Sei sulla pagina 1di 2

Cap.

13 – Differenze di genere
Anche ad una sola rapida occhiata, la differenza tra uomo e donna è una differenza
lampante, che nella specie umana è molto marcata rispetto alle altre specie viventi. Ecco
questo riguarda l’aspetto fisico, ma come sappiamo alla sociologia interessa il versante del
comportamento. Anzitutto il genere non è semplicemente il sesso, possiamo considerarlo
l’atteggiamento sociale di una persona. Numerose teorie sono state elaborate per cercare
di spiegare i perché della differenza di atteggiamento tra uomo e donna: per evidenziare le
differenze di genere, per capire da dove nascono, se sono basate solo sull’origine sessuale
o se sono differenze che nascono piuttosto dalle imposizioni della società…
Queste teorie possono essere ricondotte a due grandi linee di pensiero: essenzialismo che
si concentra sulle differenze tra i sessi, sostenendo che le differenze di genere sono
naturali (uomini e donne si nasce); costruttivismo che si concentra sulle similitudini tra i
sessi, sostenendo che i generi sono un costrutto sociale (uomini e donne si diventa perché
la società ce lo insegna)
Ci sono tre interessanti ricerche di Margaret Mead che ha analizzato il comportamento di
tre tribù della Nuova Guinea che non avevano mai avuto contatti con società civilizzate:
- gli Arapesh erano un popolo mite, non aggressivo, dove anche gli uomini erano affettuosi,
un popolo che non considera la violenza un qualcosa di legittimo e ripudia la guerra
- i Mundugumor erano l’opposto, violenti, competitivi, vedevano l’aggressività come un
valore positivo, sia uomini che donne erano irascibili, le donne non avevano istinto
materno e si allontanavano dalla prole
- i Ciambuli avevano ruoli molto diversificati tra uomo e donna, esattamente l’opposto dei
nostri. Le donne erano pratiche, efficienti, lavoravano, pescavano, commerciavano… gli
uomini erano passivi, sensibili, delicati, dediti alla crescita della prole, pensavano a feste ed
acconciature…
In queste diverse tribù elementari l’idea del genere viene impartita in un modo diverso dal
nostro: tra sesso e genere quindi non c’è relazione, atteggiamento e comportamento sono
costruiti e appresi. Una società con donne aggressive avrà donne aggressive, così come una
società di uomini sensibili avrà uomini sensibili. Questo per dire che il sesso è un dato
biologico, assodato, mentre il genere è un comportamento, che come tutti i
comportamenti viene appreso, in una maniera piuttosto che nell’altra. La nostra maniera ci
sembra quella giusta perché così ci è stato insegnato, ma magari in un’altra società ne
troviamo una opposta.
Il costrutto sociale della distinzione dei ruoli dà luogo a diseguaglianze; quello che si nota è
che nella nostra società queste sono quasi sempre a danno delle donne. In molte società lo
status delle donne è generalmente inferiore a quello degli uomini e non c’è mai stata una
società complessa in cui il potere politico sia stato nelle mani delle donne – anche l’idea
che all’inizio dei tempi ci fosse un matriarcato non è vera, il potere è sempre stato nelle
mani dell’uomo perché più forte dal punto di vista strutturale. Ebbene, rapporti di genere
più paritari sono più frequenti nelle società più elementari, di cacciatori e raccoglitori; nelle
società di pastori e allevatori la donna già diventa più svantaggiata; nelle società agricole la
diversità si fa più netta. Nelle società che vanno dall’età classica all’età moderna è
avvenuto il massimo grado di subordinazione delle donne rispetto all’uomo, secondo una
suddivisione del lavoro e quindi dei ruoli più prestigiosi per l’uomo e meno prestigiosi per
la donna. Qui l’uomo opera nella sfera pubblica, va a lavoro, partecipa alla vita politica, va
a divertirsi… mentre la donna è relegata all’ambiente domestico, pensa alla famiglia,
accudisce la prole, lava, cucina…
In tempi più vicini, nel ‘900, con l’avvento della democrazia, si è assistito a un’inversione di
tendenza, promossa in molti paesi sviluppati da una riflessione più profonda sul reale
senso di questa distinzione di ruoli appannaggio degli uomini. Naturalmente ancora oggi
permangono alcune differenze di genere, soprattutto nel mondo del lavoro, della politica,
e riguardo il controllo delle risorse economiche.
Sull’argomento sono state condotte diverse ricerche sulle routine di uomo e donna, che
hanno evidenziato interessanti differenze di genere. Riguardo alla cura della famiglia, negli
ultimi vent’anni il divario sul tempo totale che donne e uomini dedicavano alla famiglia è
diminuito. Inoltre è diminuito il tempo che gli uomini dedicano al lavoro retribuito, così
come quello delle donne per le attività domestiche (spiegato da una flessione delle natalità
e dall’aiuto fornito dalle tecnologie) mentre è aumentato il numero delle donne che
svolgono un lavoro retribuito extradomestico, come gli uomini hanno sempre fatto.
Sull’istruzione: se tradizionalmente gli uomini hanno sempre avuto un livello di istruzione
più alto delle donne, negli ultimi vent’anni la situazione si è ribaltata. Sul tasso di attività:
c’è stata una diminuzione del divario con la popolazione femminile che ha aumentato le
sue chance di lavorare fuori casa. Tutto questo denota un miglioramento della condizione
della donna, almeno nei paesi più sviluppati.
Altro aspetto riguarda la segregazione occupazionale: sebbene tante donne oggi svolgano
un’attività extradomestica retribuita, tante di loro ricoprono un incarico diverso da quello
degli uomini (ad esempio l’uomo fa il manager e la donna solo segretaria), dando luogo alla
cosiddetta segregazione occupazionale. Questa non comporta differenze solo di
condizione ma anche retributive: nell’800, a parità di ore di lavoro, le donne guadagnavano
il 50% rispetto all’uomo, nel 1960 il 60%, nel 1983 l’86%... in qualche maniera le differenze
retributive vanno scemando ma questa differenza persiste ancora oggi.
Alcune teorie provano a spiegare il motivo per cui le donne coprono ruoli meno prestigiosi:
Le teorie del capitale umano e della socializzazione di genere analizzano il lato dell’offerta
del lavoro, mentre le teorie della discriminazione statistica e delle barriere analizzano il
lato della domanda.
1. T. del capitale umano: sono le donne a scegliere un tipo di occupazione meno
prestigioso perché avendo un forte orientamento verso la famiglia non investono sulla
carriera, scelgono lavori flessibili, ed è probabile che lascino il lavoro in caso di maternità
2. T. della socializzazione di genere: sono le donne a scegliere un tipo di occupazione meno
prestigioso perché guidate da una scelta automatica che deriva dal ruolo che la società ci
insegna a recitare, con l’uomo che farà scelte da uomo e la donna che farà scelte da donna
3. T. delle barriere: sono le barriere occupazionali a ridurre le opportunità di scelta della
donna o a impedirle di scegliere come vuole; barriere formali o meno, che riducono la
partecipazione delle donne
4. T. della discriminazione statistica: è il datore di lavoro che tratta diversamente le
persone in base ai preconcetti che ha sulla categoria di appartenenza di una data persona,
rifiutandosi di assumere o dirottando verso incarichi meno prestigiosi individui
appartenenti a una certa categoria.

Potrebbero piacerti anche