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Storie Vittime Mafie
Storie Vittime Mafie
a cura di Marcello Scaglione e dei ragazzi del Presidio “Francesca Morvillo” di Libera Genova
Realizzato in occasione della mostra “900 Nomi vittime di mafia dal 1893 ad oggi” inaugurata
ad Imperia il 21 Marzo 2016 in occasione della XXI Giornata della memoria e dell’impegno -
”Ponti di memoria, luoghi di impegno”.
I nomi presenti nella mostra sono quelli accertati fino all'anno 2015, ed in particolare quelli letti a
Bologna durante la XX Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime innocenti
delle mafie (21 marzo 2015).
Il lavoro di ricerca, inizialmente limitato a quell'elenco, è stato poi implementato e aggiornato,
comprendendo quindi le storie delle vittime innocenti i cui nomi sono stati letti durante la XXI
Giornata della Memoria e dell'Impegno (21 marzo 2016).
Sarà nostro impegno e cura eseguire successivamente gli aggiornamenti necessari. Siamo inoltre
disponibili a intervenire sulle singole storie, laddove dovessero essere ravvisati errori e/o
imprecisioni.
Le vittime: Giovanbattista Altobelli (51), Anna Maria Brandi (26), Angela Calvanese (33), Anna
De Simone (9), Giovanni De Simone, (4), Nicola De Simone (40), Susanna Cavalli (22), Lucia
Cerrato (66), Pier Francesco Leoni (23), Luisella Matarazzo (25), Carmine Moccia (31), Valeria
Moratello (22), Maria Luigia Morini (45), Federica Taglialatela (12), Abramo Vastarella (29),
Gioacchino Taglialatela (48, morì successivamente) Giovanni Calabrò (67, morì
successivamente)
Strage del Rapido 904 o Strage di Nataleè il nome attribuito a un attentato dinamitardo avvenuto il
23 dicembre 1984 presso la Grande galleria dell’Appennino, ai danni del treno Rapido 904
proveniente da Napoli e diretto a Milano. L’attentato è avvenuto nei pressi del punto in cui, poco più
di dieci anni prima, era avvenuta la strage dell’Italicus. Per le modalità organizzative ed esecutive, e
per i personaggi coinvolti, l’episodio è stato indicato dalla Commissione stragi come l’inizio
dell’epoca della guerra di mafia dei primi anni novanta del xx secolo. L’attentato venne compiuto
domenica 23 dicembre, nel fine settimana precedente le feste natalizie. Il treno era pieno di viaggiatori
che ritornavano a casa o andavano in visita ai parenti per le festività.
Intorno alle 19.08 il treno fu colpito da un’esplosione violentissima mentre percorreva ladirettissima
in direzione Nord, a circa 8 chilometri all’interno del tunnel della Grande galleria dell’Appennino (18
km), in località Vernio, dove la ferrovia procede diritta e la velocità supera i 150 km/h. La detonazione
fu causata da una carica di esplosivo radiocomandata, posta su una griglia portabagagli del corridoio
della carrozza 9 di seconda classe, a centro convoglio: l’ordigno era stato collocato sul treno durante
la sosta alla stazione di Firenze Santa Maria Novella. Gli attentatori attesero che il veicolo penetrasse
nel tunnel, per massimizzare l’effetto della detonazione: lo scoppio, avvenuto a quasi metà della
galleria, provocò un violento spostamento d’aria che frantumò tutti i finestrini e le porte. Il bilancio
fu pesantissimo: 15 morti e 267 feriti. In seguito, i morti sarebbero saliti a 17 per le conseguenze dei
traumi. Questo l’elenco delle vittime: Giovanbattista Altobelli (51 anni), Annamaria Brandi (26 anni),
Angela Calvanese in De Simone (33 anni), Anna De Simone (9 anni), Giovanni De Simone (4 anni),
Nicola De Simone (40 anni), Susanna Cavalli (22 anni), Lucia Cerrato (66 anni), Pier Francesco Leoni
(23 anni), Luisella Matarazzo (25 anni), Carmine Moccia (31 anni), Valeria Moratello (22 anni),
Maria Luigia Morini (45 anni), Federica Taglialatela (12 anni), Abramo Vastarella (29 anni),
Giovanni Calabrò (67 anni, morì successivamente), Gioacchino Taglialatela (48 anni, morì
successivamente).
