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Aristotele

Categoria = dal greco κατηγορέω kategoréo tradotto io asserisco, predico a


sua volta da katá (contro, innanzi) ed agoréo io parlo, esprimo, dico. Per
Aristotele le Categorie dunque sono i generi sommi della distinzione
dell’Essere. Ciò che c’È dunque è logicamente distinguibile secondo
categorie irriducibili. 

Le categorie sono 9 + 1: quantità, qualità, relazione, luogo, tempo, stare,
avere, agire, patire. + sostanza.

Logica = dal greco λόγος, logos, ovvero parola, ragione, da cui poi λογική,
logiké, è l’ambito della filosofia che studia il funzionamento del ragionamento
e dell’argomentazione. Aristotele non definisce i suoi scritti Logica, ma li
chiama in modi differenti. Fu il filosofo Alessandro di Afrodisia nel II- III secolo
d.C. a organizzare gli scritti sul ragionamento in un unico libro chiamato
Organon, cioè Lo Strumento.

Dialettica = dal greco διαλέγειν, dialégein(discorrere, ragionare) + τέχνη


techné (arte). Come aggettivo, qualcosa di dialettico è qualcosa che deriva
da un ragionamento dialogico (vedi Dialogo).

Deduzione = dal latino de-duco, conduco giù, la particella -de indica un


movimento dall’alto verso il basso e il verbo duco significa condurre, trarre,
far spostare, da cui Dux, condottiero, utilizzato da Mussolini (Duce).
Dunque de-durre significa condurre fuori tirando fuori dall’altro, ossia portare
al particolare ciò che è nell’universale. È il ragionamento platonico, dalle Idee
(universale) io de-duco la natura delle cose (particolare). 

Parto dunque da un’asserzione universale (o che do per tale).

Tutti i triangoli hanno una somma interna di 180° (universale)

dunque un un poligono in cui la somma degli angoli è 360° (particolare) non è
un triangolo.

Induzione = dal latino in-duco, conduco dentro, ossia il ragionamento che


partendo dal particolare arriva ad astrarre all’universale. 

L’induzione non parte da presupposti universali, bensì da un’esperienza
sensibile dalla quale se ne ricava un’asserzione universale.

Io vedendo che molti i cavalli hanno quattro gambe (particolare) induco (o
anche deduco si può dire, benché sia una induzione) che tutti i cavalli, quindi
Il Cavallo ha quattro gambe (universale)

Fisica = dal greco τὰ φυσικά tà physiká, ovvero "le cose naturali" e da
φύσις physis, “natura”. Il verbo greco φύω, significa nascere, nascor in
latino, natus, participio passato, quindi natura, le cose che nascono. 

La Fisica è la parte degli scritti di Aristotele che tratta argomenti vari, ma tutti
comunque sul mondo fisico. La denominazione fu data da Andronico di Rodi
nel I secolo a. C. filosofo aristotelico.

Da questa idea di fare filosofia nascerà la Scienza che noi intendiamo oggi, le
Scienze Naturali.

Metafisica = Sempre per mano di Andronico di Rodi, gli scritti che trattavano
argomenti non inerenti il mondo fisico vennero nello scaffale posti a seguito di
tà physiká e quindi μετά τα Φυσικά, metá (dopo) ta physiká (le cose fisiche),
poi per crasi Metafisica. Da allora è la branca della filosofia (alcuni dicono
l’unica vera filosofia), che tratta gli argomenti che vanno al di là delle cause
del mondo naturale.

Sìnolo = dal greco σύνολον, synolon comp. di σύν «con» e ὅλος «tutto».
Per Aristotele gli enti individuali non potrebbero esistere se non vi fosse uno
strettissimo legame fra la Forma “ideale” e la Materia che lo compone.
Dunque gli enti individuali e dunque la Sostanza è Sìnolo di Forma e Materia.
Qui ovviamente Aristotele dissente da Platone il quale intendeva la Forma
come ideale (Idea) separata dalla Materia fisica.

Causa = secondo Aristotele conoscere qualcosa è conoscerne le cause. Egli


ne enumera 4, causa materiale (ciò di cui un ente è composto), causa
formale (la configurazione possibile dell’ente), causa efficiente (il principio
motore che l’ha prodotto), causa finale (lo scopo del progetto dell’ente). Ogni
ente, ogni sostanza ha in sé queste 4 cause.

Atto = L’Atto in greco ἐν-έργεια enérgheia, cioè che ha


dentro (en) il fare, l’agire (ergheia) e ἐν-τελ-έχεια, entelécheia, cioè che ha
(echeia) in sé (en) il suo fine (tel) è una delle due condizione degli enti è
l’esistenza stessa dell’oggetto. L’azione perfetta che ha in sé il suo fine (ἐν-
τελ-έχεια) . L’atto è antecedente la potenza, ché se no non avverrebbe poi
l’atto stesso. L’uovo è gallina in potenza, ma senza la gallina in atto l’uovo
non ci sarebbe.Dunque l’atto deve essere necessariamente anteriore la
potenza.

