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10-4-2020
DOCUMENTO]
“RITORNO AD AUSCHWITZ”
https://www.youtube.com/watch?v=ypjbsI5Py-k
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[TÍTULO DEL
10-4-2020
DOCUMENTO]
per ottenere un po’ 'd'acqua quello che hanno fatto è stato soffiare sui bulloni
dell'auto per sciogliere il primo gelo, e quindi ottenere una goccia d'acqua.
8) Quale esempio linguistico fà l’autore per spiegare l’annullamento dei tratti umani dei
prigionieri?
Nella lingua si rifletteva una condizione di animalità. in tedesco ci sono due verbi
per la parola "mangiare", uno è "essen" che significa "nutrire", come fa l'uomo ogni
giorno, l'altro è "fressen", cioè "divorare", come le bestie. Dice che sul campo hanno
usato il verbo "fressen", non "essen"
9) Dei 3 capitoli di “se questo è un uomo” letti finora, scegli la frase che ti ha colpito di più e
spiega perché scrivendo una tua riflessione.
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[TÍTULO DEL
10-4-2020
DOCUMENTO]
“Soffriamo per la sete e il freddo: a tutte le fermate chiedevamo acqua a gran voce, o
almeno un pugno di neve, ma raramente fummo uditi; i soldati della scorta
allontanavano chi tentava di avvicinarsi al convoglio”
Credo e so che è orribile avere sete. Io non posso immaginarlo. Loro per ottenere un
po’ 'd'acqua quello che hanno fatto è stato soffiare sui bulloni dell'auto per sciogliere
il primo gelo, e quindi ottenere una goccia d'acqua. Questa acqua era sporca,
ossidata, pero era l’unico che avevano. Anche il freddo è un fattore orribile. È
orribile che delle persone “ti aiutino” pero non lo permettano. Queste persone nos
hanno vita, non anno carisma, non posso immaginare come fanno quelle cose.
10) Cerca un’opera d’arte (pittura dell’‘800 e ‘900) che secondo te rappresenti le descrizioni dei
prigionieri, (del viaggio, dell’alienazione, la paura, la morte, il dolore, lo smarrimento) e
associa una citazione tratta dal testo di Primo Levi.
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[TÍTULO DEL
10-4-2020
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Autore: David Olère, deportato dal 1943 al 1945, che inizia a disegnare nell’ultimo periodo di
prigionia raffigurando scenari di vita quotidiana ad Auschwitz-Birkenau, ma solo una volta tornato
dalla moglie quei disegni prima abbozzati diventano atti di testimonianza.
“Avevamo deciso di trovarci, noi italiani, ogni domenica sera in un angolo del Lager; ma
abbiamo subito smesso, perché era troppo triste contarci, e trovarci ogni volta più pochi, e
più deformi, e più squallidi. Ed era così faticoso fare quei pochi passi: e poi, a ritrovarsi,
accadeva di ricordare e di pensare, ed era meglio non farlo.”
“E infine, si sa che sono qui di passaggio, e fra qualche settimana non ne rimarrà che un
pugno di cenere in qualche campo non lontano, e su un registro un numero di matricola
spuntato. Benché inglobati e trascinati senza requie dalla folla innumerevole dei loro
consimili, essi soffrono e si trascinano in una opaca intima solitudine, e in solitudine
muoiono o scompaiono, senza lasciar traccia nella memoria di nessuno.”
“Allora per la prima volta ci siamo accorti che la nostra lingua manca di parole per
esprimere questa offesa, la demolizione di un uomo. In un attimo, con intuizione quasi
profetica, la realtà ci si è rivelata: siamo arrivati al fondo. Più giù di così non si può andare:
condizione umana più misera non c’è, e non è pensabile. Nulla più è nostro: ci hanno tolto
gli abiti, le scarpe, anche i capelli; se parleremo, non ci ascolteranno, e se ci ascoltassero,
non ci capirebbero. Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo
trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi
quali eravamo, rimanga.”