BARBARA RIZZO ASTA (31 anni), GIUSEPPE ASTA (6 anni) e SALVATORE ASTA (6 anni)
02/04/1985
Il 2 Aprile 1985 a Trapani, nella strage di Pizzolungo restano uccisi da un'auto bomba Barbara Rizzo
e i suoi figli, Giuseppe e Salvatore Asta due gemelli di 6 anni.
Quel giorno i mafiosi avevano piazzato una autobomba in prossimità di una curva della frazione di
Pizzolungo destinata ad esplodere al passaggio della vettura blindata appartenente al sostituto
procuratore Carlo Palermo. Carlo Palermo si trovava nella città siciliana da cinquanta giorni e aveva
già ricevuto diverse minacce. Erano da poco passate le 8.03 quando le macchine del magistrato e
della sua scorta sfrecciavano per il rettilineo di Pizzolungo. Un attimo, un click ed esplose
un’autobomba posizionata sul ciglio della strada che da Pizzolungo conduce a Trapani. L’utilitaria
fece da scudo all’auto del sostituto procuratore che rimase solo ferito. Nell’esplosione morirono
invece dilaniati la donna e i due bambini. Fu una strage di innocenti, figlia di una strategia terroristica
che avrebbe raggiunto il culmine nelle stragi del 1992.
BIAGIO SICILIANO (15 anni) e MARIA GIUDITTA MILELLA (16 anni), 25/11/1985
25 Novembre 1985. Palermo. Persero la vita Biagio Siciliano e Maria Giuditta Milella, alunni del
Liceo Meli, falciati da una macchina della scorta dei magistrati Borsellino e Guarnotta, mentre
attendevano l’autobus in via Libertà.
Un'auto dei carabinieri di scorta all'«Alfetta» blindata con il giudice istruttore Paolo Borsellino, uno
del più impegnati nella lotta alla mafia, ha investito la folla che attendeva l’autobus nel centro di
Palermo. Una tragedia incredibile: uno studente di 15 anni, Biagio Siciliano, di Capaci (Palermo), è
morto poco dopo esser stato ricoverato in ospedale come Maria Milella, 16 anni, figlia di un questore;
23 feriti come Calogero Geraci, di 15, in condizioni molto gravi. Molti studenti all’ uscita dalla scuola.
Tra i feriti, tre sono militari che si trovavano a bordo dell'autopattuglia scontratasi con un'auto,
rimbalzata su un'altra macchina, in attesa ad un semaforo e infine schizzata su una cinquantina di
persone che, inermi, attendevano l'autobus. L'incidente è accaduto alle 13:35 tra via Libertà e piazza
Croci. Alcuni compagni dei ragazzi feriti, spalleggiati da passanti, hanno sfogato la rabbia contro i
tutori dell'ordine. C'è stato qualche isolato grido che li chiamava “assassini” ma subito è prevalso il
senso della ragione e la vicenda è rientrata nei suoi limiti. I ragazzi, assieme a docenti e bidelli del
liceo classico Meli, erano da poco usciti e avevano attraversato via Libertà per attendere l'autobus
alla fermata. Nelle ore di punta, coincidenti con l'entrata e l'uscita dagli uffici, le sirene delle auto
blindate e delle vetture delle scorte attirano l'attenzione un po' e certe volte provocano qualche
polemica da parte di cittadini che gradirebbero più calma. Tra le prime reazioni quella del sindaco,
professor Luca Orlando Cascio: "È un fatto tragico, che colpisce tutta la città". Il procuratore della
Repubblica Vincenzo Pajno, anch'egli accorso, ha detto: "il primo ad essere profondamente
addolorato sono io, come magistrato, come uomo e come padre di famiglia. Bisogna comprendere
che anche noi giudici sottoposti a particolari condizioni di sicurezza, a cominciare da me che sono
succeduto ad un giudice ucciso, preferiremmo tornare a vivere in condizioni di serenità. Ma qui c'è
gente come me che rischia la vita ogni giorno per fare interamente il proprio dovere. Certo, non
vorremmo essere prigionieri di auto blindate e scortati. Questo — concluse Pajno — non è solo un
gravissimo incidente stradale, è anche la testimonianza della violenza di questa città".
