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FONETICA
Lunga Breve Ancipite
Aperte Æ
a
Semiaperte h v
Semichiuse e o
Chiuse iÆ yÆ
3.2 Dittonghi
Agazzi, Vilardo HELLENISTI - Grammatica della lingua greca © Zanichelli 2012 Manuale
10 FONETICA
I dittonghi a prima vocale lunga + i (a i, hi, vi) sono chiamati dittonghi impropri, in
quanto lo i, ancora pronunciato nell'etaÁ classica, andoÁ a poco a poco scomparendo, fino a
non essere piuÁ notato nella scrittura. Lo iota venne reintrodotto nella scrittura (non nella
pronuncia) in etaÁ bizantina, quando venne trascritto nel seguente modo:
± sotto la vocale (iota sottoscritto), nelle minuscole (@, |, {):
t|& xv*r@ ``alla regione'' t{& i% pp{ ``al cavallo''
± accanto alla vocale (iota ascritto), nelle maiuscole:
THI XVRAI TVI IPPVI
Nel caso della maiuscola iniziale, l'anomala posizione dello spirito e/o dell'accento
segnala chiaramente la presenza del dittongo improprio:
%AidhQ pr. HaÁdes ``Ade'' $ Vidh* pr. odeÁ ``canto''
Ecco lo schema dei dittonghi greci (in neretto i dittonghi impropri):
Dittonghi a vocale breve Dittonghi a vocale lunga
aÆ e o yÆ a h v
i ai ei oi yi @ | {
y ay ey oy ± (a
y) hy (vy)
Le consonanti sono i suoni che devono appoggiarsi a una vocale per formare una sillaba.
Le 17 consonanti dell'alfabeto greco possono essere distinte innanzitutto in:
. consonanti semplici; rappresentano un solo suono: b, g, d, u, k, l, m, n, p, r, s, t, f, x
. consonanti doppie; rappresentano due suoni distinti e sono solamente tre:
z (= s + d) j (= k / g / x + s) c (= p / b / f + s)
Per interpretare meglio i fenomeni fonetici eÁ utile inoltre distinguere le consonanti in
base alle loro caratteristiche articolatorie. Possiamo cosõÁ classificarle secondo:
. il modo di articolazione; in base al modo in cui l'aria esce dal canale espiratorio,
distinguiamo le consonanti in:
± occlusive (o momentanee): sono quelle ottenute mediante la chiusura (occlusione)
completa del canale espiratorio e sono nove: b, g, d, u, k, p, t, f, x ;
± continue (o durative): sono quelle ottenute mediante il restringimento del canale
espiratorio, senza che si arrivi ad una completa chiusura di esso. Le cinque
consonanti continue possono essere poi ulteriormente distinte in:
nasali: m, n
liquide: l, r
spirante (o sibilante): s
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CAPITOLO 3 Il sistema fonetico: analisi descrittiva 11
FONETICA
Le consonanti continue (m, n, l, r, s) sono sempre sonore ad eccezione della spirante s
(sorda); le occlusive possono essere: sorde (p, t, k), sorde aspirate (f, u, x ) o sonore
(b, d, g).
. il luogo di articolazione; in base al punto della cavitaÁ orale in cui avviene la chiusura
completa (occlusive) o il restringimento (continue) del canale espiratorio, distinguia-
mo le consonanti in:
± labiali (labbra): p, b, f
± dentali (punta della lingua sui denti): t, d, u
± gutturali (palato molle): k, g, x
Otteniamo cosõÁ la seguente classificazione:
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12 FONETICA
3.4 Sillabe
La sillaba eÁ la minima unitaÁ fonica che si puoÁ pronunciare con una sola emissione di
voce. Una parola greca ha tante sillabe quante sono le vocali (o i dittonghi) che la
costituiscono.
Per compiere la divisione delle parole in sillabe, bisogna osservare le seguenti norme:
. due vocali in iato appartengono a due sillabe distinte; es.: fi-li* -a ``amicizia''
. una consonante fra due vocali fa sillaba con la vocale seguente; es.: h<-dy*Q ``dolce''
. due o tre consonanti poste fra due vocali:
± si uniscono alla seconda vocale, se quelle consonanti possono trovarsi all'inizio di
una parola greca; es.: te* -mnv ``taglio'', a>-sty ``cittadella'';
± appartengono a due sillabe diverse (la prima consonante si unisce alla vocale pre-
cedente; l'altra/le altre alla vocale seguente), se quelle consonanti non si possono
trovare all'inizio di una parola greca; es.: glv&t-ta ``lingua'', Ba*k-xoQ ``Bacco'';
. nelle parole composte la divisione in sillabe rispetta i confini delle parole componenti:
e$ k-ti* uhmi ``esporre'' fil-a*nurvpoQ ``amico degli uomini''
La nozione di quantitaÁ si applica in greco non solo alle vocali, ma anche alle sillabe.
