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Nel corso del 1943 i rappresentanti degli Alleati (Gran Bretagna, Stati Uniti, Unione Sovietica) si
incontrarono più volte per concordare le strategie più efficaci per sconfiggere il nemico. Venne deciso di
fiaccare in particolare la Germania, ma anche l’Italia, attraverso ripetuti bombardamenti. Vennero colpiti
città e centri industriali (Torino, Genova, Milano).
La catena di insuccessi militari italiani, l’incubo dei bombardamenti alleati, le difficoltà economiche e la
prospettiva di uno sbarco alleato minarono profondamente il consenso verso il regime fascista. Mussolini
venne ritenuto responsabile di tutta la situazione. Nel 1943 incominciarono una serie di scioperi nelle
fabbriche del Nord Italia.
Nell’estate del 1943 gli Alleati decisero di colpire la Germania, attaccando l’Italia. Il 10 Luglio 1943
sbarcarono in Sicilia, da dove iniziarono la risalita verso Nord. Il 19 Luglio, per indurre l’Italia a ritirarsi dal
conflitto, venne colpita anche Roma, suscitando una forte emozione fra gli Italiani. Il 25 Luglio, durante la
riunione del Gran Consiglio del Fascismo, Mussolini fu costretto a dimettersi. Il Duce fu arrestato e
condotto in prigione sui monti del Gran Sasso (Abruzzo). Vittorio Emanuele III (allora Re d’Italia) diede
l’incarico al maresciallo Pietro Badoglio (conquistatore in Libia).
Badoglio, pur volendo ritirarsi dal conflitto, dichiarò pubblicamente che la guerra continuava a fianco della
Germania. Contemporaneamente, però, iniziò a trattare in segreto con gli Angloamericani per trovare una
via d’uscita. Il 3 Settembre 1943, a Cassibile, in Sicilia, l’Italia firmò l’armistizio con gli Alleati, che venne reso
pubblico l’8 Settembre. L’Italia precipitò in una situazione disastrosa. Hitler, nel frattempo, prevendo tale
mossa, aveva spostato parecchie divisioni tedesche in Italia.
- L’OCCUPAZIONE TEDESCA
Dopo l’annuncio dell’armistizio, venti divisioni tedesche, sotto il comando del feldmaresciallo Albert
Kesserling , si insediarono nei principali punti strategici dell’Italia centrale e settentrionale: era l’inizio
dell’occupazione tedesca, sarebbe durata fino all’Aprile del 1945. Vittorio Emanuele III con la famiglia reale,
Badoglio e tutto il governo, abbandonarono la capitale e si rifugiarono a Brindisi (Puglia), mettendosi sotto
la protezione degli Alleati. Il re lasciò il Paese allo sbando e l’esercito, privo di ordini, si trovò in balia dei
Tedeschi. La fuga del re rappresentò una vergogna per l’Italia. Le truppe italiane in Grecia e Albania furono
aggredite dai Tedeschi. I soldati italiani furono disarmati, deportati o eliminati se si ribellavano. Fu quello
che accadde ai soldati della Divisione Acqui nell’isola di Cefalonia (isola greca), che si difesero
strenuamente. I superstiti furono uccisi o inviati nei lager tedeschi, senza alcun rispetto del codice militare.
- LA REPUBBLICA DI SALÒ
I Tedeschi organizzarono la liberazione di Mussolini, ponendolo poi a capo di un nuovo stato fascista (23
Settembre 9143), limitato alle regioni settentrionali: la Repubblica Sociale Italiana (RSI), con capitale a Salò,
sul lago di Garda. La RSI fu di fatto uno stato fantoccio, subordinato ai Tedeschi. Le milizie della RSI,
chiamati “repubblichini”, aiutarono le SS e la GESTAPO nelle azioni di rastrellamento(cattura di persone da
imprigionare o eliminare) contro i partigiani e la popolazione civile.
Le truppe angloamericane risalivano la penisola da Sud verso Nord, ma vennero fermate all’altezza di
Cassino, comune italiano in provincia di Frosinone (Linea Gustav). Alla fine del 9143 l’Italia si presentava
divisa in due parti: il Centro-Nord in mano ai Tedeschi e alla RSI; le regioni meridionali sotto il controllo
degli Angloamericani. Le truppe angloamericane, nel Gennaio 1944 sbarcarono ad Anzio (nei pressi di
Roma) e riuscirono a superare la Linea Gustav a Maggio e solo nel Giugno del 1944 liberarono Roma. I
Tedeschi, in ritirata, si attestarono lungo la Linea Gotica (una linea che andava da Forte dei Marmi, in
Toscana, a Rimini, in Romagna lunga 300 km).
Nei territori occupati dai Tedeschi, gruppi di partigiani (soldati dell’ex esercito regio, militanti dei partiti
antifascisti e cittadini e giovani) iniziarono una dura lotta di resistenza armata. Le brigate partigiane
avevano costituito le loro basi sulle montagne dalle quali partivano azioni di guerriglia e di sabotaggio
(azioni di disturbo tese ad ostacolare progetti o iniziative di avversari politici o economici) ai danni
dell’esercito tedesco e dei Fascisti. La Resistenza si trasformò presto in guerra civile, nella quale Italiani
combattevano contro altri Italiani e, in diverse occasioni, si affermò la logica della resa dei conti, delle
vendette private, delle esecuzioni sommarie.
Le formazioni partigiane erano costituite da persone di ogni ceto sociale e fede politica. Dopo le prime
azioni isolate, il coordinamento e la rappresentanza politica della lotta partigiana vennero assunto dal CLN
(Comitato di Liberazione Nazionale). Esso era composto dai rappresentanti di sei partiti: PCI (Partito
Comunista Italiano), PSI (Partito Socialista Italiano), DC (Democrazia Cristiana, fondata da Alcide De Gasperi
e che sostituì il Partito Popolare fondato da don Luigi Sturzo), Partito d’Azione, Partito Liberale e
Democrazia del lavoro. A Nord venne istituito il CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia).
- LA LIBERAZIONE DELL’ITALIA
A partire dall’estate del 1944, l’offensiva angloamericana riprese con forza, efficacemente supportata dalle
azioni partigiane. L’ordine di insurrezione generale fu lanciato il 25 Aprile 1945, ricordato come il giorno
della Liberazione. Alla fine di Aprile, l’esercito tedesco firmava la resa. Mussolini, ormai isolato, e senza più
l’appoggio dei Tedeschi, cercò di lasciare l’Italia, per rifugiarsi in Svizzera, ma venne scoperto e arrestato a
Dongo (lago di Como) dai partigiani. Fu ucciso il 28 Aprile e insieme con l’amante Claretta Petacci ed alcuni
gerarchi, vennero esposti a Milano, in piazzale Loreto.