittivo però, molti di questi metodi finiscono per
convogliare l'attenzione dell'allievo in senso assoluto su un elemento della
funzione trascurando le sinergie muscolo scheletriche del sistema e
rischiando così di incorrere in equivoci nel momento applicativo. Per
esempio, in molte pedagogie, per potenziare il sostegno viene chiesto di
inclinare la pelvi anteriormente, contrarre i glutei e contrastare la
risalita del diaframma con una pressione esercitata dagli addominali
verso l'esterno (Bauchaussenstutze): la preponderanza dell'azione della
gabbia toracica che verrà così a manifestarsi, collasserà allora lo sterno e
la gabbia, e verrà a mancare la vera azione di sostegno addominale
("troppo appoggio" direbbero i Maestri di canto).
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Daniele Franchini