Le sillabe possono essere:
. brevi per natura, se contengono una vocale breve; es.: fe*-ro-men ``portiamo''
. lunghe per natura, se contengono una vocale lunga o un dittongo 8; es.: tei* -nv ``tendo''
. lunghe per posizione; sono le sillabe che contengono una vocale breve seguita da piuÁ
consonanti (o da consonante doppia); es.: o>-stra-kon ``coccio'', e%j ``6''
. ancipiti (= lunghe o brevi); sono le sillabe che contengono una vocale breve seguita
da un gruppo consonantico formato da occlusiva + liquida o nasale:
pa-tro*Q (a = aÆ o a) ``del padre''
Otteniamo cosõÁ il seguente quadro riassuntivo:
8 Le terminazioni -ai, -oi (eccetto all'ottativo) sono peroÁ brevi: cfr. Morfologia 2.2.3 e 3.3.
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CAPITOLO 3 Il sistema fonetico: analisi descrittiva 13
3.5 Accento
FONETICA
. acuto ( * )
. grave ( + )
. circonflesso (a& )
A differenza dell'italiano, dove l'accento eÁ di intensitaÁ (= indica il particolare rilievo
attribuito a una sillaba all'interno di una parola), il greco antico conosceva un aumento
di tipo melodico consistente nell'innalzamento e/o l'abbassamento della voce sulla vocale
della sillaba colpita dall'accento. L'accento greco eÁ dunque un accento musicale.
Solo tenendo presente il valore musicale dell'accento greco, riusciamo a capire percheÂ
in greco ci siano tre tipi di accento. Infatti:
. l'accento acuto indica l'innalzamento della voce sulla sillaba accentata:
fi* loQ ``amico'' a$gauo*Q ``buono'' a>nurvpoQ ``uomo''
. l'accento grave indica l'abbassamento della voce sulla sillaba accentata:
a$gauo+Q a$nh+r ei# ``sei un uomo buono''
. l'accento circonflesso indica una doppia intonazione: l'innalzamento seguito dal-
l'abbassamento della voce sulla sillaba accentata 9:
timv& ``onoro'' dh&moQ ``popolo'' oi#noQ ``vino''
L'accento acuto puoÁ stare su una sillaba breve o su una sillaba lunga:
lo*goQ ``discorso'' fvnh* ``voce'' e>rxomai ``vengo''
L'accento grave si trova esclusivamente su una sillaba finale di parola in sostituzione
dell'accento acuto. In greco infatti le parole che hanno l'accento acuto sull'ultima sillaba
mutano l'acuto in grave, a condizione che non siano seguite da segno di interpunzione o
da enclitica 10:
a$gauo+Q a$nh+r ei# ``sei un uomo buono''
ma:
ei# a$gauo+Q a$nh*r. (La parola a$nh*r eÁ seguita da un punto)
a$nh*r tiQ h#luen ``giunse un uomo'' (tiQ eÁ enclitica)
Le forme del pronome interrogativo ti* Q ti* (``chi?'' ``che cosa?'') non mutano mai l'accento
acuto in grave:
ti* Q h#luen; ``chi giunse?'' ti* le*geiQ ; ``che cosa dici?''
L'accento circonflesso eÁ collocato sempre e soltanto su una sillaba lunga per natura:
nh&soQ ``isola'' filv& ``amo'' poiei& ``(egli) fa''
In greco, come in italiano, l'accento eÁ libero, cioeÁ non eÁ determinato dalla struttura
fonologica della parola. Tuttavia, la libertaÁ di cui gode l'accento greco eÁ una libertaÁ
condizionata da alcune leggi che ne regolano e ne limitano l'uso.
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14 FONETICA
La legge fondamentale che disciplina l'accento greco eÁ la legge del trisillabismo: in una
parola l'accento non puoÁ mai risalire oltre la terzultima sillaba se l'ultima eÁ breve, ne oltre
la penultima se l'ultima eÁ lunga:
dida*skaloQ ``maestro'' (ultima breve)
dida*skv ``insegno'' (ultima lunga)
La legge del trisillabismo, come si vede, non ci dice su quale sillaba deve cadere l'accento,
ma solo su quali sillabe puoÁ cadere. Questa libertaÁ condizionata fa sõÁ che in greco
l'accento possa avere una funzione distintiva; cosõÁ solo la diversa posizione dell'accento
tiene distinte le coppie di parole; ad esempio:
tro*xoQ ``corsa'' / troxo*Q ``ruota''
bi* oQ ``vita'' / bio*Q ``arco''
tro*poQ ``modo'' / tropo*Q ``anello di cuoio'', ecc.