Forma = dal greco μορφή, morphé (nuovo termine aristotelico), εῖδος, eidos
(vecchio termine platonico, equivalente di Idea), la Forma è una caratteristica
della Sostanza, una sua necessaria componente nonché una delle quattro
Cause degli enti fisici. La forma è in atto, passando prima da una Privazione
che poi la porta a diventare Forma. Per Aristotele la Privazione è la
condizione necessaria a poi l’attuazione della Forma (se il blocco di marmo
non fosse privo della forma della statua non potrebbe diventare statua, ché
se no sarebbe GIÀ statua).


Potenza = La Potenza dal greco δύναμις, dynamis, è l’altra condizione degli


enti fisici. È potenza della Materia a diventare Forma. È la possibilità di un
mutamento inteso come pre-determinazione alla Forma.

Materia = dal greco ὕλη, hyle, latino materia, il cui etimo dalla radice
indoeuropea -metr che designa ciò che è misurabile. In sanscrito matram, poi
maya, in greco μέτρον, métron.
La parola Materia dunque designa ciò che è calcolabile, divisibile, plasmabile,
misurabile dall’uomo, dunque la materia fisica.

Per Aristotele materia è una delle Cause degli enti fisici, ossia ciò di cui è
fatto materialmente un oggetto.

Privazione = è la condizione necessaria all’Atto in cui l’ente fisico è in


mancanza della Forma e dunque è Materia in potenza di Forma.
È riferito fondamentalmente al divenire, e indica la mancanza di una forma,
rivelata da una sorta di predisposizione ad acquisirla (Metafisica).
La p. (στέρησις) non indica un‘assenza’, una negazione (ἀπόφασις), ma un
tendere, la predisposizione di un ente al possesso (ἕξις) di ciò di cui è privo:
«la negazione non è altro se non assenza […] invece nel caso della p. vi è
anche un sostrato naturale che fa da predicato alla p. stessa» (Metafisica)

Sillogismo = dal greco συλλογισμός, sylloghismòs composto da συν


(prefisso che indica unione, quindi insieme, equivalente di -cum latino) +
λογισμός (ragionamento)

Per Aristotele è la forma fondamentale di ragionamento logico, costituito da
tre proposizioni assertive connesse in modo tale che dalle prime due, assunte
come premesse, si possa dedurre una conclusione.

Se la premessa è data come certa, come paradigma, allora si parla di
sillogismo scientifico, mentre se la premessa è data come verosimile (ὲνδοξα
èndoxa, premessa verosimile) si parla di sillogismo dialettico. Ovviamente il
procedere per induzione e poi per sillogismo dialettico deve produrre una
altissima probabilità.

Intuizione intellettuale = È la conoscenza intellettuale immediata, puntuale,


improvvisa di un oggetto. Non è la conoscenza sensibile di un oggetto
(intuizione sensibile). Aristotele afferma: ”Dei princìpi primi non v'è
dimostrazione (attraverso un λογισμός), giacché essi stessi sono i princìpi di
ogni dimostrazione: se, del resto, necessitassero di dimostrazione, allora
dovrebbero esservi altri princìpi per dimostrarli, e così via all'infinito. Dei
princìpi, dunque, non v'è dimostrazione scientifica (διάνοια): essi sono
invece colti intuitivamente dall’intelletto.
Dunque esistono dei principi scientifici intuibili intellettualmente sui cui la fede
che possiamo avere è molto alta, il che li rende altamente verosimili, più delle
induzioni probabili (ὲνδοξα).

Essenza = È la definizione ultima di un ente, soprattutto in ambito


grammaticale. Si ottiene predicando delle proprietà che in ultimo risultano
necessarie. Ad esempio l’uomo cos’è? L’uomo è un animale razionale. Se
non fosse animale o se non fosse razionale non sarebbe uomo, ergo animale
e razionale sono proprietà necessarie alla definizione di uomo, sono appunto
essenziali. È chiamata anche Essenza Necessaria. Inizialmente ha un
significato differente da quello di Sostanza, ma è assimilabile (il che non
significa che non siano termini identificabili).

Sostanza(Sostrato/Soggetto) dal latino sub-stantia traduzione dal greco di


υποκείμενον, cioè υπο/sub (sotto) κείμενον/stantia (che sta). In realtà
Aristotele usa il termine οὐσία, usìa, derivante dal participio passato
femminile οὐσα, usa (essente) del verbo ἐιμί, eimì (io sono), benché la
traduzione latina aiuti maggiormente la comprensione del concetto. La
sostanza è ciò che di un ente È Necessariamente e Permane nel tempo,
dunque non è in divenire (non è transeunte). La Sostanza è Necessaria e
Permane nel tempo. Viene chiamata anche Essenza Necessaria. 

Aristotele la definisce το τί ἦν εἶναι, to ti en einai, ciò che era è, ossia ciò
che continua ad essere, in quanto en (imperfetto del verbo essere) essendo
imperfetto in greco da senso di continuità nel tempo. 

La sostanza è anche una delle cause fisica degli oggetti. La causa più
importante. 

Altri nomi utilizzati sono Soggetto, dal latino sub-jectum, altra traduzione del
greco υποκείμενον cioè posto jectum, sub, al di sotto, viene utilizzato
soprattutto nell’analisi logica delle asserzioni, oppure Sostrato da sub-
stratum, lo strato più fondamentale, termine introdotto dalla Scolastica.

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