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   - Quello a cui stiamo assistendo oggi, nel mondo e in Italia con "il caso FIAT" è
presto detto e riassumibile in un unico concetto ovvero: "il capitalismo globale decreta la morte
della democrazia", che in altre parole significa che le multinazionali hanno più potere degli Stati,
che gli uomini d'affari e i manager industriali contano più dei politici, che gli interessi commerciali
regnano sovrani, che le scelte dei governi sono condizionate dalla logica del mercato, la sola che,
alla fine, sembra avere diritto di cittadinanza nel mondo d´oggi. Marchionne, osannato come leader
della modernità, Maurizio Landini segretario della FIOM un arrugginito armamentario del secolo
scorso se non addirittura dell´ottocento. E´ quello che ormai si legge un po´ d´ovunque. E´ un
processo, questo, che risale all'ascesa della Thatcher, che, insieme a Reagan, consegnò un potere
straordinario nelle mani delle multinazionali e guadagnò porzioni di mercato a danno dei politici e
della democrazia. Si aprì la cosiddetta fase del "° 
 " (più o meno, "il silenzio che
vince"), il silenzio naturalmente è quello delle multinazionali che minacciano la democrazia in tutte
le sue forme[1]. In questo senso, Marchionne sta mettendo fine anche a quella anomalia che ha reso
la Fiat un'azienda diversa da tutte le altre, quasi un soggetto politico prima ancora che economico,
un "potere forte" della nostra costituzione materiale. "       
  
 
  
                  
                      
   
          
 