Dalla legge del trisillabismo deduciamo inoltre che la posizione dell'accento eÁ con-
dizionata dalla quantitaÁ dell'ultima sillaba, la quale, oltre alla posizione, disciplina
anche la scelta dell'accento acuto e dell'accento circonflesso. Infatti:
. se l'ultima sillaba eÁ breve:
± l'accento sulla terzultima e sull'ultima eÁ solo acuto (a>ggeloQ ``messaggero'', o<do*Q
``strada'');
± l'accento sulla penultima eÁ acuto, se la penultima eÁ breve (to*poQ ``luogo'');
eÁ circonflesso, se la penultima eÁ lunga (dh&moQ ``popolo'').
In quest'ultimo caso si applica la legge del trocheo: quando l'ultima sillaba eÁ breve e
l'accento cade sulla penultima sillaba lunga per natura, l'accento eÁ sempre circonflesso
(sv&maÆ ``corpo'', fey&ge ``fuggi'', oi#noQ ``vino'', ecc.). La legge prende anche il nome di
legge svth&ra dal sostantivo che viene preso come modello;
. se l'ultima eÁ lunga:
± l'accento sulla penultima eÁ solo acuto (a$gge*loy ``del messaggero'', r<v*mh ``forza'');
± l'accento sull'ultima puoÁ essere circonflesso (sykh& ``fico'', bvmoy& ``dell'altare'',
poiv& ``faccio'') o acuto (timh* ``onore'', peiuv* ``persuasione'') 11.
In sintesi, per quanto riguarda la distribuzione degli accenti greci, osserviamo che:
± l'accento acuto puoÁ cadere su una qualsiasi delle ultime tre sillabe (lunghe o brevi);
sulla terzultima, solo se l'ultima eÁ breve;
± l'accento circonflesso puoÁ cadere solo sulle ultime due sillabe lunghe per natura;
sulla penultima, solo se l'ultima eÁ breve (legge del trocheo).
Ripetiamo, infine, che l'accento grave si incontra solo al posto dell'accento acuto in sillaba
finale, quando la parola non sia seguita da enclitica o da segno di interpunzione.
I grammatici greci hanno codificato dei termini specifici per indicare le parole che
hanno l'accento acuto o l'accento circonflesso.
Per quanto riguarda l'accento acuto, si definiscono:
. ossõÂtone le parole che hanno l'accento acuto sull'ultima sillaba (o<do*Q ``strada'');
. parossõÂtone le parole che hanno l'accento acuto sulla penultima sillaba (to*poQ ``luogo'');
. proparossõÂtone le parole che hanno l'accento acuto sulla terzultima sillaba (a>ggeloQ
``messaggero'').
11 In genere l'accento eÁ acuto nei casi diretti (Nominativo, Accusativo, Vocativo: timh*, timh*n, timh*), circonflesso
nei casi obliqui (Genitivo e Dativo: timh&Q , tim|&) e nelle parole contratte (sykh&).
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CAPITOLO 3 Il sistema fonetico: analisi descrittiva 15
FONETICA
(dh&moQ ``popolo'').
Si definiscono infine baritone (bary*tona) tutte le parole che non hanno l'accento
sull'ultima sillaba: e$ ley*ueroQ ``libero'', paidey*v ``educo'', dh&moQ ``popolo''.
Ecco il quadro riassuntivo degli accenti greci:
Sillaba accentata Tipo di accento Condizioni Tipo di parola Esempi
Penultima Ultima
a>ggeloQ
Terzultima Acuto a Proparossitona ``messaggero''
Circonflesso h a Properispomena dh&moQ ``popolo''
h h kv*mh ``villaggio''
Penultima
Acuto a h Parossitona ge* nh ``stirpi''
a a to*poQ ``luogo''
Circonflesso h Perispomena filv& ``amo''
Ultima h timh* ``onore''
Acuto a Ossitona o<do*Q ``strada''
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16 FONETICA
In greco esistono alcune parole (mono e bisillabiche) che sono atone, non hanno cioeÁ un
accento proprio, ma nella pronuncia si legano strettamente alla parola precedente (en-
clitiche) o alla parola seguente (proclitiche), con cui costituiscono un blocco fonetico
unitario.
3.6.1 Enclitiche
12 $ Egklitikai* (le* jeiQ), parola giaÁ usata dai grammatici greci, deriva dal verbo e$ gkli* nv ``appoggiarsi''.
Enclitiche sono in italiano le forme atone dei pronomi personali (mi, te, lo, la, gli..., dimmi, ditelo, diglielo...);
in latino -que, -ve, -ne.
13 Solo le forme di prima persona (moy, moi, me) sono sempre enclitiche; tutte le altre possono essere anche
accentate (soy&, soi* , se* , ecc.).