SALVATORE LEDDA-1986
È una delle tante vittime di cui, purtroppo, non si conosce ancora la storia.
GIOVANNI GARCEA-1986
È una delle tante vittime di cui, purtroppo, non si conosce ancora la storia.
FRANCESCA MORVILLO
Si laureò in Giurisprudenza il 26 giugno del 1967 all’Università degli Studi di Palermo con una tesi
dal titolo Stato di diritto e misure di sicurezza, riportando il massimo dei voti e la lode accademica.
La qualità del risultato raggiunto le fece meritare il conferimento del premio “Giuseppe Maggiore”
per la migliore tesi nelle discipline penalistiche per l’anno accademico 1966/1967. Come il padre
Guido, sostituto procuratore a Palermo, e il fratello Alfredo, decise di entrare in magistratura. Nel
corso della carriera ricoprì le funzioni di giudice del tribunale di Agrigento, sostituto procuratore della
Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Palermo, Consigliere della Corte d’Appello di
Palermo e di componente della Commissione per il concorso di accesso in magistratura. Francesca
Morvillo insegnò anche presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’ateneo palermitano, in quanto
docente di materia giuridica nella Scuola di Specializzazione in Pediatria. Nel 1979, dopo un primo
matrimonio conclusosi con la separazione, Francesca Morvillo conobbe Giovanni Falcone, all’epoca
giudice istruttore presso il tribunale di Palermo: i due si sposarono con una cerimonia civile nel
maggio del 1986. Il 23 maggio 1992, intorno alle 18.00, sull’autostrada A29 Palermo-Trapani, nei
pressi dello svincolo di Capaci, una carica di 500 chilogrammi di tritolo fece saltare in aria le tre
macchine che accompagnavano Giovanni Falcone e sua moglie di ritorno
da Roma. Francesca Morvillo, ancora viva dopo l’esplosione, venne trasportata prima all’ospedale
Cervello e poi al Civico, nel reparto di neurochirurgia, dove però morì intorno alle 23.00 a causa della
gravi lesioni interne riportate. Aveva 47 anni.
ROCCO DICILLO
Era un agente scelto di Polizia e faceva parte della scorta di Giovanni Falcone. Con lui fu ucciso nella
strage di Capaci del 23 maggio 1992. Dicillo, 30 anni, viaggiava sul sedile posteriore della prima
delle tre Fiat Croma che riaccompagnavano il magistrato, appena atterrato a Punta Raisi, da Roma a
Palermo. L’auto era guidata da Vito Schifani, al cui fianco sedeva Antonio Montinaro (Falcone
guidava la Croma bianca che li seguiva, e su cui viaggiava anche la moglie Francesca Morvillo).
Nell’esplosione, avvenuta sull’Autostrada A29 all’altezza dello svincolo per Capaci, i tre agenti
morirono immediatamente: la loro auto fu quella investita con più violenza dalla deflagrazione, tanto
da essere sbalzata in un oliveto a più di dieci metri di distanza dal manto stradale.
ANTONIO MONTINARO
Era un poliziotto, caposcorta di Giovanni Falcone. Montinaro viaggiava nella prima delle tre Fiat
Croma che riaccompagnavano a Palermo il magistrato, appena atterrato a Punta Raisi da Roma. Aveva
30 anni quando, il 23 maggio del 1992, venne ucciso dall’esplosione sull’Autostrada A29, all’altezza
dello svinco
VITO SCHIFANI
27 anni, agente di scorta di Giovanni Falcone, venne ucciso nella strage di Capaci. Era al volante
della prima delle tre Fiat Croma che riaccompagnavano il magistrato, appena atterrato a Punta Raisi
da Roma, a Palermo. Nei pressi dello svincolo autostradale di Capaci alcuni mafiosi fecero detonare
diversi quintali di esplosivo disposti in un canale di scolo sotto il manto dell’autostrada. La Fiat
Croma blindata guidata da Schifani venne scagliata dall’esplosione in un frutteto vicino, uccidendo
gli agenti a bordo.
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“La scelta di Lea” di Marika Demaria, Melampo, 2013
Narcomafie numero 10 (2013)
Memoria-Nomi e storie delle vittime innocenti delle mafie – Edizioni Gruppo Abele, 2015