L’antropologia culturale non è altro che lo studio del genere umano dal punto di vista delle
idee e dei loro comportamenti espressi in tempi e in luoghi lontani tra loro.
E’ quindi l’insieme delle riflessioni fatte attorno a questi comportamenti e idee, nate dal fatto
che gli esseri umani si rivelano estremamente diversi nello spazio e nel tempo, sia sul piano
storico, sia in relazione all’ambiente in cui vivono.
L’antropologia è una scienza che ha radici lontane, risalendo sino ad Erodoto, ma quelle più
vicine a noi risalgono al movimento culturale dell’umanesimo.
L’antropologia è solo un modo, tra molti, in cui gli esseri umani pensano a se stessi.
E’ un sapere che opera criticamente su se stesso e sui suoi modi di approcciarsi alle proprie
riflessioni.
Probabilmente il confine identitario più netto presente in tutte le società umane è quello tra
“femminile” e “maschile”.
Tuttavia, il fatto che in tutte le culture vi sia una forte distinzione tra i due, non implica che in
tutte le culture si abbiano rappresentazioni uguali della relazione tra essi.
Gli antropologi utilizzano i termini “sesso” e “genere”, con lo scopo di differenziare tra
l’identità sessuale anatomica e l’identità sessuale socialmente costruita.
Quando si parla di “differenze sessuali”, si intendono differenze legate alle mere
caratteristiche anatomiche.
Quando si parla di “differenze di genere” si intende il modo in cui culturalmente viene distinta
la sessualità.
Infatti nelle nostre società, ai ragazzi e le ragazze viene data un'educazione di generi
diversi. Questo perché le culture, partendo dalle differenze biologiche, costruiscono la
femminilità e la mascolinità, rappresentazioni sociali e culturali dell’identità spesso molto
differenti tra loro.
Molte culture hanno costruito degli spazi di genere, come gli haram nella cultura islamica.
La separazione e la distinzione tra i sessi si basa su simboli, pratiche, attribuzioni di ruoli
tanto reali quanto immaginari.
Modello di scambio economico di reciprocità, dono (x)
L’antropologia economica nacque nella metà del novecento per merito di Karl Polanyi,
economista ungherese che iniziò a interessarsi di economie comparate, portandolo a
leggere le opere degli antropologi, come Malinowski.
Malinowski nei suoi studi aveva notato come nelle società da lui studiate la gran parte delle
attività della vita sociale si basassero su atti di natura reciproca, affermando che la
reciprocità la si trovava negli scambi sia di natura pacifica come nel conflitto.
Boas descriveva il “potlatch” come una competizione tra soggetti dello stesso status sociale,
che si sfidavano con l’obiettivo di aumentare pubblicamente il proprio prestigio e di scalfire
quello del rivale. Le sfide erano caratterizzate dalla distruzione di beni accumulati in
precedenza e relativa redistribuzione tra gli spettatori.
Vinceva chi più distruggeva e distribuiva, e chi era stato battuto perdeva l’onore.
Matrimonio e Famiglia
Il matrimonio è un atto che legalizza un rapporto sessuale dal quale possono derivare dei
figli, considerati “legittimi”.
La famiglia nucleare è la famiglia composta dai coniugi e dai figli, mentre la famiglia estesa è
costituita dagli individui che appartengono a tre generazioni, che formano spesso un gruppo
domestico.
Il matrimonio crea allenza tra i membri. Le forme più conosciute di matrimonio sono:
● Monogamico, ovvero tra due individui
● Poliginico, ovvero tra un uomo e più donne
● Poliandrico, ovvero tra una donna e più uomini
Il principale ruolo dell'istituzione del matrimonio è legittimare gli individui che nascono dalle
relazioni sessuali, difatti è solo con il matrimonio che la riproduzione viene disciplinata
socialmente e culturalmente.
Date la natura complesso del fenomeno, gli antropologi hanno rienuto praticamente
impossibile definire universalmente il matrimonio.
La definizione che più si avvicina è quella che vede il matrimonio come un accordo in cui
una persona stabilisce un diritto continuativo ad avere rapporti sessuali con una donna, e nel
quale la donna in questione è suscettibile ad avere dei figli.
Oralità e scrittura(x)
Le culture odierne, dove esiste una diffusa scrittura, sono dette “culture a oralità ristretta”,
mentre fino a poco tempo fa esistevano culture l kmad “oralità primaria”, ormai praticamente
comparse, che non conoscevano alcun tipo di scrittura.
Spesso per esprimere meglio un concetto, la narrazione è integrata con una gestualità che
va in accordo con le parole pronunciate.
Una grande differenza tra culture a “oralità primaria” e culture a “oralità ristretta” è la
capacità di quest’ultima di trasmettere e conservare meglio la memoria.
Infatti la trasmissione orale del sapere tende a eliminare tutto ciò che non ha interesse per il
presente, facendo perdere molte conoscenze del passato.
Il pensiero fondato sulla comunicazione orale ha un carattere concreto piuttosto che astratto.
Infatti chi vive in una cultura basata sulla intrisa di scrittura acquisisce un pensiero più
ampio, perché permette di confrontare più fattori in maniera sistematica, ed elaborare nuove
posizioni.
Un rito è un complesso di azioni, parole, e/o gesti la cui sequenza è prestabilita da una
formula fissa, che per questo motivo ha un carattere sacro.
I riti di passaggio sono quei riti che segnano il passaggio di un individuo da una condizione
sociale a un’altra, ad esempio il battesimo.
Secondo Gennep, il mondo sociale è composto da attività, come le professioni o le cariche
pubbliche, e posizioni sociali.
Ogni qualvolta vi è un cambiamento all’interno di essi, si presenta una “perdita di equilibrio”.
che deve essere compensata per per poter vedere il mondo “ordinato”.
Attribuiva molta importanza alla fase di margine, dove infatti avviene il distacco del soggetto
dalla sua condizione precedente.
Con lo sviluppo delle ricerche etnografiche, gli antropologi iniziarono a sistemare le loro
conoscenze con il criterio delle aree culturali, ovvero regioni composte da elementi sociali,
culturali, e linguistici pressoché simili.
La scelta degli elementi socio-culturali in rappresentanza delle singole aree porta a vedere
primeggiante un modello culturale su un altro, e gli si da una caratteristica di staticità che
non è sua.