14 In questo caso l'enclitica -de si unisce alla parola precedente anche nella scrittura. La natura enclitica dell'ultima
sillaba spiega la mancata applicazione della legge del trocheo (h%de e non *h#de, cfr. Fonetica 3.5.2). Lo stesso dicasi
per le congiunzioni v%ste ``cosiccheÂ'' (= v<Q + te), oy>te / mh*te ``neÂ'', per gli avverbi h>toi ``veramente'', kai* toi
``eppure'', ecc.
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CAPITOLO 3 Il sistema fonetico: analisi descrittiva 17
L'enclitica forma con la parola precedente un blocco fonetico unitario. Il gruppo che
viene cosõÁ a costituirsi (parola reggente + enclitica), avendo una o due sillabe in piuÁ
rispetto alla parola di partenza, potraÁ presentare variazioni nell'accento in funzione della
FONETICA
legge del trisillabismo. A questo proposito osserviamo che:
± la parola reggente conserva sempre l'accento nella sua posizione;
± la quantitaÁ della sillaba finale dell'enclitica eÁ sempre considerata breve;
± il gruppo ha un solo accento (quello della parola reggente), quando questo ri-
sponde alla regola del trisillabismo;
± il gruppo prende un secondo accento (detto accento d'enclisi), quando l'accento
della parola reggente risale oltre la terzultima sillaba del gruppo.
Si possono presentare pertanto tre casi:
. ossitona / perispomena + enclitica: l'accento della parola reggente rimane invaria-
to 15, in quanto l'accento del gruppo non risale mai oltre la terzultima sillaba:
a$nh*r tiQ ``un uomo''
kalo*n e$sti ``eÁ bello''
a$ndrv&n tiQ ``uno degli uomini''
a$ndrv&n tinvn ``di alcuni uomini''
. proparossitona / properispomena + enclitica: la parola reggente prende un accento
acuto (accento d'enclisi) sull'ultima sillaba, in quanto il gruppo non rispetterebbe le
leggi dell'accento:
ma*xaira* tiQ ``un coltello''
a>nurvpo*Q e$sti ``eÁ un uomo''
dv&ro*n ti ``un dono''
dv&ro*n e$ sti ``eÁ un dono''
. parossitona + enclitica:
± la parola reggente resta invariata;
± l'enclitica, se eÁ monosillabica, non prende nessun accento (il gruppo rimane ac-
centato sulla terzultima sillaba); se eÁ bisillabica prende un accento d'enclisi sul-
l'ultima sillaba (il gruppo risulterebbe accentato sulla quartultima sillaba) 16:
strativ*thQ tiQ ``un soldato''
strativ*toy tino*Q ``di un soldato''
Quando piuÁ enclitiche si succedono nella stessa frase, tutte le enclitiche prendono un
accento acuto, salvo l'ultima che rimane senza accento; la parola che precede il gruppo di
enclitiche segue le regole generali date sopra:
oy%tvQ pote* tiQ e$rei& ``cosõÁ un giorno qualcuno diraÁ''
h} r<a* ny* moi* ti pi* uoio ``certamente dunque un po' mi ascolterai''
15 Se la parola eÁ ossitona non muta mai l'accento acuto in grave (cfr. sopra 3.5.1).
16 L'accento d'enclisi eÁ sempre acuto, salvo nel caso di tinvn: a$nurv*pvn tinv&n ``di alcuni uomini''.
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18 FONETICA
Le enclitiche hanno accento proprio all'inizio di frase, dove assumono un forte valore
semantico:
fasi+ oi< % EllhneQ ``dicono i Greci''
ei$ mi+ d\ e$ gv+ uera*pvn ``io sono servo''
La forma e$sti* si presenta parossitona (e> sti):
. quando eÁ all'inizio della frase
e> stin de+ poi& on toy>poQ ; ``qual eÁ l'oracolo?''
. quando eÁ preceduta da oy$, oy$k, kai* , me* n, mh*, v<Q, ei$ , o%te
oy$k e> stin oy$dei* Q ``non c'eÁ nessuno''
. quando significa ``eÁ possibile'', ``eÁ permesso''
mv&n e> sti toi& Q ueoi& Q ma*xesuai; ``eÁ forse possibile combattere con gli dei?''
. quando segue una parola che ha subito l'elisione della sillaba accentata
toy&t\ (= toy&to), tay&t\ (= tay&ta), a$ll\ (= a$lla*):
a$ll\ ei$ mi* (< a$lla* ei$ mi) ``ma io''
toy&t\ e> stin a>dikon (< toy&to* e$ stin... ) ``questo eÁ ingiusto''
Le enclitiche bisillabiche hanno l'accento sull'ultima sillaba quando sono citate isolata-
mente: tino*Q, ei$mi* , fhsi* , ecc.
3.6.2 Proclitiche
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