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    ."[2] E´ il successo della conduzione spregiudicata di un uomo che,
spazzando via i diritti umani dalla fabbrica, ormai per niente competitivi con le leggi di mercato-
come succede in altre zone del mondo- decreta anche in Italia, come già in Cina, India, in Brasile,
nei paesi dell´est dell´Europa, lo strapotere dell´economia post liberistica e rappresenta la nascita
ufficiale della nuova schiavitù istituzionalizzata. Pur volendo essere critici e riconoscere "abusi
garantistici" che certo sindacalismo disinvolto ha prodotto in alcune realtà produttive italiane -
penso a Pomigliano d´Arco- non si può tacere sulla decisione di Marchionne, appoggiata
dall´attuale governo, di sospendere le garanzie di vita degli operai nella fabbrica. Se Marchionne,
per rendere competitiva l´azienda che ha deciso di risanare, che non è sua e non è più della famiglia
Agnelli, ma è come se fosse di entrambi e anche di altri soggetti economici, decide che nei suoi
stabilimenti non applicherà più il Contratto Nazionale, questo è un fatto di gravità rilevante. Se
decide che i rappresentanti dei sindacati non saranno più votati dai lavoratori ma li decide lui e che
le pause tra i turni diminuiranno e che chi si ammala non verrà pagato e che se uno fa sciopero
viene licenziato questi sono altri fatti gravi. Se poi si chiede ai lavoratori di accettare tutto questo,
perché se non si accetta tutto questo, lui se ne va altrove con i suoi capitali, questa per me è senza
mezzi termini la richiesta di legalizzare una nuova forma di schiavismo. Un'operaia FIAT - e
prendo come esempio una donna, perché più pesante è la pressione schiavizzante- si alza alle 5 del
mattino per il primo turno, poi rientra a casa dopo le 14, pulisce la casa, fa la spesa , va a
recuperare il figlio a scuola, con tutti i sensi di colpa che ha una mamma che non riesce a stare con
suo figlio come dovrebbe e vorrebbe. Poi lo aiuta a fare i compiti poi prepara la cena, sparecchia
lava i piatti , metta a letto il bambino, si sono fatte le 11 o mezzanotte. Sono 19 ore che l'operaia è
in piedi e al mattino seguente alle 5,00 suona di nuovo la sveglia. Tutto per 1000 o 1200 Euro al
mese. A questa operaia, che deve sentirsi una graziata del signore, rispetto ai giovani che per
esempio, lavorano con contratti capestro da 8 o 900 euro al mese, si chiede di non ammalarsi, di
non scioperare per i suoi diritti ma di vivere esclusivamente per la fabbrica. Marchionne è forte del
fatto che - in qualche altra parte di questo mondo c´è chi fa tutto quello che fa la nostra operaia
italiana per ancora meno 400/600 euro al mese, in assenza di qualsiasi garanzia e con sospensione
di ogni diritto per il lavoratore, che, vorrei ricordare, se qualcuno lo avesse dimenticato, è un essere
umano. Marchionne è convinto che è il mercato che detta queste regole e che per essere competitivi
e per salvarci ( da cosa?) non ci siano altre alternative. Marchionne non dice o dimentica di farlo,
che qui non è solo una questione di costo del lavoro, come da più parti si dice e che forse,
bisognerebbe, per contrastare la crisi e la competizione globare fare anche discorsi che in questa
italietta autarchica nessuno vuole fare. Investire per esempio anche in innovazione, know how,
tecnologie, ricerca: lavorare cioè in termini di sviluppo cocreto e di crescita dell´intero paese e non
solo invece pensare in termini di crescita solo della FIAT. In altri paesi, meno invasati del nostro
dal liberismo selvaggio, la Francia e la Germania, per esempio, alcune aziende automobilistiche
hanno mantenuto la produzione e i profitti: Volkswagen,Renault,Citroen, Bmw, le cui quote di
mercato addirittura sono in aumento in Europa e fuori e perfino sul mercato italiano. Come mai
questo è possibile altrove e non da noi? Se lo chiedeva domenica Eugenio Scalfari[3] e la risposta
che si dava era che in questi paesi oltre al costo del lavoro sono state attivate politiche di controllo
del management aziendale e di partecipazione degli operai agli utili. "  "   
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.[4] La domanda che sorge allora è perché in Italia non si fanno
politiche del genere, ma si va a colpire con mano pesante i redditi delle fasce più deboli del sistema
sociale e si lascia impunita un´evasione fiscale tra le più alte nel mondo? Non mi sembrano
proposte marxiste leniniste, ma più eque e più corrette gestioni di economie aziendali, d´altra parte
non era Karl Marx solo a mettere in guardia dagli effetti del mercato senza regole[5], ovvero
sfruttamento, alienazione e reificazione del lavoratore ma lo stesso John Maynard Keynes,
sostenendo la necessità dell'intervento pubblico nell'economia con misure di politica fiscale e
monetaria per evitare le devastanti crisi prodotte da un mercato dove i soggetti economici agiscono
senza controlli[6] . Oggi, è vero che la globalizzazione impone di rivedere i modelli di produzione,
perché nuove realtà si sono affacciate sul mercato e paesi che fino ad ora erano considerati poveri,
oggi fanno santire il loro peso e soprattutto impongono i loro modelli di sviluppo, che essendo di
paesi emergenti , fanno volentieri a meno di tutta una serie di regole relative a diritti acquisiti dai
lavoratori, a controlli ambientali, a orari di lavoro umani, ma adeguarsi a questi standard per far
crescere la produzione a me sembra un arretramento non un avanzamento. A ben vedere io tutta
questa modernità di Marchionne non la vedo proprio, anzi al contrario, a me Marchionne sembra il
capitalista canonico che viene descritto da sempre e dunque dissento radicalmente da Giuseppe
Berta[7] che glorifica il manager come "l´uomo che parlava ai mercati", l´uomo nuovo
dell´economia italiana. E´ vero invece che è l´uomo che si è adeguato completamente al mercato e
nel fare questo ha posto in essere tutte le condizioni per favorire solo la crescita dei profitti della
FIAT, che sono anche in parte suoi profitti, che evidentemente crescono, ma che nello stesso tempo
determinano un impoverimento degli operai che contribuiscono a questa crescita e nello stesso
tempo un peggioramento materiale delle loro condizioni di vita. Qualcosa di diverso poteva farsi
anche in Italia, così come è stato fatto altrove, ma dalle nostre parti il vento soffia nella direzione
degli interessi dei pochi, con un governo che ha fatto della    istituzionale il  

della sua sopravvivenza e con una opposizione inesistente e ininfluente. Marchionne sta tirando la
volata delle multinazionali del capitalismo selvaggio, dove l'uomo è solo uno strumento da
utilizzare per l'arricchimento di pochi sui tanti: roba vecchia insomma. Lui è responsabile di tutto
questo e non mi sembra né così innovativo, né così innocente.

!   

[1]   


,    
    !    . Ponre
alle Grazie, 2005;
[2] A
,     
   ! 3     *  
#  , Il Sole 24 ore, 4 gennaio 2011;
[3]     , Il padrone di Marchionne, La Repubblica, 2 gennaio 2011;
[4]  ;
[5]  c  !#           4566, Einaudi editore:
[6] Ë  c "  " ,         
  71899:
[7] A
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